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rassegna stampa del 26 maggio 2016

Giornale di sicilia
Alla ex Provincia lavoro a rischio «Precari e dipendenti insieme» Precari ed impiegati di ruolo si sono coalizzati. D'orain avanti sarà fronte comune. Perché se da un lato è più imminente e drammatica la situazioned ei dipendenti a tempo determinato, il cui contratto potrebbe venire rescisso per mancanza di finanziamenti, dall'altro, gli impiegati di ruolo rischiano concretamente l'avvio di procedure di mobilità e prepensionamenti. Ieri,la nuova assemblea nei locali del Libero consorzio comunale. «Il problema è comune. Siamo figli dello stesso ente - ha spiegato, a margine dell'assemblea, Lorena Midulla delle Rsu - . Questa riunione è servita per mantenere alto il focus sul problema,inattesadei risultati,siano essi positivi o negativi, del tavolo di raffreddamento che andremo achiudere il prossimo 30 maggio. Siamo sempre, naturalmente, in stato di agitazione, ma da oggi (ierindr.) abbiamo la consapevolezza di essere uniti, di essere tutti sulla stessa barca e che è necessario essere gli uni di supporto agli altri«. L'unione, anche in questo caso, dovrebbe fare la forza, se non altro per far passare il messaggio - chiaro,inequivocabile,-che i dipendenti dell'ormai ex Provincia - tutti, in maniera compatta - nonci stanno. «Gli impiegati di ruolo ci hanno garantito - ha aggiunto Lorena Midulla - che verranno con noi, a Palermo, nel caso di una eventuale manifestazione ali vello regionale. Ed il loro appoggio servirà certamente anche per risolvere il dramma del precariato, arrivando alla stabilizzazione. Se i colleghi ci daranno una mano, per come garantito, la nostra voce saràpiù forte». Intanto al Libero consorzio comunale di Agrigento si tengono gli occhi puntati sui palazzi della Regione e si spera che, da un momento all'altro, possano essere sciolte le riserve, facendo arrivare i finanziamenti necessari che garantirebbero la "sopravvivenza"dei precari almeno fino alla fine dell' anno. «Sappiamo che oggi (ieri ndr.) - ha continuano Midulla-l'assessore Lantieri ha convocatoi ragionieri generali,i direttori dell'area del personale delle ex Province di Agrigento ed Enna. Non conosciamol 'esito della riunione,ma sappiamo anche che l'amministrazione, anche se in maniera non ufficiale, si sta spendendo affinché si trovino delle soluzioni reali ed efficaci per permetterci di arrivare fino al 31 dicembre. L'amministrazione, del resto, nel passato si è sempre attivata per risolvere le problematiche che rischiavano di far finire in mezzo alla strada i lavoratori. E' successo, nel 2001, per i 100 lavoratori dell'ex Asi e poi nel 2009 per i 16 lavoratori di una cooperativa a cui erano stati affidati, in esternalizzazione, alcuni servizi. Sono stati tutti assunti nei ruoli a tempo indeterminato. Speriamo dunque che anche per gli attuali lavoratori precari, che prestano servizio nell'ente da 21 anni, ci sia un aiuto». (*CR*)


Rifiuti, per la Regione niente poteri speciali In arrivo un'ordinanza salva-discariche
Non sarà un commissariamento con ampi poteri, come chiedevano a Palermo. E probabilmente non sarà neanche un commissariamento. Quello che il governo nazionale concederà oggi pomeriggio dovrebbe essere uno strumento tecnico, un'ordi - nanza, che permetterà alla Regione di evitare che dal primo giugno in Sicilia restino senza meta almeno 3 mila tonnellate di rifiuti al giorno, la metà di quelli prodotti nell'Isola. Gli ultimi dettagli saranno messi a punto oggi in due incontri già convocati a Roma. Di buon mattino al ministero dell'Ambiente arriverà l'asses - sore Vania Contrafatto. Poi, in tarda serata, a Palazzo Chigi si vedranno Rosario Crocetta, il ministro Gian Luca Galletti e il sottosegretario Claudio De Vincenti: e sarà il momento in cui si definirà la strategia per affrontare l'ennesima emergenza rifiuti. Una emergenza nata perchè fra 5 giorni scadono le precedenti ordinanze straordinarie con cui le principali discariche siciliane - dalla Oikos nel Messinese a quella di Lentini fino a quelle di Siculiana e Ragusa - sono state autorizzate (o costrette nel caso dei privati) a smaltire molto più del limite naturale. Il tutto proprio perchè non ci sono altre soluzioni: niente termovalorizzatori, a rilento anche la realizzazione degli impianti di compostaggio che dovrebbero aiutare la raccolta differenziata (a sua volta ferma al palo). In questo scenario la cosa più probabile - secondo quanto filtrava ieri - è che venga emessa una ordinanza a doppia firma Galletti-Crocetta che dia il potere di continuare a sfruttare oltre i limiti normali le attuali discariche. Se sarà così la Regione otterrà la possibilità di gestire con più calma - probabilmente sei mesi o un anno - la fase di transizione dalle discariche a un sistema misto che mette insieme raccolta differenziata, discarica e due termovalorizzatori (questi ultimi solo fra qualche anno). Ma, se finirà così, la Regione non otterrà una delle cose principali chieste a Roma: la possibilità di accelerare con procedure e poteri speciali la realizzazione di nuovi impianti. Era una richiesta messa nero su bianco un mese fa da Crocetta (ma anche dalla Contrafatto precedentemente) per poter superare pastoie burocratiche e ritardi tecnici che starebbero tenendo congelate 3 nuove discariche e svariati impianti di compostagio quelli che separano i rifiuti riciclabili). In assenza di questi poteri straordinari potrebbe essere superfluo nominare un commissario, affidando a Crocetta la semplice gestione dell'or - dinanza che proroga lo sfruttamento delle discariche. Ma questo del commissario è un punto su cui fino all'ul - timo si discuterà. In realtà si è già discusso molto e il dibattito ha diviso anche giunta e maggioranza, visto che dietro i poteri speciali sull'impiantistica ci sono anche investimenti per circa 150 milioni appena inseriti nel Patto per il Sud che Stato e Regione firmeranno a giorni per impiegare i finanziamenti del Fondo sviluppo e coesione. Mentre un altro centinaio di milioni è stato assegnato alla Regione tre anni fa, all'epoca dell'ultimo commissariamento che doveva portare alla realizzazione proprio di quegli impianti su cui il governo segnala adesso problemi burocratici. E va detto che ieri a Palazzo d'Or - leans e anche in assessorato circolava una certa delusione riguardo all'eventualità che saltino proprio i poteri speciali per gli impianti. Perchè questo costringerà ugualmente la Regione a un'accelerazione ma con meno benzina nel motore. Di certo però le trattative andate avanti per oltre un mese fra Roma e Palermo produrranno anche dell'al - tro. Secondo quanto emergeva ieri, l'ordinanza che si sta elaborando detterà alcune condizioni alla Regione: la principale delle quali riguarda l'in - cremento della raccolta differenziata. Si tratta di condizioni che, se non rispettate, potrebbero comportare poteri sostitutivi dello Stato e l'imposi - zione di eventuali sanzioni. E c'è ancora sul tappeto un ultimo nodo: malgrado l'ordinanza allo studio potrebbe non essere possibile continuare a sfruttare la discarica di Siculiana, quella dei fratelli Catanzaro. Ciò comporterebbe la necessità di trovare una destinazione a circa 800/1000 tonnellate al giorno. A Roma non escludono di poter trasferire fuori dalla Sicilia questa quota di rifiuti. Ma è una ipotesi che non convince l'assessorato, che fino all'ultimo sta mostrando le proprie perplessità legate al fatto che a Siculiana non si producono rifiuti pre-trattati (come impone la legge per il trasferimento fuori) e che questa operazione avrebbe costi ingenti difficili da coprire.

Un video sulla storia del Cupa e venerdì riunione sul futuro In vista della prossima assemblea dei soci del Cupa, che eleggerà il Consiglio d'amministrazione del Polo universitario, in programma venerdì 27 maggio alle 10 in contrada Calcarelle, gli studenti si mobilitano per chiedere che l'università ad Agrigento non venga chiusa. Ed hanno realizzato un video con la storia del Polo che raccoglie i momenti più belli vissuti nell'ateneo. Intanto si registra la proposta di Giuseppe Ciulla (Fratelli d'Italia): "apriamo ad altri Enti. Programmare e ripartire per consentire un rilancio del Polo Universitario di Agrigento - dice il portavoce provinciale, sulla vicenda relativa alla chiusura di alcuni corsi di laurea al Cupa. "La politica ha certamente fallito, ma ora è il momento di rimboccarsi tutti le maniche per trovare strategie comuni che possano garantire un futuro ai tanti giovani di questa terra. Non è concepibile - af - ferma Ciulla - che la struttura universitaria agrigentina sia stata solo ed esclusivamente presa come oggetto di campagna elettorale. Fratelli d'Ita - lia di Agrigento propone che i soci aprano a nuovi Enti, come ad esempio al Parco Archeologico di Agrigento. L'esperienza del Palacongressi potrebbe ripetersi per il Polo Universitario coinvolgendo altresì tutti i comuni della Provincia. L'errore fatto fino ad oggi è quello di pensare che una eventuale quota di partecipazione per il Cupa sia un 'costo'; ma non si è mai considerato il valore di un ritorno in termini di crescita culturale e di sviluppo che coinvolge l'intera provincia agrigentina. Il teatrino della politica deve terminare. Lanciamo un appello soprattutto al commissario straordinario del Libero Consorzio Comunale affinchè possa in tempi brevi rivedere l'atto di recesso di quello che oggi è il principale finanziatore del Polo". Infine Ciulla si rivolge al presidente della Regione Sicilia, Rosaro Crocetta. "Un appello -conclude il portavoce di Fdi -An - affinchè vi sia una maggiore attenzione verso un territorio dalle mille difficoltà. Agrigento è la provincia dove tutto, o quasi, manca. Non si può permettere che una realtà di sviluppo e di speranza possa tragicamente morire per colpa di una becera amministrazione". (*PAPI*) Paolo Picone

livesicilia.it
L'ARS E LO STATO A che serve il parlamento siciliano? 
Non sa nemmeno salvare se stesso
Si sono dati il cambio, sul pulpito di Sala d'Ercole, da dove hanno dissertato sull'importanza dello Statuto e dell'autonomia siciliana. Parole forti e alte, col cipiglio del padre costituente. Alla fine, si sono salutati e si sono dati appuntamento al 7 giugno. Sì, viva l'autonomia e viva il parlamento siciliano. Ma senza esagerare: "Ci vediamo tra tredici giorni". Tutti a casa, a lavorare alle prossime elezioni amministrative. Che certo è importante lo Statuto, ma intanto c'è da piazzare sindaci e consiglieri comunali.

Ma l'autonomia va difesa. E lo Statuto speciale pure, ci mancherebbe. Nonostante un altro "colpo" alla "carta costituzionale siciliana" possa giungere nei prossimi mesi dalla riforma Boschi che potrebbe portare a una ridefinizione delle competenze tra Stato e Regione. E da Roma, la tentezione di ridurre al minimo l'autonomia siciliana oggi pare fortissima.

Le norme dettate da Roma

Eppure, anche tra gli esponenti degli partiti (Pd in testa) che lavorano per uno Stato più centralista, più "padrone", due giorni fa è giunta una difesa accorata. E in un certo senso imbarazzante. Se si pensa, ad esempio, che pochissime settimane fa, l'ultima versione della cosiddetta "riforma delle Province" esitata dall'Ars altro non è stata se non la ricopiatura in bella della legge Delrio. Cioè della legge nazionale.

Autonomisti sì, ma non autonomi. Perché a guardar bene, in questa legislatura non si ricorda una sola legge importante che fosse stata approvata così come era stata pensata dal governo e dal parlamento siciliano. Tutto cassato da Roma: dai rifiuti all'acqua, passando per gli appalti e per le pieghe di alcune finanziarie dove Palazzo Chigi ha deciso di impugnare norme sui precari, sull'Ecotassa, sulla Ztl.

Di fronte a queste impugnative, è bene ricordarlo, il governo "autonomista" di Crocetta non ha mai voluto fare opposizione dinanzi alla Corte costituzionale. Ha incassato e - al termine di polemiche più o meno lunghe - fatto tutto quello che Roma ha ordinato di fare. E il parlamento si è limitato a ratificare tutto. E più volte. Un impegno costato ai siciliani, tra indennità dei deputati, stipendi dei dipendenti, consulenti, pensionati e spese varie, qualcosa come 143 milioni in un anno.

L'addio ai contenziosi

A che serve allora lo Statuto e l'autonomia? Del resto, al di là di afflati sicilianisti, vai a guardare i fatti e scopri che si è andati in tutt'altra direzione. Basti pensare, ad esempio, all'accordo firmato due anni fa da Crocetta con lo Stato, con la rinuncia all'esito dei contenziosi di fronte alla Consulta, in cambio di 500 milioni utili a chiudere un disastrato bilancio. Una scelta che - sentenze alla mano - rischia di costare alla Sicilia miliardi di euro. E una grossa fetta di autonomia, appunto.

L'economia commissariata

Autonomia, del resto, non rivendicata nemmeno nella politica economica di questo governo. Quelle scelte, infatti, sono state messe nelle mani di un assessore che - a torto o a ragione - è stato scelto dal governo Renzi. Un "commissariamento" di fatto, a vedere le cose per come stanno veramente. Roma "controlla" i passi della Sicilia dal punto di vista delle spese e delle riforme sul personale. Nemmeno una grossa novità, visto che già uno dei predecessori di Alessandro Baccei, cioè Luca Bianchi era arrivato dritto dalla Capitale.

A scandire il ritmo delle riforme di una Sicilia che sembra da tempo svolgere il compitino più facile: adeguarsi alle decisioni altrui. Un "controllo" che somiglia a quello svolto in questi anni dall'Europa sugli Stati meno affidabili, Italia compresa.

I soldi a Comuni e precari? Solo se Roma dice "sì"

E del resto, a rafforzare l'idea sull'inutilità di governo e Ars, ecco i fatti di cronaca più recenti. Mezza Sicilia infatti è nel caos: Comuni, province, precari, enti regionali, riserve naturali, enti per il diritto allo studio, teatri, da un po' non ricevono più un euro a causa del cosiddetto "congelamento" del mezzo miliardo in Finanziaria. Soldi che si sbloccheranno solo se e quando lo Stato darà il suo ok alle "buone intenzioni" espresse da governo e parlamento siciliani. Come dire: "Ecco le caramelle, ma solo se farete i bravi". Non a caso, la norma in Finanziaria che prevedeva l'eventuale - e non ancora avvenuto - sblocco da Roma dei 500 milioni, per volere apertamente espresso all'Ars dall'assessore Baccei, è stata votata solo alla fine della legge di stabilità. Dopo, cioè, che l'Ars ha dato il proprio assenso a una serie di tagli e interventi "lacrime e sangue".

La riforma dei decreti attuativi dello Statuto

Ma quei soldi, come detto, non ci sono ancora. E né il goveno regionale è riuscito a farsi sentire a Roma, chiedendo lo sblocco anche, magari, per ragioni di "ordine pubblico", né dai deputati è giunta una particolare forma di protesta. Nonostante i toni elevati della seduta che celebrava lo Statuto. E invece, mentre i parlamentari regionali giocavano a fare i padri (ri)costituenti di una Sicilia ormai all'asfissia, a Roma si decideva come modificare i decreti attuativi dello Statuto, per rendere "strutturali" le entrate che - tanto per essere chiari - alla Sicilia spetterebbero di diritto. Tutto senza informare il parlamento stesso.

La riforma Boschi e la tentazione centralista

Ma dopo i decreti attuativi, rischia di essere il turno dello Statuto. La riforma Boschi, infatti, per le regioni "speciali" ha previsto una "finestra" entro la quale Stato e Regioni dovranno ridiscutere la distribuzione delle competenze tra enti locali e governo centrale. E da Roma non fanno mistero della volontà di accentrare alcune funzioni fondamentali come quelle relative, ad esempio, all'energia (ovvero concessioni di impianti fotovoltaici o eolici oltre allo spinoso tema dei rifiuti) o del Turismo, che il governo Renzi immagine di gestire con una sorta di piattaforma a scala nazionale. Senza contare che la riforma Boschi, ha trasformato in "competenze esclusive" alcune funzioni che nell'Isola non vengono espressamente indicate dallo Statuto. È il caso ad esempio della Formazione professionale, il cui ordinamento generale, le cui scelte potrebbero passare di mano, da Palermo a Roma. E la Sicilia? Starà a guardare. Ricordandosi ogni anno di festeggiare la propria inutilità travestita da Autonomia.
Sicilia24h
Vicenda Università, Ciulla (Fdi): "apriamo ad altri Enti" "Programmare e ripartire per consentire un rilancio del Polo Universitario di Agrigento". Interviene così il portavoce provinciale di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, Giuseppe Ciulla, sulla vicenda relativa alla chiusura di alcuni corsi di laurea al Cupa. "La politica ha certamente fallito, ma ora è il momento di rimboccarsi tutti le maniche per trovare strategie comuni che possano garantire un futuro ai tanti giovani di questa terra". "Non è concepibile - afferma Ciulla - che la struttura universitaria agrigentina sia stata solo ed esclusivamente presa come oggetto di campagna elettorale. "Fratelli d'Italia di Agrigento propone che i Soci aprano a nuovi Enti, come ad esempio al Parco Archeologico di Agrigento. L'esperienza del Palacongressi potrebbe ripetersi per il Polo Universitario coinvolgendo altresì tutti i comuni della Provincia. L'errore fatto fino ad oggi è quello di pensare che una eventuale quota di partecipazione per il Cupa sia un 'costo'; ma non si è mai considerato il valore di un ritorno in termini di crescita culturale e
di sviluppo che coinvolge l'intera provincia agrigentina". "Il teatrino della politica deve terminare. Lanciamo un appello soprattutto al commissario straordinario del Libero Consorzio Comunale affinchè possa in tempi brevi rivedere l'atto di recesso di quello che oggi è il principale finanziatore del Polo". "Un appello - conclude Ciulla - che rivolgiamo anche al presidente della Regione Sicilia,
Rosaro Crocetta, affinchè vi sia una maggiore attenzione verso un territorio dalle mille
difficoltà. Agrigento è la provincia dove tutto, o quasi, manca. Non si può permettere che
una realtà di sviluppo e di speranza possa tragicamente morire per colpa di una becera
amministrazione".
Vicenda Università, Ciulla (Fdi): "apriamo ad altri Enti"
"Programmare e ripartire per consentire un rilancio del Polo Universitario di Agrigento".
Interviene così il portavoce provinciale di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, Giuseppe
Ciulla, sulla vicenda relativa alla chiusura di alcuni corsi di laurea al Cupa.
"La politica ha certamente fallito, ma ora è il momento di rimboccarsi tutti le maniche per
trovare strategie comuni che possano garantire un futuro ai tanti giovani di questa terra".
"Non è concepibile - afferma Ciulla - che la struttura universitaria agrigentina sia stata
solo ed esclusivamente presa come oggetto di campagna elettorale.
"Fratelli d'Italia di Agrigento propone che i Soci aprano a nuovi Enti, come ad esempio al
Parco Archeologico di Agrigento. L'esperienza del Palacongressi potrebbe ripetersi per il
Polo Universitario coinvolgendo altresì tutti i comuni della Provincia. L'errore fatto fino ad
oggi è quello di pensare che una eventuale quota di partecipazione per il Cupa sia un
'costo'; ma non si è mai considerato il valore di un ritorno in termini di crescita culturale e
di sviluppo che coinvolge l'intera provincia agrigentina".
"Il teatrino della politica deve terminare. Lanciamo un appello soprattutto al commissario
straordinario del Libero Consorzio Comunale affinchè possa in tempi brevi rivedere l'atto di
recesso di quello che oggi è il principale finanziatore del Polo".
"Un appello - conclude Ciulla - che rivolgiamo anche al presidente della Regione Sicilia,
Rosaro Crocetta, affinchè vi sia una maggiore attenzione verso un territorio dalle mille
difficoltà. Agrigento è la provincia dove tutto, o quasi, manca. Non si può permettere che
una realtà di sviluppo e di speranza possa tragicamente morire per colpa di una becera
amministrazione".

Sicilialive

La vertenza
Precari dei comuni in dissesto
Dalla Regione un milione di euro
PALERMO - Poco più di un milione di euro per "salvare" i precari dei comuni siciliani in dissesto finanziario. Le risorse sono state stanziate dall'assessorato alle Autonomie locali con due diversi decreti. Circa 400mila euro sono previsti dalla legge di stabilità, e saranno divisi tra i comuni di Aci Sant'Antonio, Augusta, Bagheria, Brolo, Caltagirone, Cefalù, Comiso, Lentini, Palagonia, Santa Venerina, Scaletta Zanclea e Scordia. Altri 600 mila euro saranno, invece, "prelevati" da un apposito Fondo straordinario. La distribuzione di questi fondi riguarderà anche i comuni di Barrafranca e Carini. Dalla lista è stato, invece, escluso il comune di Casteltermini perché, si legge nel decreto, il consiglio comunale non ha ancora approvato il dissesto.
I due decreti di finanziamento fanno seguito alle "diverse sollecitazioni" giunte al governo dagli enti interessati. I comuni in dissesto, è messo nero su bianco dal dirigente generale del dipartimento Autonomie locali Giuseppe Morale, hanno chiesto con "urgenza nell'immediato l'emanazione di un provvedimento, anche provvisorio" per la proroga dei contratti a tempo determinato dei propri dipendenti. Finanziamento che rappresenta poco più di una goccia in un oceano. A ricordarlo tra le righe anche lo stesso assessorato alle Autonomie, che ricorda come la Regione abbia ridotto, nell'ultima finanziaria, i trasferimenti in favore dei comuni per il 2016 di 170 milioni di euro. Un taglio di spesa giustificato dalla promessa dello Stato di trasferire alla Sicilia 500 milioni di euro. La Regione, intanto, procede di emergenza in emergenza, sempre sull'orlo del baratro finanziario.

Infoagrigento

Comuni, situazione critica: vertice alla Regione per sbloccare i fondi.
Da dodici mesi alcuni suoi impiegati non ricevono lo stipendio; stiamo parlando del comune di Villafranca Sicula, dove 35 articolisti non percepiscono i soldi per le proprie prestazioni lavorative da un anno.
Quello di Villafranca è solo un esempio, forse il più clamoroso, di una Sicilia in cui gli enti locali oramai sono al collasso; comuni vicini al dissesto, ex province senza fondi nemmeno per i servizi essenziali (dai disabili alle strade), in generale una situazione davvero drammatica.
Dalla Regione, fanno sapere che il 31 maggio si terrà a Palazzo d'Orleans un vertice tra governo e rappresentanti di enti ed autonomie locali per fare il punto della situazione; dovrebbero essere sbloccati 340 milioni di Euro per ridare fiato ai comuni, in precedenza erano disponibili sono 105 milioni, il tutto per il mancato trasferimento da Roma dei 500 milioni di Euro inseriti nel bilancio regionale 2016 ma su cui al momento ancora si tratta, anche se a Palermo si dicono fiduciosi circa il buon esito della faccenda.
Le somme che saranno messe sul piatto nelle prossime settimane comunque, serviranno soltanto a garantire forse l'ordinaria amministrazione dei comuni, i quali potrebbero andare quantomeno ad approvare i bilanci di previsione 2016; ma il quadro complessivo rimane nero: le maglie sono sempre più corte, la Sicilia (tanto il governo regionale quanto quello degli enti pubblici) sembra in questo contesto poco in grado nel garantire i servizi più elementari e le previsioni per il futuro sono sempre meno rosee.

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