Giornale di sicilia
Alla ex Provincia lavoro a rischio
«Precari e dipendenti insieme»
Precari ed impiegati di ruolo si sono
coalizzati. D'orain avanti sarà fronte comune. Perché se da un lato
è più imminente e drammatica la situazioned ei dipendenti a tempo
determinato, il cui contratto potrebbe venire rescisso per mancanza
di finanziamenti, dall'altro, gli impiegati di ruolo rischiano
concretamente l'avvio di procedure di mobilità e prepensionamenti.
Ieri,la nuova assemblea nei locali del Libero consorzio comunale. «Il
problema è comune. Siamo figli dello stesso ente - ha spiegato, a
margine dell'assemblea, Lorena Midulla delle Rsu - . Questa riunione è
servita per mantenere alto il focus sul problema,inattesadei
risultati,siano essi positivi o negativi, del tavolo di
raffreddamento che andremo achiudere il prossimo 30 maggio. Siamo sempre,
naturalmente, in stato di agitazione, ma da oggi (ierindr.)
abbiamo la consapevolezza di essere uniti, di essere tutti sulla stessa
barca e che è necessario essere gli uni di supporto agli altri«.
L'unione, anche in questo caso, dovrebbe fare la forza, se non altro
per far passare il messaggio - chiaro,inequivocabile,-che i dipendenti
dell'ormai ex Provincia - tutti, in maniera compatta - nonci stanno.
«Gli impiegati di ruolo ci hanno garantito - ha aggiunto Lorena
Midulla - che verranno con noi, a Palermo, nel caso di una
eventuale manifestazione ali vello regionale. Ed il loro appoggio
servirà certamente anche per risolvere il dramma del precariato,
arrivando alla stabilizzazione. Se i colleghi ci daranno una mano,
per come garantito, la nostra voce saràpiù forte». Intanto
al Libero consorzio comunale di Agrigento si tengono gli occhi puntati
sui palazzi della Regione e si spera che, da un momento all'altro,
possano essere sciolte le riserve, facendo arrivare i finanziamenti
necessari che garantirebbero la "sopravvivenza"dei precari
almeno fino alla fine dell' anno. «Sappiamo che oggi (ieri ndr.) -
ha continuano Midulla-l'assessore Lantieri ha convocatoi ragionieri
generali,i direttori dell'area del personale delle ex Province di
Agrigento ed Enna. Non conosciamol 'esito della riunione,ma sappiamo
anche che l'amministrazione, anche se in maniera non ufficiale, si
sta spendendo affinché si trovino delle soluzioni reali ed efficaci
per permetterci di arrivare fino al 31 dicembre. L'amministrazione,
del resto, nel passato si è sempre attivata per risolvere le
problematiche che rischiavano di far finire in mezzo alla
strada i lavoratori. E' successo, nel 2001, per i 100 lavoratori
dell'ex Asi e poi nel 2009 per i 16 lavoratori di una cooperativa a
cui erano stati affidati, in esternalizzazione, alcuni servizi. Sono
stati tutti assunti nei ruoli a tempo indeterminato. Speriamo dunque
che anche per gli attuali lavoratori precari, che prestano
servizio nell'ente da 21 anni, ci sia un aiuto». (*CR*)
Rifiuti, per la Regione niente poteri
speciali In arrivo un'ordinanza salva-discariche
Non sarà un commissariamento con ampi
poteri, come chiedevano a Palermo. E probabilmente non sarà neanche
un commissariamento. Quello che il governo nazionale concederà oggi
pomeriggio dovrebbe essere uno strumento tecnico, un'ordi - nanza,
che permetterà alla Regione di evitare che dal primo giugno in
Sicilia restino senza meta almeno 3 mila tonnellate di rifiuti al
giorno, la metà di quelli prodotti nell'Isola. Gli ultimi dettagli
saranno messi a punto oggi in due incontri già convocati a Roma. Di
buon mattino al ministero dell'Ambiente arriverà l'asses - sore
Vania Contrafatto. Poi, in tarda serata, a Palazzo Chigi si vedranno
Rosario Crocetta, il ministro Gian Luca Galletti e il sottosegretario
Claudio De Vincenti: e sarà il momento in cui si definirà la
strategia per affrontare l'ennesima emergenza rifiuti. Una
emergenza nata perchè fra 5 giorni scadono le precedenti ordinanze
straordinarie con cui le principali discariche siciliane - dalla
Oikos nel Messinese a quella di Lentini fino a quelle di Siculiana e
Ragusa - sono state autorizzate (o costrette nel caso dei privati) a
smaltire molto più del limite naturale. Il tutto proprio perchè non
ci sono altre soluzioni: niente termovalorizzatori, a rilento anche
la realizzazione degli impianti di compostaggio che dovrebbero
aiutare la raccolta differenziata (a sua volta ferma al palo). In
questo scenario la cosa più probabile - secondo quanto filtrava ieri
- è che venga emessa una ordinanza a doppia firma Galletti-Crocetta
che dia il potere di continuare a sfruttare oltre i limiti normali le
attuali discariche. Se sarà così la Regione otterrà la possibilità
di gestire con più calma - probabilmente sei mesi o un anno - la
fase di transizione dalle discariche a un sistema misto che mette
insieme raccolta differenziata, discarica e due termovalorizzatori
(questi ultimi solo fra qualche anno). Ma, se finirà così, la
Regione non otterrà una delle cose principali chieste a Roma: la
possibilità di accelerare con procedure e poteri speciali la
realizzazione di nuovi impianti. Era una richiesta messa nero su
bianco un mese fa da Crocetta (ma anche dalla Contrafatto
precedentemente) per poter superare pastoie burocratiche e ritardi
tecnici che starebbero tenendo congelate 3 nuove discariche e
svariati impianti di compostagio quelli che separano i rifiuti
riciclabili). In assenza di questi poteri straordinari potrebbe
essere superfluo nominare un commissario, affidando a Crocetta la
semplice gestione dell'or - dinanza che proroga lo sfruttamento
delle discariche. Ma questo del commissario è un punto su cui fino
all'ul - timo si discuterà. In realtà si è già discusso molto e
il dibattito ha diviso anche giunta e maggioranza, visto che dietro i
poteri speciali sull'impiantistica ci sono anche investimenti per
circa 150 milioni appena inseriti nel Patto per il Sud che Stato e
Regione firmeranno a giorni per impiegare i finanziamenti del Fondo
sviluppo e coesione. Mentre un altro centinaio di milioni è stato
assegnato alla Regione tre anni fa, all'epoca dell'ultimo
commissariamento che doveva portare alla realizzazione proprio di
quegli impianti su cui il governo segnala adesso problemi
burocratici. E va detto che ieri a Palazzo d'Or - leans e anche in
assessorato circolava una certa delusione riguardo all'eventualità
che saltino proprio i poteri speciali per gli impianti. Perchè
questo costringerà ugualmente la Regione a un'accelerazione ma con
meno benzina nel motore. Di certo però le trattative andate avanti
per oltre un mese fra Roma e Palermo produrranno anche dell'al -
tro. Secondo quanto emergeva ieri, l'ordinanza che si sta
elaborando detterà alcune condizioni alla Regione: la principale
delle quali riguarda l'in - cremento della raccolta differenziata.
Si tratta di condizioni che, se non rispettate, potrebbero comportare
poteri sostitutivi dello Stato e l'imposi - zione di eventuali
sanzioni. E c'è ancora sul tappeto un ultimo nodo: malgrado
l'ordinanza allo studio potrebbe non essere possibile continuare a
sfruttare la discarica di Siculiana, quella dei fratelli Catanzaro.
Ciò comporterebbe la necessità di trovare una destinazione a circa
800/1000 tonnellate al giorno. A Roma non escludono di poter
trasferire fuori dalla Sicilia questa quota di rifiuti. Ma è una
ipotesi che non convince l'assessorato, che fino all'ultimo sta
mostrando le proprie perplessità legate al fatto che a Siculiana non
si producono rifiuti pre-trattati (come impone la legge per il
trasferimento fuori) e che questa operazione avrebbe costi ingenti
difficili da coprire.
Un video sulla storia del Cupa e
venerdì riunione sul futuro
In vista della prossima assemblea dei
soci del Cupa, che eleggerà il Consiglio d'amministrazione del
Polo universitario, in programma venerdì 27 maggio alle 10 in
contrada Calcarelle, gli studenti si mobilitano per chiedere che
l'università ad Agrigento non venga chiusa. Ed hanno realizzato un
video con la storia del Polo che raccoglie i momenti più belli
vissuti nell'ateneo. Intanto si registra la proposta di Giuseppe
Ciulla (Fratelli d'Italia): "apriamo ad altri Enti. Programmare e
ripartire per consentire un rilancio del Polo Universitario di
Agrigento - dice il portavoce provinciale, sulla vicenda relativa
alla chiusura di alcuni corsi di laurea al Cupa. "La politica ha
certamente fallito, ma ora è il momento di rimboccarsi tutti le
maniche per trovare strategie comuni che possano garantire un futuro
ai tanti giovani di questa terra. Non è concepibile - af - ferma
Ciulla - che la struttura universitaria agrigentina sia stata solo
ed esclusivamente presa come oggetto di campagna elettorale. Fratelli
d'Ita - lia di Agrigento propone che i soci aprano a nuovi Enti,
come ad esempio al Parco Archeologico di Agrigento. L'esperienza
del Palacongressi potrebbe ripetersi per il Polo Universitario
coinvolgendo altresì tutti i comuni della Provincia. L'errore
fatto fino ad oggi è quello di pensare che una eventuale quota di
partecipazione per il Cupa sia un 'costo'; ma non si è mai
considerato il valore di un ritorno in termini di crescita culturale
e di sviluppo che coinvolge l'intera provincia agrigentina. Il
teatrino della politica deve terminare. Lanciamo un appello
soprattutto al commissario straordinario del Libero Consorzio
Comunale affinchè possa in tempi brevi rivedere l'atto di recesso
di quello che oggi è il principale finanziatore del Polo". Infine
Ciulla si rivolge al presidente della Regione Sicilia, Rosaro
Crocetta. "Un appello -conclude il portavoce di Fdi -An -
affinchè vi sia una maggiore attenzione verso un territorio dalle
mille difficoltà. Agrigento è la provincia dove tutto, o quasi,
manca. Non si può permettere che una realtà di sviluppo e di
speranza possa tragicamente morire per colpa di una becera
amministrazione". (*PAPI*) Paolo Picone
livesicilia.it
L'ARS
E LO STATO
A che serve il parlamento
siciliano?
Non sa nemmeno salvare se stesso
Si
sono dati il cambio, sul pulpito di Sala d'Ercole, da dove hanno
dissertato sull'importanza dello Statuto e dell'autonomia
siciliana. Parole
forti e alte, col cipiglio del padre costituente. Alla fine, si sono
salutati e si sono dati appuntamento al 7 giugno. Sì, viva
l'autonomia e viva il parlamento siciliano. Ma senza esagerare: "Ci
vediamo tra tredici giorni". Tutti a casa, a lavorare alle prossime
elezioni amministrative. Che certo è importante lo Statuto, ma
intanto c'è da piazzare sindaci e consiglieri comunali.
Ma
l'autonomia va difesa. E
lo Statuto speciale pure, ci mancherebbe. Nonostante un altro "colpo"
alla "carta costituzionale siciliana" possa giungere nei prossimi
mesi dalla riforma Boschi che potrebbe portare a una ridefinizione
delle competenze tra Stato e Regione. E da Roma, la tentezione di
ridurre al minimo l'autonomia siciliana oggi pare fortissima.
Le
norme dettate da Roma
Eppure,
anche tra gli esponenti degli partiti (Pd in testa) che lavorano per
uno Stato più centralista, più "padrone", due giorni fa è
giunta una difesa accorata. E in un certo senso imbarazzante. Se si
pensa, ad esempio, che pochissime settimane fa, l'ultima versione
della cosiddetta "riforma delle Province" esitata dall'Ars altro
non è stata se non la ricopiatura in bella della legge Delrio. Cioè
della legge nazionale.
Autonomisti
sì, ma non autonomi. Perché a guardar bene, in questa legislatura
non si ricorda una sola legge importante che fosse stata approvata
così come era stata pensata dal governo e dal parlamento siciliano.
Tutto cassato da Roma: dai rifiuti all'acqua, passando per gli
appalti e per le pieghe di alcune finanziarie dove Palazzo Chigi ha
deciso di impugnare norme sui precari, sull'Ecotassa, sulla Ztl.
Di
fronte a queste impugnative, è bene ricordarlo, il governo
"autonomista" di Crocetta non ha mai voluto fare opposizione
dinanzi alla Corte costituzionale. Ha incassato e - al termine di
polemiche più o meno lunghe - fatto tutto quello che Roma ha
ordinato di fare. E il parlamento si è limitato a ratificare tutto.
E più volte. Un impegno costato ai siciliani, tra indennità dei
deputati, stipendi dei dipendenti, consulenti, pensionati e spese
varie, qualcosa come 143 milioni in un anno.
L'addio
ai contenziosi
A
che serve allora lo Statuto e l'autonomia? Del resto, al di là di
afflati sicilianisti, vai a guardare i fatti e scopri che si è
andati in tutt'altra direzione. Basti pensare, ad esempio,
all'accordo firmato due anni fa da Crocetta con lo Stato, con la
rinuncia all'esito dei contenziosi di fronte alla Consulta, in cambio
di 500 milioni utili a chiudere un disastrato bilancio. Una scelta
che - sentenze alla mano - rischia di costare alla Sicilia
miliardi di euro. E una grossa fetta di autonomia,
appunto.
L'economia
commissariata
Autonomia,
del resto, non rivendicata nemmeno nella politica economica di questo
governo. Quelle scelte, infatti, sono state messe nelle mani di un
assessore che - a torto o a ragione - è stato scelto dal governo
Renzi. Un "commissariamento" di fatto, a vedere le cose per come
stanno veramente. Roma "controlla" i passi della Sicilia dal
punto di vista delle spese e delle riforme sul personale. Nemmeno una
grossa novità, visto che già uno dei predecessori di Alessandro
Baccei, cioè Luca Bianchi era arrivato dritto dalla Capitale.
A
scandire il ritmo delle riforme di una Sicilia che sembra da tempo
svolgere il compitino più facile: adeguarsi alle decisioni altrui.
Un "controllo" che somiglia a quello svolto in questi anni
dall'Europa sugli Stati meno affidabili, Italia compresa.
I
soldi a Comuni e precari? Solo se Roma dice "sì"
E
del resto, a rafforzare l'idea sull'inutilità di governo e Ars, ecco
i fatti di cronaca più recenti. Mezza Sicilia infatti è nel caos:
Comuni, province, precari, enti regionali, riserve naturali, enti per
il diritto allo studio, teatri, da un po' non ricevono più un euro a
causa del cosiddetto "congelamento" del mezzo miliardo in
Finanziaria. Soldi che si sbloccheranno solo se e quando lo Stato
darà il suo ok alle "buone intenzioni" espresse da governo e
parlamento siciliani. Come dire: "Ecco le caramelle, ma solo se
farete i bravi". Non a caso, la norma in Finanziaria che prevedeva
l'eventuale - e non ancora avvenuto - sblocco da Roma dei 500
milioni, per volere apertamente espresso all'Ars dall'assessore
Baccei, è stata votata solo alla fine della legge di stabilità.
Dopo, cioè, che l'Ars ha dato il proprio assenso a una serie di
tagli e interventi "lacrime e sangue".
La
riforma dei decreti attuativi dello Statuto
Ma
quei soldi, come detto, non ci sono ancora. E né il goveno regionale
è riuscito a farsi sentire a Roma, chiedendo lo sblocco anche,
magari, per ragioni di "ordine pubblico", né dai deputati è
giunta una particolare forma di protesta. Nonostante i toni elevati
della seduta che celebrava lo Statuto. E invece, mentre i
parlamentari regionali giocavano a fare i padri (ri)costituenti di
una Sicilia ormai all'asfissia, a Roma si decideva come modificare i
decreti attuativi dello Statuto, per rendere "strutturali" le
entrate che - tanto per essere chiari - alla Sicilia
spetterebbero di diritto. Tutto senza informare il parlamento
stesso.
La
riforma Boschi e la tentazione centralista
Ma
dopo i decreti attuativi, rischia di essere il turno dello Statuto.
La riforma Boschi, infatti, per le regioni "speciali" ha previsto
una "finestra" entro la quale Stato e Regioni dovranno
ridiscutere la distribuzione delle competenze tra enti locali e
governo centrale. E da Roma non fanno mistero della volontà di
accentrare alcune funzioni fondamentali come quelle relative, ad
esempio, all'energia (ovvero concessioni di impianti fotovoltaici o
eolici oltre allo spinoso tema dei rifiuti) o del Turismo, che il
governo Renzi immagine di gestire con una sorta di piattaforma a
scala nazionale. Senza contare che la riforma Boschi, ha trasformato
in "competenze esclusive" alcune funzioni che nell'Isola non
vengono espressamente indicate dallo Statuto. È il caso ad esempio
della Formazione professionale, il cui ordinamento generale, le cui
scelte potrebbero passare di mano, da Palermo a Roma. E la Sicilia?
Starà a guardare. Ricordandosi ogni anno di festeggiare la propria
inutilità travestita da Autonomia.
Sicilia24h
Vicenda Università, Ciulla (Fdi):
"apriamo ad altri Enti"
"Programmare e ripartire per
consentire un rilancio del Polo Universitario di Agrigento".
Interviene così il portavoce
provinciale di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, Giuseppe
Ciulla, sulla vicenda relativa alla
chiusura di alcuni corsi di laurea al Cupa. "La politica ha
certamente fallito, ma ora è il momento di rimboccarsi tutti le
maniche per trovare strategie comuni che possano garantire un futuro
ai tanti giovani di questa terra". "Non è concepibile -
afferma Ciulla - che la struttura universitaria agrigentina sia
stata solo ed esclusivamente presa come oggetto di campagna
elettorale. "Fratelli d'Italia di Agrigento propone che i Soci
aprano a nuovi Enti, come ad esempio al Parco Archeologico di
Agrigento. L'esperienza del Palacongressi potrebbe ripetersi per il
Polo Universitario coinvolgendo altresì tutti i comuni della
Provincia. L'errore fatto fino ad oggi è quello di pensare che una
eventuale quota di partecipazione per il Cupa sia un 'costo'; ma
non si è mai considerato il valore di un ritorno in termini di
crescita culturale e
di sviluppo che coinvolge l'intera
provincia agrigentina". "Il teatrino della politica deve
terminare. Lanciamo un appello soprattutto al commissario
straordinario del Libero Consorzio Comunale affinchè possa in tempi
brevi rivedere l'atto di recesso di quello che oggi è il
principale finanziatore del Polo". "Un appello - conclude
Ciulla - che rivolgiamo anche al presidente della Regione Sicilia,
Rosaro Crocetta, affinchè vi sia una
maggiore attenzione verso un territorio dalle mille
difficoltà. Agrigento è la provincia
dove tutto, o quasi, manca. Non si può permettere che
una realtà di sviluppo e di speranza
possa tragicamente morire per colpa di una becera
amministrazione".
Vicenda Università, Ciulla (Fdi):
"apriamo ad altri Enti"
"Programmare e ripartire per
consentire un rilancio del Polo Universitario di Agrigento".
Interviene così il portavoce
provinciale di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, Giuseppe
Ciulla, sulla vicenda relativa alla
chiusura di alcuni corsi di laurea al Cupa.
"La politica ha certamente fallito,
ma ora è il momento di rimboccarsi tutti le maniche per
trovare strategie comuni che possano
garantire un futuro ai tanti giovani di questa terra".
"Non è concepibile - afferma
Ciulla - che la struttura universitaria agrigentina sia stata
solo ed esclusivamente presa come
oggetto di campagna elettorale.
"Fratelli d'Italia di Agrigento
propone che i Soci aprano a nuovi Enti, come ad esempio al
Parco Archeologico di Agrigento.
L'esperienza del Palacongressi potrebbe ripetersi per il
Polo Universitario coinvolgendo altresì
tutti i comuni della Provincia. L'errore fatto fino ad
oggi è quello di pensare che una
eventuale quota di partecipazione per il Cupa sia un
'costo'; ma non si è mai
considerato il valore di un ritorno in termini di crescita culturale
e
di sviluppo che coinvolge l'intera
provincia agrigentina".
"Il teatrino della politica deve
terminare. Lanciamo un appello soprattutto al commissario
straordinario del Libero Consorzio
Comunale affinchè possa in tempi brevi rivedere l'atto di
recesso di quello che oggi è il
principale finanziatore del Polo".
"Un appello - conclude Ciulla -
che rivolgiamo anche al presidente della Regione Sicilia,
Rosaro Crocetta, affinchè vi sia una
maggiore attenzione verso un territorio dalle mille
difficoltà. Agrigento è la provincia
dove tutto, o quasi, manca. Non si può permettere che
una realtà di sviluppo e di speranza
possa tragicamente morire per colpa di una becera
amministrazione".
Sicilialive
La vertenza
Precari dei comuni in dissesto
Dalla Regione un milione di euro
PALERMO - Poco più di un milione di
euro per "salvare" i precari dei comuni siciliani in
dissesto finanziario. Le risorse sono state stanziate
dall'assessorato alle Autonomie locali con due diversi decreti. Circa
400mila euro sono previsti dalla legge di stabilità, e saranno
divisi tra i comuni di Aci Sant'Antonio, Augusta, Bagheria, Brolo,
Caltagirone, Cefalù, Comiso, Lentini, Palagonia, Santa Venerina,
Scaletta Zanclea e Scordia. Altri 600 mila euro saranno, invece,
"prelevati" da un apposito Fondo straordinario. La distribuzione
di questi fondi riguarderà anche i comuni di Barrafranca e Carini.
Dalla lista è stato, invece, escluso il comune di Casteltermini
perché, si legge nel decreto, il consiglio comunale non ha ancora
approvato il dissesto.
I due decreti di finanziamento fanno
seguito alle "diverse sollecitazioni" giunte al governo
dagli enti interessati. I comuni in dissesto, è messo nero su bianco
dal dirigente generale del dipartimento Autonomie locali Giuseppe
Morale, hanno chiesto con "urgenza nell'immediato l'emanazione
di un provvedimento, anche provvisorio" per la proroga dei
contratti a tempo determinato dei propri dipendenti. Finanziamento
che rappresenta poco più di una goccia in un oceano. A ricordarlo
tra le righe anche lo stesso assessorato alle Autonomie, che ricorda
come la Regione abbia ridotto, nell'ultima finanziaria, i
trasferimenti in favore dei comuni per il 2016 di 170 milioni di
euro. Un taglio di spesa giustificato dalla promessa dello Stato di
trasferire alla Sicilia 500 milioni di euro. La Regione, intanto,
procede di emergenza in emergenza, sempre sull'orlo del baratro
finanziario.
Infoagrigento
Comuni, situazione critica: vertice
alla Regione per sbloccare i fondi.
Da dodici mesi alcuni suoi impiegati
non ricevono lo stipendio; stiamo parlando del comune di Villafranca
Sicula, dove 35 articolisti non percepiscono i soldi per le proprie
prestazioni lavorative da un anno.
Quello di Villafranca è solo un
esempio, forse il più clamoroso, di una Sicilia in cui gli enti
locali oramai sono al collasso; comuni vicini al dissesto, ex
province senza fondi nemmeno per i servizi essenziali (dai disabili
alle strade), in generale una situazione davvero drammatica.
Dalla Regione, fanno sapere che il 31
maggio si terrà a Palazzo d'Orleans un vertice tra governo e
rappresentanti di enti ed autonomie locali per fare il punto della
situazione; dovrebbero essere sbloccati 340 milioni di Euro per
ridare fiato ai comuni, in precedenza erano disponibili sono 105
milioni, il tutto per il mancato trasferimento da Roma dei 500
milioni di Euro inseriti nel bilancio regionale 2016 ma su cui al
momento ancora si tratta, anche se a Palermo si dicono fiduciosi
circa il buon esito della faccenda.
Le somme che saranno messe sul piatto
nelle prossime settimane comunque, serviranno soltanto a garantire
forse l'ordinaria amministrazione dei comuni, i quali potrebbero
andare quantomeno ad approvare i bilanci di previsione 2016; ma il
quadro complessivo rimane nero: le maglie sono sempre più corte, la
Sicilia (tanto il governo regionale quanto quello degli enti
pubblici) sembra in questo contesto poco in grado nel garantire i
servizi più elementari e le previsioni per il futuro sono sempre
meno rosee.