Giornale di sicilia
Ex provincia. Il tracciato
individuato dal progettoinizia dallo svincolo «Borgo Bonsignore»
sulla SS115
StradaMare-Monti, Barberi scrive al
ministero Infrastrutture
Si torna a parlare della strada "Mare
Monti", il progetto lanciato qualche anno fa dall'ex Provincia
Regionale di Agrigento, che con il Settore Infrastrutture Stradali
aveva proposto un importante collegamento viario tra le Strade tatali
189 Agrigento-Palermo, 118 ex Corleonese Agrigentina e 115
Siracusa-P. Empedocle-Castelvetrano, elaborando il progetto che
prevede l'ammodernamento dell'asse già esistente e costituito da
alcune strade provinciali che dalla costa occidentale risalgono verso
l'entroterra. Il commissario Roberto Barberi ha infatti inviato una
nota ufficiale al ministero delle infrastrutture e dei trasporti,
nonché al ministero dell'interno, nella quale si evidenzia
l'importanza strategica della Mare-Monti per lo sviluppo
socio-economico dell'intero comprensorio montano. Un'opera che
porterebbe aduna progressiva compensazione degli attuali squilibri tra
la fascia costiera e le aree interne dell'area nord-ovest della
nostra provincia, in particolare per le aree dei Comuni di Cianciana,
Alessandria della Rocca,Bivona, Santo Stefano di Quisquina, Cammarata,
San Giovanni Gemini,Burgio, Lucca Sicula eVillafranca Sicula.
Considerando le implicazioni non solo di natura economica, ma anche
di sicurezza, visto che il progetto originario dell'infrastruttura
viaria costituisce una valida via di collegamento ai fini di
Protezione Civile, e che lo stato di progettazione della Mare-Monti è
in uno stato avanzato, il Commissario Barberi ha chiesto un incontro
urgente con il Ministro delle Infrastrutture al fine di inserire
l'opera nei futuri programmi di investimento per lo sviluppo della
rete infrastruttrurale della Sicilia, e in particolare della nostra
provincia. Il tracciato individuato dal progetto inizia dallo
svincolo "Borgo Bonsignore" sulla SS 115, proseguendo lungo le
strade provinciali da ammodernare sino alla SS 118 (nodi di Bivona e
S.Stefano Quisquina), con un rapido collegamento alla viabilità che
porta alla SS 189 tra i nodi dei bivi i Tumarrano e Manganaro,
rispettando, come detto, l'asse già esistente e l'attuale
configurazione territoriale, e prevedendo impegni di spesa tutto
sommato limitati. Allo stato attuale, inoltre, sono state acquisite
le varianti agli strumenti urbanistici dei vari Comuni interessati dal
progetto,mentre il Libero Consorzio ha eseguito a proprie spese le
indagini geognostiche, indispensabili peri progetti esecutivi. (*CR*)
Albo per i lavoratori e un solo Ato
Contrafatto: la riforma è pronta
Una commissione speciale per
accelerare il rilascio delle autorizzazioni ambientali in materia di
rifiuti, così da favorire la realizzazione degli impianti. E poi un
bacino unico per salvaguardare i 10 mila lavoratori del settore e un
solo Ato al posto delle vecchie 18 società. È pronta la riforma
dell'assessore Vania Contrafatto e del presidente Rosario Crocetta
che dovrà essere approvata entro il 16 giugno all'Ars. È una
delle scadenze fissate nel piano concordato con Roma. «In queste ore
stiamo lavorando alla relazione tecnica - spiega l'assessore
Contrafatto - entro la prossima settimana porterò il ddl in giunta».
Il settore sarà gestito da un solo Ato che si articolerà in nove
bacini periferici provinciali. Il soggetto che lo governerà è
l'Eser, sigla che sta per «Ente di governo per il servizio dei
rifiuti», di cui fanno parte tutti i Comuni ed è formato dal
presidente, dall'Assemblea d'Ambito, dalle Conferenze
territoriali e dal Collegio dei revisori. Non sono previsti compensi
ma rimborsi per le trasferte. Gli amministratori che causeranno
perdite in bilancio non potranno più essere nominati. Nell'Eser
transiterà anche il personale amministrativo e in caso di posti
vacanti scatteranno mini-concorsi. L'Ato si occuperà della
programmazione e funzionerà come stazione appaltante affidando i
servizi a livello provinciale. L'Eser stabilirà anche le tariffe
del servizio che sarà riscosso dalle società che vinceranno gli
appalti per la gestione dei rifiuti. Per quanto riguarda il destino
dei circa 10 mila lavoratori del settore, questi saranno iscritti
tutti in un albo unico dal quale le aziende che vinceranno le gare
dovranno attingere. L'albo costituirà una sorta di «titolo», nel
senso che chi vorrà lavorare nel settore dovrà farne parte. Ri. Ve.
Crisi dei rifiuti. Frenata sui
termovalorizzatori: stiamo valutando, non è detto che li
realizzeremo. Il dirigente Pirillo: l'emergenza costa 800 milioni
in più l'anno Crocetta a Orlando: pronti a requisire Bellolampo
«Siamo pronti a requisire la discarica
di Bellolampo se gli impianti di trattamento rifiuti dal primo luglio
non funzioneranno a regime per poter ospitare tutti i Comuni del
Palermitano. Siamo pronti ad aiutare la città utilizzando gli ex Pip
per la raccolta differenziata porta a porta». Il presidente della
Regione, Rosario Crocetta, passa al contrattacco e sui rifiuti
replica duramente a Leoluca Orlando, primo cittadino di Palermo e a
capo dell'Anci, l'associazione dei sindaci che in questi giorni
ha a sua volta attaccato il governo sulla crisi dei rifiuti. Insomma,
l'emergenza diventa nuovo terreno di scontro politico che poco
potrebbe interessare ai cittadini, se non fosse che i problemi si
traducono in tasse più care: «Questa gestione emergenziale -
spiega il nuovo dirigente generale dei Rifiuti, Maurizio Pirillo -
crea un aumento della spesa nel settore da un miliardo a 1,8 miliardi
l'anno». Dunque non c'è tempo, bisogna «normalizzare il
settore» ribadisce l'asses - sore Vania Contrafatto. E Crocetta
dichiara il primo obiettivo: «Ridurre al minimo i rifiuti da portare
nelle discariche». In questo modo si allunga la vita dei siti e i
costi calano. Resta però una parte di rifiuti da smaltire, come?
«Stiamo studiando - spiega Crocetta - per capire se è più
conveniente realizzare termovalorizzatori o portare rifiuti
all'estero o in altre regioni. Non è detto che gli inceneritori si
faranno. Se così sarà ne realizzerò al massimo cinque, più
piccoli, e li posizioneremo dove oggi sorgono le discariche». In
ogni caso gli impianti dovranno smaltire in tutto 700 mila tonnellate
di rifiuti l'an - no e le gare andranno bandite entro ottobre. È
nell'immediato, invece, che nascono i problemi. Perché il piano
del governo concordato con Roma prevede di accelerare sul fronte
dell'impianti - stica ancora carente e di aumentare la
differenziata con precise scadenze. «Stiamo cercando di velocizzare
l'iter delle autorizzazioni - dice Contrafatto - purtroppo in
Sicilia le norme consentono di realizzare in tre anni quello che si
può fare in uno». Il primo tipo di impianto su cui il governo ha
acceso i riflettori è quello di biostabilizzazione grazie al quale
in sostanza si riducono i rifiuti conferiti in discarica. L'ordinanza
prevede che senza questo impianto le discariche debbano chiudere. È
quanto è successo a Siculiana, che vede tra i soci il vicepresidente
di Confindustria Giuseppe Catanzaro, e Gela. Da quando hanno chiuso,
però, oltre cento Comuni sono stati costretti a scaricare altrove
nell'Isola con un aggravio dei costi. Nell'or - dinanza è
prevista la possibilità di installare una tipologia provvisoria di
questi impianti. «Lo stanno già prevedendo a Gela - spiega
Crocetta - lo faranno nell'arco di una ventina di giorni.
Altrettanto potrebbe accadere a Sciacca». A questo punto, ipotizza
Pirillo, «dovrebbe essere logico che lo faranno pure anche a
Siculiana dove stando chiusi perdono circa 30 milioni l'anno». I
Catanzaro avevano annunciato l'intenzione di realizzare questo
impianto ma per farlo occorrono circa 4, 5 mesi. E ora fanno sapere
che «continueremo a ricercare e valutare tutte le soluzioni
tecnicamente sostenibili». Per la provincia di Palermo, però,
Crocetta punta a dirottare i Comuni nella discarica di Bellolampo:
«Questo sito deve poter gestire i rifiuti dei Comuni dell'area
metropolitana abbassando le tariffe per il conferimento. Sia chiaro,
la requisizione vale anche per le strutture pubbliche che non
rispettano le norme». E via con un duro attacco, sostenendo che «la
Regione è andata più volte in aiuto di Palermo e siamo pronti ad
aiutare Orlando anche questa volta affidando ai Pip la raccolta porta
a porta. Ma dal primo luglio l'impianto di biostabilizzazione dovrà
funzionare a regime, si attrezzino con i turni e con il personale. Si
diceva che noi portavamo i lavori a Siculiana per favorire l'uomo di
Confindustria. La verità è che la discarica di Bellolampo non era
pronta». Sergio Marino, assessore del Comune di Palermo ed ex
presidente della Rap, che gestisce la discarica, rassicura: «Il
Comune sarà in condizione di rispettare i pur gravosi limiti ed
obiettivi stabiliti nella recente ordinanza della Regione. Per quanto
riguarda l'impianto si sono riscontrate carenze e ritardi nella fase
di avvio gestionale a causa di errori progettuali riconducibili
unicamente alla stazione appaltante e cioè alla Regione».
Per licenziare gli statali non vale
la legge Fornero.
Lo ha stabilito la Cassazione: per
il pubblico impiego resta valido l'articolo 18 previsto dallo
statuto dei lavoratori.
L'articolo 18 non è scomparso per
tutti, la garanzia di reintegra vale ancora, nella sua versione
originale, per tutti i 3,2 milioni di statali. A sancirlo è una
sentenza della Cassazione, che detta la linea su una questione quanto
mai dibattuta. Dopo gli interventi della legge Fornero, del 2012, e
del Jobs act, entrato in vigore lo scorso anno, la possibilità di
riottenere il posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo è
stata infatti circoscritta. Ma le nuove regole sono state cucite
addosso al lavoratore privato, per il pubblico si è rinviato a
successivi interventi o si è taciuto. Da qui i dubbi. Il ministro
della P.A, Marianna Madia, ha però sempre ribadito il principio per
cui ai travet «non si applicano le modifiche apportate» allo
Statuto dei lavoratori. Se la pronuncia non bastasse il Governo è
pronto a chiarire per legge la faccenda nel Testo Unico sul pubblico
impiego atteso per l'estate o al più entro l'anno. D'altra
parte la materia è intricata e la stessa Corte ammette come siano
emersi «orientamenti contrastanti». Ciò non stupisce visto che,
viene spiegato nella sentenza, su un piatto della bilancia c'è il
principio di «uniformità di trattamento» fra pubblico e privato
mentre sull'altro pesa «la inconciliabilità» della nuove regole
con il regime valido nella P.A. La sezione lavoro di piazza Cavour
dopo «una approfondita e condivisa riflessione» ha quindi preso la
sua decisione, per altro in opposizione a una precedente pronuncia,
anche abbastanza recente (fine novembre 2015). «Plurime ragioni»
hanno portato a correggere il tiro e quindi ad «escludere» un
articolo 18 depotenziato. Tra le motivazioni viene riportata anche la
posizione della Corte Costituzionale: mentre nel privato «il potere
di licenziamento del datore di lavoro è limitato allo scopo di
tutelare il dipendente, nel settore pubblico» lo spazio d'azione
«è circondato da garanzie», poste «non solo e non tanto
nell'interesse del soggetto da rimuovere, ma anche e soprattutto a
protezione dei più generali interessi collettivi». A proposito, la
ministra Madia ha più volte sottolineato come nella P.A. chi espelle
ne risponde con i soldi di tutti. La Uil fa poi notare come nel
pubblico si entri «per concorso», mentre per la leader della Cgil,
Susanna Camusso, tutto torna: «Niente di speciale, se non il fatto
che le istituzioni continuano a funzionare». Non ci stanno invece
gli avvocati giuslavoristi per cui il doppio binario, pubblico e
privato, crea «disuguaglianza». Invita alla cautela l'esperto
Pietro Ichino: «La sentenza riguarda la legge Fornero ma non il Jobs
act. Se la Corte ha inteso affermare una netta e radicale
differenziazione della disciplina del licenziamento dei dipendenti
pubblici, la sentenza si porrebbe in contrasto con una tendenza
opposta, alla parificazione del trattamento fra settore pubblico e
settore privato, che è in atto ormai da un quarto di secolo». Per
scacciare ogni dubbio, secondo la Confsal Unsa, è però «necessario
un intervento» legislativo. La Corte avanza anche un'ipotesi,
parlando della possibilità di collegarsi al rinvio di legge inserito
dalla Fornero, che demanda a un atto successivo l'ar - monizzazione
tra i due canali. Per i magistrati si potrebbe semplicemente limitare
il rinvio e quindi «escludere l'automatica estensione di
modifiche». Il fronte P.A. è in fermento anche per altre novità,
oltre ai licenziamenti per i «furbetti» c'è il salario
accessorio, di produttività: le regole potrebbero essere riscritte
in due tappe. Subito un provvedimento che impedisce di rifarsi sui
dipendenti per sbagli commessi dai singoli enti e poi una normativa
quadro. Intanto è arrivato il decreto che sblocca i rinnovi per
oltre un milione di dipendenti pubblici (tra autonomie e sanità).
Anche per loro uno stanziamento equivalente a 300milioni di euro. «Il
Jobs act non si applica al pubblico impiego. Lo abbiamo detto
ripetutamente e scritto in un italiano chiaro. Per noi non ci sono
mai stati malintesi. Il Jobs act si applica solo ai lavoratori
privati». Così il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha
risposto alla domanda sulla necessità o meno di una nuova norma
specifica nel Testo unico sul pubblico impiego dopo la sentenza della
Cassazione, secondo cui l'art.18 continua a valere per tutti i
lavoratori del settore pubblico.
Livesicilia.it
Orlando,
Catanzaro e Faraone. Rifiuti: le tre guerre di Crocetta
I
vertici del triangolo coincidono con Siculiana, Bellolampo e San
Filippo del Mela. E
circoscrivono il teatro della nuova guerra del governatore. La guerra
dei rifiuti, per la precisione. Tra discariche chiuse e da requisire,
tra micro-termovalorizzatori e mega-impianti. Leoluca Orlando,
Giuseppe Catanzaro e Davide Faraone (fosse solo per il suo ruolo di
rappresentante siculo del governo Renzi) sono i nuovi rivali, i nuovi
avversari, ai quali Rosario Crocetta non ha risparmiato frecciate e
attacchi violenti, durante una conferenza stampa nella quale ha
respinto l'idea di una ordinanza frutto dei "diktat" romani, ma
poi ha anche ammesso: "Il termovalorizzatore nel Messinese? Non è
nei piani della Regione. Il governo nazionale chiarisca cosa vuole
fare".
Intanto,
quell'ordinanza ha portato, tra gli effetti pratici, alla chiusura
della discarica di Siculiana. Quella,
per intenderci, gestita dall'imprenditore Giuseppe Catanzaro, per
anni tra i dirigenti di punta della Confindustria siciliana. E vicino
storicamente ad Antonello Montante, l'ala dell'associazione che -
dopo la polemica scissione con Marco Venturi - appare ancora la più
vicina o la più gradita al governo regionale. E così, la "guerra"
contro Catanzaro rischia di essere una schermaglia, o poco più. Un
modo, in pratica, per consentire allo stesso Crocetta di presentarsi
"più realista del re". E disinnescare, così, le critiche a
quella Confindustria che da tempo ormai giungono dal vero rivale del
governatore, cioè Leoluca Orlando. Ma intanto, ecco le bordate nei
confronti di Catanzaro: "Non è riuscito a dotarsi di un impianto
di biostabilizzazione. Per quale motivo? L'ho chiamato anche la sera
prima di firmare l'ordinanza e mi ha confermato che non intendeva
nemmeno utilizzare quello mobile. A quel punto, ho chiuso la
discarica: è finito il tempo delle deroghe e delle proroghe".
L'impianto "mobile" sarebbe necessario a colmare i 4-5 mesi
indicati dalla Catanzaro costruzioni, come quelli necessari per la
costruzione dell'impianto. La ditta, intanto, sceglie il silenzio. Ma
filtra, da ambienti vicini a Catanzaro, una ricostruzione nella quale
i ritardi sarebbero dovuti anche alla burocrazia regionale. Mentre i
tempi richiesti per la costruzione del nuovo impianto - troppo
brevi - sarebbero apparsi quasi pretestuosi.
Solo
una "mossa", allora, l'attacco del governatore? Possibile.
Visto che in più occasioni, Crocetta ha ripetuto: "In tanti mi
dicevano che volevo favorire Catanzaro, vi sto dimostrando che non è
vero". E da Palazzo d'Orleans filtrano persino le indiscrezioni
relative a una presunta "trattativa" sulle tariffe che sarebbe
stata messa sulla bilancia insieme alla costruzione del nuovo
impianto. A rincarare la dose, oggi, il dirigente generale dei
Rifiuti, Maurizio Pirillo. Anche se in questo caso la presa di
posizione è apparsa più genuina: "Se io fossi un imprenditore
come Catanzaro - ha detto - non esiterei a dotarmi di un impianto
mobile che costa 15 mila euro al mese, visto che la conseguenza
sarebbe quella della perdita di un fatturato da quasi 3 milioni di
euro al mese". E non va dimenticato che Pirillo era il più fidato
(fu anche difeso pubblicamente) dirigente generale dell'ex assessore
all'Energia Nicolò Marino, che a più riprese ha attaccato la
Confindustria siciliana, con parole e concetti pesantissimi