GIORNALE DI SICILIA
Sul Cupa è ancora calato il silenzio
Dopo gli impegni niente soluzioni
Cala il silenzio sul Cupa, consorzio
universitario di Agrigento. Dopo la fuoriuscita dell'ex Provincia,
il sindaco Lillo Firetto, che rappresenta il socio di maggioranza del
Consorzio universitario, sta muovendo i primi passi per cercare di
giungere alla nomina di un management di qualità a cui affidare la
gestione del Polo. Le quotazioni di Gaetano Armao, ex assessore
regionale, persona super partes, stanno aumentando di giorno in
giorno. Da più parti arrivano segnali a favore dell'avvocato. A
scapito di Enzo Sardo che era stato dato in un primo momento come
probabile presidente. Sardo potrebbe far parte del Cda assieme a
Giovanni Di Maida, che così sarebbe riconfermato. Firetto attende le
mosse della Regione che dovrà trasferire al Cupa la somma di 800
mila euro quale contributo straordinario per il Polo. Tra Comune e
Camera di commercio, il consorzio ha a disposizione solo 200 mila
euro (150 mila il Comune e 50 mila l'ente Camerale), ma per
mantenere i livelli formativi sono necessari altri soldi. In tutto
774 mila euro. E Firetto li cerca anche tra i privati. Intanto
sull'argo - mento interviene Pietro Di Noto, uno studente che si è
interessato delle vicende del Cupa. «Ètrascorso più di un anno da
quando il governo siciliano ha assunto l'impegno di salvaguardare e
rilanciare il polo universitario di Agrigento. Ad oggi però non è
stato possibile riscontrare delle soluzioni concrete - scrive Di
Noto - e intanto a fare le spese dei continui ritardi e degli
esasperanti rinvii sono stati ben tre corsi di studi le cui offerte
formative non sono state rinnovate per il prossimo anno accademico.
Numerose sono state le iniziative portate avanti da noi studenti al
fine di sensibilizzare, purtroppo vanamente, le istituzioni sul tema
della salvaguardia e della tutela del diritto all'istruzione, e se
questa situazione fatta di continui rinvii andare ancora avanti non
ci resterà che consegnare i nostri certificati elettorali. Per
questo ci aspettiamo nei prossimi giorni risposte concrete da parte
del governo siciliano sperando che le prossime settimane siano
finalmente quelle decisive per le sorti del Cupa. È il momento che
la Regione e gli altri Comuni della provincia facciano la loro
parte» Paolo Picone
SICILIA24H.ITUil di Agrigento: "Partecipa alla
manifestazione di giorno 30 a Palermo per lo stallo sui precari degli
enti locali siciliani"
Uil di Agrigento:"Partecipa alla
manifestazione di giorno 30 a Palermo per lo stallo sui precari degli
enti locali siciliani"
Sulle problematiche che affliggono il
precariato siciliano sempre più in balia delle mancate scelte
politiche romane e palermitane, intervengono i vertici provinciali
della Uil di Agrigento con il Segretario Generale Della Camera
Sindacale Gero Acquisto e il segretario della funzione pubblica
Fabrizio Danile, che giorno 30 saranno presenti a Palermo per la
manifestazione unitaria a favore dei lavoratori delle pubblico
impiego siciliano."Dopo aver aspettato questo ping pong politico
che a oggi non ha sortito ancora nulla di concreto per chiudere la
vertenza precari degli enti locali e dell'ex province, abbiamo
deciso di farci sentire ancora più pesantemente nei confronti del
governo regionale per costringerlo ad assumersi delle responsabilità
oggettive. La manifestazione che sarà unitaria si indirizza alla
salvaguardia dei posti di lavoro di questo bacino che racchiude 17
mila lavoratori, in molti casi abbiamo marito e moglie che lavorano
da 25 anni in questo settore e hanno subito una serie interminabili
di ritardi e mancate scelte chiare dalla politica che adesso mettono
a rischio il loro posto di lavoro. Noi chiediamo innanzi tutto le
deroghe del governo nazionale per allargare i vincoli e parametri del
patto di stabilità che ingessa qualsiasi comune a poter programmare
ad un progetto di stabilizzazione nei prossimi anni. Per questo ci fa
piacere che parteciperanno anche i Sindaci e gli amministratori
dell'isola per dare man forte alla battaglia e per fare finalmente
chiarezza per questi lavoratori che non devono essere utilizzati per
scopi meramente politici ed elettoralistici, che visti i risultati
premiano sempre meno questi schemi datati e arruffati. Il governo
regionale se al netto delle dichiarazioni di comodo vuol farsi carico
seriamente di questa platea deve "storicizzare" la spesa per i
contrattisti delle pubbliche amministrazioni per almeno 5 anni,
procedendo alla rivisitazione delle piante organiche e del turn over.
Sono degli obiettivi che noi come Uil rivendichiamo da almeno un
triennio, che in altre regioni hanno trovato una soluzione politica e
legislativa come è accaduto in Calabria ed hanno garantito una
strada finalmente di equità sociale e lavorativa, che deve esserci
pure per il precariato isolano che merita lo stesso trattamento
attraverso atti politici che riconoscono il loro ruolo, le loro
funzioni e professionalità che hanno acquisito in tantissimi anni
con sacrificio ed impegno.
Livesicilia.itProvince, il pasticcio infinito
La
riforma dovrà tornare in Aula
PALERMO
- Più che una riforma è una maledizione. La
legge sulle Province dovrà tornare a Sala d'Ercole. Ancora una
volta. Per essere discussa, modificata, pubblicata e passare
nuovamente il vaglio di Palazzo Chigi. Un nuovo pasticcio, insomma.
Che rischia di far slittare nuovamente le elezioni e che
verosimilmente obbligherà il governo regionale a una nuova proroga
per i commissari degli enti.
Incredibile,
ma vero. E
adesso, la vicenda è così contorta da non rendere più chiara
l'origine dell'errore. Se si tratta, infatti, dell'ennesimo
strafalcione del governo Crocetta. O se, invece, è una nuova mazzata
alla Sicilia del governo Renzi. O ancora se - semplicemente - i
due esecutivi non si sono compresi, e sarebbe forse l'ipotesi più
preoccupante.
Fatto
sta che a Palazzo d'Orleans, pochi
giorni fa, la giunta ha dovuto rimettere mano a una legge che
sembrava finalmente pronta. Dopo aver corretto l'ultimo punto che
sembrava discostarsi dalla legge Delrio: l'automatismo tra il sindaco
capoluogo e quello della città metropolitana.
E
invece no. Già
l'11 maggio scorso infatti il Sottosegretario di Stato per gli affari
regionali aveva scritto al governo Crocetta: "permangono rilievi, -
sottolineava - oggetto di impugnativa da parte del governo
relativamente alle modalità elettive del Presidente del libero
Consorzio". La legge con cui la Sicilia ha infatti accolto in prima
battuta l'impugnativa romana, aveva abrogato una norma che invece
aderiva alla Delrio. Insomma, mentre l'Ars aggiustava parte della
legge, ne rompeva un altro pezzo. "Tale soppressione - si legge
sempre nella nota del Sottosegretario di Stato - è suscettibile di
configurare una violazione degli articoli 3 e 51 della Costituzione".
In particolare, la norma è quella che riguarda i presidenti dei
Liberi consorzi: governo regionale e Ars avevano infatti cancellato
il passaggio che prevedeva l'impossibilità di candidarsi a
presidente del Consorzio per quei sindaci il cui mandato scadeva
prima dei 18 mesi dalla data prevista delle elezioni. Un limite che
adesso governo e Ars dovranno reintrodurre.
Ma
non solo.
La legge sulle Province dovrà essere modificata anche in un altro
punto: introducendo, cioè, la possibilità dell'elezione diretta del
sindaco metropolitano. Una elezione da parte dei cittadini, quindi,
che dovrà però necessariamente passara dall'adozione nello Statuto
delle Città metropolitane delle norma per il suffragio
universale.
Si
cambia, quindi. Ancora una volta.
Era il 2013 quando Crocetta annunciò a tutte le televisioni d'Italia
di avere "abolito, primi nel Paese, le Province". Una frase che
ha finito per suonare come una maledizione su una riforma che da quel
momento è stata solo un elenco di errori, scivoloni, strafalcioni,
impugnative. E soprattutto di commissariamenti infiniti e deleteri
per gli enti, le infrastrutture, le scuole, il personale stesso delle
ex Province.
E
adesso, però, a rischio sono le stesse elezioni. Le
nomine dei commissari sono state prorogate infatti fino a settembre.
Entro quella data avrebbero dovuto svolgersi le elezioni di secondo
grado per gli organi dei nuovi enti. E invece, quella data è
seriamente a rischio. L'Ars si riunirà infatti il 21 giugno. Ma
all'ordine del giorno non è previsto l'esame di questo ddl di
modifica della riforma. Dovrà quindi passare dalle commissioni di
merito, poi dall'Aula, quindi dalla Gazzetta ufficiale, e ancora
dovrà attendere il "via libera" (ammesso che arrivi) da Palazzo
Chigi. A quel punto, probabilmente sarà necessario prolungare ancora
un po' gli incarichi ai commissari. E così, l'epocale riforma delle
Province rimarrà alla storia come un clamoroso "papocchio" e il
più lungo commissariamento mai visto in Sicilia