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rassegna stampa del 17 giugno 2016

GIORNALE DI SICILIA
Sul Cupa è ancora calato il silenzio Dopo gli impegni niente soluzioni Cala il silenzio sul Cupa, consorzio universitario di Agrigento. Dopo la fuoriuscita dell'ex Provincia, il sindaco Lillo Firetto, che rappresenta il socio di maggioranza del Consorzio universitario, sta muovendo i primi passi per cercare di giungere alla nomina di un management di qualità a cui affidare la gestione del Polo. Le quotazioni di Gaetano Armao, ex assessore regionale, persona super partes, stanno aumentando di giorno in giorno. Da più parti arrivano segnali a favore dell'avvocato. A scapito di Enzo Sardo che era stato dato in un primo momento come probabile presidente. Sardo potrebbe far parte del Cda assieme a Giovanni Di Maida, che così sarebbe riconfermato. Firetto attende le mosse della Regione che dovrà trasferire al Cupa la somma di 800 mila euro quale contributo straordinario per il Polo. Tra Comune e Camera di commercio, il consorzio ha a disposizione solo 200 mila euro (150 mila il Comune e 50 mila l'ente Camerale), ma per mantenere i livelli formativi sono necessari altri soldi. In tutto 774 mila euro. E Firetto li cerca anche tra i privati. Intanto sull'argo - mento interviene Pietro Di Noto, uno studente che si è interessato delle vicende del Cupa. «Ètrascorso più di un anno da quando il governo siciliano ha assunto l'impegno di salvaguardare e rilanciare il polo universitario di Agrigento. Ad oggi però non è stato possibile riscontrare delle soluzioni concrete - scrive Di Noto - e intanto a fare le spese dei continui ritardi e degli esasperanti rinvii sono stati ben tre corsi di studi le cui offerte formative non sono state rinnovate per il prossimo anno accademico. Numerose sono state le iniziative portate avanti da noi studenti al fine di sensibilizzare, purtroppo vanamente, le istituzioni sul tema della salvaguardia e della tutela del diritto all'istruzione, e se questa situazione fatta di continui rinvii andare ancora avanti non ci resterà che consegnare i nostri certificati elettorali. Per questo ci aspettiamo nei prossimi giorni risposte concrete da parte del governo siciliano sperando che le prossime settimane siano finalmente quelle decisive per le sorti del Cupa. È il momento che la Regione e gli altri Comuni della provincia facciano la loro parte» Paolo Picone  

SICILIA24H.ITUil di Agrigento: "Partecipa alla manifestazione di giorno 30 a Palermo per lo stallo sui precari degli enti locali siciliani"
Uil di Agrigento:"Partecipa alla manifestazione di giorno 30 a Palermo per lo stallo sui precari degli enti locali siciliani"
Sulle problematiche che affliggono il precariato siciliano sempre più in balia delle mancate scelte politiche romane e palermitane, intervengono i vertici provinciali della Uil di Agrigento con il Segretario Generale Della Camera Sindacale  Gero Acquisto e il segretario della funzione pubblica Fabrizio Danile, che giorno 30 saranno presenti a Palermo per la manifestazione unitaria a favore dei lavoratori delle pubblico impiego siciliano."Dopo aver aspettato questo ping pong politico che a oggi non ha sortito ancora nulla di concreto per chiudere la vertenza precari degli enti locali e dell'ex province, abbiamo deciso di farci sentire ancora più pesantemente nei confronti del governo regionale per costringerlo ad assumersi delle responsabilità oggettive. La manifestazione che sarà unitaria si indirizza alla salvaguardia dei posti di lavoro di questo bacino che racchiude 17 mila lavoratori, in molti casi abbiamo marito e moglie che lavorano da 25 anni in questo settore e hanno subito una serie interminabili di ritardi e mancate scelte chiare dalla politica che adesso mettono a rischio il loro posto di lavoro. Noi chiediamo innanzi tutto le deroghe del governo nazionale per allargare i vincoli e parametri del patto di stabilità che ingessa qualsiasi comune a poter programmare ad un progetto di stabilizzazione nei prossimi anni. Per questo ci fa piacere che parteciperanno anche i Sindaci e gli amministratori dell'isola per dare man forte alla battaglia e per fare finalmente chiarezza per questi lavoratori che non devono essere utilizzati per scopi meramente politici ed elettoralistici, che visti i risultati premiano sempre meno questi schemi datati e arruffati. Il governo regionale se al netto delle dichiarazioni di comodo vuol farsi carico seriamente di questa platea deve "storicizzare" la spesa per  i contrattisti delle pubbliche amministrazioni per almeno 5 anni, procedendo alla rivisitazione delle piante organiche e del turn over. Sono degli obiettivi che noi come Uil rivendichiamo da almeno un triennio, che in altre regioni hanno trovato una soluzione politica e legislativa come è accaduto in Calabria ed hanno garantito una strada finalmente di equità sociale e lavorativa, che deve esserci pure per il precariato isolano che merita lo stesso trattamento attraverso atti politici che riconoscono il loro ruolo, le loro funzioni e professionalità che hanno acquisito in tantissimi anni con sacrificio ed impegno.
Livesicilia.itProvince, il pasticcio infinito 
La riforma dovrà tornare in Aula


PALERMO - Più che una riforma è una maledizione. La legge sulle Province dovrà tornare a Sala d'Ercole. Ancora una volta. Per essere discussa, modificata, pubblicata e passare nuovamente il vaglio di Palazzo Chigi. Un nuovo pasticcio, insomma. Che rischia di far slittare nuovamente le elezioni e che verosimilmente obbligherà il governo regionale a una nuova proroga per i commissari degli enti.

Incredibile, ma vero. E adesso, la vicenda è così contorta da non rendere più chiara l'origine dell'errore. Se si tratta, infatti, dell'ennesimo strafalcione del governo Crocetta. O se, invece, è una nuova mazzata alla Sicilia del governo Renzi. O ancora se - semplicemente - i due esecutivi non si sono compresi, e sarebbe forse l'ipotesi più preoccupante.

Fatto sta che a Palazzo d'Orleans, pochi giorni fa, la giunta ha dovuto rimettere mano a una legge che sembrava finalmente pronta. Dopo aver corretto l'ultimo punto che sembrava discostarsi dalla legge Delrio: l'automatismo tra il sindaco capoluogo e quello della città metropolitana.

E invece no. Già l'11 maggio scorso infatti il Sottosegretario di Stato per gli affari regionali aveva scritto al governo Crocetta: "permangono rilievi, - sottolineava - oggetto di impugnativa da parte del governo relativamente alle modalità elettive del Presidente del libero Consorzio". La legge con cui la Sicilia ha infatti accolto in prima battuta l'impugnativa romana, aveva abrogato una norma che invece aderiva alla Delrio. Insomma, mentre l'Ars aggiustava parte della legge, ne rompeva un altro pezzo. "Tale soppressione - si legge sempre nella nota del Sottosegretario di Stato - è suscettibile di configurare una violazione degli articoli 3 e 51 della Costituzione". In particolare, la norma è quella che riguarda i presidenti dei Liberi consorzi: governo regionale e Ars avevano infatti cancellato il passaggio che prevedeva l'impossibilità di candidarsi a presidente del Consorzio per quei sindaci il cui mandato scadeva prima dei 18 mesi dalla data prevista delle elezioni. Un limite che adesso governo e Ars dovranno reintrodurre.

Ma non solo. La legge sulle Province dovrà essere modificata anche in un altro punto: introducendo, cioè, la possibilità dell'elezione diretta del sindaco metropolitano. Una elezione da parte dei cittadini, quindi, che dovrà però necessariamente passara dall'adozione nello Statuto delle Città metropolitane delle norma per il suffragio universale.

Si cambia, quindi. Ancora una volta. Era il 2013 quando Crocetta annunciò a tutte le televisioni d'Italia di avere "abolito, primi nel Paese, le Province". Una frase che ha finito per suonare come una maledizione su una riforma che da quel momento è stata solo un elenco di errori, scivoloni, strafalcioni, impugnative. E soprattutto di commissariamenti infiniti e deleteri per gli enti, le infrastrutture, le scuole, il personale stesso delle ex Province.

E adesso, però, a rischio sono le stesse elezioni. Le nomine dei commissari sono state prorogate infatti fino a settembre. Entro quella data avrebbero dovuto svolgersi le elezioni di secondo grado per gli organi dei nuovi enti. E invece, quella data è seriamente a rischio. L'Ars si riunirà infatti il 21 giugno. Ma all'ordine del giorno non è previsto l'esame di questo ddl di modifica della riforma. Dovrà quindi passare dalle commissioni di merito, poi dall'Aula, quindi dalla Gazzetta ufficiale, e ancora dovrà attendere il "via libera" (ammesso che arrivi) da Palazzo Chigi. A quel punto, probabilmente sarà necessario prolungare ancora un po' gli incarichi ai commissari. E così, l'epocale riforma delle Province rimarrà alla storia come un clamoroso "papocchio" e il più lungo commissariamento mai visto in Sicilia

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