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rassegna stampa dell'1 luglio 2016

Giornale di sicilia

A
genzia per i precari, no di sindaci e sindacati
Stipendi in ritardo, futuro incerto: in migliaia in corteo a Palermo.
Spaccatura sulla rinuncia all'incontro con Crocetta
   
Sindaci con le fasce tricolori, sindacati confederali insieme agli autonomi, e poi migliaia di precari. Palermo ieri è stata invasa da un corteo con pochi precedenti, per i numeri e per il fronte di protesta coalizzatosi. Tutti hanno attaccato il governo per i ritardi nelle stabilizzazioni dei circa 16 mila contrattisti degli enti locali. Secondo i sindacati sono scesi in strada in 5 mila. L'Anci, guidata da Leoluca Orlando, segnala fra questi almeno 300 sindaci (su 390). Secondo le forze dell'ordine i manifestanti erano di meno. In ogni caso il corteo ha paralizzato Palermo, snodandosi lungo il Cassaro da piazza Marina fino a piazza Indipendenza, sede la Presidenza. I precari lamentano un ritardo nel pagamento degli stipendi che in alcuni casi raggiunge anche 10 mesi. In più è scattato l'allarme perchè le stabilizzazioni non arrivano e a fine anno non si potrà neppure prorogare i contratti per via di paletti nazionali e regionali che impongono concorsi aperti all'esterno, nuove piante organiche e conti in ordine. Numeri a parte, il tema del giorno è stata la proposta di Crocetta per aggirare questi ostacoli: trasferire tutti i precari alla Resais, la società partecipata creata dalla Regione negli anni Ottanta. Da lì i precari verrebbero smistati, grazie a più poteri in termini di flessibilità e mobilità, dove c'è bisogno. Inoltre i posti liberi nei Comuni, appena 1.500 secondo gli ultimi calcoli, andranno assegnati con priorità ai dipendenti a tempo indeterminato delle ex Province. Si assottiglieranno ancora di più, quindi, gli spazi per i precari. Per Crocetta la Resais è l'unica soluzione. Sulla quale però è piovuto lo scetticismo generale. Orlando e Mario Emanuele Alvano dell'Anci si sono chiesti «se è stato fatto il dovuto approfondimento sulla fattibilità del piano dal punto di vista giuridico e finanziario, non essendo chiaro quale sia la tipologia di contratto che si immagina per i lavoratori degli enti locali». Anche dai sindacati confederali una secca bocciatura: «Non è più tempo di annunci e mosse elettorali. Nessuno pensi ad alcuna forma di privatizzazione» hanno detto Gigi Caracausi e Paolo Montera della Cisl Fp. E per Claudio Di Marco ed Enzo Abbinanti della Fp Cgil «non serve la Resais perchè opererebbe come come una agenzia interinale con maggiori margini di discrezionalità». Dubbi anche da parte della Uil Fpl, che però attende di conoscere il piano: «Il peggiore governo della storia della Regione sino ad oggi non è riuscito a dare alcun tipo di risposta» hanno detto Enzo Tango e Luca Crimi. Ma se sul no al governo le sigle in piazza hanno marciato compatte. Sul piano della proposta le divergenze sono emerse. Gli autonomi, a cominciare dalla sigla più rappresentativa, l'Mgl, avrebbero accettato l'invito di Crocetta a un confronto già ieri. Ma i confederali e l'Anci si sono rifiutati di sedersi al tavolo. Ne è nata una forte tensione, che ha costretto anche la Digos ad aumentare il livello di attenzione sulla protesta. Massimo Bontempo, leader del Movimento Giovani Lavoratori, va all'attacco: «Migliaia di precari sono venuti a Palermo per spingere il governo a trovare una soluzione. Non sedersi al tavolo svilisce le attese di questa gente». «L'Anci - ha detto il vicepresidente Paolo Amenta - non ha incontrato il governo perchè tutto si sarebbe concluso in un nulla di fatto». I confederali hanno dettato una nota in cui precisano che «non abbiamo accettato l'invi - to perchè la sede per trattare è la cabina di regia tra Regione e parti sociali». Che si riunirà mercoledì alle 11, conferma l'assessore agli Enti Locali Luisa Lantieri. Ma la piazza rischia di diventare incontrollabile. Gli autonomi di Cub e Alba annunciano che quella di ieri «è solo l'inizio della battaglia che terminerà solo a risultato raggiunto». Mentre il sindacato Csa, guidato da Giuseppe Badagliacca, ha chiesto di affrontare insieme due vertenze parallele: «Chiediamo una svolta per il finanziamento dei Liberi Consorzi e Città Metropolitane e per la stabilizzazione dei precari». E l'Asael, l'altra associazione degli amministratori di enti locali, guidata da Matteo Cocchiara, avverte: «No ai pannicelli caldi della cabina di regia regionale. La trattativa si sposti su un tavolo romano».


«Regione, i conti ora sono a posto pronti ad affrontare le grandi emergenze»
Intervista a Baccei

Grazie all'accordo chiuso con lo Stato, che porterà un miliardo e 685 milioni all'anno nelle casse regionali, siamo in grado di affrontare problemi vecchi in modo serio. Possiamo finanziare progetti che ristrutturano settori importanti: penso alla formazione professionale, all'agenzia per i precari, alle ex Province. Sono tutti problemi che affronteremo in una manovra di assestamento di bilancio che proporremo all'Ars fra la fine dell'estate e settembre»: Alessandro Baccei, assessore all'Economia, annuncia la fase 2 del risanamento dei conti. Che partirà da una manovra bis già in cantiere.

Cosa intende per interventi che ristrutturano settori importanti?

«Prendiamo l'esempio della formazione professionale. Il piano che l'assessore Marziano sta mettendo a punto con i ministeri del Welfare e dell'Istruzione è buono. Alleggerisce il settore dal personale in esubero e permette di finanziare corsi utili come quelli che sostituiscono l'obbligo scolastico. La Regione è in grado di mettere sul piatto 20/25 milioni all'anno. Una cifra simile la metterà lo Stato. Poi ci sono i fondi europei. E così, intorno a un progetto serio, il settore può ripartire dopo che è stato migliorato».

 Si può fare lo stesso con i precari? L'agenzia che li assorbirà può essere una soluzione?

 «Io non mi innamoro delle definizioni. Può essere indifferentemente la Resais o una nuova agenzia. Il punto è che deve poter svolgere servizi in house. La Regione è disposta ad accollarsi gli eventuali maggiori costi che deriveranno dal trasferimento di tutti i precari dei Comuni in questa struttura pubblica. I costi li stiamo stimando e comunque saranno di entità marginale rispetto a quelli attuali. Stiamo lavorando seriamente a questo piano in totale sinergia con la Presidenza della Regione e con l'assessore agli Enti Locali, Luisa Lantieri. Anche perchè nei Comuni al momento non ci sarebbero gli spazi necessari per stabilizzare tutti. E quindi così possiamo risolvere il problema. Stiamo però studiando una soluzione che mantenga salva la possibilità dei precari di tornare a occupare gli spazi dei Comuni che si libereranno negli anni per effetto del turn over. Il punto è che adesso, grazie all'accordo finanziario con lo Stato, abbiamo certezza di risorse per il futuro e questo ci da la possibilità di stabilizzare i precari».

Nella manovra bis che sta preparando ci sarà spazio per altre emergenze?

«Stiamo programmando un intervento anche per le ex Province. In questo caso il problema è enorme e per risolverlo servirebbero 150 milioni. Non arriveremo a tanto ma stiamo studiando soluzioni che risolvono completamente il problema lavorando su diverse leve: possiamo prendere funzioni delle Province (e quindi costi) trasferendoli a Regione e Comuni o erogare maggiori risorse. Altre ipotesi prevedono la mobilità verso amministrazioni dello Stato e altre soluzioni che stiamo affinando».

Dove troverete le risorse per affrontare tutti questi problemi?

«Utilizzeremo le risorse che erano state prudenzialmente accantonate per coprire eventuali disavanzi. Quest'anno, grazie anche all'accordo con lo Stato e alla gestione virtuosa del bilancio, non ci sarà disavanzo ma addirittura una riduzione di quello degli anni precedenti. E così potremo utilizzare i 60 milioni accantonati. Altrettanto sarà possibile utilizzare nel 2017. In più quest'anno le entrate, soprattutto l'Iva, stanno andando meglio del previsto e probabilmente avremo un maggior gettito, ancora da quantificare, che potremo utilizzare entro fine anno. Con queste risorse faremo l'asse - stamento entro settembre».

E la Finanziaria?

«Sempre grazie alle certezze che ci derivano dall'accor - do con lo Stato, saremo in grado di approvare la Finanziaria in giunta entro fine settembre o metà ottobre e portarla all'Ars per proporne l'approvazione entro fine anno».

 C'è una nuova filosofia nell'affrontare problemi vecchi come quelli che riguardano precari, formazione e Province?

 «Noi siamo per fare grossi interventi che risolvono strutturalmente il problema. Quando ci sono le condizioni per tutto ciò e di fronte a progetti seri, il governo si sforza di trovare le risorse. Possiamo riuscirci. Vale lo stesso per la riforma dei forestali, che è appena all'inizio della discussione in giunta ma che mi sembra si muova nella giusta direzione. Ed è un principio che si può applicare anche ai consorzi di bonifica: se li riportiamo in una condizione di efficienza in modo che ogni agricoltore abbia l'acqua di cui ha bisogno, e la paghi, allora possiamo anche trovare una soluzione strutturale che risolva anche il problema dei debiti che hanno maturato questi enti».

Ha più volte accennato agli effetti positivi dell'accordo maturato con lo Stato. Eppure non sono mancate critiche sui ricorsi a cui avete rinunciato. L'oppo - sizione sostiene che la Regione poteva pretendere svariati miliardi ma vi ha rinunciato in cambio di pochi soldi certi. È così?

«Questo era, secondo me, l'accordo migliore possibile nella situazione in cui eravamo. Non è vero che abbiamo rinunciato a un sacco di ricorsi e a parecchi più soldi. La maggior parte dei ricorsi che l'opposizione cita erano già stati persi. Prima di questo accordo ce n'era stato uno nel 2014: aveva portato nelle casse un miliardo e 285 milioni in cambio della rinuncia a ricorsi che valevano 582 milioni mentre altri ricorsi che valevano 5 miliardi e 367 milioni erano stati persi. Con l'accordo di quest'anno l'unico ricorso a cui abbiamo rinunciato vale 231 milioni. Mentre altri ricorsi che valevano 830 milioni sono stati persi in questa fase e dunque non sono stati oggetto di rinuncia. Noi abbiamo incassato stabilmente un miliardo e 685 milioni. E questa è la base per azzerare tutto il pregresso e per ripartire in futuro per nuove trattative. Dico di più, restano pendenti e non intaccati dall'accordo, altri ricorsi: sono 7 e valgono poco meno di 600 milioni».

 Il centrodestra e i grillini contestano l'obbligo di tagliare ancora le spese del 3%.

Sono tagli già pianificati nelle ultime due Finanziarie. Non ce ne saranno altri rispetto a questi.



Rifiuti, niente accordo sulla riforma Salta in giunta l'ok alle modifiche Stefania Giuffrè
PALERMO
Legge sui rifiuti, un nuovo stop. In giunta un nuovo nulla di fatto per la riforma che dovrebbe ridisegnare il servizio dello smaltimento rifiuti in Sicilia. Nella seduta di ieri la delibera era all'ordine del giorno e si è aperta la discussione. Ma non si è arrivati al dunque. Riforma che da Roma hanno sollecitato anche nei giorni scorsi: l'ultima ordinanza in materia di rifiuti concordata con il governo nazionale prevedeva che la legge arrivasse in giunta entro il 15 giugno e sebbene il termine non riguarda l'approvazione ma la semplice presentazione, da Palazzo Chigi non vedono di buon occhio ulteriori ritardi. A frenare sarebbe la resistenza di un'ala del Pd che non condivide la riforma e soprattutto l'accentramento in un unico ente di competenze e servizi finora demandati ai Comuni e agli Ato prima e alle Srr poi. La legge di fatto, così come è stata pensata dall'assessore Vania Contrafatto, dovrebbe azzerare la vecchia riforma Lombardo. I 27 vecchi Ato e le 18 Srr che avrebbero dovuto sostituirli verrebbero cancellati e al loro posto nascerebbe l'Eser, che dovrà occuparsi della gestione dei rifiuti nell'intera Sicilia. Di questo unico ente regionale i soci saranno i Comuni. Sarà l'ente a bandire tutte le gare d'ap - palto (e non più i Comuni), a organizzare i servizi, a scegliere le modalità di gestione, a stabilire le tariffe e a realizzare il piano regionale, prevedendo impianti e costi. Previsto anche un albo unico dei lavoratori. «Una legge inutile - dice il vicecapogruppo del Pd, Giovanni Panepinto - , perché cambiare tutto il sistema e non provare a fare funzionare quello attuale? Se prima non si risolve il problema degli impianti, non ha alcun senso». (*STEGI*)


livesicilia.it


I precari infiammano il dibattito Tutti i dubbi dei sindaci

"La grande partecipazione alla manifestazione di oggi conferma l'importanza e l'urgenza della questione precari nella Pubblica Amministrazione siciliana. La vertenza non troverà mai una soluzione senza un serio confronto con il Governo regionale e nazionale insieme". Lo dichiarano Claudio Di Marco e Enzo Abbinanti, Gigi Caracausi e Paolo Montera, Enzo Tango e Luca Crimi, spiegando perchè Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, non hanno partecipato ad un incontro con il Governo regionale a margine dell'imponente manifestazione di oggi. "Questa mattina - aggiungono i Segretari regionali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl - al termine del corteo dei lavoratori, dei sindaci e delle rappresentanze sindacali non abbiamo partecipato a un incontro con il governo regionale. Non per snobismo ma perché riteniamo che la questione vada affrontata in altro modo. Esiste una cabina di regia ed è quella la sede più opportuna, un tavolo a cui sedersi e confrontarsi su una piattaforma precisa e non su singole proposte che quotidianamente vengono annunciate ora dal governo regionale ora da quello nazionale". "Diciottomila precari siciliani - concludono i sindacati - aspettano risposte, i rappresentanti dei governi a Roma come a Palermo trovino soluzioni, anziché litigare con annunci spot, e le sottopongano ai sindacati ed agli amministratori e senza indugiare oltre. Non è più rinviabile un confronto tra governo regionale, governo nazionale, sindacati ed Anci su questo tema". "Circa la notizia in base alla quale il governo riterrebbe di avere individuato nella Resais lo strumento attraverso il quale risolvere in maniera strutturale la problematica dei lavoratori precari, in attesa di conoscere i dettagli della proposta e sperando che il governo prenda una posizione chiara e che non sia, come spesso è accaduto, soggetta a innumerevoli ripensamenti e modifiche, ci domandiamo se sia stato fatto il dovuto approfondimento sulla fattibilità di tale situazione sia da un punto di vista giuridico sia da un punto di vista finanziario non essendo chiaro, in ogni caso, quale sia la tipologia di contratto che si immagina per i lavoratori degli enti locali e se tutto ciò sia possibile senza alcun intervento di carattere normativo nazionale". Questo il commento di Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale dell'AnciSicilia. "Siamo certi - aggiungono - che questi nostri dubbi verranno chiariti già in occasione del prossimo incontro della cabina di regia, ma resta il fatto che riteniamo il governo nazionale un interlocutore imprescindibile su questa vicenda". (ANSA) "Non abbiamo incontrato il governo regionale per mantenere il fronte unito e non spaccare la neo costituita cabina di regia voluta con forza dal Csa. Il rischio era di distruggere il lavoro svolto in questi mesi che si è concretizzato oggi con la presenza massiccia a Palermo del corteo che ha percorso le vie del capoluogo. L'unica cabina che riunisce tutti deve diventare il vero luogo dove la proposta unisca tutti dando la forza necessaria per una soluzione definitiva da ricercare con l'intervento del governo nazionale". E' quanto dichiara il segretario regionale del Csa Giuseppe Badagliacca e il segretario provinciale Nicolò Scaglione, i sindacati Autonomi e i Movimenti di Base sul mancato incontro con il governo Crocetta alla fine del corteo dei precari che si è svolto oggi a Palermo.

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