GIORNALE DI SICILIA
I nodi della sicilia.
Corsa contro il tempo per riaprire
in fretta le discariche di Gela e Siculiana e riportare a pieno
regime Trapani.
Da Lentini primo carico verso la
Bulgaria.
Rifiuti all'estero, braccio di
ferro coi sindaci.
L'operazione
rifiuti all'estero scatterà a giorni. E costerà fino alla fine
dell'anno 40 milioni, che dovranno pagare i Comuni. Mentre
l'emergenza si fa ogni giorno più ingestibile, scoppia dunque
anche una crisi finanziaria che mette di nuovo l'uno di fronte
all'altro i sindaci e la Regione. La necessità di portare i
rifiuti all'estero è dettata dal fatto che la Regione non sa dove
smaltire una quota di immondizia calcolata in 250 mila tonnellate. È
la quota che una volta sarebbe stata «divisa» fra le discariche di
Gela, Trapani e Siculiana e di cui in questo momento si sta facendo
carico a fatica l'impianto di Lentini. Da oggi anche Bellolampo
(dove scaricheranno 28 Comuni) aumenterà i livelli di smaltimento e
nei prossimo giorni si potrebbe contare di nuovo su Trapani e Gela a
pieno regime. Ma all'assessorato ai Rifiuti sanno già che anche
così il sistema non andrà in equilibrio. Ecco quindi che l'unica
soluzione è attuare uno dei punti contenuti nell'ordinanza di
emergenza firmata un mese fa da Crocetta e dal ministro Galletti:
portare i rifiuti fuori dalla Sicilia, a bordo di navi, verso
strutture dotate di termovalizzatori. In questa prima fase, che
scatterà ai primi di agosto, non ci sarà un vero e proprio piano
generale: «Smaltire i rifiuti fuori dalla Sicilia è una operazione
che possono fare autonomamente i gestori delle discariche. D'altro
canto, i rifiuti una volta conferiti non appartengono più alla
Regione ma ai gestori delle discariche» commenta il dirigente del
dipartimento Rifiuti, Maurizio Pirillo. È una premessa fondamentale.
Significa che in questa prima fase ogni gestore individuerà una meta
finale per i rifiuti a prescindere da un costo unitario. E non a caso
la discarica di Lentini ha già scelto un impianto in Bulgaria per le
prime 10 mila tonnellate che partiranno a giorni. Mentre la discarica
di Trapani ha pubblicato un bando per selezionare l'offerta più
conveniente. Ma quanto costa portare l'immondizia al di là dello
Stretto? «Le cifre sono molto variabili a seconda della destinazione
- precisa Pirillo -. Se si sceglie una regione italiana si pagano in
media 170 euro a tonnellata. All'estero costa meno, ma siamo sempre
sui 70 euro a tonnellata. E noi dobbiamo spedire almeno 250 mila
tonnellate. Il costo si aggirerà sui 40 milioni». Inizialmente le
discariche agiranno in autonomia optando per destinazioni estere Ma
entro settembre Crocetta firmerà un accordo con almeno una regione
italiana per portare lì i nostri rifiuti e a quel punto da tutta la
Sicilia si opterà per questa nuova meta. A quel punto però il
problema sarà finanziario. Chi pagherà costi così elevati? Pirillo
allarga le braccia: «La Regione sta verificando se è possibile
aprire una linea di finanziamento almeno per il periodo di durata
della gestione emergenziale». Significa sperare in un aiuto che
durerà per sei mesi, al massimo un anno. Ma resta un'ipo - tesi
tutta da verificare. Nell'attesa il conto dovrebbero pagarlo i
Comuni, visto che sono loro che versano normalmente la tariffa di
conferimento ai gestori delle discariche. In pratica da agosto il
costo di smaltimento dei rifiuti per ogni sindaco aumenterà. Anche
perchè i rifiuti che andranno via dalla Sicilia vanno prima
«trattati» per separare la parte organica da quella secca e
riciclabile. Serviranno anche aree di stoccaggio per sistemare lì le
balle di rifiuti in attesa di trasferimento. I sindaci tuttavia hanno
già fatto capire che non possono intestarsi questo aggravio di
spesa. E che, se la Regione lo imporrà, l'unica soluzione sarà
aumentare le tasse per i cittadini. Questa la posizione dell'Anci,
che leggete in modo più articolato a pagina 2. L'unica speranza
per limitare i costi è che vada in porto un Risiko delle discariche
che la Regione ha pianificato e che dovrebbe alleviare i disagi fra
agosto e settembre. Prevede di riaprire in fretta la discarica di
Gela e quella di Siculiana riportando contemporaneamente a pieno
regime lo smaltimento a Trapani (per ora ridotto da lavori di
ristrutturazione di alcuni aree). E prevede soprattutto che anche a
Bellolampo aumenti la quota di rifiuti trattati nell'impianto di
biostabilizzazione. Se così sarà, si potrà inviare fuori dalla
Sicilia molto meno delle 250 mila tonnellate preventivate e anche i
costi
Rifiuti, ecco la mappa dei
termovalorizzatori Da Palermo a Lentini cinque mini-impianti 0 Gli
altri dovrebbero essere realizzati a Sciacca, Castellana Sicula e
Campobello di Mazara. Coinvolti pure i privati Alla Regione non
escludono di «invitare» anche i privati, in primis Catanzaro che
gestisce la discarica di Siculiana, a valutare la possibilità di
realizzare nella propria area un mini termovalorizzatore.
Giacinto Pipitone
Potrebbero essere
almeno 5 e nascere nelle due principali discariche attive e in alcune
di quelle dismesse. Eccolo il piano per realizzare i
mini-termovalorizzatori. All'assessorato ci lavorano da settimane.
Il primo problema, quello dell'individuazione dei siti, è stato
risolto. Si punterà su Bellolampo e Lentini. E poi di Sciacca,
Castellana Sicula e Campobello di Mazara. Per capire perchè sono
questi i siti in pole position bisogna partire da un presupposto che
illustra il dirigente del dipartimento Rifiuti, Maurizio Pirillo: «In
passato si era deciso di puntare sui forni delle cementerie e su
grandi industrie da riconvertire. Un errore. Non sarà così
innanzitutto perchè punteremo su impianti molto piccoli,
tecnologicamente avanzati e a impatto ambientale limitatissimo». Per
questo motivo la logica che sta prevalendo in assessorato è quella
di agire in zone che hanno già una «vocazione». Dunque le due più
grandi discariche, quella di Palermo e quella di Lentini, verranno
invitate a prevedere anche un impianto di termovalorizzazione.
Saranno impianti molto piccoli: «Potranno trattare - illustra ancora
Pirillo - non più di centomila tonnellate all'anno». Nella stessa
logica va vista la scelta di puntare su aree in cui in passato ci
sono discariche: Campobello, Sciacca e Castellana Sicula. «Dobbiamo
anche fare in modo - aggiunge Pirillo - che questi mini impianti
siano ben distribuiti geograficamente evitando così di costringere i
camion dei rifiuti a viaggiare in lungo e in largo per la Sicilia».
Alla Regione non escludono di «invitare» anche i privati, in primis
la famiglia Catanzaro che gestisce la discarica di Siculiana, a
valutare la possibilità di realizzare nella propria area un mini
termovalorizzatore. L'obiettivo resta quella di smaltire in questo
modo solo una parte dei rifiuti. La fetta più grande resterebbe
quella differenziata: secondo i piani si dovrebbe arrivare al 65%
entro il 2020. E in questo senso almeno le tre grandi aree
metropolitane di Palermo, Messina e Catania, dovrebbero accelerare al
ritmo di un +6% annuo. I termovalorizzatori sono previsti da un piano
nazionale. Roma voleva puntare su due impianti medio-grandi per
arrivare almeno a 750 mila tonnellate all'anno. Crocetta ha puntato
fin da subito su strutture più piccole per limitare l'impatto sui
territori. E così ecco che i termovalorizzatori dovrebbero essere da
5 a 7, forse qualcuno in più. I primi bandi dovrebbero essere pronti
per la fine dell'estate.
L'intervista/1 a Vania Contrafatto
di Giacinto Pipitone
«rifiuti all'estero, niente soldi
ai comuni» «Aumenteremo la raccolta differenziata, daremo una mano
ai sindaci per evitare che la situazione precipiti in estate, e da
settembre inizieremo a riformare il sistema»: l'assessore ai
Rifiuti, Vania Contrafatto, traccia la rotta di medio periodo per
superare l'emergenza.
I sindaci temono che smaltire i
rifiuti in altre regioni comporterà un aumento dei costi. Darete
loro dei contributi?
«Io sono sempre
stata contraria allo smaltimento fuori dalla Sicilia. Tuttavia è una
delle soluzioni messe nell'ordinanza firmata da Stato e Regione per
superare l'emergenza. È una strada che percorrono autonomamente le
discariche. Per il Comune dovrebbe cambiare poco, scarica dove ha
sempre scaricato. Poi è la discarica a prendere accordi con impianti
fuori dalla Sicilia».
Ma questi
accordi costeranno parecchio.
Anche se fosse
così non ci sarà un intervento pubblico. La Regione non potrebbe
intervenire neanche se lo volesse. I costi di smaltimento sono
previsti all'interno della tassa sui rifiuti».
Un mese fa con Roma avete fissato
accordi e scadenze. Come sta andando la verifica?
«Il governo
nazionale è soddisfatto. Stiamo rispettando gli impegni. È mancata
solo l'approvazione in giunta della riforma ma conto che possiamo
incassare questo risultato già oggi. E giovedì tornerò a Roma».
Il testo
cambierà ancora?
«Daremo una
diversa configurazione giuridica all'Eser, l'agenzia unica
diventerà un organo di coordinamento e controllo guidato da un
dirigente e senza l'assemblea dei sindaci mentre i bacini
territoriali prevederanno forme di intervento dei sindaci».
Quando manderà in soffitta Ato ed
Srr?
«A settembre
procederemo all'accorpamento delle Srr. Diventeranno 9 come i
bacini territoriali previsti nella riforma e coordinati dall'Eser.
È il primo passo».
Uno dei punti più controversi è il
futuro degli 11 mila lavoratori degli Ato. La riforma cosa prevederà
per loro?
«Bisogna partire
da un chiarimento. Si è diffusa la convinzione che tutti i
lavoratori sarebbero transitati automaticamente alle Srr e dunque ora
alla nuova agenzia o nei bacini territoriali. Non è così, sarebbe
un messaggio sbagliato. Il punto è che una parte del personale deve
essere assorbito da chi poi vincerà le gare per la gestione del
servizio. Lo prevederemo nei contratti di appalto».
E la raccolta
differenziata, quando arriverà a livelli accettabili?
«Fare previsioni
è difficile. Di sicuro le tre Città Metropolitane di Palermo,
Catania e Messina hanno presentato i piani per incrementarla. Solo
aumentando la differenziata potremo far diminuire la quantità di
rifiuti ed evitare che l'emergenza diventi cronica. È un'opportu
- nità anche per il personale dei vecchi Ato, che può essere
impiegato in questo settore».
Con il sindaco di Palermo i
rapporti restano tesi.
«La situazione di
emergenza che si è verificata a Palermo è dipesa dal comportamento
inspiegabile della Rap e del Comune, che solo la mattina del primo
luglio ci hanno chiesto un incontro urgente perché non potevano
rispettare l'ordinanza che scattava proprio quel giorno. Per mesi
Orlando ci ha accusato di dirottare i rifiuti della provincia in
impianti privati anziché portarli a Bellolampo e quando la Regione
ha provato a mandarglieli Orlando ha chiuso i cancelli della
discarica. La verità, al di là delle fantasiose accuse del sindaco,
è che la Rap non ha il personale e i mezzi per gestire anche i
rifiuti degli altri Comuni, ecco perché finchè abbiamo potuto non
li abbiamo inviati a Bellolampo. Adesso siamo stati costretti a
farlo. Venerdì abbiamo detto alla Rap che eravamo pronti a requisire
l'impianto di biostabilizzazione e d'improvviso si sono detti
disponibili ad accogliere altre 200 tonnellate al giorno. Da oggi 27
Comuni che prima andavano a Lentini potranno conferire a Bellolampo:
ci auguriamo che presto la Rap sarà in grado di accogliere i rifiuti
anche di altri Comuni che così pagherebbero molto meno per il
trasporto».
I disagi si
sono verifcati anche a Trapani .
«Lì non c'è
un problema di capienza della discarica, semplicemente andavano fatti
dei lavori di manutenzione. Una migliore organizzazione della
raccolta avrebbe evitato i rallentamenti negli ingressi degli
autocompattatori e pertanto i sacchetti di immondizia per le strade.
Capiamo le difficoltà dei sindaci e ci dispiace per i danni al
turismo, ma vorrei ricordare che la gestione del servizio, così come
la realizzazione degli impianti, è di competenza dei Comuni che,
collaborando fra loro, avrebbero potuto evitare tanti problemi. Siamo
comunque molto attenti a quello che sta accadendo nel Trapanese».
L'intervista/2 a Paolo amenta di
Riccardo Vescovo
«pagheranno i cittadini ora subito
la riforma»
«La nuova
ordinanza concordata con Roma consentirà ai Comuni di aumentare la
raccolta differenziata ma nell'immediato ci sarà un aggravio dei
costi. In bolletta peserà anche l'invio dei rifiuti all'estero. Ma
dobbiamo lavorare tutti per chiudere col passato e portare a regime
il nuovo sistema».
Lo afferma Paolo
Amenta, vicepresidente dell'Anci Sicilia, l'associazione dei Comuni.
L'invio dei rifiuti all'estero è
imminente. Ci sarà un aumento dei costi in bolletta per i cittadini?
«Secondo prime
stime passeremo da 140 a 160 euro pagati per ogni tonnellata di
rifiuto e mediamente ogni famiglia dovrebbe pagare 40 euro in più
all'anno. Cifra che si aggiungerà ad altri costi già elevatissimi
rispetto all'organizzazione e ai risultati. Ricordiamo che siamo al
12 per cento di raccolta differenziata e un'impiantistica ancora
frastagliata».
Come reagiranno i sindaci?
Purtroppo è una
situazione contro la quale adesso si potrà fare ben poco. Qualche
anno fa si poteva evitare, adesso siamo al collasso e i costi saranno
caricati nei bilanci. Qualche Comune potrebbe fare ricorso, ci sono
state avvisaglie nel Nisseno e nell'Agrigentino, ma purtroppo la
sensazione è che sia inevitabile. Io credo che sia arrivato il
momento di chiudere col passato e aprire una nuova stagione, di
guardare al futuro. Perchè al di là delle responsabilità che sono
di tutti, bisogna lavorare per migliorare il sistema e uscire fuori
definitivamente dall'emergenza».
Di chi sono le responsabilità sui
bassi livelli di differenziata?
«Il vero problema
è che fino ad oggi ci sono state regole poco chiare, confuse. La
nuova ordinanza concordata con Roma invece stabilisce obiettivi e
tempistiche precise che certamente faranno aumentare le percentuali e
ridurranno la parte residua di rifiuti da smaltire. Per questo motivo
credo che adesso verrà fuori finalmente la verità sulle reali
responsabilità dell'emergenza e si dimostrerà che di fronte a
regole chiare il sistema può funzionare».
In che modo la raccolta
differenziata sarà potenziata?
«I Comuni
dovranno approvare un regolamento entro la metà di luglio e avviare
il porta a porta per arrivare al 19 per cento circa di raccolta entro
novembre, aumentando dunque sei punti percentuali in pochi mesi. La
Regione però dovrà indicare chiaramente il numero degli impianti
che riescono a ricevere umido e dire ai Comuni in quale piattaforma
dove scaricare. Questo meccanismo dovrebbe consentire di portare la
differenziata al 35-40 per cento in breve tempo. I Comuni potranno
anche accelerare il processo proponendo sconti sulle tasse ai centri
commerciali e alle attività economiche che stipulano accordi con
strutture autorizzate alla differenziata».
Perchè fino ad oggi in Sicilia
questo non è stato possibile?
«Perchè c'era
disordine nella riforma, che prevedeva la nascita di società, le
Srr, che adesso nel nuovo piano scompaiono e sono sostituite dall'Ato
unico. I sindaci si sono trovati di fronte a una normativa confusa e
a un'impiantistica inesistente. Ora invece sono state stabilite
scadenze ben precise, ci sono obiettivi chiari da raggiungere».
Crede che i termovalorizzatori siano
comunque necessari?
«Quando il nuovo
sistema sarà a regime, ci sarà solo una parte residuale di rifiuto
che dovrà essere comunque smaltita. A quel punto qualsiasi impianto
potrebbe andare bene, ci sono impianti tecnologici molto avanzati che
potrebbero pure essere previsti perchè si parlerebbe di piccole
quantità da smaltire. Ma sarà un discorso da affrontare più
avanti, adesso l'importante è spingere al massimo la
differenziata».
Qual è invece la situazione delle
discariche?
«A nostro avviso
dovranno avere un ruolo sempre più marginale. Anche perchè dal
punto di vista economico, se l'avvio della raccolta differenziata col
porta a porta potrebbe generare un ulteriore aumento dei costi di
personale, in seguito i Comuni potrebbero ottenere dei risparmi e dei
ricavi e dunque le discariche saranno sempre meno convenienti. Sulle
discariche purtroppo abbiamo assistito a bracci di ferro e scontri
che hanno avuto come unica conseguenza un aumento dei costi e dei
disagi a danno dei cittadini».
Sicilia24h
Il Libero Consorzio aggiudica un
appalto per conto del Comune di FavaraContinua l'attività dell'Ufficio
Gare del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, che in qualità di
Stazione Unica Appaltante ha aggiudicato due importanti appalti per
conto del Comune di Favara. Entrambi gli appalti riguardano la
ristrutturazione di edifici comunali adibiti a scuole elementari. Il
primo appalto (stralcio plesso di via Agrigento), dell'importo
complessivo di 670.000,00 euro, è stato aggiudicato provvisoriamente
all'impresa QUINTALVI SRL con sede a Capizzi (ME), che ha offerto
il ribasso del 18,5274% sull'importo netto di 644.000,00 euro, ai
quali vanno aggiunti gli oneri per la sicurezza non soggetti a
ribasso pari a 26.000,00 euro. Seconda in graduatoria l'impresa BCR
PROJECT DI RIZZO CALOGERO con sede a Aragona (AG), che ha offerto il
ribasso del 18,4915%.
Il secondo appalto (stralcio del plesso
di via Bersagliere Urso), dell'importo complessivo di 665.000,00
euro, è stato aggiudicato provvisoriamente all'impresa CANNINO
SALVATORE con sede a San Giuseppe Jato (PA), con un ribasso del
18,9137% sull'importo netto di 640.000,00 euro, oltre 25.000, 00
euro per oneri di sicurezza. Seconda in graduatoria la EDILIZIA 2G
SRL di Modica (RG), con un ribasso del 18,9071%.
Non si ferma, dunque, l'attività
dello staff dell'Ufficio Gare del Libero Consorzio, che ai sensi
del Decreto Legislativo n. 163/2006 assiste i Comuni della
provincia, garantendo loro, grazie alla convenzione con lo stesso
Ufficio Gare, l'espletamento delle gare per l'affidamento di beni
e servizi.
LA SICILIA
EX PROVINCIA REGIONALEPrecari al lavoro senza garanzie
sullo stipendio.Precari dell'ex Provincia regionale
di Agrigento, tutti in servizio ma senza garanzia sugli stipendi.Se la proroga sui contratti dei
lavoratori a tempo de terminato firmata dal commissario Marcello
Maisano avrebbe dovuto garantire la prosecuzione degli impegni
formali almeno fino all'insediamento dei nuovi organi del divenendo
Libero consorzio, la questione finanziaria rimane totalmente
inalterata. In questi giorni, infatti, stando alle previsioni
realizzate dagli uffici contabili e finora più volta rese pubbliche,
dovrebbe essere terminato di euro circa di fondi Regionali che, fino
ad oggi, ha consentito il pagamento delle spettanze ai 130 precari in
servizio a Provincia. Palermo, come è noto, compartecipa con il
Libero consorzio al 50% al costo dei lavoratori ma il secondo ente,
ad oggi, non avrebbe a disposizione fondi necessari per pagare il
personale. Così finiti questi soldi, operativamente, l'ente non sa
dove andare letteralmente a pescare le risorse. Anche i sindacati
confermano di non avere notizie sul destino dei lavoratori a tempo
determinato, né in termini di proroga dei contratti né di copertura
economica degli stessi. Del resto le ultime no tizie disponibili
vedevano come unico spiraglio in tal senso arrivo di somme
provenienti dall'accordo tra il Governo regionale e quello
nazionale, per quanto nessuno abbia al momento una chiarezza
inequivocabile sull'importo disponibile per i Liberi Consorzi: se
fino ad un mese fa si parlava di un milione di euro per ogni Ente,
oggi si discute di 600mila euro in totale.
Intanto nei giorni scorsi i vertici
dell'ex Provincia di Agrigento sono stati auditi dalla Corte dei
conti in sede di esame del rendiconto 2014. Durante l'incontro
sarebbero state già avanzate alcune criticità che potrebbero
provocare a loro volta delle prescrizioni da applicare come
correttivi per i bilanci futuri. Al centro di tutto, ancora una
volta, i problemi economici dell'En te, che tra l'altro erano
stati già stigmatizzati in un complessivo studio realizzato dai
magistrati contabili sulla situazione dei liberi consorzi siciliani.
G.S.
SANTA MARGHERITA BELICEStrada dissestata e pericolosa,
nessuno interviene.
SANTA MARGHERITA BELICE. La strada è
dissestata ma, per i funzionari addetti alla manutenzione della
viabilità dell'ex Provincia regionale non risultano particolari di
pericolosità. L'oggetto del contendere è la strada Esa
Feudotto-Genovese-Montagnola, una scorciatoia, molto trafficata,
specialmente nel periodo estivo, che collega S. Margherita Belice
alle rinomate e frequentatissime spiagge menfitane di Lido Fiori e
Porto Palo. A segnalare al prefetto Diomede lo stato di degrado del
tratto stradale, Tanino Bonifacio, assessore alla viabilità e
vicesindaco. il quale, lo scorso mese di maggio, durante un incontro
istituzionale, ha consegnato al rappresentante dello Stato un dossier
fotografico. Ma, a detta di Bonifacio, i funzionari dell'ex
provincia avrebbero risposto picche.
«Tali affermazioni - ha detto
Bonifacio provocava no non solo lo stupore, ma soprattutto
l'irritazione del prefetto che convocava urgentemente funzionari
dell'ex Provincia. Purtroppo, dopo tutto ciò, ancora oggi nessun
intervento. Una situazione che si è resa ancora più pericolosa, in
considerazione del fatto che a strada è percorsa da centinaia di
giovani che, alla guida di motorini, si recano nelle spiagge del mare
di Menfi. Come dire, dinanzi ai dogmi della burocrazia, non ci sono
prefetti che tengano.
GIUSEPPE MERLO
DEDALO AMBIENTEPignorati i conti, stipendi a
rischio.RAVANUSA. Un debito di 85mila euro
vantato da un'officina meccanica di Licata, blocca i conti della
Dedalo Ambiente, società d'ambito dell'ato Ag3 che si occupa
delta raccolta dei rifiuti nei comuni di Canicattì, Campobello di
Licata, Ravanusa, Licata, Palma di Monte chiaro, Naro e Camastra. a
commissario delta società Salvatore Gueli, al commissario
liquidatore Rosario Miceli, ai comuni consorziati ed alla tesoreria
dell'ente la Banca San Francesco con sede a Licata, pochi giorni
addietro è stato notificato un atto di pignoramento dei conti da
parte de legale di fiducia del titolare del l'officina meccanica in
attesa che lo stesso possa rientrate in possesso delle somme da lui
vantate. Le conseguenze di questo passaggio sono devastanti per la
società. Infatti, in alcuni dei sette comuni non è stato possibile
pagare gli stipendiai dipendenti in altri la quattordicesima
mensilità. Le somme che il creditore chiede di avere liquidate sono
relative a de gli interventi di manutenzione che lo stesso aveva
effettuato di versi anni addietro ad automezzi di proprietà della
Dedalo Ambiente, che sino a poco tempo fa aveva la sede legale
proprio a Licata prima di spostarsi nella zona industriale di
Ravanusa.
Pignorando anche i comuni gli enti non
hanno la possibilità di effettuare i pagamenti dovuti alla Dedalo
Ambiente e quindi al momento tutta l'attività risulta dal punto di
vista economico bloccato. Questo ovviamente ha anche causato malumore
tra i dipendenti dei sette comuni alcuni dei quali erano in attesa di
percepire lo stipendio altri invece la quattordicesima mensilità.
Abbiamo dato mandato- ha dichiarato il
commissario liquidatore della Dedalo Ambiente Rosario Miceli - hai
nostri legali di impugnare il provvedimento che ci è stato
notificato dal Tribunale di Agrigento la scorsa settimana. Al momento
tutta l'attività dell'ente è bloccata ma siamo fiduciosi che
nel giro di pochi giorni si possa tornare alla normalità..
Ieri stesso i legali della Dedalo
Ambiente hanno provveduto a presentare ricorso avverso il
provvedimento di pignoramento effettuato dal legale di fiducia
dell'officina meccanica. In particola re gli avvocati della Dedalo,
sostengono che non sono ammesse procedure di esecuzione e di
espropriazione forzata nel con fronti degli enti locali presso
soggetti diversi dai rispettivi tesorieri.
CARMELO VELLA