GIORNALE DI SICILIA
L'ex Provincia non
riesce a gestire il servizio, mancano circa centomila euro all'anno.
E l'indagine non
viene fatta.
Nessun
rilevamento della qualità dell'aria in provincia di Agrigento, dal
2013. Da tre anni sono infatti ferme le centraline di monitoraggio
che l'ex Provincia aveva installato ad Agrigento Centro, Monserrato
Agrigento, Valle dei Templi Agrigento, Cammarata, Canicattì,
Lampedusa e Porto Empedocle. L'ente non ha i soldi per poter
effettuare il servizio (per un ammontare di circa 100 mila euro
all'anno) e così non si conosce più la qualità dell'aria che i
cittadini respirano, soprattutto lo sforamento delle polvere sottili.
Dall'ex Provincia, oggi guidata dal commissario Roberto Barberi,
fanno sapere che per mancanza di fondi il servizio non viene erogato
dal 2013 dall'ente, ma doveva essere l'Arpa a proseguire il
percorso intrapreso negli anni. Sembra che manchi una convenzione tra
l'ex Provincia e l'Arpa per poter avviare il servizio. Ed intanto
sono passati tre anni. Le centraline sono state acquistate negli anni
scorsi e adesso vengono abbandonate, non c'è alcuna manutenzione.
Impossibile conoscere i tassi di inquinamento in zone come il
quartiere di Monserrato, ad Agrigento, in cui in diverse rilevazioni
sono stati superati i limiti di polveri sottili, tecnicamente il
Pm10. La rete di monitoraggio della qualità dell'aria e il
laboratorio mobile per il rilevamento dell'inquinamento atmosferico
non sono più attive. Il commissario non ha i fondi necessari per
finanziare un nuovo bando per riattivare questo importantissimo
servizio. I suoi uffici hanno cercato di trovare i fondi necessari
presso la comunità europea come si è fatto in altre città. Le
dodici centraline che diffuse sul territorio agrigentino non
registrano più i dati e l'ultimo bollettino diffuso dalla
Provincia risale al marzo del 2013. Inutilizzabile quindi anche il
protocollo d'intesa con l'Agenzia Regionale Protezione Ambiente
per la gestione del sistema di monitoraggio dell'in - quinamento
atmosferico nelle città dell'agrigentino. Nel mese di marzo del
2013 si era tenuto a Palermo un tavolo tecnico tra dirigenti e
tecnici dell'Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente,
dell'Agenzia Regionale per l'Ambiente (Arpa) e dell'allora ex
Provincia di Agrigento, per illustrare il nuovo Programma Regionale
di Valutazione della Qualità dell'Aria. Una riunione, peraltro,
richiesta alla fine del 2012 dalla stessa Provincia per definire i
tempi di acquisizione, da parte della Regione Siciliana, delle
centraline che faranno parte della nuova rete regionale. Analizzando
la rete di monitoraggio della qualità dell'aria, e in assenza di
elementi certi sulla tempistica del passaggio della gestione
all'Arpa, era stato concordato che la Provincia si sarebbe fatta
carico della manutenzione della propria rete in quanto non era
possibile interrompere il monitoraggio della qualità dell'aria.Ma ad
un certo punto tutto si fermato. E le centraline sono abbandonate a
se stesse, lasciate incustodite ed in preda ai vandali. Come a
Canicattì dove l'impianto, che riporta ancora la scritta "di
proprietà della Provincia regionale di Agrigento", è parcheggiato
in mezzo ai rifiuti in angolo nei pressi del viale della Vittoria,
vicino alla villa comunale. Rifugio di randagi e di zingari senza
fissa dimora. (*PAPI*)
Uffici pubblici, addio
premi a pioggia e posto fisso
Assunzioni
selettive, mirate a specifiche professionalità e fabbisogni: se
servono medici non potranno essere presi lavoratori amministrativi. E
niente più premi a pioggia, uguali per meritevoli e meno. Così la
ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, intende
ridisegnare il volto del pubblico impiego, alla vigilia della nuova
tornata contrattuale, dopo sette anni di blocco. Round in cui non
sono in ballo solo gli aumenti salariali ma anche le regole del
gioco. Cambiamenti per i quali il Governo apre al confronto con i
sindacati. E il primo incontro con Madia si è chiuso con la
definizione di una roadmap. Seguiranno riunioni con le organizzazioni
dei lavoratori, da cui il ministero raccoglierà suggerimenti per
definire entro metà settembre le linee guida sui rinnovi.
Adeguamenti retributivi che potrebbero escludere gli stipendi più
alti, in modo da concentrare l'im - pegno sulle fasce basse. La
partita contrattuale viaggerà quindi in parallelo con il Testo Unico
sul pubblico impiego. Il provvedimento sarà presentato a gennaio e
per ora al vaglio ci sono diverse ipotesi, tra cui non manca la
rivoluzione, già annunciata, delle visite fiscali: da affidare
all'Inps invece che alle Asl. Si tratta di mettere dei paletti
all'assenteismo e si sta valutando la possibilità di far scattare
gli automatismi per chi salta il lavoro puntualmente di venerdì,
lunedì o a ridosso delle feste. È confermata anche la volontà di
traslare ad altri illeciti il procedimento sprint adottato per i
licenziamenti dei furbetti. Inoltre i dipendenti in eccesso in alcuni
uffici saranno trasferiti in altre sedi vicine dove c'è carenza ed
eventualmente, in caso di esbuero finale, si procederà col taglio
degli stipendi e in ultima ipotesi col licenziamento. Tornando al
contratto, si aprirà ora un confronto tecnico all'Aran, l'agenzia
che rappresenta il Governo nelle trattative. Si lavorerà anche nel
mese di agosto sui temi del reclutamento, della mobilità, della
valutazione e del contratto. Entro il 10 settembre si farà un
bilancio e a stretto giro Madia spedirà l'atto con cui
ufficialmente far partire i negoziati. A quel punto sarà noto anche
il budget a disposizione in legge di stabilità e, assicura la
ministra, se c'è crescita le risorse potranno aumentare. I
sindacati restano fermi sull'im - possibilità di una trattativa
con solo 300 milioni sul piatto e chiedono «di allineare i rinnovi
del pubblico a quelli del privato» dove, sottolinea qualche
sindacalista, gli incrementi sono tra gli 80 e i 120 euro. Sulla
connessione tra Pil e rinnovi, la leader della Cgil Susanna Camusso,
storce però il naso, visto che «stanno rivedendo le stime al
ribasso», mentre la segretaria generale della Cisl, Annamaria
Furlan, invita a «una seria lotta agli sprechi» per recuperare
fondi. La Uil mette le mani avanti, parlando di «un incontro
interlocutorio», ma apprezza l'intenzione «di mettere fine al
precariato». I sindacati dei dirigenti, Codirp e Unadis, vedono con
favore l'apertura al confronto ma avvertono: «non sia un modo per
prendere tempo». Di certo c'è da rivedere la legge Brunetta,
soprattutto per quel che concerne le tre fasce di merito, giudicate
troppo rigide (al 25% più bravo la metà delle risorse, il resto al
50% che sta nella media, niente al 25% dei peggiori). Una soluzione
porterebbe a individuare una sola soglia, ad esempio il 20% dei
migliori, a cui destinare una buona fetta delle disponibilità in
base ad obiettivi oggettivi. Quel che avanza potrebbe essere
ripartito all'inter - no dell'amministrazione, secondo target
precisi e magari lasciando anche margini alle parti. Anche il
turnover non potrà essere più regolato dappertutto con le stesse
percentuali, ma si assumerà dove c'è necessità come, fa
l'esempio la ministra, avvenuto con le maestre.
Regione. La dirigente:
altre parti vanno recepite In Sicilia rebus sulle nuove regole «Norme
antiassenteisti già in vigore»
Nel
passaggio dalle norme nazionali all'applicazione in Sicilia, la
materia della riforma del pubblico è un puzzle ancora tutto da
decifrare. Negli uffici del dipartimento della Funzione pubblica
attendono che le norme emanate siano complete, anche se c'è già
una linea di indirizzo dettata dall'assessore Luisa Lantieri e
concordata con il direttore generale Luciana Giammanco. La linea di
confine è la competenza della Regione siciliana in materia di uffici
e personale. In questo senso la Regione può intervenire solo laddove
si tratti di riorganizzare uffici e servizi. «Se le norme nazionali
riguardano il testo unico sul pubblico impiego - spiega Giammanco -
queste sono direttamente applicate anche in Sicilia, perché già in
vigore anche da noi». È il caso ad esempio delle nuove regole per
colpire gli assenteisti. Il decreto legge approvato, in questo caso,
prevede la sospensione entro 48 ore del dipendente colto in flagranza
del reato, tempi più veloci (massimo 30 giorni) per completare il
procedimento disciplinare che può concludersi anche con il
licenziamento, sanzioni anche per il dirigente che non controlla. Per
tutte quelle norme che esulano dal testo unico servirà invece un
recepimento. In questo caso l'orientamento dell'assessora - to è
quello di un «recepimento dinamico». «Significa - spiega Giammanco
- un rinvio tout court alla norma nazionale e un adeguamento
automatico nel caso di modifiche apportate a quella». Linea
attraverso cui si vuole evitare impugnativa, come avvenuto in altri
campi.
L'alba di una
rivoluzione
Nella
Pubblica amministrazione sta accadendo l'inimmaginabile. Merito
della rivoluzione avviata dal governo Renzi e dal ministro Marianna
Madia. Stanno per cadere le certezze su cui si regge l'impiego
pubblico: il posto fisso e gli aumenti di stipendio legati agli
scatti di anzianità. Il terremoto è contenuto nel decreto attuativo
della riforma all'approvazione del consiglio dei ministri. In base
alla nuova regola i dipendenti in eccesso per ragioni di servizio o
per tagli di bilancio verranno inseriti in speciali liste cui
attingere per eventuali spostamenti nel raggio di 50 chilometri .
Altrimenti verranno messi in «disponibilità»: stanno a casa e
prendono l' 80% dello stipendio con relativi contributi per la
pensione. Se entro due anni non riescono a trovare un altro posto,
anche accettando un inquadramento più basso con relativo taglio
dello stipendio potranno essere licenziati. In teoria un meccanismo
simile c' è già adesso. Ma ai dirigenti che non comunicano le
eccedenze non succede nulla e infatti tutti si guardano bene dal
farlo. Con le nuove regole, invece, ci sarà il procedimento
disciplinare per il capufficio. Una differenza non da poco.Sullo
stipendio la novità era nell' aria, visto che gli scatti di
anzianità sono stati congelati a lungo. Il nuovo testo unico, però,
li cancella per sempre. Ogni anno i dipendenti saranno valutati dai
dirigenti. Sulla base di quelle pagelle sarà assegnato un aumento a
non più del 20% del personale per ogni amministrazione. Nella bozza
ci sono tante altre novità: per esempio la visita fiscale automatica
per le assenze fatte al venerdì e nei prefestivi. Un procedimento
disciplinare più veloce, sull' esempio di quello in 30 giorni per
gli assenteisti colti in flagrante. Inutile dire che si tratta di una
rivoluzione talmente profonda da lasciare stupefatti: ma davvero sarà
possibile apportare cambiamenti così radicali all'interno della
pubblica amministrazione? Prima di applaudire aspettiamo i fatti. Una
diffidenza che è anche una difesa: troppo grande sarebbe la
delusione se i cambiamenti restassero virtuali. Resta lo spazio per
un paio di riflessioni. Prima considerazione: siamo proprio sicuri
che le rigidità si nascondano solo nel pubblico impiego? Forse
sarebbe opportuno cogliere l'occasione per fare una riforma
complessiva del diritto del lavoro coinvolgendo anche il settore
privato. Il jobs act, tanto per capire, si applica solo alle nuove
assunzioni: perché questa disparità con i contratti più vecchi?
Rendere il mercato più flessibile darebbe un contributo importante
in tema di efficienza e di competitività Seconda considerazione: che
cosa accadrà in Sicilia? Quanto tempo passerà prima che anche la
burocrazia regionale applichi le nuove regole? Già si vedono le
prime resistenze e nell'intervista che pubblichiamo in queste
pagine si colgono molte incertezze. Speriamo di sbagliare. Perché
non è voltando le spalle alla modernità che si raccolgono voti. I
recenti risultati elettorali dimostrano la stanchezza diffusa verso
abusi e privilegi. Il decreto Madia sembra l'alba di una
rivoluzione. Speriamo che non si dissolva nel buio.
Martedì 26 luglio
Agrigentonotize
PREMIATI QUATTRO STUDENTI
DELL'ISTITUTO MUSICALE "TOSCANINI" DI RIBERA
I riconoscimenti all'ottavo Concorso
"Maria Elisa Di Fatta" che si è svolto ieri presso la Sala
Scarlatti del Conservatorio "V. Bellini" di Palermo. Premi
a Giulio Lodato, Alessio Francolino, Calogero Lupo e Giuseppe
Francolino
Premiati quattro studenti dell'istituto
musicale "Toscanini" di Ribera
Quattro i pianisti dell'Istituto
Superiore di Studi Musicali "A.Toscanini" di Ribera sono
stati premiati al VIII Concorso "Maria Elisa Di Fatta" che
si è svolto ieri presso la Sala Scarlatti del Conservatorio "V.
Bellini" di Palermo, organizzato in collaborazione con
l'associazione Musica per l'Uomo e l'assocaizione Musicale Culturale
Santa Cecilia di Cefalù e destinato agli studenti dei Conservatori:
Giulio Lodato e Alessio Francolino (primo Premio ex-aequo, Premiati
quattro studenti dell'istituto musicale "Toscanini" di
Ribera categoria Giovanissimi) Calogero Lupo (secondo premio
categoria Giovani), Giuseppe Francolino (terzo premio categoria
Giovani).
Il 3 agosto Giulio Lodato e Alessio
Francolino parteciperanno alla serata finale che si terrà alle 21
presso l'Atrio del Seminario Vescovile di Cefalù per l'assegnazione
del primo premio assoluto; evento in cui verrà consegnato un premio
anche ai docenti del Toscanini per avere avuto.
I pianisti premiati si esibiranno
insieme a Paolo Alongi (chitarra), Maria Antonella Callea
(flauto),Luigi Fiore (pianoforte), Giuseppe Spataro (pianoforte),
Alessandra Curreri (pianoforte), Sabrina Ciliberto (pianoforte),
Giovanna Nuara (soprano), Giuseppe Infantino (tenore) in occasione
Premiati quattro studenti dell'istituto musicale "Toscanini"
di Ribera dell'evento "I Classici sotto le stelle",
inserito nella stagione estiva del Comune di Realmonte e organizzato
in collaborazione con l'Istituto Toscanini e l'Associazione Culturale
"Dietro le quinte".
Il concerto avrà luogo venerdi 29
Luglio alle 21 presso l'Anfiteatro Costabianca di Realmonte "Città
della Scala dei Turchi' . Musiche di F. Chopin, F. Liszt, C.
Saint-Saens, T. Gargiulo, A.Longo, G. Donizetti, G. Puccini, G.Verdi,
M. Colonna, A. Barrios-Mangorè, J. Ibert, A. Piazzolla, C. Machado.
Ingresso libero.
LA SICILIA
NELLA CITTÀ DEL SALSO, GRAZIE
ALL'INTUIZIONE DEL SINDACO ANGELO CAMBIANO, NON C'è EMERGENZA
Rifiuti al Ccr fino al prossimo 2
agosto
Il «deposito temporaneo» funziona
come un orologio svizzero e la città è pulita.
Rifiuti, è stata prorogata fino al
prossimo 2 agosto l'ordinanza emessa dal sindaco Angelo Cambiano lo
scorso 9 luglio. Fino ad allora, salvo risoluzione anticipata
dell'emergenza che sta interessando ormai da mesi La Sicilia, il
Comune di Licata continuerà ad utilizzare il Ccr di contrada Piano
Bugiades come deposito temporaneo» dei rifiuti che altrimenti
rimarrebbero per strada come sta succedendo in vari Comuni della
Provincia e del l'isola alle prese con lo 'scarta mento ridotto»
delle discariche. Il Crr sta iniziando ad alleggerirsi e dalle 250
tonnellate di rifiuti ammonticchiati nei giorni scorsi e caricati su
cassoni scarrabili o mezzi, si è passati alle 210 attuali "la
condizione di emergenza permane, in ragione delle limitazioni imposte
dall'ordinanza numero7del Presidente della Regione si legge nei
dispositivo dell'ordinanza che impone al soggetto titolare
della discarica di limitare a trentanove tonnellate i quantitativi
massimi conferibili da parte dei Comune di Licata». Condizione
confermata anche dall'assessore con delega ai Rifiuti Carmelo
Sambito il quale ci ha fatto sapete inoltre come ce! momento in cui
terminerà l'emergenza rifiuti a livello regionale, l'ordinanza
verrà revocata. L'obiettivo dei provvedimento rima ne quello di
evitare di riempire le strade della città di immondizia tra la fine
di Luglio e l'inizio di ago sto con tutte 1e conseguenze che ciò
comporterebbe a livello igienico-sanitario e di immagine agli oc chi
dei turisti presenti». La nuova dead-line è stata posta in data 2
agosto con la speranza che la situazione possa sbloccarsi in anticipo
e l'ordinanza essere di conseguenza revocata. I parametri dei
provvedimento rimangono gli stessi già comunicati al momento della
prima ordinanza dello scorso 9 luglio e pertanto alla società
d'ambito territoriale Dedalo Ambiente è stato nuovamente chiesto
di utilizzare il ccr di Piano Bugiades, con deposito anche oltre le
72 ore, purché i rifiuti siano allontanati nel più breve tempo
possibile; utilizzare tutti i mezzi a disposizione della società,
compatibilmente con le esigenze de gli altri Comuni e ne limiti massi
mi di conferimento assegnati al Comune di Licata per assicurare il
trasferimento dei rifiuti presenti nel Ccr presso la discarica di
riferimento Nell'ordinanza si fa riferimento anche al fatto che
Licata, essendo Comune rivierasco, ha manifestato la necessità di un
aumento del limite massimo di tonnellate giornaliere conferibili in
discarica».
GIUSEPPE CELLURA
GIRGENTI ACQUE. Mancato rispetto
della convenzione si legge nella richiesta inviata tre mesi fa. L'Ato
idrico chiede 300mila euro La società che gestisce il servizio in
provincia ha deciso di ricorrere al Tar.
Mancato rispetto della convenzione del
servizio, Ato idrico chiede oltre 300mila euro alla Girgenti acque.
La «richiesta» risale all'aprile
del 2016, ma è diventata pubblica» solo ora, che sull'Albo
pretorio dell'Ambito territoriale ottimale è stata affisso
affidamento di un incarico legale al l'avvocato Girolamo Rubino per
di fendersi dinnanzi al far contro il ricorso proposto dalla società
di Marco Campione. Da qui si risale a fatto che l'Ato, guidato dal
commissario del libero consorzio di Agrigento Barberi una penale per
la violazione 'articolo 22 della Convenzione digestione, firmato ne
2007. Questo prevede che «il gestore è tenuto a comunicare al
concedente, a decorrere dal sesto mese successivo alla presa in con
segna di opere e impianti ed al conseguente avvio della gestione, i
dati e le informazioni attinenti alla gestione del servizio che il
concedente ha individuato nel disciplinare tecnico». In particolare,
a quanto pare, terreno dello scontro è la mancata realizzazione da
parte della società di gestione del servizio idrico di una «mappa
degli scarichi industriali presenti nel territorio servito. tino
strumento che, ovviamente, avrebbe potuto verifica re, ad esempio. la
provenienza delle eventuali immissioni anomale negli impianti di
depurazione e, contemporaneamente spiegare le analisi delle emissioni
in uscita. Da quanto ci è dato sapere prima di giungere
all'applicazione della sa, tra Aro idrico e Girgenti acque è
intercorso un lungo scambio epistolare che però alla fine non ha
portato sostanzialmente a nulla. La difesa della società, pare, sia
connessa alla responsabilità diretta dei Comuni in termini di
autorizzazioni per l'avvio di attività commerciali e industriali.
Scuse che all'Ambito non sono bastate, così alla fine è arrivata
l'applicazione della sanzione da 300mila euro, anche un'aggiuntiva
richiesta dì pagamento di «sole» 10mila euro che è
sostanzialmente una penale per la mancata trasmissione dei dati in
discussione. Ovviamente la società ha presentato ricorso dinnanzi al
Tar di Palermo per tentare di bloccare non solo la richiesta
economica ma anche per accertare «l'insussistenza dei presupposti
per l'irrogazione della sanzione». L'Ato sarà difeso
dall'avvocato Girolamo Rubino.
GIOACCHINO SCHICCHI
OLTRE DUE KM DI CODA PER UN PROBLEMA
CHE Ì STATO SEGNALATO ALL'ANAS DA MESI.
Il semaforo sulla Ss 640 rovina le
vacanze.
Raffica di imprecazioni domenica da
parte di chi in,auto, attraverso la statale 640, ha deciso di
trascorrere la giornata festiva nelle località balneari, tra cui il
lido di San Leone. Mai prima di domenica si era formata, infatti, una
coda lunghissima a causa del semaforo di contrada Petrusa.
Il famigerato semaforo ha bloccato la
circolazione costringendo gli ignari automobilisti, con fami glie a
bordo, a sostare sotto un sole cocente che in qualche caso ha creato
seri problemi. Sono sta ti ben cinque i chilometri di coda. Diversi
automobilisti spaventati dall'interminabile fila, letteralmente
imbufaliti, giunti nei pressi di contrada Gasena dove la strada
diventa a doppio senso, hanno invertito la marcia rischiando di
causare qualche brutto incidente. Inutile dire che nel tratto
interessato, non si è vista nessuna pattuglia delle forze del
l'ordine pronta ad intervenire. In somma il semaforo che si sarebbe
dovuta eliminare già nel mese di ottobre dello scorso anno, è
ancora lì in piena estate a creare pesanti disagi alla circolazione
stradale.
Ricordiamo che l'Anas regionale non
si è degnata di rispondere al prefetto di Agrigento Nicola Diomede
il quale aveva chiesto notizie certe proprio sulla rimozione
dell'impianto. Nel frattempo non si è neppure tentato di
ripristinare la vecchia bretella, chiusa qualche anno fa a causa di
uno smottamento. Neppure questa soluzione, per superare il semaforo,
è stata presa in considerazione per cui tutto è lasciato ancora
precario. Dopo l'ennesimo blocco della circolazione con
l'esasperante attesa sotto il sole, molti hanno ironizzato sul
recente sopralluogo effettuato nei cantieri della 640 dal
sottosegretario ai Trasporti Simona Vicari la quale ha assicurato che
il versante agrigentino della 640 sarà definito entro dicembre.
Peccato che il sottosegretario non abbia detto nulla
sull'insopportabile impianto semaforico.
EUGENIO CAIRONE
Mercoledì 27 luglio
LA SICILIA
FUMATA NERA.
Restano bloccati i 7 milioni per i
Consorzi.
CATANIA. La porta si chiude. Poche,
risicatissime restano le speranze che dalla commissione bilancio
dell' arrivi il via libera per gli emendamenti che stanziano 7
milioni di euro per i Consorzi siciliani. Somme, secondo le
previsioni, da destinare a rimpinguare le casse dei Consorzi stessi
(5 milioni di euro), e per garantire un minino di giornate ai
lavoratori stagionali (2 milioni di euro). Per non la sciare tutti
scontenti, forse, un contentino verrà garantito. Per i lavoratori
stagionali all'orizzonte si prospetta il rinnovo del contratto per
27 giornate; una soluzione bollata dagli stessi lavoratori come una
forma di assistenzialismo inaccettabile.
La riunione di commissione bilancia
dell'Ars di ieri mattina, presieduta dal deputato Vincenzo
Vinciullo, si è chiusa per la maggior parte dei partecipanti con
l'amaro in bocca. Sen titi i principali attori del mondo agricolo
siciliano. Dai rappresentanti regionali delle organizzazioni di
categoria degli agricoltori: Cia, Coldiretti, e l'agricoltura; al
Consorzio di bonifica di Catania con il direttore Pino Barbagallo;
infine il sindaco di Paternò, Mauro Mangano, insieme all'assessore
allo sviluppo economico, Agostino Borzì.
I rappresentanti delle associazioni
degli agricoltori hanno messo in evidenza come i Consorzi siciliani
sono carrozzoni inutili visto che non riescono a garantire per tutti
gli agricoltori la distribuzione dell'acqua in campagna. Occorrono
enti puliti ed efficienti, con investimenti necessari per le
infrastrutture, per sistemare una condotta ormai fatiscente. Il
Consorzio di Catania, per voce del suo direttore, Barbagallo, ha
ribadito la necessità di finanziamenti per lavoratori stagionali e
infrastrutture. Infine è stata la volta del sindaco di Paternò, che
ha evidenziato le carenze infrastrutturali in campagna, dove l'acqua,
a macchia di leopardo, continua a mancare, con la piana di Catania
che soffre. "Siamo dispiaciuti che sia stato riduttivo l'approccio
della commissione - evidenzia il sindaco -. Chiederò ai deputati
un incontro per preparare una riforma, da portare avanti il prossimo
anno".
Il presidente della commissione
bilancio, Vinciullo, ha messo in evidenza che non è possibile
sforare il tetto di spesa per non incorrere in richiami da parte
della Corte dei conti. Oggi intanto, nuova riunione di commissione,
l'ultima, quale definitiva.
ISTITUZIONI "CATTIVE INQUILINE"
Occupano locali di proprietà della
ex provincia ma non pagano quanto dovrebbero.
Mentre il Libero consorzio di Agrigento
si "arrabatta" cercando dì recuperare qualche migliaio di euro
dal l'occupazione abusiva del suolo pubblico, vanta crediti per
milioni di euro (non meno di tre) da affittuari "morosi". E
i"mali pagatori", come si usano chiamare in siciliano, sono le
istituzioni.
I FATTI. L'ex provincia regionale di
Agrigento è proprietaria di diversi immobili. occupati oggi dal
Comando provinciale dei carabinieri, dalla Questura, dalla Prefettura
ed alla caserma dei vigili del Fuoco, Occupazioni risa lenti anche a
cinquant'anni fa ma più o meno formalizzati solo r 1993. quando
l'allora presidente della Provincia, Stefano Vivacqua iniziò ad
avviare un percorso di "normalizzazione" che però ancora oggi
non si è del tutto concretizzato a danno, ovvia mente, del Libero
consorzio. Già per ché gli enti a cui fanno capo gli organi
suddetti, in gran parte, non hanno mai firmato i contratti di affitto
nè, tanto meno, hanno pagato un regola re canone (che, per
definizione, non potrebbe essere calcolato), limitandosi - a volte -
a versare una somma come acconto in forma extracontrattuale. Una
situazione che, di recente, venne posta all'attenzione pubblica da
parte dell'ultimo presidente della
Provincia, Eugenio Dorsi, che per
evidenziare come l'ente non ricevesse i canoni dovuti si era
dichiarato pronto a "sfrattare la Prefettura di Agrigento. Proposta
poi, evidentemente, naufragata, ma che manifestava una evidente
situazione di disagio per una pesante esposizione creditoria che,
ancora oggi non si è riusciti ad erodere.
In realtà i problemi sono tanti, e si
vanno a sovrapporre gli uni con gli altri. affastellandosi negli
anni.
Parliamo ad esempio del caso della
.caserma dei carabinieri "Biagio Pistone", ospitata in un locale
di 2.655 metri quadrati di proprietà, appunto, dell'ex Provincia.
Se un contratto era stato firmato appunto nel 1993, nel 2002 la
Provincia, con apposita nota, aveva comunicato alla Prefettura la
disdetta del contratto di locazione manifestando la volontà di
procedere alla stipula del nuovo contratto dì locazione, a
condizione che venga rideterminato il canone annuo". Nel 2004 la
Provincia comunica all'ufficio territoriale del Governo che la
struttura per loro, aveva un valore di 390mila euro annui. La
Prefettura, allora, passa la palla all'Agenzia del Demanio il
14dicembre del 2004 perché dia il proprio parere di congruità
rispetto all'importo. La Provincia fornisce la documentazione ad
eccezione delle planimetrie catastali, considerato che trattandosi di
un immobile in uso ai carabinieri, la cartografia è secreta. Da quel
momento non si ha più notizia dell'Agenzia. né, trapela, si è vi
sta traccia, nell'ultimo anno, di somme versate. Per gli anni
precedenti, in questo e in altri casi, si è provveduto solo a pagare
somme che si aggirano sulle 50mila euro come semplici acconti,
inattesa di una quantificazione che oggi stenta ad arrivare.
Insomma, quale sarà il valore reale
della locazione, al momento, non è dato sapersi, ma le somme
indicate ci sembrano un tantino al di sotto di quelle immaginate e
corrisposte.
Situazione simile per gli uffici della
Questura, che si trovano in piazza Vittorio Emanuele da "appena"
il 1964. Se, in questo caso, esiste una stima del canone di locazione
per quell'area, quantificata nel 2012 dal l'Agenzia del Demanio,
in 227300 euro (a fronte delle 235mila euro richieste dall'ex
Provincia) l'ultima somma che si potrà ricevere ammonta a 55mila
euro, che saranno versate per il secondo semestre 2016. Importo al
quale si arriva, in questo e in altri casi, considerando il 50
dell'ultimo canone annuo di locazione corrisposto dal Ministero
sino al 31 dicembre 2016 decurtato del 15%".
Circa 24omila euro dovrebbe invece
pagare il ministero dell'Interno per conto della Prefettura di
Agrigento peri locali occupati all'interno del Palazzo della
Provincia (due piani), cui si aggiunge il milione e mezzo di
arretrati che l'Ufficio territoriale del Governo venne condannato a
pagare negli anni passati. Dovrebbe, ribadiamo. perché anche in
questo caso di con tratti firmati non ve ne sono nono stante i
solleciti del Libero consorzio.
Situazioni a sé stanti sono quelle di
Vigili del Fuoco che versano 260mila euro annue per la struttura
di Villaseta e della "Casa della Speranza", che pur
trovandosi dentro un immobile della Provincia non versano canone di
locazione in forza di un accordo con l'Ente, che in questo modo
"compensa il mancato trasferimento di contributi, Insomma, tanti
soldi se il Libero spera, prima o poi. di recuperare gli importi, ha
una certezza: non può sfrattare, i propri inquilini, anche se tanto
scomodi.
GIOACCHINO SCHICCHI
Palma di Montechiaro: le torrette
posizionate in tutte le spiagge
libere
Servizio baywatch pubblicato bando
per soli 30 giorni.
PALMA DI MONTECHIARO. Sarà avviato
quest'anno soltanto per 30 giorni il servizio di vigilanza e
salvataggio nelle spiagge del territorio comunale.
E' stato, infatti, approvato il
preventivo di spesa dell'importo complessivo di 22.679,80 euro. Di
questi una quota. di poco oltre i 10 mila euro, sarà a carico della
Regio ne Sicilia; un'altra a carico dell'ex Provincia di
Agrigento (circa 5 mila euro) e la rimanente a carico del Comune.
Il servizio di sicurezza per i
bagnanti, denominato spiagge sicure ed
obbligatorio per tutti i comuni costieri secondo la legge regionale
17 del 1998, sarà aggiudicato mediante procedura negoziata con il
criterio del prezzo più basso e dovrebbe essere attivo a partire dai
primi giorni dì agosto.
Il servizio sarà reso ogni giorno
ininterrottamente dalle 9 alle 19 (più il 14agosto dalle
20 all'I), a prescindere dalle
condizioni meteorologiche e dalla presenza o meno di persone, solo
nelle spiagge di Ciotta levante e ponente, mentre a Marina di Palma
non sarà effettuato in quanto nella spiaggia del Trampolino opera
uno stabilimento balneare che ha per legge l'obbligo di garantire
il servizio di salvataggio che. infatti, è già attivo da inizio
estate.
Sono previste due postazioni con
ciascuna due bagnini per turno, per un totali di 8 assistenti
bagnanti di coi uno con funzione di coordinatore.
Ovviamente, bagnini dovranno essere io
possesso dei requisiti previsti dalla legge e muniti del brevetto
rilasciato da enti o associazioni abilitate per legge.
Il bando prevede che ciascuna
postazione sia dotata di tutto quanto necessario alla prevenzione di
possibili incidenti e di quanto indispensabile per affrontare le
situazioni di emergenza
In particolare, dovranno essere
presenti nelle torrette, tra le altre cose: un'imbarcazione di
salvataggio, le bandiere per indicare l'eventuale divieto di
balneazione; i binocoli; delle radio Vhf marina; i fischietti, i
salvagenti gonfiabili per recupero asfittico e la cassetta di pronto
soccorso.
Insomma, dopo una prima parte della
stagione estiva do ve le spiagge libere sono rimaste sprovviste
dell'importante servizio di baywatch, dal prossimo mese di agosto
l'anomalia non si registrerà più per la serenità dell'esercito
dei vacanzieri.
LUIGI ARCADIPANE