Giornale di Sicilia
Enti locali. Posti fissi da 700 euro, mentre anche altre amministrazioni stanno tagliando le ore di lavoro. I sindacati: si può sforare il budget. Baccei: fondi a fine anno
Beffa per i precari: stabilizzati per 8 giorni al mese
Senza la legge e i soldi della Regione i Comuni di Bagheria e Messina faranno contratti «al minimo». Ma esplode la protesta
Giacinto Pipitone
Il posto fisso è pronto ma «vale» appena due giorni di lavoro a settimana e uno stipendio da 700 euro netti. I Comuni accelerano sui piani di stabilizzazione dei precarimail margine di manovra economico è strettissimo e così i sindaci stanno optando per una drastica riduzione dell'orario. È una mossa senza precedenti, quella che stanno mettendo in atto i sindaci di Bagheria e Messina. I precari in questi Comuni hanno per ora un contratto a termine da 24 ore settimanali. La scadenza è fissata a fine anno e in assenza di una legge della Regione (e dei relativi finanziamenti) saranno impossibili perfino le proroghe. È un'emergenza che coinvolge 16 mila contrattisti. La Regione punta alla stabilizzazione alla Resais ma la legge non ha ancora preso forma. Messina e Bagheria stanno cambiando strategia, sfruttando le regole previste per i Comuni in dissesto: la stabilizzazione viene fatta in modo autonomo rispetto alla Regione, ma per evitare contraccolpi al bilancio viene garantito solo il minimo. Patrizio Cinque, sindaco grillino di Bagheria, ha appena firmato la delibera che avvia la stabilizzazione di 31 precari: «Per legge possiamo impiegare nelle stabilizzazioni il 50% del budget risparmiato per effetto dei pensionamenti». Ciò si traduce in appena 300 mila euro. Le stabilizzazioni devono stare dentro questo margine. Per questo motivo Cinque ha fissato una tabella di marcia che «in tre anni ci permetterà di stabilizzare tutti i nostri 31 precari con 11 ore settimanali, che corrispondono a due giorni a settimana. Nei prossimi anni faremo in modo di riportare il contratto a 24 ore, anche perchè i posti in pianta organica sono di questo tipo». Il piano prevede che vengano emessi dei bandi per avviare un concorso interno che stabilisca chi, fra i 31 contrattisti, avrà la priorità per l'assunzione a tempo indeterminato. Tutti gli altri avranno la proroga triennale. Anche se ciò provocherà un paradosso: mentre i nuovi dipendenti a tempo indeterminato avranno appena due giorni di lavoro e uno stipendio da 700 euro, i colleghi rimasti precari avranno 24 ore e uno stipendio doppio. È una situazione analoga a quella che si sta verificando a Messina, altro Comune in dissesto. Lì l'amministrazione Accorinti sta per ufficializzare un piano per stabilizzare i circa 300 precari a 11 ore settimanali. Ma sullo Stretto la tensione è già alta. Un anno fa una ottanta precari erano stati stabilizzati con contratti da 16 ore. Ora altri 100 avrebbero il posto fisso con contratti da 11 ore. I precari che resteranno tali fino al 2018 continueranno invece a lavorare per 24 ore settimanali. Subito è scoppiata la protesta. I sindacati bocciano i tagli alle ore e allo stipendio. E chiedono di sfruttare una terza via: «Una recente delibera del Cga - commenta Fabrizio Nicosia della Uil - permette di considerare le stabilizzazioni in modo diverso dalle nuove assunzioni. Così si sfuggirebb eall'obbligo di restare al di sotto del 50% del budget frutto dei pensionamenti. E si potrebbero facilmente stabilizzare i precari con contratti da 24 o addirittura 36 ore». Strada che i sindaci non sembrano intenzionati a percorrere. In vari Comuni a causa dei ritardi dei finanziamenti regionali si stanno portando a 18 ore anche i contratti dei precari, al di là delle stabilizzazioni. Vincenzo Figuccia di Forza Italia segnala che ciò sta avvenendo a Cerda e Isnello. Ma il sindacato autonomo Mgl, guidato da Massimo Bontempo, rileva che è un fenomeno che si diffonde a macchia di leopardo in tutta la Sicilia: «Noi diciamo no sia alle stabilizzazioni a 11 ore che ai tagli dei contratti dei precari per mancanza di fondi. L'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, ha assicurato che la Regione garantirà le risorse previste a inizio anno. Dunque i sindaci evitino fughe in avanti e garantiscano gli stipendi».
Ex Provincia
Rifatto l'elenco delle istituzioni
Rivisto l'elenco di istituzioni ed associazioni operanti in provincia di Agrigento, inserito sul sito dell'Ente www.provincia.agrigento.it, nella pagina Urp e stampa/Ufficio stampa/pubblicazioni. Gli aggiornamenti effettuati riguardano le modifiche di alcuni vertici di Enti pubblici, Associazioni di Categoria e Società di servizi operanti nella nostra provincia, tra cui le Procura della Repubblica di Agrigento e Sciacca oltre ad alcune compagnie e tenenze della Guardia di Finanza. L'elenco creato dall'ufficio stampa del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, in formato pdf, contiene una serie i informazioni su vertici, indirizzi e numeri telefonici di enti ed associa - zioni che operano sul territorio provinciale e regionale. Questo strumento di lavoro risulta particolarmente utile ai cittadini e alle istituzioni pubbliche e private. Viene aggiornato e migliorato da parte dell'ufficio stampa intempo reale. Per arricchire la pubblicazione gli Enti ed altri soggetti pubblici o privati possono far pervenire le segnalazioni riferite alle categorie presenti nell'elenco, rivolgendosi allo 0922/593228 oppure 0922/593267 o inviando una e-mail all'indirizzo ufficiostampaproag@yahoo.it.
Sciopero degli impiegati della «Dedalo»
Non ricevono lo stipendio da tre mesi e adesso hanno detto basta. Circa 35 dipendenti della Dedalo ambiente ieri mattina hanno iniziato un'azione di protesta che si protrarranno ad oltranza, nelle varie sedi lavorative per chiedere le spettanze ed uguale trattamento rispetto ad altri colleghi degli altri cantieri. Si definiscono dipendenti di serie "B" i lavoratori che fanno parte della direzione generale, della logistica, del centro comunale di raccolta di Ravanusa e Licata e gli addetti all'officina hanno iniziato una serie di iniziative di protesta. In atto una contestazione "civile" causata dalla disparità di trattamento con i colleghi delle altre unità operative dei comuni facenti parte dell'Ato aAg3 (Camastra, Campobello di Licata, Canicatti', Licata, Naro, Palma Di Montechiaro e Ravanusa) dovuta ai mancati pagamenti delle spettanze del mese di agosto, settembre e del maturando ottobre. "Si è arrivato all'assurdo: i dipendenti dell'unità operativa di Licata - scrivono i dipendenti in sciopero - hanno ri evuto in anticipo lo stipendio di ottobre 2016. I dipendenti di serie "b" chiedono le spettanze dovute in egual misura degli altri colleghi, poiche' si sta verificando una situazione tragica e paradossale: un padre (la Dedalo) ha deciso che qualche figlio deve vivere e gli altri devono morire; che i quasi 80 figli dei dipendenti di serie "b" non avranno diritto allo studio e a tutto il necessario occorrente, che le mogli non avranno diritto nemmeno ad andare a fare la spesa; che le banche inizino le azioni di pignoramento delle abitazioni dei dipendenti poiche' da diversi mesi non si è in grado di pagare le rate dei mutui ipotecari; di togliere ogni dignità ai propri dipendenti: in estrema sintesi ha deciso di distruggere ogni speranza di vita alle più di 100 persone coinvolte (lavoratori e famiglie)". Protestano anche a Canicattì ilavoratori del cantiere del servizio di igiene - ambientale, in comando al Comune. Infatti, a differenza di quanto avvenuto con i dipendenti comunali, i lavoratori del cantiere canicattinese non hanno ancora ricevuto il pagamento dello stipendio del mese di settembre. Analoga situazione si era presentata anche nei mesi scorsi. I sindacati nei giorni scorsi avevano avuto rassicurazioni da parte dell'amministrazione comunale che entro lo scorso lunedì si sarebbe provveduto a saldare tutto ma così non è stato. L'amministrazione ha preso ulteriore tempo facendo slittare il pagamento degli stipendi. (*PAPI* - GIMO*)
il sole24ore.it
L'anticipo pensionistico (Ape) che debutterà in maggio potrà essere acceso anche da lavoratori intenzionati a
mantenere l'impiego o che trasformino il loro contratto in un part time o in un'altra forma più leggera.
L'opzione vale per la cosiddetta Ape volontaria, cui si potrà accedere con 63 anni di età e 20 di contributi
minimi, ovvero quando ci si trova a non più di 3 anni e 7 mesi dal diritto alla pensione di vecchiaia. Altro
requisito da rispettare (anche per l'Ape d'impresa) è il livello minimo dell'assegno pensionistico di cui si
beneficerà dopo il prestito-ponte al netto del rimborso: dovrà essere non inferiore a 700-800 euro netti.
Il prestito ponte, ottenuto dopo che l'Inps ha certificato la data di partenza e il valore della futura pensione
di vecchiaia, può essere pari anche a una frazione del futuro assegno pensionistico, per esempio il 50%, per
integrare appunto il reddito da lavoro ridotto dalla eventuale scelta di passaggio a un contratto a tempo
parziale. L'Ape volontaria ha un costo che dovrebbe oscillare tra il 4,6 e il 4,7% per ogni anno di anticipo, e
dovrà essere rimborsato come noto in vent'anni con un prelievo sulla pensione finale. Il costo comprende sia
il Tasso annuale nominale (Tan) sia il premio assicurativo sul prestito bancario, a copertura dell'ipotesi di
pre-morienza del beneficiario. Questi due valori non saranno indicati nella legge di Bilancio attesa in
Parlamento ma arriveranno con gli accordi-quadro che dovrebbero essere chiusi nei prossimi mesi con Abi e
Ania.
Il costo dell'Ape sarà in parte compensato con una detrazione in quota fissa del 50% sulla quota interessi
pagata dal pensionato, che diventa un credito di imposta in caso di incapienza. Questi sgravi valgono anche
nel caso di accesso all'Ape d'impresa, quella cioè accesa sulla base di un accordo tra le parti e i cui costi
saranno parzialmente sostenuti dal datore di lavoro attraverso un versamento all'Inps di una contribuzione
correlata alla retribuzione del dipendente prima della chiusura del contratto.
C'è un altro requisito che bisogna rispettare per accedere all'Ape volontaria o d'impresa: l'assegno
pensionistico di vecchiaia che si avrà al termine del "prestito-ponte", al netto della quota di prelievo per il
rimborso, non dovrà essere inferiore a 1,4 volte il minimo (circa 700-800 euro); un limite voluto per evitare
situazioni di "rischio povertà" dei beneficiari.
Con la chiusura degli accordi-quadro con banche e assicurazioni sarà attivato un fondo di garanzia al
ministero dell'Economia per abbattere il "rischio credito" e il "rischio di controparte" sulle assicurazioni. In
particolare, poiché il prestito bancario rientra nella categoria del credito al consumo, che prevede requisiti di
patrimonializzazione al 75%, grazie al fondo questi requisiti scenderebbero al 15%.
21/10/2016 Pensioni, uscita anticipata possibile anche ai part-time L'Ape volontaria e l'Ape d'impresa consentiranno in altre parole di sperimentare nel prossimo biennio forme
di finanziamento-ponte a basso costo che non solamente apriranno la strada al ritiro anticipato dal mercato
del lavoro ma, anche, a scelte di invecchiamento attivo capaci di mantenere tassi di occupazione migliori
anche in età più avanzate. Si tratta di opzioni ulteriori rispetto al part-time agevolato introdotto l'anno
scorso e che rientrano in pieno nella logica di un sistema pensionistico contributivo nel quale una continuità
di versamenti fino all'ultimo anno prima della vecchiaia garantisce, come noto, una migliore valorizzazione
della pensione finale.
Prima dell'approdo del Ddl di Bilancio alla Camera, atteso per lunedì, potrebbe materializzarsi qualche altra
piccola novità per effetto delle ultime limature che stanno apportando i tecnici. Il capitolo pensioni è infatti
uno di quelli su cui la Ragioneria generale dello Stato ha puntato più a lungo i suoi riflettori. Anche negli
ultimi giorni sono finiti sotto la lente dei tecnici i perimetri per le categorie dell'Ape social e, in termini di
"dote" da garantire, anche la misura di estensione della no tax area. Non è escluso che la partita prosegua a
Montecitorio dove i gruppi parlamentari sono già al lavoro sui ritocchi da proporre sulle diverse misure.