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Rassegna stampa del 26, 27 e 28 novembre 2016

Sabato 26 novembre 2016

sicilia24h

Cardella su caso Cupa Unipa
POLO UNIVERSITARIO AGRIGENTO
INGIUNZIONE DI 9 MILIONI DI EURO

LA POSIZIONE DEL SINDACATO CONFAEL
La notizia che il CUPA deve, per ingiunzione, 9 milioni di euro all' UNIPA costituisce una disarmante conferma per quanti da sempre abbiamo sostenuto senza invincimenti che la parola fine sul Polo Universitario è già stata scritta da tempo.
Un chiaro segnale in tale direzione è stata la mancata inaugurazione dell'anno accademico presso il CUPA.
A fronte di ciò suona come un contro senso, quasi una provocazione, la presa di posizione assunta oggi da CGIL CISL UIL che, contrariamente nel mese di Luglio 2016 riconoscevano alla nuova gestione del CUPA un frettoloso plauso, rassicurando le famiglie e gli studenti, certe che si fosse avviato un nuovo corso.
A conferma di tale critica, come non citare l'incontro intercorso nel mese di settembre 2016 tra il CUPA e la commissione istruzione del Comune di Agrigento quando venivano indicate come priorità la revisione dei costi, il contenimento della spesa, il potenziamento dell' offerta formativa, palesando persino l'attivazione di corsi di alta formazione per tramite dell'ennesima intercettazione di fondi europei, manifestando altresì un preciso risentito richiamo al negativo disimpegno dell'ex provincia.
Il Cupa infatti aveva preso impegni per "regolare i conti" con l'ex provincia - Libero Consorzio, però nel tempo ha dovuto prendere atto dell' impossibilità di ciò in quanto il Commissario non esprime altre volontà se non quelle vincolanti della Presidenza della Regione. Per non parlare del discorso che il Presidente del CUPA tenne nel mese di Ottobre scorso in Consiglio Comunale ad Agrigento dove accennava all'iscrizione di soli 100 studenti, ad un bilancio in carenza di ossigeno con margini di manovra strettissimi, ad un pesante esubero di personale in servizio ed alla eventuale dismissione dell' Università di Palermo. Con la dovuta accortezza al termine di tale intervento del CUPA si sarebbe dovuto prendere atto della irreversibilità del percorso intrapreso dalla politica e da UNIPA, dichiarando in tutte le forme consentite come inaccettabile tale orientamento, non foss'altro perché determinato da precisi interessi politici ed economici che hanno bruciato in questi anni decine di milioni di euro a discapito del futuro dei nostri giovani.
Cosa ancor più grave è che in queste citate occasioni non si registrò mai alcuna notizia circa questo pesante fardello debitorio in capo al CUPA, della cui entità non si poteva già non sapere. Ed è questo il nodo principale. A nostro avviso la manifesta volontà di dismettere il Polo Universitario, è dettata da ragioni legate a scelte territoriali ed economiche che competono prioritariamente alla politica in danno alla comunità agrigentina.
Agrigento non può divenire teatro di interessi economici privati nel campo dell'istruzione universitaria i cui costi ricadrebbero solamente sulle famiglie e sui giovani di una provincia come Agrigento a forte depressione economica e ad elevato tasso di disoccupazione e povertà.
La Confael intende affermare senza invincimenti che il diritto allo studio universitario nella provincia di Agrigento va assicurato dal Governo Regionale per tramite dell'Università pubblica .

Panepinto i paesi dei monti sicani sono totalmente isolati a causa del maltempo.

Giovanni  Panepinto parlamentare regionale del Pd e Sindaco di Bivona,ci ha dichiarato che dopo i 120 millimetri di pioggia caduti nell'area dei sicani è totalmente isolata.La strada la ss. 118 la Corleonese-agrigentina non è percorribile e tutta la zona dell'alta quisquinese è in gravissima difficolà.Giovanni Panepinto chiederà un incontro immediato con il commissario del Libero Consorzio per fare il punto della situazione.

Agrigentoweb

Maltempo: si interviene sulla viabilità occidentale, rimane chiusa la SP n. 86

La disastrosa giornata di ieri ha lasciato un segno pesante sulle strade provinciali del comparto ovest. Ovunque si segnalano danni per le abbondanti colate di fango e detriti, in diversi casi con veri e propri smottamenti di grosse porzioni di terreno sulle carreggiate. Già ieri comunque tecnici, cantonieri e agenti della polizia provinciale hanno messo in sicurezza le strade di competenza con gli appositi segnali di pericolo, e dalle prime ore di stamattina un bobcat è al lavoro per rimuovere i detriti e consentire un passaggio più agevole degli autoveicoli. Pochissimi i mezzi a disposizione del Settore Infrastrutture Stradali, con risorse economiche talmente limitate da non consentire più nemmeno l'ordinaria manutenzione, e per questo motivo ci vorranno parecchi giorni per ripristinare la normalità sui vari tracciati. Riaperte al traffico la SP 32 e la SP 47 mentre rimane chiusa la SP 86 Ribera-Magone. Liberate dal fango anche le altre strade segnalate nella giornata di ieri.
La situazione resta comunque difficile, come evidenziato nella riunione di ieri in prefettura tra il Prefetto e i tecnici del Libero Consorzio con i comandanti dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, il Questore e i vertici dell'Anas. Ovviamente si raccomanda la massima prudenza a quanti per necessità dovessero transitare su tutte le strade provinciali del comparto ovest.

LA SICILIA

VIABILITA
Le statali, le provinciali e anche i treni in tilt.

La tempesta d'acqua ha danneggiato e bloccato diverse strade statali. provinciali e comunali, creando gravissimi disagi alla viabilità veicolare ed interruzioni perfino alla rete ferroviaria. Il danno più pesante l'ha avuto la SS 115 e la SS 386 al km 136, nel territorio di Ribera. dove arteria tra Sciacca e Ribera, è stata totalmente chiusa al transito veicolare nelle prime ore del mattino di ieri dai vigili del fuoco e dall'Anas, a causa della potente furia delle acque del fiume Verdura, che ha trascinato a mare detriti di ogni genere. E' stata riaperta alle 17 so lo in un'unica direzione, da Sciacca verso Agrigento. A me no di un chilometro, sulla bretella che porta a Ribera, la strada è franata per la presenza di un ruscello ed è stata chiusa. L'unica strada riberese rimasta aperta è stata la provinciale Ribera Seccagrande. Sulla SS 386 la strada tra Calamonaci e Burgio è bloccata tra i km 18 e 22. La strada statale 118 Corleonese Agrigentina" è stata interessata da allagamenti del piano viabile, nei tratti compresi dal km 58 al km 85, tra Bivona e Santo Stefano di Quisquina, ma le squadre Anas hanno garantito la circolazione. La statale 189 "Della Valle del Platani", invece, in seguito ad una breve chiusura resa necessaria per pericolo straripamento del fiume Platani, è stata riaperta alla normale circolazione. Chiusa dalle prime ore del mattino a causa di una frana che ha completamente ostruito la sede stradale, è stata parzialmente riaperta al traffico la SP n. 19-8 San Biagio Platani-Alessandria della Rocca, grazie all'intervento coordinato dell'Ufficio di Protezione Civile del Comune di San Biagio Platani.
Sulla n. Sp 32 Ribera-Cianciana alcune auto sono rimaste intrappolate lungo il tracciato a causa dello scivolamento sulla carreggiata di un imponente quantitativo di fango, e sono state liberate non senza difficoltà a causa della pioggia battente che rendeva, e rende tuttora molto difficili gli interventi. Situazione critica anche sulla SP n. 33 Ribera-Seccagrande per una l'rana all'altezza del locale Miramare, sulla SPn, 31 Cattolica Eraclea-Cianciana, sulla SP n, 51 Ribera-Montallegro e sulla SP n. 86 Ribera-Magone, in diversi punti intasate dal fango proveniente dai terreni adiacenti. La circolazione ferroviaria agrigentina è rimasta sospesa dalle 10.30 sulla linea Palermo-Agrigento, tra le stazioni di Roccapalumba e Agrigento, per l'allagamento dei binari della stazione di Castronovo.


Fissata assemblea dell'ato idrico.
Dopo fa richiesta del sindaco di Favara Anna Alba, il prossimo 1 dicembre tornerà a riunirsi l'Assemblea sindacale dell'Ati.

Al centro della riunione, che si terrà presso la sede dell'ex  Asi di Agrigento saranno presenti oltre ai primi cittadini anche i rappresentanti dell'Ambito territoriale ottimale. Due i punti all'ordine del giorno: la problematica dei distacchi degli allacci fognari per i soggetti morosi (prassi, si ricorderà, ritenuta legittima dal Tribunale amministrativo regionale e dal Tribunale di Agrigento) e le questioni connesse agli impianti di depurazione. L'Amministrazione di Favara, infatti, auspica che anche gli altri Comuni adottino la diffida emessa nelle scor se settimane dalla Città dell'Agnello pasquale. (fatto, si ricorderà, diffidava la Girgenti acque al chiedere il canone di depurazione ai cittadini in considerazione de! fatto che l'impianto risulta malfunzionante (in quanto sottodimensionato) e attualmente sotto sequestro. Condizione abbastanza condivisa, in realtà, dato il numero di impianti che sono stati oggetto di provvedimenti a parte dell'autorità giudiziaria e, in parte, sono sottoposti attualmente ad interventi di adeguamento.

Colpo di grazia per il Cupa
Deve nove milioni a Palermo Decreto ingiuntivo dall'università del capoluogo siciliano.
Ha la forma di decreto ingiuntivo. ma è, in realtà, una condanna a morte. Metaforica mente parlando.

Il Consorzio universitario di Agrigento, nella mattinata di ieri, ha ricevuto una formale diffida da parte dell'Università di Palermo a riconoscere a quest'ultima circa nove milioni di euro. Un fulmine a ciel sereno? No. In realtà una tegola che attendeva dì cadere da parecchio tempo, nonostante t'esistenza di questo debito. mai riconosciuto dal Consorzio universitario agrigentino. era noto da tempo. A portarlo all'attenzione del Cda di Cupa, tra il 2014e il 2015. era stato l'ex presidente della Camera di commercio Vittorio Messina, ma le sue sollecitazioni ottennero poche risposte. Non solo; ad eccezione di questo giornate, in pochi dissero pubblica mente che esisteva una Spada di Damocle sul futuro del Consorzio. Ieri come oggi. Eppure gli atti formati non sono mancati. debito è infatti in da anni nel bilancio di Unipa, alla voce situazione Consorzi universitari. Soldi che Palermo ha conteggiato come rimborso degli stipendi già erogati dal 'Università ai docenti incardinati a Cupa fi no al 2013. Un'esposizione tanto grande che gli stessi revisori dei conti di Palermo reputa— - vano gìà nel 2014 difficile il recupero delle somme chiedendo di costituire un fondo rischi per evitare danni maggiori in caso di mancato pagamento.
Eppure nel bilancio si ritenne di riportare queste somme perché, tra le altre cose, esiste il "persistente e condiviso interesse pubblico ad assicurare, ancorché transitoriamente, la continuità dell'offerta formativa". Per il riconoscimento di questi debiti che Cupa non ha mai inserito in bilancio il precedente rettore Roberto Lagalla emise tra suoi ultimi atti una diffida che tuttavia, all'epoca è rimasta solo lettera morta. Almeno fino ad oggi. Così a Cupa non resta adesso che prepararsi ad una difesa nelle sedi opportune. Ci op porremo con le unghie e con denti a questa richiesta — spiega infatti il vicepresidente Giovanni Di Maida -, nella convinzione, ieri come oggi, che non sia dovuto da parte del Consorzio riconoscere questi fondi perché non inseriti nella convenzione incorrente tra i due enti. Noi — conclude rimaniamo fermi nella nostra posizione rispetto al fatto che questi costi non spettino a Cupa". Che il decreto ingiuntivo sia arrivato adesso, in uno dei momenti storici in cui più basso" è il livello dei rapporti con Palermo, tra corsi eliminati e questioni di convenzione da rivedere, ovviamente una coincidenza  che tuttavia dà di che lavorare ai malpensanti.
G. SCHICCHI

27 novembre - domenica

LA SICILIA

Cupa, pronti a impugnare l'ingiunzione di pagamento.
L'ingiunzione di pagamento che l'Università di Palermo ha notificato ai Consorzio universitario di Agrigento sarà al centro del Consiglio di amministrazione del Cupa del prossimo 30 novembre. A confermarlo sono stati il presidente Gaetano Armao e il sindaco di Agrigento Lillao Firetto. 'In quella sede - ha detto l'amministratore — dimostreremo incontrovertibilmente, carte alla mano, come stanno le cose". La linea, come anticipato ieri per voce del vicepresidente Giovanni Di Maida, rimane quella della fermezza: i quasi nove milioni di euro che Palermo chiede come rimborso delle somme spese per gli stipendi dei docenti incardinati fino al 2013 non sono dove questo perché solo a partire da quell'anno tra Cupa e Unipa sì stipulò una specifica convenzione per l'accordo sulla suddivisione delle somme. Ad opporsi, per primo, all'obbligo a onorare questo debito era stata, anni fa, Bartolomeo Romano. Posizione ribadita negli anni da tutti gli altri presidenti, con Palermo che, nei fatti, tranne qualche sortita si è limitata a inserire le somme nel bilancio tra i crediti da recuperare. Per Cupa. adesso, si apre il percorso di un ricorso alle vie legali. E questo non solo per con testare l'ingiunzione (non si tratterebbe, come inizialmente diffuso, in fatti di un decreto ingiuntivo, ma di una procedura ancora non esecutiva), ma anche per chiedere a Unipa di corrispondere somme che il Consorzio ritiene di aver versato in questi anni fuori da quanto spettasse. La no tizia del maxi debito da 9 milioni di euro per l'università agrigentina, comunque, ha scaldato poco l'animo degli agrigentini, partendo dagli ad detti ai lavori. Unici, in questa fase, a far sentire la propria voce, sono stati i sindacati. Se Maurizio Sala (Cisl) di chiara che in questi anni il Cupa per Palermo è stato come un bancomat; evidentemente non sono bastati i 50 milioni di euro che ha fruttato all'Università il consorzio Agrigentino, tra iscrizioni, contributi regionali e ministeriali" e che, soprattutto l'atto rientra in una "guerra che danneggia i nostri ragazzi e le famiglie", auspicando addirittura "un intervento del la Procura della Repubblica che accerti eventuali responsabilità pena li", il segretario della Cgil Massimo Raso chiede "verità". Finalmente — scrive - potremmo avere la verità sui rapporti tra Cupa e inipa. Gran parte di questi soldi sono risorse che il Cupa avrebbe dovuto girare' ad Unipa ma che non ha mai ricevuto dalla Regione. Come Cgil, auspicabilmente insieme a Cisl e Uil, nei prossimi giorni presenteremo un 'dossier' alla stampa e ai parlamentari con il quale ricostruiremo l'intera vicenda e manifesteremo la nostra preoccupazione. Il segretario della Confael, Manlio Cardella, invece, nel contestare ai sindacati confederati di aver sostenuto fin qui il corso-Armao, parla di un atto che manifesta la volontà di dismettere il Polo Universitario", dettata da ragioni legate a scelte territoriali ed
economiche che competono prioritariamente alla politica in danno alla comunità agrigentina".
Gioacchino Schicchi

Faraone: «L'odissea dei precari siciliani negli enti locali è in dirittura d'arrivo»

Soluzione. La norma della Funzione Pubblica consentirà di ricollocare molti lavoratori.
PALERMO. La lunga notte dei precari siciliani potrebbe concludersi in tempi brevi senza inciampare in ulteriori estenuanti attese. A sostenerlo in un post su Facebook il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Davide Faraone che chiarisce come il percorso avviato necessiti ormai di una stretta finale, un passaggio conclusivo che potrebbe concretizzarsi in tempi ormai brevi. I precari contrattualizzati dagli enti locali in Sicilia sono ad oggi 13.525, 1.303 in altri enti, nelle Asp 1.991 e
607 quelli regionali. Faraone parla di «un percorso serio, concreto, con tempi e scadenze certe che deve concludersi entro poche settimane e comunque entro dicembre e che servirà, anzitutto, ai siciliani: è finito il tempo degli stipendifici, dei lavoratori lasciati a braccia conserte, dei musei chiusi per mancanza di personale mentre le portinerie dei Comuni non riescono a contenere tutti i dipendenti. E' arrivato il mo mento della responsabilità, dei servizi all'altezza delle aspettative dei cittadini, di una politica che metta al primo posto l'interesse generale e solo dopo quello particolare». Il 31 dicembre 2016 scade l'ulti ma proroga concessa dallo Stato e dalla Regione. C'è quindi la necessità e possibilmente non differibile di una soluzione che chiuda definitivamente la stagione dei precari nella Pubblica Amministrazione. A perfezionare i passaggi tecnici dovrebbe essere il raccordo tra due norme, una da inserire nella legge di Bilancio dello Stato, ed un'altra da inserire nella legge di stabilità della Regione. La norma predisposta dalla Funzione Pubblica nazionale andrà a consentire specifica mente una serie di deroghe grazie alle quali sarà possibile inserire un rilevante numero di risorse presso le Autonomie territoriali (Enti locali e Regione). La norma nazionale garantirebbe altresì la possibilità, per gli enti locali, di procedere a stabilizzare il personale precaria nei li miti delle risorse assunzionali, ma fino ai posti disponibili in dotazione organica. Tale operazione, determina di fatto di assorbire nei Comuni almeno il 60-70% del personale del bacino, a parità di numeri da verificare, relativi alla disponibilità di pianta organica nei comuni sicilia ni. La Regione dovrà provvedere a trasformare attuale Resais in società in house inglobando anche i lavoratori che dal I gennaio 2019 siano eccedenti rispetto alla stabilizzazione negli enti locali. Per quanto riguarda la copertura finanziaria dovrà essere compiuto il processo di storicizzazione della spesa (ad og 185 milioni di euro) con altri 40 milioni pagati ad integrazione dai Comuni. Per Faraone occorre chiudere la partita definitivamente: «Ci siamo assunti a responsabilità di risolvere, una volta e per tutte, anche questa emergenza. L'obiettivo è ormai a portata di ma no».
G. B.

28 novembre - lunedì

LA SICILIA


NON SIAMO ULTIMI, MA VA PEGGIO.
La provincia di Agrigento al 107esimo posto a livello nazionale: un posto in meno del piazzamento 2015, ma sopra le province di Napoli, Siracusa e Crotone.
Non siamo ultimi, ma va, anche se di poco. sempre peggio.
L'edizione 2016 dell'annuale classica sulla qualità della vita realizzata dal quotidiano "Italia Oggi" relega la provincia di Agrigento al lO7esimo posto a livello nazionale: Uil posto i meno del p 2015, ma comunque sopra le province di Napoli. Siracusa e Crotone. Come sempre i dati andrebbero presi con le dovute precauzioni essendo lo studio estremamente articolate e rispondente ad una molteplicità di criteri. Partiamo dalla categoria "Affari e Lavoro", dove la nostra provincia è a i 108esimo posto, in risalita comunque il 110 posto rimediato lo scorso anno. Un posizionamento che deriva dal 109esimo posto per occupazione,  91esimo posto per numero di imprese e 102esimo posto- per rapporto tra nascite e cessazioni. Settantaseiesima posizione invece nella categoria "Ambiente", dove però i conti non tornano. Risulta dallo studio di Italia Oggi che siamo tra i territori con i migliori risultati in termini di Pm10 nell'aria (misurati come, se le centraline non sono attive da anni?) e al primo posto, insieme ad altre province, per la capacità di depurazione deLle acque reflue. A riportare alla "normalità" il 96esimo posto per incidenza delle dispersioni in rette idrica e per la raccolta differenziata mentre siamo al 45sesimo posto per numero di auto per abitante. Migliora a vista d'occhio nonostante un 2015 molto travagliato, la categoria "Sicurezza", dove l'Agrigentino è risalito dalla 44esima alla 38esima posizione. Diminuiti i reati contro la persona (57esimo posto con il 59esimo del 2015), mentre sono saliti quelli contro il patrimonio (34° contro il 29° dell'anno scorso). Rispetto agli altri reati, bassa l'incidenza di quelli sessuali denunciati (34° posizione), dei furti in appartamento(260 posto) e delle estorsioni denunciate (19esimo posto.). In risalita, anche se si resta nella parte bassa della classifica,  per la categoria "Disagio Sociale":73esimo posto contro l'89esimo dello scorso anno. Ad incidere,oltre i dati economici già esposti come il 96esimo posto per incidenti strada con feriti o morti. Aumentano anche i suicidi (33esima posizione contro la 22esima de 2015). E se siamo al 36esimo posto nella categoria Popolazione (eravamo al 27esimo), con un buon dato sulle emigrazioni ma pessimo sul fronte immigrazioni (102esimo posto). l'Agrigentino è al 109esimo posto alla voce "Salute". Un dato che deriva da pessimi risultati sui fronte di mezzi e uomini, anche se complessivamente in risalita: 106 posto per numero di personale medico e infermieristico; 9 posto per posti letto in ostetricia e ginecologia; 90 posto per posti letto in oncologia; 107 posizione per posti letto in emodialisi; 102o posto per dotazioni di tac e rmn; Ultima categoria è l'offerta del "Tempo libero": 103° posto grazie a numero di ristoranti, cinema, alberghi e associazioni ricreative.
G. SCHICCHI


Giornale di Sicilia

Sabato 26 novembre 2016

Maltempo
Aranceti distrutti, danni a Ribera per 30 milioni
Il settore agrumicolo è quello maggiormente colpito dal maltempo, ma anche in altri comparti dell'agricoltura nel comprensorio riberese i danni sono ingenti, anche se non ancora quantificati.
Giuseppe Pantano 

Un danno di 30 milioni di euro alla produzione lorda vendibile del settore agrumicolo. È la prima stima, della Confederazione Italiana Agricoltori, sui danni procurati ieri dal maltempo in agricoltura a Ribera e nell'ampio comprensorio crispino. Il forte vento, la pioggia battente e la grandinata di ieri hanno messo in ginocchio l'agricoltura del vasto comprensorio riberese ed a pagarne le conseguenze è, in particolar modo, il settore agrumicolo che rappresenta il fiore all'occhiello dell'agricoltura in quest'ampio territorio. Si perderà il 30 per cento della produzione del prodotto agrumicolo. La Dop Arancia di Ribera e il Consorzio di tutela consentono di commercializzare le arance Washington navel, Brasiliano e Navelina con il marchio comunitario Dop ai produttori e confezionatori dei 14 comuni di Bivona, Burgio, Calamonaci, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Cianciana, Lucca Sicula, Menfi, Montallegro, Ribera, Sciacca, Siculiana, Villafranca Sicula, e Chiusa Sclafani. Tutti hanno iscritto il proprio agrumeto o il centro di lavorazione nell'elenco ufficiale della Dop che è un marchio di qualità attribuito a quegli alimenti le cui specifiche caratteristiche di pregio dipendono principalmente da un determinato territorio di produzione e da fattori di produzione che lo caratterizzano. L'Arancia di Ribera Dop è oramai percepito come prodotto di qualità. La garanzia di qualità, origine e tracciabilità offerta al consumatore dal marchio Dop è un elemento molto importante di visibilità, trasparenza e fiducia. Gli obiettivi del Consorzio sono quelli di promuovere il prodotto, tutelare i produttori e vigilare sulla qualità e migliorare le opportunità commerciali. Il settore agrumicolo è quello maggiormente colpito dal maltempo, ma anche in altri comparti dell'agricoltura nel comprensorio riberese i danni sono ingenti. «Il vero problema al momento è quello della viabilità rurale - dice Giuseppe Pasciuta, presidente del Consorzio Arancia di Ribera Dop - ma il fatto che in due ore sono piovuti, nel nostro riferimento di Ribera, 145 millimetri d'acqua e in altri anche 230 millimetri è un dato preoccupante. Stiamo effettuando un sopralluogo e un'analisi dell'evento metereologico, di questa pioggia concentrata in poco tempo che ha causato molti danni. Una vera e propria bomba d'acqua che ha causato danni anche nel territorio e non solo all'agricoltura. In tutte le aree vicine ai torrenti ed ai fiumi agrumeti e frutteti hanno subito danni. In altre zone, invece, la situazione è decisamente migliore. Per fortuna la grandinata non è durata molto tempo perché i danni potevano essere ancora maggiori. Il vero problema, però, anche per il settore agrumicolo - conclude Pasciuta - è la viabilità rurale perché, soprattutto nella zona collinare, se non si interviene, anche attraverso la Protezione civile, per la sistemazione di alcune strade ci saranno produttori agrumicoli che non potranno raggiungere i propri fondi per la raccolta delle arance». Per Paolo Mandracchia, presidente provinciale dell'Uci, «questa è una mazzata che arriva dopo una stagione olivicola particolarmente deficitaria con un calo dell'80 per cento del prodotto e un prezzo che, di conseguenza, è aumentato. Anche i carciofi, che stanno andando in produzione, potrebbero avere subito danni. E, in generale, le ortive a pieno campo, finocchi, broccoli».  «Una stima precisa - aggiunge Mandracchia - sarà fatta nelle prossime ore quando si potranno raggiungere i fondi agricoli. Al momento  la viabilità rurale è fortemente compromessa. Nel territorio di Sciacca, da una prima verifica, non ci sono danni ingenti. La viabilità rurale, invece, si è disintegrata sia a Sciacca che a Ribera. Ci sono zone  come Nadore dove non si riesce ad andare neppure con il trattore. Molte strade interpoderali, come quelle della zona Salinella, sono completamente danneggiate. E poi, siccome non mancano le stranezze, nel versante compreso tra Sciacca e Menfi, invece, non è piovuto. Ci sono produttori agricoli che si sono fortemente stupiti di quanto accaduto  a Ribera perché da loro, a distanza di appena  una trentina di chilometri, non è caduta neppure una goccia d'acqua». « Nelle prossime ore si farà un bilancio più preciso dei danni in agricoltura nel comprensorio riberese. La prima emergenza da affrontare, però, attiene alla viabilità rurale perché, al momento, ci sono produttori che non possono neppure verificare la situazione dei propri fondi perché sono impossibilitati a raggiungerli». (*GP*)

«Arterie provinciali, un vero disastro
La pioggia non defluisce e le corrode».

Bene gli interventi sulle autostrade siciliane, ma non bisogna dimenticarsi  delle strade «secondarie», leprovinciali e le statali, quelle insomma più usate ogni giorno dagli automobilisti. Lo dice Angelo Pizzutto, presidente Aci Palermo, che parla di una situazione difficile per quanto quelle arterie che, a causa di tanti fattori, anche politici, sono sempre più spesso abbandonate. Con risultati atastrofici, a partire da incidenti, anche mortali, che con maggiore attenzione da parte di chi quelle strade le dovrebbe curare, potevano essere evitati. OOO Qual è la situazione generale delle strade in Sicilia? «Come abbiamo già detto in passato purtroppo non è buono, soprattutto per quanto riguarda le strade secondaria. Le più danneggiate sono le provinciali, che hanno difetti di manutenzioni da oltre un decennio, quindi non è una questione recente o altro. Oggi (ieri ndr) ad esempio c'erano strade allagate nelle Madonie, luoghi dove già non si può camminare quando l'asfalto è asciutto, figurarsi quando piove. La situazione migliora in alcuni tratti di strade statali che hanno beneficiato degli interventi di manutenzione, ma la situazione si aggrava in quelle strade che sono chiuse o non perfetto strato di manutenzione. Per quanto riguarda le autostrade, qualcosa si sta muovendo, ma anche lì c'è tantissimo lavoro da fare».
Perché la maggior parte delle strade siciliane si trova in questo stato?
«Il nemico numero uno delle strade non è il traffico, il flusso della auto, ma la regimentazione delle acque. Quando le acque ristagnano sulla strada, e non hanno possibilità di uno sfogo laterale, l'acqua crea fratture nel manto stradale, frane e smottamenti. In Sicilia, nella stragrande maggioranza dei casi, i canali laterali delle strade e le caditoie non hanno manutenzione da anni. Prima c'erano i cantonieri della provincia, ora non ci sono più, perché hanno tagliato i fondi, il personale e così via. L'acqua dunque rimane sulla strada, non avendo sfogo, e «frattura » il cemento. Quindi i problemi che si vedono in molte strade, soprattutto lateralmente, sono dovuti a questo».
Quali sono gli interventi da compiere, per cercare di risolvere, o quantomeno tamponare, questo problema?
«Bisogna fare una seria programmazione, per prima cosa. In provincia ci sono 600 mila euro di fondi per oltre 2200 chilometri di strada, in Sicilia sono in tutto 8000 chilometri. Le ex provincie anche in questo caso sono un «equivoco»: bisogna permettere ai nuovi enti di fare questa programmazione, cosa che non è stata fatta. Su alcuni versanti l'Anas si è mossa, però anche lì bisogna incrementare la manutenzione delle strade statali e anche sulle autostrade. Sulla Palermo -Catania ci sono molte interruzioni, idem sulla Palermo-Messina, e con il maltempo diventa ancora peggio».
Quali sono le strade con più criticità?
«Soprattutto quelle delle province «interne», diciamo. Anche la Siracusa- Gela è molto malandata. Nel Nisseno mi dicono hanno dovuto annullare il rally di Mussomeli perché la manutenzione delle strade provinciali interessante non non è proponibile. Le province interne risentono più di tutti di questa situazione. Per quanto riguarda la pericolosità delle strade, insomma, siamo oltre il livello di guardia. In Sicilia, al contrario di altre Regioni, abbiamo moltissime provinciali, e la viabilità secondaria si deve controllare ed è anche quella largamente più usata. Non sono solo pendolari che si muovono, ma anche le tantissime persone che abitano in quelle zone. C'è una forte difficoltà anche per gli studenti, per gli scolabus, ci sono davvero tante criticità. Situazioni molto pericolose».
Cosa pensa sulla «fusione» tra Anas e Cas?
«Potrebbe essere una buona cosa. Il Cas funziona con le esigue risorse regionali, non è da tempo in grado di fare manutenzione come andrebbe fatta, appunto per mancanza di fondi. Hanno avuto anche diversi problemi con i casellanti. Certamente il progetto è quello di aiutare ad intervenire e a fare della manutenzione seria. Ci saranno da creare dei pedaggi, e ci saranno molti cambiamenti. Se i pedaggi vengono riversati nella manutenzione della strada sarà una grande cosa. I cittadini pagano ben volentieri se questo comporta dei miglioramenti, come succede in ogni parte d'Europa. Si può pagare per viaggiare sicuri». (*LANS*)

Domenica 27 novembre 2016

I nodi della sicilia
«Dobbiamo trovare altri fondi per i comuni, non c'è alternativa», dice. I 115 milioni previsti sono stati ridotti a 50
Crocetta: manovra stravolta, è indifendibile
Il presidente dà ragione ad Ardizzone, che oggi in aula taglierà molti dei contributi a pioggia: così recuperiamo risorse
Giacinto Pipitone

«Hanno cancellato iniziative che avrebbero portato sviluppo per recuperare soldi da destinare a contributi a pioggia. Ma come si fa a difendere una legge simile?»: Rosario Crocetta tende una mano al presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, e anticipa che il governo non difenderà la legge di assestamento di bilancio. O almeno, non difenderà la legge nella versione venuta fuori dalla commissione Bilancio. Oggi dunque la manovra subirà un robusto ridimensionamento. Verranno cassati tutti gli articoli che introducono finanziamenti a pioggia: norme che valgono decine di milioni. La decisione l'ha presa Ardizzone ma è condivisa da Crocetta che della pioggia di emendamenti è vittima: è stato cancellato un articolo scritto dal governo per finanziare con 1,2 milioni l'Expo della Sicilia al G7 di Taormina. Crocetta non l'ha presa bene: «I deputati hanno cancellato quella norma perchè gli servivano i soldi da utilizzare per finanziamenti a pioggia a enti a loro vicini». Per Crocetta «Ardizzone ha ragione. I deputati hann o trasformato una legge tecnica di assestamento di bilancio in una Finanziaria». La legge è stata varata in commissione dopo una maratona notturna terminata alle 8,30 del mattino. È stata una notte in cui il testo originale del governo è stato stravolto a colpi di emendamenti di ogni colore politico. E non è un caso che il presidente della commissione, Vincenzo Vinciullo, non ha firmato il testo nella versione finale pronta per l'aula. Ora però la mossa di Ardizzone rimette tutto in discussione: il presidente dell'Ars stamani taglierà molti dei contributi a pioggia. Via anche la norma che avrebbe riaperto la possibilità di andare in prepensionamento e molte altre misure di spesa. Crocetta si augura che «ciò permetta di recuperare risorse da riportare sul progetto originario del governo, che era quello di finanziare i Comuni, la Protezione civile e poche altre categorie». L'assessore alla Formazione, Bruno Marziano, ha già annunciato che chiederà di restituire al suo settore 900 mila euro tagliati da emendam nti dei deputati: «Senza queste risorse dobbiamo tagliare 300 corsi dell'obbligo formativo. Significa impedire a 300 alunni di seguire le lezioni». Crocetta annuncia che il governo si riunirà oggi per cercare nuove risorse da destinare ai Comuni: in commissione il budget è sceso dai 115 milioni inizialmente previsti a 50. «Dobbiamo trovare altri fondi, non c'è alternativa» sintetizza il presidente. Con questi accorgimenti la manovra dovrebbe essere approvata entro fine settimana per lasciare poi spazio alla vera Finanziaria: condizionale d'obbligo visto che è tutto da verificare il clima che si instaurerà in aula dopo la mossa di Ardizzone. Intanto crea ancora polemiche la norma con cui il governo ha proposto di creare un nuovo dipartimento, all'Economia, per gestire la comunicazione. L'Assostampa segnala che nel testo «non si fa alcun riferimento alla presenza di giornalisti nella struttura. Mentre da 4 anni non c'è più traccia di giornalisti nell'ufficio stampa e documentazione (nonostante la struttura continui a esistere e costare). Le molteplici dichiarazioni di Crocetta per la ricostituzione dell'ufficio, sia per chiamata diretta sia attraverso un concorso pubblico, sono rimaste lettera morta ». L'Assostampa chiede ad Ardizzone di stralciare pure questa norma. «Come si fa a difendere una legge simile?», dice Crocetta, che condivide le critiche del presidente dell'Ars all'assestamento varato in commissione: «I deputati l'hanno trasformata in una Finanziaria». 

La classifica di italiaoggi.
Mantova la più vivibile, Roma crolla a quota 88 su 110. Siracusa è penultima, preceduta da Agrigento e Trapani. Il «fanalino» è Crotone
Qualità della vita, le città siciliane tra le peggiori d'Italia

È Mantova la provincia italiana dove si vive meglio, seguita da Trento e Belluno. Crotone è la peggiore (ultima su 110, penultima Siracusa) e in generale nel Sud e nelle isole il livello medio di qualità della vita resta insufficiente e non migliora (ma ci sono segnali in controtendenza in molte province della Sardegna, a cominciare da Olbia, Ogliastra e Nuoro). Perdono colpi- a vantaggio delle province medio-piccole- anche tutte le grandi aree urbane, compresa Milano, con la sola eccezione di Torino. Tra di loro la performance più negativa è di Roma, che per la prima volta finisce, accanto alle province del Mezzogiorno, sotto la sufficienza. È il quadro che emerge dalla classifica annuale sulla qualità della vita di ItaliaOggi e dell'Università La Sapienza, che sarà pubblicata oggi dal quotidiano economico e che prende in considerazione una serie di indicatori: affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita. Se c'è un timido miglioramento rispetto all'anno scorso (le province che possono vantare livelli buoni o accettabili sono passate da 53 a 56), il 53,9% degli italiani (pari a 32 milioni 732 mila residenti) vive in province (54) in cui la qualità delle vita è scarsa o insufficiente. Di queste 6 sono nel nord ovest, 2 nel nord est, 7 in Italia centrale e 39 in Italia meridionale e insulare. La migliore è dunque Mantova, che spezza la lunga serie positiva di Trento (ora seconda) al primo posto senza interruzioni dal 2011. Altro nuovo ingresso sui gradini più alti del podio è Belluno, terza, in salita dall'ottava posizione. Scivolano Pordenone (da terza a quarta ) e Bolzano (da seconda a ottava). Siena, Parma, Udine, Bolzano, Vicenza e Lecco completano la top ten, mentre tra le prime venti (18/o posto) si conferma Ascoli Piceno, unica con Siena delle località del Centro. L'ultimo posto è di Crotone, sebbene, rispetto alle altre province meridionali, presenti elementi di discontinuità. Qui, infatti, il tenore di vita è accettabile. E la provincia è addirittura ricompresa nel gruppo delle più virtuose nelle dimensioni criminalità e popolazione. Responsabili, quindi, della maglia nera sono affari e lavoro, ambiente, disagio sociale e personale, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero. La precede Siracusa (era al 104 posto). A deludere sono anche le grandi aree urbane, che arretrano tutte, rispetto allo scorso anno, ad eccezione di Torino (che sale di 6 posti). Ma se Milano (56/o posto) e Napoli (108) perdono rispettivamente 7 e 5 posizioni (il capoluogo campano è terz'ultimo nella classifica finale, preceduto da Agrigento, Trapani, Caltanissetta e Palermo), Roma ne perde ben 19 (31 in confronto al 2014), portandosi all'88/o posto. L'ambiente rappresenta uno dei principali elementi di criticità nelle grandi aree urbane, così come la criminalità.

Istruzione. Il debito è il residuo dei canoni annuali che il consorzio agrigentino deve restituire alla sede centrale palermitana per l'attivazione dei corsi di laurea
L'università chiede nove milioni al «Polo»
Il presidente: «Non lasceremo morire l'università di Agrigento. Per questo ci stiamo battendo e continueremo a farlo in futuro»
Paolo Picone
Palermo chiama Agrigento, ed i segnali non sono di certo positivi visto che l'Università del capoluogo siciliano ha intimato al Polo staccato di contrada Calcarelle il pagamento dei debiti che ammontano a 9 milioni di euro. L'università palermitana, con il suo rettore Fabrizio Micari batte cassa: per il Consorzio universitario della provincia di Agrigento, il cosiddetto Cupa, sarebbe la mazzata finale. Il debito altro non è che il residuo dei canoni annuali che il consorzio agrigentino deve restituire alla sede centrale palermitana per l'attivazione dei corsi di laurea. Che lo scorso anno sono stati ridotti da 5 a 3. Il presidente del Cupa, l'avvocato Gaetano Armao ha dichiarato che impugnerà il pignoramento scaturito dalla richiesta di recupero del debito pregresso. «Non lasceremo morire l'uni - versità di Agrigento. Per questo ci stiamo battendo e continueremo a farlo in futuro. La situazione ereditata è disastrosa. Ma abbiamo tutte le carte in regola per rilanciare e ripartire. Parlerò con i vertici dell'ateneo di Palermo per trovare un accordo». Tuonano i sindacati. «Hanno deciso di negare il diritto allo studio ai nostri ragazzi e il fatto più clamoroso è che proprio l'Università di Palermo a spingere in tal senso - dice Maurizio Saia, segretario provinciale della Cisl. In questi anni il Cupa per Palermo è stato come un bancomat, evidentemente non sono bastati i 50 milioni negli ultimi anni, si tanto ha fruttato all'Università il consorzio Agrigentino, tra iscrizioni, contributi regionali e ministeriali. Non serve essere malpensanti,  basta aver seguito nel tempo le "evoluzioni" della politica in salsa agrigentina. Ed ecco il risultato, una guerra che danneggia i nostri ragazzi, le famiglie. Purtroppo, nel tempo, abbiamo scelto una classe dirigente irresponsabile, che ha fatto del bene comune un "patrimonio" personale. Auspico un intervento della Procura della Repubblica che accerti eventuali. Sull'argomento interviene anche il segretario della Confael, Manlio Cardella: "La notizia che il Cupa deve, per ingiunzione, 9 milioni di euro ad Unipa costituisce una disarmante conferma per quanti da sempre abbiamo sostenuto che la parola fine sul Polo Universitario è già stata scritta da tempo. Un chiaro segnale in tale direzione è stata la mancata inaugurazione dell'anno accademico presso il Cupa. I sentori si sono avuti in commissione istruzione al Comune di Agrigento quando venivano indicate come priorità la revisione dei costi, il contenimento della spesa, il potenziamento dell' offerta formativa, palesando persino l'attivazione di corsi di alta formazione per tramite dell'ennesima intercettazione di fondi europei, manifestando altresì un preciso risentito richiamo al negativo disimpegno dell'ex provincia. Il Cupa infatti aveva preso impegni per "regolare i conti" con l'ex provincia - Libero Consorzio, però nel tempo ha dovuto prendere atto dell' impossibilità di ciò in quanto il Commissario non esprime altre volontà se non quelle vincolanti della Presidenza della Regione. Per non parlare del discorso che il presidente Armao tenne in Consiglio Comunale ad Agrigento dove accennava all'iscrizione di soli 100 studenti, ad un bilancio in carenza di ossigeno con margini di manovra strettissimi, ad un pesante esubero di personale in servizio ed alla eventuale dismissione dell' Università di Palermo. A nostro avviso -conclude Cardella - la manifesta volontà di dismettere il Polo Universitario, è dettata da ragioni legate a scelte territoriali ed economiche che competono prioritariamente alla politica in danno alla comunità agrigentina". (*PAPI*)

lunedì 28 novembre 2016

l'intervista. Arriva l'altolà al governo regionale sulla manovra: «Occorre trovare i fondi per i trasferimenti agli enti locali. In caso contrario, li portiamo al dissesto»
Ardizzone: «Priorità ai precari e ai Comuni»
Stefania Giuffrè - Palermo
No all'assalto alla diligenza, a norme che nulla hanno a che vedere con l'assestamento di bilancio. L'altolà, insieme a una bacchettata al governo, arriva dal presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone, pronto a   cassare articoli ed emendamenti che non rispettino lo spirito tecnico della legge. «Bisogna avere chiaro -dice - che si tratta di un assestamento di bilancio, una legge che sostanzialmente deve iscrivere nel bilancio dell'esercizio in corso l'avanzo o il disavanzo del precedente esercizio risultante dal rendiconto. È ammissibile, per esempio, che il governo, nella fase di assestamento, si faccia carico e dia copertura oltre che ai Comuni, alle ex Province e al relativo personale e ai precari, ma tante altre norme si possono pure rinviare».
Cosa significa?
 «C'è un rendiconto approvato a ottobrein base al giudizio di parifica della Corte dei Conti. Con l'assesta - mento di bilancio si deve soltanto accertare le entrate e le uscite e "calare" residui attivi e passivi o altre
questioni di carattere finanziario. La manovra di assestamento insomma non è una variazione di bilancio. Siamo innanzitutto di fronte a una questione di carattere tecnico ma anche politico».
Invece cosa è accaduto?
«Il governo ha portato avanti ulteriori variazioni, la questione Expo (lo stanziamento di 1,2 milioni per una manifestazione collaterale al G7 di Taormina il prossimo anno, ndr) ad esempio è una variazione di  bilancio. La prima norma di cui il governo  si doveva fare carico era invece la questione dei 115 milioni per investimenti destinati ai Comuni. Il governo avrebbe dovuto porsi il problema già a febbraio. Non è stato fatto e così mettiamo in difficoltà i Comuni».
Sono soldi che dovevano essere trasferiti ai Comuni per investimenti e che invece non sono ancora arrivati... «È chiaro che la questione è complessa e articolata, si tratta di fondi Pac. Il punto è che i Comuni hanno fatto i loro bilanci anche sulla base di quei soldi. Non trasferendoli li portiamo automaticamente al dissesto. Dobbiamo invece dare certezza dei trasferimenti, è questa la questione numero uno. E non mi interessa chi sia il responsabile ma è chiaro che c'è un'omissione del governo: non possiamo mandare i Comuni in dissestoper responsabilità del governo».
Il governo ipotizza un mutuo da 65 milioni per recuperare i soldi...
«C'è stato un incontro con l'associazione dei Comuni e gli assessori Baccei e Lantieri, è emerso che mancano almeno 65 milioni. Li debbono trovare, il governo deve trovare il modo di trasferire questi soldi.  Leggo polemiche sul contenimento dei costi: non è una gara a chi risparmia di più, il dato è che oggi la Regione ha trasferito molto meno di quello che era previsto. A febbraio durante un'assemblea a Palazzo dei Normanni era stato stabilito invece che quei soldi servivano a pagare i mutui».
A proposito dell'assestamento, cosa comporta questa impostazione che lei critica?
«Sarò costretto a rendere inammissibili molti articoli che non rientrano nella fattispecie contabile giuridica dei principi di assestamento di bilancio. Ma c'è anche un dato più politico. Siamo in notevole ritardo con
bilancio e finanziaria 2017. Se tutti, a cominciare dal governo, fanno la corsa a finanziare questo o quell'altro, significa che il governo per primo sa che non sarà in grado di fare il bilancio entro il 31 dicembre».
Ci sono però molte norme che sono state inserite attraverso gli emendamenti presentati dai deputati...
Tutte le materie estranee e che non sono passate dalle commissioni di merito non saranno ammesse».
Quali ad esempio?
«Ne cito alcune, a memoria, solo a titolo di esempio: la riapertura dei termini per presentare istanza di prepensionamento, la modifica al testo unico per le elezioni dei consigli comunali, la modifica alla legge regionale in materia di attività cinofile, la norma di interpretazione autentica in materia sindacale. Ma stiamo scherzando?».
Ci sono anche una serie di contributi a pioggia, che fine faranno?
«Sarà fatta un'attenta valutazione e se violano i principi generali di astrattezza, in assenza di apposita relazione tecnica faranno la fine dovuta: saranno cassati».
Cosa si salva allora di questa manovra?
«Si salvano le parti tecniche, quello che dovrebbe essere realmente un assestamento. Ma guardando questa manovra, come dicevo, il dato politico è la consapevolezza del governo di non poter approvare il bilancio entro il 31 dicembre. Abbiamo chiuso l'accordo con lo Stato da cui derivano 1 miliardo e 400 milioni. Le cose sono due: o le somme ci sono e quindi si fa la Finanziaria entro il 31 dicembre o significa che queste somme non ci sono».
Tutto ciò significa che c'è un problema nella maggioranza?
«Un problema di maggioranza c'è sempre stato perché Crocetta non ha mai avuto una maggioranza. Ma equilibri traballanti non possono essere il motivo per procedere così. Con questa manovra il governo ha fatto delle forzature inserendo norme di carattere sostanziale mentre invece non si è posto il problema dei Comuni. In conferenza dei capigruppo si era concordato che serviva un tavolo politico, richiesto dalle opposizioni
ma in accordo con i gruppi di maggioranza. Poi invece in seconda commissione c'è stato questo "assalto continuo" rincorrrendo il governo».
Cosa succede quindi adesso?
«Il governo si deve presentare in aula con una proposta di assestamento che abbia carattere tecnico e dia certezze ai Comuni. Tutte le altre questioni "nobili" saranno invece affrontate in Finanziaria e diffido il governo a presentarla subito».
L'assestamento va approvato entro il 30 novembre, così non si allungano i tempi?
«No, tutt'altro. Si semplifica la manovra di assestamento, depurandola dagli orpelli».
Nel testo esitato dalla commissione Bilancio entrano anche una serie di norme che incidono sulla macchina regionale. Innanzitutto la nascita di un nuovo Dipartimento. Con relativa poltrona per un dirigente generale. L'articolo in questione affida all'Ufficio per l'attività di coordinamento dei sistemi informativi regionali, già attivo, le attività di comunicazione e in particolare quelle legate alla nuova programmazione dei fondi Ue. Un passaggio della norma specifica che l'Ufficio «è individuato quale struttura di massima dimensione ». Tradotto un nuovo Dipartimento, per il quale dovrà essere incaricato un dirigente generale. Ancora norme relativa all'organizzazione. L'assestamento prevede una riapertura dei termini per i prepensionamenti avviati l'anno scorso: chi si è lasciato sfuggire i termini potrà chiedere il «collocamento  anticipato » entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge. Fra i dipendenti che potrebbero avvalersene, voci di corridoio danno fra i possibili beneficiari anche il dirigente del Fondo pensioni, Rosolino Greco. Incarichi potrebbero essere assegnati in materia di trasporti. Un articolo prevede che per attuare una serie di regolamenti comunitari in materia di trasporto passeggeri il Dipartimento dovrà ricercare all'interno professionalità specifiche. In caso di ricerca a vuoto, il dipartimento autorizzato dalla commissione Ars competente può ricorrere a esperti esterni per i quali sono stanziati 350 mila euro. Tornano invece a carico della Regione parte degli emolumenti (il trattamento economico e previdenziale di base) del personale comandato negli enti parco: negli ultimi anni invece erano stati pagati dagli enti di destinazione. ste.gi.

Lavoro. Doppio binario per risolvere la vertenza che riguarda oltre 17 mila persone: una norma è stata inserita nel bilancio statale, un'altra è da votare in Sicilia
Precari degli enti locali, Faraone: stabilizzazioni in due anni
Stabilizzazione dei precari entro due anni, di fatto una nuova proroga per oltre 17 mila persone che da anni lavorano negli enti locali (è la quota più consistente), negli enti pubblici, nelle Asp. Il percorso è stato  individuato dal governo nazionale e viaggia su un doppio binario: una norma che a Roma sarà inserita nella legge di bilancio e un'altra norma che dovrà essere approvata all'Ars. Il sottosegretario all'Istruzione,
Davide Faraone, lo annuncia dal suo blog. «Abbiamo già messo nero su bianco - spiega Faraone - una norma che approveremo in Senato nella Legge di stabilità nazionale che apra la strada a una soluzione definitiva: ci sono le risorse e sono strutturali e dunque per sempre non più una tantum. Poi l'Assemblea regionale siciliana dovrà fare la sua parte, con una norma da inserire nella prossima Finanziaria».
Il percorso prevede appunto un doppio binario mentre il tempo stringe perché tutti i contratti scadono il 31 dicembre. Attualmente la legge prevede che le «risorse assunzionali », ossia le somme che possono
essere destinate ad assunzioni, siano pari al 25 per cento del costo che l'ente risparmia per il personale che non è più in servizio (pensionamenti, licenziamenti, dimissioni, decessi, ecc.) rispetto all'annno precedente. Come dire ogni 4 pensionati si libera un posto, in termini di denaro. Il governo nazionale ora prevede una deroga a questo criterio, allargando questa quota del 25% con le risorse (cioè i soldi) pari alla media della spesa sostenuta per il personale a tempo determinato fra il 2013 e il 2015. Limite che nelle Regioni a statuto speciale arriva fino al 2009. Regioni, come la Sicilia, che dovranno farsi carico dell'onere finanziario. Così determinata la «capacità assunzionale » gli enti possono procedere alla stabilizzazione in base ai posti in pianta organica: la stima dei tecnici è che potranno essere così assorbitifra il 60 e il 70% dei precari siciliani.
Per tutti gli altri interviene la norma regionale, che preveve innanzitutto la trasformazione della Resais in ente di diritto pubblico in modo tale da potere mantenere le funzioni di pubblico ufficiale per i dipendenti che vi transiteranno. Tutto il percorso passa da una «clausola»: priorità al personale in esubero nelle ex Province, una prima stima parla di 750 persone. Ed è la loro collocazione a dettare i tempi. Mentre la legge Delrio dava due anni di tempo, la norme pensata per l'Ars darà due anni di tempo per concludere il percorso ma a partire dal 2016, con l'approvazione della legge regionale. Tradotto: entro il 31 dicembre 2018.Entro questi due anni quindi si ricollocheranno i dipendenti delle ex  Province e si avvieranno le stabilizzazioni nei Comuni. Al primo gennaio 2019 il passaggio a Resais per chi non ha trovato posto. Nel frattempo resteranno tutti in servizio. Prevista anche una mobilità entro 50 km. Alla Regione resta ancora la decisione su Asu e Lsu (altre 5.500 persone). Paletti poi per i precari regionali che devono avere comunque  superato una selezione pubblica. Per approvare tutto ciò i tempi sono strettissimi. Faraone parla di un percorso che «deve concludersi entro poche settimane e comunque entro dicembre». Ma avverte: «Il governo Renzi si è fatto carico di questo percorso e intende portarlo a termine, se gliene verrà data la possibilità ». Legando le sorti dei precari a quelle del governo. Stefania Giuffrè

Pubblica amministrazione. Per capire davvero cosa ne sarà della legge bisognerà aspettare il referendum. Renzi: «Se passa il Sì non c'è bisogno di intesa»
Riforma Madia, le regole bocciate dalla Consulta
Saltano il riordino dei servizi locali e la nuova dirigenza. In bilico 3 decreti fra cui i provvedimenti sui furbetti del cartellino
Marianna Berti
S
altano la riforma della dirigenza e dei servizi pubblici locali. Dopo la sentenza della Consulta sulla legge Madia non se ne farà più nulla: il Governo li ha ritirati, erano stati approvati giusto giovedì scorso, e non ha
più tempo per ripresentarli. La pronuncia dei giudici è arrivata poche ore prima che i testi potessero andare alla firma del Quirinale e a tre giorni dalla scadenza dei termini di delega, la deadline è oggi. Ci sono però altri decreti in bilico, i provvedimenti sui furbetti del cartellino, sui dirigenti medici e sulle partecipate pubbliche. Decreti già in vigore per cui si profila uno stallo. Insomma si rischia il caos e per capire davvero cosa ne sarà bisognerà aspettare il 4 dicembre, data del referendum. La Consulta ha fatto una «sentenza evolutiva: se tu vuoi licenziare un dirigente che non si comporta bene o ridurre le partecipate non solo devi  avere consensi e autorizzazioni e pareri delle regioni ma anche l'intesa, e se uno non vuole devi tornare da capo », dice il premier Matteo Renzi, tornando a commentare il verdetto. E chiude: «Se passa il Sì hai solo una Camera e non hai bisogno di intesa, basta il parere». Adesso occorrerà innanzitutto capire se la delega, su cui la Consulta si è espressa, ripasserà per il Parlamento o meno: i termini per l'attuazione potrebbero essere riaperti con un  atto ad hoc. Il governo però potrebbe subito badare al sodo e mettere mano ai decreti attuativi in circolazione. Come già avvenuto con il Jobs act, si tratterebbe di emanare dei correttivi, recependo le intese con le Regioni. Tanti i dubbi quindi ma alcuni punti fermi ci sono. Una parte della riforma della pubblica amministrazione è coperta, si tratta dei decreti già sfornati e non colpiti dalla pronuncia della Corte Costituzionale, tra cui il Freedom of information act, la nuova Conferenza dei servizi, la Scia e il Codice del digitale. Un'altra parte va invece salvata e coincide con il Testo Unico sul lavoro pubblico per cui ci sono ancora tre mesi di tempo per
procedere. È immune dalla sentenza la parte della riforma che prevede la ridefinizione dei poteri del premier e il taglio delle prefetture (c'è tempo fino a febbraio). Resta difficile prevedere gli effetti della sentenza prima dell'esito del referendum, che cambia anche i rapporti tra potere centrale e regionale. Se passa il No la riforma sarebbe vulnerabile, con il Sì l'exit strategy sarebbe agevolata. Anche se per la dirigenza i tempi sarebbero a dir poco lunghi, a meno che non si recuperi qualcosa nel Testo Unico sul lavoro pubblico. Complicato anche tornare sui servizi pubblici locali (la misura più popolare era il ricorso del biglietto per il bus che ritarda).
Le reazioni intanto non si fermano: «È un motivo in più per rimettere mano alla riorganizzazione delle materie del titolo V», dice il sottosegretario Luca Lotti. La «Corte avrebbe fatto meglio a rinviare la decisione di una settimana», incalza il presidente dei senatori Pd, Luigi Zanda. Dall'opposizione giungono altri commenti: «Renzi si è permesso di dire che la Corte Costituzionale italiana è una "burocrazia" inutile», scrive il presidente dei deputati Fi, Renato Brunetta. Anche gli industriali si fanno sentire con il numero uno di viale dell'Astronomia, Vincenzo Boccia: l'auspicio è che «non si smonti la riforma».

Riconoscimenti. I ragazzi sono in Inghilterra per partecipare a un stage Erasmus
Dal «Toscanini» di Ribera a Londra
Premiati gli studenti di pianoforte
Gli studenti della scuola di pianoforte dell'istituto superiore di studi musicali «Toscanini» di Riberasono stati pluripremiati al Marlow Competitive Piano Festival che si è tenuto allo Shelley Theatre nella città di Marlow , nei pressi di Londra,dove attualmente si trovano per frequentare  uno stage Erasmus di duemesi tenuto dai docenti della prestigiosa  Windsor Piano Academy.Giuseppe Francolino, neodiplomato e attualmente iscritto al secondo livello universitario di specializzazione al Toscanini, ha conseguito ben due primi premi assoluti in entrambe le categorie sena limiti di età (Open Piano Repertoire e Open Piano Recital) ottenendo un pieno riconoscimento dai membri della giuria tra cui Timothy Barrat, insigne concertista di livello mondiale nonché professore della prestigiosa Royal Academy of London; Giuseppe Spataro, studente dell'istituto al corso universitario di primo livello, ha conseguito il secondo e terzo premio in entrambe le categorie; Ines Tuttolomondo, ex studentessa del Toscanini già laureata, e Giuliana Arcidiacono, studentessa del conservatorio di Stato "Bellini " di Palermo, hanno conseguito due menzioni speciali. «È un grande successo per entrambe le Istituzioni, il Toscanini e la Piano Windsor Academy, e per i rispettivi docenti - ha detto la direttrice del Toscanini, Mariangela Longo, che ha raggiunto gli studenti a Londra - e ringrazio il maestro Giulio Potenza e la direttrice dell'accademia nonché docente Edita Stankeviciute per il lavoro svolto in collaborazione e per avere creduto e investito nel comune di progetto destinato ai nostri giovani talenti con la finalità di dare loro occasione di crescita, confronto e di partecipazione ad importanti eventi come il Concorso sopra menzionato. Oggi Giuseppe Francolino prenderà parte al concerto finale per il Marlow Festival of Music and Drama 2016 che si terrà allo Shelley Theatre e domani, insieme a Giuseppe Spataro, si esibirà in concerto per uno Special Event presso la St Martin-within.Ludgate, a Londra, che li vedrà interpreti di musiche di Chopin, Porrino, Bartok oltrechè protagonisti di una esecuzione in prima assoluta della "Circus Suite" (per pf a 4 mani) composta per l'occasione dal compositore Gaetano Randazzo e del Notturno n.1 per pf composta da Simone Piraino. Ai due giovani pianisti, provenienti rispettivamente da Favara e Ribera, si unirà in concerto la giovane pianista palermitana Giuliana Arcidiacono con musiche di Chopin e Schumann. (*GP*)

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