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rassegna stampa del 6 dicembre 2016

GIORNALE DI SICILIA

Ribera
Pioggia di premi per l'istituto musicale Toscanini
Al venticinquesimo concorso internazionale «Gianluca Campochiaro » di Pedara diversi premi sono stati assegnati agli studenti dell'istituto musicale Toscanini di Ribera guidato dal direttore Mariangela Longo. Terzo premio al duo Ines Tuttolomondo e Antonella Maria Callea nella categoria solisti e al duo Salvatore Gaglio ed Elena Miraglia nella categoria musica da camera. Ines Tuttolomondo terza anche nella categoria solisti. (*GP*)

LA SICILIA
NIENTE EMENDAMENTI AL SENATO

A rischio la proroga dei contratti dei precari
MANI LEGATE
La Regione senza la norma nazionale ha Ie mani legate e la proroga rischia di saltare.
PALERMO. II congelamento delle dimissioni di Metteo Renzi dalla carica di presidente del Consiglio dei ministri, per consentire al Senato di approvare il disegno di legge di Bilancio e di stabilità, entro venerdl prossimo, potrebbe mettere a serio rischio la proroga dei contratti dei precari degli enti locali siciliani. Secondo Ie indiscrezioni che rimbalzano da Roma, infarti, per velocizzare i tempi non dovrebbero essere presentati emendamenti, a Palazzo Madama. Alla Camera dei deputati era stato presentato un emendamento, primo firmatario Angelo Capodicasa, da tutti i parlamentari siciliani del Pd che prevedeva appunto una proroga rriennale dei contratti, per dare ai comuni il tempo di procedere alle stabilizzazioni. II governo nazionale, pero, propose di riscrivere il testo, rinviandone la trattazione in commissione Bilancio del Senato.
Ma se al Senato non si potranno presentare emendamenti perchè bisogna fare presto per consentire al premier di formalizzare le sue dimissioni, ma soprattutto per non creare inutili allarme sui mercati finanziari internazionali, verosimilmente, il bilancio delle Stato sara blindato con la richiesta del voto di fiducia che il governo può deliberare se non e formalmente in crisi. Paradossalmente, Renzi sfiduciato dal voto referendario - chiederà il voto di fiducia, per salire subito dopo al Quirinale e rimettere il suo mandato nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.Per i precari degli enti locali siciliani, insomma, c'e il rischio di non ottenere la necessaria proroga per il rinnovo dei contratti. La Regione. peraltro, senza la norma nazionale ha le mani legate. La stessa ipotesi di trasformare in Agenzia la Resais difficilmente potra realizzarsi senza la deroga nazionale.
L.M

NODI DA RISOLVERE DOPO IL TRIONFO DEL NO
Province, politiche del lavoro, Cnel: tutto da rifare
ROMA: Indietro tutta sulle Province e sulle politiche attive del lavoro: su questi due dossier - oltre che sulla legge elettorale per it Senato - il Parlamento dovra attivarsi, dopo la bocciatura della riforma Costituzionale. Quest'ultima infatti abrogava.le Province, che erano state "svuotate" dalla legge Delrio. Analogo il tema dell'apprendistato e le politiche attive sul lavoro, che la riforma riportava in capo alia Stato.
Quanto alle Province, dal 2012 tutti dicono di volerle abrogate, e dopa vari tentativi il governo Letta ha varato la legge Delrio che le trasforma in Enti di secondo livello (composti dai sindaci), prevedendo la lora cancellazione con una riforma costituzionaJe( «inattesa della riforma costituzionale del titolo V e delle relative norme di attuazione». Il No alla riforma obbliga sul piano politico a decidere se ripristinare le Province come Enti politici. Un caso simile vale per le norme sulle politiche attive per il lavoro. La bocciatura della riforma lascia questa competenza in capo aile Regioni, mentre iljobs Act istituiva una Agenzia nazionale (Anpal), quindi di competenza statale. Per iI Cne! non occorrono leggi, anche se bisognera nominare di nuovo i suoi 64 membri e il Presidente. Dopo la presentazione della riforma costituzionale in Parlamento, nell'aprile 2014, essi si sono tutti dimessi, mentre era partito un piano per ricollocare i dipendenti in altre strutture della Stato. Anche su questo punto bisognera decidere se favorire un «contro-esodo» o assumere nuovo personale.

Lettera43

Legge elettorale, Province e Lavoro: le emergenze dopo il No
Successivamente all'approvazione della Manovra (e le dimissioni di Renzi), il parlamento dovrà metter mano alle norme rimaste «orfane» con la bocciatura della riforma costituzionale.
Avanti (o indietro?) tutta sulle Province, sulle politiche attive del lavoro e sulla legge elettorale per il Senato: almeno per questi tre dossier il Parlamento dovrà attivarsi dopo la bocciatura della riforma Costituzionale. Quest'ultima, infatti, abrogava le Province, che erano state "svuotate" dalla legge Delrio, e sulle quali ora si riapre un interrogativo politico. Analogo il tema dell'apprendistato e le politiche attive sul lavoro, che la riforma riportava in capo allo Stato.
Dopo il Bilancio, la legge elettorale
Il primo tema su cui dovrà esercitarsi il Parlamento sarà comunque la legge elettorale per il Senato. Dopo la legge di Bilancio, fino alla quale il premier Matteo Renzi rimarrà al suo posto, sarà proprio questo il dossier da aprire.
DUE NORME DIVERSE. Propriamente Camera e Senato hanno già due leggi elettorali, che tuttavia sono disomogenee. Per la Camera c'è l'Italicum, cioè un proporzionale con premio di maggioranza per chi supera il 40% o ballottaggio in caso nessuna raggiunga questa soglia. Al Senato, al momento vale invece il Consultellum, cioè un proporzionale puro con soglia dell'8% su base regionale e voto di preferenza.
VERSO IL PROPORZIONALE. Il fronte del No ha affermato che occorrono due leggi omogenee, e lo stesso Pd si è impegnato a novembre a cambiare l'Italicum, eliminando il ballottaggio. Molti del fronte del No spingono per un ritorno al proporzionale, come prima del 1994: un esito che secondo molti è inevitabile.
Le Province in bilico
Poi c'è il caso delle Province. Dal 2012 tutti dicono di volerle abrogare, e dopo vari tentativi il governo Letta ha varato la legge Delrio che le trasforma in Enti di Secondo livello (composti dai sindaci), prevedendo la loro cancellazione con una riforma costituzionale («in attesa della riforma costituzionale del titolo V e delle relative norme di attuazione»).
RIPRISTINARE O ABROGARE? Le norme transitorie della legge Delrio prevedono un graduale passaggio alle Regioni delle competenze e dei dipendenti. Il No alla riforma obbliga sul piano politico a decidere se ripristinare le Province come Enti politici, con Consigli, Giunte e Presidenti eletti dai cittadini, anche se possono rimanere come Enti di secondo livello, con apposite norme che le stabilizzino.
Le politiche per il lavoro
Un caso simile vale per le norme sulle politiche attive per il lavoro. La bocciatura della riforma lascia questa competenza in capo alle Regioni, mentre il Jobs Act istituiva una Agenzia nazionale (Anpal), quindi di competenza statale. L'ipotesi, lanciata oggi da Maurizio Sacconi è «un'intesa Stato-Regioni per condividere lo spostamento diffuso della spesa dalla offerta alla domanda, per dare una tecnostruttura unitaria e non federale alle politiche attive, per potenziare e semplificare l'apprendistato».
DA RINOMINARE I MEMBRI DEL CNEL. Per il Cnel non occorrono leggi, anche se bisognerà nominare di nuovo i suoi 64 membri e il Presidente. Dopo la presentazione della riforma costituzionale in Parlamento, nell'aprile 2014, essi si sono tutti dimessi, compreso il presidente Antonio Marzano (27 luglio 2015), mentre era partito un piano per ricollocare i dipendenti in altre strutture dello Stato. Anche su questo punto bisognerà decidere se favorire un "contro-esodo" o assumere nuovo personale.

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