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Precari,
via libera alle proroghe
Le stabilizzazioni entro il 2018
La
commissione bilancio dell'Ars ha approvato il disegno di legge che
prevede la proroga dei precari degli
enti locali e della Regione e fissa le modalità per la loro
stabilizzazione, che dovrà avvenire comunque entro il 31 dicembre
del 2018.
Il
via libera della seconda commissione è arrivato dopo l'approvazione,
sempre nella giornata di oggi, del ddl sull'esercizio provvisorio.
Una corsa a tappe forzate, per provare ad approvare entrambe le norme
entro la fine dell'anno.
Non
a caso, subito dopo il voto della Commissione bilancio, il testo è
stato portato in Aula, per
iniziare la discussione generale e fissare il termine per gli
emendamenti, che non potrà essere inferiore alle 48 ore.
Il
testo approvato non è molto diverso da quello esitato dalla giunta
di governo il 22 dicembre scorso. Il
disegno di legge prevede innanzitutto un taglio, dal 2018, ai
trasferimenti ai Comuni che saranno ridotti a 212 milioni di euro
circa. Di questi, una "riserva" da 800 mila euro è prevista per
i lavoratori "ex Pumex" del comune di Lipari e quasi tre milioni
per i precari dei Comuni in dissesto finanziario.
Viene
poi "fotografato" il personale delle ex Province e delle Città
metropolitane e
si dispone la riduzione del 15 per cento delle spese per il personale
di ruolo (circa 750 persone). C'è poi la norma che inizialmente
doveva saltare fuori come emendamento alla legge di stabilità
nazionale. Un emendamento scomparso dopo la scelta di approvare
velocemente la finanziaria a causa della crisi del governo Renzi.
Questa norma ha il compito di allargare un po' le maglie soprattutto
di natura finanziaria entro le quali i Comuni dovranno muoversi per
operare le stabilizzazioni. Nel frattempo, gli enti non potranno
procedere con nuove assunzioni a tempo determinato.
La
Regione ha poi inserito una sorta di "multa" per i Comuni che
potranno stabilizzare ma non lo faranno:
la penalizzazione è "pari al costo dell'assunzione di ciascun
soggetto nell'ente". Il testo prevede anche incentivi all'esodo e
la possibilità di chiedere l'assunzione in Resais in attesa di
essere poi riportati nell'ente di provenienza, multe per gli stessi
Comuni che pur potendo assumere non lo faranno.
Per
le stabilizzazioni e per favorire la fuoriuscita dal bacino è
previsto uno stanziamento di 226,7 milioni di euro l'anno per
vent'anni, fino al 2038. Soldi
che si aggiungeranno ai circa 212 milioni che rappresentano gli
stanziamenti per i Comuni e, per il 2019, circa 36 milioni per gli
Lsu, oltre 29 milioni per gli ex Pip, 9,4 milioni per i lavoratori
dei Cantieri di servizio. In tutto, una spesa da mezzo miliardo di
euro a partire dal 2019 che verrà "coperta" dalle nuove entrate
previste dall'accordo tra Stato e Regione.
TUTTE
LE BUGIE SUI PRECARI
L'agenzia
unica, le assunzioni dei privati, la Resais, le stabilizzazioni. È
la lunga bugia raccontata ai precari siciliani. Quasi ventimila, a
tenere in piedi da anni gli enti locali con contratti a tempo
determinato. E costretti, ogni volta, ad assistere allo stesso
copione. Il grande spavento alla fine dell'anno, la consueta
"proroghina", le promesse plateali all'inizio del nuovo anno, il
lento "sgonfiarsi" della speranza, e la solita corsa contro il
tempo per la prevedibile, nuova proroga.
È
finalmente giunto ieri all'Ars il ddl che dovrebbe mettere la solita
"pezza" sulla
condizione di questi lavoratori. Per loro è prevista una proroga
fino al 2018 ma solo in caso di stabilizzazione e a patto che i
Comuni si mantengano entro i tetti di spesa ridotti del 15 per cento
rispetto al 2015. Poi ecco anche gli incentivi all'esodo, la
possibilità di chiedere l'assunzione in Resais in attesa di essere
poi riportati nell'ente di provenienza, multe per gli stessi Comuni
che pur potendo assumere non lo faranno. Per tutte queste misure,
previsto lo stanziamento di 226,7 milioni di euro l'anno per
vent'anni.
Ma
le stabilizzazioni, al momento, sono un miraggio. La
"finestra" resterà aperta fino alla fine del 2018. E poi? Chi lo
sa. Di sicuro c'è che anno dopo anno, sono apparse e svanite le
"trovate" per mettere in sicurezza questi lavoratori. L'ultima è
contenuta nell'ultimo Def regionale: "I documenti finanziari - si
legge - impongono una decisa azione di governo per la risoluzione di
due problematiche spinose: la crisi finanziaria delle ex Province
regionali e il precariato negli enti locali". La soluzione del
governo si basa "sulla stabilizzazione negli enti utilizzatori in
funzione dei posti in pianta organica disponibili e in via residuale
sull'assunzione a tempo indeterminato, part-time, presso un'agenzia
pubblica che possa riassegnare i lavoratori in funzione delle
esigenze".
L'agenzia,
quindi, è vista solo come uno strumento "residuale". Ma
di questo organismo non c'è traccia nel ddl preparato dal governo.
C'è solo la possibilità che i lavoratori transitino
"volontariamente" alla Resais, che è una società partecipata
della Regione, abbandonando così intanto il proprio posto di lavoro.
Una ipotesi difficilmente praticabile, specie per chi, magari da
decenni, lavora in Comuni sparsi nell'Isola.
E
in realtà, la creazione dell'Agenzia era una delle "sparate" del
presidente della Regione Crocetta,
secondo il quale - dichiarazioni di pochi mesi fa - i lavoratori
sarebbero stati tutti assorbiti dalla Resais stessa. Era, quello di
Crocetta, niente più che un contropiede nei confronti del "nemico
interno" Davide Faraone. Era stato quest'ultimo, in realtà, pochi
mesi prima, a lanciare l'idea dell'Agenzia unica del precariato. Una
ipotesi messa nero su bianco in un emendamento poi ritenuto non
ammissibile dal parlamento. Per Crocetta, quello scelto da Faraone
era solo "un modo clientelare per affrontare la questione". Poco
dopo, ci ha provato lui.
Ma
alla fine, né dalla volontà di Crocetta, né da quella di Faraone è
scaturita questa benedetta Agenzia. Anzi,
l'anno scorso, se non fosse stato per il lavoro in parlamento di
alcuni onorevoli siciliani (in particolare si spese l'ex governatore
Angelo Capodicasa), a rischio era anche la proroga per i precari dei
Comuni in dissesto finanziario.
E
invece, da anni il gioco è sempre lo stesso.
Un "rimpiattino" Palermo-Roma, dal profumo esclusivamente
politico. "Cosa aspettano in Regione? Le risorse ci sono - ha
detto ad esempio a giugno scorso Davide Faraone - e con gli assessori
regionali Lantieri e Baccei, insieme al sottosegretario Rughetti,
abbiamo avviato un tavolo di lavoro per definire l'Agenzia dei
precari che consentirebbe di risolvere la questione". Ma come
detto, anche l'Agenzia di Faraone è rimasta solo sulla carta.
Erano
i giorni in cui i sindaci scendevano in piazza. Perché
in realtà, dietro i grandi annunci ecco i problemi "pratici". Ad
esempio quelli legati al trasferimento ai Comuni dei precari in
esubero delle ex Province, dopo la disastrosa riforma del governo
regionale. E ancora, il rischio che i soldi non bastino. È l'allarme
lanciato ad esempio proprio a giugno scorso da molti sindaci
siciliani: "Il numero dei precari, per la maggior parte dei comuni,
rispetto alle capacità assunzionali e soprattutto, alle
disponibilità economiche, - hanno scritto in una lettera -
imporrebbe di stabilizzarne un numero ridotto, abbandonando al loro
destino coloro che non saranno stabilizzati". Una guerra tra
precari, da evitare. Eppure, dai Palazzi erano giunte le solite
rassicurazioni. Che rimbalzano da anni. Due settimane prima, Faraone
aveva assicurato: "Basta col precariato". E andando a ritroso
nelle cronache, è tutta un'eco di buoni propositi. "Stabilizzeremo
i precari storici" insisteva Faraone nel novembre del 2015, mentre
un mese dopo in prossimità dell'ennesima scadenza dei contratti,
spuntava persino, come detto, un suo emendamento che verrà però
ritenuto inammissibile dalla Commissione bilancio. "I soliti gufi"
commentò l'allora sottosegretario che rilanciava: "Solo un
problema formale, l'Agenzia nascerà nei prossimi mesi". Ma
nulla.
Nell'autunno
del 2015, nel corso di una riunione nella sede regionale del Pd di
via Bentivegna era
stato addirittura il ministro per la Semplificazione e la pubblica
amministrazione Marianna Madia ad assumersi l'impegno di affrontare
in uno specifico tavolo tecnico il problema dei precari siciliani.
Erano presenti in quell'occasione i dirigenti del Pd siciliano
(Fausto Raciti e Antonello Cracolici), il governatore Rosario
Crocetta, l'assessore alla Funzione pubblica Giovanni Pistorio, la
deputata dem Mariella Maggio in rappresentanza della commissione
Lavoro dell'Ars che rivendicarono quel grande successo politico. Ma
del tavolo, non si è saputo più nulla.
Esattamente
un anno prima, e siamo nel giugno del 2014, la nuova
"trovata".Stavolta
condivisa sia dai renziani di Roma che dal governo regionale: una
norma della Finanziaria che prevedesse l'assunzione "obbligata"
di alcuni precari da parte dei privati vincitori di appalti con la
Regione. Una norma che è scomparsa prima ancora di essere discussa.
Fumo negli occhi, insomma. Una delle tante bugie sui precari
siciliani, sul filo da decenni.
Giornale di sicilia
Regione. Approvate in commissione le leggi per scongiurare il blocco della spesa e 15 mila licenziamenti. Domani l'approdo in Aula, a due giorni dalla scadenza
Precari, rincorsa all'Ars per la proroga dei contratti
Le leggi per prorogare i contratti dei precari degli enti locali ed evitare il blocco della spesa alla Regione viaggiano spedite verso l'ultimo tour de force dell'anno. Ieri la commissioneAffari istituzionali e quella del Bilancio dell'Ars hanno approvato i testi a tempo di record ma adesso ci vorranno almeno 24 ore per presentare eventuali proposte di modifica. Così solo domani inizierà il dibattito in Aula, a due giorni dal termine ultimo per evitare che oltre 15 mila lavoratori vengano licenziati. Nel frattempo a Roma è atteso sempre per domani il via libera del Consiglio dei ministri alle norme che consentiranno alla Sicilia di prorogare i contratti nonostante alcuni vincoli alla spesa e alle assunzioni. Un intervento possibile dopo che l'ex sottosegretario Davide Faraone e l'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, hanno riavviato il confronto col sottosegretario Maria Elena Boschi sul tema dei precari siciliani che era già ben definito col governo Renzi. La situazione dell'Isola è infatti diversa dal resto d'Italia. Domani nel decreto Milleproroghe il governo dovrebbe inserire tutta una serie di norme riservate a statali e concorsi pubblici in scadenza, ma per la Sicilia servono particolari correttivi legati ai vincoli di spesa dei Comuni e alla situazione specifica dei precari siciliani che da anni beneficiano di continue proroghe. Questa volta il prolungamento dei contratti è possibile solo in presenza di un piano di stabilizzazione definitivo. Ma l'approvazione della Finanziaria, cioè la legge che regola le spese della Regione, è stata rinviata ai primi mesi del prossimo anno e nel frattempo è stato approvato l'esercizio provvisorio, che regola la spesa mese per mese. Questa situazione ha ulteriormente complicato il percorso delle proroghe e delle stabilizzazioni. Servirà dunque una deroga da Roma. Il primo passo all'Ars è stato comunque compiuto. Ieri la commissione Affari istituzionali e quella del Bilancio hanno varato l'esercizio provvisorio e la norma sulle proroghe che saranno ora discusse in Aula «In questa fase sarebbe molto importante guadagnare tempo» ha detto il presidente della Regione, Rosario Crocetta. E il presidente della commissione Bilancio, Vincenzo Vinciullo ha annunciato che «si andrà avanti a oltranza, siamo pronti a lavorare anche il giorno di San Silvestro ». Il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, ha riconvocato l'Aula per ieri alle 19. Per presentare proposte di modifica c'è tempo fino a domani, poi scatterà lo sprint finale per l'approvazione delle due leggi entro l'anno. Nel decreto Milleproroghe atteso sul tavolo del consiglio dei ministri domani dovrebbe essere contenuta, tra l'altro, la proroga per tutto il 2017 della sospensione delle rate dei mutui nelle zone colpite dal sisma nel Centro Italia; tra le altre misure il rinnovo dei contratti a termine nella Pubblica amministrazione, della concessione Rai e del Sistri; l'allungamento dei tempi per l'obbligo di installazione in tutti i condomini con impianto di riscaldamento centralizzato delle valvole di termoregolazione. on è poi escluso che il dl di fine anno torni ad occuparsi di banche, con il nodo ancora non sciolto delle popolari; e di giochi, tema rimasto appeso dopo l'esame lampo della legge di bilancio in Senato. Non sembrerebbe invece al momento rientrare nell'articolato la modifica del dl fiscale destinata ad allargare le maglie delle comunicazioni Iva. Sulla scia delle proteste dei commercialisti, si era ipotizzato di portare per il primo anno l'obbligo da trimestrale a semestrale, ma la misura non pare tra quelle in arrivo. (*rive*)
Regione. La norma che mette al riparo le somme europee deve essere approvata entro fine anno. Senza legge finanziamenti a rischio
Formazione, ottomila con il fiato sospeso
Ottomila lavoratori della formazione chiuderanno l'anno col fiato sospeso. La norma che metterà al sicuro le risorse europee destinate al settore, infatti, deve essere approvata entro il 31 dicembre ma l'Ars è ncora alle prese coi documenti contabili e con la norma per la proroga dei precari. Il problema riguarda la legge che introduce anche in Sicilia la certificazione delle competenze, cioè un sistema che consente iconoscere le qualifiche rilasciate nell'Isola in tutta Europa. Senza questa legge sarebbero a rischio tutti i finanziamenti europei messi a disposizione dall'Europa per il settore. L'assessore alla Formazione, Bruno Marziano, ieri in Aula ha ricordato che la conferenza dei capigruppo aveva già deciso per anticipare la discussione di questa legge che tra l'altro è formata da un solo articolo, ma il deputato Salvatore Cascio ha chiesto di rispettare l'ordine dei lavori e la proposta è caduta nel vuoto. Se ne riparlerà oggi, ma il rischio che la norma si possa impantanare nei lavori d'Aula di fine anno è concreto. Tra l'altro a questa norma sono agganciati due emendamenti che consentirebbero di aumentare il finanziamento dei corsi dell'Avviso 8, cioè il bando che finanzia i corsi di formazione tradizionali. Al momento sono disponibili 136 milioni, somma che potrebbe salire di altri 30-50 milioni. Gli emendamenti in ballo sono a firma dei deputati Giovanni Di Giacinto e Riccardo Savona. «Se dovessero essere approvati -sostie - ne Marziano - potrebbero prirsi le porte ad altre mille assunzioni negli enti ». Proprio in attesa dell'esito del voto, l'assessorato alla Formazione ha sospeso la pubblicazione della graduatoria definitiva degli enti ammessi.
Ponte canne a Siculiana
L'appello di Mareamico
Strade da monitorare in provincia di Agrigento. Ci pensa l'associazione Mare Amico, del presidente Claudio Lombardo, che ieri si è occupata del ponte sul torrente Canne, sull'ex statale 115, in territorio di Siculiana, ma di competenza adesso del Libero consorzio comunale, l'ex Provincia di Agrigento. «Il cemento superficiale - dice Lombardo - è caduto da tempo ed i ferri esposti alle intemperie sono corrosi e in qualche caso sono spariti. Mancano del tutto le banchine laterali e chi passa rischia di cadere giù. I nostri tecnici affermano che non è ancora caduto perché il suo arco funziona al contrario ed è tenuto in vita solo dalle travi superiori che funzionano da tiranti». Abbiamo cercato di chiedere una replica ai funzionari del settore Stradale del Libero consorzio comunale di Agrigento, ma nonostante i diversi tentativi di contattare l'architetto Giulio, così come ci è stato indicato, non siamo riusciti a trovarlo in quanto il telefono squillava senza risposta. Della vicenda abbiamo parlato col sindaco di Siculiana, Leonardo Lauricella che nonostante si tratti di un fattore che esula dalla competenza del Comune che amministra ha detto che si interesserà del problema e scriverà una lettera al Libero consorzio di Agrigento per chiedere di intervenire.