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Rassegna stampa del 25 gennaio 2017

Livesicilia.it

Ex Province, nuovo rinvio
Elezioni spostate a dicembre

Con 40 voti a favore, 14 contrari e 1 astenuto l'Ars ha approvato il disegno di legge che rinvia le elezioni nei Liberi Consorzi di Comuni e Città Metropolitane, enti che hanno preso il posto delle 'ex Province'. Nel corso dell'esame del ddl è stato approvato dall'aula un emendamento che sposta in avanti di cinque mesi, dal 31 luglio al 31 dicembre, la data entro la quale svolgere le elezioni. 

Giornale di Sicilia

I nodi della sicilia. L'Ars approva una leggina che blocca il ricorso al voto e prevede di fissare una nuova data «entro il 31 dicembre 2017». Restano i commissari
Ex Province, le elezioni slittano ancora
Il Pd domani incontra a Roma il ministro Costa: l'obiettivo è tornare all'elezione diretta del vertice di Città metropolitane


Di nuovo rinviate le elezioni nelle ex Province malgrado la giunta avesse fissato il voto per il 26 febbraio. L'Ars ha approvato ieri una leggina che blocca tutto e prevede di fissare una nuova data «entro il 31 dicembre 2017». In pratica, calcolano i deputati si voterà dopo le Regionali di autunno e questo - secondo il Pd - riduce anche le chances di tornare all'elezione diretta dei vertici. La giunta aveva fissato la data al 26 febbraio perché così imponeva la legge.Ma fin da subito l'assessore agli  Enti Locali, Luisa Lantieri, aveva avvertitosul rischio che le elezioni si dovessero poi ripetere in estate. I vertici di Liberi Consorzi e Città Metropolitane sono scelti con elezioni di secondo livello, cioè vengono votati dai consiglieri comunali e dai sindaci del territorio e devono essere essi stessi primi cittadini. E poiché in primavera ci sono le Amministrative in 130 Comuni, cambierebbero anche i primi cittadini nel frattempo eletti ai vertici delle ex Province. Da qui la proposta della giunta di rinviare le elezioni almeno nella Città Metropolitana di Palermo, la più colpita dai cambi. Invece l'Ars, con un emendamento presentato da Santi Formica (Lista Musumeci) e approvato con voto segreto, ha scelto di bloccare le elezioni ovunque rinviandole a una data da fissare entro fine anno. Quando? Proprio perchè si deve votare dopo le Amministrative è chiaro che per le ex Province i seggi non possono essere aperti prima dell'autunno. A quel punto si potrebbero agganciare alle Regionali. Ma il Pd ritiene più probabile che alla fine si scelga di lasciare la scelta al futuro governo regionale: dunque si voterebbe a dicembre. Il motivo? Difficile contenere in fase di campagna elettorale per le Regionali le ambizioni parallele di sindaci e consiglieri comunali che vogliono andare negli organi dei Liberi Consorzi. Secondo vari esponenti del Pd è questa la molla che farà scattare il rinvio alla prossima legislatura. Evitato del tutto, almeno per ora, il ritorno alla elezione diretta di sindaci metropolitani e president i di Liberi Consorzi. L'emendamento con cui Forza Italia avrebbe voluto ridare la parola ai cittadini non è stato neppure messo ai voti dal presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone. Eppure su questo emendamento c'era una ampia convergenza: secondo vari deputati di entrambi gli schieramenti sarebbe stato facilmente approvato. Anche se rischiava di incappare in una impugnativa del governo nazionale. Il ritorno all'elezione diretta e quindi a presidenti e consiglieri retribuiti cancellerebbe di fatto l'ultimo pezzo della riforma che ha abrogato le ex Province: i confini e le funzioni di Città Metropolitane e Liberi Consorzi sono già tornati uguali a quelli degli enti soppressi. E va detto che il Pd ha da tempo intavolato una trattativa col governo nazionale per avere un via libera politico all'approvazione della legge che reintroduce l'elezione diretta. Un incontro con il ministro per gli Affari Regionali, Enrico Costa, è fissato per domani a Roma. E il Pd contava fino a ieri di uscire da questo incontro con una road map per tornare all'elezione diretta: forti anche, i parlamentari della maggioranza, del fatto che il No al referendum del 4 dicembre ha bloccato a livello nazionale la cancellazione delle Province. Secondo Giovanni Panepinto l'aver invece rinviato a dicembre le elezioni compromette tutta la trattativa: «È stato un errore avere spostato il termine per le elezioni così avanti. Bisognava mantenere la data proposta da noi inizialmente, cioè il 30 luglio, per mantenere inalterata la possibilità di reintrodurre nel frattempo l'elezione diretta. Ma la verità è che questo errore è stato volutamente fatto da chi a parole invocava l'elezione diretta. Bisognava avere il coraggio di votare a luglio». Nell'attesa che si fissi la data per le elezioni, le ex Province continueranno a essere governate dai commissari, che adesso la giunta dovrà prorogare fino a fine anno. Le ultime elezioni nelle Province risalgono al 2008. Mentre la legge che ha abrogato i vecchi enti è del 2013 (anche se ha subito vari ritocchi nei due anni successivi).

I nodi della sicilia
Invariata la soglia del criterio dell'offerta più vantaggiosa. cambia il calcolo dei compensi per i commissari
Ok alla legge, più poteri alle stazioni appaltanti
L'Ars approva la riforma: dal bando all'assegnazione dei lavori passeranno massimo 75 giorni. L'Ance: ultima occasione

Ci ha impiegato due mesi ma alla fine l'Ars ha approvato la riforma degli appalti. La norma che dovrebbe permettere di accelerare le procedure che dal bando portano all'assegnazione è passata con 40 voti a favore, due soli contrari e 11 astenuti. È una mini riforma (3 articoli) che dovrebbe accelerare procedure che oggi durano non meno di sei mesi e a volte anche più di un anno. Punto principale è il potenziamento delle stazioni uniche appaltanti: le strutture provinciali che accentrano la gestione dei bandi di tutti gli enti del territorio. La norma scritta dall'assessore ai Lavori Pubblici, Giovanni Pistorio prevede un aumento del numero dei componenti delle stazioni uniche: soprattutto delle figure che possono presiedere le commissioni di gara, ruolo che adesso - ricorda Crocetta - potrà andare anche i dirigenti degli uffici del Genio Civile e della Protezione Civile. Si aggiungono, quindi, 300 persone in grado di portare a termine una gara mentre oggi sono 18. Proprio la carenza di personale è stata individuata fra le cause principali della lentezza nell'assegnare gli appalti. Secondo un rilevamento dell'Asso - ciazione dei costruttori edili sono 64 le gare bloccate da almeno un anno e valgono 700 milioni. La riforma approvata prevede ora tempi contingentati - da 60 a 75 giorni al massimo - per arrivare dal bando all'assegnazione dell'appalto. Cambia anche il sistema di pagamento dei membri esterni delle commissioni di gara: fino a oggi hanno incassato 300 euro a seduta per un massimo di 10 mila euro mentre d'ora in poi verranno pagati in base all'importanza della gara, individuata in base al numero di partecipanti e non in base alla durata. Resta invece invariata a un milione di euro la soglia delle gare da assegnare col criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa. La stessa soglia delimita gli appalti che possono essere assegnati direttamente dai Comuni senza passare dalle stazioni uniche. Basterà tutto ciò a sbloccare un settore che negli ultimi due anni ha subito il dimezzamento degli investimenti pubblici e in cui solo la metà delle gare bandite arriva al traguardo nello stesso anno? L'Ance, guidata da Santo Cutrone,prova a mostrare ottimismo: «Questa legge rappresenta l'ultima e irripetibile occasione per sbloccare il mercato delle opere pubbliche e il lavoro edile». Per Cutrone «i danni provocati in questi giorni dai nubifragi e i dati dell'Inps sul lavoro evidenziano quanto sia necessario mettere in sicurezza il territorio con opere pubbliche e rimettere in moto l'economia». Pistorio prende l'impegno di accelerare proprio gli investimenti pubblici: «Ora possiamo velocizzare la spesa dei 2,3 miliardi del Patto per la Sicilia e dei contributi europei. È un modo per dare sostegno a un settore, quello dell'edilizia, che ha sofferto più di tutti la crisi. La riforma garantirà trasparenza e rapidità negli appalti». Va ricordato che l'Ars per due mesi ha rinviato l'approvazione della riforma per la continua mancanza dei deputati in aula al momento del voto. E il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone, ha dovuto imporre ai deputati di votare prima di ogni altra questa riforma nella giornata di ieri proprio per evitare disimpegni. E da settimane anche la presidente della commissione Ambiente, Mariella Maggio, spingeva per questa legge: «Sbloccherà tanti cantieri e accelererà le gare grazie a decurtazioni dei compensi per i componenti delle commissioni nel caso di ritardi. Prevista anche la possibilità di non ricorrere alla nomina dell'intera commissione nel caso di assenza del presidente, procedendo, invece, con la nomina dei supplenti». «Adesso però -aggiunge Maurizio Merlino, segretario regionale della Cna Costruzioni - è necessario intervenire per sbloccare le gare che da troppo tempo sono ferme e per l'avvio delle opere previste dal Patto per il Sud: sarebbe un passo determinante per creare nuovo lavoro in un settore centrale per l'economia». Resta critico Mimmo Milazzo, leader della Cisl: «Bene il sussulto dell'Ars sugli appalti. Ma restano bubboni. E serve la riforma dei rifiuti perché le discariche siciliane esploderanno tra pochi mesi» ha scritto su Twitter.

Camera.
Via libera al disegno di legge che passa al Senato. In Sicilia 4 le linee che attraversano aree di pregio archeologico e naturalistico
Nelle tratte in disuso «ferrovie turistiche»

Via libera all'unanimità dell'Aula della Camera alla legge che istituisce in Italia le «Ferrovie turistiche» con il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione che attraversano aree di particolare pregio naturalistico o archeologico. Il testo, che ora passa al Senato, crea e regolamenta la ferrovia turistica, mettendo a sistema, attraverso la predisposizione di una serie di regole standard e mirate rispetto alla particolarità del viaggio, dei mezzi e delle infrastrutture utilizzate, una particolare  e diffusa modalità di accesso e visita turistica dei territori di particolare valenza naturalistica, archeologica e culturale, quella attraverso linee ferroviarie secondarie costruite e attivate fra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, molte delle quali vere e proprie opere di ingegneria ferroviaria. Si tratta di circa 1300 chilometri di linea ferrata da tempo sospesi al servizio di trasporto ordinario, molti a scartamento ridotto, non elettrificati e quasi tutti a binario unico, su cui i treni, spesso trainati da locomotori a vapore, viaggiano a basse velocità (30-50 chilometri orari) e attraversano ampie porzioni di territori, anche montani, di diverse regioni italiane, spesso inaccessibili ad altri mezzi di trasporto. La  legge individua le ferrovie che possono essere classificate ad uso turistico: si tratta esclusivamente delle tratte ferroviarie dismesse e sospese; non è quindi consentito classificare come  tratta ad uso turistico una tratta ferroviaria aperta al traffico commerciale. Le linee al momento sono diciotto. In Sicilia: Alcantara-Randazzo; Castelvetrano- Porto Palo di Menfi; Agrigento Bassa - Porto Empedocle; Noto-Pachino.  

Festival del folclore. La prossima edizione ha ottenuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri. Sindaco e Distretto turistico lanciano la proposta
«La Sagra diventi bene Unesco»

La Sagra del mandorlo in fiore ha già ottenuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero dei Beni culturali. Il Comune ed il distretto turistico hanno però chiesto di riconoscere la Sagra quale «bene immateriale » dell'Unesco. L'obiettivo è uno soltanto: storicizzare l'evento e metterlo in relazione con le attuali strategie dell'Unesco. E se così fosse alla Sagra verrebbero forniti "i supporti e gli apparaticulturali necessari per contrastarne una eccessiva quanto banalizzante turisticità". È stato già fatto uno studio che è stato presentato - dal Comune di Agrigento e dal distretto turistico - a corredo dell'istanza. «Tra i beni di tradizione sicuramente meritevoli di ricerche sistematiche sono state momentaneamente individuate: il festival del mandorlo in fiore, i saperi e le pratiche di dolceria monastica del convento di Santo Spirito, i luoghi della memoria festiva legati al pellegrinaggio del santo Crocifisso presso la chiesa di San Nicola, le tradizioni costruttive e i repertori dei pupari" - hanno scritto Comune ed distretto turistico - . Ma è, naturalmente, sulla Sagra del mandorlo in fiore che si vuol puntare,  soprattutto, l'attenzione». È alla luce delle strategie di tutela, salvaguardia e valorizzazione dei cosiddetti patrimoni culturali immateriali promosse dall'Unesco che i due enti si stanno muovendo. Ed hanno già corredato l'istanza da adeguata documentazione storico- scientifica affinché la Sagra venga iscritta nel registro con l'espressione: «Eredità culturali immateriali». Si tratta, del resto, ed a pieno titolo, di un aspetto irrinunciabile dell'identità e della memoria culturale della città di Agrigento. «In Sicilia e ad Agrigento - prosegue l'istanza di Comune e distretto turistico - come avviene tutt'ora presso il convento di Santo Spirito, saperi e pratiche dolciarie di "convento" o "monastiche" (come le definirono Giuseppe Pitrè ed Antonio Uccello tra Otto e Novecento) hanno profumatamente segnato i panorami alimentari dell'isola a partire dalle più note specificità dolciarie sino alle sapienti ricette tramandate dalle suore e gelosamente custodite quasi a significarne l'alto valore e non solo culinario (frutto di originali riplasmazioni) ma anche e soprattutto status simbolico-religioso di dolci e cibi sacri volti a scandire tempi liturgici e spazi festivi". "L'istanza - ha spiegato ieri il sindaco Lillo Firetto - è stata fatta perché la Sagra è davvero bene immateriale della città. Bene supremo. E quindi il riconoscimento Unesco è, dal nostro punto di vista, meritato». (*CR*)


Permessi retribuiti, limiti alla legge 104 
Alla Regione insorgono i sindacati

La circolare che alla Regione limita l'utilizzo dei permessi retribuiti con la legge 104 non è andata giù ai sindacati che ora chiedono che venga ritirata. "Va contro la legge nazionale" dicono i Cobas Codir, che con una nota firmata dai segretari Dario Matranga e Marcello Minio chiedono alla dirigente generale della Funzione pubblica, Luciana Giammanco, di "sospendere in autotutela il provvedimento e convocare i sindacati per evitare l'innescarsi di un contenzioso con i sindacati e i lavoratori". La circolare della discordia riguarda i circa 2.800 regionali che hanno il diritto di ottenere permessi retribuiti per assistere familiari infermi grazie alla legge 104. Nella nota la Giammanco aveva spiegato nei giorni scorsi che gli impiegati possono assentarsi e ricevere ugualmente la retribuzione per 2 ore al giorno o al massimo per 3 giorni al mese ma rispettando sempre il tetto delle 18 ore mensili. Questo meccanismo però secondo i sindacati riduce il numero di permessi che possono essere richiesti alla Regione siciliana rispetto ad altre pubbliche amministrazioni. Secondo il capo del personale, infatti, se i regionali ad esempio richiederanno il mercoledì libero, essendo giorno in cui lavorano per 10 ore col rientro pomeridiano, avranno a disposizione solo un altro giorno di permesso, dal momento che normalmente un regionale lavora 6 ore e mezza al giorno. Dunque con due soli giorni di permessi arriverebbe a 16 ore e mezza di permesso e non potrebbe richiedere la terza giornata come accadeva prima. La sensazione diffusa è che si vogliano punire quei dipendenti che potrebbero avere abusato dei permessi, ma secondo i Cobas-Codir "i tre giorni di permesso sono concessi direttamente dalla legge senza indicazione alcuna riferibile a un monte ore massimo fruibile".



Danni del maltempo, primi lavori a Sciacca
Giuseppe Pantano
Sciacca

Sono iniziati ieri nella via Cappuccini, a Sciacca, i lavori disposti dal Comune per riparare una parte dei danni causati dalla bomba d'acqua che si è abbattuta, domenica scorsa, sulla città con 154 millimetri di pioggia caduti in poche ore. Il Comune ha esaurito le transenne e ieri ne ha ottenute, in presto, 50 dal Libero Consorzio di Agrigento. L'intervento in via Cappuccini, che rientra nella somma urgenza decisa dall'amministrazione, consentirà di riparare il collettore fognario. Il Comune ha disposto una spesa di 60 mila euro per questi lavori, per il ripristino della strada in via Amendola che, attualmente, è pure chiusa al transito e per alcuni altri interventi. «Girgenti Acque - dice l'as -  sessore comunale ai Servizi a Rete, Gaetano Cognata - ritiene che questi interventi rientrano nella eccezionalità perché causati da particolari eventi atmosferici. Noi avevamo necessità di intervenire subito  per i ripristini e per riaprire le strade al transito e così abbiamo seguito la strada della somma urgenza. Il Comune è fiducioso che l'intervento in via Cappuccini possa essere completato in breve tempo, ma, in ogni caso, oggi è prevista la riapertura delle scuole che ieri, invece, sono rimaste chiuse per i problemi riguardanti la viabilità. La dirigenza dell'istituto comprensivo Dante Alighieri, per il plesso San Francesco, che si trova nel convento dei Cappuccini, a poche decine di metri da dove vengono eseguiti i lavori, ha stabilito di variare l'ingresso e l'uscita degli alunni. Le prime e le seconde classi entreranno alle 8 e le terze, le quarte e le quinte alle 8,20. Prime e seconde termineranno le lezioni 20 minuti prima e terze, quarte e quinte 20 minuti dopo. In contrada Foggia è sempre allarme rosso. La spiaggia è un ammasso di fango e la gente è ancora impegnata a liberare le case dal fango che si è mosso in grande quantità a causa dello straripamento dei torrenti Foce di Mezzo e San Marco. «La pulizia della spiaggia deve essere effettuata prima possibile - dice il presidente del comitato di quartiere Mauro Butera - così come il livellamento perché i grandi solchi che si sono creati rappresentano un pericolo, soprattutto per i bambini». Alla Foggia sono al lavoro anche squadre dell'Enel per ripristinare i collegamenti elettrici. Molte abitazioni, a causa del nubifragio, sono rimaste al buio e una cabina elettrica ha rischiato di finire sul torrente Foce di Mezzo. A Ribera ieri, a causa delle ingenti e violente precipitazioni, Girgenti Acque ha riscontrato una anomala torbidità dell'acqua proveniente dalla sorgente Rifesi. Pertanto, il gestore idrico ha dovuto interrompere la distribuzione idrica a Ribera e Calamonaci. «Si è provveduto allo scarico dei serbatoi comunali - informa una nota del Comune di Ribera - in attesa di provvedere alla pulizia degli stessi. Il servizio di distribuzione sarà ripristinato non appena i livelli dei serbatoi comunali torneranno ottimali e si normalizzerà nel rispetto dei necessari tempi tecnici». A Menfi il Centro Operativo Comunale, organo del Servizio nazionale della Protezione civile, ha affrontato tutte le emergenze che sono state segnalate. Il Coc ha disposto provvedimenti viabilistici ed ordinanze per salvaguardare al massimo la sicurezza di persone e cose ed ha diramato costantemente  informazioni ed allerta utili alla cittadinanza. Subito dopo il nubifragio la squadra tecnica del Coc ha svolto una ricognizione ed un monitoraggio complessivo del territorio. Dalla relazione tecnica, che sarà trasmessa alla Protezione Civile per la valutazione dei danni, si evince che le infrastrutture viarie e fognarie del centro urbano hanno risposto in modo soddisfacente e non ci sono stati particolari danni agli edifici, tranne l'allagamento di qualche scantinato. Qualche criticità è stata rilevata nella zona costiera di Porto Palo e Lido Fiori, diffusamente allagata. I danni più evidenti sono stati registrati a Porto Palo dove un allagamento nell'area del Circolo Nautico necessita dell'intervento diidrovore ed un principio di smottamento interessa il costone argilloso di fronte alla piazzetta dei pescatori. Anche la strada denominata "Puccia", per la rottura di una condotta di acque reflue, è impraticabile per 50 metri ed è chiusa al traffico. (*GP*)

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