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Rassegna stampa dell'8 febbraio 2017

Giornale di sicilia

I soldi della sicilia. Un emendamento alla Finanziaria approvato dalla commissione Affari istituzionali dell'Ars. Tagli alle decurtazioni per le assenze per malattia
I dirigenti della Regione tutti in prima fascia
Niente aumenti di stipendio, ma sarà abolita la divisione in tre gradini. E ciascuno potrà diventare direttore generale


Regionali, precari, enti pubblici: con le elezioni alle porte, governo e Parlamento tendono la mano a varie categorie in vista della prossima Finanziaria. La prima apertura è arrivata per i dirigenti regionali:  una norma prevede che tutti potranno aspirare alla nomina a direttore generale e ambire al trasferimento nell'amministrazione statale. È l'effetto di un emendamento approvato in commissione Affari istituzionali e proposto dal capogruppo del Pid-Cantiere popolare, Toto Cordaro, che prevede l'abolizione delle tre fasce in cui sono suddivisi  dal 2000 i dirigenti regionali. Tutti e 1.400 saranno promossi senza concorso in un solo colpo e transiteranno in un ruolo unico così come avviene a livello nazionale. Non ci sarà un aumento della spesa perché ogni dirigente manterrà il proprio stipendio. Il vantaggio sarà legato alla possibilità di essere  nominati direttori generali più facilmente: prima infatti per guidare un dipartimento bisognava appartenere almeno alla seconda fascia mentre quasi tutti appartenevano alla terza fascia. I dirigenti potranno inoltre accedere anche alle amministrazioni statali, una possibilità che prima era riservata solo  agli iscritti in seconda fascia. «Con questa norma - spiega Cordaro - anche il ricorso a direttori generali esterni sarà più difficile di fronte a una platea di aspiranti direttori così vasta». E per il presidente della commissione Affari istituzionali,  Totò Cascio «così ci adeguiamo alla normativa nazionale senza alcun onere aggiuntivo per la Regione». Per il sindacato Cobas/Codir però l'emendamento «così come definito appare illegittimo e incostituzionale ». Secondo i segretari generali  Marcello Minio e Dario Matranga sarebbe servito «un concorso interno con una riserva per i funzionari che abbiano i titoli per poter accedere al ruolo e per gli esterni». Critico anche Giacchino Genchi della Cgil, per il quale «concettualmente non cambia nulla, l'abolizione delle fasce è solo un po' di fumo negli occhi. Il vero problema è il conferimento degli incarichi ai dirigenti, che rimane in mano alla politica ». Un altro emendamento del governo  invece allinea le decurtazioni per malattia dei dipendenti regionali a quelle previste per gli statali. «Ci siamo riusciti dopo una lunga  battaglia - dicono Claudio Barone e Luca Crimi della Uil -, fino ad oggi ai dipendenti regionali veniva decurtata una somma maggiore rispetto a quella prevista per i dipendenti del pubblico impiego». Secondo la Uil su dieci giorni di malattia se i regionali perdono tra 189 e 229 euro in base alla fascia di appartenenza, a livello statale la decurtazione è di una cinquantina di euro. Intanto, Giovanni Di Giacinto, capogruppo del Psi all'Ars, annuncia che «i lavoratori Asu che prestano servizio nei Comuni siciliani e negli enti regionali potranno essere stabilizzati grazie ad un emendamento che ho presentato alla legge di stabilità regionale approvato dalla  commissione Lavoro. In pratica, entro 180 giorni dalla pubblicazione  della Finanziaria gli enti che utilizzano questo personale dovranno adot are gli atti per la fuoriuscita dal precariato e per il riconoscimento di titolo di preferenza nei concorsi da bandire. La Regione si  impegnerà a riconoscere un trattamento economico minino di 750 euro mensili a tale personale per il prossimo triennio, fatta salva la  possibilità di erogare un contributo di 40 mila euro per la fuoriuscita volontaria dal bacino dei singoli lavoratori». Il deputato regionale del  Psi, Nino Oddo, ha invece presentato un emendamento alla Finanziaria per l'istituzione di un fondo pensioni a termine delle Camere di Commercio siciliane «per dare una soluzione al futuro previdenziale dei dipendenti delle Camere di Commercio tramite l'istituzione di un Fondo garantito di beni immobili di proprietà delle stesse». (*RIVE*)

I nodi della sicilia
tra g7 e politiche, lo slalom per trovare date possibili. e per le amministrative crocetta punta al 4 giugno
Elezioni regionali, alle urne a fine ottobre Ecco la nuova mappa dei 70 seggi in palio  


Le grandi manovre per le Regionali e le Amministrative sono iniziate. Molto più di quanto non appaia, la macchina di quella che si annuncia come una lunghissima sessione elettorale è partita. Rosario Crocetta preferisce la data del 4 giugno per le Amministrative che porteranno a eleggere 129 nuovi sindaci. Perde quota quindi l'ipotesi di anticipare tutto al 7 maggio, perchè i ballottaggiarriverebbero a ridosso del G7 di Taormina previsto per il 27 e 28 maggio. L'alternativa sarebbero il 23 o 30 aprile ma, segnala l'Ufficio elettorale della Regione, in questi due casi i  ballottaggi cadrebbero nel ponte fra il 25 aprile e il primo maggio. Prima che la data diventi ufficiale, tuttavia, passerà ancora del tempo e molto influirà la scelta del governo nazionale su Amministrative ed eventuali Politiche anticipate perché la Sicilia potrebbe agganciarsi  optando per l'election day come haricordato ieri l'assessore agli Enti Locali, Luisa Lantieri. Mentre sembra ci siano meno opzioni  per le Regionali. Anzi, per il rinnovo dell'Ars tutto è ormai pronto: l'assessorato agli Enti Locali ha preparato il dossier che contiene anche  la mappa della nuova distribuzione dei seggi in virtù della riforma che riduce da 90 a 70 i deputati regionali.  La data segnata in rosso da tutti i partiti è quella del 29 ottobre. Questo perchè nel 2012 si è votato il 28 ottobre  e lo Statuto impone di votare ora in una finestra compresa fra 4 settimane  prima e due dopo la data di 5 anni fa.  In ogni caso, alcune scadenze si sono già verificate e hanno effetti notevoli.  Il primo è che non è più possibile modificare la legge elettorale per adeguarla al taglio dei deputati. Quasi tutti i partiti avrebbero voluto cancellare il listino di sette nomi collegato al candidato presidente e che assegnerà ora 7 seggi come premio di maggioranza. I partiti avrebbero voluto abolire questo listino per distribuire sui collegi provinciali i relativi posti: tradotto, gli aspiranti deputati avrebbero più chance di essere elettri perchè i posti da distribuire in base ai voti sarebbero di più.  Tuttavia, come spiegano sia la Lantieri che gli esperti della presidenza dell'Ars, una modifica di questo genere ha dei tempi ormai incompatibili con le elezioni in ottobre: una volta approvata va sottoposta entro 180 giorni a referendum. Allo stesso modo è impossibile introdurre una modifica più volte annunciata: l'introduzione della doppia preferenza di genere (l'obbligo di votare un uomo e una donna). Dunque si va a votare con gli effetti matematici dei tagli decisi nel 2013. Che significa? A Palermo si eleggeranno 16 deputati, ben 4 in meno di quanto è stato fatto fino al 2012. Anche a Catania quattro deputati in meno: 13 invece di 17. A Messina si eleggeranno 8 deputati invece di 11, a Trapani 5 invece di 7. Le province che perdono meno in questo senso sono Agrigento che scende da 7 a 6, Caltanissetta da 4 a 3, Enna da 3 a 2, Ragusa da 5 a 4, Siracusa da 6 a 5. In pratica funzionerà così: attraverso  le liste provinciali verranno eletti sessantadue deputati, altri sette saranno il premio di maggioranza assegnato al futuro presidente attingendo dal listino e l'ultimo onorevole sarà il primo dei candidati presidente sconfitto.  

Occhio al calendario. Revocabili tutte le nomine della giunta fatte dopo il 18 marzo
E scatta il conto alla rovescia per dimettersi: l'ineleggibilità scatta a 180 giorni dal voto

Dimissioni per candidarsi all'Ars e decadenza di nuovi nominati. Ci sono anche altri termini che stanno già per scadere in vista delle Regionali. E ciò anche se la data non è ancora ufficialmente fissata. Il punto è che per legge la legislatura attuale scade il 28 ottobre. È da questa data che bisogna partire per assegnare il termine di 180 giorni a chiunque si trovi in  condizioni di ineleggibilità (perchè riveste altre cariche pubbliche) di dimettersi per correre verso l'Ars. Tradotto, significa che chi vuole candidarsi deve dimettersi entro il primo maggio. È il caso di sindaci, assessori, dirigenti regionali, direttori di Asp e ospedali, prefetti, vertici delle forze armate, e varie altre categorie. Va detto che tutti questi termini si applicano in questo modo, perchè a meno di sorprese questa sarà la prima volta da quando nel 2001 è stata introdotta l'elezione diretta che un presidente arriva a scadenza naturale senza dimettersi prima. Se la data scelta per le elezioni sarà effettivamente il 29 ottobre, il decreto di convocazione dei comizi verrà pubblicato il 14 settembre. Significa che dal 18 marzo tutte le nomine fatte dal governo saranno poi revocabili dal futuro presidente nei successivi tre  mesi dalla sua elezione. È l'effetto della cosiddetta norma blocca nomine, voluta dall'Ars nel 2012 per limitare la pioggia di incarichi che  Raffaele Lombardo stava assegnando a fine legislatura. In più  dalla data in cui viene emesso il decreto di indizione dei comizi il presidente non potrà più fare nomine. Queste sono scadenze che hanno un peso specifico enorme. Basti  pensare che se venisse scelta per le elezioni la data del primo ottobre, sarebbero poi revocabili  tutte le nomine fatte dal 18 febbraio. Mentre non si potrebbero più fare nomine dal 17 agosto perchè in quella data andrebbe pubblicato il decreto di indizione dei comizi. In una campagna elettorale che si annuncia infuocata come mai prima, questi sono dettagli che avranno un peso. Gia. Pi.

Rifiuti,caos in discarica
Il quantitativo autorizzato è di circa 500 tonnellate giornaliere ricevibili e trattabili con l'impianto di biostabilizzazione mobile e temporaneo di cui l'azienda si è fornita nei mesi scorsi
Concetta Rizzo

Una cinquantina di autocompattatori incolonnati. Mezzi delle varie imprese che si occupano della raccolta dei rifiuti ad Agrigento e negli  altri 24 Comuni che non sono riusciti ancora a scaricare. Potrebbe, pertanto, subire nuovamente uno stop, seppure parziale, la raccolta prevista per oggi. Almeno ad Agrigento e nei Comuni più grandi che conferiscono nella discarica sub comprensoriale di contrada Matarana a Siculiana. Quanto sta avvenendo nelle ultime ore non è altro che una ripercussione diretta della chiusura di tre giorni, domenica compresa, dell'impianto gestito dalla «Catanzaro Costruzioni ». I 25 Comuni Agrigentini non hanno avuto - dalla Regione - nessuna indicazione su dove andare a scaricare, su un eventuale sito alternativo alla discarica di contrada Matarana. E dunque i rifiuti raccolti venerdì mattina sono rimasti in deposito - azzerando la raccolta del sabato - fino a lunedì, fino a quando i cancelli della discarica di Siculiana non sono stati riaperti. La chiusura della discarica è stata  fata in quanto «necessaria, a scopo precauzionale, per continuare a garantire gli elevati livelli prestazionali dell'impianto, costantemente monitorato allo scopo di prevenire e ridurre ed eliminare ogni forma di inquinamento». Già nella notte tra domenica e lunedì, lungo la statale che porta alla discarica, si era cominciata a formare una lunga fila di autocompattatori di tutti i Comuni che conferiscono a Siculiana e che arrivano da diverse province dell'isola. All'apertura dei cancelli, intorno alle 6 del mattino, i mezzi hanno iniziato a scaricare facendo raggiungere ben presto, all'impianto della "Catanzaro Costruzioni", il quantitativo di circa 500 tonnellate giornaliere di rifiuti ricevibili  e trattabili con l'impianto di biostabilizzazione mobile e temporaneo di cui l'azienda si è fornita nei mesi scorsi. Un impianto temporaneo, appunto, che non ha la capacità che potrebbe avere un impianto fisso come quello realizzato a Lentini, che  permetterebbe, dunque, la "gestione" di un quantitativo superiori di rifiuti  evitando continui disagi. Sia lunedì che ieri, dunque, per molti automezzi non c'è stato nulla da fare. Cancelli chiusi già in mattinata, ossia non appena è stata raggiunta la capacità di ricezione dell'impianto. Ed automezzi, dunque,  fermi, incolonnati, lungo la strada. Ieri, ve ne erano - naturalmente carichi - una cinquantina, in attesa che stamani l'impianto riapra. Questo significa, dunque, che molte zone di Agrigento e di altri Comuni nelle stesse condizioni, non potranno essere  ripuliti ed i cassonetti non potranno essere svuotati. Intanto, a Racalmuto, il presidente del Consiglio Ivana Mantione ed il consigliere Sergio Pagliaro - in rappresentanza dei consiglieri comunali di «Racalmuto prima di tutto» - sono nuovamente tornati all'assessorato regionale all'Energia e servizi di pubblica utilità per stigmatizzare il disservizio della raccolta differenziata e per cercare soluzioni. Mantione e Pagliaro sono stati ricevuti da Giuseppe Terranova e con lui fanno fatto una puntuale disamina della situazione dei rifiuti a Racalmuto, «dove - scrivono - il servizio lascia a desiderare a fronte di un costo troppo elevato per i cittadini». Anche a Racalmuto si va, infatti, avanti con proroghe del servizio  in attesa che si predisponga la gara da parte della Srr. «È indispensabile che il sindaco si attivi per sollecitare alla Srr - scrivono - l'avvio delle procedure di affidamento del servizio ». I consiglieri convocheranno un Consiglio mirato. (*CR*)

Legalità
I dati diffusi dal centro pio la torre. la provincia quarta per comuni sciolti per mafia: sono sette dal '91 al 2016
Amministrazioni pubbliche, raddoppiano i reati
In due anni saliti a quasi 200 i procedimenti aperti nell'Isola nei confronti di funzionari: solo 50 arrivano al processo. Minacce a sindaci, vicesindaci, assessori e deputati. Sono stati 91 i casi rilevati nell'Isola nel 2015
Pierpaolo Maddalena 

Quasi raddoppiati negli ultimi due anni in Sicilia i reati contro la pubblica amministrazione, ma soltanto un quarto arriva a giudizio. Corruzione, abuso d'ufficio, peculato, concussione, ma anche malversazione, restano un «cancro difficile da estirpare» nell'Isola, condizionandone la vita e la crescita economica. Una terra dove i Comuni continuano a essere sciolti per infiltrazioni mafiose e sempre più amministratori vengono minacciati per il loro operato nel solco della legalità. È il triste quadro che viene fuori dai dati elaborati dal Centro studi Pio La Torre e forniti dall'ufficio statistica del tribunale di Palermo. Raddoppiati i reati contro la Pa. Fra il 2014 e il 2016, in Sicilia, i procedimenti iscritti per reati contro la Pa da parte dei funzionari pubblici sono quasi raddoppiati, passando da 100 a quasi 200. Un altro dato preoccupante è sicuramente il numero dei casi arrivati in dibattimento, nemmeno 50. A questo proposito, il Centro studi fa sapere anche che nel 2011 i condannati con sentenza irrevocabile sono stati in Sicilia 122, contro i 1.658 del totale in Italia. Il reato più diffuso è il peculato - l'appropriazione indebita da parte dei pubblici ufficiali - con 45 condanne pari al 37% dei reati contro la pubblica amministrazione. Segue la corruzione, con 42 casi, e poi la malversazione, cioè l'approfittarsi o l'appropriazione illegittima dei fondi pubblici, anche comunitari, con 20 condanne (88 il totale italiano). In  ultimo c'è poi la concussione, con 15 casi sempre nel 2011. Le percentuali di condanne per peculato e corruzione sono quasi le stesse rispetto a tutto il territorio nazionale, mentre in Sicilia si registra meno concussione e più malversazione.  I Comuni sciolti per mafia Il rapporto del Centro studi la Torre ha anche evidenziato che dal  991 al 2016 i Comuni siciliani sciolti per infiltrazioni mafiose sono stati in totale 55, così suddivisi: 24 nel Palermitano, 8 nella provincia di Catania, 7 nell'Agrigentino, 6 nel Trapanese, 4 sia nel Nisseno che a Messina e uno nelle province di Siracusa e Ragusa. Stando poi ai dati aggiornati fino a novembre 2016, tra le regioni che hanno avuto più provvedimenti di scioglimento la prima è la Campania (con il 36,20% dei casi) seconda la Calabria (32,20%), terza la Sicilia  (24,90%). In queste tre regioni, quindi, si concentra oltre il 93% dei Comuni sciolti per mafia. Amministratori «sotto tiro»  Sindaci, vicesindaci, assessori comunali ma anche deputati e assessori  regionali e nazionali minacciati. Sono stati 91 i casi rilevati nell'Isola nel 2015, prima regione in Italia con il 19% del totale nazionale. Palermo, con 22 casi distribuiti in 10 Comuni (Bagheria, Belmonte Mezzagno, Campofelice di Roccella, Capaci, Carini, Collesano, Lascari, Palermo, Partinico), si conferma ancora la provincia che detiene il primato dell'Isola (terza  a livello nazionale). Uno dei casi più recenti ed eclatanti è quello che ha riguardato la figlia del giudice  Paolo Borsellino, Lucia, dirigente ed ex assessore regionale alla Sanità che, dopo una serie di ripetute minacce, è stata trasferita e le è stata assegnata una scorta. Al secondo posto a livello regionale - e  al quinto nazionale - c'è la provincia di Agrigento con 19 casi, il doppio rispetto al 2014, distribuiti in  11 Comuni (Castrofilippo, Comitini, Favara, Licata, Lucca Sicula, Montevago, Naro, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Ribera, Siculiana). Seguono poi le province di Trapani (7 Comuni), Catania (6), Caltanissetta (3), Ragusa (3), Messina (2), Siracusa (2) ed Enna (1).
Il protocollo di Palermo I dati sono stati diffusi in occasione della partenza delle attività previste dal protocollo d'intesa stipulato lo scorso 30 aprile tra il Comune di Palermo e il Centro Pio La Torre. Protocollo che, partendo da un'analisi del contesto, prevede la costituzione di alcuni laboratori di approfondimento e l'organizzazione di alcuni seminari specialistici, con particolare attenzione ai temi dei rischi corruttivi nei procedimenti amministrativi, alla presenza della criminalità mafiosa e al contrasto alla povertà. Una serie di iniziative create per «sostenere ed incentivare le attività di promozione della legalità». (*ppm*)

Scuola. Da Allotta e Crapanzano
Foibe spiegate agli studenti

I tragici fatti accaduti in Istria tra il 1940 ed il 1950 sono stati rievocati dagli storici Gaetano Allotta e Giuseppe Crapanzano, intervenuti quest'oggi al Libero Consorzio di Agrigento al seminario di studi dal titolo: «Foibe: perché 70 anni di silenzi?». La manifestazione, organizzata dall'ex Provincia su invito della Prefettura di Agrigento, ha avuto come  protagonisti alcuni studenti del Liceo Scientifico e delle Scienze Umane "Raffaello Politi" di Agrigento che stanno svolgendo un progetto di alternanza scuola lavoro nell'ufficio stampa e URP dell'Ente. Allotta e Crapanzano hanno ripercorso gli eventi dell'esodo giuliano - dalmata e delle complesse vicende del confine orientale nell'occasione dei 70 anni dalla firma del trattato di pace del 10 febbraio del 1947 che ha mutilato l'Italia dell'Istria e della Dalmazia; un resoconto storico, umano e politico che ha catturato l'attenzione degli studenti che, per l'occasione, hanno realizzato anche un documentario che ripercorre, attraverso le testimonianze di storici, studiosi di quel periodo, familiari delle vittime e filmati di repertorio, gli eventi che hanno portato agli eccidi ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia avvenuti durante la seconda guerra mondiale e nell'immediato secondo dopoguerra. Gli studenti che hanno partecipato al seminario sono stati: Aissa Aissaoui, Simone Amabile, Veronica Amoroso, Chiara Baio, Sofia Butera, Miriam D'Amico, Susy Fiore, Sara La Mantia, Marco Roccaforte, Daniele Russello e Mattia Schembri. Per diffondere fra le giovani generazioni la conoscenza di quei tragici eventi il documentario prodotto dal Libero consorzio di Agrigento verrà inviato all'Ufficio Scolastico Provinciale per la sua divulgazione nelle scuole di ogni ordine e grado della provincia di Agrigento.

LA SICILIA

SRR, DIFFICILE IL PASSAGGIO DI CIRCA 300 LAVORATORI. r.b.)

 Si è svolta ieri mattina, nelle sede de Gesa, a riunione del CdA della nuova Srr con le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil e, a seguire, con a Confael, per discutere sul passaggio dei servizio e dei lavoratori(circa 300distribuiti in parte della provincia) dalle ex società di ambito, alle nuove srr. Il pomo della discordia, che di fatto ha costretto al rinvio a lunedì prossimo della seduta, è la rinuncia da parte dei lavoratori e dei sindacat,. A trasportare nella nuova Srr le vertenze in atto con le ex società d'ambito. E non sono mancati, come si può ben immaginare, momenti di tensione tra i lavoratori e tra gli stessi sindacati per le diverse interpretazioni della normativa che, comunque, è emessa dalla Regione e alla quale non rimane altro da fare che adeguarsi. Perché questi malumori? Qualsiasi cambiamento porta malumori — spiega Claudio Guarneri, direttore dell'Ato Gesa - Uno dei motivi per il quale sono state create le Srr è di separare nettamente la gestione vecchia da quella nuova ma alcuni dipendenti non vogliono che questo rapporto sia troncato perché hanno delle vicende pendenti con le ex società d'ambito (ancora inattività anche se in liquidazione). Vertenze che devono cessare con il passaggio alla nuova società. I lavoratori e i sindacati temono di dover firmare un documento secondo il quale non devono pretendere nulla dalla nuova Srr. Le vertenze pendenti non transitano nella nuova Srr - prosegue Guarneri - e lavoratori comunque dovranno vedersela con le vecchie società d'ambito. Cosa fanno le vecchie società d'ambito? <Vanno in liquidazione — aggiunge Guarneri - L'Ato in liquidazione e quindi ci saranno debiti e crediti. Nonostante la nuova Srr abbia un suo Cda e un presidente, la regione ha comunque inviato un commissario. Il commissario deve verificare che passaggi avvengano secondo la normativa — conclude Guarneri - la legge che regolamenta questo passaggio dalle vecchie società d'ambito alle nuove Srr risale al aprile 2010. Le attività dovevano cessare entro il 31dicembre2010 e ancora oggi, invece, le società d'ambito continuano la propria attività. Per troncare queste attività, l ha, dunque, nominato dei commissari. Ieri mattina i sindacati si sono opposti al mancato passaggio delle vertenze delle vecchie società d'ambito alle nuove Srr mentre i lavoratori chiedevano chiarezza: <Non sappiamo ancora cosa ci sia scritto nel documento che vogliono farci firmare — affermano— e si tratta di un argomento delicato. Questo è il nostro lavoro, ci portiamo il pane a casa.
SI LAVORA AGLI EVENTI PER IL 150° COMPLEANNO DI PIRANDELLO. La scelta del logo per il 150° della nascita di Luigi Pirandello, il Calendario delle iniziative e la predisposizione di un programma per la cerimonia ufficiale, sono solo alcuni dei punti all'ordine del giorno della riunione tecnica, in programma oggi alle 18.00 presso la sala Giunta, cui partecipe ranno i rappresentanti dell'istituendo Comitato organizzativo delle celebrazioni. Com'è noto già nei giorni scorsi, con Determina della Giunta Comunale, è partita ufficialmente la prima di una lunga serie di iniziative legate ai 150 anni pirandelliani. Si è infatti proceduto, nel contesto degli scambi internazionali ad intitolare al poeta Fernando Pessoa, una strada di si-gnificativo transito e pregevole per la sua collocazione nel paesaggio urbano di Agrigento, sancendo il gemellaggio culturale tra Agrigento, che ha dato i natali al Premio Nobel Luigi Pirandello e la città di Lisbona il cui maggiore letterato è Fernando Pessoa. Due dei più grandi scrittori del Novecento che curiosamente non si incontrarono neanche durante il viaggio del drammaturgo agrigentino nella capitale portoghese, ritenuti i pilastri della Letteratura del Novecento e anche del nostro Tempo. Tante le similitudini come quella delle maschere o dei personaggi, ovvero dell'uno, nessuno e centomila, dell'essere e del l'apparire, con gli eteronimi di Pessoa e le sue numerose identità alternative che lo seguivano nella vita reale. Questo gemellaggio — spiega il sindaco Lillo Firetto - equivale a realizzare anche fisicamente lo scambio culturale tra le due città. Lisbona chiede che le iniziative legate ai due Autori non si esauriscano col 150 ma perdurino nel tempo, coinvolgendo in primo luogo i giovani e le scuole. Sempre il sindaco Lillo Firetto, con propria Determinazione, ha affidato all'ex Dirigente comunale, Luigi Ruoppolo, a titolo gratuito, e per la durata di un anno, 'incarico di collaboratore dell'Amministrazione Comunale finalizzato proprio al coordinamento organizzativo delle iniziative connesse alle celebrazioni.

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