Giornale di sicilia
Soldi spesi in cause: i peggiori glienti locali siciliani Regione, Province e Comuni sicilianisono in cima alla classifica delle realtà regionali che piùspendono a seguito di contenziosi. Dal 2010 a oggi, secondoun'indagine di Demoskopika, si calcola per la Sicilia un esborsomedio per ente locale pari a 1.653.347 euro. E in valore assolutosono stati sostenuti pagamenti per 661,3 milioni di euro. Seguono laPuglia con un pagamento medio di 1.393.538 euro per ente locale(totale 369,3 milioni di euro) e la Campania con un pagamento medioper ente pari a 810 mila euro (450,4 milioni di euro). «Litigare»costa. Ammonta a 5 miliardi di euro il «castello» totale dellespese legali per liti e per oneri da contenzioso sostenute in tuttaItalia da Stato, Regioni, Province e Comuni dal 2010 ad oggi.Demoskopika calcola 2 milioni al giorno. E il contenzioso èaltissimo in campo fiscale. Miliardi sottratti al fisco e migliaia dicause, che sommergono le commissioni tributarie e rischiano diintasare, fino a bloccare, la sezione civile della Cassazione. Siattestano sopra i 30 miliardi anche nel 2016 i nuovi ricorsi davantialla giustizia tributaria, alle prese in totale con 450 mila causependenti. Ma a crescere è anche il contenzioso arretrato davantialla suprema corte, tanto che il governo sta valutando se intervenirecon una nuova «rottamazione delle liti», sulla scia di quella dellecartelle esattoriali. Una suggestione che subito ha fatto pensarealla manovra sui conti pubblici che il governo sta preparando ma che,ha precisato subito il viceministro dell'Economia Luigi Casero, nonè per ora nel novero di quelle misure ma risponde piuttostoall'appel - lo della magistratura tributaria e della Cassazione. Alanciare l'allarme e a chiedere interventi «di emergenza» èstato infatti il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio,che denuncia il «macigno» dell'arretrato, con 50 mila causependenti, «a volte anche di scarsissimo valore», che rischia di«schiacciare il ruolo della Corte» che nella sezione civile èquello «di garanzia dei diritti fondamentali». E gli italiani nel2016 chiedono di vedere riconosciuto il diritto a non pagare ben 32miliardi di euro (in calo rispetto ai 34 del 2015), e arrivanodavanti al giudice spessissimo per piccoli importi. Se sono poco piùdi 4 mila in tutto (su 232.992) le contestazioni per più di 1milione di euro (che valgono però 23 miliardi), la maggior parte(72%) del contenzioso aperto nel 2016 davanti alle sezioniprovinciali (il primo grado di giudizio tributario) è rappresentatoinvece da liti entro i 20 mila euro.
Turismo. Dai musei e le aree archeologiche della Regione ricavi per 23 milioni nel 2016, in testa la Valle dei Templi. Vermiglio: confermata la forza attrattiva dell'Isola
Il tesoro dell'arte siciliana: il 15% in più di incassi
Palermo
La «Palma d'oro» tocca - d'altronde come oramai capita da parecchi anni alla Valle dei Templi, ma in generale sembra che siti e musei regionali godano se non di ottima, almeno di buona salute. L'anno scorso hanno registrato un incasso complessivo di 23 milioni e 203.561 euro a fronte di 4.392.005 di visitatori: un bell'aumento (incassi cresciuti del 15 per cento) rispetto al 2015, in cui avevano raccolto 20 milioni e 439.345 euro e 3.932.647 visitatori. L'aumento è andato via via consolidandosi, visto che già nei primi sei mesi dell'anno c'era stato un trend positivo, che ha avuto poi un bell'input in estate, complice la crisi internazionale: la Sicilia era di sicuro una meta molto più sicura di altri paesi del Mediterraneo e molti tour operator hanno preferito spedire i loro turisti tra templi e teatri antichi, piuttosto che tentare le spiagge tunisine o le piramidi. «I dati delineano un quadro molto positivo che conferma la forza attrattiva della Sicilia, del suo straordinario patrimonio culturale e naturalistico e la stretta relazione esistente traturismo e cultura - commenta l'assessore ai Beni culturali Carlo Vermiglio -. Rispetto ai dati nazionali, che riportano 172 milioni di euro di incassi e 44,5 milioni di ingressi nei luoghi della cultura, possiamo notare che la Sicilia è tra le prime regioni a contribuire, dopo Lazio, Campania e Toscana». I siti più visitati sono la Valle dei Templi di Agrigento, il Teatro antico di Taormina, la Villa del Casale e il Teatro greco di Siracusa. Scorrendo i numeri, c'è anche qualche sorpresa: come il museo d'arte contemporanea di Palazzo Riso che passa da 12 mila 906 euro a 30 mila 744 euro di incassi. Probabilmente in questo caso ha influito proprio la chiusura al traffico dell'asse di corso Vittorio Emanuele, e la complicità dell'itinerario Unesco arabo-normanno. «Stiamo investendo sul sistema culturale, incentivando le collaborazioni e gli accordi con altre istituzioni, con le associazioni che possono arricchire l'offerta culturale - interviene Vermiglio - . Non bast promuovere il singolo museo o sito, è necessario creare nei territori reti e filiere culturali per promuovere l'intero patrimonio». Un esempio viene dalla Valle del Templi - che ha appena vinto il Premio Nazionale del Paesaggio ed è candidato per l'Italia al Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa -che ha avuto un incremento del 18% dei visitatori e un aumento degli incassi del 15%: questo ha fatto sì che si stiano intercettando partner pubblici e privati, visto che il Parco reinveste il 30% degli introiti dei biglietti, su interventi di valorizzazione del sito. Un modello questo, che l'assessorato pensa di estendere al Parco archeologico di Selinunte e a quello di Taormina. Scorrendo l'elenco dei siti è positivo il risultato per il Teatro romano l'Odeon di Catania (73 mila 549 visitatori e 227 mila 847 euro di incassi rispetto ai 45 mila visitatori e 150 mila 726 euro del 2015). Un buon risultato lo raggiunge anche il «Salinas», anche se i visitatori entrano con un biglietto gratuito visto che non è co mletato il restauro: riaperto lo scorso luglio, ha registrato in sei mesi, 60 mila e 931 visitatori; nel 2015, con poche sale aperte, aveva registrato 40 mila 715 visitatori. (*sit*) Simonetta Trovato
Ex provincia. La carreggiata danneggiata dalla recente ondata di maltempo Mancano soldi per i lavori, chiusa una strada di Sciacca
Chiusa al transito la strada pronvinciale Sciacca-Salinella. La mancanza di fondi per la manutenzione e le cattive condizioni generali del tracciato hanno spinto ieri mattina il settore Infrastrutture Stradali del Libero Consorzio Comunale di Agrigento a chiudere la strada. L'ordinanza di chiusura fa seguito alle relazioni dei tecnici e dei capi cantonieri del comparto ovest, che hanno evidenziato come gli eventi atmosferici degli ultimi mesi, e in particolare le vere e proprie alluvioni del 24 e 25 novembre dello scorso anno, aggravate dalle ultime intense piogge del mese di febbraio, abbiano reso pericolosa la percorrenza di questa strada, che, pur appartenendo al circuito della viabilità secondaria, è interessata da consistenti volumi di traffico, e percorsa quotidianamente sia da titolari e lavoratori di aziende sia da cittadini che abitano in periferia. Lo scorso anno una chiusura, temporanea, ha causato vibrate proteste in particolare da parte degli agricoltori. Proseguono, invece, i lavori per la ricostruzione del ponte crollato sulla provinciale 37 Sciacca-Caltabellotta-San Carlo. Attualmente, dopo la rimozione delle frane, si sta intervenendo con gabbionate a protezione delle opere già realizzate, mentre nelle prossime settimane sarà effettuata la posa dell'impalcato del ponte. Per questra strada, dopo il riconoscimento dello stato di calamità naturale in seguito all'alluvione del novembre 2016, è stato richiesto un finanziamento di un milione 900 mila euro, necessari per la sistemazione. (*GP*)
Istruzione. L'Ateneo rivendicata dall'Università agrigentina il pagamento della somma, presentata opposizione il tribunale ha dato ragione alle tesi del Consorzio
Accolto il ricorso, il Tar «restituisce» 7 milioni al Cupa
Paolo Picone
Il Tribunale amministrativo regionale di Palermo ha dato "ragione" al Cupa, il consorzio universitario della Provincia di Agrigento ed ha annullato l'ingiunzione di pagamento della somma di 9 milioni di euro che l'ateneo di Palermo aveva rivendicato nei confronti del polo decentrato per il pagamento dei docenti incardinati. Il Consorzio è stato dall'avvocato Antonio Barone, del foro di Catania. Al legale sarà corrisposta una parcella di 8 mila euro. Determinante, ai fini della difesa è stata la relazione preparata da Matteo Lo Raso e fatta propriadal Cda del Cupa nella quale si evince che a fronte dei 9 milioni di euro richiesti da Palermo, se credito dovesse esistere, vanno calcolati i contributi che l'ateneo palermitano ha ottenuto dal ministero dell'Università e ricerca che ammonterebbero a 7 milioni dieuro. L'università, per l'anno accademico 2016, secondo i parametri di undecreto interministeriale del 2014 che tra le varie voci prevede i costi di docenza e didattica, ha ricevuto 7.281 euro per ogni stud nte in corso. Considerando che gli studenti in corso, iscritti al polo agrigentino sono 1.024 i conti sono pressoché fatti. "Il costo complessivo di un corso di laurea magistrale è di 1.067.000 euro, cifra alla quale il Cupa partecipa al 35 per cento, versando dunque annualmente 373.000 euro; mentre per un corso di laurea triennale il Cupa sborsa 224.000 euro a fronte di 640.000 complessivi. «Se avessimo disponibilità dei 7 milioni che ci spettano-dichiara il vice presidente del Cupa, Giovanni Di Maida - potremmo programmare al meglio il futuro del Cupa senza dover ricorrere ogni anno a salvataggi in extremis, ma viene spontaneo chiedersi che fine abbiano fatto e come siano stati investiti i soldi che il Miur ha destinato a Palermo, negli anni in cui il Cupa aveva oltre 5.000 studenti e 12 corsi di laurea attivi. Il consiglio d'amministrazione ha chiesto a Palermo di fornire nome e cognome di tutti i docenti incardinati destinati ad Agrigento - aggiunge Di Maida - perché non è possibile che di 64 titolari di cattedra, soltanto 21 vengano qui a svolgere servizio, costringendoci a chiamare e pagare per le supplenze. Ragion per cui - aggiunge il vice presidente - il abbiamo chiesto al Tar di aver riconosciutoun risarcimento danni per questo comportamento di Unipa». Il vicepresidente del polo di Agrigento non esclude che nel futuro, saldati i contenziosi economici con Palermo,si possa valutare l'ipotesi di una convenzione con altri atenei per garantire condizioni più vantaggiose. Intanto oggi a mezzogiorno, presso gli uffici del polo, si terrà una conferenza stampa per illustrare la strategia giudiziaria, risultata vincente, per resistere alla pretesa di 9 milioni di euro da parte di Unipa. Ieri si è svolta l'assemblea ordinaria dei soci convocata dal presidente Gaetano Armao. Otto i punti all'ordine del giorno, tra questi l'approvazione del rendiconto dell'esercizio finanziario 2014 e la conferma dell'approvazione del rendiconto 2015. Ed ancora la presa d'atto del recesso del Comune di Casteltermini dalla compagine associativa Cupa, le valutazioni in merito all'esito del ricorso all'ingiunzione dell'università di Palermo della somma di 9 milioni di euro. Le problematiche relative alla convenzione con l'università di Palermo ed infine le questioni inerenti il finanziamento regionale ai Consorzi universitari. Sul versante formativo si è svolto un seminario tenuto dal professor Marco Mancini, Capo del Dipartimento per la Formazione Superiore e per la Ricerca del Ministero dell'Istruzione. Il presidente GaetanoArmao, ringraziandolo per la visita al Consorzio di Agrigento, ha condiviso l'attenzione per il decentramento universitario formulata dal professor Mancini ed ha espresso al Capo Dipartimento, l'auspicio di un più determinato sostegno da parte delle Istituzioni Universitarie al diritto allo studio, attraverso i poli decentrati e la diversificazione dell'offerta formativa sui territori delle Regioni del Sud ed in particolare della Sicilia, cosìcome emerso dall'ultima riunione del Coordinamento dei Consorzi Universitari Siciliani, che si è svolta ad Agrigento. (*PAPI*)
Corriere di Sciacca
SCIACCA - CRONACA
CHIUSA LA STRADA SCIACCA - SALINELLA
La mancanza di fondi per la manutenzione e le cattive condizioni generali del tracciato hanno spinto questa mattina il Settore Infrastrutture Stradali del Libero Consorzio Comunale di Agrigento a chiudere al traffico la Strada Provinciale ex Regionale SPR n. 10 Sciacca-Salinella. L'Ordinanza di chiusura fa seguito alle relazioni dei tecnici e dei capi cantonieri del comparto ovest, che hanno evidenziato come gli eventi atmosferici degli ultimi mesi, e in particolare le vere e proprie alluvioni del 24 e 25 novembre, aggravate dalle ultime intense piogge del mese di febbraio, abbiano reso pericolosa la percorrenza di questa strada, che pur appartenendo al circuito della viabilità secondaria è interessata da consistenti volumi di traffico, e percorsa quotidianamente sia da titolari e lavoratori di aziende sia da cittadini che abitano in periferia. Una decisione, quella del Settore Infrastrutture Stradali, che aggrava ulteriormente la già difficile situazione della viabilità provinciale, ormai al collasso per mancanza di fondi necessari alla manutenzione. Proseguono invece i lavori per la ricostruzione del ponte crollato sulla SP n. 37 Sciacca-Caltabellotta-San Carlo. Attualmente, dopo la rimozione delle frane, si sta intervenendo con gabbionate a protezione delle opere già realizzate, mentre nelle prossime settimane sarà effettuata la posa dell'impalcato del ponte. Per la SP n. 37, dopo il riconoscimento dello stato di calamità naturale in seguito all'alluvione dello scorso novembre, è stato richiesto un finanziamento di 1.900.000 euro, necessari per la sistemazione di una strada che rappresenta, oltre al collegamento tra la zona ovest interna e la provincia di Palermo, anche una importante via di fuga e l'unico collegamento tra i paesi di quel comprensorio e l'ospedale di Sciacca.
Ilfattonisseno
Vice sindaco Montedoro dal Commissario ex Provincia di Agrigento per problema viario
MONTEDORO - Come annunciato nei giorni scorsi, nella giornata di venerdì il vicesindaco di Montedoro Renzo Bufalino è stato ricevuto dal Commissario del Libero Consorzio di Agrigento, Dott. Barberi, per discutere della precaria viabilità che collega il paese del vallone con l'agrigentino. All'incontro, presso la sede dell'ex provincia di Agrigento, ha partecipato anche l'ing. Michelangelo Di Carlo, responsabile della viabilità provinciale sezione Est. "Al rappresentante istituzionale e al tecnico dell'ex provincia ho illustrato l'ignobile stato in cui versa la rete viaria che collega il mio comune con l'agrigentino: dalla chiusura da tre anni della Sp14 (Montedoro - Racalmuto) allo stato fatiscente della SP73 (Montedoro - Canicattì). La mia richiesta si è articolata in tre punti: 1) che non sia chiusa al transito la SP 73, perché per noi è di vitale importanza soprattutto dopo la chiusura della SP14; 2) la messa in sicurezza del tratto franato nella SP73, perché il semplice nastro segnaletico non è appropriato; 3) un intervento atto a ripristinare la transitabilità del tratto soggetto al movimento franoso, al fine di ristabilire le minimali condizioni di sicurezza per la tutela della pubblica e privata incolumità." Il Commissario e il tecnico hanno rassicurato che la Montedoro - Canicattì non sarà chiusa, che quanto prima nel tratto franato sarà collocata una barriera di sicurezza, al fine non solo di contenere ma anche di redirigere i veicoli uscenti dalla carreggiata e prima dell'estate sarà ripristinata la normale transitabilità. Inoltre subito dopo l'incontro una squadra di tecnici è stata inviata sul posto per un sopralluogo e i relativi rilievi. "Più complicato invece il discorso per la Montedoro - Racalmuto interessata in più punti da frane e smottamenti del terreno. Comunque, a seguito di una conferenza di servizi tenutasi la scorsa settimana è stata predisposto un progetto di 1.800.000 che dovrebbe essere finanziato con fondi della protezione civile. Ovviamente vigileremo sul rispetto degli impegni, oramai gli interventi sono indifferibili ed è necessario garantire una adeguata mobilità che valorizzi le aree interne scongiurando un deleterio isolamento".
Scrivolibero
Libero Consorzio Agrigento: aggiornato l'elenco di istituzioni ed associazioni della provincia
Pubblicato sul sito del Libero Consorzio www.provincia.agrigento.it, nella pagina Urp e stampa/Ufficio stampa/pubblicazioni, l'ultimo aggiornamento dell'elenco delle istituzioni ed associazioni operanti in provincia di Agrigento. Gli aggiornamenti in primo luogo, riguardano il Libero Consorzio e le modifiche ai vertici istituzionalizzali quali il Governo Regionale, Enti e Associazioni varie della provincia.
La pubblicazione realizzata in formato pdf a cura dell'ufficio stampa del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, include una serie di notizie su vertici, indirizzi e numeri telefonici di enti ed associazioni utili a cittadini e istituzioni. Questo strumento di lavoro viene aggiornato e migliorato da parte dell'ufficio stampa in tempo reale. Le Istituzioni e i soggetti interessati ad inviare segnalazioni ed aggiornamenti per integrare la pubblicazione o per l'inserimento nelle categorie presenti nell'elenco possono chiamare lo 0922/593228 oppure lo 0922/593267 o inviare una e-mail all'indirizzo ufficiostampaproag@yahoo.it.
Repubblica - Palermo
Regione: Liberi Consorzi senza vertici, scaduti i commissari
Ennesimo intoppo della riforma incompiuta delle ex Province: in ritardo la delibera di rinnovo dei commissari dopo il nuovo slittamento delle elezioni
di CLAUDIO REALE
Le conferme arriveranno probabilmente domani. Ma fino ad allora, per le ex Province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani, non c'è nessuno che possa prendere decisioni. Il presidente della Regione Rosario Crocetta e l'assessora alle Autonomie locali Luisa Lantieri hanno firmato le nuove proroghe dei commissari dei Liberi consorzi: se infatti per le Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina i sindaci coincidono con i primi cittadini del capoluogo, nelle altre sei ex Province era necessario rinnovare gli incarichi, scaduti domenica. "I decreti - assicura Lantieri - sono già pronti. Domani saremo in grado di pubblicarli". Si tratta in tutti e sei i casi di conferme. Ad Agrigento resterà Roberto Barberi, a Caltanissetta Rosalba Panvini, a Enna Margherita Rizza, a Ragusa Dario Cartabellotta, a Siracusa Giovanni Arnone e a Trapani Raimondo Cerami.
È solo l'ultimo intoppo di una riforma eternamente incompiuta. L'abolizione delle Province fu annunciata in pompa magna dal governatore Crocetta a marzo del 2013: da allora, dopo la prima approvazione avvenuta nella seduta del 20 marzo, la riforma è tornata varie volte all'Ars dopo l'impugnativa del governo centrale, ma soprattutto sono stati celebrati vari referendum comunali - poi annullati - in centri che volevano cambiare l'ente d'appartenenza. L'ultimo atto si è consumato con un blitz dell'Ars alla fine di gennaio: un nuovo rinvio per le elezioni inizialmente previste per domenica scorsa. Il pasticcio delle ex Province, finora, è costato tantissimo ai siciliani. Il costo è di almeno 10 milioni, solo contando le indennità dei commissari e quelle dei deputati che hanno discusso la riforma, che ha impegnato l'Ars per 40 sedute, con ben sette leggi sul tema. Nel frattempo, rimangono bloccati servizi essenziali garantiti dagli enti intermedi: fra gli altri, la manutenzione delle strade locali, l'assistenza ai disabili e l'edilizia scolastica. E adesso, dopo il blitz dell'Ars, l'ennesimo pasticcio.
TeleAcras
Ex Province allo sbaraglio
Gero Micciché
Le ex Province sprofondano sempre più nel caos. La costituzione dei Liberi consorzi comunali, attesa da oltre 3 anni, ha appena subito un rinvio, il terzo, al prossimo dicembre, quando si dovrebbe votare, e il condizionale è più che d'obbligo, per l'elezione indiretta dei vertici. Nel frattempo il 26 febbraio scorso sono scaduti i commissari straordinari attualmente in carica, e che reggono le redini dell'ordinaria amministrazione degli Enti locali soppressi solo sulla carta. Nonostante sia intervenuta la scadenza degli incarichi, il Governo regionale non ha ancora nominato i nuovi commissari o, quanto meno, non ha confermato gli attuali. Ciò aggrava le difficoltà a carico degli stessi Enti che, al momento, sono privi di un legale rappresentante capace di promuovere e sostenere iniziative di gestione. In principio, il voto per l'elezione dei Liberi Consorzi è stato previsto in calendario il 20 novembre del 2016, poi è stato rinviato al 26 febbraio del 2017, e poi la legge numero 2 del 26 gennaio 2017, votata dall'Assemblea regionale siciliana, ha prorogato il commissariamento degli Enti fino al 31 dicembre 2017. La riforma ha progettato sei Liberi Consorzi, al posto delle Province di Agrigento, Trapani, Enna, Caltanissetta, Ragusa e Siracusa, e poi tre Città Metropolitane : Palermo, Catania e Messina. A votare saranno solo i consiglieri comunali del comprensorio. Invece, a capo delle Città Metropolitane è nominato di diritto il sindaco del capoluogo, e poi saranno eletti i consigli. Ancora nel frattempo, Forza Italia e "Diventerà Bellissima" di Musumeci hanno presentato a Sala d'Ercole un disegno di legge che ripristina l'elezione diretta del presidente del Libero consorzio e dei consiglieri, e quindi, secondo tale proposta di legge, saranno i cittadini alle urne a scegliere direttamente i propri rappresentanti nel Libero consorzio comunale. L'ipotesi di ripristinare il voto diretto sarebbe condivisa trasversalmente e in modo ampio. Non è quindi da escludere che tale proposta di legge sia approvata prima del termine del 31 dicembre, stabilito per le elezioni.