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Rassegna stampa del 22 marzo 2017

Giornale di Sicilia

L'allarme. I sindacati: no al prelievo forzoso da Roma. Lantieri: farò ricorso contro l'esclusione dai finanziamenti
Un «buco» da 140 milioni, ex Province al collasso
Palermo

Ex Province sommerse dai debiti, le perdite ammontano a oltre 140 milioni. A mettere nero su bianco i numeri della crisi sono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl dopo un'audizione, nei giorni scorsi, in commissione Bilancio. Intanto la Regione pensa ad una riscrittura della riforma per consentire immediatamente l'elezione di primo livello (mentre nelle altre regioni è consentita solo dopo la prima tornata). A pesare sui bilanci è il contributo al risanamento della finanza pubblica per 250 milioni mentre la Sicilia, anche quest'anno, è esclusa dal riparto di fondi (in tutto 965 milioni che andranno alle regioni a statuto ordinario). «La situazione è grave - conferma l'assessore alle Autonomie locali, Luisa Lantieri - , le ex Province fra poco saranno tutte in default. La Regione ha stanziato 50 milioni, 20 dei quali però andranno all'assistenza disabili. Arriveranno poi 70 milioni dall'accordo sull'Iva, ma quelli sono soldi nostri. Basta maltrattare la Sicilia, farò ricorso contro l'esclusione dal riparto dei fondi». I sindacati chiedono invece di opporsi al prelievo forzoso che giudicano incostituzionale. E snocciolano i numeri del disastro. A Catania a un disavanzo di 56 milioni di euro si aggiunge un prelievo forzoso di 65 milioni, a Messina lo Stato chiede quasi 26 milioni che rappresentano la metà di un bilancio che chiude con una perdita di oltre 23 milioni. E ancora: Agrigento ha un disavanzo di 14 milioni, Caltanissetta una perdita di oltre 21 milioni, Enna uno squilibrio di bilancio pari a 12 milioni, 13 a Ragusa. A Palermo  il prelievo forzoso è di 65 milioni, a Siracusa di 22 milioni. A rischio sono servizi e stipendi del personale. La partita con Roma si gioca anche sulla possibilità di derogare alla legge che impone di tagliare del 15% gli organici. E il tema delle ex Province, dei ritardi accumulati e delle incertezze per il personale, sarà affrontato venerdì nel corso del quinto congresso della Cisl Fp, chiamata al rinnovo della segreteria regionale, con la relazione del segretario Gigi Caracausi. (*STEGI*)
Ste.Gi

Acqua. Situazione di emergenza idrica ai Comuni di Casteltermini, San Giovanni Gemini e Canicattì
Guasto al Fanaco, tre paesi restano a secco

Tre Comuni di nuovo a secco. Il guasto al Fanaco, che ormai si protrae da più di 15 giorni, continua a causare situazioni di emergenza idrica ai Comuni di Casteltermini, San Giovanni Gemini e Canicattì. Ieri il gestore del servizio idrico integrato, Girgenti Acque ha reso noto di aver avuto comunicazioni da Siciliacque che da questa mattina alle 6, per eseguire una serie di interventi manutentivi improcrastinabili nell'Acquedotto 'Fanaco', sarà sospesa la fornitura idrica ai Comuni di Casteltermini, San Giovanni Gemini e Canicattì. «Per tali ragioni -spiegano dalla società  idrica - la turnazione idrica subirà delle limitazioni, e quella prevista per i prossimi giorni degli slittamenti». Poi Girgenti acque ricorda  che la distribuzione idrica sarà comunque garantita, seppur in maniera limitata, nei Comuni interessati dal guasto in questo modo:  a Canicattì, utilizzando l'acquedotto "Tre Sorgenti" per approvvigionare i serbatoi "Bastianella", "Madonna della Rocca" e "Santo Spirito"; a San Giovanni Gemini  utilizzando la risorsa idrica proveniente dai pozzi '"Santa Lucia"; a Casteltermini utilizzando la fonte alternativa proveniente dalla sorgente 'Chirumbo', di recente potenziata grazie ad un intervento di Girgenti acque. "La distribuzione - conclude la  società idrica - tornerà regolare non appena Siciliacque avrà ripristinato  l'ordinaria fornitura idrica ai Comuni interessati, ristabilendo  la funzionalità dell'acquedotto "Fanaco",tenendo in considerazione  che per la normalizzazione, saranno necessari dei tempi tecnici". Quindi a Canicattì continuano i disagi  per l'approvvigionamento idrico. Ieri abbiamo raccolto la segnalazione  del signor Angelo Amato che abita in via Perez. Qui non arriva acqua da 40 giorni - secondo  quanto riferito dall'anziano - ed i disagi sono tanti per i residenti visto  che la strada è in salita ed è stretta e le autobotti non riescono  ad arrivare a destinazione". Dal Comune fanno sapere di non aver mai ricevuto segnalazioni in merito e che non si è potuto intervenire perché  non risulta agli atti nessuna lamentela". Intanto il movimento cinque stelle di Canicattì ha organizzato  una manifestazione per protestare nei confronti di Girgenti acque, a partire dalle 17 di sabato 25 marzo. Un corteo che partirà dalla chiesa di San Diego per raggiungere la villa comunale. "Non si tratta di un evento organizzato da un partito politico - scrivono in una  nota gli attivisti a cinque stelle del meetup Canicattì in movimento. L'acqua è trasparente non ha nessun colore, tanto meno un colore politico. Sono invitati pertanto tutti i cittadini canicattinesi e non solo.  Protesteremo contro i disservizi di Girgenti Acque. Canicattinesi non laviamoci le mani". (*PAPI*)

Menfi Provinciale,
Fontana chiede tavolo tecnico

Una strada provinciale esclusa dai finanziamenti regionali e il deputato all'Ars Vincenzo Fontana chiede un tavolo tecnico e presentato un'interrogazione. E' una delle strade provinciali maggiormente transitate la 42 Menfi - Partanna - Montevago non inserita nel  recente finanziamento regionale sulle strade provinciali della Regione Siciliana con gravi danni per chi, non solo vi transita, ma ha anche attività lavorative nella zona, come coltivazioni e allevamenti. «S tratta - afferma Fontana - di una strada martoriata negli anni da frane e alluvioni, un'arteria strategica  poiché congiunge alcuni paesi dell'Agrigentino con la provincia di Trapani ed è quotidianamente percorsa da decine di proprietari terrieri e di agricoltori che sono costretti a raggiungere le aziende agricole, anche e specificatamente con mezzi pesanti i quali ne aggravano lo stato dell'asfalto. Non v'è dubbio che un intervento sistematico  dovrebbe esser avviato fin da subito». La questione era stata più volte sollevata anche da privati che hanno proprietà nella zona e che mettono in pericolo la loro incolumità per raggiungere le proprie abitazioni o i luoghi di lavoro. «Non abbiamo mai avuto riscontri alle nostre richieste da parte dell'ex provincia - scrive in una nota Francesco Sansone - e adesso speriamo che la politica si attivi e vengano date risposte ai cittadini». Alla luce di questi fatti, Fontana ha chiesto un tavolo tecnico, fra l'assessore alle Infrastrutture, il Commissario straordinario e i funzionari del Libero Consorzio di Agrigento e i sindaci dei comuni interessati. Ed ancora, l'ex presidente della Provincia vuole sapere se già sono stati contattati i vertici degli enti locali del comprensorio per effettuare un sopralluogo al fine di stilare una scheda tecnica dei lavori urgenti che necessitano per la messa del condotto viario. (*GP*)

Quotidiano.net

Pasticcio siciliano, quei 'liberi consorzi' travolti dagli sprechi
A Siracusa dipendenti senza stipendio da 3 mesi. Palermo: sos scuole e strade. Il caos della riforma Crocetta

Roma, 22 marzo 2017 - "Cambiar tutto per non cambiare niente", scriveva Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo. Frase abusata, ma azzeccata per sintetizzare il pasticcio siciliano delle Province. Perché, anche in questo caso, l'Isola (che è una delle cinque Regioni a Statuto speciale) ha fatto di testa sua. Nel 2013, infatti, il governatore Rosario Crocetta aveva annunciato in diretta tv l'abolizione delle Province. Un colpo di teatro che anticipava la riforma Delrio arrivata un anno dopo. Nel frattempo Crocetta al posto delle vecchie Province creava "liberi consorzi" di comuni (Enna, Agrigento, Caltanissetta, Ragusa, Siracusa e Trapani) e tre città metropolitane: Messina, Palermo e Catania. Ma la riforma "alla siciliana" ha avuto vita breve. E oggi i "liberi consorzi" rischiano il fallimento. Ma che la situazione fosse grave, già lo segnalava la Corte dei Conti, in una relazione del 2016. In primis, l'allarme era sulla spesa per il personale. A fronte di una media nazionale pro-capite di 22,9 euro, l'amministrazione di Enna spende il triplo: 61,83 euro. Messina il doppio: 48,16 euro. Ma anche Caltanissetta, Ragusa e Siracusa superano i 40 euro pro-capite. Per i magistrati contabili c'è anche di peggio.
Per il libero consorzio di Agrigento esiste "il concreto rischio di dissesto", stessa situazione (o quasi) per Trapani che, causa "disequilibrio finanziario", non riuscirà a svolgere "funzioni essenziali", mentre per Caltanissetta si ammonisce "l'insostenibilità della manovra 2015-2017, dimostrando che non ci sono abbastanza risorse" neppure per pagare "utenze, la manutenzione ordinaria, la vigilanza e i servizi per gli alunni con handicap...". Nella città metropolitana di Palermo "sarà dura coprire spese per rimborso mutui, fitti passivi, spese del personale, manutenzione di scuole e strade". Poi c'è Siracusa, dove il personale da tre mesi non percepisce stipendio. Enna e Ragusa (dove la spesa sociale è alle stelle) resistono, ma sono al limite. Ad aggiungere altro caos sono gli effetti della riforma Crocetta. Prima bocciata dal Parlamento siciliano, poi dal governo perché in contrasto con la legge Delrio. Morale: la Sicilia ha dovuto recepire il ddl Delrio e oggi, addirittura, pensa a una controriforma. In pratica, punta all'elezione diretta di presidente e consiglieri provinciali, ripristinando i vecchi enti. Insomma, doppia giravolta. Ma c'è di più. Pure adeguarsi alla legge Delrio è diventata un'odissea con ben otto modifiche legislative. Tre di queste per spostare le elezioni dei liberi consorzi. Nell'attesa, a gestire gli enti ci sono commissari che, secondo l'Upi (Unione province italiane), cambiano ogni sei mesi. In pratica, dal 2013, nei sei "liberi consorzi" si sono succeduti ben 60 commissari di nomina regionale.
Margherita Rizza, commissaria del libero consorzio di Enna, ammette il fallimento della riforma Crocetta: "Le vecchie Province rischiano il default. In più, a differenza delle Province delle regioni a statuto ordinario, non sono state modificate le funzioni, né ridotto il personale. Risultato: abbiamo un disequilibrio finanziario di 143 milioni di euro e in cassa ci restano solo 90 milioni". Senza contare un altro problema: il contributo richiesto dal governo dopo la riforma Delrio. Per la Sicilia vale 255 milioni di euro e visto il pasticcio che ha praticamente lasciati intatti costi di personale e funzioni dei vecchi enti, senza un intervento dello Stato non se ne verrà a capo. La trattativa è in corso e c'è da scommettere che il governo, almeno in parte, provvederà. Per ora la Regione siciliana tappa le falle, ma sappiamo che anche qui non sono rose e fiori.

Scrivolibero

Giornate FAI di Primavera: il Giardino Botanico palcoscenico di una "Iniziativa speciale"

Il Giardino Botanico del Libero Consorzio di Agrigento sarà il palcoscenico di una "iniziativa speciale" delle "Giornate Fai di Primavera", in programma il 24/25/26 marzo prossimi. Si tratta delle "Letture pirandelliane" in occasione del 150° anniversario della nascita di Luigi Pirandello. Le visite al Giardino Botanico, invece, saranno curate dagli "Apprendisti Ciceroni" del Liceo Scientifico "Leonardo" di Agrigento. L'ex Provincia parteciperà, così, alla 25esima edizione della manifestazione promossa dal FAI, con l'apertura al pubblico del sito naturalistico più votato in provincia di Agrigento nella classifica 2017 " I luoghi del Cuore". Il Giardino Botanico dopo un significativo rifacimento del "look", con un progetto finanziato dall'Assessorato regionale al Turismo, è tornato al suo antico splendore pronto ad ospitare i visitatori che venerdì, sabato e domenica prossimi potranno ammirare, apprezzare e conoscere l'intero patrimonio vegetale consistente in numerosi esemplari di piante appartenenti a diverse specie vegetali agrarie e ornamentali, incastonato all'interno di una struttura molto interessante anche dal punto di vista archeologico e che annovera un reticolo di piazzole, scale, sentieri, ipogei e costoni di arenaria. I dettagli dell'iniziativa sono stati presentati questa mattina in Prefettura nel corso di una partecipata conferenza stampa.

Corriere Agrigentino

" Scopri-Tarta" , entro il 31 marzo la presentazione degli elaborati
Scade il prossimo 31 marzo il termine per la presentazione degli elaborati da parte delle scuole primarie e secondarie di primo grado aderenti al progetto di Educazione Ambientale "Scopri-tarta", coordinato per la Sicilia dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento in qualità di partner di progetto (ente capofila il CNR-ISMAR). Si tratta della seconda edizione del programma previsto dall'azione E3 del progetto comunitario LIFE "Tartalife - Riduzione della mortalità della tartaruga marina nelle attività di pesca professionale" (LIFE12 NAT/IT/000937), dedicato all'informazione e sensibilizzazione degli studenti siciliani sui problemi di conservazione della popolazione mediterranea di Tartaruga marina Caretta caretta, e in particolare quelli legati alla pesca professionale. Oltre 100 le classi di tutta la Sicilia che hanno aderito al programma, e che, come lo scorso anno ma con differenti modalità di svolgimento, dovranno presentare un elaborato per classe o gruppo di lavoro. Gli elaborati dovranno pervenire (con ollegata la scheda docenti e il questionario di gradimento) entro e non oltre il 31 Marzo 2017, scegliendo tra due modalità: - con raccomandata A/R, corriere e anche consegna a mano a: Libero Consorzio Comunale di Agrigento- Settore Ambiente e Territorio - Piazza Aldo Moro n. 1 - 92100 Agrigento. Per questa modalità di spedizione, l'elaborato dovrà essere consegnato su supporto informatico e il plico dovrà pervenire a questo Ente entro il 31 Marzo (non si terrà conto del timbro postale); - via e-mail all'indirizzo di posta elettronica: pragambiente@gmail.com. La valutazione sarà effettuata dalla Commissione presieduta da un rappresentante del Libero Consorzio di Agrigento.

Primadinoi

Anche la Provincia di Pescara firma l'esposto "cautelativo"
Interessata la Procura della Repubblica, Prefettura e Corte dei Conti
Anche la Provincia di Pescara firma l'esposto "cautelativo"
Antonio Di Marco

PESCARA. La Provincia di Pescara ha presentato ieri l'esposto cautelativo alla Procura della Repubblica, alla Prefettura e alla Sezione regionale della Corte dei Conti per denunciare la situazione dei tagli insostenibili che lo Stato ha imposto alle Province nel corso degli ultimi tre anni. «Abbiamo accolto l'appello del Presidente UPI Achille Variati e siamo convinti della necessità di valutare eventuali condotte illecite omissive e/o commissive - ha dichiarato Di Marco - determinate dal fatto che il Governo non ha ancora predisposto un decreto ad hoc per gli enti locali, come richiesto a gran voce dall'Assemblea nazionale UPI del 16 febbraio al cospetto dei parlamentari e da noi rilanciato ai nostri Deputati e Senatori in un incontro in Provincia. Decreto che ci si attendeva per fine febbraio. Abbiamo bisogno con urgenza di un provvedimento che preveda le risorse necessarie ad erogare i servizi essenziali e alcune misure contabili per chiudere i bilanci di previsione entro la data di scadenza del 31 marzo prossimo, altrimenti dichiariamo il dissesto». Nel testo dell'esposto si evidenzia la situazione particolare della Provincia di Pescara che per il 2017 prevede entrate stimate di 27 milioni e 223 mila euro, di cui oltre 16milioni e 700mila dovranno essere riversate allo Stato. Le spese per le funzioni fondamentali ammontano a circa 25 milioni e 850.000 euro, per cui si rileva in partenza uno squilibrio di oltre 15 milioni di euro.
«Appare evidente - prosegue il Presidente - come sia impossibile con questi prelievi da parte dello Stato (52,25% delle entrate proprie) assicurare una corretta manutenzione ordinaria dei circa 1.700 km di strade e di 172.968 mq dei 63 edifici che compongono i 18 istituti scolastici di competenza presenti sul territorio provinciale. Inoltre, per quanto riguarda le funzioni fondamentali, ci sono le spese di somma urgenza di questo inizio di anno, a causa del maltempo e delle abbondanti nevicate che hanno comportato ingenti spese per lo spazzamento della neve e per i primi interventi per la manutenzione della viabilità e dell'edilizia scolastica, e per tamponare il dissesto idrogeologico conseguente, cui dovranno seguire interventi urgenti di ripristino. Fenomeni per i quali tuttavia non ci sono fondi adeguati, tanto che non si riesce neppure a quantificare lo squilibrio di bilancio che l'Ente dovrà affrontare nel 2017».
«Devo dire - conclude Di Marco - che sia i Sindaci dei 46 Comuni che i dirigenti scolastici sono al correte delle precise responsabilità del Parlamento, in questo momento perfino maggiori di quelle del Governo. E' ormai chiaro chi e come deve intervenire subito per evitare il dissesto».
«L'esposto è sacrosanto. Ovviamente non ci sfugge che si tratta anche di un modo per mettersi al riparo dalle inchieste giudiziarie in corso rispetto alle responsabilità nell'emergenza neve che ha vissuto il nostro territorio con esiti purtroppo tragici».
Lo dice Corrado Di Sante, segretario provinciale PRC- Sinistra Europea che aggiunge: «Non dimentichiamo che il presidente dalfonsiano applaudiva Renzi e i ministri del suo governo poche settimane prima della tragedia mentre noi manifestavamo fuori denunciando che i tagli avevano un impatto devastante sul nostro territorio.  Ora ci si sveglia dopo la tragedia e questo va benissimo. L'esposto contro il proprio governo è un atto d'accusa nei confronti della politica del PD che dal governo Monti in poi, con la scusa dei costi della politica, ha tagliato trasferimenti per servizi essenziali. Se un presidente con tessera del PD è costretto a rivolgersi alla magistratura per ottenere fondi per ordinaria amministrazione e manutenzione è evidente che il fallimento delle politiche neoliberiste che tra l'altro non hanno neanche ridotto il debito pubblico. È tutta un'impostazione di centrodestra e centrosinistra che è sbagliata e antipopolare: le strade provinciali sono lo specchio di come questa classe dirigente ha ridotto il paese».

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