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Rassegna stampa del 25 e 26 aprile 2017

Giornale di Sicilia

25 aprile 2017

L'inchiesta sull'ars. Nel decreto di archiviazione il Gip sottolinea che nessuno degli indagati si era appropriato di denaro pubblico «per motivi di arricchimento»
Spese sì, ma per fini istituzionali: così in 18 sono stati scagionati
Riccardo Arena - Palermo


Il politico che usa il denaro pubblico non lo fa esprimendo necessariamente «condotte a contenuto predatorio», perché le finalità istituzionali delle spese possono essere ampiamente dimostrate: lo sostiene la Procura di Palermo e il Gip Walter Turturici lo conferma, motivando il decreto che ha archiviato, su richiesta degli stessi pm, uno stralcio del procedimento sulle cosiddette «spese pazze» dell'Ars. Diciotto i politici  usciti senza macchia dall'indagine, perché, così come spiegato dai pm Maurizio Agnello, Sergio Demontis e Luca Battinieri, che hanno accolto le ragioni manifestate dagli indagati, nessuno si era appropriato di denaro pubblico «per fini di arricchimento  personale». Fra i difensori gli avvocati Roberto Tricoli, Nino Caleca, Luigi Miceli Tagliavia, Mauro Torti e Enrico Tignini. Nella vicenda sette ex capigruppo sono già a giudizio in tribunale, cinque furono prosciolti nel luglio scorso, mentre col rito abbreviato un altro, Cateno De Luca, è stato assolto e il solo Innocenzo Leontini, ex prisidente dei deputati del Pdl, ha avuto due anni. L'archiviazione decisa il  mese scorso dal Gip Turturici riguarda fatti avvenuti nella scorsa legislatura e scagiona l'attuale assessore regionale alla Formazione Bruno Marziano, con altri due deputati del Pd, Filippo Panarello e Concetta Raia, il capogruppo di Forza Italia  Marco Falcone e Riccardo Savona, Vincenzo Vinciullo (Ncd), Marco Lucio Forzese dei Centristi per la Sicilia, Giuseppe Picciolo (Sicilia Futura)  e Giovanni Di Mauro del Mpa. Archiviati pure gli ex deputati Alessandro Aricò (Fli), Carmelo Currenti (Sicilia Democratica), Carmelo Incardona e Antonino Scilla (Grande  Sud), Salvatore Giuffrida (Udc), Mario Parlavecchio e Orazio D'Antoni (Mpa), Salvino Caputo e Giuseppe Buzzanca (ex Pdl). È stata la stessa inchiesta, condotta dal Nucleo regionale di polizia tributaria  della Guardia di Finanza, a confermare che, in un panorama di acquisti e pagamenti ritenuti poco o  per nulla istituzionali, dal rimborso del caffè o della mancia alla multa stradale, dalle bottiglie di vino alle cravatte firmate, dal barbecue alle Audi A6, c'erano anche eccezioni. Così Parlavecchio, Aricò, Currenti e Savona hanno portato ai pm elementi nuovi: il primo, che fu anche assessore regionale, aveva spiegato che con parte delle somme a lui attribuite aveva retribuito un collaboratore, ascoltato come testimone dal  proprio legale e pronto a confermaretutto; Aricò e Savona avevano prodotto le ricevute degli affitti dei locali adibiti a segreteria politica, mentre Savona aveva consegnato ai magistrati le ricevute che avrebbero dimostrato  come i soldi a lui assegnati a fini istituzionali erano serviti per il lancio di un nuovo soggetto politico. Discorsi simili per Di Mauro, Giuffrida, Incardona, Marziano, Panarello  e Scilla: anche loro avevano pagato collaboratori o affitti e bollette oppure avevano preso locali per svolgere manifestazioni politiche o fatto viaggi sempre per gli stessi fini. C'era poi il caso di Forzese, che  (come Parlavecchio) aveva disconosciuto la propria firma su ricevute di denaro a lui in apparenza versato, presentando una denuncia con l'ipotesi di falso. Picciolo e Raia avevano invece percepito anticipi sui contributi dovuti ai portaborse, cosa su cui però la Procura non ravvisa elementi di reato, perché il meccanismo prevedeva un rapporto di dare avere del singolo deputato con l'Ars, cosa che esclude l'illiceità penale. Stessa contestazione - e stessa dimostrazione di regolarità - da parte di Caputo, Buzzanca, Vinciullo e Falcone, che avevano percepito in parte i rimborsi dal loro capogruppo Salvo Pogliese. D'Antoni aveva invece ricevuto, quando non era più deputato, duemila euro dal capogruppo del Mpa Francesco Musotto, ma per lui «difetta l'elemento psicologico del peculato», perché sarebbe stato convinto che la somma gli toccasse. Il giudice ritiene fondate queste spiegazioni: non può essere configurata «la stessa fattispecie obiettiva del delitto in contestazione - scrive in motivazione - o comunque del dolo appropriativo, avuto anche riguardo alla no n implausibilità delle spiegazioni fornite dagli indagati».

Archeologia. La seconda campagna riguarderà il teatro e il tempio romano, ma anche il quartiere ellenistico
«Gli scavi riprenderanno a "cantiere aperto"»


Gli scavi - la seconda campagna - per riportare alla luce il teatro Ellenistico ripartiranno il 4 o il 6 maggio. Si sta, al momento, organizzando il nuovo cantiere. Ma non saranno i soli. Perché al Parco archeologico si pensa anche ad altre due grosse campagne: quella che consentirà l'anastilosi di  parte del portico del tempio Romano e poi c'è il progetto di scavo e restauro sul quartiere Ellenistico Romano. «Gli scavi per il teatro Ellenistico non partiranno il due maggio, ma il 4 o il 6. Ci stiamo organizzando. Sarà una campagna che darà tante risposte.  Ci muoveremo - ha spiegato, ieri, l'archeologa del Parco archeologico Maria Concetta Parello - su più fronti:  in corrispondenza dell'orchestra per individuare quel che ci manca nella ricostruzione generale dell'impianto  teatro e poi ci saranno gli scavi di approfondimento nella parte superiore ». Gli scavi saranno a cantiere aperto, dunque saranno visitabili da curiosi ed appassionati. Ed i visitatori potranno poi, a pochissima distanza, andare al museo   Griffo" per ammirare i reperti che la prima campagna di  scavi hanno già restituito. «È un successo - conferma l'archeologa Parello - . Una guida, ad esempio, mi ha raccontato d'aver accompagnato  dei turisti americani che sono affezionati alla Valle e che l'hanno già visitata quattro volte. Nella loro ultima quinta visita, la guida è riuscita a far fare loro un itinerario su cose che non avevano mai visto». Ma oltre agli scavi del teatro Ellenistico quali sono i prossimi obiettivi-progetti del Parco? «Sono in partenza altre due grosse campagne: quella per la valorizzazione e fruizione dell'area dell'agorà superiore. Interventi che consentiranno l'anastilosi - spiega Parello - di parte del portico del tempio romano». Interventi per circa un milione di euro che sono stati già aggiudicati ad una ditta di Gravina di Catania. «E poi c'è il progetto di scavo e restauro sul quartiere Ellenistico Romano - conclude Maria Concetta Parello - . Abbiamo una collaborazione con l'università di Bologna per l'insula terza. Sono progetti questi che hanno sia un valore per la comunità scientifica, ma che costituiscono anche un forte richiamo turistico». (*CR*)

Valle dei templi. Folla di persone a Villa Aurea per vedere i reperti dell'antica Akragas custoditi dal British Museum
Già 1.500 visitatori per l'arte ritrovata
Concetta Rizzo


Soltanto per l'inaugurazione - la sera di venerdì - sono state 350, forse addirittura 400, le persone che hanno visitato, a Villa Aurea, «I tesori di Akragas». E con sabato e domenica, si è arrivati ad un "tetto" di 1.503 presenze. Un boom inimmaginabile che ha già richiamato, anche, i turisti inglesi che, in queste  giornate, stanno affollando la Valle dei Templi. «C'è un interesse incredibile - ha detto l'archeologa del Parco archeologico Maria Concetta Parello - . Anche le guide stanno facendo un ottimo lavoro, facendo sapere che c'è la mostra a Villa Aurea.  Anche per i prossimi giorni e le prossime settimane, l'affluenza si preannuncia massiccia. Arriveranno anche scolaresche. Ma dobbiamo contenere le presenze, lo spazio è piccolo e non possiamo che consentire l'accesso a gruppi da 25. Soltanto  in questo modo si può godere pienamente della mostra ed ammirare i reperti». I reperti dell'antica Akragas greca - che sono normalmente custoditi ed esposti al British museum di Londra - che sono visibili, a Villa Aurea, sono: l'anfora a figure nere  della bottega di Nikosthenes, singolare figura di vasaio che opera ad  Atene intorno alla metà del VI secolo avanti Cristo, con scene di lotta tra atleti; un vaso attribuito al gruppo  di Polignoto ed il rilievo di Paride/Pelope o Ierone I, che costituisce  ancora oggi un vero e proprio giallo archeologico.  Ma qual è, fra i tanti reperti in mostra, quello che sta attirando più attenzione? «La moneta in argento  di Akragas. Si tratta di una preziosissima e rara moneta, una delle più belle dell'antichità - spiega l'archeologa Parello - . Gli studi numismatici  dicono che ne esistono solo 12 esemplari, alcune in delle collezioni private che sono poi dei falsi. Questa è invece originale, il che fa la  differenza. Ci sono poi i vasi. E' vero che siamo abituati a vederli, ma c'è quello dei pugili che è davvero molto interessante. È a figure nere, della metà del sesto secolo avanti Cristo.  E' un reperto che giunse da Atene quando la città era stata fondata da poco, un reperto che dimostra la  ricchezza della città fin dalla sua origine. E poi stanno attirando - prosegue Maria Concetta Parello - grande attenzione e coinvolgimento i disegni originali del 1800».  Il tripudio di presenze per "I tesori di Akragas" dimostra, ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, che gli agrigentini non hanno grande autostima sulle proprie potenzialità:  «Quanto abbiamo scritto al British museum - spiega l'archeologa Maria Concetta Parello - per organizzare questa mostra eravamo un po' timorosi. In realtà, ci hanno risposto subito, in una settimana, dicendosi contenti di avere  un partner di prestigio come il Parco della Valle dei Templi. La comunità internazionale ha una grande considerazione del Parco. Il successo di questa mostra è di tutti, non soltanto del Parco, ma della comunità intera di agrigentini che è tornata,  di fatto, a credere ed a scommettere sulle proprie potenzialità ». «La mostra ha voluto riallacciare un filo che già in passato ha legato la Valle dei Templi ed il suo patrimonio al Regno Unito - aveva spiegato  il direttore del Parco archeologico Giuseppe Parello - . Filo che si è estrinsecato nella sua forma più alta attraverso la presenza dell'ammiraglio inglese, sir Hardcastle, ad Agrigento a cui la città deve un degno riconoscimento per la preziosa attività sostenuta a favore della ricerca e della conservazione del patrimonio della città antica». (*CR*)   


26 aprile 2017

I nodi della regione
Tutti i 390 comuni in protesta a palazzo dei normanni
Niente bilanci e sindaci decaduti
È bufera, Crocetta: «Legge da rifare»
Il Tar dà ragione al primo cittadino di San Piero Patti L'Anci chiede la cancellazione della norma. Tra i centri coinvolti anche Casteldaccia. Orlando: «Venga sciolta l'Ars»


Monta la bufera sulla nuova norma che prevede la decadenza per le giunte in caso di mancata approvazione del bilancio da parte dei consigli comunali. Il Tar ha accolto il ricorso presentato dal sindaco di San Piero Patti, Ornella Trovato, contro la norma regionale retroattiva. A ruota si attendono ora i ricorsi degli altri sei sindaci decaduti per lo stesso motivo. Ma il terreno di scontro si allarga. L'Anci Sicilia, l'associazione dei Comuni, annuncia battaglia e già oggi i sindaci con tanto di  fascia tricolore provenienti da tutta l'Isola saranno a Palazzo dei Normanni per chiedere all'Ars di cancellare la norma che mette a rischio decadenza quasi tutti i 390 Comuni siciliani che, per ammissione della stessa Anci, non hanno approvato  ancora il bilancio di previsione entro il 30 marzo. E i primi cittadini sferrano pure un duro contrattacco. Il presidente dell'Anci Sicilia, Leoluca Orlando sottolinea che «se la Regione non approva il suo bilancio non lo possono fare neppure i Comuni che devono prevedere le  entrate regionali». E Orlando annuncia che sempre oggi sarà chiesto al Commissario dello Stato di «sciogliere l'assemblea regionale per la mancata approvazione della Finanziaria ». La legge finita nella bufera, secondo l'Anci mette le amministrazioni comunali in ostaggio di pochi consiglieri che potrebbero impedire l'approvazione del Bilancio e far decadere il sindaco. Ma dello stesso avviso è anche lo stesso presidente della Regione, Rosario Crocetta che avverte: «È una legge assurda che deve sparire perché rischia di mettere in crisi l'intero sistema democratico siciliano». E Crocetta spiega: «Il principio nazionale non può esistere con la nostra legge elettorale che non dà le stesse garanzie previste per le giunte comunali delle altre Regioni». E il presidente annuncia che è persino pronto a sostenere i sindaci nei ricorsi contro la norma.
Il Tar dà ragione al sindaco decaduto
La prima sezione del Tar di Palermo  ha accolto il ricorso presentato dal sindaco di San Piero Patti, Ornella Trovato, contro la decadenza da primo cittadino a causa dell'articolo 2 della legge regionale 6 votata all'Ars il 29 marzo scorso, che dispone, con effetto retroattivo, l'immediata decadenza dei sindaci e delle giunte in caso di mancata approvazione del bilancio da parte dei consigli comunali. Crocetta, su proposta dell'assessore alle Autonomie locali Luisa Lantieri, aveva firmato i decreti di decadenza di sette sindaci:  San Piero Patti, Castiglione di Sicilia, Valdina, Monforte San Giorgio, Monterosso Almo, Calatafimi Segesta e Casteldaccia. Soltanto il primo cittadino di San Piero Patti aveva presentato ricorso al Tar, in quanto «la norma - si legge nel ricorso - viola i canoni di ragionevolezza, proporzionalità, certezza del diritto, economicità dell'azione amministrativa ». La camera di consiglio è stata fissata per il 18 maggio prossimo.
Anci in trincea, mezzogiorno di fuoco all'Ars
I sindaci siciliani si sono dati appuntamento con le loro fasce tricolore per questa mattina a mezzogiorno a Palazzo dei Normanni, a Palermo. Chiederanno al presidente  dell'Ars Giovanni Ardizzone di cancellare la contestatissima legge. Ma chiederanno conto anche dei trasferimenti agli Enti locali che si stanno definendo con la legge di Stabilità regionale. Mario Emanuele Alvano, segretario generale dell'Anci Sicilia, spiega che «occorre modificare gli articoli che prevedono la costituzionalmente illegittima decadenza di sindaci e consigli con una inammissibile sfiducia con maggioranza diversa da quella ordinariamente prevista  per tale istituto».
Orlando: tutti i sindaci a rischio decadenza
Lo scorso anno su 390 Comuni siciliani, ben 347 non riuscirono ad approvare nei termini il bilancio di previsione. «Quest'anno quasi tutti  non ci riusciranno - afferma Orlando - e va ricordato che se la Regione non approva la Finanziaria neppure i Comuni possono approvare il Bilancio dove vanno considerate le entrate dalla Regione». Tra l'altro l'assessorato agli Enti Locali ha avviato la procedura di commissariamento dei sindaci per la mancata approvazione del bilancio. E anche se l'assessorato ha precisato che il commissariamento non implica la decadenza del sindaco, questa decisione ha irritato l'Anci. Orlando fa notare poi che paradossalmente nei casi come quello di San Piero Patti, il commissario inviato dalla Regione aveva approvato il bilancio che la giunta aveva approvato e che invece il consiglio non aveva approvato. È assurdo punire la giunta». Il leader dei sindaci siciliani poi fa un esempio per chiarire i rischi della nuova norma: «Se in un Comune ci sono 15 consiglieri il numero legale si raggiunge con 8. Ma se in seconda convocazione sono 6, bastano tre voti contrari e tre astenuti per bocciare il bilancio e mandare a casa sindaco e giunta con il voto di appena tre persone ». Orlando annuncia poi che oggi ci sarà un incontro con il commissario dello Stato: «Gli chiederemo di esercitare il suo unico potere: sciogliere l'Ars per la mancata approvazione della Finanziaria nei termini di legge».
Crocetta: questa norma deve sparire, sosterremo i sindaci
Se l'Anci ha annunciato che farà  una impugnativa dei decreti di decadenza ad adiuvandum , cioè intervenendo nei processi a favore dei sindaci, anche Crocetta annuncia che è pronto a fare lo stesso: «Sosterrò i primi cittadini ad adiuvandum»  afferma il presidente. «Ho sempre sostenuto le mie perplessità sulla incostituzionalità di questa norma e sul fatto che non può essere retroattiva » dice Crocetta che aggiunge: «Mi sono rifiutato di applicarla e ho chiesto i pareri giuridici previsti dalla legge». Crocetta è certo che «tutti i sindaci vinceranno il ricorso». Spera poi «in una seria riflessi ne di tutti» e aggiunge categorico: «Questa norma deve sparire. Nelle altre Regioni - spiega - c'è una normativa elettorale diversa che garantisce la governabilità  nei Comuni. In Sicilia invece con questa legge ogni amministrazione diventa precaria e dopo qualche mese bastano pochi consiglieri espressione di una minoranza  per bloccare il bilancio, mandare a casa il sindaco e ribaltare le scelte degli elettori. Serve una norma adeguata - conclude Crocetta - per garantire l'approvazione dei bilanci ma che metta i sindaci nelle condizioni di agire e che tuteli la libera volontà dei cittadini». (*SAFAZ*)   

Pubblica amministrazione. I decreti della riforma Madia all'esame delle commissioni di Senato e Camera. Novità in arrivo per malattia e provvedimenti disciplinari
Sprint finale per il contratto degli statali, aumenti da 85 euro
Roma

È scattato il conto alla rovescia per la riapertura delle trattative sugli statali. Dopo otto anni di stop è ormai tutto pronto per la spedizione della cosiddetta «direttiva madre », ovvero l'atto di indirizzo sui contratti che sarà firmato dalla ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia. Da quello che trapela tanti sono i capitoli in ballo, dalle assenze per malattia alle tutele per chi lavora con contratti precari. I prossimi giorni saranno cruciali. Sono, infatti, attesi gli ultimi pareri sulla riforma del pubblico impiego. I decreti Madia ora all'esame delle commissioni di Senato e  Camera, compreso il correttivo sulle partecipate, dovrebbero finire il giro in settimana. A quel punto, probabilmente inizio maggio, tutte le carte sul tavolo saranno scoperte e l'atto di indirizzo  potrà essere siglato e spedito all'Aran, l'Agenzia che rappresenta il governo nei tavoli con i sindacati. Quanto al budget sono state date dal governo garanzie per aumenti in  busta paga da 85 euro mensili medi (secondo una piramide rovesciata che privilegia i salari più bassi). Sul piano normativo gli ultimi aggiustamenti  al Testo Unico dovranno tenere conto del giudizio dei parlamentari. Ma alcuni suggerimenti sono già arrivati dal Consiglio di Stato, che ha espresso forti dubbi  sul procedimento disciplinare. Palazzo Spada ha invitato a fissare scadenze precise per l'azione che può portare fino al licenziamento, anche allungando i tempi (da 90 a 180 giorni) purchè i «paletti» siano «perentori ». Si darà di certo mandato  per riprendere i negoziati sul pacchetto «malattia», l'obiettivo è rendere la materia più flessibile per venire incontro sia alle esigenze del lavoratore che dell'amministrazione, anche in un'ottica anti-abuso. Ecco  che per le viste specialistiche si potrebbe optare per permessi ad ore senza dover saltare l'intera giornata. Dei ritocchi potrebbero anche riguardare la fruizione della legge 104 del 1992 sulla disabilità. Da tempo si parla di programmare le assenze previste, così da dare all'amministrazione  un margine di preavviso. Interventi sui tempi determinati, in modo da rendere il più simile possibile il trattamento tra precari e fissi.

«Completare i lavori»
L'appello del sindaco sull'albergo diffuso
Giuseppe Pantano - Sambuca


«L'indagine faccia il suo corso, ma non fermi la realizzazione dell'albergo diffuso che è fondamentale per lo sviluppo turistico di Sambuca». Sono parole di Leo Ciaccio, sindaco del Comune belicino che ha ottenuto, nel 2016, il  prestigioso riconoscimento di «Borgo dei Borghi d'Italia». L'indagine è quella della Procura della Repubblica di Firenze che, nel filone  siciliano, ha acceso i riflettori su quest'iniziativa, partita alcuni anni fa quando l'imprenditore palermitano Giuseppe Cassarà, legato al centro belicino,  del quale, una cinquantina di anni fa, è stato pure consigliere comunale socialista, ha acquistato, in parte da privati e in parte dal Comune che li aveva posti in vendita, 30 fabbricati nel  quartiere Saraceno. Previsti 110 posti letto. Per i magistrati di Firenze Carmelo Carrara, magistrato in pensione ed avvocato, e la moglie, Ester Bonafede, direttore dei lavori dell'albergo diffuso  ed ex assessore regionale, avrebbero accelerato le pratiche per avere finanziamenti pubblici di 2 milioni a  fondo perduto per il progetto di Sambuca.L'investimento per l'acquisto dei fabbricati è stato di circa 300 mila euro. «Sambuca -dice il vice sindaco e assessore al Turismo, Giuseppe Cacioppo -non può rinunciare a un progetto  così importante con una maggiore riqualificazione di un quartiere nel quale anche altri hanno investito e  che deve essere liberato dalle attrezzature da cantiere e splendere per come merita». In proposito, però, l'imprenditore Cassarà, al momento, non dà  certezze. I lavori sono stati sospesi da qualche settimana, ma questo non è in alcun modo collegato all'inchiesta. Potrebbero riprendere in qualunque momento, ma Cassarà afferma: «I lavori potrebbero riprendere soltanto a determinate condizioni. Al momento c'è una scadenza, fissata per il 30 giugno,  per il completamento, per beneficiare eventualmente dei fondi europei. Si parla di una proroga di alcuni mesi, ma non c'è alcuna certezza. Non è una decisione che si può prendere a cuor leggero. Valuteremo le possibilità di continuazione o di non continuazione  dell'opera. Se ci sarà un'eventuale proroga la esamineremo». Cassarà, sulla vicenda giudiziaria, nella  quale è indagato, preferisce, invece, non dire nulla. Il suo difensore, l'avvo - cato Nino Mormino, afferma: «È assolutamente  estraneo ai fatti». L'investimento complessivo è di 4 milioni, metà con finanziamento europeo. Ed i lavori sono a buon punto. «Questo progetto rappresenta una svolta per lo sviluppo turistico di Sambuca - dice il sindaco Leo Ciaccio -con la possibilità di fare arrivare e mantenere i turisti durante la loro visita all'interno del nostro Comune». Sambuca viaggia alla  media di 5 mila visitatori al mese da quando, a marzo dello scorso anno, è stata eletto «Borgo dei Borghi d'Italia» 2016, nella trasmissione di Rai 3 «Alle  falde del Kilimangiaro». Da qualche settimana, però, nel quartiere Saraceno non si vedono operai al lavoro per l'albergo diffuso e questo non piace ai sambucesi . Ester Bonafede, direttore dei lavori per la realizzazione dell'albergo diffuso a dicembre del 2016, ha pure una buona conoscenza del territorio. È stata assessore al Comune di Sambuca, con l'amministrazione che ha preceduto quella del sindaco Leo Ciaccio. «Il finanziamento è lecito ed è stato determinato dalla partecipazione di Core  ur a un bando pubblico, per un importo complessivo di circa 4 milioni cofinanziato al 50% con Fondi Europei - ha dichiarato Ester Bonafede -. Anche in questo caso io non mi sono  occupata dei finanziamenti, anche perchè sono arrivata solo tre mesi fa.  Sono certa che avremo modo di chiarire e di dimostrare l'assoluta linearità e trasparenza del progetto». (*GP*)

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