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Rassegna stampa del 22 giugno 2017

Agrigentonotizie.it

„ "I pennelli a mare inquinavano il litorale di San Leone", parte processo a 7 imputati " di Girgenti Acque e Ato idrico

"I pennelli a mare inquinavano il litorale di San Leone", parte processo a 7 imputati
„ Per i legali degli imputati si tratta di atti «inutilizzabili perché arrivano da fascicoli di altre indagini e, in quanto tali, devono essere dichiarati nulli». Difesa subito all'attacco al processo a carico dei vertici di Girgenti Acque e dell'Ato idrico, accusati di avere consentito l'utilizzo dei pennelli a mare inquinanti. Secondo la Procura, i reflui dalla fogna arrivavano direttamente a mare senza la depurazione perché le condotte si rompevano con troppa frequenza e le centraline di sollevamento andavano in tilt. I dati di laboratorio, però, erano sempre rassicuranti perché - secondo l'accusa - sarebbero state falsificati. Sette gli imputati. I reati ipotizzati sono il danneggiamento, il getto pericoloso di materiali inquinanti, l'abuso d'ufficio, la truffa, la frode in pubbliche forniture e il falso. Gli imputati sono: Marco Campione, 55 anni, di Agrigento, legale rappresentante di Girgenti Acque Spa; Giuseppe Giuffrida, 69 anni, di Gravina di Catania, ex amministratore delegato del gestore del servizio idrico integrato; Calogero Sala, 56 anni, direttore tecnico della Girgenti Acque, e Bernardo Barone, 64 anni, direttore generale dell'Ato idrico, entrambi di Agrigento. Nella lista pure Pietro Hamel, 65 anni, di Porto Empedocle, dirigente tecnico dell'Ato idrico; Rita Vetro, 62 anni, titolare del laboratorio di analisi «BioEco analisi» convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, e Maurizio Carlino, 56 anni, progettista e direttore dei lavori, entrambi di Favara. I difensori degli imputati (fra gli altri gli avvocati Giuseppe Scozzari, Lillo Fiorello, Diego Galluzzo, Danika La Loggia e Salvatore Tirinnocchi) ieri hanno sollevato un'eccezione legata all'utilizzabilità degli atti. Il giudice dell'udienza preliminare Alessandra Vella deciderà il 20 settembre.

" Corruzione, i magistrati: "La modifica normativa mette a rischio le indagini"„ Le modifiche normativa in materia penale, con sei mesi di indagine, salvo le proroghe, ci faranno chiudere baracca. Perché se è vero che dopo sei mesi di indagine, salvo le proroghe appunto, o devi fare la richiesta di rinvio a giudizio o l'archiviazione, questo tipo di indagini - se sarà così, in particolare ad Agrigento, per le forze che abbiamo qui - non si faranno più. Ad ogni norma, anche di tipo procedimentale e processuale, c'è sempre una conseguenza. Non mi pare che sia prevista nella nuova normativa una qualche clausola di riserva per questo tipo di attività. Per questi reati e per questo tipo di fenomeni criminali, che abbiamo provato e siamo riusciti ad aggredire, con questo tipo di normativa dobbiamo chiudere la baracca". Lo ha detto il sostituto procuratore Andrea Maggioni, titolare del fascicolo di inchiesta "Giano Bifronte", in merito alla lunghezza e complessità delle indagini per i reati contro la pubblica amministrazione, in generale, e la corruzione in particolare. "Questi reati non sono l'omicidio o la rapina - ha evidenziato il sostituto procuratore Maggioni, - . In questi casi, il reato c'è, ma non si presenta ed è un tipo di investigazione più forte, più complicata. "In Italia la corruzione è sistemica, non è episodica. Di fronte a fenomeni di corruzione sistemica - ha detto il procuratore capo Luigi Patronaggio - sono necessari mezzi giuridici e risorse di uomini e finanziarie che devono essere adeguati al fenomeno. Questa indagine non si è avvalsa della collaborazione degli imprenditori o di cittadini, per cui sono indagini che ci mettono in condizione di dover attivare tecniche invasive come le intercettazioni telefoniche e poi c'è un lavoro di riscontro documentale che ha tempi che non possono essere i tempi ordinari dei sei mesi" "

Gds.it
REGIONE Ars, in 60 giorni solo due ore di lavoro
Ai parlamentari 140 euro al minuto

 Appena 3 sedute in 52 giorni, per un totale di 137 minuti netti di lavoro a una media di 140 euro e 40 centesimi al minuto di guadagno assicurato.Se non è un record, poco ci manca per i 90 deputati di Sala d'Ercole: la maggior parte dei quali, tra l'altro, spesso assente anche nei 137 minuti in cui il Parlamento si è riunito. Non a caso è mancato spesso il numero legale. L'Ars ha di fatto chiuso i battenti da quasi due mesi e anche ieri è riuscita a lavorare per meno di un'ora prima di rinviare tutto a oggi. L'ultima votazione è avvenuta il 29 aprile, quando è stata approvata la Finanziaria. Da allora in poi solo annunci.


Corruzione tra Agrigento e Palermo, 15 persone coinvolte: imprenditori ed Irfis nel mirino

Due persone in carcere, cinque ai domiciliari ed obbligo di dimora per dieci.
E' il bilancio dell'operazione contro la corruzione denominata "Giano Bifronte" della Guardia di finanza di Agrigento e coordinata dal sostituto procuratore Andrea Maggioni. Venti gli episodi che sono stati scoperti. "Il sistema corruttivo si nascondeva dietro le consulenze. Per accedere legittimamente ai prestiti erogati dall'Irfis occorre rivolgersi ad un link, ad una modulistica. E' stata scoperta però - ha spiegato il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio - una società di consulenza che, dietro il pagamento di una parcella per la consulenza appunto, metteva dei documenti falsi, faceva superare l'ordine cronologico e faceva erogare prestiti a chi non ne aveva diritto. Ed è un sistema, questo, che penalizza le imprese che non ricorrono alla corruzione e che toglie risorse per le imprese sane". L'operazione per questo è stata denominata "Giano Bifronte". Per investigatori ed inquirenti "Giano Bifronte" era Paolo Minafò che lavorava all'Irfis, ma che era socio occulto - secondo l'accusa - della Intersistem srl che svolgeva l'attività di consulenza illegittima. "Gli imprenditori che vogliono accedere ai prestiti agevolati dell'Irfis, che potrebbero farlo rivolgendosi ad uno sportello, preferiscono invece - ha spiegato il procuratore Patronaggio - stipulare un contratto di consulenza con la Intersistem srl perché sanno che all'interno della Intersistem opera Antonio Vetro, ma opera soprattutto il Minafò che è, nello stesso tempo, funzionario dell'Irfis e socio occulto della Intersistem. Quindi Minafò è una persona che ha due aspetti chiaramente incompatibili fra loro, ecco perché l'operazione è stata chiamata Giano Bifronte. La Intersistem si pone dunque come soggetto di snodo per tutti quegli imprenditori che vogliono avere la strada più comoda, più facile per arrivare ai finanziamenti Irfis". La sede dell'Irfis è a Palermo, ma le condotte per le quali ha proceduto la Procura di Agrigento sarebbero 12. Gli incartamenti di altri 7 presunti casi sono stati inviati alla Procura di Palermo e per un altro alla Procura di Caltanissetta. Gli indagati sono complessivamente 28. Fra i 28 indagati dell'operazione 'Giano Bifronte' della Procura ci sono agrigentini residenti a Favara, a Canicattì, Aragona, Campobello di Licata, Ravanusa e a Licata, ma ci sono anche indagati residenti a Palermo, a Lercara Friddi, Carini, Ficarazzi ed indagati residenti a Castelvetrano, nel Trapanese, e a Mussomeli, nel Nisseno. A firmare l'ordinanza di applicazione delle misure cautelari è stato il Gip di Agrigento, Francesco Provenzano, su richiesta del sostituto procuratore Andrea Maggioni. La misura della custodia cautelare in carcere è stata applicata a: Paolo Minafò, palermitano, 51 anni, e Antonio Vetro, 48 anni, di Favara. Agli arresti domiciliari sono stati, invece, posti: Angelo Incorvaia, 54 anni, domiciliato a Canicattì; Valerio Peritore, 50 anni, residente a Licata; Patrizia Michela Cristofalo, 42 anni, di Palermo; Nicola Galizzi, 50 anni, di Palermoed Ettore Calamaio, 55 anni, di Lercara Friddi. Misura dell'obbligo di dimora a Canicattì per Luigi Di Natale, 67 anni; Vincenzo Scalise, 41 anni; Pietro Carusotto, 61 anni;Angelo Sanfilippo, 61 anni; Calogero Curto Pelle di 61 anni. Misura dell'obbligo di dimora ad Aragona per Gerlando Raimondo Lorenzano, 55 anni. Misura dell'obbligo di dimora a Licata per Giovambattista Bruna, 68 anni, di Licata. Misura dell'obbligo di dimora a Favara perAntonio Milioti di 41 anni e misura dell'obbligo di dimora a Campobello di Licata per Sebastiano Caizza di 39 anni. Misura dell'obbligo di dimora a Ravanusa per Calogero Messana di 43 anni. LA NOTA DELL'IRFIS.  "Apprendiamo dell'avvenuta applicazione di una misura cautelare personale nei confronti di un dipendente dell'Irfis, per fatti attinenti alla sua attività all'interno dell'istituto. Il dipendente sarà immediatamente sospeso con provvedimento cautelare del direttore generale dell'Istituto. Ho convocato in via d'urgenza un consiglio d'amministrazione - dichiara Alessandro Dagnino, presidente di Irfis-FinSicilia - allo scopo di adottare i più severi provvedimenti possibili previsti dalla legge e dal contratto collettivo nazionale sul lavoro. Posso immediatamente affermare che l'istituto si costituirà parte civile nel procedimento penale a carico del proprio dipendente e garantirà la massima collaborazione alle autorità inquirenti".


Sicilia24h.it

Roberto Lagalla, dichiarazioni Catanzaro disarmanti

"Mentre la politica regionale si affanna ad individuare candidati alla presidenza della Regione, in grado di anestetizzare il fallimentare ricordo di questi ultimi anni di governo - dichiara Roberto Lagalla - la Banca d'Italia presenta dati sconfortanti sull'economia della Sicilia. Si tratta di risultati drammatici, sintetizzati da un andamento del PIL inferiore ai livelli pre-crisi di circa 12 punti percentuali, rispetto ai 7 dell'Italia. Cresce la disoccupazione e il lavoro cala, in particolare nel settore delle costruzioni. Arretrano anche industria, agricoltura e servizi mentre, grazie alla favorevole congiuntura internazionale, crescono solo gli operatori del settore turistico. In queste ore, anche il neo-presidente di Confindustria Sicilia Giuseppe Catanzaro presenta un quadro economico compromesso, denunciando insormontabili ostacoli amministrativi e burocratici agli investimenti. Oltre due miliardi sono bloccati da vincoli dettati da piani paesaggistici della Regione, approvati senza la necessaria ricognizione delle attività esistenti nelle aree oggetto di pianificazione. In questo scenario sconfortante è più che mai necessario dire basta all'improvvisazione della gestione, agli impedimenti della burocrazia, all'egoismo della politica. La Sicilia, quella sana di chi lavora e confida nel cambiamento, merita una diversa cultura di governo". E spiega: "Serve una forte discontinuità di azione, un credibile rilancio delle istituzioni regionali, una seria politica di programmazione, uno sforzo comune che, partendo dalla valorizzazione delle potenzialità dei territori, liberi le energie inespresse e regali ai siciliani una meritata stagione di riscatto. Con Idea Sicilia intendo porre alla base di ogni possibile confronto con i partiti, in vista delle prossime elezioni regionali, la qualità dei programmi e l'impegno a realizzarli, non senza indirizzare, sin d'ora, un caloroso invito ad unire le forze e le esperienze dei movimenti e delle associazioni di ispirazione civica."



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