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"I pennelli a mare inquinavano il litorale di San
Leone", parte processo a 7 imputati
" di Girgenti Acque e Ato idrico
"I pennelli a mare inquinavano il litorale di San Leone",
parte processo a 7 imputati
Per i legali degli imputati si tratta di atti
«inutilizzabili perché arrivano da fascicoli di altre indagini e,
in quanto tali, devono essere dichiarati nulli». Difesa subito
all'attacco al processo a carico dei vertici di Girgenti Acque e
dell'Ato idrico, accusati di avere consentito l'utilizzo dei
pennelli a mare inquinanti.
Secondo
la Procura, i reflui dalla fogna arrivavano direttamente a mare
senza la depurazione perché le condotte si rompevano con troppa
frequenza e le centraline di sollevamento andavano in tilt. I dati di
laboratorio, però, erano sempre rassicuranti perché - secondo
l'accusa - sarebbero state falsificati. Sette gli imputati. I
reati ipotizzati sono il danneggiamento, il
getto pericoloso di materiali inquinanti,
l'abuso d'ufficio, la truffa, la frode in pubbliche forniture e il
falso. Gli imputati sono: Marco Campione, 55 anni, di Agrigento,
legale rappresentante di Girgenti Acque Spa; Giuseppe Giuffrida, 69
anni, di Gravina di Catania, ex amministratore delegato del gestore
del servizio idrico integrato; Calogero Sala, 56 anni, direttore
tecnico della Girgenti Acque, e Bernardo Barone, 64 anni, direttore
generale dell'Ato idrico, entrambi di Agrigento. Nella
lista pure Pietro Hamel, 65 anni, di Porto Empedocle, dirigente
tecnico dell'Ato idrico; Rita Vetro, 62 anni, titolare del
laboratorio di analisi «BioEco analisi»
convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, e Maurizio
Carlino, 56 anni, progettista e direttore dei lavori, entrambi di
Favara.
I
difensori degli imputati (fra gli altri gli avvocati Giuseppe
Scozzari, Lillo Fiorello, Diego Galluzzo, Danika La Loggia e
Salvatore Tirinnocchi) ieri
hanno sollevato un'eccezione legata all'utilizzabilità degli
atti. Il giudice
dell'udienza preliminare Alessandra Vella deciderà il 20 settembre.
"
Corruzione, i magistrati: "La modifica normativa mette a
rischio le indagini"
Le modifiche normativa in materia penale, con
sei mesi di indagine, salvo le proroghe, ci faranno chiudere baracca.
Perché se è vero che dopo sei mesi di indagine, salvo le proroghe
appunto, o devi fare la richiesta di rinvio a giudizio o
l'archiviazione, questo tipo di indagini - se sarà così, in
particolare ad Agrigento, per le forze che abbiamo qui - non si
faranno più. Ad ogni norma, anche di tipo procedimentale e
processuale, c'è sempre una conseguenza. Non mi pare che sia
prevista nella nuova normativa una qualche clausola di riserva per
questo tipo di attività. Per questi reati e per questo tipo
di fenomeni criminali, che abbiamo provato e siamo riusciti
ad aggredire, con questo tipo di normativa dobbiamo chiudere la
baracca". Lo ha detto il sostituto procuratore Andrea
Maggioni, titolare del fascicolo di inchiesta "Giano
Bifronte", in merito alla lunghezza e complessità delle
indagini per i reati contro la pubblica amministrazione, in generale,
e la corruzione in particolare. "Questi reati non sono
l'omicidio o la rapina - ha evidenziato il sostituto
procuratore Maggioni, - . In questi casi, il reato c'è, ma non
si presenta ed è un tipo di investigazione più forte, più
complicata.
"In
Italia la corruzione è sistemica, non è episodica.
Di fronte a fenomeni di corruzione sistemica - ha detto il
procuratore capo
Luigi Patronaggio -
sono necessari mezzi giuridici e risorse di uomini e finanziarie che
devono essere adeguati al fenomeno. Questa indagine non
si è avvalsa della collaborazione degli imprenditori o di cittadini,
per cui sono indagini che ci mettono in condizione di dover attivare
tecniche invasive come le intercettazioni telefoniche e poi c'è un
lavoro di riscontro documentale che ha tempi che non possono essere i
tempi ordinari dei sei mesi"
"
Gds.it
REGIONE
Ars, in 60 giorni solo due ore di
lavoro
Ai parlamentari 140 euro al minuto
Appena
3 sedute in 52
giorni, per un
totale di 137 minuti
netti di lavoro a una media di 140 euro e 40 centesimi al minuto di
guadagno
assicurato.Se non è un record, poco ci manca per i 90 deputati di
Sala d'Ercole: la maggior parte dei quali, tra l'altro, spesso
assente anche nei 137 minuti in cui il Parlamento si è riunito.
Non a caso è mancato spesso il numero legale. L'Ars ha di fatto
chiuso i battenti da quasi due mesi e anche ieri è riuscita a
lavorare per meno di un'ora prima di rinviare tutto a oggi.
L'ultima votazione
è avvenuta il 29 aprile,
quando è stata approvata la Finanziaria. Da allora in poi solo
annunci.
Corruzione tra Agrigento e Palermo,
15 persone coinvolte: imprenditori ed Irfis nel mirino
Due
persone in carcere, cinque ai domiciliari ed obbligo di dimora per
dieci.
E' il
bilancio dell'operazione contro la corruzione denominata "Giano
Bifronte" della Guardia di finanza di Agrigento e coordinata dal
sostituto procuratore Andrea Maggioni. Venti
gli episodi che sono stati scoperti.
"Il
sistema corruttivo si nascondeva dietro le consulenze. Per accedere
legittimamente ai prestiti erogati dall'Irfis occorre rivolgersi ad
un link, ad una modulistica. E' stata scoperta però - ha spiegato il
procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio - una società di
consulenza che, dietro il pagamento di una parcella per la consulenza
appunto, metteva dei documenti falsi, faceva superare l'ordine
cronologico e faceva erogare prestiti a chi non ne aveva diritto. Ed
è un sistema, questo, che penalizza le imprese che non ricorrono
alla corruzione e che toglie risorse per le imprese sane".
L'operazione per questo è stata denominata "Giano Bifronte".
Per investigatori ed inquirenti "Giano Bifronte" era Paolo
Minafò che
lavorava all'Irfis, ma che era socio occulto - secondo l'accusa -
della Intersistem srl che svolgeva l'attività di consulenza
illegittima. "Gli imprenditori che vogliono accedere ai prestiti
agevolati dell'Irfis, che potrebbero farlo rivolgendosi ad uno
sportello, preferiscono invece - ha spiegato il procuratore
Patronaggio - stipulare un contratto di consulenza con la Intersistem
srl perché sanno che all'interno della Intersistem opera Antonio
Vetro, ma opera
soprattutto il Minafò che è, nello stesso tempo, funzionario
dell'Irfis e socio occulto della Intersistem. Quindi Minafò è una
persona che ha due aspetti chiaramente incompatibili fra loro, ecco
perché l'operazione è stata chiamata Giano Bifronte. La Intersistem
si pone dunque come soggetto di snodo per tutti quegli imprenditori
che vogliono avere la strada più comoda, più facile per arrivare ai
finanziamenti Irfis".
La sede dell'Irfis
è a Palermo, ma le condotte per le quali ha proceduto la Procura di
Agrigento sarebbero 12. Gli incartamenti di altri 7 presunti casi
sono stati inviati alla Procura di Palermo e per un altro alla
Procura di Caltanissetta. Gli indagati sono complessivamente 28.
Fra i 28 indagati
dell'operazione 'Giano Bifronte' della Procura ci sono agrigentini
residenti a Favara, a Canicattì, Aragona, Campobello di Licata,
Ravanusa e a Licata, ma ci sono anche indagati residenti a Palermo, a
Lercara Friddi, Carini, Ficarazzi ed indagati residenti a
Castelvetrano, nel Trapanese, e a Mussomeli, nel Nisseno.
A firmare
l'ordinanza di applicazione delle misure cautelari è stato il Gip di
Agrigento, Francesco Provenzano, su richiesta del sostituto
procuratore Andrea Maggioni. La misura della custodia cautelare in
carcere è stata applicata a: Paolo Minafò, palermitano, 51 anni, e
Antonio Vetro, 48 anni, di Favara. Agli arresti domiciliari sono
stati, invece, posti: Angelo Incorvaia, 54 anni, domiciliato a
Canicattì; Valerio Peritore, 50 anni, residente a Licata; Patrizia
Michela Cristofalo, 42 anni, di Palermo; Nicola Galizzi, 50 anni, di
Palermoed Ettore Calamaio, 55 anni, di Lercara Friddi. Misura
dell'obbligo di dimora a Canicattì per Luigi Di Natale, 67 anni;
Vincenzo Scalise, 41 anni; Pietro Carusotto, 61 anni;Angelo
Sanfilippo, 61 anni; Calogero Curto Pelle di 61 anni. Misura
dell'obbligo di dimora ad Aragona per Gerlando Raimondo Lorenzano, 55
anni. Misura dell'obbligo di dimora a Licata per Giovambattista
Bruna, 68 anni, di Licata. Misura dell'obbligo di dimora a Favara
perAntonio Milioti di 41 anni e misura dell'obbligo di dimora a
Campobello di Licata per Sebastiano Caizza di 39 anni. Misura
dell'obbligo di dimora a Ravanusa per Calogero Messana di 43 anni.
LA
NOTA DELL'IRFIS. "Apprendiamo
dell'avvenuta applicazione di una misura cautelare personale nei
confronti di un dipendente dell'Irfis, per fatti attinenti alla sua
attività all'interno dell'istituto. Il dipendente sarà
immediatamente sospeso con provvedimento cautelare del direttore
generale dell'Istituto. Ho convocato in via d'urgenza un consiglio
d'amministrazione - dichiara Alessandro Dagnino, presidente di
Irfis-FinSicilia - allo scopo di adottare i più severi provvedimenti
possibili previsti dalla legge e dal contratto collettivo nazionale
sul lavoro. Posso immediatamente affermare che l'istituto si
costituirà parte civile nel procedimento penale a carico del proprio
dipendente e garantirà la massima collaborazione alle autorità
inquirenti".
Sicilia24h.it
Roberto Lagalla, dichiarazioni
Catanzaro disarmanti
"Mentre
la politica regionale si affanna ad individuare candidati alla
presidenza della Regione, in grado di anestetizzare il
fallimentare ricordo di questi ultimi anni di governo
- dichiara Roberto Lagalla - la Banca d'Italia presenta dati
sconfortanti sull'economia della Sicilia. Si tratta di risultati
drammatici, sintetizzati da un andamento del PIL inferiore ai livelli
pre-crisi di circa 12 punti percentuali, rispetto ai 7 dell'Italia.
Cresce la
disoccupazione e il lavoro cala, in particolare nel settore delle
costruzioni.
Arretrano anche industria, agricoltura e servizi mentre, grazie alla
favorevole congiuntura internazionale, crescono solo gli operatori
del settore turistico. In queste ore, anche il neo-presidente di
Confindustria Sicilia Giuseppe
Catanzaro presenta
un quadro economico compromesso, denunciando insormontabili ostacoli
amministrativi e burocratici agli investimenti. Oltre due miliardi
sono bloccati da vincoli dettati da piani paesaggistici della
Regione, approvati senza la necessaria ricognizione delle attività
esistenti nelle aree oggetto di pianificazione. In questo scenario
sconfortante è più che mai necessario dire basta
all'improvvisazione della gestione, agli impedimenti della
burocrazia, all'egoismo della politica. La Sicilia, quella sana di
chi lavora e confida nel cambiamento, merita una diversa cultura di
governo".
E
spiega: "Serve una forte discontinuità di azione, un credibile
rilancio delle istituzioni regionali, una seria politica di
programmazione, uno sforzo comune che, partendo dalla valorizzazione
delle potenzialità dei territori, liberi le energie inespresse e
regali ai siciliani una meritata stagione di riscatto. Con Idea
Sicilia intendo porre alla base di ogni possibile confronto con i
partiti, in vista delle prossime elezioni regionali, la qualità dei
programmi e l'impegno a realizzarli, non senza indirizzare, sin
d'ora, un caloroso
invito ad unire le forze e le esperienze dei movimenti e delle
associazioni di ispirazione civica."