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Rassegna stampa del 23 giugno 2017

Giornale di Sicilia

Nuovo assessore Infrastrutture, si è insediato Luigi Bosco
Si è già insediato, alla presenza del presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, il neo assessore alle Infrastrutture Luigi Bosco. «La scelta di Luigi Bosco - afferma - è dettata da una valutazione complessiva che fa riferimento alle sue capacità tecniche e all'esperienza amministrativa maturata in una città importante come Catania». «Luigi Bosco - continua Crocetta - è una persona apprezzata per la sua competenza su infrastrutture, sicurezza, trasporto e per aver condotto anche studi personali in questi settori».

Il sindaco Leo Ciaccio: «La nostra è una giovane amministrazione, nel giro di pochi anni raggiuntitraguardi importanti.Questo premio non è un punto di arrivo ma uno stimolo per fare meglio»
Raccolta differenziata, nel Sud è Sambuca il paese più «virtuoso»

Giuseppe Pantano -Sciacca

È Sambuca di Sicilia uno dei tre 'Comuni Ricicloni' premiato ieri a Roma nel corso della giornata conclusiva del 'IV Ecoforum', il report di Legambiente sui rifiuti che segnala i migliori Comuni d'Italia.  alla cerimonia hanno preso parte, tra gli altri, il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, e il presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, e la presidente nazionale di Legambiente, Rossella Muroni . Sambuca, che ha raggiunto una percentuale dell'86 per cento nella raccolta differenziata, è il comune con la migliore performance dell'Italia Meridionale in particolare per quanto riguarda carta e cartone. Per il centro è stato premiato il Comune di Sabaudia, in provincia di Latina, per l'Italia Settentrionale Crema. Il riconoscimento  è stato ritirato dal sindaco di Sambuca, Leo Ciaccio: «La nostra è una giovane amministrazione - ha detto - che nel giro di pochi anni è riuscita a raggiungere traguardi importanti nel settore dei rifiuti grazie alla collaborazione della piattaforma 'Eco XXI', dove conferiamo la differenziata, ma sopratutto grazie anche all'impegno di tutta la comunità.Questo premio - ha sottolineato il sindaco - non è un punto di arrivo ma di partenza ed uno stimolo per fare ancora meglio». Nell'Agrigentino ci sono anche altri esempi di comuni virtuosi per raccolta differenziata dei rifiuti. Ribera con una differenziata all'80 per cento si è piazzata al secondo posto in Sicilia, Santa Margherita Belice ha toccato il 75 per cento e tanti altri Comuni della provincia, da Siculiana a Montevago, sono stati premiati come virtuosi, al centro "Le Ciminiere" di Catania, dove, il mese scorso, si è svolta la nona edizione del salone internazionale "Progetto Comfort", ambiente, innovazione, termoidraulica e design. Il sindaco di Ribera, Carmelo Pace, ha annunciato: «Già quest'anno, in virtù del risultato ottenuto, non aumenteremo la tariffa. Siccome questa percentuale noi la consideriamo una base di partenza e non un traguardo raggiunto dal prossimo anno sono certo che riusciremo a ridurre la tariffa dei nostri concittadini». Siculiana nell'ultimo trimestre del 2016 ha chiuso con una differenziata al 65 per cento. Bene anche Caltabellotta, Villafranca Sicula, Menfi, Montevago, Grotte, Calamonaci, Santo Stefano di Quisquina, Comitini e Lucca Sicula. Menzione per i Comuni con performance mensili elevate, oltre il 50 per cento, a Bivona, Montallegro e Realmonte. Ci sono stati comuni belicini come Santa Margherita, Montevago e Sambuca che hanno annunciato, già da quest'anno, una riduzione della tariffa grazie al risultato ottenuto con la differenziata. Montevago la ridurrà del 17 per cento, Sambuca deve stabilire la percentuale esatta, ma il sindaco, Leo Ciaccio, dice che sarà tra il 15 e il 20 per cento. Santa Margherita destinerà alla riduzione della tariffa una somma complessiva di 50 mila euro. Per il sindaco di Montevago, Margherita La Rocca Ruvolo, «il risultato raggiunto ha comportato un lavoro meticoloso, oculato, virtuoso da parte di tutti, dagli operatori ecologici ai cittadini che stanno collaborando, dagli uffici agli amministratori. Tutti si sono raccordati in ogni passaggio significativo di questa lunga catena. Malgrado l'emergenza estiva - continua - si è riusciti a rispettare due grandi traguardi: aumento della raccolta differenziata e diminuzione del costo in bolletta.L'impegno è di continuare su questa linea e alleggerire ulteriormente la tassa per i cittadini». (*GP*)

Livesicilia

La Sezione di controllo
Province, il disastro di Crocetta
"Danneggiati disabili e studenti"
di Accursio Sabella
Corte dei conti, crocetta, disabili, Province, relazione, riforma, scuole, strade, tagli, tagli ex province

Durissima relazione della Corte dei conti: la riforma è stata un bluff e ha prodotto solo danni.

PALERMO - Un disastro. Frutto di un capriccio che ha finito per danneggiare spesso i più deboli. La Corte dei conti ha descritto con toni molto critici la riforma mancata delle Province siciliane. Alcuni passaggi in particolare sono durissimi. E danno una rappresentazione impietosa di quella che doveva essere una riforma epocale e si è invece rivelata un epocale fallimento.
"L'intensificarsi dell'emergenza finanziaria, - scrive la Sezione di controllo della Corte - il marcato ridimensionamento dei budget di spesa ha ridotto al minimo l'attività istituzionale svolta dai liberi Consorzi nei confronti sia degli altri livelli di governo che, soprattutto, dei fruitori dei servizi pubblici. Hanno risentito particolarmente i servizi per i disabili e quelli di supporto alle scuole di secondo grado; nei casi più gravi, si segnalano situazioni di notevole arretrato nel pagamento degli stipendi".
E' solo uno dei passaggi della relazione sulla finanza locale degli enti di vasta area come le ex Province. I giudici segnalano la necessità di un passaggio dalla condizione commissariale ed emergenziale per garantire stabilmente la continuità istituzionale e la reale funzionalità delle amministrazioni garantendo risorse adeguate alle funzioni ed ai servizi istituzionali di pertinenza. Una condizione, quella delle Province affidata a commissari "straordinari" che va avanti ormai da oltre quattro anni. Da quando, insomma, Crocetta andò in televisione a spiegare che la Sicilia, prima tra le Regioni d'Italia, aveva abolito le Province. Un bluff ormai sotto gli occhi di tutti, ma messo nero su bianco anche in questa relazione della Corte.
"Risulta preoccupante - scrivono i giudici - il perdurante ritardo nell'attuazione della riforma regionale del sistema di governo di area vasta", una fase ancora "transitoria, in cui i liberi Consorzi, ancora retti da Commissari straordinari, continuano ad esercitare le funzioni attribuite alle ex province regionali, nei limiti delle disponibilità finanziarie in atto esistenti". Non è cambiato nulla, insomma. Se si esclude il fatto che ai siciliani è stato tolto il diritto di scegliere i propri amministratori, soppiantati da commissari di nomina governativa. "Tale gestione provvisoria - osserva la Corte dei Conti - si perpetua in un quadro di crescente aggravamento degli squilibri di bilancio: alle criticità indotte dall'endemica insufficienza delle entrate per la copertura di volumi di spesa molto elevati e scarsamente comprimibili, si è tentato di dare risposta attraverso il crescente utilizzo di entrate straordinarie - tra cui, in primis, l'avanzo di amministrazione - fisiologicamente inidonee ad un duraturo utilizzo nel tempo".
Un quadro drammatico. Anche dal punto di vista economico-finanziario: "La relazione, approvata - si legge poi in una nota della Corte dei conti - esamina il progressivo deterioramento del sistema di finanza pubblica provinciale, oggetto di preoccupata attenzione, nelle più recenti relazioni annuali sulla finanza locale, da parte di questa Sezione di controllo. I dati finanziari relativi al periodo 2012/16 mostrano principali aspetti problematici che si ripercuotono negativamente sugli equilibri di bilancio delle predette amministrazioni, al punto da comprometterne, in molti casi, la funzionalità e la resa continuativa dei servizi". Le Province, quindi, non sono state abolite, ma semplicemente azzoppate. Ridotte in una condizione in cui non possono svolgere i servizi ai quali sono chiamate a rispondere.
Ma c'è di più: "In molti casi, le amministrazioni, per mancanza di disponibilità finanziaria, - scrive la Corte - non hanno potuto garantire la quota di cofinanziamento di importanti progetti per lo sviluppo locale, assistiti da contribuzione dell'UE. La presenza di così bassi livelli di spesa, insufficienti alla stessa messa in sicurezza di beni primari per la collettività amministrata (in primis, strade e scuole), induce, anche alla luce degli impegni assunti nell'Intesa Stato-Regione del 26 giugno 2016, ad auspicare politiche maggiormente improntate alla ripresa degli investimenti". Una condizione che non consente nemmeno di onorare i debiti: "Anche nei confronti dei creditori non istituzionali, - si legge infatti nella relazione - la carenza di risorse disponibili ha dato luogo ad un blocco dei pagamenti e al conseguente incremento dei residui passivi di nuova formazione e di azioni esecutive da parte dei terzi rimasti insoddisfatti". E i contenziosi "passivi" hanno superato la quota di cento milioni di euro.
Un flop e anche un enorme paradosso. Perché stando alla relazione della Corte, non solo le Province non sono state abolite, ma le funzioni attribuite agli enti che ricalcano il vecchio ente, sono persino... aumentate. "Merita adeguata considerazione - scrive infatti la Sezione di controllo - il diverso disegno strategico del legislatore regionale che, a differenza di quanto previsto a livello nazionale - ove prevale una riallocazione presso altri livelli di governo - tende al mantenimento e addirittura all'implementazione delle funzioni precedentemente assegnate agli enti intermedi. Gli "enti subentranti", pertanto, nella successione istituzionale dalle ex Province regionali, sono proprio i liberi Consorzi e le Città metropolitane, i quali, allo stato, sono destinatari degli obblighi di contribuzione alla finanza pubblica e si trovano, per di più, esclusi dal riparto dei sostegni finanziari per le ex Province, finalizzati a garantire la continuità dei servizi essenziali". Insomma, i nuovi enti si sono "tagliati fuori" da soli dai fondi destinati alle ex Province. La riforma epocale è solo un epocale disastro.

Gds.it
Fondi tagliati alle ex Province siciliane, la corte dei Conti: danno per i cittadini

«L'intensificarsi dell'emergenza finanziaria, il marcato ridimensionamento dei budget di spesa ha ridotto al minimo l'attività istituzionale svolta dai liberi Consorzi nei confronti sia degli altri livelli di governo che, soprattutto, dei fruitori dei servizi pubblici. Hanno risentito particolarmente i servizi per i disabili e quelli di supporto alle scuole di secondo grado; nei casi più gravi, si segnalano situazioni di notevole arretrato nel pagamento degli stipendi». E' quanto segnala la Sezione di Controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana nella relazione sulla finanza locale degli enti di vasta area come le ex Province.I giudici segnalano la necessità di un passaggio dalla condizione commissariale ed emergenziale per garantire stabilmente la continuità istituzionale e la reale funzionalità delle amministrazioni garantendo risorse adeguate alle funzioni ed ai servizi istituzionali di pertinenza.  «La relazione, approvata - si legge in una nota della Corte dei conti - esamina il progressivo deterioramento del sistema di finanza pubblica provinciale, oggetto di preoccupata attenzione, nelle più recenti relazioni annuali sulla finanza locale, da parte di questa Sezione di controllo. I dati finanziari relativi al periodo 2012/16 mostrano principali aspetti problematici che si ripercuotono negativamente sugli equilibri di bilancio delle predette amministrazioni, al punto da comprometterne, in molti casi, la funzionalità e la resa continuativa dei servizi».Per i giudici contabili «nonostante il notevole impegno finanziario della Regione a sostegno degli enti di area vasta, in alcuni casi decisivo al fine di scongiurare situazioni di paralisi funzionale, risulta preoccupante il perdurante ritardo nell'attuazione della riforma regionale del sistema di governo di area vasta, nel quale fase transitoria, in cui i liberi Consorzi, ancora retti da Commissari straordinari, continuano ad esercitare le funzioni attribuite alle ex province regionali, nei limiti delle disponibilità finanziarie in atto esistenti.Tale gestione provvisoria - osserva la Corte dei Conti - si perpetua in un quadro di crescente aggravamento degli squilibri di bilancio: alle criticità indotte dall'endemica insufficienza delle entrate per la copertura di volumi di spesa molto elevati e scarsamente comprimibili, si è tentato di dare risposta attraverso il crescente utilizzo di entrate straordinarie - tra cui, in primis, l'avanzo di amministrazione - fisiologicamente inidonee ad un duraturo utilizzo nel tempo».





Luigi Bosco è il nuovo assessore alle Infrastrutture nel governo Crocetta.

Il presidente della Regione Siciliana ha firmato il decreto di nomina. Bosco, assessore ai Lavori pubblici nella giunta di Enzo Bianco a Catania, prende il posto di Giovanni Pistorio, che si è dimesso nei giorni scorsi. Pistorio ha lasciato la giunta dopo la scelta dei Centristi di uscire dalla maggioranza di governo che sostiene il governatore Crocetta". L'altro assessore indicato dai  'centristi', Carmencita Mangano ha invece deciso di continuare a far parte del governo regionale.Dopo l'addio di Pistorio, Crocetta aveva affidato l'interim alle Infrastrutture alla vice presidente della Regione e assessore regionale attività produttive, Mariella Lo Bello. "Cento giorni sono pochi e sono molti, si può fare tanto se si riesce a fare squadra. Cercherò di fare del mio meglio a fianco del presidente Crocetta, sono sempre stato con lui e ora mi ha chiamato per un compito importante. Ovviamente lascio la giunta del sindaco Enzo Bianco, con cui ho avuto la fortuna di collaborare e gliene sono grato", dice Luigi Bosco. Bosco è stato presidente dell'ordine degli ingegneri a Catania. Nella giunta di Enzo Bianco, dove è entrato in rappresentanza del 'Megafono', ha avuto le deleghe ai lavori pubblici, all'energia e alla protezione civile. "Sono arrivato in politica tardi - sottolinea - do merito al presidente Crocetta di aver svolto in questi anni un gran lavoro, così come ha fatto Bianco a Catania. Purtroppo all'esterno viene data una immagine diversa di Crocetta e del lavoro che ha portato avanti, i risultati che ha ottenuto sono ben più rilevanti di quelli che vengono percepiti". "La scelta di Luigi Bosco - afferma Crocetta - è dettata da una valutazione complessiva che fa riferimento alle capacità tecniche del professionista, all'esperienza amministrativa maturata presso una città  importante come Catania, al profilo etico e morale dell'uomo. Luigi Bosco - continua Crocetta - è una persona apprezzata negli ambienti scientifici siciliani per la sua competenza su infrastrutture, sicurezza, trasporto e per aver condotto anche studi personali in questi settori. L'assessore è al lavoro e ha già al suo fianco alcuni collaboratori come l'on
Calanna, noto non soltanto per le sue indiscusse capacità politiche, ma anche amministrative che ha esercitato in questi anni all'Esa; Nadia Luciani, già consulente in passato presso l'assessorato, una grande esperta in diritto della navigazione, una persona che ha anche avuto il coraggio di denunciare deformazioni del sistema in Sicilia; l'avvocato Rovito, figura importante interna dell'assessorato che potrà seguire anche gli aspetti legali, l'ingegnere Cettina Foti". E aggiunge: "Già lunedì Bosco sarà a Roma per discutere un importante argomento, quello della continuità territoriale. Sono orgoglioso della scelta, - dice ancora il presidente - della rapidità della soluzione che ha evitato una crisi con possibile effetto domino. Ho parlato con molti rappresentanti del parlamento - di diversi schieramenti - che hanno manifestato condivisione e stima e devo confessare che sin dal primo momento, dopo le dimissioni dell'assessore Pistorio, ho subito pensato al suo profilo professionale per ricoprire questo incarico, nell'ottica di dare una soluzione tecnica dettata dalla competenza, in relazione anche al poco tempo rimasto al termine della legislatura".

Grasso: "Io candidato alla Regione? Sono il presidente del Senato, per ora... «Per ora faccio il presidente del Senato e lo faccio dedicando anima e corpo,  cercherò di portarla fino in fondo». Così il presidente del  Senato Pietro Grasso ha commentato le voci che lo vorrebbero futuro candidato alla presidenza della Regione Sicilia, parlando  con i giornalisti a Lamezia Terme dove partecipa a Trame,  festival dei libri sulle mafie. Il "piano" del Pd, dopotutto, sembra chiaro: portare a conclusione il mandato del governo di Rosario Crocetta e pensare nuove strade da seguire, con una maggioranza solida e ampia. E, se possibile, con una candidatura forte e di grande speranza come, appunto, quella di Pietro Grasso. Il presidente del Senato è stato, nei giorni scorsi, il convitato di pietra della direzione del Partito democratico in Sicilia che guarda e spera in lui come "conduttore" del Pd per altri cinque anni di governo in Sicilia. Il segretario del Pd siciliano, Fausto Raciti, non lo cita direttamente, ma è Grasso l'uomo a cui guardano i Dem, ma non solo, per una coalizione allargata per le Regionali del novembre prossimo. Sull'ipotesi Grasso candidato convergono Giuseppe Berretta, della mozione Orlando, ma anche lo stesso Giuseppe D'Alia, leader dei Centristi per l'Europa. . "Sono piu' che convinto della eventualità di una nuova candidatura - afferma il segretario del Pd siciliano, Raciti - sia per consenso che per capacità di sviluppare entusiasmo, per autorevolezza e lunghezza di percorso: su questo abbiamo parlato un po' tutti".






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