Giornale di Sicilia
Il turismo ad Agrigento
verrà introdotta, per la prima volta, la tassa di soggiorno: protestano la confesercenti e gli albergatori
La Valle dei Templi apre le porte anche di sera
Dal 15 luglio nei giorni feriali si potranno ammirare le bellezze greche fino alle 23, sabato e domenica fino a mezzanotte
Domenico Vecchio - Agrigento
Visite serali nei giorni feriali e nei prefestivi e festivi alla Valle dei Templi. E tassa di soggiorno per chi pernotterà in alberghi e B&B di Agrigento. Agrigento si prepara al grande afflusso di turisti con una novità assoluta (la tassa) e un ritorno. La Valle dei Templi, dal 15 luglio e fino al 17 settembre, resterà aperta anche dopo il tramonto. Ad annunciarlo, ieri, è stato il direttore del Parco archeologico Giuseppe Parello. In questo periodo, l'apertura avverrà tutti i giorni feriali dalle 19 alle 22, con uscita dall'area archeologica alle 23. Nei giorni prefestivi e festivi, l'apertura serale delle 19 consente, invece, la visita fino alle 23.00, con uscita dall'area archeologica alle 24. Per l'accesso alle aree archeologiche è possibile utilizzare il parcheggio e la biglietteria posta in prossimità del tempio di Giunone o la biglietteria posta a Porta V, in contrada Sant'Anna. In tema di turismo, intanto, il Comune di Agrigento batte cassa. Tassa di soggiorno subito, già a partire dal prossimo 15 luglio. L'amministrazione Firetto nel corso della seduta di giunta dello scorso 27 giugno ha deliberato il provvedimento che tiene conto del parere del Consiglio comunale, che già nel novembre del 2016 si era espresso favorevolmente sul regolamento per la tassa di scopo. La tassa è a carico di chi alloggia nelle strutture ricettive ed è ripartita in questo modo: 1 euro a persona e per numero di pernottamenti per l'intera durata del soggiorno per chi decide di alloggiare in alberghi e residence turistici, affittacamere, casa e appartamenti per vacanze, agriturismo, camping e villaggi turisti classificati da 1 a 2 stelle; 2 euro per bed & breakfast, alberghi e residence classificati in 3 stelle; 3 euro per chi dorme in alberghi e residence classificati da 4 a 5 stelle. Il provvedimento è stato necessario per rimpinguare le casse comunali, che come è noto sono quasi vuote. Sulla vicenda ancora prima che approdasse in Consiglio comunale ci fu una levata di scudi da parte delle associazioni di categoria. «Una decisione - sottolinea il presidente di Confesercenti Sicilia Vittorio Messina - che non nasce dall'esigenza di reperire risorse da mettere a disposizione del settore turistico per migliorare l'attrattività della città in termini di servizi a chi soggiorna ad Agrigento, bensì una scelta necessaria per fare cassa e offrire ristoro alle casse comunali. Il tutto è stato deciso senza consultare le associazioni di categoria, come dimostrano le decisioni assunte dalla commissione consiliare che ha stabilito le nuove tariffe per i taxi unilateralmente ». «La tassa di soggiorno ad Agrigento - commenta Francesco Picarella, presidente provinciale di Federalberghi - è un paradosso, perché va a penalizzare quei turisti che nella città dei templi decidono di rimanere anche più di una notte. Di contro, invece, continuano a non lasciare nulla i cosidde tti turisti mordi e fuggi che alloggiano altrove, passano da Agrigento, vedono i templi e vanno via». (*DV*)
I nodi della regione. Strade chiuse e senza manutenzione, scuole che cadono a pezzi, molti servizi per disabili bloccati. Da Agrigento a Ragusa, la mappa del disagio
Ex Province al collasso, scoppia la rivolta
Infuocata riunione a Palermo, bocciata la proposta di una suddivisione «solidale» dei fondi per salvare Siracusa dal dissesto.
Ieri l'altro sono stati assegnati 65 milioni dalla Regione. Ma i soldi in molti casi non basteranno neppure a coprire i costi per i dipendenti. Alcuni Liberi consorzi non li incasseranno per pagare debiti precedenti.
Salvatore Fazio - Palermo
Ci sono strade provinciali chiuse perchè mancano i soldi per la manutenzione. Ma anche scuole superiori che cadono a pezzi o che non hanno fondi per comprare il materiale. E ancora molti servizi per disabili bloccati. Da Palermo a Siracusa passando per Agrigento ed Enna. Ma anche a Trapani e Caltanissetta si moltiplicano i disagi e i malumori tra chi è rimasto senza servizi. Ed esplode la rabbia dei vertici delle ex Province. A partire da chi, come Siracusa, ormai è sull'orlo del dissesto finanziario. Le Province non ci sono più. O meglio, sono state cancellate sulla carta. Sono cambiati i nomi. Ora sono Liberi Consorzi e Città metropolitane. I costi restano. Anzi in alcuni casi sono pure aumentati. Mentre i servizi che dovrebbero garantire non ci sono. La riforma delle Province voluta dal presidente Rosario Crocetta si è arenata. Tra mille problemi e disservizi. Ieri l'altro intanto sono stati assegnati 65 milioni dalla Regione. Ma i soldi in molti casi non basteranno neppure a coprire i costi per i dipendenti. E per di più alcuni Liberi consorzi non li incasseranno neppure: dovranno girarli allo Stato per coprire debiti precedenti. La riunione alla Regione con i vertici delle ex Province si è trasformata in uno scontro. Non è passata la proposta di una suddivisione «solidale» che avrebbe previsto più fondi per Siracusa per salvarla dal dissesto. E per protesta il commissario straordinario aretuseo, Giovanni Arnone, non ha firmato il documento finale. Intanto però all'Ars si lavora per una legge che consenta di tornare a eleggere direttamente presidenti e consiglieri già a gennaio. I partiti, attraverso la conferenza dei capigruppo, hanno chiesto alla commissione affari istituzionali di prepararesubito la legge per ripristinare il suffragio diretto. Il presidente della commissione, Salvatore Cascio, spiega che su questo si sta procedendo in modo spedito: «Dovremmo averla pronta già martedì e portarla in aula persino mercoledì». Mentre alle osservazioni sulla necessità di intervenire sulle funzioni degli enti, Cascio risponde: «Se mettiamo altro facciamo un'altra riforma. E non ci arriveremmo con i tempi». Ecco intanto la mappa delle difficoltà di Città metropolitane e Liberi Consorzi. Palermo, soldi finiti La Città metropolitana di Palermo ha esaurito i fondi. Ora, spiegano dagli uffici, si interromperanno i servizi. E si rischia il dissesto se non arrivano i finanziamenti necessari. Tra i servizi in bilico ci sono l'assistenza ai disabili nelle scuole superiori. Leoluca Orlando, che come sindaco è anche a capo della Città metropolitana, afferma: «Non a caso ho citato la vicenda delle ex Province e delle Città metropolitane come uno degli esempi più clamorosi dello stato di calamità istituzionale in cui versa la Sicilia per responsabilità unica del governo regionale». Orlando aggiunge: «Di fronte alla propria incapacità e alle proprie colpe, oggi la Regione cerca di innescare una inaccettabile "guerra fra poveri" tentando di mettere le ex provincie una contro l'altra».
Strade chiuse a Trapani Il commissario del Libero consorzio di Trapani, Raimondo Cerami, fa rilevare «i problemi per la tenuta di scuole e strade». E fa notare che nell'ultimo vertice alla Regione sono stati assegnati a Trapani 5,8 milioni. «Ma neppure li vedremo - dice - perchè li dovremo versare allo Stato per iniziare a saldare un debito di 18 milioni ed evitare sanzioni ». E poi aggiunge: «Siracusa non può venire a chiedere di prendere di più perchè ha le partecipate. Noi abbiamo licenziato 150 lavoratori».E il dirigente del Libero Consorzio, Diego Maggio, spiega che già sono state chiuse tre strade per mancanza di fondi per la manutenzione: la provinciale 34 Valderice-Napola, la 28 tra Vita e Salemi e la 60 sul fiume Belice vicino Partanna. Ed è a rischio pure un tratto della 3 «Ericina ». Poi aggiunge: «Siamo stati costretti a far pagare ai presidi luce, telefono, metano, acqua. E con grosse difficoltà garantiamo l'assistenza ai disabili e il diritto allo studio».
Agrigento, lite sul personale Ci sono servizi carenti o addirittura assenti. A partire dalle difficoltà per la manutenzione stradale. Il personale però non manca. Accade ad Agrigento. Il commissario straordinario del Libero consorzio, Giuseppe Marino, ha avviato l'iter per la riorganizzazione e l'utilizzo delle risorse umane. Ed è scontro con i sindacati. Siracusa sull'orlo del dissesto A Siracusa il commissario straordinario Giovanni Arnone sottolinea che non ci sono soldi per gli stipendi da giugno, per i riscaldamenti nelle scuole, per la manutenzione delle strade e molte dovranno essere chiuse. Inoltre non si possono pagare le bollette». Sulla dismissione delle partecipate, Arnone afferma: «Le abbiamo tolte tutte tranne la Siracusa Risorse. Se servirà la chiuderemo, ma buttare sul lastrico le famiglie dei 96 dipendenti non è facile». Enna, servizi azzerati Una preoccupante lista di disagi arriva dal commissario del Libero consorzio di Enna, Margherita Rizza: «Abbiamo dovuto chiudere moltitratti di strade provinciali come quelli vicino Valguernera, Pietraperzia, Cerami e Nicosia. Non ho potuto dare un euro alle scuole e ora, alla ripresa dell'anno scolastico, inizieranno i problemi. E anche i servizi sociali per i disabili sono in difficoltà». Caltanissetta, toppe in strada Il commissario del Libero consorzio di Caltanissetta, Rosalba Panvini, spiega che non ci sono i soldi per interventi strutturali e bisogna intervenire con rattoppi sulle strade in tutto il territorio provinciale.
L'accusa. Il presidente: l'Ars, sotto la spinta dei grillini, ha fissato troppi paletti
Crocetta: hanno affossato la riforma
Palermo
«Purtroppo è stata affossata una grande riforma». Parla con amarezza il presidente della Regione Rosario Crocetta. «Il modello che avevamo proposto - spiega Crocetta - come dicono gli stessi nomi serviva a garantire la libertà di consorziarsi tra i Comuni. Invece l'assemblea, otto la spinta grillina, ha messo dei paletti che hanno cambiato tutto». Crocetta punta il dito soprattutto contro i quorum dei referendum confermativi e i vincoli sulle popolazioni che di fatto hanno bloccato i tentativi di alcuni comuni, come Gela e Piazza Armerina di cambiare «provincia». Il presidente spiega che la sua idea era «garantire anche ai piccoli comuni la possibilità di scelta. Per esempio cosa c'entrano i piccoli centri dei Nebrodi con la città metropolitana di Messina?». Crocetta poi evidenzia che «la Riforma è stata bloccata anche dal referendum di dicembre che ha fermato la riforma nazionale delle Province. All'Ars ci stavamo allineando al quadro nazionale che prevedeva l'abolizione». Quanto ai servizi fermi, il Presidente non ha dubbi: «È colpa soprattutto del blocco dello Stato ai trasferimenti dei fondi». E annuncia che «daremo alle ex Province altri 100 milioni che lo Stato ci ha destinato in base all'accordo sull'Iva». Per l'assistenza ai disabili, Crocetta respinge le accuse: «La città metropolitana di Palermo non bleffi. Abbiamo dato più soldi per i disabili. Leoluca Orlando aveva detto che il servizio non lo poteva fare perchè era prerogativa della Regione. Con la nuova norma abbiamo stabilito di garantire insieme il servizio. Il problema lo hanno avuto nell'assegnazione . Tutto quello che non si fa è sempre colpa della Regione...» commenta. Quanto ai rischi di dissesto di molte ex Province, Crocetta dice: «In passato sono stati commessi abusi sulle risorse». E il presidente difende la riforma. «Comunque oggi - dice - la situazione è migliore rispetto a prima». Quanto all'elezione diretta, Crocetta dice che «è una scelta dei partiti a cui il governo non si opporrà. Tutto si è bloccato in nome della rappresentanza diretta o indiretta. Il tema è invece rinnovare rispetto alle strutture». Infine Crocetta fa notare che «lo Statuto siciliano fa coincidere i collegi elettorali con le province. E quindi per fare una riforma completa bisognerebbe cambiare pure lo Statuto...». sa.faz.
Palacongressi, iniziano i lavori
La Regione ha consegnato le chiavi. Da mercoledì, ufficialmente, il Palacongressi del Villaggio Mosè viene gestito dal Parco archeologico "Valle dei Templi". «Sono venuti i funzionari della Regione - ha confermato il direttore del Parco, Giuseppe Parello, - hanno fatto un sopralluogo per accertare le condizioni, hanno preso atto dell'inventario e ci hanno affidato il Palacongressi. Ora potranno partire i lavori di manutenzione e finiti gli interventi la struttura potrà riaprire». Degli interventi si occuperà- dopo che la gara, nei mesi scorsi, era stata riaperta per un errore materiale, - la"Idrotermoelettrica" di Bagheria. Impresa che si è aggiudicata i lavori per un importo, al netto del ribasso d'asta, di 292.074,12 euro. La riapertura è prevista entro pochi mesi. Il Palacongressi, dunque, non soltanto si salverà, ma tornerà ad essere - trovandosi in un luogo strategico per la Valle dei Templi ed affacciandosi sul Mediterraneo - il punto di riferimento per ogni tipo di iniziativa. La svolta - tre anni dopo la chiusura - è arrivata nel febbraio del 2016, grazie ad una norma inserita nella Finanziaria della Regione ed approvata in commissione. Una norma voluta dai deputati regionali Michele Cimino, Vincenzo Fontana e Giovanni Panepinto che, allora, si fecero promotori dell'emendamento. Da allora, è stato necessario attendere che la norma venisse pubblicata e divenisse, dunque, esecutiva. E poi era, appunto, necessario il passaggio formale della solenne consegna. Nel frattempo, il Parco archeologico ha preso contezza, attraverso tanti sopralluogo tecnici, del tipo di interventi di cui aveva bisogno il Palacongressi ed ha effettuato un preciso inventario. Nel primissimo sopralluogo tecnico, effettuato in maniera congiunta assieme ai responsabili dell'assessorato della Regione, con i tecnici del Genio civile e del Comune, erano emerse le emergenze - e già si conoscevano - delle infiltrazioni d'acqua nello scantinato e quelledalle cupolette di vetro del tetto dove mancano ampi strati di guaina. E' stato, dunque, anche redatto il progetto dei lavori e c'è stata la gara d'appalto. Per riaprire, per intero, la struttura - che fino all'autunno del 2012 ospitava convegni, seminari, workshop, esposizioni e spettacoli teatrali su circa 1.800 metri quadrati, garantendo una capienza globale di 1.400 posti - dovrebbero servire due milioni di euro o poco più. Dopo anni di inutilizzo, soltanto per rendere funzionali gli impianti dovrebbero essere necessari circa 600 mila euro. Per l'esercizio finanziario 2016, il Parco archeologico ha potuto utilizzare il dieci per cento - poco più di 400 mila euro - dei proventi derivanti dai biglietti di ingresso alla Valle dei Templi. Avendo autonomia, il Parco archeologico ha, dunque, potuto utilizzare questo dieci per cento dei proventi derivanti dallo sbigliettamento ed ha potuto programmare gli interventi necessari. Recuperando piano, piano la struttura, si potrà, poi, ad esempio, decidere di affittare le sale del Palacongressi e dunque il Parco riuscirà ad avere le risorse per recuperarlo e renderlo pienamente ed interamente disponibile alla fruizione. Il Palacongressi è chiuso dall'autunno del 2012. Da quel momento in poi le proteste dei cittadini e da parte degli esponenti politici si sono susseguite. Ma senza sortire, almeno fino al febbraio del 2016, alcun risultato. Il Palacongressi del Villaggio Mosè non ha eguali in zona. Una sala congressuale così ampia, con circa mille posti, è a Giardini Naxos, ma è in un albergo privato. (*CR*)