Giornale di Sicilia
Canicattì. Gentiloni e Grasso: «Onore alla memoria; tentano di infangarla»
Danneggiata la stele posta in ricordo di Rosario Livatino
Danneggiata la stele dedicata al giudice Rosario Livatino. Un vile danneggiamento ai danni della stele fatta erigere dai genitori del giudice ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990 alle porte di Agrigento. A fare la scoperta un operaio del consorzio «Empedocle 1» in contrada Gasena che ha subito avvertito i suoi superiori che a loro volta hanno girato la segnalazione ai responsabili delle associazioni «Amici del Giudice Rosario Livatino» e «Tecnopolis » di Canicattì, che da sempre perpetuano il ricordo e fanno memoria del magistrato per il quale è in fase di conclusione la fase diocesana di Canonizzazione. Ignoti con un oggetto pesante, una pietra o un martello, hanno spaccato in due il cerchio su cui c'era scritto «A Rosario Livatino. Magistrato. Martire per la Giustizia. 21.9.1990» facendo saltare il nome del giudice. Nelle prossime ore sarà formalizzata apposita denuncia contro ignoti per «un fatto gravissimo - dicono Valentina Garlandi, Riccardo La Vecchia ed il postulatore don Giuseppe Livatino - che è stato scoperto proprio alla vigilia del venticinquesimo anniversario della strage Borsellino. Se qualcuno pensa di intimorirci si sbaglia. L'esempio di Rosario Livatino andrà avanti anche se disturba qualcuno che per la vigliaccheria dimostrata dovrebbe fare vergognare la mafia». «È un atto vile che non vogliamo inquadrare - dicono ancora i rappresentanti delle associazioni ed il postulatore - non sta a noi. Ci auguriamo solo che non ci sia dietro un insano spirito emulatorio o peggio la mafia. Attendiamo con fiducia l'opera della magistratura e delle forze dell'ordine che come la società civile sana sentiamo sempre vicini». Su Twitter sono intervenuti il presidente del Consiglio e il presidente del Senato. «Onore alla memoria oltraggiata del giudice Livatino. Italia unita alla vigilia dell'anniversario della strage di via D'Amelio». Scrive Paolo Gentiloni e Piero Grasso ha affermato: «Dopo Falcone, Livatino: inutile tentativo di infangare così la memoria e l'esempio di chi ha onorato l'Italia con impegno e coraggio». (*EG*) Enzo Gallo
Fondi europei
Agrigento, incontro dedicato alle imprese
L' Azione 3.5.1 è stata al centro del secondo degli incontri territoriali del PO Fesr 2014-2020. Si tratta di un'azione con la quale si intende favorire la nascita di nuove imprese, prevalentemente nelle aree identificate dalla Strategia Regionale dell'innovazione per la specializzazione intelligente. L'Autorità di Coordinamento dell'Autorità di Gestione, ricordando come il programma sia partito più rapidamente della scorsa programmazione, ha sottolineato che «Il 51% delle risorse disponibili dovrà essere destinato agli obiettivi di ricerca e innovazione, agenda digitale, sostegno alle imprese e sostegno alle politiche energetiche insieme ai trasporti sostenibili. Le Azioni sono state illustrate dal dirigente generale del Dipartimento Attività produttive Alessandro Ferrara e dalle responsabili degli Uffici competenti Elena Balsamo e Maria Brisciana.
La sentenza. Impiegati da 16 anni come personale amministrativo pur avendo un contratto da precari: almeno altri 800 nella stessa situazione, pioggia di ricorsi
Mansioni superiori: Cococo risarciti a Palermo - Palermo
Per 16 anni hanno svolto le mansioni del personale amministrativo nelle segreterie scolastiche pur avendo un contratto da semplici Cococo. Ora il tribunale di Termini Imerese ha riconosciuto che per quel lavoro avevano diritto almeno a una paga adeguata. E così sette precari hanno ottenuto un risarcmento dei danni da 9 mila euro e una somma di circa 16 mila euro che corrisponde alla differenza fra lo stipendio da amministrativo e quello da Cococo. È una sentenza che rischia di trasformarsi nel sassolino che dà vita alla valanga, quella che ha visto la condanna del ministero dell'Università e della Ricerca. I precari che hanno vinto il ricorso sono sette e tutti in servizio a Palermo,ma ci sono altri cento ricorsi analoghi pendenti e almeno altre 800 persone nella stessa situazione lavorativa. È una platea nazionale anche se
per lo più in servizio in Sicilia. Dunque i Cococo che da anni vengono impiegati con mansioni superiori di tipo amministrativo, secondo quanto deciso dai magistrati, hanno diritto a un risarcimento. Non alla stabilizzazione, visto che servirebbe comunque un concorso. Anche se proprio questo è il prossimo passaggio invocato dalla Uil Temp di Palermo che ha sostenuto l'azione giudiziaria dei precari: «Noi speriamo - spiega Maria Tornabene, responsabile del sindacato - che adesso il legislatore prenda atto delle sentenze, adegui i contratti e proceda alle stabilizzazioni». Si tratta di personale entrato nel mondo della scuola alla fine degli anni Ottanta come articolisti e poi trasformato negli anni Novanta in Lsu. Nel 2001 il passaggio allo status di Cococo e da allora questo personale ha avuto ben sedici proroghe contrattuali. E proprio questo ha riconosciuto il tribunale di Termini Imerese: «La reiterazione sistematica dei contratti - legge la Tornabene nella sentenza - non è dipesa da situazioni contingenti bensì da croniche e sistematiche esigenze di servizio testimoniate dalla continuità e regolarità della stipula di nuovi contratti, anno per anno senza soluzione di continuità, che invece di favorire il transito dei Cococo dal bacino degli Lsu alla stabilizzazione si è invece di fatto tradotto nell'instaurazione di rapporti di lavoro subordinato a termine reiterati e privi dei presupposti sostanziali della temporaneità delle esigenze organizzative e produttive, con conseguente stato di precariato continuo». Già un anno fa erano stati accolti i primi 4 ricorsi di altri precari. Dunque il caso si allarga e, almeno per il momento, le sentenze stanno portando
sempre alla condanna del ministero. Gia. Pi.
Ex Provincia, gli impiegati si rivolgono al prefetto
Dichiarato lo stato di agitazione del personale. I sindacati: «Sono stati adottati dei criteri unilaterali calati dal vertice»
Paolo Picone
Dipendenti ex Provincia in «agitazione». È quanto hanno deciso ieri mattina, al termine dell'assemblea organizzata dalla Funzione pubblica Cgil e Uil, (tranne la Cisl che ha sottoscritto la concertazione con il commissario straordinario Giuseppe Marino), gli impiegati dell'ente che contestano il piano di riordino del personale e le decisioni in merito ai trasferimenti da un settore all'altro. Adesso sarà chiesto un incontro con il Prefetto, Nicola Diomede per cercare di dirimere la questione, ma se non si troverà un accordo si andrà allo sciopero. Per la Uil funzione pubblica era presente il segretario Fabrizio Danile. «Uil e Cgil abbiamo deciso lo stato di agitazione del personale - dice Danile - perché al termine dell'assemblea è venuto fuori questo malessere legato alla rideterminazione della pianta organica fatta senza dei criteri oggettivi. È stato deciso anche di impugnare l'atto. Naturalmente sarà chiesto un incontro al Prefetto per cercare una mediazione». Ma cosa non piace i lavoratori dell'atto disposto dal commissario? «Nella sostanza - risponde Danile - sono stati adottati dei criteri unilaterali. Noi avevamo chiesto un incontro al commissario per valutare l'effettiva valutazione del fabbisogno del personale e successivamente, cosa prevista dalla normativa, di attivare la concertazione. Altra cosa legata al procedimento era il rinnovo delle posizioni organizzative, che sono delle indennità che vengono date ai funzionari per svolgere delle mansioni. Che non c'entravano nulla con la discussione dell'atto in questione - aggiunge il segretario della Funzione pubblica Uil. Questo è quello che abbiamo riscontrato, perché l'assegnazione delle risorse per le posizioni organizzative è un costo per la collettività, mentre per quanto riguarda il personale, la ricognizione non andava fatta eventualmente solo su due settori, ma va fatta nell'ambito di tutta la struttura». Poi c'è la vicenda dei 9 uffici periferici, Urp che sono dislocate su tutto il territorio provinciale da Licata a Sciacca, passando per Ribera. È stato deciso di trasferire alcune unità lavorative dagli Urp periferici alla sede centrale del Libero consorzio, ma nessuno si è detto disposto ad accettare il trasferimento. Per cui il commissario Marino ha stabilito di sorteggiare i nominativi dei dipendenti tra trasferire. E lunedì mattina si è svolta la prima «estrazione», in seduta pubblica, del personale dell'Ufficio relazioni con il pubblico di Ribera di pari anzianità, da trasferire negli uffici centrali del Libero consorzio ad Agrigento. In seguito al sorteggio saranno trasferiti, per essere utilizzati in altri settori già individuati dall'Ente, due dipendenti: Chiara Cacioppo e Michele Diecidue. Ma non finisce qui: «Nei prossimi giorni - spiega - no dall'ex Provincia - saranno posti in essere gli altri provvedimenti per potenziare i settori della viabilità, ambiente e polizia provinciale ». «Non capiamo i presupposti normativi del sorteggio - aggiunge il sindacalista della Uil, Fabrizio Danile». Il commissario ha avviato l'iter per ottimizzare l'utilizzo delle risorse umane, sia dei 134 lavoratori a tempo determinato che dei 468 dipendentia tempo indeterminato."Questo percorso - rendono noto dal Libero Consorzio - consentirà una più efficace ricollocazione, riqualificazione del personale e riconversione delle mansioni svolte. Una rimodulazione che servirà a garantire una maggiore funzionalità dei servizi indispensabili offerti all'utenza con una particolare attenzione a quelli relativi alla viabilità, alla polizia, all'ambiente ed alla protezione civile". Contro il provvedimento delcommissario straordinario del Libero consorzio, Giuseppe Marino, ha presentato ricorso al Tar la Cisl Agrigento, con segretario generale della Funzione pubblica Floriana Russo Introito.
Sicilia24h
Scontri e risse tra i dipendenti
dell'ex provincia di Siracusa:
cinque mesi senza stipendio
Come ad Agrigento, ieri mattina, ma
senza alcuna rissa o gesti eclatanti, anche i dipendenti del Libero
Consorzio, ex provincia di Siracusa, hanno dato vita ad una vera e
propria protesta che è sfociata in scontri e risse con
automobilisti. I dipendenti, stanchi di continue promesse hanno
deciso di paralizzare il traffico in uscita dal centro storico,
bloccando Corso Umberto ed impedendo alle auto di transitare. Animi
esasperati dei dipendenti dell'ex provincia e automobilisti
irritati, hanno portato allo scontro fisico, tanto da richiedere
l'intervento della Polizia.
La situazione ha raggiunto il culmine
della sua drammaticità quando due donne ed un uomo, saliti su una
gru montata nel cortile interno di un palazzo in via Malta, uno degli
stabili che ospita gli uffici del Libero Consorzio,hanno minacciando
di farla finita.La protesta di ieri ha visto coinvolti 611
dipendenti, 96 delle società partecipate, esasperati per la grave
situazione economica che stanno vivendo dal momento che non ricevono
lo stipendio da cinque mesi.
L'ex Provincia di Siracusa, rispetto
alle altre della Regione, vive una situazione difficile di quasi
dissesto finanziario.Servono troppi soldi e i sindacati chiedono
l'intervento dello Stato, del prefetto, non più della Regione per
evitare il dissesto: servono 25 milioni circa per arrivare a fine
anno e ne sono stati stanziati 6, ma la situazione critica dell'ente
dipende pure dal prelievo forzoso da Roma.
Sul posto è arrivato il commissario
straordinario Giovanni Arnone che ha tentato un dialogo con i
dipendenti sulla gru. I dipendenti hanno ragione, ha detto Arnone,
preannunciando che oggi alle 17 ci sarà un incontro con il
Presidente della Regione, Rosario Crocetta. Ci sono 26 milioni di
euro che la Regione deve distribuire alle ex Province. Se 15 milioni
venissero destinati solo a Siracusa si eviterebbe il dissesto e
verrebbero pagati tutte le mensilità arretrate, assicurando anche
quelle prossime, ha detto Arnone.
Il deputato Nello Musumeci, leader
dell'opposizione all'Ars, dopo avere incontrato a Siracusa il
commissario della Provincia Giovanni Arnone e una delegazione di
dipendenti provinciali, ha dichiarato:"nei confronti dei
cinquecento dipendenti della Provincia di Siracusa ė stato compiuto
un vero e proprio crimine politico. La più nera delle ingiustizie:
costringerli a lavorare ogni giorno privandoli però dello stipendio
per cinque mesi. Responsabile il governo Crocetta, che continua a
negare a quei lavoratori ciò che invece è stato assicurato a tutti
gli altri loro colleghi siciliani. Il governo dispone oggi di 26
milioni di euro: ne basterebbero 15 per ridare serenità e dignità a
centinaia di famiglie ed impedire il dissesto dell'Ente. Sappiano
il governatore e il prefetto, ma lo sappiano anche i sindacati, che
la esasperazione di quei dipendenti pubblici potrebbe presto
esplodere in una incontenibile protesta sociale. Ed allora ognuno
risponderà delle proprie responsabilità, commissive e omissive."
Il deputato regionale Giambattista
Coltraro, capogruppo all'Ars, è intervenuto sulla clamorosa
protesta dei dipendenti dell' ex provincia regionale di Siracusa.
Ha dichiarato: "Al netto delle varie considerazioni che si stanno
rincorrendo stamattina, dopo che le due dipendenti dell'ex
Provincia si sono arrampicate su una gru per dimostrare il loro
disagio, ritengo che sul piano concreto sia necessario un intervento
straordinario della Regione per salvare centinaia di famiglie che
altrimenti passeranno un'estate di stenti e soprattutto per
bloccare sul nascere un'emergenza sociale che minaccia di creare
problemi anche più gravi per l'ordine pubblico a Siracusa."
In strada, insieme agli altri
dipendenti, il deputato regionale Vincenzo Vinciullo. Servono 15
milioni dei 26 che il Governo regionale dovrebbe distribuire alle ex
Province, ma non c'è certezza sui fondi.
"Piena solidarietà ai tre
dipendenti della provincia di Siracusa che sono addirittura saliti su
una gru per protestare contro la mancata erogazione dei loro
stipendi: sono cinque mesi, infatti, che i 611 dipendenti della
provincia di Siracusa lavorano senza percepire alcun compenso."
Così Michelangelo Librandi, Segretario Generale della Uil-Fpl
Nazionale. La provincia di Siracusa, come molte altre, è in
pre-dissesto finanziario. La dimostrazione chiara di quanto abbiano
inciso negativamente le scellerate scelte politiche adottate in
questi anni, che hanno condotto al collasso queste Istituzioni".
GdS ondine
AGRIGENTO
Altro sfregio contro un simbolo
della lotta alla mafia: danneggiata la stele di Livatino
Danneggiata la stele di Livatino,
Rosario Livatino.
CANICATTI'. E' stata danneggiata la
stele fatta erigere alla periferia di Agrigento dai genitori del
giudice Rosario Livatino, il magistrato ucciso dalla mafia il 21
settembre del 1990. Il monumento si trova nel luogo in cui il
magistrato venne assassinato. A fare la scoperta è stato un operaio
che stava passando e che ha subito segnalato il fatto.
A dare la notizia sono i responsabili
delle associazioni «Amici del Giudice Rosario Livatino» e
«Tecnolpolis» di Canicattì, che da anni organizzano iniziative in
memoria del magistrato per il quale è in corso di chiusura la
Canonizzazione. Secondo i primi accertamenti qualcuno con un oggetto
pesante - una pietra o un martello - ha spaccato in due il cerchio su
cui c'era scritto «A Rosario Livatino...» facendo saltare il nome
del giudice.
Alla vigilia dell'anniversario della
strage di via D'Amelio, la Sicilia rischia così di ripiombare in un
clima cupo di paura che sembra riportare la città indietro di 25
anni. Due atti vandalici nelle scuole di Palermo, pochi giorni fa,
per sfregiare l'immagine di Giovanni Falcone e lanciare un chiaro
messaggio intimidatorio.
Il primo raid con la statua con il
volto del giudice è staccata dal busto e usata come ariete per
rompere il muro dell'istituto. La seconda il ritrovamento di un
uccello con la testa mozzata.
"Abbiamo aperto un'indagine su un
fatto che definisco inquietante. Seguiremo ogni spunto. Certamente
non si può escludere la pista mafiosa". Lo dice il procuratore
di Agrigento Luigi Patronaggio. Sul posto per i rilievi la squadra
mobile e la polizia scientifica.
"Onore alla memoria oltraggiata
del giudice Livatino. Italia unita alla vigilia dell'anniversario
della strage di via D'Amelio". Lo scrive su Twitter il
presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, commentando la notizia del
danneggiamento di una stele in ricordo del magistrato ucciso dalla
mafia.
LA SICILIA
Aula consiliare con vista su nido di
piccioni.
g.s.)
Aula consiliare con vista sul
nido. All'ex Provincia regionale di Agrigento l'aula «Giglia",
gloriosa aula in cui si riuniva il Consiglio provinciale, diventa
luogo adatto per la nidificazione delle colombe. Vuoi grazie al
silenzio che ormai regna in queste sale dopo la mancata riforma degli
enti intermedi, vuoi grazie ad una 'disattenzione" da parte di è
deputato alla gestione degli spazi comuni, ma in una delle finestre
dell'aula, che si affacciano sulla via Gioeni, una famiglia di
piccioni ha fatto il nido e deposto ben 3 uova. Intorno, ovviamente,
un tappeto di guano, leggasi feci di pennuto, che di certo non
costituiscono un elemento di benessere collettivo. Anzi, in linea
teorica questo materiale rischia di essere portatore di diverse
patologie, per IIQR parlare del fatto che le coLombe sono spesso
vittima di parassiti come le zecche dei piccioni, particolarmente
pericolose per l'uomo.
Tutto in un luogo paradossalmente molto
facile da raggiungere (come è possibile vedere dalla foto) da parte
di chi f incaricato di gestire e manutenere i luoghi.
Ribera
Allievi del "Toscanini" alla
Liturgia dei Bambini.
Altra importante iniziativa vedrà
protagonista l'istituto superiore di studi musicali Toscanini di
Ribera, diretto dalla preside Mariangela Longo. A Palermo, presso la
Chiesa S. Francesco Saverio all'Albergheria, a Ballarò, il
prossimo 23 luglio, gli studenti, accompagnati dal maestro Franco
Vito Gaìezza, presenteranno la prima esecuzione assoluta della
'Liturgia dei Bambini". La "Liturgia delle lacrime", con le
musiche di Anton Phibes per coro di voci bianche e femminili,
soprano, pianoforte, sinth e violoncello, è dedicata ai bambini
scomparsi per malattia, ai bambini violentati, ai martoriati dalle
guerre, alle vittime della mafia e tutti colori che sono stati uccisi
ingiustamente. L'iniziativa, che si svolgerà in occasione del XV
Festival "Albert Schweitzer", vedrà la collaborazione
dell'associazione musicale Albert Schweitzer" di Palermo,
dell'associazione culturale "La Cantoria o Campitelli" di Roma
e dell'associazione Libera contro tutte le mafie"All'evento
parteciperanno l'attore Roberto Piparo. voce narrante. i so i
maestri Franco Gaiezza al pianoforte e Ines Tuttolomondo alle
tastiere. Klizia Prestia e Martina Coppola. Soprano, Giuseppe
Michelangelo Infantino tenore, Mariagrazia Caltagirone voce bianca,
Michele Ciringione al contrabbasso, Salvatore Garbo alle percussioni
e organo, Vincenzo Alessia al sìnth. Egidio Eronico al violoncello,
e I coro d voci bianche del conservatorio diretto dalla maestra
Grazia Maria Russo, La realizzazione della composizione ha molteplici
finalità: la formazione dì un coro di ragazzi interni ed esterni
all'istituto e la realizzazione di un DVD della liturgia, con lo
scopo di raccogliere fondi per la onlus di Palermo.
EMANUELA MINIO
Ridistribuzione, scoppia la guerra.
Il personale del Libero Consorzio
fra Comuni contesta il provvedimento del commissario che dispone il
loro trasferimento e si riunisce in assemblea proclamando lo stato di
agitazione.
I dipendenti del Libero Consorzio di
Agrigento in stato di agitazione contro il provvedimento di
ridistribuzione dei lavoratori in servizio negli Urp decentrati per
la loro assegnazione a settori operativi come Polizia provinciale
Ambiente e Viabilità.
La scelta della linea dura è stata
presa ieri mattina al termine di una partecipata assemblea (un
centinaio di persone a fronte di oltre 600 dipendenti) convocata da
Uil e Cgil per decidere il da farsi adesso che i provvedimenti di
trasferimento sono praticamente in Corso.
Proprio la tardività con la quale si è
addivenuti alla convocazione dell'assemblea e alla concretizzazione
di misure di lotta è una delle accuse rivolte a sindacati e rsu, con
i rappresentanti delle sigle che tuttavia hanno spiegato di non
essere stati formalmente convocati dal commissario per la
contrattazione sul tema, i presenti hanno semmai raccontato di aver
avuto rassicurazioni durante un incontro, al termine del quale però
si è scoperto non fosse stato redatto alcun verbale. Le
contestazioni nei confronti del provvedimento del commissario Marino
(per quanto nessuno critichi la volontà di un'azione del
personale) sono numerose: si va dall'assenza del parere da parte
dei dirigenti sulla regolarità tecnica e contabile (alcuni hanno
detto i sindacalisti hanno verbalmente annunciato il loro parere
negativo, ma ancora nulla è stato formalizzato per iscritto), a
presunte violazioni degli obblighi contrattuali. Tutti punti che,
presa atto della volontà dei dipendenti, si trasformeranno in un
ricorso al giudice del Lavoro per ottenere la sospensiva del
provvedimento che, va ricordato, in questa fase sta riguardando il
personale a tempo determinato dislocato negli uffici per le relazioni
con il pubblico della provincia, il 10% in totale del personale in
servizio in tutto l'Ente. Personale che è stato selezionato,
stando alla versione attuale della delibera commissariale, senza
inserire tra i parametri di scelta l'età anagrafica dei
lavoratori, con la conseguenza che nei giorni scorsi si è dovuto
sorteggiare il personale con pari punteggio. Una "tombola"
tragica, dato che per gioco del destino sono stati scelti i
lavoratori più anziani, ovvero 63 e 66 anni.
Il ricorso alle vie legali, comunque, è
solo un passo successivo rispetto alla più diretta proclamazione
dello stato di agitazione, che vedrà la convocazione di un tavolo in
Prefettura con il commissario e i dirigenti dell'Ente.
Su un percorso uguale, ma parallelo sta
agendo la Cisl, che ha annunciato di aver presentato ricorso al
Tribunale amministrativo regionale per sospendere il provvedimento
commissariale. L'assenza della sigla sindacale è stato dovuto ad
una vera e proprio frattura del fronte con gli altri due sindacati
confederali.
A pesare, tra te altre cose, alcune
dichiarazioni rilasciate alla stampa e poi parzialmente rettificate
alle quali, durante l'assemblea, si è più volte fatto
riferimento. Dal suo punto di vista il commissario Marino non sembra
intenzionato a retrocedere di un passo da quello che lui ha definito
un provvedimento di logica "manageriale" rispetto ad un "abnorme"
numero di dipendenti dell'Ente e servizi oggi scoperti in termini
di risorse umane.
G.SCH.