LAREPUBBLICA.IT
Ars,
si salva Riscossione Sicilia, "liquidato" solo Fiumefreddo
Doveva essere una legge
per mandare in archivio Riscossione Sicilia, e invece al momento
archivia soltanto il suo amministratore, Antonio Fiumefreddo. Per
tutto il resto, dopo una lunga trattativa, l'Ars sceglie di aspettare
fino all'anno prossimo: se infatti ieri l'Assemblea regionale ha
deciso di liquidare l'azienda che si occupa delle cartelle
esattoriali in Sicilia, prima di sciogliere la società bisognerà
trattare con il ministero dell'Economia per stabilire la sorte dei
dipendenti, che in un primo momento si era ipotizzato di trasferire
all'ex Equitalia. Nel frattempo, almeno sulla carta, una nuova legge
può ovviamente decidere di andare in direzione opposta.
Fiumefreddo
alla porta
L'anno prossimo, d'altro
canto, il Parlamento avrà una composizione diversa. E uno degli
schieramenti che si candidano a guidare la Sicilia, il Movimento 5
Stelle, in Aula ha sollevato veementi proteste contro la liquidazione
dell'azienda. Fiumefreddo, del resto, nei mesi scorsi si era fatto
vedere al fianco dei deputati grillini per un'iniziativa di
compensazione dei crediti delle imprese nei confronti dell'Erario, e
in tempi abbastanza recenti aveva dichiarato la propria simpatia per
il M5S, pur fondando poi un altro movimento. Peccato, però, che i
grillini avessero proposto anche un emendamento per lo scioglimento
della società: "Era solo un piano B", si giustificherà in
Aula la deputata catanese Angela Foti. Alla fine, comunque, la
proposta di liquidare la società passa nonostante la posizione
contraria del presidente della Regione Rosario Crocetta, e a farne le
spese è solo Fiumefreddo: dall'1 ottobre a guidare l'azienda sarà
un consiglio di amministrazione composto da tre persone scelte dal
governatore. Con un solo criterio: i consiglieri non dovranno avere
amministrato Riscossione negli ultimi cinque anni. Un modo fin troppo
esplicito per mettere Fiumefreddo alla porta.
In compenso scatta
quello che di fatto è un blocco delle assunzioni nell'azienda:
saranno salvi, e potranno transitare nella società individuata
d'accordo con il ministero dell'Economia, soltanto i dipendenti
assunti entro il 2016. "Il Parlamento - commenta però Crocetta
- liquida così una società che per la prima volta dopo anni ha
presentato un bilancio non in perdita".
Ecco i soldi per
gli sportellisti
In mattinata, però, il
primo incidente si era verificato sugli ex "sportellisti"
della Formazione professionale, che protestano da giorni davanti al
Parlamento. Martedì la proposta di stanziare 10 milioni per dare un
lavoro a 1.700 operatori non era stata neanche messa ai voti, ma ieri
i deputati ci hanno riprovato: stavolta la soluzione è spalmare nei
prossimi anni otto milioni di debiti contratti dall'Eas, e girare
quei soldi agli sportellisti. Lo stesso articolo permette all'Ente
acquedotti di cedere le reti ai Comuni e avviarsi così verso la
chiusura, girando il personale all'Ente sviluppo agricolo.
Licata, cacciato il
sindaco anti-abusivismo edilizio
"Credo che abbiano i
numeri per sfiduciare". Alle otto di sera di quello che è stato
il suo ultimo giorno da sindaco, nell'aula del consiglio comunale di
Licata, Angelo Cambiano, il sindaco "demolitore", come lo
hanno ribattezzato per la sua fermezza nel far abbattere case e ville
dei suoi concittadini che sentenze ormai definitive hanno giudicato
abusive, aveva già capito come sarebbe finita. Tre ore e mezzo dopo,
il Consiglio comunale di Licata lo ha sfiduciato con 21 voti, uno in
più dei 20 che servivano. Cambiano ha pagato cosi la sua
lotta alle case abusive che da decenni occupano la fascia entro i 150
metri del litorale di Licata. "Mi accusano di non aver fatto
arrivare al Comune risorse e finanziamenti, ma non è vero perché ho
portato oltre 52 milioni di euro. Il vero motivo lo sanno tutti, qual
è ma non hanno il coraggio di dirlo. Io me ne torno al mio mestiere
di insegnante di matematica, ma la politica qui dovrà assumersi le
sue responsabilità: quella di dire alla gente che un sindaco che fa
niente di più che il suo dovere viene cacciato meno di due anni dopo
l'inizio del suo mandato". Sedici i consiglieri che avevano
sottoscritto la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco
espressione di una lista civica di sinistra, venti i voti necessari
per far passare la sfiducia, ventuno quelli che hanno defenestrato il
sindaco che, dopo gli incendi di due case di famiglia, minacce e
intimidazioni, vive sotto scorta. Cambiano ha già fatto sapere che
impugnerà l'atto perché "le motivazioni riportate nella
mozione sono solo bugie". Nei giorni scorsi anche Ficarra&Picone
erano intervenuti a favore del sindaco, con un tweet, in cui lo hanno
paragonato al sindaco protagonista del loro ultimo film, 'L'Ora
Legale'. "Il film 'L'ora legale' sembra rappresentare
correttamente l' attuale società, questo con sincero dispiacere...".
E' soltanto uno dei post pubblicati sulla pagina di Facebook di
Angelo Cambiano. A paragonare su Facebook la vicenda di Cambiano
all'ultimo film di Ficarra&Picone è Marco Bartolomeo. Sui
social, dalla notte scorsa, sono tanti i post di cittadini
dispiaciuti per la sfiducia. Giusi Castrogiovanni scrive: "Il
tornaconto politico ha vinto sul bene di Licata. Esprimo tutta la mia
solidarietà al sindaco e non ho nessun problema a dichiarare che per
me Angelo Cambiano è stato il miglior sindaco di Licata degli ultimi
20 anni. Io non devo rendere conto a nessuno delle mie affermazioni o
azioni, non so se chi ha votato la sfiducia può affermare di essere
parimenti libero". Antonio Cammarata scrive lapidario:
"Paese di ignoranti
e raccomandati. Siamo abusivi e resteremo abusivi. E devo sentir
parlare persone che non sanno nemmeno cosa significhi. Grazie di
tutto". Mentre Carmelo Professo dice: "Grazie sindaco, non
è colpa sua se molti vogliono rimanere nel 1800". Paola
Giovanni invece spiega: "Adesso tra qualche mese ci saranno le
solite pecore in cerca di voti. Fate schifo. Stima per Angelo
Cambiano che ha fatto di tutto per migliorare la nostra città".
Gds.it
VISITE FISCALI NEGLI
ENTI PUBBLICI. SI CAMBIA DAL 1 SETTEMBRE
Dal primo settembre,
come prevede la riforma della Pubblica amministrazione, «entrerà in
vigore il 'Polo unico per le visite fiscali', con
l'attribuzione all'Inps «della competenza esclusiva ad
effettuare visite mediche di controllo» sulle assenze per
malattia, anche per i pubblici. A comunicarlo è proprio l'Istituto
di previdenza, in un documento del dg, Gabriella Di Michele. In
attesa delle convenzioni con i medici e «dell'armonizzazione della
disciplina dei settori pubblico e privato», «si forniscono le prime
indicazioni» per un'attuazione «tempestiva». Soluzioni per una
prima applicazione «sperimentale». L'Inps ha individuato «le
categorie di amministrazioni e dipendenti pubblici rientranti
nell'ambito di applicazione della normativa sul Polo unico» per le
visite fiscali, ovvero gli accertamenti sulle assenze per malattia.
"Salvo diverso orientamento ministeriale», sono
incluse «tutte le amministrazioni dello Stato», comprese
le scuole di ogni ordine e grado, le Regioni, le Province, i Comuni,
le università, le Camere di commercio, le aziende e gli enti del
servizio sanitario nazionale, le agenzie. Si intendono anche, precisa
l'Inps, tutte le Regioni e Province a statuto speciale, non esclusa
la Regione siciliana». E ancora il polo unico investe chi lavoro
nelle Autorità indipendenti, comprese «la Consob e la Banca
d'Italia, nonché il personale delle Università non statali
legalmente riconosciute». Non rientrano, invece, per
«esplicita previsione legislativa», il personale delle Forze armate
e dei corpi armati dello Stato e del corpo nazionale dei vigili del
fuoco». L'Istituto specifica che «restano inoltre esclusi
dalla applicazione della normativa gli enti pubblici economici, gli
enti morali, le aziende speciali».
Camere
di commercio Sud-Est in Sicilia, via libera all'accorpamento
Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda
ha firmato il decreto di accorpamento delle Camere di Commercio di
Catania, Ragusa e Siracusa che da mesi per una serie di ricorsi e
controricorsi delle associazioni di categoria aspettava di essere
ratificata. Ora si dovrà insediare il nuovo consiglio camerale della
nuova Camera di Commercio e toccherà all'assessore regionale alle
Attività Produttive Mariella Lo Bello procedere alla convocazione.
Il candidato alla presidenza della Super Camera di Commercio è
Pietro Agen.
Ilfattoquotidiano.it
Lampedusa,
a sorpresa il governo torna a battere cassa: vuole le tasse degli
ultimi 7 anni. Il sindaco: "Pronti alle barricate"
Dovranno presentare le ultime sette dichiarazioni
dei redditi. E a un certo punto dovranno quindi pagare le
tasse che per sette anni il governo aveva congelato:
tutte insieme, tutte in una volta. O al massimo con una
rateizzazione. È una tegola pesante quella che rischia di cadere
sulla testa degli abitanti di Lampedusa. Una tegola
che probabilmente molti cittadini dell'isola più a Sud d'Europa
ignorano. Distratti dal mare cristallino e da una stagione turistica
finalmente tornata agli splendori di un tempo, non si saranno accorti
di un provvedimento pubblicato il 7 agosto sul sito dell'Agenzia
delle Entrate. Un documento con cui il direttore Ernesto
Maria Ruffini dispone entro il 31 gennaio del 2018 la
"ripresa degli adempimenti tributari, diversi dai
versamenti, non eseguiti per effetto delle disposizioni emanate in
seguito all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi
del Nord Africa nell'isola di Lampedusa".Era uno
dei cosiddetti risarcimenti concessi da Roma agli
abitanti dell'isola siciliana, nel 2011 unico punto d'arrivo dei
migranti in fuga da Libia e Tunisia.
In quei mesi migliaia di profughi sfuggiti dalle conseguenze della
Primavera Araba approdavano sulle coste lampedusane
a ritmo continuo. Una situazione caotica che aveva praticamente
cancellato la stagione turistica locale, di gran lunga prima fonte di
reddito per i lampedusani. Per questo motivo l'allora presidente
del consiglio Silvio Berlusconi aveva concesso la
sospensione delle imposte ai cittadini dell'isola per un
anno. Una sospensione che negli anni è stata poi
rinnovata con appositi emendamenti inseriti nei vari decreti
milleproroghe: ogni dicembre l'Agenzia delle
Entrate si preparava a riscuotere ma da Roma posticipavano la
moratoria con norme ad hoc inserite nelle leggi di Bilancio. L'ultima
scadenza era fissata per il 15 dicembre del 2016. Sono i giorni
convulsi successivi alla vittoria del No al
referendum costituzionale, con Matteo Renzi
che si dimette da premier ma solo dopo aver portato in Parlamento la
legge di Bilancio. Che per la prima volta non contiene alcun
emendamento sulle tasse dei lampedusani. Poco male, però. Basterà
aspettare l'arrivo del nuovo governo di Paolo Gentiloni
e la conversione in legge del decreto Minniti
dell'aprile scorso. Al Senato, infatti, un
maxiemendamento del governo inserisce l'agognata norma nel
provvedimento. "In considerazione del permanente stato di crisi
nell'isola di Lampedusa, il termine della sospensione degli
adempimenti e dei versamenti dei tributi è prorogato al 15
dicembre 2017. Gli adempimenti tributari di cui al periodo
precedente, diversi dai versamenti sono effettuati con le modalità e
con i termini stabiliti con provvedimento del direttore dell'Agenzia
delle Entrate", recita l'emendamento presentato in commissione
Affari costituzionali dal senatore Bruno
Mancuso e poi recepito nel maxi testo del governo. "È
stata un'iniziativa di noi senatori siciliani di Ap
e del Pd per aiutare i lampedusani", dice il
parlamentare alfaniano, che non è a conoscenza del provvedimento
dell'Agenzia delle Entrate arrivato questa volta a sorpresa in
piena estate. "Onestamente - ammette - non ho notizia di questa
disposizione anche perché mancano cinque mesi alla scadenza
dell'ultima proroga: certo proveremo ad attivarci con una qualche
interrogazione. Il tempo c'è tutto". Chi invece conosce molto
bene la vicenda è Totò Martello, albergatore e
sindaco di Lampedusa dal giugno scorso. "Subito
dopo la mia elezione - racconta - ho chiesto un incontro al
viceministro delle Finanze, Enrico Morando, per
provare a risolvere questa situazione che si trascina ormai da anni:
ho provato ad ottenere una cancellazione anche
parziale o uno sgravio ma il governo sembra disposto a concedere
soltanto una rateizzazione". A Lampedusa, in
pratica, l'esecutivo è tornato a battere cassa all'improvviso dopo
sette anni di proroghe. "Una situazione davvero incredibile -
dice il primo cittadino - Come incredibile è l'atteggiamento
dell'Agenzia delle Entrate nei nostri confronti. Chiederò un altro
incontro per capire se è normale questo accanimento
ma spero che il governo trovi una soluzione altrimenti è chiaro che
qui siamo pronti ad azioni eclatanti. Nel resto
d'Italia devono capire che i lampedusani non hanno pagato le tasse,
non perché sono speciali: qui la crisi del settore
turistico è durata per tre anni dopo la Primavera Araba. E non è
che quando uno riprende a lavorare, riparte di nuovo ai livelli
precedenti: è impossibile pensare che i lampedusani paghino le tasse
degli ultimi 7 anni". Ma come mai il governo si è svegliato ad
agosto per chiedere agli abitanti dell'isola gli ultimi sette anni
di tributi? A Lampedusa circola una ricostruzione
puramente politica dei fatti. Una sorta di retroscena che collega
l'emendamento del governo al decreto Minniti - con il quale viene
concessa l'ultima proroga - alle elezioni amministrative del
giugno scorso. È il turno elettorale in cui la sindaca uscente,
Giusi Nicolini, vicinissima a Matteo Renzi
e componente della direzione nazionale del Pd, viene
sconfitta a sorpresa da Martello, ex comunista ed ex bersaniano, ora
sostenuto da una lista civica appoggiata da pescatori e albergatori.
Insomma l'ennesima sospensione dei tributi era una sorta di favore
alla Nicolini, premiata dall'Unesco, considerata
un simbolo dell'accoglienza dal segretario dem che
se l'è portata persino a cena da Barack Obama
alla Casa Bianca. Poi, dopo la sconfitta alle
amministrative, ecco che da Roma si sono ricordati delle tasse di
Lampedusa addirittura in un lunedì d'agosto: una vera e propria
bastonata per il nuovo sindaco Martello, acerrimo nemico
dell'ex sindaca.
"Beh, è chiaro che una ricostruzione del genere non posso
essere certo io a smentirla", dice il neo primo
cittadino, eletto dopo una campagna elettorale dai toni molto simili
a quelli di una faida locale: da una parte i sostenitori di Nicolini,
dall'altra i suoi detrattori a darsele di santa ragione. E anche
ora che i lampedusani hanno votato, la guerra intestina che
contrappone le due anime dell'isola non può certo dirsi conclusa.
"Non si riesce a capire che fine abbiano fatto i 26 milioni
di euro che avrebbe concesso il governo di Silvio
Berlusconi: ho scritto una lettera al dirigente per capirlo.
Idem per i 20 milioni del Cipe quando il premier era
Enrico Letta: risultano impegnati solo 500 mila euro
per uno studio del ministero, ma non c'è nessun progetto
esecutivo. E poi ovviamente le consulenze", si lamenta
Martello. Che al suo ingresso in municipio racconta di aver
trovato una sorpresa: "Tutti i computer dello staff del sindaco
erano stati formattati: dentro non c'era più nulla". Insomma
oltre alle tasse degli ultimi sette anni i lampedusani hanno anche
altri problemi.