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rassegna stampa del 10 agosto 2017

LAREPUBBLICA.IT

Ars, si salva Riscossione Sicilia, "liquidato" solo Fiumefreddo

Doveva essere una legge per mandare in archivio Riscossione Sicilia, e invece al momento archivia soltanto il suo amministratore, Antonio Fiumefreddo. Per tutto il resto, dopo una lunga trattativa, l'Ars sceglie di aspettare fino all'anno prossimo: se infatti ieri l'Assemblea regionale ha deciso di liquidare l'azienda che si occupa delle cartelle esattoriali in Sicilia, prima di sciogliere la società bisognerà trattare con il ministero dell'Economia per stabilire la sorte dei dipendenti, che in un primo momento si era ipotizzato di trasferire all'ex Equitalia. Nel frattempo, almeno sulla carta, una nuova legge può ovviamente decidere di andare in direzione opposta.
Fiumefreddo alla porta L'anno prossimo, d'altro canto, il Parlamento avrà una composizione diversa. E uno degli schieramenti che si candidano a guidare la Sicilia, il Movimento 5 Stelle, in Aula ha sollevato veementi proteste contro la liquidazione dell'azienda. Fiumefreddo, del resto, nei mesi scorsi si era fatto vedere al fianco dei deputati grillini per un'iniziativa di compensazione dei crediti delle imprese nei confronti dell'Erario, e in tempi abbastanza recenti aveva dichiarato la propria simpatia per il M5S, pur fondando poi un altro movimento. Peccato, però, che i grillini avessero proposto anche un emendamento per lo scioglimento della società: "Era solo un piano B", si giustificherà in Aula la deputata catanese Angela Foti. Alla fine, comunque, la proposta di liquidare la società passa nonostante la posizione contraria del presidente della Regione Rosario Crocetta, e a farne le spese è solo Fiumefreddo: dall'1 ottobre a guidare l'azienda sarà un consiglio di amministrazione composto da tre persone scelte dal governatore. Con un solo criterio: i consiglieri non dovranno avere amministrato Riscossione negli ultimi cinque anni. Un modo fin troppo esplicito per mettere Fiumefreddo alla porta.
In compenso scatta quello che di fatto è un blocco delle assunzioni nell'azienda: saranno salvi, e potranno transitare nella società individuata d'accordo con il ministero dell'Economia, soltanto i dipendenti assunti entro il 2016. "Il Parlamento - commenta però Crocetta - liquida così una società che per la prima volta dopo anni ha presentato un bilancio non in perdita". Ecco i soldi per gli sportellisti In mattinata, però, il primo incidente si era verificato sugli ex "sportellisti" della Formazione professionale, che protestano da giorni davanti al Parlamento. Martedì la proposta di stanziare 10 milioni per dare un lavoro a 1.700 operatori non era stata neanche messa ai voti, ma ieri i deputati ci hanno riprovato: stavolta la soluzione è spalmare nei prossimi anni otto milioni di debiti contratti dall'Eas, e girare quei soldi agli sportellisti. Lo stesso articolo permette all'Ente acquedotti di cedere le reti ai Comuni e avviarsi così verso la chiusura, girando il personale all'Ente sviluppo agricolo.

Licata, cacciato il sindaco anti-abusivismo edilizio

"Credo che abbiano i numeri per sfiduciare". Alle otto di sera di quello che è stato il suo ultimo giorno da sindaco, nell'aula del consiglio comunale di Licata, Angelo Cambiano, il sindaco "demolitore", come lo hanno ribattezzato per la sua fermezza nel far abbattere case e ville dei suoi concittadini che sentenze ormai definitive hanno giudicato abusive, aveva già capito come sarebbe finita. Tre ore e mezzo dopo, il Consiglio comunale di Licata lo ha sfiduciato con 21 voti, uno in più  dei 20 che servivano. Cambiano ha pagato cosi la sua lotta alle case abusive che da decenni occupano la fascia entro i 150 metri del litorale di Licata. "Mi accusano di non aver fatto arrivare al Comune risorse e finanziamenti, ma non è vero perché ho portato oltre 52 milioni di euro. Il vero motivo lo sanno tutti, qual è ma non hanno il coraggio di dirlo. Io me ne torno al mio mestiere di insegnante di matematica, ma la politica qui dovrà assumersi le sue responsabilità: quella di dire alla gente che un sindaco che fa niente di più che il suo dovere viene cacciato meno di due anni dopo l'inizio del suo mandato". Sedici i consiglieri che avevano sottoscritto la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco espressione di una lista civica di sinistra, venti i voti necessari per far passare la sfiducia, ventuno quelli che hanno defenestrato il sindaco che, dopo gli incendi di due case di famiglia, minacce e intimidazioni, vive sotto scorta. Cambiano ha già fatto sapere che impugnerà l'atto perché "le motivazioni riportate nella mozione sono solo bugie". Nei giorni scorsi anche Ficarra&Picone erano intervenuti a favore del sindaco, con un tweet, in cui lo hanno paragonato al sindaco protagonista del loro ultimo film, 'L'Ora Legale'. "Il film 'L'ora legale' sembra rappresentare correttamente l' attuale società, questo con sincero dispiacere...". E' soltanto uno dei post pubblicati sulla pagina di Facebook di Angelo Cambiano. A paragonare su Facebook la vicenda di Cambiano all'ultimo film di Ficarra&Picone è Marco Bartolomeo. Sui social, dalla notte scorsa, sono tanti i post di cittadini dispiaciuti per la sfiducia. Giusi Castrogiovanni scrive: "Il tornaconto politico ha vinto sul bene di Licata. Esprimo tutta la mia solidarietà al sindaco e non ho nessun problema a dichiarare che per me Angelo Cambiano è stato il miglior sindaco di Licata degli ultimi 20 anni. Io non devo rendere conto a nessuno delle mie affermazioni o azioni, non so se chi ha votato la sfiducia può affermare di essere parimenti libero". Antonio Cammarata scrive lapidario: "Paese di ignoranti e raccomandati. Siamo abusivi e resteremo abusivi. E devo sentir parlare persone che non sanno nemmeno cosa significhi. Grazie di tutto". Mentre Carmelo Professo dice: "Grazie sindaco, non è colpa sua se molti vogliono rimanere nel 1800". Paola Giovanni invece spiega: "Adesso tra qualche mese ci saranno le solite pecore in cerca di voti. Fate schifo. Stima per Angelo Cambiano che ha fatto di tutto per migliorare la nostra città".

Gds.it

VISITE FISCALI NEGLI ENTI PUBBLICI. SI CAMBIA DAL 1 SETTEMBRE

Dal primo settembre, come prevede la riforma della Pubblica amministrazione, «entrerà in vigore il 'Polo unico per le visite fiscali', con l'attribuzione all'Inps «della competenza esclusiva ad effettuare visite mediche di controllo» sulle assenze per malattia, anche per i pubblici. A comunicarlo è proprio l'Istituto di previdenza, in un documento del dg, Gabriella Di Michele. In attesa delle convenzioni con i medici e «dell'armonizzazione della disciplina dei settori pubblico e privato», «si forniscono le prime indicazioni» per un'attuazione «tempestiva». Soluzioni per una prima applicazione «sperimentale». L'Inps ha individuato «le categorie di amministrazioni e dipendenti pubblici rientranti nell'ambito di applicazione della normativa sul Polo unico» per le visite fiscali, ovvero gli accertamenti sulle assenze per malattia. "Salvo diverso orientamento ministeriale», sono incluse «tutte le amministrazioni dello Stato», comprese le scuole di ogni ordine e grado, le Regioni, le Province, i Comuni, le università, le Camere di commercio, le aziende e gli enti del servizio sanitario nazionale, le agenzie. Si intendono anche, precisa l'Inps, tutte le Regioni e Province a statuto speciale, non esclusa la Regione siciliana». E ancora il polo unico investe chi lavoro nelle Autorità indipendenti, comprese «la Consob e la Banca d'Italia, nonché il personale delle Università non statali legalmente riconosciute». Non rientrano, invece, per «esplicita previsione legislativa», il personale delle Forze armate e dei corpi armati dello Stato e del corpo nazionale dei vigili del fuoco». L'Istituto specifica che «restano inoltre esclusi dalla applicazione della normativa gli enti pubblici economici, gli enti morali, le aziende speciali».

Camere di commercio Sud-Est in Sicilia, via libera all'accorpamento

Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha firmato il decreto di accorpamento delle Camere di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa che da mesi per una serie di ricorsi e controricorsi delle associazioni di categoria aspettava di essere ratificata. Ora si dovrà insediare il nuovo consiglio camerale della nuova Camera di Commercio e toccherà all'assessore regionale alle Attività Produttive Mariella Lo Bello procedere alla convocazione. Il candidato alla presidenza della Super Camera di Commercio è Pietro Agen.


Ilfattoquotidiano.it
Lampedusa, a sorpresa il governo torna a battere cassa: vuole le tasse degli ultimi 7 anni. Il sindaco: "Pronti alle barricate"

Dovranno presentare le ultime sette dichiarazioni dei redditi. E a un certo punto dovranno quindi pagare le tasse che per sette anni il governo aveva congelato: tutte insieme, tutte in una volta. O al massimo con una rateizzazione. È una tegola pesante quella che rischia di cadere sulla testa degli abitanti di Lampedusa. Una tegola che probabilmente molti cittadini dell'isola più a Sud d'Europa ignorano. Distratti dal mare cristallino e da una stagione turistica finalmente tornata agli splendori di un tempo, non si saranno accorti di un provvedimento pubblicato il 7 agosto sul sito dell'Agenzia delle Entrate. Un documento con cui il direttore Ernesto Maria Ruffini dispone entro il 31 gennaio del 2018 la "ripresa degli adempimenti tributari, diversi dai versamenti, non eseguiti per effetto delle disposizioni emanate in seguito all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa nell'isola di Lampedusa".Era uno dei cosiddetti risarcimenti concessi da Roma agli abitanti dell'isola siciliana, nel 2011 unico punto d'arrivo dei migranti in fuga da Libia e Tunisia. In quei mesi migliaia di profughi sfuggiti dalle conseguenze della Primavera Araba approdavano sulle coste lampedusane a ritmo continuo. Una situazione caotica che aveva praticamente cancellato la stagione turistica locale, di gran lunga prima fonte di reddito per i lampedusani. Per questo motivo l'allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi aveva concesso la sospensione delle imposte ai cittadini dell'isola per un anno. Una sospensione che negli anni è stata poi rinnovata con appositi emendamenti inseriti nei vari decreti milleproroghe: ogni dicembre l'Agenzia delle Entrate si preparava a riscuotere ma da Roma posticipavano la moratoria con norme ad hoc inserite nelle leggi di Bilancio. L'ultima scadenza era fissata per il 15 dicembre del 2016. Sono i giorni convulsi successivi alla vittoria del No al referendum costituzionale, con Matteo Renzi che si dimette da premier ma solo dopo aver portato in Parlamento la legge di Bilancio. Che per la prima volta non contiene alcun emendamento sulle tasse dei lampedusani. Poco male, però. Basterà aspettare l'arrivo del nuovo governo di Paolo Gentiloni e la conversione in legge del decreto Minniti dell'aprile scorso. Al Senato, infatti, un maxiemendamento del governo inserisce l'agognata norma nel provvedimento. "In considerazione del permanente stato di crisi nell'isola di Lampedusa, il termine della sospensione degli adempimenti e dei versamenti dei tributi è prorogato al 15 dicembre 2017. Gli adempimenti tributari di cui al periodo precedente, diversi dai versamenti sono effettuati con le modalità e con i termini stabiliti con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle Entrate", recita l'emendamento presentato in commissione Affari costituzionali dal senatore Bruno Mancuso e poi recepito nel maxi testo del governo.  "È stata un'iniziativa di noi senatori siciliani di Ap e del Pd per aiutare i lampedusani", dice il parlamentare alfaniano, che non è a conoscenza del provvedimento dell'Agenzia delle Entrate arrivato questa volta a sorpresa in piena estate. "Onestamente - ammette - non ho notizia di questa disposizione anche perché mancano cinque mesi alla scadenza dell'ultima proroga: certo proveremo ad attivarci con una qualche interrogazione. Il tempo c'è tutto". Chi invece conosce molto bene la vicenda è Totò Martello, albergatore e sindaco di Lampedusa dal giugno scorso. "Subito dopo la mia elezione - racconta - ho chiesto un incontro al viceministro delle Finanze, Enrico Morando, per provare a risolvere questa situazione che si trascina ormai da anni: ho provato ad ottenere una cancellazione anche parziale o uno sgravio ma il governo sembra disposto a concedere soltanto una rateizzazione". A Lampedusa, in pratica, l'esecutivo è tornato a battere cassa all'improvviso dopo sette anni di proroghe. "Una situazione davvero incredibile - dice il primo cittadino -  Come incredibile è l'atteggiamento dell'Agenzia delle Entrate nei nostri confronti. Chiederò un altro incontro per capire se è normale questo accanimento ma spero che il governo trovi una soluzione altrimenti è chiaro che qui siamo pronti ad azioni eclatanti. Nel resto d'Italia devono capire che i lampedusani non hanno pagato le tasse, non perché sono speciali: qui la crisi del settore turistico è durata per tre anni dopo la Primavera Araba. E non è che quando uno riprende a lavorare, riparte di nuovo ai livelli precedenti: è impossibile pensare che i lampedusani paghino le tasse degli ultimi 7 anni". Ma come mai il governo si è svegliato ad agosto per chiedere agli abitanti dell'isola gli ultimi sette anni di tributi? A Lampedusa circola una ricostruzione puramente politica dei fatti. Una sorta di retroscena che collega l'emendamento del governo al decreto Minniti - con il quale viene concessa l'ultima proroga - alle elezioni amministrative del giugno scorso. È il turno elettorale in cui la sindaca uscente, Giusi Nicolini, vicinissima a Matteo Renzi e componente della direzione nazionale del Pd, viene sconfitta a sorpresa da Martello, ex comunista ed ex bersaniano, ora sostenuto da una lista civica appoggiata da pescatori e albergatori. Insomma l'ennesima sospensione dei tributi era una sorta di favore alla Nicolini, premiata dall'Unesco, considerata un simbolo dell'accoglienza dal segretario dem che se l'è portata persino a cena da Barack Obama alla Casa Bianca. Poi, dopo la sconfitta alle amministrative, ecco che da Roma si sono ricordati delle tasse di Lampedusa addirittura in un lunedì d'agosto: una vera e propria bastonata per il nuovo sindaco Martello, acerrimo nemico dell'ex sindaca. "Beh, è chiaro che una ricostruzione del genere non posso essere certo io a smentirla", dice il neo primo cittadino, eletto dopo una campagna elettorale dai toni molto simili a quelli di una faida locale: da una parte i sostenitori di Nicolini, dall'altra i suoi detrattori a darsele di santa ragione. E anche ora che i lampedusani hanno votato, la guerra intestina che contrappone le due anime dell'isola non può certo dirsi conclusa. "Non si riesce a capire che fine abbiano fatto i 26 milioni di euro che avrebbe concesso il governo di Silvio Berlusconi: ho scritto una lettera al dirigente per capirlo. Idem per i 20 milioni del Cipe quando il premier era Enrico Letta: risultano impegnati solo 500 mila euro per uno studio del ministero, ma non c'è nessun progetto esecutivo. E poi  ovviamente le consulenze", si lamenta Martello. Che al suo ingresso in municipio racconta di aver trovato una sorpresa: "Tutti i computer dello staff del sindaco erano stati formattati: dentro non c'era più nulla". Insomma oltre alle tasse degli ultimi sette anni i lampedusani hanno anche altri problemi.

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