Corriere.it
Sicilia,
tornano le Province(ma le chiamano «liberi consorzi»)
Ripristinate
anche le indennità
A volte ritornano. E poco importa se con un altro
nome. L'assembla regionale siciliana con un blitz alla vigilia di
Ferragosto cancella anni di discussione e di riforme delle province e
approva, su iniziativa del gruppo di Forza Italia (in minoranza)
l'elezione diretta per il presidente dei Liberi consorzi, per il
sindaco metropolitano e per i consiglieri di questi enti, che altro
non sono che i discendenti delle vecchie e mai rimpiante Province. Se
la legge entrerà in vigore le elezioni si dovrebbero svolgere in
primavera, quando si voterà per le amministrative. Ma non è l'unica
novità destinata a far discutere. Nel provvedimento varato l'altra
sera è prevista anche la reintroduzione delle indennità, che per il
presidente saranno uguali a quelle del sindaco della città
capoluogo. Per i consiglieri, invece, sono previsti dei rimborsi
spese.
Ritorno al passato
La legge regionale segna un ritorno al passato. La Sicilia,
infatti, aveva deciso di anticipare la riforma Delrio cancellando per
prima le Province, ma da allora le elezioni indirette (cioè affidate
agli amministratori locali) sono sempre state rinviate. Esulta il
centrodestra: «Abbiamo messo fine alla riforma più strampalata di
Rosario Crocetta. Le ex province sono state massacrate da scelte
scellerate del Pd per cinque anni. Ora si vede un po' di luce.
Torna anche la democrazia con il voto a suffragio universale. Sono
orgoglioso di essere stato il primo firmatario del disegno di legge
che oggi con il voto d'Aula ha reintrodotto il voto diretto»,
afferma Vincenzo Figuccia, deputato di Forza Italia.
Il blitz
La reintroduzione «mascherata» delle province è stato un vero e
proprio blitz. Il voto è arrivato dopo che l'aula aveva approvato
le norme della cosiddetta finanziaria bis. A sorpresa i deputati
hanno chiesto alla presidenza dell'Ars di mettere ai voti il
disegno di legge, iscritto all'ordine del giorno da tempo, che
reintroduce il voto diretto nelle ex Province. Marco Falcone,
capogruppo di Forza Italia, osserva: «Oggi restituiamo la parola ai
cittadini. Con questa legge certifichiamo al tempo stesso la politica
fallimentare del Pd, che sulla riforma ottenne l'improvvido
sostegno dei 5 Stelle, anche nel settore degli enti locali». Ribatte
l'assessore regionale all'Agricoltura Antonello Cracolici: «La
decisione del parlamento siciliano di approvare gli articoli della
legge che ripristina l'elezione diretta a suffragio universale del
sindaco metropolitano è una palese violazione della norma nazionale.
È evidente che questa legge sarà inevitabilmente impugnata dal
governo nazionale, determinando un ulteriore condizione di caos sulle
ex province».
L'ecodelsud.it
Ex province e citta
metropolitane al bivio.
Proclamare il dissesto della
Città metropolitana di Messina. E' quanto chiede
il commissario straordinario, Filippo Romano,
nell'atto di indirizzo da oggi online nell'albo pretorio
di palazzo dei Leoni. Atto di indirizzo "per la
valutazione ed il definitivo accertamento dei presupposti di legge
concernenti la dichiarazione di dissesto finanziario".
Il provvedimento impegna il sindaco metropolitano, Renato
Accorinti, a proporre l'adozione di un apposito decreto di
proposta di dissesto da sottoporre allo stesso commissario
nell'esercizio delle funzioni di Consiglio metropolitano.
Tutto questo a causa di "uno squilibrio di parte
corrente" in bilancio "di circa 25 milioni di euro".
Come Romano precisa in conferenza stampa, la colpa di questo stato
di cose non è della nuova
legge approvata recentemente dall'Ars che reintroduce l'elezione
diretta degli organi di governo delle ex Province. "Sin dal
2015 - dice, esibendo una copiosa documentazione - ho scritto a
chi di dovere che la situazione finanziaria, in assenza di novità
legislative, non sarebbe stata più gestibile a partire dal 2017".
A penalizzare Liberi consorzi e Città
metropolitane siciliani è "la legge finanziaria (ormai
legge di stabilità, ndr)) 2015, approvata alla fine del 2014". La
legge 190 del 23 dicembre 2014 che, come spiega Romano alla
deputazione nazionale e regionale in una missiva inviata il 18
dicembre 2015, "ha obbligato le amministrazioni provinciali a
erogare un contributo a favore dell'erario che, a
carico del bilancio 2015 di questo ente ha inciso per un importo pari
a 8.562.000 di euro, e che diventa circa 17 milioni per il 2016 e 25
milioni per il 2017″. In realtà, per il 2017, i milioni da versare
sono poi diventati 28, come Romano testimonia in una comunicazione
dell'8 giugno 2017 alla Corte dei conti, sezione
controllo per la Regione siciliana, protagonista a sua volte di una
forte denuncia circa il rischio di default degli enti intermedi.
Questi oneri contributivi a carico delle ex Province - Romano
parla di "prelievo forzoso" - sono riconducibili alla legge
Delrio. La 56/2014 che, in vista della riforma
costituzionale Renzi-Boschi, bocciata due anni dopo,
ridisegna le Province come enti di area vasta non
costitutivi dello Stato. Così comportando la revisione delle
modalità elettive degli organi di governo e la riduzione delle
funzioni. Il fallimento della riforma, durante il referendum
dello scorso 4 dicembre, come scrive il commissario nell'atto di
indirizzo, "ha determinato una condizione di incertezza sia nella
prospettiva del superamento del provvisorio riassetto dei livelli di
governo locale, sia nella regolamentazione degli assetti
istituzionali e degli aspetti finanziari interessati alla riforma".
Gli oneri di contribuzione sono intimamente connessi alla Delrio,
nella misura in cui prevede la riduzione delle funzioni e il
loro trasferimento alle Regioni. Oggi, la Città
metropolitana di Messina "campa su 62 milioni l'anno, 48 dei
quali derivanti dall'RcAuto. In precedenza poteva
contare su 91 milioni di entrate". Nel giro di qualche tempo, il
costo degli enti intermedi è di fatto passato da 9 miliardi l'anno
(l'1% del bilancio dello Stato) a 6. Tuttavia, lo snellimento delle
funzioni auspicato dalla legge Delrio non ha attecchito appieno,
essendo restate a carico delle ex Province quelle più significative:
manutenzione strade e scuole, trasporto degli alunni
disabili: "La finanziaria 2015 - conferma il commissario
- presuppone la riduzione delle funzioni e quindi delle risorse.
Così, nelle regioni a statuto ordinario il personale è stato
assorbito da altri enti, fino al 50% nelle Province, fino al 30 nelle
Città metropolitane. In Sicilia non è possibile farlo. Quando mi
sono insediato qui (anno 2013, ndr) il personale era di
1.043 unità. Oggi, grazie ai prepensionamenti e a trasferimenti ad
altri enti per via ordinaria, siamo scesi a 840. Il costo del
personale è passato da 38 a 30 milioni". Ma, come illustra il vice
prefetto nell'atto di indirizzo, per il 2017, "la Città
metropolitana di Messina ha dovuto riferire alla Corte dei conti
l'impossibilità di chiudere in pareggio per via
dello squilibrio di 25 milioni tra le entrate (57 milioni) e le spese
rigide (81 milioni, di cui appunto 25 per contributo alla finanza
pubblica e 3 per sanzioni connesse a pregresse inevitabili violazioni
del patto interno di stabilità", "Finora -
spiega - abbiamo utilizzato i risparmi degli anni precedenti ma
adesso il bilancio non si può più approvare".
La richiesta di dissesto, come riferisce Romano, è un atto dovuto
per legge da parte di un amministratore. al fine di evitare sanzioni
personali E' un atto revocabile ma, fermo restando
questo quadro normativo, non è evitabile. Di certo,
lo stato attuale di cose non è addebitabile alla classe politica che
ha governato fino al giugno 2013: "Quando sono arrivato, l'ente
era in salute economico-finanziaria. Il costo di Giunta e Consiglio
era di 3 milioni l'anno su 91. Eventuali sanzioni, quindi,
avrebbero potuto colpire il sottoscritto se non avesse segnalato la
situazione".
"Il sindaco - prosegue Romano - ha più volte sollecitato la
modifica della normativa nazionale, cogliendo pienamente i termini
della problematica. E in effetti l'ultima finanziaria prevede la
restituzione delle somme alle Province delle regioni a statuto
ordinario. Non a quelle della Sicilia". Con la beffa che tutto
questo è stato generato da "un prelievo da parte dello Stato pari
allo 0,3% del proprio bilancio".
Determinante nella creazione delle cause che hanno generato il
predissesto sembra invece il ruolo della Regione siciliana. Santino
Paladino, sindacalista del Csa, dimostra,
carte alla mano, come forti responsabilità in merito le abbia
proprio la "classe politica regionale. Per gli enti siciliani, la
Regione ha stanziato solo 91 milioni dei 183 che si era impegnata a
versare, tenendosi i 70 milioni ricevuti dallo Stato. Ci hanno
svenduto, soprattutto hanno svenduto le Città metropolitane".
Adesso, la palla dovrebbe passare ad Accorinti, almeno fino a
quando la legge che reintroduce le elezioni dirette nelle ex Province
non entrerà in vigore, portando alla decadenza dei sindaci
metropolitani e dei presidenti dei Liberi consorzi e a un nuovo
commissariamento, fino alle amministrative del 2018. Commissariamento
ulteriore per il quale Romano non si dice disponibile, anche per una
questione di correttezza. Sarà il nuovo commissario,
presumibilmente, a dovere recepire o meno il suo atto di indirizzo.
Niente di simile, al momento, si registra negli altri otto enti
intermedi dell'isola. Sebbene, conclude Romano, "di dissesto
parliamo da almeno un anno".
Agrigentonotizie.it
Lo sfogo di Cambiano: "La sfiducia proviene da una
politica sbagliata che vuole riemergere"
Lo sfogo di Cambiano: "La sfiducia proviene da una
politica sbagliata che vuole riemergere"
"Se la decisione di questi 21 consiglieri è, quantomeno,
servita a svegliare la città allora io non ho perso! C'è chi
dice che le coscienze si siano svegliate in ritardo: io dico che non
è mai troppo tardi. Se questi 21 voti hanno fatto sì che la
mia città vedesse chiaro cosa significa vendere la città per una
manciata di voti alle regionali allora nulla è stato vano". Lo
ha scritto l'ormai ex sindaco di Licata Angelo Cambiano
che si firma "onorato di essere un cittadino di Licata che non
ha svenduto la propria dignità. "Ringrazio quanti, con i loro
messaggi e la loro solidarietà, mi hanno dimostrato, nei fatti, - ha
aggiunto Cambiano - che la sfiducia proviene non dalla città
ma da una politica sbagliata che chiede disperatamente di
riemergere"."Auguro a questa città, la mia città,
che un giorno possa finalmente avere una politica degna,
che non sia fatta di vincitori o di vinti ma di persone che sappiano
lavorare fianco a fianco per la città mettendosi al servizio della
città e non servendosi di essa - aveva già dichiarato, nei giorni
precedenti, Angelo Cambiano - . È stato difficile essere
sindaco di una città tanto problematica, ma è stato al
contempo un vero onore per me. Io e la mia amministrazione ci abbiamo
messo impegno, dedizione e passione".
Centro di accoglienza "a sorpresa", il sindaco: "Mi
opporrò in tutti i modi"
È alta la tensione a Porto Empedocle, dopo
l'apertura di un nuovo centro d'accoglienza a pochi passi da via
Roma. Il sindaco Ida Carmina ha annunciato
battaglia. "Intendo oppormi e porre in essere tutto ciò che sia
possibile e necessario perché il territorio empedoclino e la sua
cittadinanza abbiano il dovuto rispetto della dignità di popolo",
ha dichiarato la prima cittadina.
Attualmente Porto Empedocle vive uno dei momenti peggiori
della sua storia, - ha aggiunto Carmina - grazie alle
macerie ereditate dalla gestione passata, ed è una polveriera in cui
si registrano forti tensioni sociali, come ripetutamente evidenziato
su scala nazionale, anche attraverso la recente intervista su Rai 1 e
come testimoniato dalle numerose manifestazioni e proteste
intervenute durante l'anno".
"Ciò era stato più volte evidenziato alla Regione Sicilia
e nelle sedi opportune, - ha spiegato ancora il sindaco - al
prefetto di Agrigento ed in ultimo alla riunione del Comitato
dell'Ordine e dela Sicurezza Pubblica in cui si era
disccusso il problema, consegnato il documento approvato dal
Consiglio Comunale che ha espresso la volontà di Porto Empedocle di
non accettare al momento nuove sistemazioni di immigrati nel
nostro territorio e, comunque, non in pieno centro ed in
zone sensibili vicino alla scuole elementari e medie".
Adesso, invece, 43 minori stranieri non accompagnati
sono stati alloggiati in un immobile in via Genuardi, in pieno
centro. "Nessuno - ha concluso il sindaco - mi ha
saputo indicare chi avesse consentito questo ingresso in città,
su disposizione di quale Prefettura o Questura della Sicilia
si sia 'utilizzato' il martoriato territorio empedoclino" .
Gds.it
Incendi dolosi nei boschi
in Sicilia
Stretta sui controlli
Incendi in Sicilia e sempre più spesso dolosi, basta dare
un'occhiata ai numeri: sette gli arresti solo nell'ultima
settimana di uomini sorpresi ad appiccare il fuoco.
L'ultimo caso è delle ultime ore, con i carabinieri di
Mussomeli che hanno arrestato, in flagranza di reato, un disoccupato
di 34 anni residente in provincia di Agrigento con l'accusa di
incendio boschivo, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni
personali aggravate. L'uomo avrebbe appiccato le fiamme in vari
punti nell'area boschiva tra Comitini, Campofranco e Milena.
L'uomo è stato sorpreso mentre appiccava il fuoco alle
sterpaglie ed è fuggito col suo furgoncino. Dopo un rocambolesco
inseguimento e una colluttazione i militari sono riusciti a bloccare
il piromane. I due carabinieri e l'indagato sono dovuti ricorrere
alle cure sanitarie dell'ospedale di Mussomeli: sono stati tutti
dimessi con prognosi di pochi giorni. Le operazioni di spegnimento
dell' incendio sono durate ore anche con l'utilizzo degli elicotteri
della forestale.
Venerdì altri due casi. Uno in provincia di Palermo, a Cefalù,
dove la polizia ha fermato Antonino Fertitta, 38 anni, accusato
di incendio doloso, continuato e aggravato, sui boschi e sulla
macchia mediterranea, con pericolo agli edifici e danni sull'area
protetta del parco delle Madonie. Il 3 e il 4 agosto in contrada
"Ferla", erano stati appiccati una decina di incendi.
Furono anche minacciate diverse abitazioni. I residenti come vere
sentinelle per evitare i roghi degli scorsi anni non hanno mai smesso
di controllare la zona. Così immediatamente avevano raccontato agli
agenti del commissariato di Cefalù di avere visto un uomo appiccare
i roghi. Le testimonianze e le indagini hanno consentito di acquisire
elementi contro Fertitta che hanno portato all'arresto.
Tra martedì e mercoledì sono stati due gli arresti a Sciacca,
altrettanti a Ragusa, uno in provincia di Trapani. Cinque persone, in
totale, finite in manette e per tutti ancora una volta l'accusa è di
avere provocato incendi in Sicilia, proprio mentre interi territori
della regione venivano devastati dalle fiamme. Tre operazioni
arrivate due giorni dopo il blitz di Ragusa che aveva portato
all'arresto del quarantaduenne Andrea Reale con altri
quattordici indagati a piede libero. Si tratta di vigili del
fuoco volontari del distaccamento di Santa Croce Camerina che
avrebbero attivato, con chiamate dai propri cellulari o da quello di
parenti, interventi per incendi o animali vaganti in strada. In
realtà non c'era alcun intervento da fare, ma era solo un modo per
percepire la somma di circa dieci euro l'ora prevista per i
volontari.
I casi della scorsa settimana, invece, riguardarono 3 episodi
distinti. A Sciacca Francesco Salvagio, 48 anni, e Paolo Raso, 69,
sono stati arrestati dai vigili del fuoco del comando provinciale di
Agrigento, mentre appiccavano un incendio nei pressi di monte San
Calogero a Sciacca (Ag). I pompieri erano intervenuti per
circoscrivere e domare le fiamme. Hanno però individuato e bloccato,
in flagranza di reato, i due mentre erano nella zona di contrada
Cutrone. Gli arrestati sono stati portati nelle camere di sicurezza
della polizia di Stato. I due sono ai arresti domiciliari.
A Ragusa, invece, la polizia ha arrestato due rumeni ubriachi che
stavano appiccando un incendio boschivo sulla strada provinciale
Vittoria-Scoglitti. Grazie alla segnalazione di un cittadino la
volante del commissariato di Vittoria ha colto in flagranza i due che
hanno anche aggredito gli agenti per tentare di fuggire. I due
rumeni, dopo una notte in discoteca, - dice la polizia - hanno
innescato ben otto focolai al fine di dar fuoco ai terreni coltivati.
La polizia ha spento alcuni focolai mentre per gli altri è
stato necessario il lavoro dei Vigili del Fuoco. Il gip ha
convalidato gli arresti applicando la misura cautelare in carcere.
Altro caso nel Trapanese: Fabio Milazzo, 20 anni, di Alcamo è
stato arrestato in contrada Monte Porcello, a Salaparuta, dai
carabinieri e da uomini del corpo forestale regionale di
Castelvetrano perché ritenuto responsabile di un incendio appiccato
in area boschiva di proprietà demaniale, estesa circa ettari 60.
disservizi
Il Comune di Sciacca diffida
Girgenti Acque
L'amministrazione comunale di Sciacca ha diffidato il gestore
del servizio idrico integrato, «Girgenti Acque», a rimuovere, con
estrema tempestività le cause dei disservizi idrici in alcuni
quartieri della città come via Gaie Di Garaffe, via delle Azalee,
via Cappuccini, via Caricatore. Dal Comune vengono evidenziati «gravi
disagi provocati dai disservizi agli impianti, con pregiudizio per la
salute dei cittadini e l'immagine della città». E il sindaco,
Francesca Valenti, e l'assessore ai Servizi a Rete, Gioacchino
Settecasi, affermano: «Nonostante le ripetute segnalazioni i
disservizi continuano a persistere. Una situazione che non è più
tollerabile».
Firenze.it
La decisione del parlamento regionale
Sicilia:
l'Assemblea fa rinascere le province, ribattezzate città
metropolitane e liberi consorzi
In Sicilia tornano in auge le province. Dopo aver conquistato il
record negativo di 13 sedute e 10 ore di lavoro in tre mesi,
l'Assemblea regionale siciliana mette il turbo prima delle vacanze
e in pochi giorni, tra finanziaria bis, sblocco fondi per i
dipendenti e riforma dei consorzi di bonifica reintroduce l'elezione
diretta per le (ex) province. .
Viene reintrodotto dunque il voto diretto per presidenti e
consiglieri nelle ex province seppur ribattezzate città
metropolitane e liberi consorzi, messo in calendario nell'ultima
seduta utile prima della pausa estiva, con un vero e proprio
blitz da parte dei deputati regionali che hanno chiesto il voto
immediato e poi l'hanno approvato senza problemi. Così, dalla
prossima primavera, quando scadranno gli attuali consigli, si torna
al passato, con tanto di «rimborsi spese» per i consiglieri e
stipendio del presidente equiparato a quello dei sindaci. I grillini
hanno votato contro e si attendono una messe di consensi anche
in conseguenza dell'accresciuto sentimento di antipolitica che
suscita questo ritorno al passato.
Il Governatore Crocetta aveva voluto l'abolizione di questi
enti già nel febbraio del 2013, eletto da appena quattro mesi.
Detto fatto, un mese dopo, mentre Graziano Delrio, appena entrato in
Parlamento incominciava a lavorare alla sua riforma per le province
delle regioni ordinarie, effettivamente l'Ars approvava la prima
norma sull'abolizione delle province e un anno dopo, istituisce i
liberi consorzi di comuni. Ad agosto dell'anno scorso poi viene
introdotta la norma per le elezioni di secondo livello proprio sulla
linea della legge nazionale. Adesso invece si ritorna all'origine
con un disegno di legge che, pur non modificando il nome ai liberi
consorzi, reintroduce l'elezione diretta. Norma che per il deputato
Pd Giovanni Panepinto sarà impugnata poiché in contrasto con la
riforma Delrio.
Per il deputato di Forza Italia, Vincenzo Figuccia, primo
firmatario della riforma, al contrario, «abbiamo messo fine alla
riforma più strampalata di Rosario Crocetta. Le ex province sono
state massacrate da scelte scellerate del Pd per cinque anni. Ora si
vede un po' di luce. Torna anche la democrazia con il voto a
suffragio universale».
Alla fine, con 32 favorevoli su 47 votanti, a fronte di
un'assemblea che conta 90 deputati, la legge passa. Un pratico
ritorno al passato. Ma chissà se anche questa volta, come è
accaduto in passato, la decisione siciliana non possa costituire uno
sprone per la politica nazionale, visti i guasti e le contraddizioni
che la riforma Delrio sulle province ha causato e sta causando nel
nostro ordinamento, senza aver prodotto particolari risparmi.