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rassegna stampa del 6 settembre 2017

Giornale di SIcilia

La sentenza. I giudici hanno dato ragione a un dipendente licenziato: l'azienda doveva informarlo della sorveglianza. No agli accertamenti fuori delle ore di lavoro
Mail aziendali, sì al controllo ma niente abusi
Samantha Agrò - STRASBURGO


Lo ha stabilito la Corte di Strasburgo: le conversazioni dei lavoratori possono essere sorvegliate in uno spazio limitato di tempo Da oggi vita dura per gli insider che vendono i segreti dell'azienda o per gli impiegati amanti clandestini che si scambiano foto e messaggi d'amore via mail o messaggerie varie invece che lavorare. La Corte dei diritti dell'uomo, con una sentenza su un caso in Romania, ha stabilito che i datori di lavoro possono sorvegliare, con le dovute cautele, le conversazioni via internet fatte dai loro impiegati durante le ore di lavoro. Ma lo devono fare entro precisi limiti, con la massima trasparenza e rispettando paletti spazio-temporali. E lo ha fatto dando simbolicamente ragione ad un lavoratore licenziato per i risultati dei controlli fatti sulle sue comunicazioni, nel senso che la Romania è stata condannata proprio per non aver fissato e fatto rispettare tali limiti. Nella sentenza la Corte di Strasburgo ha indicato tra i criteri da rispettare, ad esempio, la necessità di una notifica prima di poter cominciare i controlli. Che non possono estendersi fuori delle ore di lavoro o dell'ufficio. Ma ha specificato che gli Stati devono assicurarsi che il datore di lavoro rispetti i  limiti, altrimenti viene considerato violato il diritto alla privacy del lavoratore. Per determinare se l'accesso e il monitoraggio delle comunicazioni sui sistemi di messaggeria elettrocica sono legittimi bisogna innanzitutto verificare se il lavoratore ha ricevuto una notifica sulla possibilità che l'azienda prenda misure per controllare la sua corrispondenza e comunicazioni, su come queste misure saranno messe in atto, e il loro scopo. Per non incorrere in una violazione della privacy del lavoratore, dice la Corte di Strasburgo, la notifica deve essere chiara sulla natura dei controlli che saranno effettuati e deve essere consegnata al lavoratore prima che il monitoraggio abbia luogo. I giudici di Strasburgo indicano che senza una previa notifica il datore di lavoro non deve accedere al contenuto delle comunicazioni. Inoltre, le misure di sorveglianza devono servire unicamente agli scopi che il datore di lavoro ha dichiarato nella notifica. La Corte indica anche che il monitoraggio delle comunicazioni non deve superare certi limiti e deve essere stabilito il grado d'intromissione nella privacy del lavoratore che il controllo ha raggiunto. Quindi deve essere fatta una distinzione tra il controllo del flusso delle comunicazioni e quello sul contenuto. Deve essere determinato se sono state monitorate tutte le comunicazioni o solo una parte, se il controllo è stato limitato nel tempo e nello spazio, e quante persone hanno avuto accesso ai risultati della sorveglianza. Va poi verificato se il datore di lavoro ha fornito sufficienti ragioni per giustificare il monitoraggio delle comunicazioni e soprattutto l'accesso al loro contenuto. Infine va determinato se l'azienda poteva raggiungere lo stesso risultato utilizzando misure meno intrusive dell'accesso al contenuto delle comunicazioni del lavoratore. In caso di controversie, a decidere se paletti e criteri sono stati rispettati, possono essere i tribunali ma anche le authority. La Corte di Strasburgo indica che gli Stati non hanno l'obbligo di introdurre leggi specifiche che regolino la materia. A Strasburgo rilevano che al momento solo 6 Stati membri del Consiglio d'Europa, Austria, Finlandia, Lussemburgo, Portogallo, Slovacchia e Regno Unito hanno regolato la questione della privacy sul luogo di lavoro attraverso leggi. In Italia invece i datori di lavoro possono monitorare le mail segnalate come private dal lavoratore ma non gli è permesso di accedere al contenuto. Il nostro inoltre, è uno dei Paesi che ha posto limiti sul monitoraggio delle comunicazioni a seconda che siano di natura professionale o personale.

Viabilità. Chiesto l'intervento del prefetto per sbloccare l'appalto. I lavori per la strada che collega la zona montana con la Statale 189 sono fermi da venti anni
Provinciale 26, nuovo appello del sindaco di San Giovanni Gemini

San Giovanni Gemini

Il sindaco di San Giovanni Gemini, Carmelo Panepinto, ha sollecitato per l'ennesima volta l'intervento del Prefetto di Agrigento, Nicola Diomede in riferimento ai lavori di ammodernamento della strada  provinciale strada provinciale 26 che collega San Giovanni Gemini e Cammarata con la statale 189 Palermo - Agrigento. I lavori di ammodernamento della provinciale 26 sono stati finanziati dall'Assessorato regionale alle infrastrutture con un importo di 950.000 euro, ma ad oggi la Provincia non ha ancora avviato le procedure di appalto dei lavori, pur l'assessorato ha sottolineato più volte che il progetto ha la copertura finanziaria necessaria. Il Prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, visto le sollecitazioni del sindaco Carmelo Panepinto, sulle precarie condizioni della strada, ha scritto al Commissario del Libero Consorzio di Agrigento, affinché nella programmazione degli interventi del Consorzio che interesseranno le strade provinciali, venga riservata ogni necessaria attenzione sulla Strada Provinciale 26. «Si reputa- si legge nella lettera che il Prefetto ha inviato al Commissario -debba essere posta in essere ogni consentita urgente iniziativa che valga ad assicurare la tempestiva esecuzione degli interventi necessari a garantire la piena fruibilità e la transitabilitàin sicurezza della provinciale numero 26, specie con riguardo al prossimo autunno ed inverno, stagioni in cui l'eventuale verificarsi di avverse condizioni climatiche potrebbedeterminare un ulteriore aggravamentodi quanto segnalato dal Primo cittadino». Era il 1998 quando le sollecitazioni e le proteste dei cittadini portarono l'ufficio tecnico della Provincia di Agrigento a redigere e far approvare il progetto di ammodernamento della strada che collega i centri montani dell'entroterra sicano con la statale 189 Palermo- Agrigento. «Quasi 20 anni dopo - spiegano dal Comune di San Giovanni - a poco sono servite le segnalazioni e gli appelli lanciati dalla popolazione dei comuni di Cammarata, San Giovanni Gemini e Santo Stefano Quisquina: la strada non ha mai visto alcun intervento, mentre i dissesti idrogeologici e l'usura trasformavano il manto sbriciolato in  fossa, i dislivelli diventavano smottamenti, i crepacci dirupi». «La storia ha dell'assurdo - aggiunge Liborio Giracello, consigliere di minoranza del comune di San Giovanni Gemini. La Provincia, con una determina del 2004, aveva approvato il progetto esecutivo relativo ai lavori di ammodernamento della strada per un importo di 2.623.894,61 eurocontraendo così un mutuo con la Cassa dei depositi e dei prestiti. A seguito del nuovo prezzario regionale- continua Giracello - sarebbe stata necessaria però un'ulteriore somma di 903.704,00 euro, prevista nell'assestamento del bilancio provinciale 2004. Erano perfino iniziate le procedure di esproprio dei terreni utili all'insediamento dei lavori ma nessun tipo di intervento sulla strada dissestata si è mai realmente attivato nonostante la disponibilità finanziaria. Eppure adoggi l'ammo - dernamento della strada provinciale 26 non è mai iniziato e l'appalto non è mai stato affidato». 

LA SICILIA
GIRGENTI ACQUE Sulla risoluzione del contratto sindaci "calmi". g.s.)

Risoluzione del servizio idrico, i sindaci se la prendano comoda. Il termine era perentorio, o quasi. E a contarlo con il tempo della burocrazia, è pratica mente imminente; entro il 30 settembre i sindaci dell'Ati dovranno fornire atti e documenti a supporto dell'attività degli uffici" dell'Ambito i quali sono impegnati ad operare la ricognizione di tutti gli elementi probatori di inadempimento, propedeutici alla risoluzione. A stabilire tempi e modi erano stati i sindaci stessi, durante una riunione dell'Assemblea dell'Ati svoltasi ad agosto e nel corso della quale si prendeva atto del parere legale dell'avvocato Mazzarella nella quale il tecnico precisava che l'unica strada praticabile per rescindere ogni rapporto con la Girgenti Acque rimane quella della risoluzione per inadempimento. Tutti non percorribili secondo lui gli altri strumenti giuridici, sebbene lungamente accarezzati" dai primi cittadini e dalle associazioni che da anni si batto no contro il gestore privato. Per tentare la strada del la risoluzione, tuttavia, bisogna provare nero su bianco le inadempienze della società di Marco Campione e, l'Assemblea mi, aveva per questo chiesto un contributo ai sindaci affinché ognuno, per il proprio ente di competenza, fornisse la "materia prima". E invece, sarà stato il periodo "vacanziero", la "disattenzione" oppure qualche ritrosia da parte dei tecnici ma, ad oggi, l'Assemblea territoriale idrica pare non abbia ricevuto segnalazioni che vengono definite "strutturate". Insomma, a parte alcune lamentele fino ad ora nessuno avrebbe fornito, ad esempio, un documento firmato ad un ufficio tecnico, o legale, che indicasse in modo analitico inadempienze, ritardi e carenze del gestore. Così gli uffici dell'Ati, confortati comunque da un parere giuridico, stanno comunque proseguendo la propria strada valutando la sussistenza di concreti, accertati e utilizzabili (nel caso di un molto probabile ricorso da parte di Girgenti Acque sui motivi di rescissione.


CARABINIERI Cinque ufficiali trasferiti in altre sedi.

Il Comando generale dell'Arma dei carabinieri ha disposto una serie di avvicendamenti e trasferimenti di ufficiali, che si concretizzeranno entro la prima metà di settembre Complessivamente cinque ufficiali salutano la pro j Agrigento. Dopo tre anni il capitano Marco Currao, lascia la Compagnia di Licata, ed approda alla Compagnia di Varese. Nel periodo trascorso a Licata, l'ufficiale dell'Arma è stato particolarmente incisivo nel contrastare la criminalità comune e organizzata. Tante le operazioni portate a termine dal capitano Currao, concluse con l'arresto o la denuncia di numerose persone. Currao verrà sostituito dal tenente Francesco Lucarelli. attuale comandante del Nucleo operativo radiomobile di Paternò. In partenza il capitano Gaetano Patti, comandante della Compagnia di Cammarata, trasferito a Palermo in qualità di comandante della Compagnia speciale Verrà sostituito nell'incarico dal tenente Sabino Dente. Lascia il territorio agrigentino, dove oltre a tanti successi investigativi ha trovato l'amore, unendosi in matrimonio con una ragazza locale il tenente Nicolò Morandi, attuale numero uno della Tenenza di Favara, trasferito alla guida della Compagnia di Randazzo. Giunto nel dicembre del 2013, l'ufficiale dell'Arma, appena arrivato ha svolto l'incarico di responsabile del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Agrigento, è stato trasferito nella vicina Favara. Al suo posto arriva Giovanni Casamassima, proveniente dalla Scuola ufficiali di Roma. Gli altri due ufficiali che lasciano Agrigento sono Francesco Grammatico, comandante del Norm della Compagnia di Sciacca, trasferito presso il 12esimo battaglione carabinieri 'Sicilia' di Palermo, ed Elpidio Balsamo, comandante della Tenenza di Ribera, trasferito a Fossano.

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