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rassegna stampa del 6 ottobre 2017

Enna press.it

Lavoro oggi sciopero dei dipendenti delle ex Province.

Ex Province: venerdì sciopero anche in Sicilia e delegazioni di
lavoratori dai Prefetti per consegnare le loro richieste. Delegazioni
anche al Presidio davanti a Montecitorio Palermo, 4 set- Anche in Sicilia i dipendenti delle province e delle
città metropolitane sciopereranno venerdì 6 settembre così come nel
resto del Paese. Parteciperanno inoltre con delegazioni al presidio che
si terrà davanti a Montecitorio. La giornata di mobilitazione nazionale
è indetta dai sindacati del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil. Tra le
richieste quella dell'abrogazione del prelievo forzoso che "sta
mettendo in ginocchio gli enti rendendo anche impossibile il pagamento
degli stipendi". In Sicilia i sindacati chiedono anche "l'immediata
riorganizzazione delle ex province e adeguate risorse finanziarie. E'
impensabile - sostengono- che gli enti possano reggersi con la
previsione aleatoria di 91 milioni di euro a fronte dei 211 milioni
necessari soltanto per il pagamento degli stipendi". Venerdì delegazioni
di lavoratori delle Province di Ragusa, Palermo, Messina, Trapani,
Siracusa e delle Città metropolitane, assieme ai sindacati,
consegneranno ai Prefetti delle rispettive città un documento con le
loro richieste. Nel documento il prelievo forzoso, 260 milioni di euro
sulle imposte versate in Sicilia, viene definito "uno scippo di Stato"
che "oltre a essere incostituzionale incide pesantemente sulla tenuta
degli enti", su cui gravano già "le minori entrate e il crollo delle
riscossioni che impediscono di pagare i debiti e di conseguenza
aumentano i residui passivi". Al governo regionale viene contestata la
"mancanza di un progetto politico a quattro anni dall'annuncio di
scioglimento delle Province fatto all'Arena di Giletti, che ha
determinato una gravissima situazione economica che sta investendo ormai
tutte le ex province, a causa del mancato trasferimento delle risorse".
Tale situazione- sottolineano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl siciliane- non
solo impedisce il pagamento degli stipendi ai lavoratori ( come a
Siracusa e a Ragusa) ma anche l'erogazione dei servizi ai cittadini
quali le scuole, la manutenzione delle strade, l'assistenza ai
disabili". I sindacati aggiungono che "il dissesto è ormai alle porte
per i liberi Consorzi ma anche per le città Metropolitane, quel
dissesto fino a questo momento evitato, grazie a trasferimenti
straordinari da parte della Regione ma che sono del tutto insufficienti
a garantire gli stipendi ai lavoratori". Nel documento, da parte delle
funzioni pubbliche di Cgil, Cisl e Uil anche una forte critica al
"tentativo del governo regionale di mettere ancora una volta in
contrapposizione la vertenza dei lavoratori precari con quella delle ex
province, per nascondere la propria incapacità e l'immobilismo che hanno
caratterizzato gli ultimi mesi di governo". I sindacati dicono no al
taglio del 15% delle dotazioni organiche, dalla L.R. 27/2016. E
ricordano che "in Sicilia, in questi anni, le unità in servizio sono
diminuite da 6013 a 4914 unità. Mentre si prevede nel 2010, una
ulteriore riduzione degli organici di oltre 500 unità. Gli organici dei
liberi Consorzi e delle Città Metropolitane hanno subito una drastica
riduzione di 1200 unità. In particolare, il personale con qualifica
dirigenziale di ruolo diminuisce del 51%, mentre quello con contratto a
tempo determinato è stato azzerato quasi del tutto (-93%). Mentre il
personale precario, al 31.12.2016, ammonta a 557 unità". Cgil, Cisl e Uil del pubblico impiego riportano, nella lettera , quanto
emerso in sede di audizione all'Ars nel marzo 2016 sottolineando che "la
situazione è ulteriormente peggiorata con gli enti che non riescono a
chiudere i bilanci": Agrigento: Disavanzo di 14 milioni. A ciò si aggiunge, la sanzione di 8
milioni di euro. Tale situazione non consente di pagare le bollette
della luce, nessun servizio ai cittadini.
Caltanissetta: Disavanzo 21milioni e 500 mila euro a ciò si aggiunge
sanzione di 6milioni e 800mila euro di sanzioni.
Città Metropolitana di Catania: Bilancio 148 milioni di spesa corrente
. Di cui 65 milioni di prelievo forzoso da parte dello stato questa
situazione è comune a tutti gli Enti di varia vasta . Disavanzo di 56
milioni di euro . Le sanzioni ammontano a 30 milioni di euro.
Enna: Bilancio 28 milioni di spesa corrente. Lo squilibrio di bilancio
ammonta a 12 milione di euro. Prelievo forzoso ammonta a 10 milioni di
euro Nessuna sanzione ma la stessa potrebbe essere applicata a causa del
mancato finanziamento del servizio di assistenza agli alunni disabili.I
rappresentanti di Enna ha denunciato la grave situazione in cui versano
le strade provinciali anche a causa delle condizioni atmosferiche che
richiedono degli per interventi urgentissimi pari a 2 milioni di euro
.
Città Metropolitana di Messina : Approvato il bilancio di previsione
2016 , il 06 marzo del 2017. Il prelievo forzoso da parte dello stato
ammonta a 25.968,822 , oltre il 50% delle entrate che si prevedono per
il 2017, in 56 milioni e 838,326 mila euro Le spese correnti e le
spese per rimborso mutui ammontano a 72. milioni e 442,904 mila euro .
Lo squilibrio di bilancio ammonta a 23milioni e 500 mila euro,
comprensivo della sanzione di 8 milioni di euro.
Città Metropolitana di Palermo: La quinta città Metropolitana d'Italia
Spese correnti in 95 milioni di euro . Prelievo forzoso da parte dello
stato ammonta a 65 milioni di euro. Riduzione degli organici dal 2015
al 2017, da 1300 unità a 800 unità. Le spese per il personale ammontano
a 34 milioni di euro. La sanzione ammonta a 25 milioni di euro.
Ragusa: Squilibrio di bilancio ammonta a 13 milioni 558,487 mila euro.
Prelievo forzoso da parte dello Stato ammonta a 17 milioni 260 mila
euro, pari al il 43% della spesa corrente .Sanzione potrebbe essere
pari a 5 milioni di euro.
Siracusa: Prelievo forzoso pari a 22 milioni di euro a fronte di entrate
di 23 milioni di euro . Stipendi dei lavoratori ammontano 20milioni.
Mentre gli stipendi per la società partecipata ammontano a 4 milioni di
euro.
Trapani: Disavanzo di 11.100.000 pari alla sanzione. Stima della spesa
al 31/12 di circa 10.271.000 anche in considerazione dei pensionamenti
previsti quest'anno, pari a una riduzione del 9,76% rispetto al 15%
previsto dalla norma regionale. Ciò crea i presupposti per dichiarare
una eventuale eccedenza vista la differenza della spesa. Tutto questo
potrebbe avere ripercussioni, rilevano i sindacati, sulle tanto agognate
stabilizzazioni del personale precario presente negli enti locali.

Blogsicilia.it
Ex Province Siciliane c'è chi dice no allo sciopero "Serve solo a lavare le coscienze"

I lavoratori del sindacato Csa non aderiscono allo sciopero proclamato per il sei ottobre. Da sempre impegnato a seguire la trattativa per ridare dignità ai lavoratori delle ex Province contestano la scelta di proclamare uno sciopero tardivo e che non serve agli impiegati. "A distanza di circa un anno, si rivedono gli altri. Il Csa com'è noto a tutti, ininterrottamente segue la vicenda delle ex Province Siciliane che hanno subito l'andamento degli umori di un governo e di una classe politica incompetente ed inconcludente, fino al punto di riproporre l'elezione diretta del Presidente, con buona pace del disastro combinato a danno dei cittadini senza servizi e dei lavoratori
senza prospettive - dice il segretario regionale del Csa Giuseppe Badagliacca - Più grave e inaccettabile, è la dichiarazione di chi in teoria dovrebbe difendere i diritti dei lavoratori delle ex Province Siciliane". "... Eventuali mobilità dei lavoratori delle ex province dovranno colmare i vuoti in organico presso altri Enti e certamente non nei Comuni". "La frase, nel resto d'Italia ha un senso compiuto e potrebbe essere condivisa, ma è la prova, - aggiunge Badagliacca - se ancora ce ne fosse il bisogno, che chi parla non ha idea della realtà che vivono le ex Province Siciliane ben lontane da quella nazionale in quanto regolamentate da norme diverse. Noi non ci stupiamo più di nulla, e anche i lavoratori hanno ormai preso coscienza per questo non possiamo che bocciare su tutta la linea un'iniziativa tardiva copiata da Roma e non rispondente alla realtà siciliana, dove si rischia di inasprire la guerra tra precari e dipendenti delle ex Province.
Noi non possiamo aderire ad uno sciopero farsa, proclamato per il resto d'Italia, ma che in
Sicilia ha il solo scopo di lavare qualche coscienza". "Oggi - conclude Badagliacca - invitiamo i lavoratori a riflettere ed evitare strumentalizzazioni che con la vertenza in Sicilia non hanno nulla a che fare. Infatti già nell'ultimo anno ci sono colleghi che non percepiscono lo stipendio con puntualità, con arretrati di 6 mesi e altri enti che sono pronti a dichiarare il dissesto. Per il Csa l'obiettivo non è trattare sulle mobilità, che negherebbero anche le prospettive occupazionali ai precari delle ex province, ma dire No alla riduzione degli organici delle ex Province. No alla Mobilità. Sì alle stabilizzazioni. Si finanzino gli enti e si ridiano i servizi ai cittadini, restituendo la dignità e la professionalità ai lavoratori siciliani.


Inchiestasicilia.it

Ex province: oggi sciopero dei dipendenti delle province In una lettera ai Prefetti lo stato degli enti e le richieste sindacali. Delegazioni anche al presidio davanti a Montecitorio

Ex province: Anche in Sicilia i dipendenti delle ex province e delle città metropolitane sciopereranno venerdì 6 settembre così come nel resto del Paese. Parteciperanno inoltre con delegazioni al presidio che
si terrà davanti a Montecitorio. La giornata di mobilitazione nazionale è indetta dai sindacati del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil. Tra le richieste quella dell'abrogazione del prelievo forzoso  che "sta
mettendo in ginocchio gli enti rendendo anche impossibile il pagamento degli stipendi".  In Sicilia i sindacati chiedono anche  "l'immediata riorganizzazione delle ex province e adeguate risorse finanziarie. E' impensabile - sostengono - che gli enti possano reggersi con la previsione aleatoria di 91 milioni di euro a fronte dei 211 milioni necessari soltanto per il pagamento degli stipendi". Venerdì delegazioni
di lavoratori delle Province di Ragusa, Palermo, Messina, Trapani, Siracusa  e delle Città metropolitane, assieme ai sindacati, consegneranno ai Prefetti delle rispettive città un documento con le
loro richieste. Nel documento il prelievo forzoso, 260 milioni di euro sulle imposte versate in Sicilia, viene definito "uno scippo di Stato" che "oltre a essere incostituzionale incide pesantemente sulla tenuta
degli enti", su cui gravano già "le minori entrate e il crollo delle riscossioni  che impediscono di pagare i debiti e di conseguenza aumentano i residui passivi".  Al governo regionale viene contestata la
"mancanza di un progetto politico a quattro anni dall'annuncio di scioglimento delle Province  fatto all'Arena di Giletti, che ha determinato una gravissima situazione economica che sta investendo ormai
tutte le ex province, a causa del mancato trasferimento delle risorse".
Tale situazione- sottolineano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl siciliane- non solo impedisce il pagamento degli stipendi ai lavoratori ( come a Siracusa e  a Ragusa) ma anche  l'erogazione dei servizi ai cittadini
quali le scuole, la manutenzione delle strade, l'assistenza ai disabili". I sindacati aggiungono che "il dissesto è ormai alle porte per i liberi Consorzi ma anche per le città Metropolitane,  quel
dissesto fino a questo momento evitato, grazie a trasferimenti straordinari da parte della Regione ma che sono del tutto insufficienti a garantire gli stipendi ai lavoratori". Nel documento,  da parte delle
funzioni pubbliche di Cgil, Cisl e Uil anche  una forte critica al "tentativo del governo regionale di mettere ancora una volta in contrapposizione la vertenza dei lavoratori precari con quella delle ex
province, per nascondere la propria incapacità e l'immobilismo che hanno caratterizzato gli ultimi mesi di governo".
I sindacati dicono no al taglio del 15% delle dotazioni organiche, dalla L.R. 27/2016.  E ricordano che "in Sicilia, in questi anni, le unità in servizio sono diminuite da 6013 a 4914 unità. Mentre si prevede nel 2010, una ulteriore riduzione degli organici di oltre 500 unità. Gli organici dei liberi Consorzi e delle Città Metropolitane hanno subito una drastica riduzione di 1200 unità. In particolare, il personale con qualifica dirigenziale di ruolo diminuisce del 51%, mentre quello con contratto a tempo determinato è stato azzerato quasi del tutto (-93%). Mentre il personale precario, al 31.12.2016, ammonta a 557 unità".
Cgil, Cisl e Uil del pubblico impiego riportano, nella lettera , quanto emerso in sede di audizione all'Ars nel marzo 2016 sottolineando che "la situazione è ulteriormente peggiorata con gli enti che non riescono a chiudere i bilanci":
Agrigento: Disavanzo di 14 milioni. A ciò si aggiunge, la sanzione di 8 milioni di euro. Tale situazione non consente di pagare le bollette della luce, nessun servizio ai cittadini.
Caltanissetta: Disavanzo 21 milioni e 500 mila euro a ciò si aggiunge sanzione di 6 milioni e 800 mila euro  di sanzioni.
Città Metropolitana di Catania: Bilancio  148 milioni  di spesa corrente. Di cui  65 milioni di prelievo forzoso da parte dello stato questa situazione è comune a tutti gli Enti di varia vasta . Disavanzo di 56
milioni di euro. Le sanzioni ammontano a 30 milioni di euro. Enna: Bilancio 28 milioni di spesa corrente. Lo squilibrio di bilancio ammonta a 12 milione di euro. Prelievo forzoso ammonta a 10 milioni di euro Nessuna sanzione ma la stessa potrebbe essere applicata a causa del mancato finanziamento del servizio di assistenza  agli alunni disabili. I rappresentanti di  Enna ha denunciato la grave situazione in cui versano le strade provinciali anche a causa delle condizioni atmosferiche che richiedono degli  per interventi urgentissimi pari a  2 milioni di euro.
Città Metropolitana di Messina : Approvato il bilancio di previsione 2016 , il 06 marzo del 2017. Il prelievo forzoso da parte dello stato ammonta a 25.968,822 , oltre il 50% delle entrate che si prevedono per il 2017, in 56 milioni e 838,326 mila euro   Le spese correnti e le spese per rimborso mutui ammontano a 72. milioni e 442,904 mila euro. Lo squilibrio di bilancio ammonta a 23milioni e 500 mila euro, comprensivo della sanzione di 8 milioni di euro.
Città Metropolitana di Palermo: La quinta città Metropolitana d'Italia Spese correnti in 95 milioni di euro . Prelievo forzoso da parte dello stato ammonta a  65 milioni di euro. Riduzione degli organici dal 2015 al 2017, da 1300 unità a 800 unità. Le spese per il personale ammontano a 34 milioni di euro.  La sanzione ammonta a 25 milioni di euro.
Ragusa: Squilibrio di bilancio ammonta a 13 milioni 558,487 mila euro. Prelievo forzoso da parte dello Stato ammonta a 17 milioni 260 mila euro, pari al  il 43% della spesa corrente. Sanzione potrebbe essere pari a 5 milioni di euro Siracusa: Prelievo forzoso pari a 22 milioni di euro a fronte di entrate di 23 milioni di euro. Stipendi dei lavoratori ammontano 20 milioni. Mentre gli stipendi per la società partecipata ammontano a 4 milioni di euro.
Trapani: Disavanzo di 11.100.000 pari alla sanzione. Stima della spesa al 31/12 di circa 10.271.000 anche in considerazione dei pensionamenti previsti quest'anno, pari a una riduzione del 9,76% rispetto al 15%
previsto dalla norma regionale. Ciò crea i presupposti per dichiarare una eventuale eccedenza vista la differenza della spesa. Tutto questo potrebbe avere ripercussioni, rilevano i sindacati, sulle tanto agognate stabilizzazioni del personale precario presente negli enti locali.

Livesicilia.it
Dal centrosinistra a Musumeci.Regionali, saltafosso last minute

Da Crocetta a Musumeci e Lombardo, passando per Renzi. Tra poche ore la parabola politica di Gianfranco Vullo potrebbe lambire quasi tutti i luoghi della politica siciliana recente. "Non ho ancora deciso, né firmato" confidava ieri pomeriggio a Live Sicilia. Ma il travaglio del deputato uscente di Catania è tutto lì: "E' vero, gli autonomisti mi hanno cercato. Deciderò tra poche ore". Gli autonomisti, per intenderci, oggi sono a sostegno del candidato del centrodestra Nello Musumeci, grazie a una lista composta insieme al Cantiere popolare di Saverio Romano.

Da Crocetta a Musumeci?
Eppure, cinque anni fa Vullo era uno dei "rivoluzionari" del governatore gelese. Eletto all'Ars dopo aver racimolato 2.100 voti nella lista "Movimento politico Crocetta presidente", quello che portava il simbolo del Megafono, sarà uno dei primi a lasciare il governatore al suo destino, "fulminato" dai successi del renzismo. Già nel 2013, passato nel gruppo parlamentare del Pd, sarà proprio lui ad accogliere a Catania il ministro Graziano Delrio. Da lì, non passava giorno senza un riconoscimento al leader Dem. "Un risultato storico grazie all'effetto Renzi" brindò dopo l'exploit delle Europee del 2014; "il governo nazionale, grazie anche alla volontà ferma di Matteo Renzi, saprà aiutare la Sicilia a rimettersi in moto" disse in seguito a uno dei tanti rimpasti di Crocetta; "l'impegno preso dal presidente Matteo Renzi è serio e per questa ragione non ci sono dubbi sull'esito positivo" si diceva certo, nel maggio del 2016, in occasione del riconoscimento da parte dello Stato alla Sicilia di 500 milioni in bilancio; "l'attenzione data alla Sicilia dal premier Matteo Renzi è senza dubbio un fatto di straordinaria importanza. La nuova visita del Presidente del Consiglio servirà a tirare la volata alla vittoria del Sì al referendum" spiegava ottimista (ottimismo evidentemente mal riposto) un anno fa; pochi mesi fa, infine, l'elezione sempre nell'area Renzi all'assemblea nazionale del partito. Ma i tempi della politica, si sa, hanno poco a che fare con quelli della coerenza. E così ecco che Vullo decide che bisogna cambiare di nuovo: passare con Musumeci, nella lista di Lombardo e Romano. O, in alternativa, il ritorno al Megafono lasciato a inizio legislatura, dove è già tornato, solo un mese fa, almeno a Sala d'Ercole, dove ha contribuito a "ricreare" il gruppo di Crocetta, evitando così al governatore di cercare le firme necessarie per iscrivere una lista che pare, alla fine, non correrà nemmeno. 

Porto lascia Bianco Ma il possibile salto "last minute" di Vullo non è affatto un caso isolato. Sempre negli ultimi giorni, come ha già scritto recentemente Live Sicilia, Alessandro Porto, il capogruppo al consiglio comunale di Catania della lista del sindaco Enzo Bianco, deve sciogliere una riserva: andare con l'Udc di Cesa o con Forza Italia? Comunque vada, sarà un bel cambiamento: dal sindaco del Pd che sta lavorando alla lista "Micari presidente", a un altro presidente, cioè Nello Musumeci.

L'addio di Adele Palazzo Ma a Catania negli ultimi giorni sembra girare lo stesso "virus". Micari sembra non convincere, e così, ecco anche il passaggio clamoroso della responsabile del circolo etneo del Pd Adele Palazzo: "Non è stato facile dopo quasi dieci anni - ha raccontato - lasciare il Pd ed i ruoli che ricoprivo, ma non trovavo più alcuna motivazione per rimanerci. Per alcuni risultavo addirittura scomoda perché ho sempre anteposto il valore del partito alle dinamiche correntizie. Ho soltanto scelto, mettendoci la faccia, di non voler rimanere nella condizione comatosa in cui versa il Pd, valutazione che in tanti condividono nel silenzio. Sono quasi certa - ha aggiunto - che altri al mio posto, pur provenendo dal centro sinistra, se ne avesse avuto la possibilità di candidarsi in una lista civica come ad esempio #DiventeràBellissima l'avrebbero volentieri accettata".

La vulcanica Catania Ma i movimenti da una parte all'altra della barricata sono tanti, nella vulcanica Catania. Specie se vai a guardare anche tra gli amministratori locali, a tutti i livelli. È il caso di un altro uomo di Bianco, Francesco Petrina che ha scelto di correre con l'Udc. Ma anche quello dell'imprenditore Vito Rau, consigliere ed ex assessore a Paternò, che correrà sempre con l'Udc dopo aver militato, sebbene tramite liste civiche, nell'area politica vicina all'assessore Pd Anthony Barbagallo. Giuseppe Zitelli, vice del sindaco di Belpasso Carlo Caputo anche lui vicino a Bianco, invece correrà con #DiventeràBellissima, il movimento proprio del candidato Nello Musumeci.

I "saltafosso" nel listino di Musumeci  Non solo Catania. In queste ore, ad esempio, l'ex sindaco di Canicattì Vincenzo Corbo, consigliere comunale in quota Sicilia Futura, ufficializzerà la propria candidatura con i Popolari e autonomisti a sostegno di Musumeci. Ma oltre alle liste del centrodestra, alcuni "saltafossi", per usare le parole e gli argomenti del vicepresidente designato Gaetano Armao, sarebbero finiti fin dentro il listino proprio di Nello Musumeci. Forse il riferimento riguardava anche Elvira Amata, in un passato non così remoto esponente di Sicilia Futura, finita nel listino in quota Fratelli d'Italia. O forse riguardava Mimmo Turano, fino a poche settimane fa capogruppo dei Centristi di Gianpiero D'Alia, ossia gli ex Udc che lanciarono per primi, per poi sostenere fin quasi al tramonto della legislatura, il governatore Rosario Crocetta.

Il ritorno nel centrodestra  Il "salto" di Turano, del resto, è stato compiuto in compagnia di una vera e propria "truppa": ex Centristi ed ex alfaniani hanno deciso di mollare il centrosinistra e andare dall'altra parte, dove si avverte il profumo di una possibile vittoria. Totò Lentini, ad esempio, appena pochi mesi fa, fu impegnatissimo nella creazione e nella spinta di una lista a sostegno del candidato sindaco Leoluca Orlando, in quella coalizione che comprendeva ovviamente anche il Pd e Sinistra Comune. Oggi,è candidato con Forza Italia. In occasione delle stesse elezioni amministrative, è stato molto intenso il lavoro di Pietro Alongi, ex Pdl poi rimasto con Alfano, tra i dirigenti più attivi nella creazione della lista "ibrida" tra Pd e Alternativa popolare: oggi sostiene Musumeci dopo il passaggio all'Udc. E ancora, stesso percorso è stato compiuto dagli ex centristi Gaetano Cani e Margherita La Rocca Ruvolo, mentre l'ex compagno di partito Orazio Ragusa, a lungo anche lui come gli altri nella maggioranza di Crocetta, ha scelto Forza Italia. Dove sono finiti anche alcuni ex alfaniani: a Trapani Giovanni Lo Sciuto e a Messina Nino Germanà che non era solo parte della maggioranza di Crocetta, ma in un certo senso era anche un 'pezzo" del governo regionale. Era riconducibile a lui, infatti, la presenza in giunta dell'ex assessore ai Beni culturali Carlo Vermiglio. Non a caso, dopo il "salto del fosso" di Germanà, che in realtà somiglia a un "ritorno a casa", anche Vermiglio ha dovuto fare le valigie dal governo di Crocetta. Tutto cambia, in pochi minuti. E così, si scopre che in fondo la strada che porta Crocetta a Musumeci, il Pd a Forza Italia non è poi così lunga.



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