Enna
press.it
Lavoro
oggi sciopero dei dipendenti delle ex Province.
Ex Province: venerdì sciopero anche in
Sicilia e delegazioni di
lavoratori dai Prefetti per consegnare le
loro richieste. Delegazioni
anche al Presidio davanti a
Montecitorio
Palermo, 4 set- Anche in Sicilia i
dipendenti delle province e delle
città metropolitane
sciopereranno venerdì 6 settembre così come nel
resto del Paese.
Parteciperanno inoltre con delegazioni al presidio che
si terrà
davanti a Montecitorio. La giornata di mobilitazione nazionale
è
indetta dai sindacati del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil. Tra
le
richieste quella dell'abrogazione del prelievo forzoso che
"sta
mettendo in ginocchio gli enti rendendo anche impossibile
il pagamento
degli stipendi". In Sicilia i sindacati chiedono
anche "l'immediata
riorganizzazione delle ex province e
adeguate risorse finanziarie. E'
impensabile - sostengono- che
gli enti possano reggersi con la
previsione aleatoria di 91
milioni di euro a fronte dei 211 milioni
necessari soltanto per il
pagamento degli stipendi". Venerdì delegazioni
di lavoratori
delle Province di Ragusa, Palermo, Messina, Trapani,
Siracusa e
delle Città metropolitane, assieme ai sindacati,
consegneranno ai
Prefetti delle rispettive città un documento con le
loro
richieste. Nel documento il prelievo forzoso, 260 milioni di
euro
sulle imposte versate in Sicilia, viene definito "uno
scippo di Stato"
che "oltre a essere incostituzionale incide
pesantemente sulla tenuta
degli enti", su cui gravano già "le
minori entrate e il crollo delle
riscossioni che impediscono di
pagare i debiti e di conseguenza
aumentano i residui passivi".
Al governo regionale viene contestata la
"mancanza di un
progetto politico a quattro anni dall'annuncio di
scioglimento
delle Province fatto all'Arena di Giletti, che ha
determinato
una gravissima situazione economica che sta investendo ormai
tutte
le ex province, a causa del mancato trasferimento delle
risorse".
Tale situazione- sottolineano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil
Fpl siciliane- non
solo impedisce il pagamento degli stipendi ai
lavoratori ( come a
Siracusa e a Ragusa) ma anche l'erogazione
dei servizi ai cittadini
quali le scuole, la manutenzione delle
strade, l'assistenza ai
disabili". I sindacati aggiungono che
"il dissesto è ormai alle porte
per i liberi Consorzi ma anche
per le città Metropolitane, quel
dissesto fino a questo momento
evitato, grazie a trasferimenti
straordinari da parte della
Regione ma che sono del tutto insufficienti
a garantire gli
stipendi ai lavoratori". Nel documento, da parte delle
funzioni
pubbliche di Cgil, Cisl e Uil anche una forte critica al
"tentativo
del governo regionale di mettere ancora una volta in
contrapposizione
la vertenza dei lavoratori precari con quella delle ex
province,
per nascondere la propria incapacità e l'immobilismo che
hanno
caratterizzato gli ultimi mesi di governo". I sindacati
dicono no al
taglio del 15% delle dotazioni organiche, dalla L.R.
27/2016. E
ricordano che "in Sicilia, in questi anni, le unità
in servizio sono
diminuite da 6013 a 4914 unità. Mentre si
prevede nel 2010, una
ulteriore riduzione degli organici di oltre
500 unità. Gli organici dei
liberi Consorzi e delle Città
Metropolitane hanno subito una drastica
riduzione di 1200 unità.
In particolare, il personale con qualifica
dirigenziale di ruolo
diminuisce del 51%, mentre quello con contratto a
tempo
determinato è stato azzerato quasi del tutto (-93%). Mentre
il
personale precario, al 31.12.2016, ammonta a 557 unità".
Cgil, Cisl e Uil del pubblico impiego
riportano, nella lettera , quanto
emerso in sede di audizione
all'Ars nel marzo 2016 sottolineando che "la
situazione è
ulteriormente peggiorata con gli enti che non riescono a
chiudere
i bilanci":
Agrigento: Disavanzo di 14 milioni. A
ciò si aggiunge, la sanzione di 8
milioni di euro. Tale
situazione non consente di pagare le bollette
della luce, nessun
servizio ai cittadini.
Caltanissetta: Disavanzo 21milioni e 500
mila euro a ciò si aggiunge
sanzione di 6milioni e 800mila euro
di sanzioni.
Città Metropolitana di Catania: Bilancio 148 milioni
di spesa corrente
. Di cui 65 milioni di prelievo forzoso da parte
dello stato questa
situazione è comune a tutti gli Enti di varia
vasta . Disavanzo di 56
milioni di euro . Le sanzioni ammontano a
30 milioni di euro.
Enna: Bilancio 28 milioni di spesa corrente.
Lo squilibrio di bilancio
ammonta a 12 milione di euro. Prelievo
forzoso ammonta a 10 milioni di
euro Nessuna sanzione ma la stessa
potrebbe essere applicata a causa del
mancato finanziamento del
servizio di assistenza agli alunni disabili.I
rappresentanti di
Enna ha denunciato la grave situazione in cui versano
le strade
provinciali anche a causa delle condizioni atmosferiche
che
richiedono degli per interventi urgentissimi pari a 2 milioni
di euro
.
Città Metropolitana di Messina : Approvato il
bilancio di previsione
2016 , il 06 marzo del 2017. Il prelievo
forzoso da parte dello stato
ammonta a 25.968,822 , oltre il 50%
delle entrate che si prevedono per
il 2017, in 56 milioni e
838,326 mila euro Le spese correnti e le
spese per rimborso mutui
ammontano a 72. milioni e 442,904 mila euro .
Lo squilibrio di
bilancio ammonta a 23milioni e 500 mila euro,
comprensivo della
sanzione di 8 milioni di euro.
Città Metropolitana di Palermo: La
quinta città Metropolitana d'Italia
Spese correnti in 95
milioni di euro . Prelievo forzoso da parte dello
stato ammonta a
65 milioni di euro. Riduzione degli organici dal 2015
al 2017, da
1300 unità a 800 unità. Le spese per il personale ammontano
a 34
milioni di euro. La sanzione ammonta a 25 milioni di euro.
Ragusa:
Squilibrio di bilancio ammonta a 13 milioni 558,487 mila
euro.
Prelievo forzoso da parte dello Stato ammonta a 17 milioni
260 mila
euro, pari al il 43% della spesa corrente .Sanzione
potrebbe essere
pari a 5 milioni di euro.
Siracusa: Prelievo
forzoso pari a 22 milioni di euro a fronte di entrate
di 23
milioni di euro . Stipendi dei lavoratori ammontano 20milioni.
Mentre
gli stipendi per la società partecipata ammontano a 4 milioni
di
euro.
Trapani: Disavanzo di 11.100.000 pari alla sanzione.
Stima della spesa
al 31/12 di circa 10.271.000 anche in
considerazione dei pensionamenti
previsti quest'anno, pari a una
riduzione del 9,76% rispetto al 15%
previsto dalla norma
regionale. Ciò crea i presupposti per dichiarare
una eventuale
eccedenza vista la differenza della spesa. Tutto questo
potrebbe
avere ripercussioni, rilevano i sindacati, sulle tanto
agognate
stabilizzazioni del personale precario presente negli
enti locali.
Blogsicilia.it
Ex
Province Siciliane c'è chi dice no allo sciopero "Serve solo a
lavare le coscienze"
I
lavoratori del sindacato Csa non aderiscono allo sciopero proclamato
per il sei ottobre. Da sempre impegnato a seguire la trattativa per
ridare dignità ai lavoratori delle ex Province contestano la scelta
di proclamare uno sciopero tardivo e che non serve agli impiegati.
"A distanza di circa un anno, si rivedono gli altri. Il Csa
com'è noto a tutti, ininterrottamente segue la vicenda delle ex
Province Siciliane che hanno subito l'andamento degli umori di un
governo e di una classe politica incompetente ed inconcludente, fino
al punto di riproporre l'elezione diretta del Presidente, con buona
pace del disastro combinato a danno dei cittadini senza servizi e dei
lavoratori
senza prospettive - dice il segretario regionale del
Csa Giuseppe Badagliacca -
Più grave e inaccettabile, è la dichiarazione di chi in teoria
dovrebbe difendere i diritti dei lavoratori delle ex Province
Siciliane".
"... Eventuali mobilità dei lavoratori delle ex province
dovranno colmare i vuoti in organico presso altri Enti e certamente
non nei Comuni".
"La frase, nel resto d'Italia ha un senso compiuto e potrebbe
essere condivisa, ma è la prova, - aggiunge Badagliacca - se
ancora ce ne fosse il bisogno, che chi parla non ha idea della realtà
che vivono le ex Province Siciliane ben lontane da quella nazionale
in quanto regolamentate da norme diverse.
Noi non ci stupiamo più di nulla, e anche i lavoratori hanno
ormai preso coscienza per questo non possiamo che bocciare su tutta
la linea un'iniziativa tardiva copiata da Roma e non rispondente
alla realtà siciliana, dove si rischia di inasprire la guerra tra
precari e dipendenti delle ex Province.
Noi non possiamo aderire
ad uno sciopero farsa, proclamato per il resto d'Italia, ma che
in
Sicilia ha il solo scopo di lavare qualche coscienza".
"Oggi - conclude Badagliacca - invitiamo i lavoratori a
riflettere ed evitare strumentalizzazioni che con la vertenza in
Sicilia non hanno nulla a che fare. Infatti già nell'ultimo anno
ci sono colleghi che non percepiscono lo stipendio con puntualità,
con arretrati di 6 mesi e altri enti che sono pronti a dichiarare
il dissesto.
Per il Csa l'obiettivo non è trattare sulle mobilità, che
negherebbero anche le prospettive occupazionali ai precari delle ex
province, ma dire No alla riduzione degli organici delle ex Province.
No alla Mobilità. Sì alle stabilizzazioni. Si finanzino gli enti e
si ridiano i servizi ai cittadini, restituendo la dignità e la
professionalità ai lavoratori siciliani.
Inchiestasicilia.it
Ex
province: oggi sciopero dei dipendenti delle province
In
una lettera ai Prefetti lo stato degli enti e le richieste sindacali.
Delegazioni anche al presidio davanti a Montecitorio
Ex province: Anche in Sicilia i
dipendenti delle ex province e delle città metropolitane
sciopereranno venerdì 6 settembre così come nel resto del
Paese. Parteciperanno inoltre con delegazioni al presidio che
si
terrà davanti a Montecitorio. La giornata di mobilitazione
nazionale è indetta dai sindacati del pubblico impiego di Cgil,
Cisl e Uil. Tra le richieste quella dell'abrogazione del
prelievo forzoso che "sta
mettendo in ginocchio gli enti
rendendo anche impossibile il pagamento degli stipendi".
In Sicilia i sindacati chiedono anche
"l'immediata riorganizzazione delle ex province e adeguate
risorse finanziarie. E' impensabile - sostengono - che gli
enti possano reggersi con la previsione aleatoria di 91 milioni
di euro a fronte dei 211 milioni necessari soltanto per il
pagamento degli stipendi". Venerdì delegazioni
di lavoratori
delle Province di Ragusa, Palermo, Messina, Trapani, Siracusa
e delle Città metropolitane, assieme ai sindacati, consegneranno
ai Prefetti delle rispettive città un documento con le
loro
richieste. Nel documento il prelievo forzoso, 260 milioni di
euro sulle imposte versate in Sicilia, viene definito "uno
scippo di Stato" che "oltre a essere incostituzionale incide
pesantemente sulla tenuta
degli enti", su cui gravano già "le
minori entrate e il crollo delle riscossioni che
impediscono di pagare i debiti e di conseguenza aumentano i
residui passivi". Al governo regionale viene contestata
la
"mancanza di un progetto politico a quattro anni
dall'annuncio di scioglimento delle Province fatto
all'Arena di Giletti, che ha determinato una gravissima
situazione economica che sta investendo ormai
tutte le ex
province, a causa del mancato trasferimento delle risorse".
Tale
situazione- sottolineano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl siciliane-
non solo impedisce il pagamento degli stipendi ai lavoratori (
come a Siracusa e a Ragusa) ma anche l'erogazione
dei servizi ai cittadini
quali le scuole, la manutenzione delle
strade, l'assistenza ai disabili". I sindacati aggiungono
che "il dissesto è ormai alle porte per i liberi Consorzi ma
anche per le città Metropolitane, quel
dissesto fino a
questo momento evitato, grazie a trasferimenti straordinari da
parte della Regione ma che sono del tutto insufficienti a
garantire gli stipendi ai lavoratori". Nel documento, da
parte delle
funzioni pubbliche di Cgil, Cisl e Uil anche una
forte critica al "tentativo del governo regionale di mettere
ancora una volta in contrapposizione la vertenza dei lavoratori
precari con quella delle ex
province, per nascondere la propria
incapacità e l'immobilismo che hanno caratterizzato gli
ultimi mesi di governo".
I sindacati dicono no al taglio
del 15% delle dotazioni organiche, dalla L.R. 27/2016.
E ricordano che "in Sicilia, in questi anni, le unità in
servizio sono diminuite da 6013 a 4914 unità. Mentre si prevede
nel 2010, una ulteriore riduzione degli organici di oltre 500
unità. Gli organici dei liberi Consorzi e delle Città
Metropolitane hanno subito una drastica riduzione di 1200 unità.
In particolare, il personale con qualifica dirigenziale di ruolo
diminuisce del 51%, mentre quello con contratto a tempo
determinato è stato azzerato quasi del tutto (-93%). Mentre
il personale precario, al 31.12.2016, ammonta a 557
unità".
Cgil, Cisl e Uil del pubblico impiego riportano, nella
lettera , quanto emerso in sede di audizione all'Ars nel marzo
2016 sottolineando che "la situazione è ulteriormente
peggiorata con gli enti che non riescono a chiudere i
bilanci":
Agrigento: Disavanzo di 14 milioni. A ciò si
aggiunge, la sanzione di 8 milioni di euro. Tale situazione non
consente di pagare le bollette della luce, nessun servizio ai
cittadini.
Caltanissetta: Disavanzo 21 milioni e 500 mila euro a
ciò si aggiunge sanzione di 6 milioni e 800 mila euro di
sanzioni.
Città Metropolitana di Catania: Bilancio 148
milioni di spesa corrente. Di cui 65 milioni di prelievo
forzoso da parte dello stato questa situazione è comune a tutti
gli Enti di varia vasta . Disavanzo di 56
milioni di euro. Le
sanzioni ammontano a 30 milioni di euro. Enna: Bilancio 28 milioni di
spesa corrente. Lo squilibrio di bilancio ammonta a 12 milione
di euro. Prelievo forzoso ammonta a 10 milioni di euro Nessuna
sanzione ma la stessa potrebbe essere applicata a causa del mancato
finanziamento del servizio di assistenza agli alunni disabili.
I rappresentanti di Enna ha denunciato la grave situazione
in cui versano le strade provinciali anche a causa delle
condizioni atmosferiche che richiedono degli per
interventi urgentissimi pari a 2 milioni di euro.
Città
Metropolitana di Messina : Approvato il bilancio di previsione 2016
, il 06 marzo del 2017. Il prelievo forzoso da parte dello
stato ammonta a 25.968,822 , oltre il 50% delle entrate che si
prevedono per il 2017, in 56 milioni e 838,326 mila euro
Le spese correnti e le spese per rimborso mutui ammontano a 72.
milioni e 442,904 mila euro. Lo squilibrio di bilancio ammonta a
23milioni e 500 mila euro, comprensivo della sanzione di 8
milioni di euro.
Città Metropolitana di Palermo: La quinta città
Metropolitana d'Italia Spese correnti in 95 milioni di euro .
Prelievo forzoso da parte dello stato ammonta a 65 milioni
di euro. Riduzione degli organici dal 2015 al 2017, da 1300
unità a 800 unità. Le spese per il personale ammontano a 34
milioni di euro. La sanzione ammonta a 25 milioni di
euro.
Ragusa: Squilibrio di bilancio ammonta a 13 milioni 558,487
mila euro. Prelievo forzoso da parte dello Stato ammonta a 17
milioni 260 mila euro, pari al il 43% della spesa
corrente. Sanzione potrebbe essere pari a 5 milioni di euro
Siracusa: Prelievo forzoso pari a 22
milioni di euro a fronte di entrate di 23 milioni di euro.
Stipendi dei lavoratori ammontano 20 milioni. Mentre gli
stipendi per la società partecipata ammontano a 4 milioni
di euro.
Trapani: Disavanzo di 11.100.000 pari alla sanzione.
Stima della spesa al 31/12 di circa 10.271.000 anche in
considerazione dei pensionamenti previsti quest'anno, pari a
una riduzione del 9,76% rispetto al 15%
previsto dalla norma
regionale. Ciò crea i presupposti per dichiarare una eventuale
eccedenza vista la differenza della spesa. Tutto questo potrebbe
avere ripercussioni, rilevano i sindacati, sulle tanto
agognate stabilizzazioni del personale precario presente negli
enti locali.
Livesicilia.it
Dal
centrosinistra a Musumeci.Regionali, saltafosso last minute
Da
Crocetta a Musumeci e Lombardo, passando per Renzi.
Tra poche ore la parabola politica di Gianfranco
Vullo potrebbe
lambire quasi tutti i luoghi della politica siciliana recente. "Non
ho ancora deciso, né firmato" confidava ieri pomeriggio a Live
Sicilia. Ma il travaglio del deputato uscente di Catania è tutto lì:
"E' vero, gli autonomisti mi hanno cercato. Deciderò tra poche
ore". Gli autonomisti, per intenderci, oggi sono a sostegno del
candidato del centrodestra Nello
Musumeci,
grazie a una lista composta insieme al Cantiere popolare di Saverio
Romano.
Da
Crocetta a Musumeci?
Eppure,
cinque anni fa Vullo era uno dei "rivoluzionari" del governatore
gelese.
Eletto all'Ars dopo aver racimolato 2.100 voti nella lista
"Movimento politico Crocetta presidente", quello che portava il
simbolo del Megafono, sarà uno dei primi a lasciare il governatore
al suo destino, "fulminato" dai successi del renzismo. Già nel
2013, passato nel gruppo parlamentare del Pd, sarà proprio lui ad
accogliere a Catania il ministro Graziano
Delrio.
Da lì, non passava giorno senza un riconoscimento al leader Dem. "Un
risultato storico grazie all'effetto Renzi" brindò dopo
l'exploit delle Europee del 2014; "il governo nazionale, grazie
anche alla volontà ferma di
Matteo Renzi,
saprà aiutare la Sicilia a rimettersi in moto" disse in seguito a
uno dei tanti rimpasti di Crocetta; "l'impegno preso dal
presidente Matteo Renzi è serio e per questa ragione non ci
sono dubbi sull'esito positivo" si diceva certo, nel maggio del
2016, in occasione del riconoscimento da parte dello Stato alla
Sicilia di 500 milioni in bilancio; "l'attenzione data alla
Sicilia dal premier Matteo Renzi è senza dubbio un fatto
di straordinaria importanza. La nuova visita del Presidente del
Consiglio servirà a tirare la volata alla vittoria del
Sì al referendum"
spiegava ottimista (ottimismo evidentemente mal riposto) un anno fa;
pochi mesi fa, infine, l'elezione sempre nell'area Renzi
all'assemblea nazionale del partito. Ma i tempi della politica, si
sa, hanno poco a che fare con quelli della coerenza. E così ecco che
Vullo decide che bisogna cambiare di nuovo: passare con Musumeci,
nella lista di Lombardo e Romano. O, in alternativa, il ritorno al
Megafono lasciato a inizio legislatura, dove è già tornato, solo un
mese fa, almeno a Sala d'Ercole, dove ha contribuito a "ricreare"
il gruppo di Crocetta, evitando così al governatore di cercare le
firme necessarie per iscrivere una lista che pare, alla fine, non
correrà nemmeno.
Porto
lascia Bianco
Ma
il possibile salto "last minute" di Vullo non è affatto un caso
isolato.
Sempre negli ultimi giorni, come
ha già scritto recentemente Live Sicilia, Alessandro
Porto, il capogruppo al consiglio comunale di Catania della lista del
sindaco Enzo Bianco,
deve sciogliere una riserva: andare
con l'Udc di Cesa o con Forza Italia?
Comunque vada, sarà un bel cambiamento: dal sindaco del Pd che sta
lavorando alla lista "Micari presidente", a un altro presidente,
cioè Nello Musumeci.
L'addio
di Adele Palazzo
Ma
a Catania negli ultimi giorni sembra girare
lo stesso "virus".
Micari sembra non convincere, e così, ecco anche il passaggio
clamoroso della responsabile del circolo etneo del Pd
Adele Palazzo:
"Non è stato facile dopo quasi dieci anni - ha raccontato -
lasciare il Pd ed i ruoli che ricoprivo, ma non trovavo più alcuna
motivazione per rimanerci. Per alcuni risultavo addirittura scomoda
perché ho sempre anteposto il valore del partito alle dinamiche
correntizie. Ho soltanto scelto, mettendoci la faccia, di non voler
rimanere nella condizione comatosa in cui versa il Pd, valutazione
che in tanti condividono nel silenzio. Sono quasi certa - ha
aggiunto - che altri al mio posto, pur provenendo dal centro
sinistra, se ne avesse avuto la possibilità di candidarsi in una
lista civica come ad esempio #DiventeràBellissima l'avrebbero
volentieri accettata".
La
vulcanica Catania
Ma
i movimenti da una parte all'altra della barricata sono tanti,
nella vulcanica Catania.
Specie se vai a guardare anche tra gli amministratori locali, a tutti
i livelli. È il caso di un altro uomo di Bianco,
Francesco Petrina
che ha scelto di correre con l'Udc. Ma anche quello
dell'imprenditore Vito
Rau,
consigliere ed ex assessore a Paternò, che correrà sempre con l'Udc
dopo aver militato, sebbene tramite liste civiche, nell'area
politica vicina all'assessore Pd Anthony Barbagallo. Giuseppe
Zitelli,
vice del sindaco di Belpasso Carlo Caputo anche lui vicino a Bianco,
invece correrà con #DiventeràBellissima, il movimento proprio del
candidato Nello Musumeci.
I
"saltafosso" nel listino di Musumeci
Non
solo Catania. In queste ore, ad esempio, l'ex sindaco di Canicattì
Vincenzo
Corbo,
consigliere comunale in quota Sicilia Futura, ufficializzerà la
propria candidatura con i Popolari e autonomisti a sostegno di
Musumeci. Ma oltre alle liste del centrodestra, alcuni "saltafossi",
per usare le parole e gli argomenti del vicepresidente designato
Gaetano
Armao,
sarebbero finiti fin dentro il listino
proprio di Nello Musumeci.
Forse il riferimento riguardava anche Elvira
Amata,
in un passato non così remoto esponente di Sicilia Futura, finita
nel listino in quota Fratelli d'Italia. O forse riguardava Mimmo
Turano,
fino a poche settimane fa capogruppo dei Centristi di Gianpiero
D'Alia, ossia gli ex Udc che lanciarono per primi, per poi
sostenere fin quasi al tramonto della legislatura, il governatore
Rosario Crocetta.
Il
ritorno nel centrodestra
Il
"salto" di Turano, del resto, è stato compiuto in compagnia di
una vera e propria "truppa": ex Centristi ed ex alfaniani hanno
deciso di mollare il centrosinistra e andare dall'altra parte, dove
si avverte il profumo di una possibile vittoria. Totò
Lentini,
ad esempio, appena pochi mesi fa, fu impegnatissimo nella creazione e
nella spinta di una lista a sostegno del candidato sindaco Leoluca
Orlando, in quella coalizione che comprendeva ovviamente anche il Pd
e Sinistra Comune. Oggi,è candidato con Forza Italia. In occasione
delle stesse elezioni amministrative, è stato molto intenso il
lavoro di Pietro
Alongi,
ex Pdl poi rimasto con Alfano, tra i dirigenti più attivi nella
creazione della lista "ibrida" tra Pd e Alternativa popolare:
oggi sostiene Musumeci dopo il passaggio all'Udc. E ancora, stesso
percorso è stato compiuto dagli ex centristi Gaetano
Cani e Margherita La Rocca Ruvolo,
mentre l'ex compagno di partito Orazio Ragusa, a lungo anche lui
come gli altri nella maggioranza di Crocetta, ha scelto Forza Italia.
Dove sono finiti anche alcuni ex alfaniani: a Trapani Giovanni
Lo Sciuto
e a Messina Nino
Germanà
che non era solo parte della maggioranza di Crocetta, ma in un certo
senso era anche un 'pezzo" del governo regionale. Era
riconducibile a lui, infatti, la presenza in giunta dell'ex
assessore ai Beni culturali Carlo
Vermiglio.
Non a caso, dopo il "salto del fosso" di Germanà, che in realtà
somiglia a un "ritorno a casa", anche Vermiglio ha dovuto fare le
valigie dal governo di Crocetta. Tutto cambia, in pochi minuti. E
così, si scopre che in fondo la strada che porta Crocetta a
Musumeci, il Pd a Forza Italia non è poi così lunga.