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rassegna stampa del 31 ottobre 2017

Giornale di Sicilia

Sicilia. Il dirigente dell'Osservatorio Acque, Luigi Pasotti: «Se a novembre continua così rischiamo di tornare ai livelli del 2002, l'anno della grande siccità»
Non piove, dighe vuote: spettro razionamento
Andrea D'Orazio


Finita la torrida estate siciliana, le speranze di un progressivo ritorno alla normalità erano appese lle prime piogge autunnali, ma tra settembre e ottobre, salvo alcuni nubifragi che hanno fatto più  anni che altro, il territorio è rimasto praticamente a secco e l'allarme, in realtà mai sopito, è tornato a suonare più alto che mai: le dighe dell'Isola si stanno svuotando. Non uno stillicidio, ma un rapido prosciugamento. Per capirlo basta scorrere l'ultimo bollettino diffuso dall'Osservatorio regionale delle Acque, che registra periodicamente i volumi presenti nei 23 grandi invasi della Sicilia. Escalation di un allarme ad ottobre, il livello d'acqua complessivo è fermo a circa 209 milioni di metri cubi, 67 in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, in calo del 24% sul 2016. Uno scarto che, in termini tendenziali, è addirittura più alto di quello segnalato a luglio, durante il picco di siccità estiva, quando la differenza annuale era del 20%. Sintomatico anche il dato che emerge dalla comparazione tra settembre e ottobre, con una diminuzione dell'11% d'acqua nell'arco di un mese, pari a un ammanco di oltre 26 milioni di metri cubi. Salvo rare eccezioni, i 23 bacini sono tutti in perdita, sia nel confronto annuale che in quello mensile, ma ci sono almeno tre dighe che spiccano per criticità. Le situazioni più a rischio Tra queste c'è sicuramente Poma, utilizzata sia per i consumi potabili a  Palermo sia per l'irrigazione dei campi nella zona di Partinico, che nel giro di un anno ha più che dimezzato il volume, passando da 36 milioni di metri cubi a 14 (2,25 in meno rispetto a settembre) su una capacità d'invaso di 72,50. E non va certo meglio a Oriente, in particolare nei bacini di Ogliastro (tra Enna e Catania) e Pozzillo (Enna), con il primo che oggi  contiene meno di 19 milioni di metri cubi d'acqua (erano 30 nel 2016) su un capacità d'invaso pari a 110, e il secondo fermo sotto quota 5 Mmc (dai 14,75 dell'anno scorso) anche se, potenzialmente, arriverebbe a 150. Il passato che torna a galla Se lo scorso luglio, contatto dal nostro giornale, il dirigente dell'uni à operativa di climatologia dell'Osservatorio Acque, Luigi Pasotti, definiva la situazione «preoccupante» ma non disperata, oggi, senza giri di parole, conferma il quadro «allarmante ». Tanto che, «se a novembre continuerà a pioverà così poco, le dighe siciliane rischiano di tornare ai livelli del 2002, quando toccarono il  più basso volume d'acqua registrato nel recente passato. Fu un anno pesantissimo, con problemi di approvvigionamento per paesi e campagne, che restarono a lungo senza risorse idriche». Il deficit volumetrico, ricorda Pasotti, appare molto più marcato se si confrontano i dati odierni con  quelli dello stesso periodo del 2015, quando l'acqua dei 23 invasi raggiungeva complessivamente quota 382 Mmc (173 in più): prova che la siccità idrogeologica si è intensificata negli ultimi due anni. E non accenna a diminuire.  Serve acqua per la terra, anche a novembre Difatti, la nuova fotografia degli invasi, che verrà pubblicata dall'Osservatorio tra qualche giorno, non promette nulla di buono. Il trend, sottolinea il dirigente, non solo confermerà le perdite, ma, «anche se con scarti minimi, indicherà un ulteriore peggioramento, tranne nella diga di  Santa Rosalia, a Ragusa, dove negli ultimi giorni ha piovuto parecchio». Il problema, evidenziano all'Osser - vatorio, è che agli agricoltori serve ancora molta acqua, pure a novembre. Se infatti la maggior parte delle coltivazioni ha già concluso il ciclo d'irrigazione annuale e i Consorzi di bonifica hanno chiuso i rubinetti per le campagne, restano produzioni che hanno bisogno del servizio, «come gli agrumeti della Piana di Catania, rimasti a secco a causa della siccità meteorologica degli ultimi due mesi». Per non parlare dell'uso potabile, certamente ridotto dopo l'esta te, ma costante tutto l'anno. Razionamenti all'orizzonte Rimedi? Non certo la danza della pioggia, tanto più che gli effetti del cambiamento climatico si ripresenterebbero da qui alla prossima estate. Pasotti lo sa bene, e intravede una soluzione: «Cambiare la politica di gestione dell'acqua, programmando un piano di razionamento idrico, sia potabile che irriguo, per  non correre il rischio di trovarsi all'improvviso con un'emergenza che sarebbe assai difficile risolvere». In alternativa, si può sempre pompare acqua dalle falde sotterranee, come è stato già fatto, ma «i costi sono alti e le ricadute sulla bolletta inevitabili». Di razionamento parla anche l'ingegnere Salvatore Alecci, consigliere nazionale dell'Associazione idrotecnica italiana per la Sicilia Orientale, che definisce «drammatica» la situazione degli invasi. Razionare, ma anche «terminare le grandi incompiute  dell'Isola», le dighe che, ricorda Alecci, «avrebbero potuto aumentare le risorse idriche, e invece sono ferme al palo da anni, come quella di Pietrarossa (Catania), i cui lavori, realizzati al 90%, sono stati interrotti dopo il ritrovamento di un sito  archeologico, o quella di Blufi (Palermo), avviata nel 1990 e rimasta edificata al  20%». In alcuni invasi il livello dell'acqua è calato anche del 50 per cento *ADO*

Marcia per la cattedrale, la città si mobilita
Dopo le adesioni del mondo dell'associazionismo e dei sindacati, anche ieri in tantissimi hanno raccolto l'invito del cardinale
Concetta Rizzo


Il movimento Cristiano lavoratori, con il suo presidente Enzo Sardo e tutto il direttivo, parteciperanno indossando - simbolicamente - le sciarpe. Ma ci saranno anche i componenti dell'ordine degli architetti, il commissario straordinario del Libero consorzio Giuseppe Marino e non mancheranno esponenti e rappresentanti politici. Dopo le adesioni del mondo dell'associazionismo e dei sindacati, anche ieri in tantissimi hanno raccolto l'invito del cardinale Francesco Montenegro e venerdì parteciperanno alla marcia silenziosa - per reclamare l'attenzione e l'intervento della Regione - che si snoderà da via
Imera fino alla «mamma malata ». «Niente proclami: la politica svolga il ruolo per il quale è stata  delegata e si assuma le proprieresponsabilità. Sei anni dopo, niente è stato fatto per la cattedrale e per il colle di Agrigento». È ferma la posizione di Alfonso Cimino, presidente dell'Ordine degli architetti della provincia di  Agrigento. «La nostra partecipazione è in segno di solidarietà per quanto accade alla cattedrale e al colle di Agrigento - afferma Alfonso Cimino - . Riteniamo sia giunto il momento che l'intero comparto politico si svegli e si adoperi per la risoluzione del problema, prima che accada l'irreparabile. Il tempo dei proclami è passato da un pezzo ed è giunta l'ora di rimboccarsi le maniche, ognuno per il ruolo al quale è stato delegato, evitando il rimbalzo delle responsabilità. Occorre ripristinare  il senso del dovere che ognuno di noi è chiamato a svolgere. Lo si deve alla storia di questa città e ai suoi cittadini. Agrigento aspetta troppe risposte, da troppo tempo». A rischio non c'è soltanto la cattedrale di San Gerlando. Ma sono in pericolo anche le abitazioni  di 34 famiglie, per complessivi 80 agrigentini, e ben 21 attività commerciali. Case e negozi che sono a rischio sgombero. Agrigentini che di fatto, adesso,
vivono nel terrore. Perché, «da un momento all'altro - per come ha detto il sindaco Lillo Firetto - il rischio crollo potrebbe divenire imminente e dunque il Comune sarebbe costretto a sgomberare tutti e a chiudere la via 25 Aprile». Era il 1087 quando fu avviata la costruzione della cattedrale di Agrigento e già nel 1198 si registrò una frana determinata dall'instabilità del terreno del costone Nord. Il 27 giugno 1386 papa Urbano VI, aderendo all'iniziativa del vescovo Matteo De Fugardo, concesse l'indulgenza parziale a quanti avessero contribuito alla ricostruzione del duomo - hanno ricordato ieri gli architetti - . Ricordiamo la frana che ne minacciò le strutture nel 1966, ma certamente ricordiamo il mese di febbraio del 2011, quando la cattedrale di San Gerlando è stata chiusa per problemi strutturali causati dallo scivolamento del costone sul quale sorge, verso valle. Ha aderito alla marcia, condividendo le forti preoccupazioni del cardinale Montenegro, il commissario straordinario del Libero consorzio comunale di Agrigento Giuseppe Marino: "La vicenda della cattedrale di Agrigento si è per troppo tempo trascinata senza che siano stati fatti quegli interventi necessari per fermare l'inesorabile azione franosa del colle". Per il commissario Marino, il rischio del crollo della struttura si fa sempre più visibile e non si può più differire l'intervento. La vice coordinatrice regionale e  coordinatrice provinciale di Agrigento di Forza Italia Giovani, Lilly Di Nolfo, ieri, ha rivolto un appello all'intero «Giovanile Agrigentino » di Forza Italia affinché si partecipi alla marcia. «Partecipare per manifestare solidarietà alle persone che rischierebbero la vita se il costone dovesse cedere e per manifestare vicinanza alla Chiesa agrigentina privata da anni della sua struttura più importante. E per dichiarare con tutte le forze la propria indignazione nei confronti di una classe
politica regionale che non è stata capace di nulla. Ciò è vergognoso. E non è condivisibile nemmeno il silenzio di molti agrigentini  che assistono inermi a quanto accade». «Si ritorna a parlare di centro storico e di cattedrale di Agrigento. Voglio ricordare a quanti oggi si strappano le vesti per la collina del duomo di Agrigento che gli unici interventi di un certo rilievo che nel recente passato sono stati finanziati su Agrigento risalgono al 2005 quando da assessore alla protezione civile, dopo la visita di Bertolaso, ho fatto arrivare quasi 17 milioni di euro» - ha scritto ieri, invece, il deputato Michele Cimino che è candidato all'Ars. «Venerdì, io e i miei amici manifesteremo  contro questo immobilismo e contro queste interferenze di alcuni uffici che hanno bloccato l'azione della politica regionale ». (*CR*)


Fiume naro. I controlli delle forze dell'ordine sono intanto partiti a Ribera a Naro, passando per Raffadali, Joppolo Giancaxio, Montallegro, Realmonte e Favara
Scarti dei frantoi, allarme inquinamento
Concetta Rizzo

Fiume Naro è ricolmo di scarti oleosi. Nonostante i controlli e le denunce, scattate nei passati anni, molti titolari d'impresa e amministratori delegati del settore oleario continuano a scaricare le acque di vegetazione nei torrenti e nei fiumi. Una storia che, ciclicamente, nell'Agrigentino, si ripete. L'associazione ambientalista MareAmico ha effettuato, nei giorni scorsi, un monitoraggio con un drone e nella foce del fiume Naro - nel cui bacino idrico ricadono i frantoi di Canicattì, Naro e Favara - sono state immortalate chiazze nere. «Le acque di vegetazione sono le acque reflue derivanti dalla lavorazione dell'olio di oliva - ha spiegato ieri Claudio Lombardo dell'associazione MareAmico - . L'immissione nei torrenti di questi scarti oleosi, che sottraggono ossigeno all'acqua, causano la morte dei pesci. L'attuale normativa prevede che queste acque inquinanti vengano accumulate dentro vasche sigillate e poi inviate nei depuratori
abilitati o versati nei terreni di proprietà, con una modalità ben definita, per non danneggiare l'ambiente». I controlli sono però già partiti. E, naturalmente, in rigoroso silenzio. Da Ribera a Naro, passando per Raffadali, Joppolo Giancaxio, Montallegro, Realmonte e Favara la Guardia di finanza, il nucleo operativo Ecologico, i carabinieri, l'ispettorato del lavoro e i responsabili dell'agenzia regionale per la Protezione dell'Ambiente, nonché il corpo Forestale e le polizie locali dei vari Comuni stanno realizzando un vero e proprio tour de force per contrastare l'inquinamento ambientale connesso al processo di molitura delle olive. Qualora venissero individuate situazioni di inquinamento, si rischiano denunce, alla Procura, per le ipotesi di reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata,  scarichi industriali non autorizzati, abbandono e deposito incontrollato di rifiuti sul suolo e nel sottosuolo, vietata immissione di rifiuti
allo stato solido o liquido nelle acque superficiali e sotterranee, nonché violazioni delle leggi urbanistiche. Negli anni passati, grazie a questo genere di mirati controlli,  sono scattate denunce su denunce  e sequestri di aree di terreno interessate dagli sversamenti, vasche, autocisterne e condotte per il deposito,
lo scarico o il convogliamento delle acque di vegetazione. Non si tratta però di ispezioni semplicissime. Occorre, infatti, individuare i corsi d'acqua interessati dallo scarico abusivo delle acque  reflue e poi risalire ai frantoi. Un paio d'anni fa, la polizia provinciale di Agrigento - dopo una segnalazione  dell'associazione ambientalista MareAmico - trovò dei silos che, «complici» alcuni fori, avrebbero lasciato tracimare  l'acqua di vegetazione che finiva inun limitrofo vallone. E dal fossato l'acqua sarebbe confluita fino al fiume Magazzolo. Anche in quel caso MareAmico aveva già notato e segnalato una
colorazione nero-violacea in alcuni tratti del fiume. Esattamente come quella che è stata documentata, nelle ultimissime ore, sul fiume  Naro con l'utilizzo di un drone. Allora, a Ribera scattò il controllo della polizia ferroviaria e i silos e l'area circostante finirono, naturalmente, sotto sequestro giudiziario.
Nei silos erano stoccate le acque di vegetazione provenienti dal ciclo produttivo di un oleificio di Ribera. Casi di inquinamento sono stati accertati, sempre nel recente passato, anche dai carabinieri della compagnia di Licata, assieme al personale dell'Arpa, in un torrente che affluisce al fiume Naro. Erano acque - secondo quanto allora ricostruirono i carabinieri -  provenienti proprio dalla condotta idrica di scarico del frantoio. I carabinieridella compagnia di Agrigento sorpresero e denunciarono un uomo che sversava sul proprio terreno, tramite un tubo di plastico, liquido vegetale proveniente da un frantoio di Joppolo Giancaxio. A Favara, invece, a segnalare problemi - sempre nel recente passato - era stata Girgenti Acque. (*CR*)

Agrigentoweb

Il Commissario Giuseppe Marino aderisce alla marcia per la Cattedrale di Agrigento


Il Commissario straordinario del Libero Consorzio Comunale di Agrigento Giuseppe Marino, condividendo le forti preoccupazioni espresse dal Cardinale Montenegro sul futuro della Cattedrale di Agrigento, aderisce alla marcia organizzata per venerdì 3 novembre. "La vicenda della Cattedrale di Agrigento si è per troppo tempo trascinata senza che siano stati fatti quegli interventi necessari per fermare l'inesorabile azione franosa del colle. Per il Commissario Marino, il rischio del crollo della struttura si fa sempre più visibile e non si può più differire l'intervento delle autorità competenti. Per questo motivo ritiene che sia giusto, anche attraverso una manifestazione pubblica che veda la più ampia partecipazione della cittadinanza, sollecitare gli Enti competenti a porre in essere, nel più breve tempo possibile, quei lavori di consolidamento che mettano in sicurezza non soltanto la Cattedrale ma una delle zone più belle ed importanti della città anche per scongiurare danni incalcolabili al tessuto economico e urbano."

Scrivolibero
Il Commissario Giuseppe Marino aderisce alla marcia per la Cattedrale di Agrigento

Il Commissario straordinario del Libero Consorzio Comunale di Agrigento Giuseppe Marino, condividendo le forti preoccupazioni espresse dal Cardinale Montenegro sul futuro della Cattedrale di Agrigento, aderisce alla marcia organizzata per venerdì 3 novembre. "La vicenda della Cattedrale di Agrigento si è per troppo tempo trascinata senza che siano stati fatti quegli interventi necessari per fermare l'inesorabile azione franosa del colle. Per il Commissario Marino, il rischio del crollo della struttura si fa sempre più visibile e non si può più differire l'intervento delle autorità competenti. Per questo motivo ritiene che sia giusto, anche attraverso una manifestazione pubblica che veda la più ampia partecipazione della cittadinanza, sollecitare gli Enti competenti a porre in essere, nel più breve tempo possibile, quei lavori di consolidamento che mettano in sicurezza non soltanto la Cattedrale ma una delle zone più belle ed importanti della città anche per scongiurare danni incalcolabili al tessuto economico e urbano."


Libero Consorzio: gli studenti di Alternanza Scuola Lavoro ricevuti dal Questore Maurizio Auriemma.

Il Libero Consorzio Comunale di Agrigento incoraggia e favorisce l'esperienza lavorativa degli studenti del Liceo Scientifico e delle Scienze Umane "R. Politi" che svolgono un progetto di Alternanza Scuola Lavoro all'Ufficio Stampa e URP dell'Ente. Ieri pomeriggio, infatti, i liceali, accompagnati da alcuni docenti e dal loro tutor aziendale, hanno incontrato il Questore di Agrigento, dott. Maurizio Auriemma, per parlare di legalità, sicurezza del territorio e compiti della Polizia di Stato. Il Dirigente superiore della Questura, con grande cordialità e disponibilità, ha risposto alle diverse domande degli studenti riservando, inoltre, ampio spazio per spiegare le modalità di accesso ed i requisiti necessari per entrare nella Polizia di Stato. Il dott. Auriemma, che prima di approdare ad Agrigento ha ricoperto diversi incarichi in Italia ed all'estero, ha affermato che per intraprendere una carriera in Polizia bisogna possedere senso del dovere, altruismo, e spirito di abnegazione. Il Questore, infine, ha offerto agli studenti un rinfresco ed un omaggio. Il progetto Alternanza Scuola - Lavoro scaturisce dall'esigenza di attuare, in linea con quanto dettato dalla Legge 107/2015 cosiddetta "buona scuola", percorsi lavorativi come occasione di crescita formativa per gli studenti e di incontro tra l'offerta, declinata nel profilo in uscita dello studente, e la domanda proveniente dalla realtà sociale ed economica del territorio.

LA SICILIA
DISTRETTO TURISMO
Racalmuto e Naro hanno aderito al Consorzio. Cresce e si rafforza il Distretto turistico regionale Valle dei Templi. sia come soci pubblici che privati. Sono adesso ventitré i Comuni che fanno parte dell'area distrettuale. I Comuni di Naro e di Racalmuto,dopo aver manifestato da tempo questa volontà condividendo appieno finalità e progetti, hanno aderito formalmente al Consorzio. All'ottantina di soggetti, tra imprese di servizi e di ricettività turistica e associazioni, si sono aggiunti recentemente sette strutture ricettive turistiche, tra affittacamere, b&b, e case vacanze e un ostello. Quattro sono di Agrigento, due di Caltanissetta e uno di Mussomeli. Significativa l'adesione del primo ostello di Agrigento che consente di completare l'offerta ricettiva della città dei Templi con alloggi confortevoli a prezzo contenuto rivolgendosi principalmente a giovani. L'adesione al Distretto comporta la con divisione degli obiettivi di promozione e rilancio di un'area, che ha la sua centralità nella Valle dei Templi, ed è in grado di presentare ti n'offerta variegata per il turismo culturale, scolastico, della terza età, enogastronomico, balneare, letterario, religioso, naturalistico e per il cineturismo. I Comuni appena entrati, come gi gli altri soci del Distretto si impegnano a sostenere le iniziative volte a favorire i processi dì aggregazione e di integrazione tra le imprese turistiche del territorio, e, in generale, tutte le azioni volte alla qualificazione e alla valorizzazione dell'offerta turistica Naro si assicura una continuità territoriale sulla fascia costiera che va da Realmonte a Gela,a cui manca solo Licata, da cui si at tende l'adesione ufficiale e per il cui passaggio sono gia state poste le basi anche in vista delle Celebrazioni, neI 2020, dei 2600 anni di storia di Agrigento. Con Racalmuto si suggella la partecipazione fattiva di una delle tappe fondamentali della Strada degli Scrittori.

Prima riunione della neo Consulta del Turismo

Decise le linee guida dell'organismo per i prossimi mesi. Prima riunione ieri mattina della neo consulta del Turismo che dovrà decidere sulla destinazione dei fondi derivanti detta tassa di soggiorno. Convocata dal presidente, Lillo Firetto, sono intervenuti, assieme al sindaco e all'assessore comunale al Bilancio Giovanni Amico, i rappresentanti delle varie associazioni e federazioni di categoria da nonchè i diversi titolari di strutture ricettive facenti parte della Consulta. Presenti il presidente del Consorzio Turistico Valle dei templi, Emanuele Farruggia; l'amministratore del Distretto turistico, Gaetano Pendo il presidente di Federalberghi, Francesca Picarella, il presidente di AssoHotel, Paolo Pullara e quello di Abba (associazione b&b) Carmelo Cantone: Giuseppe Lo Pilato del Fai-Kolimbetra, in apertura dei lavori il sindaco ha parlato dell'importanza della scelta cui sono chiamati a decidere i componenti detta Consulta peni futuro. Sono poi state lette e approvate le linee guida per l'organizzazione interna della Consulta che avrà il compito di affrontare il tema della destinazione delle risorse (vi sono già disponibili circa 200 mila euro Successivamente Arianna Nicosia, titolare di un B&B è stata eletta vice presidente della Consulta. La seduta è poi stata aggiornata al prossimo 7 novembre.

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