Giornale di Sicilia
Camere di commercio. Il dato emerso all'assemblea di Siracusa.
Buone le nuove iscrizioni anche a Messina ed Enna. In coda Agrigento ma con un trend positivo
In Sicilia nascono più imprese, la più virtuosa è Trapani
Creano più occupazione e generano più ricchezza del resto delle imprese ma sono ancora poche le «digital companies» in Italia. Alla fine del terzo trimestre di quest'anno, le imprese che operano nei settori digitali dal commercio via Internet agli Internet service provider, dai produttori di software a chi elabora dati o gestisce portali web, hanno superato la soglia delle 122 mila unità, con solo il 2,3 per cento del totale delle imprese italiane. È quanto emerso dai dati dell'assemblea dei presidenti delle Camere di commercio italiane, tenuta ieri a Siracusa. «Oggi abbiamo un numero di imprese digitali esiguo, ma è una realtà con un forte potenziale di sviluppo - ha detto il presidente nazionale di Unioncamere, Ivan Lo Bello - le aziende ci dicono di avere un gran bisogno di digitalizzazione e per questo occorre innalzare la cultura e le competenze digitali delle nostre imprese. Le Camere di commercio che fanno parte del network Industria 4.0, con i 77 punti di impresa digitale che stanno realizzando, sono impegnate a favorire la conoscenza e l'utilizzo delle nuove tecnologie». Tra luglio e settembre di quest'anno si sono iscritte ai registri camerali 67.689 imprese e sono cessate 49.690, con un saldo positivo di 17.999, stimato in 2 mila imprese in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Tra le nove province siciliane il miglior trend lo ha fatto registrare Trapani dove su 744 iscrizioni, si sono avute 322 cessazioni ed un incremento dello 0,91 per cento. A seguire Messina con 875 iscrizioni, 381 cessazioni, con un tasso di crescita dello 0,82 per cento, quindi Enna con 170 imprese iscritte, 74 cessate, ed un tasso dello 0,65 per cento. Dietro c'è Agrigento con 564 imprese iscritte e 309 cessate, con un tasso dello 0,64 per cento. Palermo ha fatto registrare 1.280 iscrizioni, 720 cessazioni, con un tasso di crescita dello 0,58 per cento. Ragusa ha avuto 694 iscrizioni, 504 cessazioni, e tasso dello 0,52 per cento. Siracusa penultima tra le province siciliane con 541 iscrizioni, 347 cessazioni e lo 0,51 per cento di tasso di crescita e Catania con 1.335 imprese iscritte, 942 cessate ed un tasso dello 0,39 per cento. Ma ieri è stato affrontato anche il nodo pensioni degli ex dipendenti delle Camere di commercio siciliane che drenano oltre 25 milioni di euro all'anno di risorse camerali. Per questo Lo Bello ha sollecitato un intervento deciso al nuovo Governo regionale. «Un'anomalia -ha specificato Lo Bello - che potrebbe portare i bilanci ad andare in rosso di 16,5 milioni di euro». Le quattro Camere di commercio siciliane si trovano a sostenere, uniche in Italia, la spesa per i trattamenti pensionistici del proprio personale. Con una legge della Regione del 2015 ai dipendenti sarà consentito di andare in pensione fino al 2020 con i requisiti più favorevoli rispetto al regime della riforma Fornero. Si stima così che entro il 2020 il personale in servizio che a fine 2016 era di 351 dipendenti, si attesterà in 224 unità. (*VICOR*)
Parco Archeologico
Manca il Comune, azzerato il Consiglio
«La composizione del Consiglio del Parco archeologico Valle dei Templi risulta in contrasto con quanto disposto dalla legge regionale 9 del 7 maggio 2015, norma speciale applicabile alla fattispecie che, nel disciplinare la composizione del Consiglio del Parco, individua quale componente, con diritto di voto non consultivo, il sindaco del Comune di Agrigento». Lo ha scritto l'assessore regionale ai Beni culturali Aurora Francesca Notarini che ha, di fatto, annullato il provvedimento di nomina dei componenti del Consiglio, attualmente presieduto da Bernardo Campo. L'assessore ha dato, dunque, ragione al Comune di Agrigento che aveva presentato un ricorso al Tar contro il decreto dell'ex assessore CarloVermiglio. Al centro dello "scontro"il Consiglio di gestione dell'ente Parco. Nel precedente decreto assessoriale, il sindaco Lillo Firetto ed il direttore del Parco, Giuseppe Parello, facevano parte del Consiglio, ma soltanto con potere consultivo e senza diritto di voto. «Da un punto di vista formale e sostanziale - ha affermato, ieri, il sindaco Lillo Firetto - si pone riparo ad un errore di valutazione commesso dal precedente assessore, che avevamo rilevato e contro il quale avevamo già proposto un ricorso al Tar. Giustizia è fatta, la città torna ad avere voce». (*CR*)
Naro
«Federico II», gara d'appalto per interventi
Manutenzione straordinaria dell'istituto tecnico commerciale «Federico II» di Naro. Il Libero consorzio comunale ha bandito una gara d'appalto per complessivi 304.507,15 euro, di cui 288.446,23 come importo a base d'asta. I lavori dovranno durare 270 giorni consecutivi. Le offerte, da parte di tutte le ditte interessate, dovranno arrivare al Gruppo contratti di via Acrone, all'ex Provincia regionale di Agrigento, entro mezzogiorno del prossimo 3 gennaio. Le buste verranno aperte, in seduta pubblica, alle 9 di giorno 9.
Pressing sul governo. Cgil, Cisl e Uil oggi a Palazzo Chigi.
l'ipotesi su cui si lavora: rinviare il meccanismo dell'innalzamento a 67 anni ed esclusione dei lavori gravosi
I sindacati a Gentiloni: stop all'aumento dell'età pensionabile
Sindacati in pressing per fermare l'automatismo dell'incremento dell'età pensionabile che, con i cinque mesi di aumento dell'aspettativa di vita certificati dall'Istat, porterà dal primo gennaio 2019 l'età per l'uscita di vecchiaia a 67 anni. Oggi pomeriggio Cgil, Cisl e Uil, con i rispettivi segretari generali, saranno a Palazzo Chigi per l'incontro convocato dal premier Paolo Gentiloni, al quale prenderanno parte anche i ministri del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, e dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Tre, sulla carta, le vie attraverso cui si potrebbe intervenire: far slittare di sei mesi (come chiede il Pd) la scadenza di fine anno del decreto «direttoriale» Lavoro- Economia che dà attuazione all'adeguamento automatico dell'età pensionabile a 67 anni dal 2019; emanare il decreto nei tempi previsti dalla legge (quindi entro il prossimo 31 dicembre) agire l'anno prossimo, con un intervento legislativo successivo per fermare e rivedere il meccanismo, proseguendo nel frattempo il confronto con i sindacati; escludere dall'innalzamento dell'età a 67 anni i lavori gravosi, tutte o una parte delle undici categorie già indicate per l'Ape social (che vanno dalle maestre agli infermieri che fanno i turni di notte ai camionisti e macchinisti). Un intervento in questo senso, diretto cioè ad una categoria specifica di lavoratori, è stato già fatto nel 2016 per gli usuranti: la scorsa legge di bilancio ha infatti congelato per loro gli adeguamenti alla speranza di vita fino alla fine del 2026. Lo strumento attraverso il quale agire presto per rinviare lo scatto tout court sarebbe il decreto fiscale. Sulla questione, un emendamento al dl, ora al Senato, è stato presentato intanto da Mpd, con il quale si chiede lo slittamento a giugno del 2018 della decisione sull'aumento dell'età per la pensione. Resta aperta l'eventualità (al momento anch'essa sulla carta) che possa essere lo stesso governo a presentare un emendamento. Il Pd, chiedendo di rinviare l'aumento, riconosce che non tutti i lavori sono uguali. Stesso presupposto da cui partono i sindacati, tra cui però non mancano dei distinguo. Ma per la Cgil non basta un rinvio, serve «una svolta vera»: spostare la discussione al 2018 e quindi dopo le elezioni non risolve il problema, anzi potrebbe essere perfino controproducente, per il numero uno Susanna Camusso, secondo cui il punto vero è la definizione di nuove regole strutturali. Per la Cisl una «moratoria» di sei mesi, bloccando lo scatto, potrebbe invece servire per rivedere il meccanismo e individuare con attenzione le categorie, sulla base del confronto con i sindacati e degli impegni assunti nel verbale di accordo sulla previdenza dell'anno scorso. La Uil insiste sulla necessità di congelare l'aumento dell'età pensionabile, ma ricorda che bisogna anche intervenire sulle future pensioni dei giovani, eliminare le disparità di genere che penalizzano le donne e rilanciare I sindacati in pressing sul premier sul tema pensioni la previdenza complementare.
Libero Consorzio
Gli studenti incontrano il questore
Il Libero Consorzio Comunale di Agrigento favorisce l'esperienza lavorativa degli studenti del Liceo Scientifico e delle Scienze Umane "Politi"che svolgono un progetto di Alternanza scuola Lavoro all'Ufficio Stampa e Urp dell'Ente. I liceali, accompagnati da alcuni docenti e dal loro tutor aziendale, hanno incontrato il Questore Maurizio Auriemma, per parlare di legalità, sicurezza del territorio e compiti della Polizia di Stato. Il Dirigente superiore della Questura, con grande cordialità e disponibilità, ha risposto alle diverse domande degli studenti riservando, inoltre, ampio spazio per spiegare le modalità di accesso ed i requisiti necessari per entrare nella Polizia di Stato. Auriemma, che prima di approdare ad Agrigento ha ricoperto diversi incarichi in Italia ed all'estero, ha affermato che per intraprendere una carriera in Polizia bisogna possedere senso del dovere, altruismo, e spirito di abnegazione.
Agrigentonotizie.it
Passi avanti per il nuovo viadotto Petrusa, al via conferenza dei servizi
Il prossimo 7 novembre riunione conl'Anas ed altri enti coinvolti, per raccogliere i pareri utiliall'approvazione del progetto Passi avanti per il nuovo viadotto Petrusa, al via conferenza dei servizi. La conferenza dei servizi rappresentauna tappa importante, - si legge ancora - "nella speranza chenon vi siano particolari osservazioni rispetto alla propostaprogettuale e che nel frattempo il Consiglio comunale diAgrigento approvi l'esproprio dei terreni che si trovano sui due latidel futuro viadotto". Dal completamento del progetto e lasuccessiva gara d'appalto, la previsione è di almeno un anno e mezzodi lavori.
LA SICILIA
LIBERO CONSORZIO. Conflitto istituzionale
Ricognizione personale scontro commissario e dirigenti dell'ente
E' scontro tra il commissario straordinario del Libero Consorzio Giuseppe Marino e i dirigenti dello stesso ente. Tema del "conflitto" l'annuale ricognizione del personale in dotazione all'ex Provincia Regionale che, se per il primo è per l'ennesima volta eccedente rispetto alle risorse economiche, per i secondi è numericamente perfetto. Ogni anno il libero Consorzio stila una sorta di report sulla situazione finanziaria che dovrebbe garantire il mantenimento del livello occupazionale dello stesso. L'amministrazione provinciale in tal senso vede confermare le situazioni di squilibro economico rilevate dalla Corte dei Conti e accertate anche in sede di rendiconto della gestione per il2012 che successivamente e fino allo scorso anno, ha portato a dichiarare la eccedenza del personale. "Perdurando le medesime criticità e accertato anzi un peggioramento della incidenza della spesa del personale sulla spesa corrente, alla luce di una costante diminuzione delle entrate, l'amministrazione ha confermato anche per il 2014, 2015, 2016 la dichiarazione di eccedenza del personale". Così si legge nella determina del commissario straordinario dello scorso 26 ottobre, con la quale si sigilla analoga emergenza per questo 2017 ormai agli sgoccioli. Il tutto, con il libero Consorzio che "nonostante una rigorosa e notevole riduzione della spesa per il personale e nonostante abbia rispettato il tetto alla spesa del personale si trova quindi in una situazione di eccedenza di personale per ragioni finanziarie, avendo superato del 6,74% il limite di spesa". Tutto questo non pare turbi i dirigenti dello stesso ente, per i quali l'organico non è affatto in eccesso. Ma il dato per certi versi curioso è anche un altro. Preso atto di quanto accertato dal commissario Marino, a dispetto di quanto sostenuto dai dirigenti che lo collaborano, lascia attoniti la conclusione. Ovvero, cosa fare per rimediare? Così si legge nella determina: si da atto "che questo ente non può attivare procedure di mobilità previste per il personale in sovrannumero, né procedere all'adozione del piano Triennale dei fabbisogni di personale, in quanto gli osservatori non hanno assunto decisione alcuna in merito ai criteri per la riallocazione delle funzioni e delle risorse finanziarie, umane e strumentali dei Liberi consorzi". Quindi, il personale è in eccesso, per il commissario e non per i dirigenti, e la situazione può rimanere così com'è, quantomeno dal 2012.
F.D.M.
Livesicilia.it
Doveva ridurle a 5, sono ancora 16
Crocetta e il flop partecipate
"Accorpiamo le partecipate inappena cinque maxi società. Così risparmieremo per gliaffitti, per la gestione. Abbiamo personale che non fa nulla inquelle aziende". Le parole sono di Rosario Crocetta. Era il 5marzo 2013. E quelle buone intenzioni erano contenute in quello cheil governatore denominerà il "pacchetto Tsunami".Alla fine, lo Tsunami si trasformerà in una brezzolina. Altro checinque: le società partecipate, quasi cinque anni dopo, sono ancorasedici.
Sedici. Per la precisione tredici direttamentepartecipate e tre a "partecipazione indiretta", ossia"partecipate di partecipate". Insomma, il governatore èrimasto assai distante dal suo obiettivo sbandierato a iniziolegislatura. Ma c'è di più. Quelle società, in molti casi, nonfunzionano o funzionano male. Accumulano perdite milionarie spessoripianate dai siciliani in occasione delle Finanziarie, continuano aspendere per consigli di amministrazione in molti casi riempiti dafedelissimi del presidente.
Siamo più o meno sempreallo stesso punto, insomma. Se si esclude qualche piccolasocietà chiusa in questi anni, qualcun'altra che si è chiusa dasé perché fallita (è il caso di Sviluppo Italia)o perché per legge è "scaduta" la partecipazione regionale (ilcaso di Italkali) o perché le quote sono statevendute (il caso del Distretto nanotecnologico aIsmett) le società "mangiasoldi" come furono dipinte dalpresidente, sono praticamente tutte lì. Raccolte nel documento direvisione delle società partecipate che troverà spazio sullaGazzetta ufficiale della Regione siciliana nei prossimi giorni.
Unesercito di lavoratori
Sono tredici, come detto,quelle che mantengono una partecipazione diretta della Regione.Quanti sono i dipendenti delle società partecipate? Il numero cheemerge dal documento ufficiale è enorme: 7.214 persone.Alle quali vanno aggiunte quelle delle partecipate indirette: quasi400. Quanto costano questi lavoratori? La cifra, stando ai giudizi diparifica della Corte dei conti degli ultimi anni, non si èpraticamente mai ridotta, se non per cifre marginali. Dagli annuncidi Crocetta a oggi,la spesa complessiva è stata di moltosuperiore al miliardo di euro: 266 milioni l'anno. Aquesti vanno aggiunti ovviamente i costi per gli organi diamministrazione, in qualche caso ridotti a un amministratore unico,in altri, anche in questi giorni, ecco rinascere i consigli diamministrazione da tre o cinque poltrone.
Lemaxi-società
Dovevano essere ridotte a cinquemaxi-società, le partecipate. E in realtà, esiste, tra le diciotto,un gruppetto ristretto di aziende che assorbe la maggior parte deidipendenti e dei costi. Quattro, per l'esattezza, raccolgono quasi il90 per cento dei lavoratori. Si tratta della Seus,azienda che gestisce il servizio del 118 e che dà lavoro a3.244 persone, per un costo annuo di 103 milioni di euro. Icosti per gli amministratori invece ammontano a 64.400 euro l'anno: acapo dell'azienda c'è un fedelissimo di Crocetta, il ribereseGaetano Montalbano, storico collaboratore del governatore egià membro del suo ufficio di gabinetto.
Altramaxi-azienda è la Servizi ausiliari Sicilia, di cui laRegione possiede l'82,72 per cento delle quote e che è popolata da1948 lavoratori, per un costo annuo di 61 milioni dieuro circa. Anche qui, Crocetta ha piazzato una persona a lui moltovicina: Sergio Tufano, amministratore della Sas, èanche il commercialista del presidente (è stato lui a lavorareall'ultima dichiarazione dei redditi di Crocetta, giusto per fare unesempio): il cda della società, stando al report della Regione,costa ogni anno 80 mila euro. Ma sull'azienda ecco addensarsi dellenubi. Sono quelle spinte dal cosiddetto "decreto Madia" chedispone la dismissione delle quote di quelle aziende che svolgonoservizi analoghi ad altre società regionali fallite. Ed è la stessaRegione ha segnalare nel documento la "potenziale applicabilità"di quella norma nazionale, a causa dell'intervenutofallimento di Multiservizi, azienda confluita in Sas.Insomma, se verrà applicata quella norma, la Regione dovrà venderele proprie quote di Sas, privatizzare la società che a quel puntodovrà operare sul mercato. In quel caso la dotazione organicarischia di essere bruscamente rivista.
Anche a capo diAst c'è un fedelissimo di Crocetta, animatore del Megafono: ilmessinese Massimo Finocchiaro. L'azienda dà lavoro a 883persone e, solo per i lavoratori, spende 40 milioni di euro l'anno.Ma la società non è in splendida forma: la Regione parla infatti di"grave squilibrio strutturale fra costi e ricavi" e accennaall'eventualità che anche Ast debba "prepararsi a competere sulmercato del trasporto pubblico locale". Tra un anno, infatti,bisognerà fare le nuove gare per gli affidamenti. E anche Ast dovràconfrontarsi con i "costi" di una gestione privata.
Infine,ecco Riscossione Sicilia, società investita negliultimi anni da numerose polemiche e oggi in una specie di coasamministrativo dopo le dimissioni, poi ritirate, dell'amministratoreunico Antonio Fiumefreddo e dopo l'individuazione,da parte della Regione, dei componenti del nuovo cda, una nomina nonancora però effettiva. Al di là di queste vicende, il reportdescrive una società non certo in salute: dal 2011 al 2015infatti ha sempre fatto registrare una perdita oscillante tra gli 1,8milioni del 2012 e i 14,5 milioni del 2014. Non sonopresenti al momento i dati degli anni successivi al 2015 che, standoad alcune dichiarazioni pubbliche, sarebbero in miglioramento.Incombe sulla società, però, la norma approvata dall'Ars, e nonimpugnata, che dispone la liquidazione e un eventuale accordo con loStato per il trasferimento di funzioni e personale: sono 698i dipendenti col fiato sospeso e che costano ogni anno quasi 37milioni di euro.
Le altre
Insomma, buona partedi costi e lavoratori sono in quelle aziende. Ma il progetto diridurre solo a cinque, le società partecipate, come detto, ènaufragato. Oltre a quelle, eccone altre nove direttamentepartecipate dalla Regione. Tra queste, "Sicilia digitalespa". È questo il nuovo nome di Sicilia e-servizi. Anchequi Crocetta ha scelto da anni un uomo vicino a lui come AntonioIngroia: l'azienda spende 3,3 milioni l'anno perdare lavoro a 88 persone. Proprio l'assunzione di questilavoratori, ex dipendenti del socio privato, è oggetto di unprocedimento contabile che coinvolge, tra gli altri, lo stessogovernatore e l'ex pm: il danno all'erario contestato è di oltreun milione di euro. Al di là di questo fatto, nei numerispicca il progressivo calo del fatturato dell'azienda: dai 29 milionidlel 2013 ai quasi 12 milioni del 2015.
Per Airgest,l'azienda che gestisce l'aeroporto di Trapani e della qualela Regione possiede quasi due terzi delle quote, ecco l'idea, messanero su bianco nel documento: la possibile fusione con Gesap, lasocietà che gestisce l'aeroporto di Palermo. Intanto, l'azienda dàlavoro a 77 persone, per un costo di 4,6 milioni di euro.Tra le partecipate, poi, ecco Irfis Sicilia dovelavorano 55 dipendenti che costano 4,6 milioni di euro l'anno. Aguidarla è l'avvocatoAlessandro Dagnino, mentrenel cda ecco un'altra fedelissima di Crocetta: il Segretario generalePatrizia Monterosso. A completare il quadro dellepartecipate "dirette", Siciliacque (la Regionepossiede il 25 per cento delle quote) nella quale lavorano 186persone per un costo di 10 milioni di euro l'anno, laSocietàinterporti spa (la Regione possiede il 34 per cento, dàlavoro a 13 persone che costano 700 mila euro l'anno), i MercatiAgroalimentari Sicilia (quasi interamente regionale, dàlavoro a 10 persone per un costo di mezzo milione annuo che siaggiunge però ai 136 mila euro destinato agli amministratori), ilParco Scientifico e tecnologico che costa 600 milaeuro per i 9 dipendenti. Infine, ecco due società di cui la Regionepossiede delle quote marginali. Si tratta del Distrettotecnologico trasporti navali e commerciali: lì il paradossodi avere nove amministratori che guidano due soli dipendenti.Il costo è identico per i primi e per i secondi (106 mila eurol'anno). Per questa società sono partite le operazioni didismissione delle quote, così come per ilConsorzio diricerca per l'innovazione tecnologica: qui gliamministratori sono cinque. I dipendenti? Uno solo.
agrigentonotizie.it
Avvocato incassa parcella di quasi 20 mila euro dall'ex Provincia dopo 14 anni
Un avvocato di 82 anni incassa la parcella dopo ben 14anni di attesa. "Era il lontano 1997, c'era ancora lalira nelle nostre tasche - si legge sul quotidiano - . Il noto eapprezzato penalista ottenne un incarico dall'allora Provinciaregionale. Per l'incarico l'ente pubblicostanziò 4 milionidi lire. Il processo andò avanti, concludendosi nel 2003con l'avvocato che fece pervenire 38 fatture con allegata parcella,redatta ai minimi tariffari, per 22.356 euro". "Fu unprocesso impegnativo, con sette udienze e una produzione di atti dinotevole spessore - si legge ancora - . Gli anni sono volativia, me delle parcelle nemmeno l'ombra.Così lo scorso 17ottobre il legale ha inviato al Libero Consorzio una fattura proforma di 19.812 euro, rinunciando agli interessi maturati". Loscorso 23 ottobre la dirigente del settore amministrativo ha,finalmente, determinato il pagamento della parcella.
Larepubblica.it
Il prof dei contatti russi-Trump "Èvero, ho fatto da mediatore ma sono clintoniano e di sinistra"
ROMA
SOTTO i suoi piedi si parla del "Cuoredella cyber sicurezza europea" al convegno dell'Enisa, l'Agenziagovernativa europea per la sicurezza delle reti. Sopra i suoi piedi,lo studioso che avrebbe offerto ai collaboratori del futuropresidente Trump migliaia di e-mail hackerate di Hillary Clinton,sorride gentile e sornione: «Sorry, sono in silenzio stampa a Londrae anche in Italia», dice osservando il telefono che s'illumina ogniistante di chiamate senza risposta. Lo cercano da mezzo mondo. «E iomi sono nascosto nel mio ufficio», sorriderà un'ora dopo l'iniziodell'intervista che non avrebbe voluto concedere, salutando gli altridocenti della Link University di Roma in cui presiede il corso diRelazioni internazionali. Gli si avvicinano strabuzzando gli occhi:«Ehi, sei l'uomo del momento, ti cercano tutti e sei qui? Cosa devodire?». «Che non mi hai visto».Joseph Mifsud è il docente maltese -che secondo quanto trapela dall'inchiesta sul Russiagate - avrebbeavvicinato George Papadopoulos, consigliere di Trump durante lacampagna elettorale, aprendogli le porte del Cremlino per un incontrotra lo stesso Trump e Putin; e offrendogli il " dirt", leinformazioni infamanti, raccolte dai russi sul conto di Hillary.«Sciocchezze. L'amicizia è amicizia, ma quello che ha raccontatoPapadopoulos non è vero», dice Mifsud. «Tutto quello che ho fattoè favorire rapporti tra fonti non ufficiali, e tra fonti ufficiali enon, per risolvere una crisi. Si fa in tutto il mondo. Ho messo incontatto think- tank con think- tank », gruppi di esperti con altriesperti, dice.Ogni dieci parole cita un organismointernazionale di cui fa parte, un'istituzione che dirige, uncongresso che gli hanno chiesto di presiedere. Collabora apertamentecon esperti e istituzioni russe e americane, iraniane e saudite.«Sono membro dello European council on foreign relations », ed èstato tra i dirigenti del London center for international lawpractice.«Ma lo sa qual è l'unica fondazionedi cui sono proprio membro? La Clinton Foundation, pensi un po'.Detto tra noi, il mio pensiero è di sinistra. Ma avevo previsto cheavrebbe vinto Trump come avevo previsto Brexit, e nel mio lavoro mimantengo equidistante. Non capisco questo accanimento, queste accusestupide: tutti vogliamo la pace. Quando i governi non si parlano, noicittadini dobbiamo continuare a parlare».Bene. Ma le email rubate a HillaryClinton? Il "dirt" offerto a Papadopoulos? «Non ne sonulla. Escludo assolutamente di aver parlato di segreti riguardantiHillary. Giuro su mia figlia. Non conosco nessuno dell'apparato digoverno russo: di russi conoscevo solo Ivan Timofeev, direttore di unthink-tank moscovita (il Russian International affairs council) ».Che ha la sede al ministero degli Esteri russo, sì, ma questo, diceil professore, «non vuol dire nulla».Sostiene Mifsud che lui e Papadopoulossi sono visti in tutto tre o quattro volte. «Venne qui in Italia, aRoma, con altri sette esperti di relazioni internazionali del LondonCentre of International Law Practice. Eravamo a cena, e non ricordose fu in quell'occasione che mi disse che sarebbe entrato nellacampagna elettorale di Trump. Iniziammo a conversare, per mail enelle successive occasioni in cui ci incontrammo. Ma sia chiaro: nonsono stati i russi a chiedermi un incontro con Papadopoulos. Lui michiese contatti in varie aree, io gli proposti il Golfo, unripensamento per le crepe che ora sono davanti a tutti: moltidiplomatici di Qatar, Arabia Saudita, Emirati e Oman sono mieistudenti. Poi gli proposti l'America Latina, un tema di grandeinteresse per Trump che parlava di un muro con il Messico. E gliproposi Russia e Consiglio europeo. La loro scelta fu la Russia.Erano interessati alle sanzioni, alla Nato, all'Ucraina e allastabilizzazione del rapporto con la Russia, un tema su cui anche irussi erano molto sensibili».Il professore dice che capì cosapensavano i russi del futuro imminente mentre si trovava a Mosca,durante un meeting: «Non parlo russo, ma il traduttore mi aiutò edurante una pausa, al bar dove di solito si affrontano i temi veri,capiì che erano molto scettici sulla possibilità di un cambiamento,sia con Hillary che con Trump. Ne parlai anche col ministro degliEsteri russo, Lavrov, quando la Ue cambiò presidenza: il nuovogruppo di commissari avrebbe riaperto una finestra di opportunitàche con Barroso era serrata. Suggerii alle Fondazioni di continuare aparlare, e la via era sempre Timofeev. È un amico, scrive libri, èrelativamente giovane, l'ho invitato anche in Italia. Non ho remore aparlar bene di lui. E non pensi che io sia un agente segreto, eh! Maipreso un soldo, dai russi: la mia coscienza è pulita».Ottimo. Poi però presentò a Timofeev«la nipote di Putin», che nipote di Putin non era. «È unasemplice studentessa, molto bella. Come con molti altri studenti,l'ho introdotta al London Center dove c'era Papadopoulos, e ho saputoche lui le mostrò un interesse ben diverso da quello accademico. Lepropose di andare con lui in America. Putin non c'entrava nulla,un'invenzione bella e buona». Un po' come la nipote di Mubarak?Mifsud ride: «Che stupidaggini, sì. Ci metto la mano sul fuoco chequella ragazza non abbia niente a che fare col Cremlino o coiservizi. Comunque ne ho già parlato con l'Fbi, quando ilDipartimento di Stato mi invitò a un congresso a Capitol Hill».