Livesicilia.it
Corsi
d'oro e un tesoro all'estero
Gli affari di famiglia dei
Genovese
Il patrimonio, gli enti, la
politica e i parenti. E' tutto lì. Per il giudice che ha
disposto il sequestro di buona parte del loro tesoro, la
vicenda dei Genovese è legata anche al processo sui cosiddetti
"Corsi d'oro" nella Formazione che ha già portato,
esattamente dieci mesi fa, pesanti condanne per gli esponenti di quel
nucleo familiare.
Quella che scattano i magistrati messinesi,
insomma, che indagano per riciclaggio ed evasione, è una specie di
"foto di famiglia". Spesso con gli stessi
protagonisti a muoversi tra diverse vicende giudiziarie legate
fra loro. Francantonio
Genovese è
indagato insieme al figlio Luigi, alla moglie Chiara
Schirò, al
cognato Francesco
Rinaldi, alla
sorella Rosalia
e al nipote Marco
Lampuri. Una rete
strettissima, che affonda le proprie radici nel passato.
"Questo
procedimento - scrive il Gip Salvatore Mastroeni - vede operare una
dinastia, con tre generazioni implicate, di cui il
primo indagabile (teorico) è Luigi Genovese senior,
in realtà deceduto e con un ramo collaterale ancora più nobile,
avendo riguardo a un soggetto più volte deputato alla Camera".
E a Francantonio, viene contestata una "impressionante attività di
dismissioni, avvalendosi appunto di figli e nipoti (non potendosi
certamente fidare di estranei)". Il cuore dell'indagine è tutto
lì: per far "rientrare" il tesoro di famiglia originato, secondo
l'accusa, da una mega-evasione del padre Luigi, Francantonio si
sarebbe "servito" degli altri parenti. Ai quali sono stati
trasferiti palazzi, case e quote delle società di famiglia.
Il
vincolo familiare, insomma, è al centro di tutto. E in
effetti, il Gip parla di "fitta e complessa attività di
trasferimento di denaro, intercorsa principalmente tra l'indagato
Francantonio Genovese e i suoi congiunti". Nello specifico: "la
moglie Schirò Chiara; i figli Genovese Luigi e Genovese Angela; la
sorella Genovese Rosalia; i nipoti (figli di Rosalia) Lampuri Marco e
Rizzo Daniele", oltre alle società riconducibili sempre alla
famiglia "nonché altri soggetti, comunque vicini al nucleo
familiare dell'indagato, e sottesi all'adempimento di contratti
di compravendita, di locazione e fatture varie".
Tutte
operazioni, si legge nell'ordinanza di sequestro,
finalizzate "all'occultamento del proprio patrimonio" Un
patrimonio che poggiava anche sul gioiello di famiglia, ossia la
Caronte tourist, la società che da decenni gestisce i
traghetti sullo Stretto di Messina. "Veniva, inoltre, - aggiunge
il Gip - in luce la rete delle persone che, in concorso con lo
stesso (Francantonio Genovese, ndr), agevolavano tali manovre. Si
tratta in prevalenza - sottolinea il Gip - di membri del proprio
nucleo familiare, dei quali pure si era avvalso per commettere gli
illeciti che hanno portato alla condanna nei procedimenti denominati
'corsi d'oro'".
Procedimenti che portarono a
pesanti condanne e a un mezzo terremoto politico. In
quell'occasione, le indagini, dirette dal procuratore aggiunto
Sebastiano Ardita (proprio ieri nominato procuratore aggiunto a
Catania) e dai pm Camillo Falvo, Fabrizio Monaco ed Antonio
Carchietti, avevano fatto emergere l'esistenza di un vero e
proprio "sistema" che si basava sulla famiglia guidata
da Francantonio Genovese, e grazie al quale venivano gonfiati i
prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni
necessari per l'attività degli enti di formazione che ruotavano
attorno alla stessa famiglia.
Grazie ad alcuni artifici -
spiegarono i pubblici ministeri - i rappresentanti legali dei centri
di formazione, attraverso la compiacenza dei titolari di
alcune società con i quali erano legati da vincoli di parentela o di
fiducia, riuscivano a documentare spese a prezzi notevolmente
superiori a quelli di mercato. Gli enti avrebbero così ottenuto
finanziamenti per importi di gran lunga superiori ai costi
effettivamente sostenuti. Soldi che sarebbero andati a rimpinguare il
tesoro di Genovese. Accuse, quelle, poi confermate in primo grado
dalla sentenza di condanna a 11 anni per Francantonio
Genovese, a 3 anni e 3 mesi per la moglie Chiara
Schirò, a 2 anni e mezzo per Franco Rinaldi
e a 6 e a 3 mesi per la moglie di quest'ultimo Elena Schirò.
Una presunta truffa, insomma, che si basava sui rapporti di
famiglia.
Già nel marzo 2014, così, la Procura
di Messina aveva chiesto l'arresto di Francantonio Genovese, già
deputato nazionale. Due mesi dopo la Camera, al termine di
furiose polemiche politiche, ha autorizzato la richiesta di
arresto. Sia Genovese - che
era stato anche segretario regionale in Sicilia del Partito
democratico - che
Rinaldi poi, hanno deciso di passare a Forza
Italia. E proprio
nella lista dei berlusconiani, alle ultime elezioni regionali, si è
candidato, ottenendo l'elezione grazie al risultato clamoroso di 18
mila preferenze, quello che il Gip Mastroeni ha definito "l'erede
designato", cioè Luigi.
A confermare che tutta la vicenda ruota attorno al patrimonio
familiare e si regge e si è retta sui rapporti di parentela.
Quelli
finiti nell'inchiesta della Procura di Messina, sono anche e
soprattutto "affari di famiglia": "I soggetti che
hanno operato, oltre che avvinti da un vincolo familiare (che
probabilmente ha schermato, questa volta alla procura, un aspetto
associativo a delinquere), appaiono con costanza e ripartizioni di
ruoli definita - aggiunge il magistrato - autori di
comportamenti connotati dalla massima consapevolezza rispetto allo
schema delittuoso che si andava a comporre. La circostanza che le
condotte siano compiute da più componenti di un medesimo gruppo
familiare - conclude il Gip - aggrava semmai la loro posizione".
Giunta
regionale: dentro Inglese, sì a Grasso
A sorpresa spunta Assenza
Forza Italia lancia Paolo
Inglese, apre le porte della giunta a Bernadette
Grasso e pensa di rinunciare a un assessore "in quota"
azzurri, lasciandolo così al governatore Musumeci. Sono le ultime
manovre di avvicinamento, prima del varo del nuovo governo. E non
manca qualche sorpresa. Gianfranco Micciché,
infatti, ha proposto al presidente della Regione il nome di un
"tecnico" al quale affidare la delega all'Agricoltura: si
tratta appunto del docente dell'Università di Palermo Paolo
Inglese, che avrebbe così "sorpassato" in
quell'assessorato Marco Falcone. Quest'ultimo
sarà comunque in giunta, quasi certamente alle Infrastrutture. A
completare la rosa di Forza Italia nel governo saranno il già sicuro
Gaetano Armao e, molto probabilmente, la messinese
Bernadette Grasso. Rischiano quindi, oggi, di
restare fuori per il momento altri nomi fatti in questi giorni come
quelli di Edy Bandiera, Vincenzo Giambrone, Giuseppe Guaiana
e Gaetana Palermo.
Insomma, Forza Italia potrebbe anche
rinunciare in prima battuta a un assessorato, se ovviamente dovesse
rientrare nel contesto di un accordo generale, esteso anche
all'Ars, dove Micciché punta alla presidenza. Tutto verrà
discusso nelle prossime ore. Nel caso in cui appunto la compagine di
Forza Italia dovesse restringersi a quei quattro nomi, la poltrona
"liberata" potrebbe essere occupata da un nome scelto
direttamente da Nello Musumeci: sarebbe quello del deputato ragusano
Giorgio Assenza, tra i primi a sposare la candidatura del
governatore, a costo anche provocare uno "strappo" proprio con
Forza Italia. Assenza si è candidato infatti con
#DiventeràBellissima.
Possibile anche che si decida di
ufficializzare per il momento solo una parte dell giunta, per
completare poi la formazione del governo dopo le elezioni delle
cariche dell'Ars.
Si vedrà. Il resto sembra ormai
abbastanza chiaro. L'Udc di Cesa dovrebbe portare in
giunta Margherita La Rocca Ruvolo e Mimmo Turano
(anche se in queste ore non si esclude una ipotesi last minute che
prevede il ritorno di Ester Bonafede), i Popolari e
autonomisti invece indicheranno Toto Cordaro e Roberto
Lagalla, il movimento #DiventeràBellissima conferma Ruggero
Razza (ma non è più così certa la delega alla Sanità),
mentre la lista Fratelli d'Italia-Noi con Salvini sarà
rappresentata da Sandro Pappalardo.
Procedono,
nonostante le smentite di rito, anche gli incontri per chiudere gli
accordi relativi alle poltrone dell'Ars. Mentre si rincorre la
voce, non ancora ufficiale, di uno slittamento della prima
seduta dell'Ars dall'11 al 14 dicembre prossimo. Al
momento, oltre alla presidenza di Micciché, i nomi più probabili
sono quelli di Luca Sammartino (adesso in vantaggio su
Giuseppe Lupo) e Roberto Di Mauro per la vicepresidenza (ma
non si esclude una elezione a sorpresa per Nicola D'Agostino)
e quello di Giusy Savarino per il collegio dei
questori.
Ma anche su queste cariche è già polemica:
"Lo dico pubblicamente noi chiediamo la presidenza dell'Ars,
chiediamo la vicepresidenza, chiediamo di entrare nell'ufficio di
Presidenza dalla porta principale. Non devo barattare niente con
nessuno. Non dobbiamo chiedere niente a nessuno. Ci spetta" ha
detto in diretta Facebook il leader del Movimento cinque stelle
Giancarlo Cancelleri. "Loro - ha aggiunto -
possono non darcela, ma in 70 anni di storia del parlamento siciliano
non è mai avvenuto. Se non lo fanno sarà la prima volta in
assoluto. Lo dice il regolamento parlamentare interno dell'Ars -
conclude - nel quale c'è scritto che l'ufficio di presidenza deve
essere formato rispecchiando la composizione del parlamento
regionale. Mi pare chiaro che chi ha 20 deputati debba avere più
posti e quindi che ci debba essere una rappresentanza maggiore di
quella parte politica. Vedremo cosa succederà".
Gds.it
Sequestro
ai Genovese, la saga della famiglia tra affari e politica
Società di capitali, conti correnti,
beni mobili ed immobili, ed azioni riconducibili all'ex deputato
Francantonio Genovese, al figlio Luigi, appena eletto all'Ars, ed ai
suoi familiari sono stati sequestrati dai finanzieri del
Comando Provinciale di Messina, nell'ambito di un'inchiesta sul
riciclaggio.
Luigi Genovese è entrato nella scena
politica come l'ultimo interprete di una saga familiare che annovera
tanti comprimari. In principio c'era il capostipite: Luigi,
parlamentare democristiano dal '72 al '94, riuscito a evadere
miliardi - allora c'erano ancora le lire - portandoli all'estero. Poi
è stata la volta di Francantonio, il figlio: condannato a 11 anni
per corruzione, siede a Montecitorio tra i banchi di Forza Italia.
Sarebbe toccato a lui - secondo l'accusa - mettere al sicuro il
tesoro, valutato ora in 16 milioni di euro, attraverso investimenti
finanziari di varia natura. E sempre Francantonio, accusato di una
maxievasione fiscale di 20 milioni, si sarebbe spogliato del
patrimonio, grazie alla complicità della famiglia e in particolare
del figlio Luigi, per non restituirlo allo Stato.
E c'è poi la terza generazione dei
Genovese: Luigi, appunto, neo-eletto all'Ars in Forza Italia con
quasi 18 mila preferenze a soli 21 anni, neofita della politica. A
lui, sostengono gli inquirenti, il compito di fare da testa di legno
prendendo il posto del padre nelle sue società per farlo risultare
nullatenente e proteggere i beni di casa.
E'
la saga criminale di una famiglia che conta a Messina e che oggi si è
vista sequestrare beni per 30 milioni di euro, su un patrimonio
stimato in oltre 100. Tutti i componenti del nucleo familiare -
Francantonio, la moglie Chiara Schirò, il figlio Luigi, la sorella
Rosalia e un nipote - sono indagati a vario titolo per riciclaggio,
autoriciclaggio, sottrazione fraudolenta di beni ed evasione fiscale.
L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Messina guidata da Maurizio
De Lucia, è stata condotta dalla Finanza e parte dalla Svizzera.
E'
Oltralpe che le Fiamme Gialle scoprono il tesoro di Luigi Genovese
senior accumulato, secondo gli inquirenti, in anni di evasione
fiscale. Indagando, la Finanza accerta poi una polizza assicurativa
di 16 milioni, praticamente l'importo del denaro paterno, stipulata
nel 2005 con la società Credit Suisse Life Bermuda Ltd da
Francantonio Genovese. "Il
prodotto finanziario - spiegano gli inquirenti - è, palesemente,
finalizzato ad occultare capitali all'estero". Continuando a
scavare si scopre che, a partire dal 2013, sono stati spostati dalla
Svizzera su un conto della banca Julius Bar, e intestato alla società
panamense Palmarich Investments S.A., riconducibile a Genovese e a
sua moglie, oltre 10 milioni. Interrogato il deputato sostiene sia
eredità del padre che, però, all'epoca era ancora in vita. Per anni
Genovese preleva soldi, tanti soldi, circa 8 milioni.
Spese familiari, dice. "Andavamo a
molti matrimoni e poi la mia attività politica è dispendiosa",
spiega. Ma per la Finanza è una giustificazione inverosimile. "E'
evidente che i prelevamenti appaiono, in prima battuta, finalizzati a
smobilizzare l'investimento estero con finalità di ulteriore
riciclaggio e autoriciclaggio", spiegano le Fiamme Gialle.
Incastrato poi dal fisco, che accerta un'evasione di 20 milioni,
Genovese, nel tentativo di sfuggire all'aggressione patrimoniale nei
suoi confronti, si spoglia di tutto il patrimonio finanziario,
immobiliare e mobiliare a lui riconducibile, attraverso la società
schermo GE.FIN. s.r.l. (ora L&A Group s.r.l.) e Ge.Pa. s.r.l., di
cui deteneva il 99% ed il 45% delle quote sociali, trasferendolo al
figlio Luigi.
Il gip, che parla di pervicacia
criminale e non risparmia critiche pesantissime ai Genovese, è certo
che il giovanissimo deputato, quarto indagato tra i neoletti all'Ars,
fosse consapevole di quel che faceva. "Il suo notorio ingresso
in politica, il modo spregiudicato di acquisizione della ricchezza,
danno la probabilità, sia pur per la visione cautelare di protezione
dei beni e dei soldi dovuti allo Stato, che si verifichi la
stessa attività del padre", scrive.
"Sto già valutando insieme al mio
legale di fiducia le iniziative da assumere in sede giudiziaria,
certo di dimostrare la linearità e la regolarità della condotta mia
e dei miei congiunti, nella gestione dei beni di famiglia",
risponde lui. Mentre gli avversari politici, dal leader grillino in
Sicilia Giancarlo Cancelleri all'esponente della sinistra Claudio
Fava, non gli risparmiano critiche.
Agrigentonotizie.it
Proclamazione degli eletti all'Ars,
presenti tre neo deputati su sei
Al
Consorzio agrario - sede dell'ufficio centrale circoscrizionale
presso il tribunale di Agrigento - stamattina, si è proceduto
alla proclamazione
degli eletti all'Ars. C'erano
i neo deputati Carmelo Pullara di Licata, Michele Catanzaro di
Sciacca e Giovanni Di Caro di Favara. Mancavano invece Matteo
Mangiacavallo del movimento Cinque Stelle, Margherita La Rocca Ruvolo
dell'Udc e Riccardo Gallo di Forza Italia.
Proclamazione
degli eletti all'Ars, presenti tre neo deputati su sei
Ritengo
che nei primi 15 giorni di dicembre ci sarà l'insediamento e da quel
momento bisognerà cominciare a lavorare - ha detto il neo deputato
Carmelo Pullara di
"Popolari e Autonomisti" - . E' chiaro che ci saranno
adempimenti d'aula, ma soprattutto adempimenti rivolti a quelli che
sono i bisogni delle persone, a cominciare dalla sanità, le
infrastrutture, l'agricoltura e tutti quei temi che attanagliano la
nostra Sicilia. Temi che bisognerà affrontare subito per dare
risposte immediate, certe e concrete". "Il
Pd arriva come opposizione in aula, ma per me che è la prima
esperienza - ha detto il deputato
Michele Catanzaro - non
c'è nessuna difficoltà. Ritengo che molte cose non sono state fatte
e ora attendiamo di essere propositivi per il nostro territorio e
dobbiamo metterci immediatamente a lavorare. Bisogna lavorare per la
nostra terra e per i nostri giovani"."