Giornale di Sicilia
La situazione. Non si potrà più conferire. Ed è allarme pure nell'Agrigentino
Impianto al limite, vertice a Trapani
Ultimo giorno di conferimenti alla discarica di Borranea, nel Trapanese, dove arrivano i rifiuti di 22 dei 24 Comuni della provincia. Da domani, infatti, l'impianto resterà chiuso perché l'impianto è saturo e non può più ricevere altra spazzatura, neanche in abbancamento, come sta accadendo da quasi due mesi, per trasferire, dopo la lavorazione, il 70% a Siculiana. Per trovare una soluzione questa mattina si terrà un vertice nei locali del dipartimento regionale Acqua e Rifiuti tra il dirigente Gaetano Valastro e Carlo Guarnotta, amministratore unico della «Trapani Servizi», la società che gestisce la discarica di Borranea e tutto il ciclo dei rifiuti a Trapani. Il rischio per i 22 Comuni che scaricano a Borranea è di assistere "impotenti" alle strade delle varie città invase dalla spazzatura. Per risolvere il problema occorrono almeno un paio di autorizzazioni. La prima è legata all'abbancamento di 40 mila tonnellate, già richiesta quasi un mese e mezzo addietro, dalla «Trapani Servizi». Questo permetterebbe di riaprire subito la discarica trapanese. La seconda riguarda la possibilità di continuare a trasferire il 70% dei rifiuti a Siculiana, in modo da allungare la vita del nuovo abbancamento da 3 ad almeno dieci mesi. Periodo nel quale si potrebbe procedere, a Borranea, alla realizzazione di una nuova vasca, il cui progetto è ormai pressoché pronto, tanto che entro il 7 dicembre verrà presentato alla Regione per l'autorizzazione. Nel caso in cui da Palermo arrivasse il via libera alla realizzazione della nuova vasca, entro dieci mesi questa potrebbe vedere la luce, giusto in tempo per l'esaurimento dell'abbancamento di 40 mila tonnellate. Domani, invece, scadono le autorizzazioni al conferimento nelle altre discariche dell'Isola. La situazione più preoccupate è nell'Agrigentino, soprattutto a Siculiana dove trasportano i propri rifiuti 43 Comuni dell'Agrigentino, del Nisseno e dell'Ennese e dove arriva anche il 70% della spazzatura di 22 Comuni del Trapanese. In caso di mancato rinnovo dell'autorizzazione anche in questo caso il rischio è quello di assistere alle città sommerse dai rifiuti. La Regione, intanto, ha individuato ad Agira, in provincia di Enna, il luogo dove realizzare una nuova discarica. Ma il sindaco Maria Greco dice no, tanto che la Giunta ha conferito incarico ad un legale per impugnare, dinanzi al Tar, il provvedimento relativo alla discarica.(*ATR*) Antonio Trama
Discariche nel caos, la Regione chiede proroga
Solo altri tre mesi per gestire lo stato di emergenza con poteri straordinari. Poi si dovrà pensare ad un nuovo piano
Giacinto Pipitone - Palermo
«Abbiamo trovato un macello»: Nello Musumeci mostra tutte le proprie difficoltà dopo aver letto il dossier rifiuti che da qualche giorno è sul suo tavolo. Già ieri sono partite per Roma le richieste di prorogare lo stato di emergenza per gestire con poteri derogatori le discariche e gli impianti collegati. Ma tutto ciò sarà sufficiente a tamponare la crisi solo per tre mesi. Nel frattempo la Regione dovrà realizzare un nuovo piano rifiuti, ed è su questo che il nuovo governatore sa di essere più indietro e con idee meno definite. Domani scade l'ordinanza in base alla quale le discariche hanno potuto lavorare negli ultimi 18 mesi a un regime superiore al normale. È stato possibile grazie alla sistemazione di impianti mobili di biostabilizzazione, che separano in entrata la parte umida da quella secca in modo da limitare lo smaltimento in discarica, evitandone così la saturazione. Senza questi impianti e senza una deroga per far lavorare al massimo gli analoghi biostabilizzatori fissi, le discariche dovranno praticamente fermarsi già venerdì. Per questo ieri Musumeci ha firmato le prime richieste di deroghe al ministero dell'Ambiente. Da settimane il direttore del dipartimento Rifiuti della Regione, Gaetano Valastro, tesse la tela con Roma per ottenere una proroga. Che arriverà ma a differenza che in passato avrà validità di appena 3 mesi invece che 18. Nel frattempo la Regione sarà anche obbligata a rifare il Piano rifiuti. Un primo confronto fra Musumeci e Valastro ha permesso di avviare l'iter per rifare il piano ma i dubbi restano tanti. E riguardano i principali punti: quali impianti realizzare e come far lievitare la raccolta differenziata? È su questo che Musumeci annuncia una rivoluzione rispetto agli anni di Crocetta, in cui erano stati previsti sei mini termovalorizzatori e nuove discariche pubbliche: «Abbiamo la necessità di avviare un lento ma inesorabile processo di riconversione del sistema dei rifiuti altrimenti arriviamo al collasso. Non si può più procedere di proroga in proroga». Ieri il presidente ha discusso di queste scadenze con i vertici di Legambiente durante l'Ecoforum organizzato a Palermo. Ed lì che è emersa l'esigenza di dotare la Sicilia di nuovi impianti. Impronunciabile la parola termovalorizzatore, è stato il leader di Legambiente a sdoganarne altre tre: impianti a gestione anaerobica. «Si tratta - ha illustrato Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente - di strutture che producono, a emissioni zero in atmosfera, gas metano e compost dai rifiuti pre-trattati. Quindi questo incentiva la raccolta differenziata ». Musumeci ha teso la mano a Legambiente, annunciando che l'asso - ciazione verrà coinvolta nella stesura del nuovo Piano rifiuti, pur non sbilanciandosi su quale soluzione privilegiare: «Voglio capire se le vostre proposte sono compatibili con le nostre risorse e le esigenze della Regione ». Va detto che il materiale sul tavolo del presidente non manca. Ai tempi della presidenza della commissione Antimafia Musumeci aveva commissionato una relazione al professore Aurelio Angelini da cui emerge che «dal 1997 in poi è stata messa in campo un'attività che ha impedito il passaggio da un sistema incentrato sulle discariche private a uno che ruota intorno alla raccolta differenziata». Angelini ha messo per iscritto che è stata favorita negli ultimi 20 anni la chiusura delle discariche pubbliche a vantaggio delle tre principali private tuttora aperte: quella della Sicula Trasporti e quelle della Oikos e della famiglia Catanzaro. Musumeci ieri ha detto all'Ecoforum che terrà conto di questa relazione che però mai fu approvata dall'Antimafia perchè, pur depositata a dicembre 2016, fino a fine legislatura non ci fu più il numero legale per votarla. Il presidente ha aggiunto che «non tutte le discariche sembrano essere a norma di legge, e - tra il pubblico e il privato -evidentemente alcuni governi passati si sono dimostrati, diciamo così, distratti nelle azioni commissive e omissive». In ogni caso il nuovo Piano rifiuti prevederà un potenziamento di tutti gli impianti collegati al sistema della differenziata, da quelli di biostabilizzazione a quelli di compostaggio che pur essendo stati finanziati non sono stati terminati o non sono stati attivati. Nell'attesa che vengano sciolti questi nodi di indirizzo politico, sul binario che per ora collega l'assesso - rato direttamente a Palazzo d'Orleans si stanno mettendo a punto le misure per fronteggiare le difficoltà che nasceranno da dopodomani: è allo studio un'ordinanza che ridisegna le assegnazioni di rifiuti fra le varie discariche funzionanti. Gli ultimi dettagli di questo provvedimento erano ancora in fase di definizione ieri sera. Negli ultimi 18 mesi si è andati avanti ad un regime superiore al normale. È stato possibile grazie agli impianti mobili di biostabilizzazione, cheseparano la parte umida da quella secca e limitano lo smaltimento.
I nodi della regione
Lombardo fa il pieno di deleghe. Sorprese nell'udc, ultimo partito a fornire al presidente i nomi dei prescelti
Musumeci è pronto a presentare la giunta
Dopo la lunga giornata di ieri, caratterizzata da estenuanti trattative, l'annuncio potrebbe arrivare già questa mattina
Giacinto Pipitone - Palermo
Alle 21 a Palazzo d'Orleans tutte le luci erano ancora accese, e la lunga giornata di trattative non ancora terminata. Ma la giunta Musumeci ormai c'è già: l'annuncio potrebbe arrivare già stamani. E le sorprese sono tutte nell'Udc. I centristi sono stati gli ultimi a fornire i nomi al presidente: rispetto ai pronostici
resterebbe fuori la siracusana Costanza Castello ed entrerebbe il palermitano Vincenzo Figuccia che avrebbe la delega ai Rifiuti. Ma l'Udc vorrebbe rifiutare proprio quella delega e punta al Lavoro che nei piani di Musumeci è destinato invece agli autonomisti. L'altro nome dello Scudocrociato dovrebbe essere quello del trapanese Mimmo Turano che contende al popolare Totò Cordaro la delega: uno dei due avrà le Attività Produttive, l'altro il Territorio. Per il resto, scelte fatte. Diventerà Bellissima avrà la Sanità per Ruggero Razza e Fratelli d'Italia il Turismo per Sandro Pappalardo. Roberto Lagalla (Popolari) andrà alla Formazione. In Forza Italia è Marco Falcone a «perdere » l'Agricoltura: avrà le Infrastrutture. Mentre l'Agricoltura dovrebbe andare al siracusano Edy Bandiera. Bernadette Grasso dovrebbe avere la Funzione Pubblica/Enti Locali, Vittorio Sgarbi i Beni Culturali (ma si dimetterà fra qualche mese per lasciare spazio a un altro forzista) e Gaetano Armao l'Economia. L'ultimo nome l'ha fatto Raffaele Lombardo: Mariella Ippolito rappresenterà gli Autonomisti e avrà la pesantissima delega al Lavoro. L'ex presidente ha strappato da Catania accordi di grande peso: Miccichè gli ha ceduto un assessorato in cambio della certezza di avere una maggioranza compatta in suo sostegno per la corsa alla presidenza dell'Ars. E contemporaneamente un altro autonomista, Roberto Di Mauro, dovrebbe essere il vicepresidente vicario dell'Ars. Infine, Armao, forzista che con Lombardo ha un gran feeling, sarà il vicepresidente della Regione.
Questo il quadro maturato ieri sera. Che permetterebbe di chiudere il capitolo giunta e aprire quello relativo all'Ars: da chiudere l'11 dicembre nella prima seduta. Anche se a Palazzo dei Normanni la situazione si annuncia ancora complicata. Perchè il Pd sta provando a bloccare le manovre di Gianfranco Miccichè per conquistare i voti che gli sono necessari nella corsa alla presidenza dell'Ars. Antonello Cracolici, assessore uscente all'Agricoltura, non ha gradito le rivelazioni dello stesso Miccichè, pronto ad ammettere di avere trattato con singoli deputati Dem il voto in suo favore in cambio di posizioni di rilievo all'interno dei futuri assetti del Parlamento. «Leggo affermazioni che stupiscono per l'assoluta ingenuità e improvvisazione - ha detto ieri Cracolici -. Questo è uno stile da Vietnam parlamentare. Il presidente e gli assetti del Parlamento, che devono durare 5 anni, non si creano con una corsa a chi arriva prima». Cracolici punta su un accordo istituzionale. Che rilancia un piano già rimbalzato dalla corrente renziana del Pd. Se la mossa di Miccichè punta a offrire una vicepresidenza al Pd negandola al più nutrito gruppo dei grillini che ne avrebbe diritto per prassi istituzionale, il rilancio di Cracolici prevede la cessione di entrambe le vicepresidenze alle due opposizioni nel quadro di un accordo alla luce del sole: «La maggioranza ha il dovere di indicare una strada e un metodo che tengano insieme il Parlamento. Ricordo che la maggioranza ha appena 36 deputati su 90. Il centrodestra ha numeri risicati e che possa quindi prevalere una dinamica personalistica è da sprovveduti». Ma Miccichè non può cedere entrambe le vicepresidenze per non rompere le intese nella maggioranza: la coperta è sempre troppo corta. E va detto che anche Musumeci ha provato a bloccare le trattative di Miccichè, chiedendo di non rompere la prassi istituzionale (dunque di non fare accordi col Pd). Miccichè ha risposto picche ed è andato avanti a caccia di quei 4/5 voti del Pd che lo metterebbero al riparo dai franchi tiratori della sua stessa maggioranza: sterilizzando quindi il voto contrario degli esclusi e delusi dalla giunta. Ma Cracolici ha mandato un avviso ai naviganti: «La maggioranza proponga una candidatura e spieghi come immagina tutto l'ufficio di presidenza. Se poi si vuole una corrida, ci attrezzeremo per sovvertire i pronostici ». È un modo per ricordare che Pd e grillini insieme avrebbero quasi i numeri (fra 31 e 33 deputati) per eleggere almeno i vicepresidenti e sfruttare al massimo i franchi tiratori. «Non si governa con gli amici, altrimenti è inevitabile che i nemici diventano di più. Se non c'è un ordine,il disordine sarà la regola per tutta la legislatura. E se qualcuno anche nel mio partito insegue questo, è uno stupido»: Cracolici dixit.
Comuni e province. A disposizione ci sono 25 milioni di euro. Sono già mille le istanze presentate, un mese e mezzo fa erano una decina. Il bando scade domani
Fondi per la sicurezza delle scuole, un boom di domande
palermo
Comuni e Province si svegliano, finalmente è boom di domande per accedere ai fondi necessari alla verifica della sicurezza delle scuole siciliane. Il bando della Regione scade domani e a disposizione ci sono 25 milioni: mille le istanze già presentate, davvero tante se si considera che un mese e mezzo fa erano solo una decina, poche però se pensiamo che del budget a disposizione ne sarà sfruttato poco più della metà. Oltre dieci milioni rischiano infatti di restare inutilizzati, con la beffa che gli uffici che si occupano di edilizia scolastica sono a corto di personale ed è scattato il quarto atto di interpello nel giro di un paio di anni: come se nessuno volesse andare a lavorare in quegli uffici. Eppure le 4.300 scuole siciliane avrebbero bisogno di interventi urgenti di messa in sicurezza. Solo due edifici su dieci hanno effettuato le verifiche sui rischi in caso di terremoto, un adempimento necessario se poi si vuole accedere ai finanziamenti per i lavori veri e propri. Su 4.300 scuole solo 700 l'hanno fatto. Le altre dovrebbero premere sull'acceleratore perché non godono certo di ottima salute. Quasi un istituto su tre è stato costruito tra il 1961 e il 1975 mentre il 18 per cento tra il '21 e il '60. Sono solo poco più di mille quelli realizzati dopo il 1976, anno in cui sono entrate in vigore leggi più rigide in materia antisismica. E ancora, addirittura il 75 per cento degli istituti non rispetta la normativa antisismica e a livello strutturale nel 40 per cento delle scuole serve un intervento di manutenzione, sia completa (nel 7,8 per cento dei casi), sia parziale (nel 33 per cento circa delle scuole). E sette scuole su dieci hanno barriere architettoniche. Insomma, bisogna correre ai ripari e ci sono tutte le condizioni per farlo. In Sicilia sta arrivando un fiume di risorse, il dipartimento dell'Istruzione guidato da Gianni Silvia gestirà mezzo miliardo in tre anni, forse di più. Ci sono il decreto del Fare, la Buona scuola, i fondi comunitari, le somme stanziate da Roma. Insomma, l'occasione per rimettere in sesto le scuole siciliane è davvero ghiotta. C'è solo un piccolissimo problema, il solito: al lavoro, nell'ufficio che si occupa di edilizia scolastica, ci sono solo 18 persone compresi collaboratori e figure più basse. «Così andare avanti è quasi impossibile - dice il dirigente Mario Medaglia - ci sono centinaia di progetti in itinere, altri mille stanno per arrivare. Bisogna fare le verifiche, controllare lo stato di avanzamento, seguire i procedimenti passo dopo passo finoall'erogazione delle somme». Qualcuno negli ultimi anni è stato trasferito, anche d'imperio dopo delibera di giunta. Ma due dirigenti hanno cambiato aria mentre tra gli impiegati non tutti avevano competenza in lavori pubblici. E allora per la quarta volta il dirigente generale Silvia ha chiesto alla Funzione pubblica di cercare rinforzi. Da qui un nuovo atto di interpello (che richiede l'adesione volontaria del dipendente al trasferimento) per 90 regionali che oltre che di edilizia scolastica dovranno occuparsi anche di formazione professionale e dei 3 mila contenziosi e decreti ingiuntivi. Tutte pratiche che se non verranno smaltite faranno lievitare il debito della Regione. «Abbiamo fatto un grande sforzo per far stimolare i Comuni e le Province a far pervenire le istanze - dice Medaglia - alla prima scadenza, quella di metà ottobre, erano solo una decina. L'assesso - re ha sollecitato gli enti locali e abbiamo pure incontrato i presidi chiedendo loro di farsi promotori delle necessità delle scuole e di sollecitare gli enti proprietari a richiedete il finanziamento. Ci sono ancora dieci milioni da spendere, magari in futuro apriremo una nuova finestra ma dobbiamo stare attenti perché entro il prossimo anno dobbiamo rispettare degli obiettivi di spesa o rischiamo di subire una sanzione dall'Europa. Sarebbe una beffa». (*RIVE*) - Riccardo Vescovo
Ex Provincia
Nuove leggi, informazioni per i pescatori
Continua il lavoro degli sportelli del Libero Consorzio di Agrigento per informare gli operatori professionali della pesca delle tre principali marinerie agrigentine sulle nuove opportunità di finanziamento previste dal Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca. Gli sportelli saranno aperti fino ad agosto 2018. Nei tre desk informativi di Licata, Porto Empedocle e Sciacca sarà possibile contattare gli esperti della Bio& Tec soc. coop. di Trapani, aggiudicataria del servizio attivato dal Libero Consorzio. Nei primi quattro trimestri del 2017 sono state oltre 120 le consulenze che gli esperti hanno fornito ai pescatori delle tre marinerie. L'attività della ex Provincia va avanti da alcuni anni ed ormai rappresenta per le marinerie della provincia di Agrigento un vero punto di riferimento.
Libero Consorzio
Protezione civile, oggi la firma con i volontari
Nell'ambito della programmazione delle attività di protezione civile del Libero Consorzio per il 2018, questo pomeriggio alle ore 16 nell'aula "Giglia" del Palazzo dell'ex Provincia è prevista la firma del contratto tra la Protezione Civile e le 49 tra Associazioni di volontariato, Gruppi Comunali di protezione civile e Croce Rossa Italiana che operano nella nostra provincia. Sarà presente il commissario Giuseppe Marino.
Patrimonio dell'unesco si ricorda l'evento
Ci sarà anche il Prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, alla conferenza stampa di presentazione del programma di eventi in occasione del XX anniversario della proclamazione della Valle dei Templi "Patrimonio mondiale dell'Umanità". Alla presentazione del ricco programma, che si terrà domani, mercoledì 29 novembre 2017, alle ore 12, nell'aula consiliare del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, hanno confermato la loro presenza i partners istituzioni dell'evento che sono: il Comune di Agrigento, il Parco archeologico di Agrigento, le PosteItaliane, la Rete ferroviaria Italiana, la Fondazione Teatro Pirandello, il FAI - delegazione di Agrigento, l'Accademia di Belle Arti Michelangelo e il Provveditorato agli Studi di Agrigento.
Istituto musicale. È arrivata la conferma che anche per l'anno in corso ci sarà il sostegno finanziario. Il presidente: «L'attività didattica prosegue con successo»
La Regione eroga contributo, il futuro del Toscanini è più roseo
A dicembre del 2015 è stato a un passo dalla chiusura, ma adesso l'Istituto musicale Toscanini di Ribera viaggia con il vento in poppa ed ha ottenuto il contributo regionale anche per il 2017. «Un contributo importante e indispensabile per il funzionamento dell'Istituto, 200 mila euro -dicono il presidente, Giuseppe Tortorici, e il direttore, Mariangela Longo - grazie al quale, in attesa della statalizzazione e unitamente a quello statale, l'Istituto ha potuto proseguire e garantire le attività didattiche degli ultimi due anni che nel frattempo si sono notevolmente incrementate grazie agli importanti risultati ed ai riconoscimenti ottenuti dal Toscanini in campo nazionale ed internazionale, tanto da avere già ricevuto proposte di accordi internazionali dal conservatorio russo "Glazunov" di Petrozavodsk e la richiesta di studenti in mobilità studio Erasmus in entrata, di cui già uno, proveniente dalla università Klaipeda di Vilnius, arriverà nella prossima primavera». Il Toscanini è certo che adesso la nuova delegazione regionale agrigentina continuerà a sostenere l'Istituto fino al completamento del processo di statalizzazione. Il Toscanini rientra tra le 73 Istituzioni Afam italiane e quest'anno ha quasi raddoppiate le iscrizioni rispetto al 2015. Si è passati da 183 del 2015 a 250 dell'anno successivo a 330 iscritti nel 2017/18. Dai 28 studenti universitari del 2015 si è passati a poco meno di 100. Un risultato straordinario per la scuola riberese che, due anni fa, è stata a un passo dalla chiusura per mancanza di risorse economiche. In attesa del decreto ministeriale per l'applicazione della legge di statalizzazione, il Toscanini continua anche il potenziamento della produzione artistica. L'istituto ha da poco festeggiato i 25 anni di attività. E' stato fondata nel 1991 dalla ex Provincia Regionale di Agrigento per cui l'ente provvede relativamente al personale amministrativo e all'affitto della sede. Il principale obiettivo è quello di "accompagnare" l'Istituto in questa fase importante per l'avvio della statalizzazione in applicazione di una legge approvata il 21 giugno 2017, di cui si attendono i relativi decreti ministeriali attuativi.Il mese scorso un nuovo, importante riconoscimento all'Istituto musicale agrigentino da parte degli "Amici del Loggione" del Teatro alla Scala di Milano in occasione del 150° anniversario della nascita di Arturo Toscanini. Presso la sede della prestigiosa associazione il Toscanini ha partecipato all'evento in collaborazione con l'associazione Schweitzer di Palermo, proponendo un concerto dedicato alle liriche per canto e pianoforte del '900 storico. Per il Toscanini hanno partecipato Klizia Prestia (soprano) e Giuseppe Michelangelo Infantino (tenore), accompagnati dal maestro Franco Gaiezza. (*GP*)
Livesicilia.it
È nato il primo governo Musumeci
Partita la trattativa per le deleghe
La squadra c'è. Adesso resta solo da
capire in quale ruolo giocheranno i dodici assessori del primo
governo di Nello Musumeci. Sciolti gli ultimi dubbi:
saranno Vincenzo Figuccia e Mimmo Turano gli
assessori in quota Udc, mentre è Edy Bandiera l'ultimo
rappresentante di Forza Italia, dopo che erano già stati di fatto
annunciati gli altri componenti della giunta. Già nelle prossime
ore, salvo clamorose sorprese, i dodici nomi saranno ufficializzati
dal fresco governatore.
E così, gli azzurri porteranno
nell'esecutivo Gaetano Armao, Marco Falcone, Bernadette
Grasso e appunto Bandiera, l'Udc come detto Figuccia e
Turano, i Popolari e autonomisti Toto Cordaro e Mariella
Ippolito, confermato Ruggero Razza per
#DiventeràBellissima e Sandro Pappalardo per
Fratelli d'Italia, nonostante i mugugni degli uomini che fanno
riferimento a "Noi con Salvini". In giunta, poi, ovviamente anche
altri due nomi già da tempo annunciati: quelli di Vittorio
Sgarbi e Roberto Lagalla.
Così, Figuccia avrebbe vinto
la "volata" con la siracusana Costanza Castello,
mentre Bandiera avrebbe bruciato il trapanese Giuseppe
Guaiana e l'ennese Gaetana Palermo. Sciolti
gli ultimi nodi, il governatore Nello Musumeci ha iniziato a firmare
i primi decreti di nomina. Resta però da attribuire le deleghe. E se
in certi casi la partita è già chiusa o di facile soluzione, in
altri rischia di complicarsi. Partiamo dalle
certezze. Gaetano
Armao andrà all'Economia,
Vittorio Sgarbi ai Beni
culturali, Ruggero
Razza alla Sanità
e Roberto Lagalla alla Formazione.
Molto probabili le deleghe agli
Enti locali per
Bernadette Grasso, al
Territorio e ambiente o
alle Attività
produttive per Toto
Cordaro e quella al Lavoro
e alla famiglia per
Mariella Ippolito e quella alle Infrastrutture
per Marco Falcone. Restano sul tavolo le importanti deleghe
all'Energia,
Agricoltura, Turismo e uno tra Territorio e Attività produttive.
All'Energia dovrebbe andare Pappalardo, mentre per l'Agricoltura
adesso è forte il nome di Bandiera. Infine, altro nodo da sciogliere
in casa Udc, dove Figuccia e Turano si contendono l'assessorato alle
Attività produttive. Uno dei due dovrà "accontentarsi" di
quello al Turismo, a meno che non vengano rimesse in gioco altre
deleghe che al momento sembrano assegnate. I ruoli, insomma, in
qualche caso sono ancora da chiarire. Ma la squadra adesso è pronta