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rassegna stampa del 10 e 11 dicembre 2017

Giornale di Sicilia

Domenica 10 Dicembre

Lavori al termine. Difficile, ma non impossibile, riuscire ad arrivare alla fine dell'anno con la struttura funzionante
Palacongressi, Corsa contro il tempo

Concetta Rizzo

I lavori strutturali sono ormai in archivio. Gli operai continuano a lavorare sugli impianti, ma si sta cercando di affinare i processi per non perdere tempo prezioso e per arrivare, il più rapidamente possibile, ad ottenere tutte le autorizzazioni necessarie per restituire agli agrigentini il Palacongressi del Villaggio Mosè. È stato fatto già un primo incontro con la commissione pubblici spettacoli del Comune. Un altro se ne farà venerdì. Difficile - ma non impossibile - riuscire ad arrivare alla fine dell'anno con il Palacongressi attivo e funzionante. E nell'incertezza, con eventi organizzati per le festività appena iniziate. Visto i passi da gigante che sono stati mossi, è scontato, però, che il Palacongressi sarà - per come preventivato lo scorso agosto - uno dei simboli della prossima edizione del Mandorlo in fiore. Assieme al tempio della Concordia, al tempio di Giunone, a casa Sanfilippo, al teatro Pirandello, al teatro della Posta Vecchia, allo spazio Temenos e alle piazze Cavour e Stazione ci sarà,appunto, quale luogo simbolo dell'edizione 2018 il Palacongressi. «Stiamo cercando di affinare i processi per orientare meglio i lavori da effettuare - ha detto, ieri, il direttore del  Parco archeologico Giuseppe Parello -. Abbiamo già incontrato la commissione pubblici spettacoli e la incontreremo di nuovo giorno 15. Attualmente gli operai continuano a lavorare sugli impianti. Per evitare qualsiasi tipo di problema, scongiurando dunque possibili, future, contestazioni abbiamo coinvolto la commissione che indirizzerà per bene tutti gli ulteriori passaggi». Di fatto, il Parco archeologico «Valle dei Templi"» sta cercando di arrivare ad una autorizzazione scontata e rapida. Gli operai hanno già calibrato il funzionamento del sistema antincendio e quello del ricircolo dell'aria all'interno dei locali. Il tempo stringe e, naturalmente, operai e tecnici riescono a risolvere anche dei problemi non preventivati. Il Parco archeologico - che ha ottenuto la gestione della struttura del Villaggio Mosè dalla Regione - è appunto, in costante contatto con tutti gli enti che dovranno rilasciare le apposite autorizzazioni per consentire la riapertura. E proprio con questi enti c'è un contatto praticamente quotidiano sulle modalità da seguire per risolvere i vari problemi e infiltrazioni d'acqua dalle cupolette - dove sono state collocate ampi strati di guaina - non rappresentano più un'emergenza. Resta, però, inevitabilmente il problema dell'allagamento degli scantinati dove l'acqua, infatti, continuerà ad entrare. E questo perché sotto il Palacongressi c'è una falda freatica che proviene dalla parte alta del Villaggio Mosè. Una «sorgente» attiva che per evitare che faccia altri danni ha necessità, intanto, anche in attesa di interventi e progetti di una certa importanza economica e tecnica, di sette pompe di drenaggio e di vasche per l'accumulo dell'acqua. Pompe che, però, durante gli anni di chiusura della struttura non erano in funzione e dunque è per questo motivo che gli scantinati sono stati trovati completamente allagati. Adesso, invece, anche questo dilemma - che è solo un intervento tampone - è stato risolto e le pompe di drenaggio sono tornate operative. «Per archiviare gli allagamenti degli scantinati serve un progetto importante e strutturale, dunque non semplici interventi di manutenzione - aveva già spiegato il direttore Giuseppe Parello - . E' stato fatto già presente all'assessorato regionale all'Economia che è il titolare dell'immobile. Il Parco sta facendo tutto il possibile per riportare il Palacongressi nelle condizioni in cui era prima della chiusura». Il cantiere venne avviato lo scorso 10 agosto. Secondo le iniziali previsioni, i lavori dovrebbero durare complessivamente  sei mesi. Si sperava però - e forse lo si spera ancora, anche se nessuno vuole sbilanciarsi al riguardo - di arrivare alla riapertura parziale entro la fine dell'anno. (*CR*)

Iniziative. Non solo il capoluogo ma anche itinerari alternativi, come quello che porta a scoprire Caltabellotta, Sciacca, Menfi, Favara, Aragona, Racalmuto e Comitini
Sviluppo turistico, presentato «You on tour»

Aland David Scifo

L'Agrigento turistica cresce ancora e si affaccia al mercato estero con la nuova guida «You on tuor», che quest'anno, nella sua edizione 2017, oltre ad essere cartacea, è diventata anche un'appli - cazione i cui testi sono tradotti anche in inglese. La guida, alla sua quarta edizione, è stata presentata dal suo ideatore Vincenzo Mazzara, che ne ha illustrato i contenuti, mostrando sia gli elementi di quello  che rappresenta un vero e proprio libro turistico, e il materiale multimediale che permetterà a tutti coloro che sono interessatinella visita che non si ferma soltanto alla città dei templi ma si allarga anche ai territori limitrofi di attrazione turistica: Realmonte, con la sua Scala dei turchi, ma anche Favara, Racalmuto e Aragona. «Alla quarta edizione di You on tour quest'anno il prodotto si arricchisce di un ulteriore elemento - spiega il direttore del parco archeologico, Giuseppe Parello - in questa occasione infatti Il portale verrà lanciato in inglese per rivolgersi ad un pubblico più vasto, avrà anche un'applicazione. Il progetto mira alla Valle dei templi, ma anche il territorio circostante. La cosa che però voglio sottolineare è che You on tour è un progetto che si autosostiene grazie alla nuova impresa e ai giovani che vogliono scommettere e che ci riescono con grandi risultati. Il turismo culturale può essere una leva per il territorio, non solo per Agrigento ma per tutta la provincia». Il progetto  nasce da un'idea di Vincenzo Mazzara, presente alla presentazione della guida 2017 nella cornice della casa Sanfilippo di Agrigento: «Questo progetto turistico culturale - spiega l'ideatore - è qualcosa che punta ad emozionare ed informare oltre a portare nel mondo la città Agrigento e i suoi territori e tesori nascosti. Il magazine all'interno di una guida offre uno strumento per trovare i tesori nascosti della città al fine di procurare una permanenza maggiore per i turisti, una permanenza che va oltre i due giorni, grazie alla conoscenza del nostro territorio che offre numerose bellezze e quindi consente al turista di rimanere qualche giorno in più. Il progetto infatti dal presupposto che conoscenza equivale a permanenza, quindi più si conosce, più si resta in provincia. Se facciamo conoscere gli altri luoghi oltre ai classici - aggiunge il giovane imprenditore agrigentino - possiamo puntare ad un soggiorno più lungo facendo del turista una persona che conosce il territorio». La nuova guida infatti, oltre alla valle dei templi, mira alla valorizzazione del centro storico di «Girgenti» e alle meraviglie del patrimonio ecclesiastico, elogiate durante l'evento da don Giuseppe Pontillo, direttore dei beni culturali ecclesiastici dell'Arcidiocesi di Agrigento, con in primis quelli che vengono definiti i tesori nascosti della Cattedrale di San Gerlando, che ha al suo interno la «Lettera del diavolo». Non c'è soltanto la città di Agrigento nella guida, ma tanta provincia, numerose pagine sono dedicate a itinerari alternativi, come quello che porta a scoprire le terre tra Caltabellotta, Sciacca e Menfi, o quel che riguardano Favara, Aragona, Racalmuto e Comitini. «Qualche anno fa all'evento di Google alla Valle dei templi - ha spiegato il capo delegazione Fai Agrigento, Giuseppe Taibi - abbiamo concordato sul fatto che un turista anche dall'altra parte del mondo deve poter vedere le bellezze dei nostri territori, per venire a fare visita alle nostre zone. Google ha fatto così con la mappatura della Valle in 3D, adesso questa guida permette anche questo. La guida è un grande risultato per tutta la provincia e per quello che è il paesaggio dell'anno». (*ADS*)


Libero consorzio
Pesca, fondi settoriali
Incontri formativi


Continua l'attività di informazione per gli operatori della pesca professionale sui bandi del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca 2014-2020. Anche nel mese di dicembre gli sportelli informativi istituiti dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento per le tre principali marinerie agrigentine saranno a disposizione degli operatori, che potranno ricevere informazioni e consulenze nei desk di Licata, Porto Empedocle e Sciacca dagli esperti dellaBio&Tec di Trapani, aggiudicataria del servizio attivato dal Libero Consorzio nell'ambito del progetto «Tartalife - Riduzione della mortalità della tartaruga marina nelle attività di pesca professionale». Il calendario dei desk informativi per il mese di dicembre è questo: a Sciacca (presso la cooperativa L'Ancora, Vicolo Mazzola, n.8) sabato 16 e sabato 30 dicembre dalle 9 alle 13; sempre a Sciacca nella sede di Lungomare Cristoforo Colombo 11, sabato 23 dicembre dalle 9 alle 13; a Porto Empedocle (Via Giotto n. 7) giovedì 14 e giovedì 21 dicembre dalle 9 alle 13. Inoltre a Licata (presso lo Studio di Assistenza e Consulenza per i pescatori in Via Principe di Napoli n. 53) giovedì 14 e giovedì 21 dicembre dalle 15 alle 19. (*PAPI*) Paolo Picone

10 dicembre - domenica

LA SICILIA

NELLA SALA CONSILIARE
Francese (Odg) inaugura mostra "Agrigento: Nuove Ipotesi.

Sarà il presidente de dei Giornalisti di Sicilia, Giulio Francese, ad inaugurare martedì 12 dicembre, alle 11, nell'aula consiliare Luigi Ciglia del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, la mostra delle più belle copertine di: "Agrigento: Nuove Ipotesi" lo storico Periodico del Provincia Regionale che compie quarant'anni. Per l'occasioine è stato, anche, organizzato un momento di incontro, moderato dal giornalista Stelio Zaccaria, nel corso del quale verrà consegnata una targa dell'ordine dei Giornalisti di Sicilia a Salvatore Gilotti, ideatore e primo direttore del Periodico ed una targa del Libero Consorzio di Agrigento a Nino Bellomo, veterano del giornalismo agrigentino e primigenio collaboratore del Periodico Agrigento: Nuove Ipotesi'. Nel corso della cerimonia, infine, verranno ri cordati tre grandi giornalisti agrigentini recente mente scomparsi: stiamo parlando di Domenico Zaccaria, Michele Bella ed Ermogene La Foreste. Ai familiari di questi indimenticabili collaboratori del Periodico lex Provincia Regionale consegnerà una targa alla memoria L'evento è patrocinato dall'Ordine Regionale dei Giornalisti e dell'Associazione siciliana della Stampa (Assostampa) sezione di Agrigento (sarà presente il segretario, Gero Tedesco). L'ex Provincia Regionale di Agrigento, ricordiamo, fu uno dei primissimi Enti Locali nel contesto &) Paese e dell'Isola, che nel 1977 intraprese un nuovo percorso di dialogo con i Cittadini — Utenti istituendo una propria rivista periodica denominata, appunto, «Agrigento: Nuove Ipotesi", curata dal proprio Ufficio Stampa e destinata a divenire strumento di dialogo e confronto sui temi sociali, culturali ed istituzionali del territorio e delle sue realtà.

11 dicembre - lunedì

Sicilia24h

Prima seduta dell'Ars


Si svolgerà venerdì prossimo 15 dicembre la prima seduta dell'Assemblea regionale, frutto del voto dello scorso 5 novembre. La seduta inizierà alle ore 10: all'ordine del giorno vi sarà l'elezione del presidente di Sala d'Ercole. Nel frattempo, in Parlamento, dopo l'approvazione al Senato, la legge di Bilancio, probabilmente ultimo atto della legislatura insieme a biotestamento e ius soli, è attesa alla Camera da martedì 19 dicembre, e già da oggi, lunedì 11 dicembre, nelle commissioni competenti sono iniziate le operazioni di scrematura delle centinaia di emendamenti presentati. Le date più papabili per le elezioni Politiche sono il 4 o l'11 marzo. In entrambe le date sarà possibile accorpare anche le Regionali nel Lazio e in Lombardia. Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha già ipotizzato un percorso che prevede lo scioglimento delle Camere tra Natale e l'Epifania, in modo da votare domenica 4 o domenica 11 marzo, e dunque 5 anni esatti dopo l'inizio della 17° legislatura, iniziata, infatti, il 15 marzo del 2013. Pertanto, l'insediamento della nuova Assemblea Regionale a Palermo, in riferimento ad alcuni parlamentari nazionali ancora in carica ed eletti alla Regione, non comporterà alcuna conseguenza in termini di dimissioni. Essendo il Parlamento nazionale alla vigilia dello scioglimento, e prossimo alle Elezioni, non vi è ragione tecnica di alcun avvicendamento. E' il caso, ad esempio, del neo deputato regionale di Forza Italia, Riccardo Gallo, attualmente deputato alla Camera prossima allo scioglimento. E, come per Gallo, anche per il senatore Giuseppe Compagnone, neo deputato regionale di Popolari e Autonomisti, non ricorre ormai alcun obbligo di dimissioni da Palazzo Madama.

Livesicilia


I conti
UN DEBITO FIGLIO DI TANTI GOVERNI.
COME NASCE IL "BUCO" DELLA REGIONE

di Accursio Sabella

Tra mutui e anticipazioni l'indebitamento della Sicilia supera gli 8 miliardi. Di chi è la responsabilità?
PALERMO - Un botta e risposta sui conti. Sull'eredità ricevuta e sulla zavorra ai piedi della Sicilia. Nei giorni scorsi ecco tornare lo spettro del default o quantomeno la concreta presenza di un mega indebitamento della Regione. Di chi è la responsabilità di questo peso? "Non voglio polemizzare - ha detto il neo governatore Musumeci - con il governo precedente. Lo dico con la sobrietà che un presidente deve avere. Ma va detto che la condizione delle finanze della Regione, con le partecipate quasi tutte in deficit, si presenta drammatica. Perciò urge un confronto sereno con il governo centrale". Secondo il neo governatore il deficit di Palazzo d'Orleans "ammonta a cinque miliardi" ed "è fuor di dubbio che la crisi finanziaria condizionerà l'operato del governo almeno per i primi anni". Da lì, le prime azioni, come la "missione" romana dell'assessore all'Economia Gaetano Armao. Ma a stretto giro, ecco arrivare le precisazioni del predecessore, cioè Alessandro Baccei: "Mi aspetterei, conoscendo la serietà del presidente, informazioni più precise e puntuali e una maggiore competenza. Cinque miliardi di deficit, o 8 miliardi se consideriamo le anticipazioni di liquidità, comunque ereditati dai governi Lombardo e Cuffaro - afferma Baccei -. Sono tanti? Il numero in assoluto non è rappresentativo di nulla, come ben chiariscono le agenzie di rating". Insomma, Musumeci fa riferimento al governo precedente, Baccei ai governi di Cuffaro e Lombardo. Dove sta la verità? Come accade spesso, nel mezzo. E per trovare una rappresentazione imparziale del reale andamento del deficit della Sicilia, si può far riferimento all'atto più "ufficiale" che esista sui conti regionali: il giudizio di parifica, sul rendiconto dell'ultimo esercizio finanziario. Da quelle pagine, al di là delle parole di Baccei, non viene fuori un bel quadro. Anzi. "Al 31 dicembre 2016 - si legge nella relazione delle Sezioni riunite presiedute da Maurizio Graffeo - il debito di finanziamento residuo della Regione ammonta complessivamente a 8.035 milioni di euro". Più di otto miliardi, quindi, e un trend preoccupante, visto che la Corte parla di "un incremento rispetto all'inizio del quinquennio del 41,4 per cento". Con Crocetta, quindi, il debito è cresciuto di quasi la metà rispetto al debito lasciato dai suoi predecessori. "Una notevole anticipazione di liquidità tra il 2014 e 2015 (2 miliardi e 667 milioni di euro, per un residuo al 2016 di 2 miliardi e 567 milioni di euro) - ha ammonito nel corso della sua requisitoria il Procuratore generale d'appello Pino Zingale - influisce pesantemente sul servizio di debito e, quindi, sulla capacità di spesa futura della Regione: tale liquidità - prosegue il Procuratore - pur non essendo tecnicamente considerata come indebitamento, composta comunque l'assunzione di obblighi da parte della Regione". Gli effetti sulle future generazioni, insomma, di cui parlava anche Graffeo: "La restituzione, - prosegue Zingale - gravata naturalmente da interessi, peserà sulle già esangui casse della Regione Siciliana per un trentennio e cioè sino al 2044-2045". Le anticipazioni di cassa, insomma, che si aggiungono ai mutui già esistenti, hanno appesantito l'indebitamento della Regione. Che però, come detto, non nasce certamente con Rosario Crocetta. Ma è il figlio anche dei governi precedenti, in particolare quelli di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo. Affrontando il tema dei mutui e dei finanziamenti della Regione, i giudici contabili annotano che "la loro consistenza finale era di 5.816 milioni di euro nel 2011 e, poi, di 5.934 milioni nel 2012". Eccolo il debito lasciato nelle mani di Crocetta: poco meno di sei miliardi di euro. E gli assessori all'Economia di quei governi che contribuirono, ognuno per la propria 'quota' a creare quel debito, non possono certamente essere considerati, in molti casi, estranei ai partiti su cui poggia il governo Musumeci: dal 'neoleghista' Alessandro Pagano che fu assessore al Bilancio di Cuffaro a Roberto Di Mauro, nel listino dello stesso Musumeci alle ultime elezioni, che ebbe quella delega da Raffaele Lombardo, prima che questa passasse proprio a Gaetano Armao, che oggi torna sempre nelle vesti di assessore all'Economia nel governo di centrodestra. E il "peso" di quei governi va cercato anche altrove. Nella vicenda, cioè, relativa ai cosiddetti "derivati" accesi dalla Regione nel 2005, quando a governare era Totò Cuffaro. Contratti che diedero dei risultati positivi per un paio di anni, ma che dal 2008 in poi hanno solo creato dei passivi per le casse pubbliche, quantificati in quasi 160 milioni di euro. Il "debito" miliardario della Regione, insomma, ha tanti padri.

LA SICILIA

LIBERO CONSORZIO FRA COMUNI. Non è stata ridotta la spesa sul costo del personale come era stato richiesto.
Non va... e la Regione pure critica

Viene ammesso che c'è stata una riduzione della spesa, ma "solo" dell'8,26%.  Provincia regionale di Agrigento. maglia nera sui fronte della riduzione del costo del personale. E' l'attuale Libera consorzio, infatti, l'Ente dove minore è stata la flessione verso il basso (teoricamente obbligatoria)della spesa per mantenere i lavoratori.La rilevazione è contenuta in una lettera di fine ottobre del dirigente del settore Enti locali, Maurizio Pirillo, il quale in verità evidenzia come la situazione sia complessiva mente abbastanza difficile da gestire, ma individua la nostra come la Provincia dove si è fatto meno (anche perché una dei quelle con il maggior numero di precari e lavoratori).
Qui la spesa per il personale, infatti, è scesa solo dell' 8,26%. ovvero da 18.348,032 euro a 16,833.222 euro. Virtuose sono, invece il Libero consorzio dì Enna (dove la spesa è calata, tra il 2015 al 2017 da 4.687,445 euro a 3.404.096 euro, quindi - 27,38%), la città metropolitana di Palermo (da 29.596.895 euro a 23.938.819 euro, quindi —19,1 2%) e la città metropolitana di Catania (in tre anni si è scesi di poco meno di 5 milioni di euro, da 25.387,609 euro a 20,865.787 euro, quindi - 1781%). Fuori quota è invece Siracusa, che ha visto crescere di circa 500mila euro il tosto per l'anno 2017, ma solo perché, spiega la lettera, sono state erogate nell'anno in corsa alcune spettanze al personale che in realtà provengono dagli anni precedenti. Insomma, a parte i pensionamenti ad Agrigento e non si è mosso molto poco o, quantomeno, meno di quel lo che ci si aspettava. E questo non per cause locali: vi è stato infatti l'inceppamento" di un meccanismo che era inserito proprio nella legge 15 del 2015, ovvero quello della mobilità del personale dei Liberi consorzi verso altri enti territoriali. Un procedimento che. spiega lo stesso Pirillo era previsto "solo per ridurre le spese fisse degli enti di a- rea vasta al fine di aiutarli a trovare l'equilibrio finanziario compro messo a causa dell'intervento Statale di riduzione della spesa pubblica; in altre parole.,. a mobilità non è necessaria dal punto di vista funzionale, è solo una manovra finanziaria di riduzione delle spese degli enti di area vasta, a fronte dell'impossibilità della Regione di coprire tutto lo squilibrio di bilancio delle ex pro vince, Il tutto, però, senza risolvere una grande questione, che è sempre il dirigente a porre: la concorrenza tra mobilità e stabilizzazione dei precari. "Entrambi i bacini di lavora tori — scrive —, pur facendo rifornimento a risorse finanziarie diverse, concorrono agli stessi posti vacanti delle dotazioni organiche dei comuni". Così a Pirilio non è rimasto altro da fare che invocare l'intervento di un organo, l'osservatorio regionale per l'attuazione della legge 15 del 2015 che non è mai divenuto operativo, Adesso è attivato un nuovo Governo Regionale e, con esso, forse, nuove prospettive.
G. SCHICCHI

Giornale di Sicilia

I nodi della regione
I piccoli paesi assumono, paralisi nelle grandi città

Precari comunali, regna il caos
Stabilizzazione ma solo per alcuni

Molti sindaci aspettano un segnale dalla Regione che chiede lumi allo Stato. Resta il nodo delle risorse insufficienti a pagare gli stipendi a oltre 14 mila lavoratori
Giacinto Pipitone - Palermo

L'ultimo sindaco in ordine di tempo è stato Franco Calderaro, che guida il Comune di Castellana Sicula. Giovedì scorso ha fatto approvare una pre-delibera che permette la stabilizzazione  i tutti i 31 precari del piccolo centro sulle Madonie. Una prova di forza, fatta senza aspettare alcun parere da parte della Regione e dello Stato e malgrado gli espliciti dubbi sulla ossibilità di stabilizzare mostrati proprio nello stesso giorno dal neo assessore regionale agli Enti Locali, Bernadette Grasso. Che, in sintesi, ha suggerito di attendere segnali e fondi da Roma. «Il Comune di Castellana Sicula - ha spiegato il sindaco Calderaro - ha le risorse. Per la verità le ha assicurate proprio la Regione che in una legge  pprovata all'Ars ha garantito per 20 anni gli stessi soldi che ha dato negli ultimi anni. A questo punto, poichè i nostri precari fra 20 anni saranno in pensione, possiamo stabilizzare con la certezza di poterli pagare sempre. Stiamo solo applicando la legge». In realtà la mossa del sindaco di Castellana - a cui manca solo il timbro del revisore dei conti del Comune - non è isolata. Almeno un'altra decina di piccole  amministrazioni si sta muovendo nella stessa direzione. Creando così una giungla di contratti nel mondo della pubblica amministrazione e soprattutto nella galassia dei circa 14 mila precari dei Comuni. Mentre i piccoli paesi stanno assegnando il posto fisso, i grandi centri sono fermi in attesa di un input (leggasi finanziamenti) da parte della Regione. Fra i piccoli centri che stanno dando il via alle stabilizzazioni, la maggior parte sono nella Sicilia orientale. Il Comune di San Pier Niceto, nel Messinese, ha appena emesso un bando per stabilizzare tutti i suoi 18 precari. Si tratta di un bando pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e che tecnicamente sarebbe aperto a tutti ma che, attraverso l'escamotage dei titoli che riservano punteggi altissimi a chi ha già lavorato nell'amministrazione, assicura ai 18 già in servizio lo sbocco verso il posto fisso. Una procedura analoga sta seguendo il Comune di Monforte San Giorgio, anche questo nel Messinese, che si prepara così a stabilizzare i suoi 11 precari. E, con numeri differenti, stanno avviando le procedure anche altri Comuni: Aci Sant'Antonio, Biancavilla e Bronte (nel Catanese), Condrò (nel Messinese), Paceco (nel Trapanese) solo per citare quelli che si sono mossi nell'ultimo mese. In queste amministrazioni la procedura è già partita con tanto di bandi in Gazzetta Ufficiale. Ed è a queste amministrazioni che hanno guardato con speranza tutti i circa 14 mila precari degli enti locali. Un esercito in attesa di un posto fisso che nell'ultimo anno e mezzo è stato al centro di varie leggi sia statali che regionali. E proprio a queste leggi fa riferimento il principale sindacato autonomo di categoria, il Movimento Giovani Lavoratori, per chiedere ai sindaci e alla Regione di avviare un percorso organico: «In base alle leggi attuali - commenta Massimo Bontempo, uno dei leader del sindacato - si può stabilizzare. Tutto ciò ci era stato assicurato durante la campagna elettorale e ora attendiamo che dalle promesse si passi ai fatti. La legge varata dalla Regione a fine 2016 e la circolare della Madia sono i presupposti su cui muoversi. Apprezziamo il coraggio e la coerenza dei sindaci che stanno portando avanti le prime stabilizzazioni». Tuttavia alla cautela già mostrata dall'assessore Bernadette Grasso fa da conferma l'attendismo dei sindaci di città medio-grandi, quelle in cui è maggiore il numero dei precari in servizio da anni. Il record di contrattisti, se si guarda alla proporzione col numero di abitanti, va infatti alla cittadina di Alcamo, nel Trapanese: lì ci sono 396 precari a fronte di 45.307 residenti, in pratica c'è un contrattista ogni 114 abitanti. E solo uno verrà stabilizzato da qui alla fine del prossimo anno, questo prevede il piano già approvato dall'amministrazione: «Il problema- spiega il sindaco grillino Domenico Surdi - è che la legge cambia di continuo modificando sempre i presupposti su cui lavorare per stabilizzare il personale. Prima, per esempio, servivano i posti vuoti in pianta organica, ora si parla di fabbisogno. E non è la stessa cosa. Ma anche se risolvessimo questo problema, diciamo così, organizzativo, resterebbe quello delle risorse. La Regione assicura finanziamenti solo alle medesime condizioni degli ultimi anni. Significa che a noi permetterebbe di pagare i precari per 16 ore a settimana. Dunque se stabilizzassimo a queste condizioni avremmo personale col posto fisso che viene al lavoro per appena 4 volte alla settimana e per sole 4 ore. A che servirebbe? Se non arrivano trasferimenti veri e sufficienti le leggi regionali in vigore adesso sono solo degli spot». È un problema che segnala anche il sindaco di Favara, Anna Alba. La cittadina agrigentina è un'altra di quelle che hanno un numero record di precari, 260: «Per stabilizzare servono i soldi, e la Regione non li garantisce. È vero infatti che c'è una legge che indica che per 20 anni dovrebbe arrivare un finanziamento stabile ma nella realtà poi questi soldi sono ogni sempre meno dell'anno precedente. Nel nostro caso la situazione è ancora più complicata perchè noi siamo un Comune in dissesto e quindi per stabilizzare ci vogliono rassicurazioni ancora maggiori da parte della Regione». Nel frattempo l'unica cosa certa dovrebbero essere le proroghe, che le leggi approvate fra il 2016 e il 2017 garantiscono per tutto il 2018. E per questo motivo già lunedì 18 a Palermo si terrà una grande manifestazione, sotto forma di assemblea pubblica, che vedrà insieme sindacati autonomi, lavoratori e sindaci: tutti insieme per stilare un documento di rivendicazioni da presentare poi alla Regione. Ma il cammino dei 14 mila precari dei Comuni rischia nel frattempo di complicarsi ancora di più per l'incrocio che ci sarà con l'emergenza che fra poco riguarderà anche i 6 mila Asu, pagati dalla Regione con un sussidio da 600/700 euro al mese, ma in servizio anche loro in enti locali e cooperative varie. I sindacati confederali stanno già organizzando, soprattutto a Palermo, una mobilitazione anche di questa platea. Anche agli Asu infatti in piena campagna elettorale era stata anticipata la possibilità di una stabilizzazione malgrado le prime procedure avviate dall'allora assessore regionale al Lavoro, Carmencita Mangano, fossero state ampiamente criticate dai sindacati che dubitavano della loro efficacia.

Grasso: «Servono le risorse statali»
Reazioni. L'assessore frena, critica anche l'Anci
Palermo


«Se un Comune decide di stabilizzare evidentemente il sindaco è certo di avere i soldi. Ma non credo che siano molte le amministrazioni che si trovano in questa condizioni privilegiata. Anzi, io sono convinta che senza un aiuto dello Stato non ci siano ancora le garanzie per concedere il posto fisso»: l'assessore regionale agli Enti Locali, Bernadette Grasso, continua a nutrire dubbi sulla possibilità di portare avanti le stabilizzazioni solo sulla base delle leggi varate negli anni scorsi dai governi di centrosinistra a Roma e a Palermo. Di questo l'assessore parlerà fra oggi e mercoledì ai sindaci, convocati a Palermo, e anche agli amministratori delle ex Province. Tutti in attesa di finanziamenti. E ai sindacati, soprattutto gli autonomi, che invocano l'applicazione della legge e della circolare firmate dal ministro Madia, l'assessore risponde mostrando una  realtà diversa: «Gli atti del ministro Madia fissano un presupposto giuridico utile per lo più a evitare il concorso per stabilizzare i precari storici. È un buon punto di partenza ma per la situazione del precariato siciliano serve molto di più». L'assessore continua a sottolineare il problema legato ai fondi: «Sono convinta che non tutti i Comuni hanno la disponibilità per garantire il pagamento degli stipendi per tutti gli anni futuri. Lo dico da ex sindaco di un paesino del Messinese». Secondo l'assessore, la Regione (meglio, i governi precedenti) ha garantito fondi insufficienti sia per la durata che per la quantità necessaria a pagare gli stipendi attuali. E non sarebbe l'unico problema. L'assessore Grasso individua anche un altro ostacolo: «Non è scomparso il paletto che permette di stabilizzare solo se il costo dei precari non oltrepassa il limite del 20% della spesa del personale del Comune. E anche questa è una situazione nella quale inciamperebbe la gran parte dei Comuni della Sicilia». L'assessore già oggi in conferenza Regione-Autonomie Locali discuterà con i sindaci dei finanziamenti residui del 2017 e di quelli da programmare per il 2018. Intanto però l'Anci, l'associazione dei sindaci guidata da Leoluca Orlando, non nasconde la sue perplessità sulle garanzie che la Regione dovrebbe fornire sia per quanto riguarda i finanziamenti che per gli aspetti giuridici necessarialla stabilizzazione: «Va detto con onestà che le condizioni dei Comuni siciliani sono molto diverse fra loro - commenta Mario Emanuele Alvano -. Tutto dipende dalla situazione economica. Ma anche dove il bilancio è solido ci sono situazioni che impedirebbero al sindaco di farcela da solo: pensiamo ad amministrazioni di media grandezza come Alcamo o Favara dovec i sono centinaia e centinaia di precari. Impossibile stabilizzarli tutti senza un supporto della Regione. E poi, c'è un aspetto da non sottovalutare: la normativa che regola i contratti dei precari e le stabilizzazioni cambia di continuo. Questo aggiunge timore nei sindaci: cosa succederebbe se si stabilizzasse e poi venisse meno il contributo previsto dalla Regione?». Gia. Pi.

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