Giornale di Sicilia
Sabato 27 gennaio 2018
I nodi della regione
Dieci arriveranno lunedì al dipartimento Finanze
Armao ci riprova
Via libera ai primi trasferimenti negli assessorati
Per ora traslocheranno solo i dipendenti che hanno dato la propria disponibilità, altri otto saranno individuati dal capo del personale e non potranno fare opposizione
Riccardo Vescovo - Palermo
La Regione ci riprova. Il governo Musumeci tenterà di spostare diciotto dipendenti da vari uffici verso il dipartimento delle Finanze e del credito. Operazione che in passato si è arenata rendendo la mobilità d'imperio dei dipendenti entro i 50 chilometri una chimera nell'Isola, nonostante sia pienamente operativa in tutta Italia dal 2014. Ora il nuovo tentativo. I primi dieci dipendenti hanno già dato la propria adesione e saranno trasferiti lunedì senza che venga richiesto il nulla osta del dirigente del loro dipartimento. Gli altri saranno individuati direttamente dal Capo del personale, Luciana Giammanco, e non potranno opporsi, né loro né i sindacati. «Ci dobbiamo riuscire» dice senza mezzi termini Gaetano Armao, assessore all'Economia che ha portato l'ultimo caso in giunta. Da un alcuni mesi, infatti, il dirigente del dipartimento Finanze, Gaetano Chiaro ha lanciato l'allarme: i settori che si occupano di demanio, patrimonio immobiliare e soprattutto recupero crediti, sono passati da un'ottantina di dipendenti a 35. «Colpa anche dei pensionamenti - dice Chiaro - ma anche delle competenze che sono aumentate. Tocca a noi istruire pratiche per recupero crediti di sentenze per danno erariale pronunciate dalla Corte dei conti, dove a essere danneggiata è la Regione. Abbiamo una settantina di procedimenti che continuano ad aumentare e si tratta di iter molto complessi». Chiaro ha chiesto più volte i rinforzi alla Funzione pubblica che ha fatto ricorso a una manifestazione di interesse. Si tratta di un procedimento più snello rispetto al vecchio atto di interpello che prevedeva l'adesione volontaria del dipendente e il nulla osta del dirigente del dipartimento di provenienza. Alla manifestazione di interesse hanno risposto solo in 10, mentre Chiaro aveva chiesto in tutto dieci istruttori direttivi e otto funzionari direttivi. Tra l'altro delle dieci istanze giunte solo in un caso risulta acquisito il nulla osta del dirigente del dipartimento di provenienza. Chiaro, vista l'emergenza, ha trasmesso gli atti all'assessore all'Economia, Gaetano Armao, che ha portato subito la questione in giunta. Martedì scorso è così arrivato il via libera dell'esecutivo: i dieci che avevano dato la loro adesione saranno trasferiti lunedì prossimo e per farlo si utilizzeranno le regole stabilite da una circolare del precedente governo che in pratica recepisce le direttive nazionali. I primi a cambiare sede saranno quattro funzionari direttivi e sei istruttori e provengono in sette dalla Funzione pubblica, uno dal dipartimento del Bilancio, uno dalla ragioneria dei Beni culturali e uno dalla ragioneria dell'Agri - coltura. Ne mancano però all'appello altri otto. E non è detto che sia così facile trovarli. Il mese scorso l'ufficio che si occupa di vagliare i progetti di spesa dei fondi Ue aveva chiesto i rinforzi con lo stesso metodo, ma a fronte di otto dipendenti richiesti sono arrivate solo tre istanze. E l'unica volta in cui si è cercato di spostare dipendenti senza il loro volere, nel 2016, è scoppiato un putiferio con una guerra tra i dipartimenti che si contendevano il personale da trasferire. Due anni dopo, la giunta ci sta riprovando. Nella delibera approvata martedì scorso è stato dato mandato lala dirigente generale Giammanco di cercare il personale secondo le regole stabilite sulla mobilità tra dipartimenti, ricorrendo alla cosiddetta «assegnazione straordinaria». In pratica per «motivate ragioni organizzative e produttive» l'amministrazione può individuare «anche nominativamente» il personale da trasferire, dopo il via libera della giunta. In questo caso non sarà necessario acquisire alcun nulla osta e basterà successivamente un semplice confronto coi sindacati entro sei mesi dal trasferimento del personale per verificare che sia stato efficace. Questo tipo di procedura non è praticamente mai decollato alla Regione e lo stesso tentativo di arrivare a un accordo coi sindacati è naufragato nel 2015. «Dobbiamo andare avanti per il bene dell'amministrazione - dice l'assessore Armao - la priorità deve essere data all'efficienza. Noi vogliamo privilegiare i servizi amministrativi e le esigenze dei cittadini. Il rapporto coi sindacati è eccellente e vogliamo continuare ad avere un rapporto leale, così come si è instaurato nella trattativa sul rinnovo dei contratti. Seguiremo le previsioni della circolare sulla mobilità che già esiste, noi andiamo avanti». (*RIVE*)
Funzione pubblica. L'accordo dopo nove anni. Aumenti medi di 130 euro lordi mensili. Il ministro Madia: «E ora si passa agli statali»
Soldati e forze dell'ordine: arriva il contratto
ROMA
Nuovo contratto dopo 9 anni per 450 mila donne e uomini in divisa. La firma è stata posta giovedì notte al ministero della Funzione pubblica. Non hanno sottoscritto il documento i Cocer di Marina Militare ed Aeronautica. Previsti aumenti intorno ai 130 euro lordi mensili più il pagamento degli arretrati. Un «giusto riconoscimento a chi garantisce la sicurezza degli italiani», hanno commentato i ministri Marco Minniti, Roberta Pinotti e Marianna Madia (nella foto) in una conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi. Le cifre le ha fornite Madia, assicurando che «ci sono le condizioni per rinnovare il contratto a tutti i 3,3 milioni di dipendenti pubblici». Si va da dai 125 euro al mese in più per le forze armate a 136 per la guardia di finanza, 134 per i carabinieri, 132 per la polizia e 126 per la polizia penitenziaria. Gli aumenti saranno a regime dal 2020 ma scatteranno subito e saranno accompagnati dal pagamento degli arretrati annuali: 556 euro per le forze di polizia e 517 per i militari. Questo rinnovo, ha sottolineato Minniti, è «il più imponente sforzo di carattere strutturale fatto per il comparto da quando esiste. È doveroso e giusto che l'Italia sia vicino a chi in questi anni ha garantito la sicurezza delle nostre vite con sacrificio e dedizione. Bisogna dimostrarlo con atti concreti che sono giunti». Soddisfazione è stata anche espressa dal ministro della Difesa. «Un risultato - dice Pinotti - molto importante. Agli operatori della sicurezza abbiamo chiesto impegni eccezionali e da loro abbiamo avuto risposte eccezionali».
Prefettura, inizia l'era Caputo
«È un incarico che ha un obiettivo molto preciso che è quello di essere vicino a tutte le istituzioni: agli enti locali, alla magistratura, alle forze dell'ordine. Tentare di supportare il loro sforzo su tutti i campi, nell'ambito delle competenze della Prefettura e con la massima lealtà e collaborazione. Questo il mio intento». È con queste parole che il neo prefetto di Agrigento, Dario Caputo, 61 anni, ieri mattina, si è presentato alla città. Caputo raccoglie l'eredità del prefetto Nicola Diomede che dopo l'avviso di proroga delle indagini preliminari, fattogli notificare dalla Procura della Repubblica di Agrigento nell'ambito dell'inchiesta sul «sistema» Girgenti Acque, è stato rimosso e collocato «a disposizione» dal ministero dell'Interno. Settantatre, complessivamente, gli indagati per associazione a delinquere, corruzione, truffa e false comunicazioni sociali. Diomede ha lasciato la Prefettura, il suo alloggio e la città, mercoledì. «Sono arrivato ad Agrigento un po' a sorpresa -ha spiegato il neo prefetto -. Ero destinato altrove e ad altro incarico, ma le vicende che tutti conosciamo hanno deciso per me. Ricordo inoltre che il nostro, è un sistema giudiziario che ha la presunzione di innocenza fino al terzo grado giudizio e a questo aggiungo che sono convinto che il collega Diomede, uscirà assolutamente pulito da questa vicenda». Caputo, affiancato da due dei suoi più stretti collaboratori: Elisa Vaccaro e Lea Passalacqua, durante la presentazione ufficiale ha spiegato: «Non conosco tantissimo l'Agrigentino e, per me, i prossimi giorni saranno giorni di studio e approfondimento - ha spiegato, durante la conferenza stampa, - aiutato dalle colleghe che sicuramente mi sosterranno in questo sforzo. Sono più competente in materia di immigrazione ed enti locali avendo, nella mia pregressa attività, avuto occasione di lavorare al ministero su queste tematiche. Quello che non conosco sono, ovviamente, disposto ad impararlo». Il neo prefetto ha garantito grande disponibilità al dialogo e al confronto, naturalmente, anche con i Comuni e con i sindaci. E proprio ieri , prima della conferenza stampa in Prefettura, Caputo è stato accolto - a palazzo dei Giganti - dal sindaco di Agrigento Lillo Firetto e da alcuni componenti della giunta comunale. «A poche ore dal suo insediamento, il prefetto Caputo - hanno reso noto ieri dal Municipio - ha voluto incontrare sindaco e amministratori per meglio comprendere le problematiche della città in un'ottica di futura proficua collaborazionea». Caputo è stato il vice capo di gabinetto del ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti. Ha 61 anni, è laureato in Scienze politiche all'università di Padova ed è stato tra i responsabili dell'agenzia nazionale dei beni confiscati. «La prima impressione che abbiamo avuto - ha scritto la segreteria della Uil - è di un prefetto molto competente e preparato. Ci fa piacere che sulle varie problematiche sociali, economiche e politico- istituzionali starà molto a contatto con il territorio, per sviscerare meglio le cause e gli effetti dello stato dell'arte che, purtroppo, ci vedono ancora per molti versi come una provincia arretrata ». La Uil provinciale ha annunciato di essere subito pronta al dialogo. La Cgil, con il suo segretario Massimo Raso, ha, invece, subito rappresentato l'emergenza Agrigentina: il lavoro. «Arriva in una provincia difficile. Nel mercato del lavoro si segnala un tasso di attività che oscilla mediamente intorno al 51 per cento, con circa 14 punti in meno rispetto al dato nazionale, e con una significativa differenza tra uomini e donne con circa 40 punti percentuali di differenza. Il tasso di occupazione è al 39,1 per cento, mentre il tasso di disoccupazione aumenta al 24,3 per cento. Negli anni della crisi, da cui non siamo ancora usciti, osservando le variazioni assolute 2008-2016 la provincia agrigentina -ha spiegato Raso - perde 2.355 unità lavorative nel settore agricolo e nel settore industriale -7.280 posti». (*CR*)
Università. L'attenzione del polo di Calcarelle non è rivolta esclusivamente a Palermo ma a tutte le altre possibilità di aggregazione formativa e didattica ritenute utili
Cua, Busetta ha incontrato i vertici del consorzio turistico
Inizia la programmazione delle attività del nuovo presidente del Consorzio universitario agrigentino, Pietro Busetta che nel suo discorso di insediamento aveva annunciato la collaborazione con le agenzie sociali e culturali del territorio. Il presidente Busetta ha incontrato, presso la sede del consorzio, il presidente del Consorzio Turistico Valle dei Templi, Emanuele Farruggia ed il dottor Moscato, per stabilire modalità e tempi di collaborazione tra le due istituzioni. Busetta ha illustrato tutti i progetti ed i programmi per il rilancio del Consorzio Universitario, auspicando una sempre più stretta collaborazione. Da parte loro, sia Farruggia che Moscato hanno mostrato disponibilità ad attuare progetti comuni. «Continueremo unitamente al Consiglio di amministrazione a lavorare affinché il Consorzio Universitario possa svolgere quel ruolo importante di presidio culturale del territorio agrigentino a cui sono particolarmente legato - ha detto Pietro Busetta - che ha bisogno di una nuova spinta propulsiva di rilancio economico che passa anche attraverso la formazione». L'attenzione dell'Università di Agrigento non è rivolta esclusivamente a Palermo ma a tutte le altre possibilità di aggregazione formativa e didattica ritenute utili. Con UniPa si devono rivedere i rapporti e lasciarsi alle spalle il contenzioso. Ai corsi di laurea cancellati da Palermo, si compensa al momento con alcune misure tampone, ad esempio la facoltà di mediatore culturale. Il corso di mediatore linguistico e culturale ha l'obiettivo di fornire la necessaria conoscenza per elaborare analisi comparate dei principali fenomeni relativi ai sistemi sociali e alle dinamiche della comunicazione interculturale, con particolare riferimento ai fenomeni della globalizzazione, dell'immigrazione e dell'integrazione. E sarà attivato molto presto. E' in cantiere, ed è ormai prossima alla conclusione, la stipula di un protocollo d'intesa con una Università Statale della Romania per l'avvio ad Agrigento di altri corsi di laurea. Si tratta, nel dettaglio, della stessa Università Statale Romena che ha avviato con successo la facoltà di Medicina in Sicilia, all'Università Kore di Enna. L'accordo sarà sottoscritto a breve. Un suggerimento è stato dato dal sindaco di Agrigento, Lillo Firetto che rappresenta il socio di maggioranza del Cua. «Occorrerà puntare al potenziamento delle facoltà generaliste - ha indicato il sindaco Lillo Firetto - e sviluppare accordi con Università anche diverse da Palermo. È un obiettivo essenziale per garantire il diritto allo studio a fasce sociali deboli della nostra Provincia. Serve poi specializzare la compagine universitaria agrigentina su Archeologia e mediazione culturale. Occorre caratterizzare il consorzio oltre che sul ruolo formativo anche come agenzia di sviluppo del territorio». (*PAPI*)
Libero consorzio. Riduzione della mortalità delle caretta-caretta nelle attività di pesca professionale con risultati incoraggianti per il contenimento delle catture accidentali
Progetto «Tartalife» in provincia
È stato presentato il nuovo report
Ottimi risultati del progetto comunitario Life «Tartalife - Riduzione della mortalità della tartaruga marina nelle attività di pesca professionale », con risultati incoraggianti per il contenimento delle catture accidentali della Tartaruga marina con le attrezzature di pesca professionali. Il report delle attività condotte tra la fine del 2016 e il 2017 evidenzia l'ec - cellente lavoro compiuto dai partner del progetto, e tra questi il Libero Consorzio Comunale di Agrigento. Particolarmente interessanti i risultati ottenuti con l'utilizzo di ami circolari al posto di quelli tradizionali nei palangari, dei TED, acronimo di Turtle Excluder Devices nelle reti a strascico, dei dissuasori luminosi e delle nasse collassabili. I risultati ottenuti durante le sperimentazioni dimostrano infatti che i rendimenti ottenuti con l'attrezzo tradizionale e con il T.E.D. sono pressoché comparabili, confermando livelli ottimali di efficienza di cattura anche grazie all'espulsione di gran parte della frazione del «debris» (rifiuti antropici, materiale legnoso, rocce, etc.) consentendo una migliore qualità del pescato. Anche l'utilizzo dei dissuasori luminosi «UV» non ha comportato cambiamenti nella performance di pesca, rappresentando un valido deterrente per la riduzione del bycatch nelle reti da posta. Buoni risultati anche con l'apertura degli sportelli di assistenza tecnica ai pescatori, e tra questi i desk di Licata, Porto Empedocle e Sciacca grazie all'intervento del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, nei quali proseguono le attività previste e calendarizzate in base ai bandi già pubblicati ed altri di prossima pubblicazione. L'azione rivolta alla sensibilizzazione delle scuole, dei turisti e del pubblico in generale è stata effettuata regolarmente con la realizzazione di materiale informativo e promozionale, TartApp (per smartphone e Pc), programmi di visite guidate nei centri di recupero, attività di animazione Tartaworld e, per le scuole elementari e medie della Regione Sicilia, con la seconda edizione del concorso Scopritarta che ha visto la partecipazione di 84 classi. Infine, ben tre eventi nazionali sono stati dedicati al mondo delle tartarughe marine (Tartaday), con la liberazione di numerosi esemplari curati nei vari centri di recupero. Il report sarà inviato alla Commissione Europea per la sua approvazione, mentre è prevista per la prossima primavera l'annuale verifica del monitor di progetto delle attività di tutti i partner. Intanto il Dipartimento Regionale della Pesca Mediterranea della Regione Sicilia ha emanato il bando di attuazione «Promozione del capitale umano, creazione di posti di lavoro e del dialogo sociale». I beneficiari sono Pescatori professionali proprietari di imbarcazione adibita alla pesca costiera artigianale. Il sostegno è erogato per la formazione a bordo di un peschereccio adibito alla pesca costiera artigianale di proprietà di un pescatore professionista di almeno 50 anni di età, formalizzata da un contratto tra tirocinante e il proprietario del peschereccio e si sostanzia nella retribuzione del tirocinante e negli oneri connessi. Il tirocinante dovrà essere disoccupato con età inferiore a 30 anni. Il sostegno economico non può superare l'importo massimo di 40.000 euro per ciascun beneficiario. Le domande di Finanziamento devono essere presentate entro le 14 del 28 febbraio presso la sede del Dipartimento in via Degli Emiri,45 Palermo o presso uno degli Uffici Territoriali del Dipartimento Regionale. (*PAPI*)
Domenica 28 gennaio 2018
Riflettori sugli uffici pubblici
Ecco i Primi dati del ministero sui dipendenti espulsi dalle amministrazioni in attuazione del decreto Madia
Stretta sui furbetti del cartellino: in meno di due anni 45 licenziamenti
Da Termini Imerese a Scicli e Ribera, tanti i casi nell'Isola
Osvaldo Baldacci - Roma
I furbetti del cartellino scoperti in Italia e in Sicilia negli ultimi tempi hanno motivo di preoccuparsi più di prima. Mentre arrivano a processo numerosi casi registrati sull'Isola in tempi recenti, il ministero fa sapere che da quando è entrato in vigore il decreto Madia nel luglio 2016 sono 45 i licenziamenti scattati nella Pubblica Amministrazione, da nord a sud. Un dato che non può che suscitare allarme per chi oggi è sotto procedura. Tra il 2013 e il 2016 in Sicilia sono partite 153 contestazioni disciplinari nei confronti di dipendenti regionali accusati di vari reati, fra cui anche assenza ingiustificata. Tredici sono stati licenziati, 55 sono stati sospesi dal servizio, altri 47 sospesi. Sei dipendenti sono stati licenziati per assenza ingiustificata, di cui quattro a Trapani. Dal 2016 nei confronti dei furbetti del cartellino c'è stato un netto incremento di indagini, che possono portare a conseguenze più rapide e dure che in passato. Nei giorni scorsi la Procura ha notificato l'avviso di conclusione indagini nei confronti di 22 dipendenti comunali di Termini Imerese ripresi mentre si assentavano dal lavoro. Per loro ci si avvia verso il processo con l'ipotesi dei reati di truffa aggravata, anche in concorso, e falsa attestazione di servizio. A Palermo un anno fa ci fu il caso di nove dipendenti dell'Enac in servizio presso l'aeroporto di Punta Raisi,che secondo le indagini si allontanavano o non si presentavano al lavoro, si dicevano in missione ma andavano a compiere commissioni private, e si dedicavano anche a prolungati «riposini» in orario di ufficio. Nello scorso novembre il giudice dell'udienza preliminare di Messina ha disposto il rinvio a giudizio per 51 dipendenti del Comune di Furci Siculo che si allontanavano dal lavoro senza timbrare o affidavano il cartellino a colleghi. L'inizio del processo è stato fissato per il 3 luglio 2019. Sempre nel messinese nel febbraio 2017 sono stati arrestati a Messina due medici del servizio 118 di Letojanni che dicevano di fare i turni di notte e invece secondo le accuse a turno restavano a casa a dormire. Nel 2016 un'indagine ha sostenuto che sette dipendenti del comune diPachino timbravano il cartellino e poi se ne andavano, chi a casa, chi a fare passeggiate o la spesa, alcuni persino a caccia. 34 tra medici, infermieri e personale sanitario dell'ospedale Fratelli Parlapiano di Ribera, nell'Agrigentino, sono stati denunciati perché in orario di lavoro si occupavano di tutt'altro: c'era anche chi andava a fare la spesa in ambulanza. A ottobre a Catania un'indagine simile ha riguardato una trentina di lavoratori amministrativi del Tribunale. E la casistica potrebbe continuare ancora a lungo. Tutte persone, fatto salvo l'esito dell'indagine, che non guarderanno con favore ai primi dati sull'effetto del decreto Madia, che prevede l'immediata sospensione e il rapido licenziamento dell'impiegato che viene scoperto a falsificare la presenza, con ripercussione anche sui superiori. Sulla base delle nuove regole in Italia 45 sono stati i licenziamenti e due sono i procedimenti in standby, aspettando la sentenza penale. C'è però da considerare che il giro di vite non si può far valere sulle vicende ante decreto. E molte delle «retate» balzate agli onori delle cronache recentemente sono invece proprio frutto di indagini avviate prima. (*oba*)
Lunedì 29 gennaio 2018
Invasi semi-vuoti
campagne a secco
A forte rischio l'agricoltura agrigentina per la mancanza di risorse irrigue per le campagne. Dal capoluogo a Santa Margherita Belice fino a Licata, da Canicatti a Menfi, passando per Ribera e Sciacca e l'area montana, se non arriveranno abbondanti piogge si rischia un tracollo per la scarsa quantità di acqua attualmente present negli invasi. Le organizzazioni professionali agricole hanno già lanciato il grido d'allarme e le amministrazioni comunali si sono mobilitate per fare il punto anche con il consorzio di bonifica 3 Agrigento. Fronteggiare l'attuale stato di cose è compito particolarmente arduo. È chiaro che la priorità deve andare agli usi potabili, ma l'agricoltura non si può abbandonare, sottolineano le organizzazioni professionali agricole che pongono il problema già dalle semine primaverili ed estive «che vanno sostenute con i necessari quantitativi di acqua». Da mesi soffre la zootecnia e in molte zone non ci sono pascoli ed i prezzi dei foraggi sono alle stelle. Con la sola irrigazione di soccorso il comprensorio agricolo di Ribera e l´area di Sciacca perderebbero da tre a cinque anni di produzione «con il conseguente disastro economico dell´intera zona». È il grido d´allarme lanciato dal comitato di zona di Agriambiente Sicilia, chiamato a raccolta da Giovanni Caruana. Alla riunione, che si è svolta a Ribera, hanno partecipato, oltre ai produttori componenti il comitato zona, anche il sindaco di Villafranca Sicula, Domenico Balsamo, e gli assessori all'agricoltura dei Comuni di Ribera, Sciacca e Bivona. Con loro anche il geologo Emanuele Siragusa. E' stato sottolineato, nei numerosi interventi, come, nonostante gli appelli ed i quotidiani allarmi, «non si corra ai ripari ». Agriambiente rileva che «dal fiume Verdura si continua a non invasare la poca acqua disponibile da immettere nella diga Castello e, quel che è più pericoloso, si continua a prelevare dalla stessa diga». Pertanto, si è deciso, unanimemente, di chiedere di «bloccare ogni attività, che contrasta l'accumulo di acqua, nella Castello, attraverso il collegamento Raia di Prizzi, Gammauta-Castello, realizzato ed inaugurato nel 2002 ed inutilizzato; fermare i prelievi dalla diga Castello ed utilizzare, per gli usi potabili, l'acqua di altre fonti (pozzi, diga Fanaco); utilizzare lo stato di calamità per attivare i dissalatori, realizzati negli anni 90, (Gela primo e secondo modulo e Porto Empedocle); rivedere, definitivamente, la concessione che da la piena potestà sull'acqua del Sosio-Verdura all'Enel». Su questa piattaforma le amministrazioni comunali vogliono confrontarsi con la Regione. Questa mattina una delegazione riberese capeggiata dal sindaco, Carmelo Pace, e dall'assessore comunale all'agricoltura, Domenico Aquè, incontrerà, alle 10, a Palermo, l'asses - sore regionale all'Agricoltura, Edgardo Bandiera. «Se, malauguratamente, le risposte dovessero essere inadeguate si andrà a momenti di lotta e manifestazioni di protesta - annuncia Agriambiente - poiché non si possono vanificare anni di sacrifici e non si può distruggere l'economia di un comprensorio che sull'arancia dop di Ribera e la pesca igp di Bivona ha mpiegato tutte le proprie risorse umane, con diverse decine di giovani rimasti in agricoltura e risorse finanziarie, riconvertendo tutti i migliori terreni ad agrumicoltura». E in ultimo sottolinea che con la sola irrigazione di soccorso le produzioni «andrebbero in sofferenza e squilibrio, con il conseguente disastro economico dell'intera zona». Giovanni Caruana sostiene che la perdita, in termini economici, per il settore agrumicolo riberese, con la sola irrigazione di soccorso, sarebbe di 100 milioni di euro in una sola stagione «perché il prodotto non raggiungerebbe quella maturazione e dunque la qualità tale per risultare appetibile sui mercati, non soltanto quelli nazionali, ma anche internazionali dopo gli sforzi per una migliore commercializzazione che vengono compiuti da anni». (*GP*)
Agrigentonotizie.it
La sede della Questura intitolata al commissario Beppe
Montana
Intitolato al commissario di polizia,
Giuseppe Montana, il palazzo sede della Questura di Agrigento.
Lo
ha deciso il commissario straordinario del Libero Consorzio
Comunale di Agrigento, Giuseppe Marino, condividendo la proposta
avanzata dal questore, Maurizio Auriemma.
Il commissario Montana, nato ad Agrigento, già capo della
"Sezione Catturandi" della Squadra Mobile dì Palermo, fu
ucciso il 28 luglio 1985 in un agguato di mafia, a Porticello, nel
palermitano. La proposta è stata redatta dal settore Solidarietà
Sociale, in considerazione del fatto che "l'iniziativa serve a
ricordare la figura di un funzionario che, sebbene consapevole dei
gravi rischi, non ha esitato a compiere il proprio dovere, fedele ai
propri ideali di giustizia ed al giuramento prestato, e che pertanto
rappresenta un fulgido esempio per la cittadinanza intera e,
soprattutto, per le giovani generazioni". Nato ad Agrigento nel
1951 dove ha vissuto parte della sua giovinezza, Beppe Montana si
trasferì a Catania. Ottenne la laurea in Giurisprudenza e
successivamente vinse il concorso per entrare nella Polizia. Entrò a
far parte della Squadra Mobile di Palermo e fu posto alla direzione
della Sezione "Catturandi". In quella veste, Montana
ottenne risultati investigativi di rilievo, trovando nel 1983
l'arsenale di Michele Greco ed assicurando alla giustizia, nel 1984,
Tommaso Spadaro, ritenuto il boss del contrabbando di sigarette e del
traffico di droga. Il 28 luglio 1985 gli fu tolta la vita per vile
mano mafiosa. Dopo la sua morte il Capo dello Stato Francesco
Cossiga, il 26 settembre 1986, gli conferì la medaglia d'oro al
valore civile con la seguente motivazione: "Sprezzante dei
pericoli cui si esponeva nell'operare contro la feroce organizzazione
mafiosa, svolgeva in prima persona e con spirito d'iniziativa non
comune, un intenso e complesso lavoro investigativo che portava
all'identificazione e all'arresto di numerosi fuorilegge. Sorpreso in
un agguato, veniva mortalmente colpito da due assassini, decedendo
all'istante. Testimonianza di attaccamento al dovere spinto fino
all'estremo sacrificio della vita".
Gestione del servizio idrico, Adic avvia class action contro
Girgenti Acque
La gestione del servizio idrico a Licata da parte della
Girgenti Acque è stata discussa nel corso della riunione del
direttivo Adic, presieduto da Antonino Amato, lo scorso 26 gennaio.
Il direttivo ha stigmatizzato la posizione del commissario
straordinario Maria Grazia Brandara, "rilevando ancora una
volta - si legge in una nota - che la stessa non ha i requisiti
giuridici per ricoprire la carica di commissario straordinario del
Comune di LIcata, per come si può evincere sia dal decreto di nomina
sia dal parere dell'Ufficio Legale della Regione Sicilia.
Conseguentemente, la cosa più opportuna e vantaggiosa per il Comune
di Licata e i suoi abitanti sarebbe che la signora Brandara
comunicasse alla presidenza della Regione Sicilia il suo status e
chiedesse lei stessa di essere sostituita, anzichè aspettare
l'intervento della Presidenza della Regione Sicilia".
Dalla discussione su Girgenti Acque, è venuto fuori che
"molta gente lamenta una cattiva gestione da parte del
gestore dovuta a turni di approvvigionamento lunghissimi fatture
esose contenenti voci incomprensibili; addebiti di somme a titolo di
deposito cauzionale anche ai vecchi utenti (in realtà vanno
addebitate solo ai nuovi contraenti); addebito del canone di
depurazione nonostante il depuratore di Licata non ha mai realmente
funzionato (attualmente è peraltro sotto sequestro); riparazioni
della rete idrica non eseguite o eseguite in modo da lasciare il
manto stradale sconnesso"
Detto questo, l'Adic porta a conoscenza dei cittadini di
Licata che sta "promuovendo una class action nei confronti di
Girgenti Acque e che, a tal fine, tramite legale di fiducia nominato
dai cittadini interessati ad ottenere il rimborso del canone di
depurazione, si sta richiedendo alla Procura della Repubblica di
Agrigento un autorizzazione a poter accedere, in presenza delle forze
di polizia, al depuratore di Licata, al fine di poter eseguire, con
tecnici specializzati, prelievi ed analisi che dimostrino il mancato
funzionamento del processo depurativo".
"
Gds.it
LIBERO
CONSORZIO
Progetto
«Tartalife» ad Agrigento, è stato presentato il nuovo report
Ottimi
risultati del progetto comunitario Life «Tartalife - Riduzione della
mortalità della tartaruga marina nelle attività di pesca
professionale», con risultati incoraggianti per il contenimento
delle catture accidentali della Tartaruga marina con le attrezzature
di pesca professionali. Il report delle attività condotte tra la
fine del 2016 e il 2017 evidenzia l'eccellente lavoro compiuto dai
partner del progetto, e tra questi il Libero Consorzio Comunale di
Agrigento. Particolarmente interessanti i risultati ottenuti con
l'utilizzo di ami circolari al posto di quelli tradizionali nei
palangari, dei TED, acronimo di Turtle Excluder Devices nelle reti a
strascico, dei dissuasori luminosi e delle nasse collassabili. I
risultati ottenuti durante le sperimentazioni dimostrano infatti che
i rendimenti ottenuti con l'attrezzo tradizionale e con il T.E.D.
sono pressoché comparabili, confermando livelli ottimali di
efficienza di cattura anche grazie all'espulsione di gran parte
della frazione del «debris» (rifiuti antropici, materiale legnoso,
rocce, etc.) consentendo una migliore qualità del pescato.
Livesicilia.it
Liste,
nel Pd scoppia la rivolta
Recriminazioni e passi indietro
C'era
chi pensava che il Pd non sarebbe sopravvissuto al voto del 4 marzo.
C'era chi parlava di esplosione o di implosione. E invece il Partito
democratico è a pezzi già oggi,
a poche ore dalla definizione delle liste elettorali per le prossime
Politiche. Tante proteste e anche alcuni passi indietro di peso, da
Francesco Ribaudo,
deputato uscente, ad Angelo Fasulo, ex sindaco di
Gela; molto probabile anche il ritiro di Concetta Raia
a Catania e Nino Oddo nel Trapanese. Ieri la
rinuncia alla candidatura di Giuseppe Provenzano.
L'escluso più in vista di tutti, l'ex governatore Rosario
Crocetta, intanto ha annunciato la
presentazione di proprie liste col redivivo Megafono.
Troppi
nomi "paracadutati" da Roma, hanno fatto infuriare
la base che ormai con il centro non dialoga più. A nulla sono valse
le rassicurazioni del segretario regionale Fausto Raciti,
la segreteria nazionale è andata dritta per la propria strada. E lo
scollamento che ne è derivato, in tutte le province siciliane, da
Palermo ad Agrigento a Caltanissetta, potrebbe avere come naturale
conseguenza il disimpegno in campagna elettorale e portare quindi i
dem a una sonora sconfitta.
Tra chi ha scelto di
rinunciare alla candidatura c'è il deputato uscente Francesco
Ribaudo, nel collegio uninominale Camera Circoscrizione
Sicilia1 (Monreale). "Bisogna fare un excursus su questi ultimi
giorni per capire a fondo lo strappo che si è consumato in queste
ultime ore - spiega in un post sul suo blog. - Rimango davvero
esterrefatto nel leggere il nome di Carmelo Miceli come candidato
capolista nel collegio plurinominale in questione. Proprio colui che
aveva il compito e la funzione, in qualità di segretario, di portare
e supportare le istanze territoriali e di farsi portavoce presso i
vertici nazionali della mia candidatura, così come richiesto dai
rappresentanti dei circoli e dagli amministratori di 41 comuni del
suddetto collegio, l'ha usurpata, disattendendo una volontà ampia
e condivisa. Un vero e proprio abuso di potere di una candidatura
nata in segreteria, nella stanza dei bottoni, lontano dalla gente che
in questi anni ha contribuito a dare vita all'esperienza del Partito
democratico". "Per questo
- prosegue - non posso accettare la proposta di candidatura solo
all'uninominale, essendo la stessa una 'foglia di fico' con cui si
tenta di camuffare lo scempio ormai consumato ai danni delle
minoranze di questo partito. Non ci sono quindi le condizioni
necessarie per affrontare con serenità la campagna elettorale".
Ma
sono Caltanissetta e Agrigento le due province siciliane dove il
malumore è più sentito.
Probabilmente già domani l'ex assessore Antonello
Cracolici, che ha
parlato di "decapitazione della sinistra" riunirà i suoi e
ad Agrigento lo stesso farà l'ex deputato regionale Giovanni
Panepinto. Tensione
altissima a Caltanissetta dove nei prossimi giorni i militanti si
riuniranno e hanno già fatto girare un ironico manifesto dal titolo
"Pdavvero".
Nel Nisseno, dove l'ha spuntata Daniela Cardinale,
figlia dell'ex ministro Totò, che guida il listino del collegio di
Gela-Mazara-Agrigento, ha ritirato la propria candidatura Giuseppe
Provenzano, vice direttore
di Svimez.
E c'è un altro nome che fa discutere
ad Agrigento.
"A
creare ulteriore disagio nel partito - scrive in una nota Peppe
Zambito, segretario
provinciale del Pd di Agrigento - è la candidatura al collegio
uninominale di Agrigento di Giuseppe
Sodano, figlio
dell'ex sindaco di Agrigento Lillo Sodano. Nulla da ridire sul piano
personale, preoccupa, invece, essere venuti a conoscenza delle sue
simpatie per la destra di Nello Musumeci e la sua militanza in
Generazione Futuro di Gianfranco Fini. Comprendiamo che in una
coalizione gli alleati rivendichino spazio e che Agrigento sia stata
'ceduta' in quota 'Civica e Popolare' della Lorenzin, ma riteniamo
che ciò non possa in nessun modo giustificare scelte che sono
culturalmente distanti dai valori del centro sinistra e che stridono
con la nostra storia".
È invece tra le
esclusioni "eccellenti", quella di Magda Culotta, anche lei
deputato uscente. "Cinque anni fa - dice in un
video in cui commenta la composizione delle liste da parte della
direzione dem - grazie alle primarie del Partito
democratico, sono approdata in Parlamento. In quella occasione
abbiamo assistito a una grande mobilitazione popolare che ha concesso
il rinnovamento della classe dirigente del nostro Partito. Oggi
invece, la scelta dei candidati si è trasferita a Roma, a porte
chiuse, segnando nei fatti l'esclusione di tante esperienze, di tanti
anni di battaglie, ma soprattutto di una parte importante che è
rappresentata dalla sinistra del Partito democratico". "Queste
scelte, seppur amare, non ci devono scoraggiare e abbattere e non
devono fare in modo che il nostro percorso politico si fermi qui.
Perché il Pd non sarà e non può essere il partito dei soli eletti,
ma sarà ancora il partito degli elettori, degli amministratori
locali, dei segretari di circolo, dei militanti e soprattutto di
tutti quei cittadini che quotidianamente provano e cercano di fare
crescere questa nostra comunità politica. Il mio impegno personale e
quello dei tanti altri colleghi esclusi - conclude Magda Culotta -
non si ferma qui".
Anche un altro illustre uscente
non ricandidato, Beppe Lumia, ha manifestato l'intenzione di non
mollare: "È stato
dato un altro colpo mortale all'idea di partito progressista,
plurale, fatto di culture politiche, di classi dirigenti, di
progettualità. Lascio
il Parlamento - scrive su Facebook - ma non la politica e nessuno si
illuda che io sia disposto ad abbandonare l'idea di costruire un Pd
realmente democratico".
VERSO LE
POLITICHE
Forza Italia, Bartolozzi capolista
La giudice
è compagna di Armao
Fino a poche ore fa il suo nome
non era tra quelli presenti nelle varie "griglie" discusse
ad Arcore. Ma della sua
possibile candidatura in realtà si discuteva già da diversi giorni.
Anche per il fatto di essere la compagna dell'attuale vicepresidente
della Regione siciliana, Gaetano Armao. Il magistrato Giusi
Bartolozzi sarà la capolista nel collegio di Agrigento per Forza
Italia. Sarà lei, quindi, e non Ylenia Citino, ex tronista di Uomini
e donne, a ricoprire quel posto che dovrebbe consentire una elezione
pressoché certa. Resta da capire cosa produrrà
questo inserimento. Perché la Citino, potrebbe essere
ripescata altrove. E a quel punto potrebbe rischiare il posto di
capolista l'aspirante miss Italia Matilde Siracusano anche perché
quest'ultima sarà comunque candidata in un collegio uninominale
considerato sicuro, a Messina. Intanto sempre nel collegio di
Agrigento dovrebbe approdare Andrea Mineo, figlio dell'ex
parlamentare Franco. La giudice Bartolozzi, come
detto, non è estranea a Forza Italia anche per motivi
personali. È infatti la compagna dell'assessore all'Economia e
vicepresidente della Regione Gaetano Armao che nei mesi scorsi era
stato indicato dallo stesso Silvio Berlusconi come possibile
candidato governatore del centrodestra. Il
coordinamento giovanile di Forza Italia della provincia di Agrigento
esprime con una nota ampio apprezzamento e condivide con entusiasmo
la scelta del presidente Silvio Berlusconi e del coordinatore
regionale Gianfranco Miccichè di candidare alle prossime elezioni
Politiche, quale capolista nel plurinominale alla Camera, nel
collegio di Agrigento, il magistrato Giusi Bartolozzi. Nata a Gela e
cresciuta a Licata, ha lavorato come giudice tra Agrigento e
Caltanissetta. "Si tratta - sottolinea la coordinatrice
provinciale dei Giovani di Forza Italia, Lilly Di Nolfo - di una
personalità di rilievo sotto il profilo professionale, per le sue
capacità di lavoro espresse nel territorio di appartenenza, che ben
rispondono ai criteri di rappresentatività e di collegamento con il
territorio rispetto ai quali la precedente candidatura indicata,
seppur nel massimo rispetto per la validità della persona, non può
garantire. Il collegio di Agrigento si riappropria pertanto della
possibilità di scelta di una figura professionale e sociale di
indubbio spessore, anello e collante di congiunzione con la base del
partito e con le comunità agrigentine, rilanciando e consolidando
l'impegno politico ed elettorale di tutte le forze politiche e
risorse umane che animano Forza Italia agrigentina".
Ritardo negli stipendi, operatori ecologici incrociano ancora
le braccia