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Rassegna stampa del 23 febbraio 2018

Giornale di Sicilia

Il debito della regione si impenna: in cinque anni +41%
Lelio Cusimano

Impresa epica della Sicilia! Siamo riusciti a fare lievitare il debito regionale di quasi 1,3 milioni di euro algiorno, per 365 giorni e per cinque anni consecutivi. Non bastasse lo Stato con la voragine del debito pubblico, anche le regioni italiane si sono impegnate a fare un «buco» di quasi 69 miliardi di euro, con la Sicilia che occupa una posizione di tutto riguardo tra quelle più indebitate.Se, però, il confronto si limita alle sole regioni a statuto speciale, allora la Sicilia conquista, con ampio scarto, il titolo di regina del debito. Non è agevole muoversi nei meandri dei conti pubblici della Regione, tanto ampia è l'articolazione delle voci di bilancio che poi confluiscono nel pentolone del debito siciliano. Tuttavia, dalla relazione della Corte dei Conti sul rendiconto generale risulta che il debito della Regione Siciliana, solo su mutui e anticipazioni di liquidità, supera gli otto miliardi di euro con un incremento, rispetto alla precedente legislatura, del 41%. Tra l'altro, l'andamento della spesa mostra che il costo del debito è crescente; negli ultimi cinque anni, infatti, l'esborso è aumentato del 25% soltanto per la quota interessi. A ben vedere, però, il «buco» è decisamente più grande di quanto risulti alla prima lettura. Quando, infatti, si parla di un debito di circa otto miliardi, occorre precisare che si tratta dei mutui e delle anticipazioni di liquidità, cui bisogna aggiungere, però, i debiti maturati nei confronti di altre amministrazioni pubbliche, verso l'erario, verso le casse previdenziali, la banca tesoriera, i fornitori, le aziende sanitarie, quelli accumulati da enti e società varie, i debiti fuori bilancio, i «derivati»...si arriva così a un importo di almeno 14 miliardi di euro che condiziona l'intero sistema economico e che fa della Regione un'istituzione finanziariamente fragile. I debiti delle aziende sanitarie, ad esempio, ammontano a 2,7 miliardi di euro ma la porzione più consistente è rappresentata dal mancato pagamento delle imprese fornitrici, per circa 1,7 miliardi di euro, cui si aggiungono quasi 400 milioni di debiti verso il sistema tributario, per imposte non pagate, e verso quello previdenziale, per mancato versamento dei contributi. Non è difficile comprendere che impatto possa avere sulle imprese siciliane la sottrazione di tanta liquidità. I Comuni, poi, si qualificano per il forte e crescente ricorso ad anticipazioni di tesoreria, come  dire nuovi debiti con le banche. Illoro endemico deficit di cassa fa sì che il ricorso alle anticipazioni, da eccezionale rimedio per momentanee carenze di liquidità, si sia ormai trasformato in ordinario strumento di finanziamento, senza il quale gli enti locali non riescono a soddisfare le proprie esigenze di spesa. La consistenza delle anticipazioni ai comuni è in costante crescita; era di 327 euro nel 2013 mentre ora ha raggiunto i 381 euro pro capite. Tale valore è superiore al doppio del dato medio nazionale (163 euro pro capite) e notevolmente più elevato della media delle altre Regioni a statuto speciale (222 euro pro capite). E veniamo alla travagliata questione dei derivati;detto grossolanamente, si tratta di uno strumento finanziario dalla gestione sofisticata che, nelle intenzioni, riduce il rischio che i tassi sul debito possano subire oscillazioni impreviste. Il paradosso è però che, nel caso della Sicilia, si è generato proprio l'effetto inverso. Negli anni (2005-2016), con il ricorso ai derivati la Regione ha subìto, rispetto al debito originario, un maggiore esborso di 267 milioni di euro. Tali esborsi aggiuntivi, sottolinea la Corte dei Conti, si potrebbero protrarre, con un andamento crescente, fino alla scadenza del debito (2023). Per di più, la Regione non ha mai accantonato risorse in un fondo a garanzia, con il rischio concreto di aprire, quindi, nuove falle nel bilancio regionale. Nel giugno del 2008 è stata temporaneamente vietata la stipula di nuovi contratti derivati; il divieto fu poi reso definitivo dalla legge di stabilità per il 2014. Nel frattempo, però, i buoi avevano già lasciato la stalla. Il quadro delle posizioni debitorie della Regione Siciliana appare ampio e di difficile governabilità, oltre ad essere ancora inparte indefinito. Basti pensare, a titolo di esempio, al debito che il farraginoso sistema dei rifiuti (ATO) ha generato e che oggi supera la soglia di 1,8 miliardi di euro. Per quanto si tratti di un debito formalmente in capo ai Comuni, la situazione finanziaria degli enti locali lascia spazio solo ad un ulteriore indebitamento per la Regione Siciliana. Senza fare allarmismi, altri debiti probabilmente emergeranno nel momento in cui la Regione andrà a redigere il bilancio consolidato, che renderà «visibili » tutti i debiti e tutti i crediti che pesano sulla Regione e sulla vasta galassia di enti e società che, a vario titolo, vivono di risorse regionali. Insomma, quello del debito è un libro ancora da scrivere e difficilmente propone un lieto fine.


L'inchiesta. Nuovi sviluppi per fare luce sulla presunta rete affaristica che coinvolge 72 persone per associazione a delinquere, ricettazione, corruzione, truffa e falso
Girgenti acque
Finanza e carabinieri sequestrano nuovi documenti
Sono stati passati al setaccio anche gli uffici dell'Ato
Gerlando Cardinale
Prosegue l'inchiesta sulla presunta rete affaristica che gravitava attorno alla società Girgenti Acque e che ipotizza, a carico di 72 persone, i reati di associazione a delinquere, ricettazione, corruzione,  truffa e false comunicazioni sociali. Nella tarda mattinata di ieri il Nucleo polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Agrigento e del Noe dei carabinieri di Palermo hanno sequestrato una corposa documentazione relativa alla gestione del servizio idrico integrato da parte di Girgenti Acque. Il decreto di perquisizione è stato emesso dai pubblici ministeri Salvatore Vella, Alessandra Russo e Paola Vetro coordinati dal procuratore Luigi Patronaggio. Gli inquirenti ipotizzano, in particolare, che l'Ato -principale autorità pubblica di controllo sull'operato di Girgenti Acque - abbia in realtà favorito illecitamente la società e il suo presidente Marco Campione, principale indagato dell'inchiesta. Le nuove perquisizioni hanno riguardatogli uffici dell'Ato di Agrigento, che si trovano nella zona industriale e la sede di Girgenti  Acque, quasi di fronte. L'inchiesta ha portato anche alla rimozione, di fatto, del prefetto di Agrigento Nicola Diomede indagato per avere favorito in maniera illegittima  le certificazioni antimafia dell'impresa di Campione. Della presunta rete affaristicaallestita attorno a Girgenti Acque, che avrebbe beneficiato di protezioni in cambio di posti di lavoro, incarichi e consulenze, avrebbero fatto parte avvocati, politici a tutti i livelli e di ogni estrazione politica, giornalisti, forze dell'ordine e persino un magistrato. I contorni precisi dell'inchiesta, che arriva alla Procura di Agrigento dopo un passaggio dalla Dda di Palermo che ha trasmesso la quasi totalità degli atti, sono ancora da mettere a fuoco e gli inquirenti, che hanno scoperto le carte solo in parte, con sequestri e la notifica degli avvisi di proroga delle indagini preliminari, sono al lavoro per mettere al posto ogni tassello. Nella lista degli indagati "eccellenti" anche il padre del ministro degli Esteri Angelino Alfano, l'ex presidente della Regione Raffaele Lombardo, della Provincia di Agrigento Eugenio D'Orsi, alcuni parlamentari o ex parlamentari (fra questi Riccardo Gallo, Giovanni Panepinto Vincenzo Fontana e Angelo Capodicasa), esponenti politici di territorio, avvocati, giornalisti, vertici ed ex amministratori diGirgentiAcque(fra i quali anche Giuseppe Giuffrida) e dirigenti pubblici. Le prime avvisaglie erano arrivate proprio con le perquisizioni che avevano riguardato gli uffici di GirgentiAcque di recente finito al centro di diverse inchieste legate, soprattutto, ai sistemi di depurazione. Poi, nei giorni successivi, il 17 gennaio, i carabinieri e la Guardia di Finanza hanno fatto notificare il provvedimento ed è stata persino eseguita una perquisizione della Prefettura. Gli inquirenti ipotizzano decine di episodi di corruzione legati alle assunzioni aGirgentiAcque. Coinvolto anche il magistrato del Cga Raffaele De Lipsis, adesso in pensione e di recente finito al centro di altre indagini. Nella lista, fra gli altri, anche il garante nazionale della concorrenza Giovanni Pitruzzella e gli ex direttori di Inps e Agenzia delle Entrate di Agrigento, Gerlando Piro, e Pietro Pasquale  Leto.La vicenda ha già avuto un primo passaggio al tribunale del riesame che ha confermato il sequestro di alcuni documenti requisiti a Girgenti Acque. Probabile che i legali dell'azienda che gestisce il servizio idrico facciano la stessa scelta anche dopo il sequestro di ieri. (*GECA*)

La Sicilia


LIBERO CONSORZIO
Classificate nuove strutture ricettive

Il Settore Promozione Turistica del Libero Consorzio Comunale di Agrigento ha classificato nuove strutture ricettive nei Comuni diAgrigento, Realmonte, Montevago e Lampedusa. Si tratta di Bed and Breakfast e case vacanza, che grazie al lavoro dello staff del Settore Promozione Turistica andranno ad arricchire ulteriormente il . quadro delle strutture a disposizione dei visitatori del nostro territorio per 70 nuovi posti letto. La classificazione delle strutture ricettive è una specifica competenza delle ex Province Regionali, prevista dalla Legge Regionale n. 11/96.
Queste le nuove strutture ricettive: "Suite Dreams", ad Agrigento. in via Neve n. 56., Tre SteÌle, 2 camere, 4 posti letto;  "Guest House Artemide", 'ad Agrigento in via Gioeni n.57, Tre Stelle,3 camere, 6 posti letto; "Manzoni", ad Agrigento in via Manzoni n. 3, Due Stelle, 2 camere, 4 posti letto; "Eraclea", ad Agrigento in via Eraclea Minoa n.2, Tre Stelle, 4 çame re, 7 posti letto; "Parnasùs", ad Agrigento ia.via Parco Angeli n. 5/D, Tre Stelle 3/camere, 7posti letto; "La Finestra sulla Valle", ad Agrigento al Viale Della Vittoria n. 25, Tre Stelle, 3 camere, 7 posti letto; "Figli dei Fiori", a Realmonte in via Stazione n.22, Tre Stelle, 3 camere, 4 posti letto;  "Pergole", a Realmonte nella Clda Pergole, Due Stelle, 2 camere, 4 posti letto;  "Bianco B&B" ,a Montevago in via Madonna delle Grazie, Due Stelle, 5 camere, 9 posti letto;  "Le villette di Cala Madonna di Martorana Katia", case ed appartamenti per vacanze, Una stella con 3 unità immobiliari e 8 posti letto, e nella tipologia affittacamere Una stella con 4 camere e 10 posti letto.
 

INCHIESTA GIRGENTI ACQUE. Finanzieri e carabinieri
Perquisiti gli uffici
Sequestrati documenti. La Procura di Agrigento ipotizza delle anomalie nell'attività di controllo dell'operato della società
Fabio Russello
L'ipotesi della Procura di Agrigento è che l'Ato Idrico non abbia vigilato correttamente e che anzi ci siano state delle anomalie nella condotta dell'Ambito Territoriale Ottimale allo scopo di favorire illecitamente Marco Campione e Girgenti Acque. E ieri, per verificare la fondatezza della ipotesi investigativa e per cercare riscontri su quanto emerso nelle carte fin qui acquisite, militari del Nucleo di Poliza Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Agrigento e del Noe dei carabinieri di Palermo hanno perquisito gli uffici dell'Ato idrico di Agrigento che si trovano nella zona industriale di Aragona, ironia della sorte, quasi di fronte la sede di Girgenti Acque. Carabinieri e finanzieri hanno sequestrato una corposa documentazione sulla gestione del Servizio Idrico Integrato da parte della società guidata da Marco Campione. Il decreto è stato firmato dai pubblici ministeri Salvatore Vella, Alessandra Russo e Paola Vetro titolari dell'inchiesta e coordinati dal procuratore capo Luigi Patronaggio. L'inchiesta è quella che nelle scorse settimane ha visto notificare a 72 persane - tutte destinatarie di una informazione di garanzia - l'avviso della proroga delle indagini e che ha già fatto saltare il prefetto Nicola Diomede, indagato insieme ad altri personaggi della vita politica, amministrativa ed imprenditoriale della provincia.
La Procura contesta, a vario tìtolo l'associazione per delinquere, la truffa, la corruzione, il danneggiamento, la ricettazione, la falsità ideologica e l'inquinamento ambientale. L'inchiesta mira ad accertare presunte anomalie nella gestione del servizio idrico in provincia e presunte corruttele in cambio di assunzioni e favori. La Procura di Agrigento dunque sta cercando di verificare non solo gli aspetti relativi al cosidetto "assumificio", così come ebbe a definire Girgenti Acque davanti la commissione parlamentare, l'allora procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, ma anche - e se - abbiano funzionato i sistemi di controllo del servizio offerto dalla società guidata da Marco Campione. Tra' le persone indagate c'è, ad esempio l'ing. Bernardo Barone, direttore generale dell'Ato idrico, la principale Autorità pubblica che dovrebbe - o avrebbe dovuto - controllare l'operato di Girgenti Acque. Nelle scorse settimane invece proprio dalla sede di Girgenti Acque erano state sequestrate e portate via le carte relative alle assunzioni di personale della società. Carte delle quali Girgenti Acque aveva chiesto il dissequestro, ottenendo però un no dal Tribunale di Agrigento. Tra i personaggi eccellenti indagati figurano tra gli altri, oltre all'ex prefetto Diomede, anche il padre del ministro Alfano, Angelo Alfano, ma anche politici, avvocati, giornalisti, medici, appartenenti alle forze dell'ordine, dipendenti e vertici della Girgenti Acque. 

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