24 febbraio
Sicilia: giunta impugna bilancio Stato
Nella parte in cui introduce oneri per Regione ed ex Province
(ANSA) -PALERMO, 23 FEB - La giunta regionale siciliana ha impugnato, con atto formale, la legge di bilancio dello Stato per il 2018, nella parte in cui introduce oneri finanziari a carico della Regione siciliana e delle ex Province regionali.
"In particolare - spiega l'assessore all'Economia, Gaetano Armao - si contesta la legittimità costituzionale nella parte che impone una riduzione della spesa anche per i settori vitali dello sviluppo economico e le previsioni che determinano un prelievo forzoso sugli enti intermedi per complessivi 200 milioni di euro circa". "In sede di negoziato a Roma sull'autonomia finanziaria - auspica il presidente della Regione, Nello Musumeci - si trovi una soluzione ragionevole che, senza nulla togliere al dovere di risanamento della finanza pubblica, consenta alla più povera Regione italiana di attivare gli essenziali strumenti di sviluppo".
La giunta regionale ha impugnato, con atto formale, la legge di bilancio dello Stato per il 2018, nella parte in cui introduce oneri finanziari a carico della Regione siciliana e delle ex Province regionali. "In particolare - spiega l'assessore all'Economia, Gaetano Armao - si contesta la legittimità costituzionale nella parte che impone una riduzione della spesa anche per i settori vitali dello sviluppo economico e le previsioni che determinano un prelievo forzoso sugli enti intermedi per complessivi 200 milioni di euro circa". "In sede di negoziato a Roma sull'autonomia finanziaria - auspica il presidente della Regione, Nello Musumeci - si trovi una soluzione ragionevole che, senza nulla togliere al dovere di risanamento della finanza pubblica, consenta alla più povera Regione italiana di attivare gli essenziali strumenti di sviluppo".
Teleacras
Sviluppi nell'ambito dell'inchiesta su Girgenti Acque: perquisizioni e sequestro di documentazione nella sede dell'ex Ato idrico, oggi Ati, di Agrigento.
Nell'ambito dell'inchiesta della Procura della Repubblica di Agrigento su Girgenti Acque, sospettata di essere un terreno di coltivazione di affari e clientele, si profilano altri rami d'indagine che avvolgono l'ex direttore generale dell'Ato idrico, e già indagato, l'ingegnere Bernardo "Dino" Barone. Lui è stato a capo dell'Ambito territoriale ottimale che è composto dagli amministratori dei Comuni rientranti nello stesso Ato, e a cui sono assegnate funzioni e poteri di controllo e di disciplina verso la gestione del servizio idrico e fognario da parte della società privata a cui è stato affidato lo stesso servizio, Girgenti Acque. I sostituti procuratori che sono parte dell'apposito pool indagante, Salvatore Vella, Alessandra Russo e Paola Vetro, hanno ordinato delle perquisizioni, con sequestro di parecchia documentazione, negli uffici dell'Ato che, nel frattempo, non è più Ato ma Ati, l'Assemblea territoriale idrica, attualmente presieduta dal sindaco di Menfi, Vincenzo Lotà. Si è mutato il nome, la forma, ma non la sostanza: l'Ato o l'Ati, più o meno per volontà e complicità di tutti gli attori sul palcoscenico, finora ha oggettivamente testimoniato di non contare nulla, quanto il due di briscola quando l'asso è sul tavolo. Ed è verosimile che gli indaganti intendano svolgere accertamenti sul ruolo dell'Ato, ossia se abbia concretamente esercitato i propri doveri e facoltà d'ufficio oppure no, procurando in tale ultimo caso un ingiusto vantaggio al privato. Le attività investigative sono sostenute dalla Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia economica finanziaria di Agrigento e dai Carabinieri del Noe, il Nucleo operativo ecologico, di Palermo. Ancora nel frattempo i, complessivamente, 73 indagati, eccellenti e meno eccellenti, attendono l'evolversi degli ulteriori sei mesi di indagine, fino al prossimo giugno, che la Procura di Luigi Patronaggio ha disposto, alla scadenza del termine precedente, ereditando il fascicolo istruttorio intrapreso dalla precedente gestione, Di Natale - Fonzo, dell'ufficio inquirente del palazzo di giustizia in via Mazzini. La Procura si pronuncerà o invocando l'archiviazione al Tribunale, e saranno poi i giudici giudicanti a valutare, oppure notificando l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, che è sostanzialmente l'anticamera della richiesta di rinvio a giudizio: l'indagato avrà 20 giorni di tempo per opporre atti a propria difesa.
Giornale di Sicilia
La Corte dei Conti: alla Regione sprechi milionari e maxi-corruzioni
Il debito di Riscossione Sicilia, le assunzioni degli Iacp, il caos gestionale dell'Ircac, le partecipate: l'impietosa fotografia su un sistema poco trasparente e inefficiente
Antonio Di Giovanni - Palermo
Il caso più eclatante è quello di Riscossione Sicilia, la società chiamata a incassare le imposte che deve alla Regione 18,5 milioni. Ma poi ci sono gli Istituti autonomi case popolari «che sembrano svincolati dalle regole sul reclutamento del personale e sul relativo trattamento economico». E ancora, è talmente ingarbugliata la situazione dell'Ircac, l'istituto per il credito alle cooperative, che «il magistrato contabile chiamato a presiedere il collegio dei revisori si è dimesso per l'evidente caos gestionale». Messe una accanto all'altro le indagini o le segnalazioni di cui la Corte dei Conti si è occupata nel solo 2017 disegnano il puzzle di un sistema Regione ancora lontanissimo da standard di efficienza e trasparenza. E dove la corruzione è ancora ovunque. Gianluca Albo, procuratore regionale della Corte dei Conti, è stato costretto a scrivere quasi 50 pagine per descrivere i buchi del sistema. E alla fine - nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario - si è anche concesso un paio di considerazi ni chedanno la misura della difficoltà di scardinare sistemi marci: «C'è ormai una metabolizzazione dell'atto illecito. La condotta amministrativa vietata e non immediatamente perseguitaviene reiterata nel tempo divenendo prassi amministrativa. E la percezione di illiceità si affievolisce sempre di più». E di queste condotte vietate diventate prassi Albo mette nero su bianco un lungo elenco. Nel solo 2017 è stato notificato un invito a dedurre (paragonabile al normale avviso di garanzia) a vari amministratori e dirigenti per il mancato sviluppo della raccolta differenziata. E nel settore della sanità continuano a registrarsi casi «di violazione del regime di esclusività da parte dei dirigenti medici». E ci sono indagini aperte sui rimborsi per la fecondazione assistita e sulle proroghe per gli appalti di servizi e forniture. Non c'è un solo settore dell'amministrazione al riparo da corruzione e violazioni di legge: «L'infausta proliferazione di società in house, spesso non strutturate e prive di reali piani industriali, è risultata fonte di contenziosi con i lavoratori» scrive Albo. Che poi si sofferma su un altro aspetto: «Finchè la governance di enti e società ubbidirà a criteri di mera fiduciarietà e spartizione politica, il semplice scongiurare l'assoluto caos gestionale costituirà l'unico possibile risultato, ancorchè amaro». Il procuratore ha analizzato a lungo la gestione del personale della Regione notando che si continua a ritenere che «per fronteggiare problemi occupazionali, non di rado pretesto per consolidare posizioni clientelari, si impiegano risorse a prescindere dai vincoli di bilancio e dai divieti legali di assunzione o dalle regole concorsuali». Premesse che inevitabilmente portano chi gestisce risorse a «violare il principio di legalità e trasgredire anche il principio di uguaglianza». La gestione del personale «resta - per Albo - uno dei punti deboli della Regione perchè fisiologicamente esposto ai desiderata politici». Albo stigmatizza la gestione recente del dipartimento Funzione Pubblica e in particolare «la sostanziale inerzia del responsabile anti corruzione chiamato a verificare il rispetto del principio di omnicomprensività del trattamento dei dirigenti con riferimento agli incarichi aggiuntivi». È un splicito riferimento all'indagine sulla mancata restituzione - obbligatoria per legge - da parte dei dirigenti di una parte degli incassi degli incarichi extra. Albo segnala che lo stesso responsabile anti corruzione, l'ex capo del personale Luciana Giammanco, «aveva percepito e mantenuto i compensi ricevuti per un incarico di commissario straordinario. E solo dopo mesi, nella piena consapevolezza dell'indagine della Procura contabile, li ha restituiti alla Regione fruendo di comoda rateizzazione». È un caso citato come esempio che ispira l'azione della Procura della Corte dei Conti giurisdizionale della Corte dei Conti, Luciana Savagnone, segnalando che l'assistenza ai disabili in Sicilia è un pozzo senza fondo di abusi, sperperi, appropriazione indebite, e irregolarità varie. Le indagini in questo caso hanno riguardato l'Iridas (Istituto regionale per l'integrazione dei diversamente abili) e l'Aias (Associazione italiana assistenza agli spastici). Le risorseper i disabili sono insufficienti «per disattenzione politica», ha detto la Savagnone, e sono state in alcuni casi dilapidate per «mala gestio». Il tutto grazieall'assenza di controlli esterni.E su quest'ultimo aspetto, i controlli, si è soffermato il presidente della Regione, Nello Musumeci, per commentare la relazione dei magistrati della Corte dei Conti: «Esiste la necessità che ormai non è più rinviabile: la riproposizione di un organo di controllo sugli atti degli enti locali in Sicilia. Una garanzia, innanzi tutto per gli amministratori, oltre che per il buon andamento della pubblica amministrazione ». Mentre per frenare la corruzione Musumeci ha riproposto un suo pallino, quel codice etico che tentò di far approvare quando era presidente della commissione Antimafia: «Contiene molte norme che servono proprio ad evitare casi di inopportunità politica. Sul piano etico è inconcepibile che amministratori condannati dal giudice contabile continuino a ricoprire incarichi all'interno dell'amministrazione ma è una materia che deve essere disciplinata da leggi ordinarie e solo in parte può essere trattata da norme di carattere etico». In questo clima un messaggio rassicurante è arrivato dal presidente della Sezione di Controllo, Maurizio Graffeo: «La situazione dei conti della Regione non è allarmante. Se in cassa non ci sono problemi possiamo dire che non sta benissimo ma che non ci sono rischi di default». E l'assessore all'Economia, Gaetano Armao, ha illustrato gli interventi in cantiere: «Lavoriamo sul debito e sulle partecipate».
Ondata di maltempo. A rischio esondazione c'è il Verdura. Disagi e richieste di aiuto in diversi centri Piogge, i fiumi sono sotto osservazione
Giuseppe Pantano - Concetta Rizzo
Il fiume Verdura rischia di esondare e di creare danni ai terreni e alle colture della zona. Le abbondanti piogge di questi ultimi giorni hanno ingrossato enormemente la portata del fiume e l'amministrazione comunale di Ribera, con il vice sindaco, Nicola Inglese, ieri ha invitato gli agricoltori e i cittadini a "non attraversare e stare lontani dall'alveo del fiume per evitare eventuali pericoli". Controlli sono stati eseguiti, anche durante la notte, dal Gruppo di Protezione Civile del Libero Consorzio lungo alcune strade provinciali ed ex consortili nei pressi del Verdura. Le piogge, ma anche il rilascio di volumi d'acqua di una certa consistenza dalla diga Gammauta hanno messo a rischio esondazione l'ata fluviale. Sono stati monitorati attentamente in particolare i ponti e i punti più prossimi al fiume e ai valloni tributari, secondo quanto reso noto dal Libero Consorzio, ed ulteriori rilasci di acqua dalla stessa diga potrebbero essere resi necessari nelle prossime oree, considerate le forti precipitazioni che stanno caratterizzando tutta la Sicilia da diverse ore, il Gruppo di Protezione Civile e il settore Infrastrutture Stradali raccomandano «la massima prudenza a quanti dovessero mettersi in viaggio lungo le strade interne». Permane, infatti, l'allerta meteo arancione con avviso emanato dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile (Centro Funzionale Decentrato Multirischio integrato -settore Idro), per forti temporali, raffiche di vento e rischio idrogeologico ed idraulico. Interventi continui anche da parte di tutte le squadre dei cantonieri del Libero Consorzio lungo diverse strade interne per rimuovere fango dalle carreggiate e monitorare attentamente la situazione. Il settore Infrastrutture Stradali raccomanda, dunque, di prestare la massima attenzione, considerate anche le cattive condizioni generali della rete viaria (strade provinciali, ex consortili ed ex regionali) e il rischio di smottamenti e cadute di rami di alberi lungo le carreggiate, e di procederecon la massima prudenza. Almeno venti centimetri d'acqua, lungo le strade di Porto Empedocle e Licata, alberi caduti a Sant'Angelo Muxaro e crollo di calcinacci a Licata e Canicattì. L'esordio dell'ondata di maltempo che si è abbattuta sull'Agrigentino ha provocato ieri disagi e caos. Fino a poco dopo mezzogiorno è stato l'inferno alla centrale operativa dei vigili del fuoco del comando provinciale. Tantissime le telefonate arrivate: tutti chiedevano aiuto per gli allagamenti. Tanti non sono riusciti ad uscire di casa. Alcuni hanno, spontaneamente, rinunciato. Molti genitori, soprattutto, non hanno mandato -seppur fossero aperte -i figli a scuola. Acqua alta, anzi altissima, a Porto Empedocle dove i vigili del fuoco del comando provinciale di Agrigento - proprio a causa degli allagamenti- sono dovuti intervenire nelle vie Lincoln, Milano, 4 Novembre, Torino e in viale Mediterraneo. La pioggia ininterrotta, accompagnata dai temporali, hanno fanno letteralmente riempiere le strade, fino all'altezza dei marciapiedi, di acqua. Stimati almeno 20 centimetri d'acqua. I pompieri sono dovuti intervenire per prosciugare le aree.Non si sono, per fortuna, registrati danni a cose o persone. Allagamenti anche a Licata. «Tradizionalmente» sono finiti sott'acqua Fondachello e Playa, i due quartieri vicini al mare. Disagi, però, anche in piazza Duomo, in piazza Gondar e lungo le vie Palma e Campobello. Caos e disagi si sono, inevitabilmente, registrati - per gli automobilisti soprattutto - lungo le strade allagate. I vigili del fuoco del distaccamento di Licata sono intervenuti per un cedimento calcinacci anche in via San Domenico. I pompieri, piccozza alla mano, sono riusciti a riportare subito la massima sicurezza e sono ben presto tornati per strada per occuparsi degli interventi di prosciugamento. Anche a Sant'Angelo Muxaro, per rimuovere le fronde e gli alberi finiti sulla strada, sono intervenuti i pompieri che hanno, di fatto, evitato l'innescarsi di incidenti stradali. (*GP-CR*)
24 febbraio - sabato
LA SICILIA
TROPPI ONERI
La Regione impugna il bilancio dello
Stato per il 2018.
PALERMO. La giunta regionale riunita
ieri ha predisposto l'avviso pubblico per il conferimento degli in
carichi di direttore generale presso le Aziende del servizio
sanitario regionale su proposta dell'assessore alla Salute Ruggero
Razza. Si tratta del documento attraverso cui vengono individuati i
requisiti richiesti per assolvere agli incarichi in questione quanti
sono in possesso dei titoli e fanno parte dell'albo approvato dal
ministero, potranno partecipare al bando. Il governo poi darà luogo
alla selezione con cui verranno affidati gli incarichi.
La Regione inoltre ha impugnato, con
atto formale, la Legge di bilancio dello Stato per il 2018. nella
parte in cui introduce oneri finanziari a carico della Regione
Siciliana e delle ex Province regionali. A essere contestata la
legittimità costituzionale nella parte che impone una riduzione
della spesa anche per i settori vitali dello sviluppo economico e le
previsioni che determinano un prelievo forzoso sugli enti intermedi
percomplessivi200 milioni di euro circa: «In sede di negoziato a
Roma sull'autonomia finanziaria - auspica il presidente della
Regione, Nello Musumeci - si trovi una soluzione ragionevole che,
senza nulla togliere al dovere di risanamento della finanza pubblica,
consenta alla più povera Regione italiana di attivare gli essenziali
strumenti di sviluppo».
Per l'assessore all'Economia
Gaetano Armao invece: «il contributo che lo Stato chiede è talmente
pesante che porta all'impossibilità di svolgere i servizi».
La Regione sta portando avanti una
trattativa con lo Stato, ma al tempo stesso contesta: «tutte le
misure che conducono a una compressione e a una asfissia finanziaria
dei suo enti», come spiega Io stesso vicepresidente della Regio ne
La questione riguarda da un lato il
risanamento della finanza pub buca, ma pone dall'altro il problema
del rispetto delle funzioni da espletare senza erodere i servizi dei
singoli enti e delle amministrazioni: «Di questo passo - prosegue
Armao - le Province non potranno più fare alcuna attività, a
partire dalla manutenzione delle strade».
IL FIUME PLATANI RISCHIA DI ESONDARE
Lo stesso si teme anche per il
Sosio-Verdura. Si spera che torni subito il sole.
RIBERA. Dal dramma delta siccità dei
mesi scorsi si passa subito al rischio dell'alluvione di queste
ultime ore. Le piogge incessanti, che da tre giorni cadono
copiosamente in tutto l'Agrigentino. fanno temere nel comprensorio
agricolo riberese, dalla montagna sino al mare, l'esondazione dei
fiumi Sosia-Verdura e Platani all'in terno di centinaia di ettari
di agrume ti che costeggiano il corso d'acqua. I due fiumi nella
mattinata di ieri face vano paura a chi attraversava le stra de
statail, provinciali e comunali e a qualche agricoltore che,
nonostante le continue precipitazioni atmosferi che, si è recato in
campagna. Un mare d'acqua ingrossa due fiumi, la portata è al
massimo e, se continuerà ancora a piovere in montagna, c'è il
rischio dello straripamento.
La situazione è continuamente
monitorata dal Comune di Ribera, dalla Polizia Municipale, dalla
Protezione Civile locale e dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento
che ieri hanno emesso un comunicato con il quale invitano
automobilisti ed agricoltori alla prudenza nell'attraversare le
arterie che passano sui corsi d'acqua.
«E' stata una notte di incessanti
controlli eseguiti dai personale del Gruppo di Protezione Civile - si
legge nella nota del Libero Consorzio - lungo alcune strade
provinciali ed ex consortili nei pressi del fiume Verdura, in seguito
al rilascio di volumi d'acqua di una certa consistenza dalla diga
Gammauta che hanno messo a rischio esondazione l'asta fluviale.
Sono stati monitorati attentamente in particolare i ponti e i punti
più prossimi al fiume e ai valloni tributari. Ulteriori rilasci di
acqua dalla stessa diga potrebbero essere resi necessari nelle
prossime ore, considerate le forti precipitazioni che stanno
caratterizzando tutta la Sicilia da diverse ore».
L'Enel che ha in gestione l'impianto
della traversa di Gammauta (600 mila metri cubi d'acqua quando è
piena), in base al regolamento di esercizio con l'autorità dighe,
deve rilasciare una certa quantità d'acqua nel fiume Sosio per
salvaguardare la struttura dello sbarramento.
Nella parte alta de fiume Sosio, e nei
territori di Burgio e Villafranca Sicula nei pressi del ponte Cifota
gli argini naturali rischiano di essere scavalcati dalla furia delle
acque. Più a valle, la mancata pulizia del letto del Verdura,
sterpaglie, pietre e fango, possono far deviare il corso naturale del
fiume dentro i pregiati agrumeti.
Lo stesso dicasi sul fiume Platani, al
confine dei territori di Ribera e di Cattolica Eraclea, dove la
situazione è più pericolosa perché il corso d'acqua non ha mai
avuto argini e, straripando. annualmente allaga i sottostanti
agrumeti, tra la SS 115 e la foce nel Canale di Sicilia. Non c'è
rischio sul fui me Magazzolo perché i frutteti sono coperti da
grossi argini artificiali e perché a monte l'acqua è fermata dal
la diga Castello di Bivona.
ENZO MINIO
ATI AUTORIZZA "GIRGENTI ACQUE"
Nuovi contatori idrici, si taglia
fornitura a chi non firma contratto.
Installazione dei contatori idrici,
lAti autorizza" la Girgenti Acque a tagliare la fornitura a chi si
dovesse opporre alla firma del nuovo con tratto. Come annunciato,
l'Assemblea territoriale idrica si è riunita nella giornata di
giovedì per approvare una disposizione ad adempie re a carico del
gestore, con la quale si prescrivono una serie di linee di azione da
seguire per l'attività di normalizzazione delle utenze idriche,
ma, appunto, non si ferma il processo. Un documento che è
indirizzato soprattutto alle situazioni di Favara e Raffadali (qui si
trova gran parte delle I 7mila utenze a forfait) e che nelle
intenzioni dell'Ati potrebbe servire a superare le ritrosie da
parte dei comitati e delle amministrazioni, che finora non hanno
agevolato [ non esplicita mente ostacolato) l'installazione dei
misuratori.
La disposizione, trasmessa formalmente
alla Girgenti Acque già ieri mattina prevede tra le altre cose che
il gestore abbia obbligo di fornire almeno un mese prima il contratto
all'utente, effettuando tra l'altro due tentativi di consegna per
un totale di 45 giorni. Solo al termine di questo, se non c'è
alcuna risposta, si è abilitati a tagliare la fornitura a forfait.
Un doppio passaggio formale che andrà ad allungare in modo sensibile
i tempi necessari. ma che consentirà di avere la piena certezza che
l'utente ha avuto mo do di leggere le carte, per quanto non
esistano margini di trattativa: in sintesi, sembra esplicitare il
provvedimento dell'Ati, non è con sentito che si possa non
firmare. Passaggio non di poco conto stante le proteste e le
posizioni cavalcate in questi ultimi tempi. Non solo, ma il privato
dovrà comunicare la programmazione dell'installazione dei
contatori quartiere per quartiere, concordando la linea con gli
uffici tecnici dei due Comuni, i quali potranno effettuare a loro
volta un tivit di accertamento in riscontro del funzionamento dei
misuratori.
Altro punto, questo potenzialmente
foriero di polemiche e impugnative, è quello che obbliga il gestore
a procedere ad un'installazione dei contatori quanto più possibile
omogenea (ovvero, un quartiere alla volta), avviando La tariffazione
solo quando tutta la zona viene tra mutata da forfait a misura.
Questo per evitare potenziali squilibri dovuti alla capacità/volontà
dei singoli di resistere al tanto odiato contatore, Un aspetto che
però convince poco i gestore il contatore, una volta insta inizia
infatti a misurare comunque il volume d'acqua che da lì transita
ed è quindi difficile poi individuare per ognuno una cosiddetta
"misura zero" da cui far partire la bollettazione.
G.SCH.
25 febbraio - domenica
LA SICILIA
Aggiunto toponimo Terme al "vecchio"
nome del paese.
MONTEVAGO. g.re.) E' agrigentino il
primo Comune in Sicilia che aggiungerà il toponimo "Terme" al
proprio nome. Il consiglio comunale del piccolo centro belicino è
stato il primo ad utilizzare la norma varata nelle scorse settimane
all'Assemblea Regionale Siciliana e riservata ai centri se de di
insediamenti o bacini termali. La delibera consiliare che varia la
denominazione del Comune è immediatamente operativa. Ma Montevago
c'è ovviamente soddisfazione, convinti che la cittadina
beneficierà di questa novità. Il sindaco, Margherita La Rocca
Ruvolo, ha naturalmente sottolineato che è fondamentale la
valorizzazione delle terme per il rilancio del turismo nel territorio
in considerazione del fatto che sono sempre di più i turisti
attratti da itinerari legati alla natura e al benessere. Le strutture
termali "Acqua Pia" sono gestite da un privato e non hanno i
problemi che vino invece gli impianti a gestione pubblica di altre
città siciliane. Nel 2003 sembrava toccasse al Comune di Sciacca
diventare il primo centro termale della Sicilia a cambiare nome. Ma
poi, quel traguardo non venne raggiunto perchè i referendum (non
Cera ancora la norma che dava i poteri ai consigli comunali) falli
perchè non si raggiunse il quorum. Quel primato non potrà essere
raggiunto da Sciacca. E nemmeno da Acireale città per le quali le
terme da anni non sono più risorsa, ma problema. "Il termalismo —
commenta soddisfatta il sindaco - rappresenta una grande opportunità
per Montevago perché può fare ulteriormente crescere offerta
turistica, integrandola perfetta mente con le altre peculiarità dei
territorio: da patrimonio culturale e ambientale alle eccellenze
enogastronomiche. Montevago Terme fa parte dell'Associazione
Nazionale Comuni Termali (Ancot) che conta 46 comuni che
rappresentano una parte importante del termalismo italiano.
Mai copiose precipitazioni
atmosferiche, come quelle dell'ultima settimana, sono state tanto
gradite
ACQUA, LE PIOGGE RIEMPIONO GLI INVASI
Sospiro di sollievo per migliaia di
agricoltori, ma anche per la popolazione della provincia.
Hanno sperato e forse anche pregato
tanto per te piogge che mai copiose precipitazioni atmosferiche, come
quelle dell'ultima settimana, sono state tanto gradite non solo da
decine di migliaia di agricoltori, ma anche dalle popolazioni
agrigentine. Addirittura c'è rischio che i fiumi possano esondare
e causare qualche alluvione, tra i Verdura e il Platani. L'acqua
piovana sta riempiendo e dighe, che secca da circa 4 mesi, insistono
sul territorio provinciale, tutti gli invasi, grazie al l'apporta
di ruscelli, torrenti e fiumi, hanno visto crescere il livello
dell'acqua tra il 50 e il 60 per cento della loro capacità di
invasamento. Abbiano svolto una veloce indagine conoscitiva che ci ha
permesso di conoscere la quantità d'acqua presente, con i dati
aggiornati a giovedì pomeriggio, negli invasi agrigentini. Partiamo
da occidente verso oriente. La diga Arancio di Sambuca di Sicilia
contiene già 21 milioni di metri cubi su una capacità di 25. Segue
sul territorio palermitano, sul fiume Sosio-Verdura, la diga Raia di
Prizzi che, vuota un mese fa, oggi ha raggiunto 3,2 milioni di metri
cubi su una capacità di 8. Non fa testo la traversa di Gammauta di
Palazzo Adriano, invaso di trasferimento idrico, che ha 400- 500 mila
metri cubi spsso mandati al mare o nella diga Castello. Di positivo
c'è che dallo sbarramento, at traverso l'adduttore
Gammauta—Castello — come ci conferma telefonicamente l'assessore
all'Agri coltura del Comune di Ribera Mimmo Aque — vengono
trasferiti per caduta circa 500 litri al secondo d'acqua, contro i
250 dei giorni scorsi.
La diga Castello di Bivona con le
piogge si avvicina agli 11 milioni di metri cubi. Ne può invasare
altri 9, specie se continuerà a piovere nei prossimi giorni e se
arriverà aLtra acqua da Gammauta. Più a nord, sul pianoro di Santo
Stefano Quisquina, l'invaso Leone, destinato ad uso civile per i
comuni dell'Agrigentino orientale. oggi presenta 2.8 milioni di
metri cubi, cioè il 70 per cento della sua capacità che di 4
milioni.
Il laghetto Gorgo di Montallegro, che
di norma viene riempito con una conduttura da 1000 millimetri i in
uscita dalla diga Castello, è stabile, con l'acqua dei ruscelli e
dei piovaschi. Presenta tra 600-700 mila metti cubi d'acqua. Nella
parte o- dentale della provincia, in territorio di Naro, insistono
due laghi. Il primo, più grande, il San Giovanni, ha immagazzinato
11.600 milioni di metri cubi d'acqua. Può arrivare a contenere
anche 16 milioni, lì secondo, il Furore, più piccolo, è stabile e
ha accumulato meno di un milione di metri cubi d'acqua. Infine,
l'invaso del Fanaco, posto tra Castronovo di Sicilia e Santo
Stefano Quisquina, ha raccoLto circa 5 milioni di metri cubi d'acqua
di cui in buona parte vengono utilizzati per usi sociali per le
popolazioni agrigentine. Se dovesse piovere come, come preannunciato
dai meteorologi, anche per la prossima settimana, si registrerebbe un
altro incremento idrico del 20 per cento. grazie pure allo
scioglimento delle nevi sui Monti Sicani.
ENZO MINIO
Una svolta per Racalmuto: la provinciale si farà
Presentato il progetto esecutivo da 640 mila euro, fondi che vanno ad aggiungersi ad altri 400 stanziati dal Libero Consorzio
Concetta Rizzo - Racalmuto
Il progetto esecutivo da 640 mila euro è stato presentato. Giovedì, alla struttura commissariale della Protezione civile, si terrà la conferenza di servizi per acquisire tutti i pareri necessari. È il momento della svolta. È il momento di muovere quello che è un passo decisivo per la messa in sicurezza della strada provinciale che collega Racalmuto con Milena e Bompensiere, nel Nisseno, - quella che conduce anche alla miniera dell'Italkali. Strada di rilevanza strategica che verrà considerata come «via di fuga». All'inizio dello scorso settembre, al Municipio di Racalmuto che sarà il Comune capofila, è stato formalizzato il protocollo d'intesa per dare corso, rapidamente, all'importante opera pubblica.Il finanziamento - da circa 640 mila euro, della Regione - venne, allora, confermato. Fondi previsti nel Patto per il Sud che sono andati ad aggiungersi ai circa 400 mila euro ottenuti dal Libero consorzio di Caltanissetta. «Un milione di euro in totale - ha spiegato il sindaco di Racalmuto Emilio Messana - gratificano lo sforzo e l'impegno di tutti e cancellano decenni di incuria e di oblio che hanno distrutto questa importante arteria viaria, strategica per i collegamenti, perché innesta direttamente i Comuni del Vallone Nisseno nella rinnovata statale 640, per lo sviluppo dei territori, nonché per l'intenso traffico di mezzi pesanti movimentato dalla miniera dell'Italkali ». E adesso, finalmente, c'è anche il progetto esecutivo. La svolta si è concretizzata, all'inizio della scorsa estate, grazie alla delibera della giunta regionale che ha rimodulato gli interventi previsti nel Patto per il Sud. Svolta che è arrivata ad un anno dalla plateale protesta di circa 50 autoarticolati, provenienti dall'Agrigentino, dal Palermitano e dal Catanese.
Allora, i camion si incolonnarono, uno accanto all'altro, lungo via Perlasca, recriminando la necessità di percorrere una strada degna d'essere chiamata tale. La provinciale che da Racalmuto conduce fino a Milena è, infatti,ormai, peggio di una «trazzera ». «Ho rappresentato, in questi mesi, al prefetto, alla Protezione civile provinciale e regionale, all'assessorato regionale alle Infrastrutture, all'allora vice presidente della Regione Mariella Lo Bello, la pessima condizione delle strade che conducono ai paesi del Vallone Nisseno: la Racalmuto- Montedoro e la Racalmuto-Milena» - ha spiegato Messana - . La presenza di frane e smottamenti ha reso questa strada impercorribile, con elevato rischio per le numerose attività presenti e soprattutto per le popolazioni che difficilmente potrebbero essere raggiunte dai mezzi di soccorso al verificarsi di un evento calamitoso. Situazione resa ancora più insostenibile per l'intenso traffico di mezzi pesanti indotto dalla presenza della miniera dell'Italkali, con grave rischio per la circolazione e per gli stessi lavoratori. «Siamo riusciti, a seguito di numerosi sopralluoghi congiunti, a redigere una relazione ed un progetto preliminare - ha concluso Messana - e siamo stati inserimenti in questa linea di finanziamento. È un investimento importantissimo per i Comuni coinvolti e per lo stabilimento Italkali, che migliorerà le relazioni sociali e commerciali». Adesso, a Racalmuto, non si attende altro che l'avvio dei lavori. Così come si aspettano gli interventi - indispensabili - per la strada provinciale che collega Racalmuto con l'innesto della statale 640, con direzione Canicattì. Il viadotto Malati è stato considerato a rischio ed è stato reso percorribile a senso unico alternato, lungo la porzione centrale, da anni ormai. «Il Libero consorzio di Agrigento, su nostra sollecitazione, - ha spiegato il sindaco Emilio Messana - dovrebbe presentare, a giorni, un progetto esecutivo di oltre due milioni di euro per questo tratto e per la Racalmuto- Montedoro». (*CR*)
25 febbraio
Giornale di Sicilia
Montevago aggiunge Terme al suo nome
Il sindaco: «Il termalismo rappresenta una grande opportunità per la nostra cittadina e per tutta la zona del Belice
Francesco Graffeo - Giuseppe Pantano - Montevago
È trascorso meno di un mese dall'approvazione della nuova legge regionale e il Comune di Montevago ha bruciato tutti sul tempo ed è stato il primo in Sicilia ad aggiungere la parola Terme alla propria denominazione. Ha applicato la nuova legge regionale che è stata varata dall'Ars per i comuni sede di insediamenti o bacini termali. La delibera che varia la denominazione del comune in Montevago Terme è stata approvata dal consiglio comunale. «Riteniamo fondamentale la valorizzazione delle terme per il rilancio del turismo nel nostro territorio in considerazione del fatto - ha detto il sindaco, Margherita La Rocca Ruvolo - che sono sempre di più i turisti attratti da itinerari legati alla natura e al benessere. Il termalismo rappresenta una grande opportunità per Montevago e per la zona del Belìce, dove l'offertaturistica termale si integra perfettamente con le altre peculiarità dei territorio: dal patrimonio culturale e ambientale alle eccellenze enogastronomiche». Montevago Terme fa parte dell'Associazione nazionale comuni termali (Ancot) che conta 46 comuni che rappresentano una parte importante del termalismo italiano. L'Assemblea regionale siciliana ha approvato, il 31 gennaio scorso, con 36 voti a favore e nessun contrario il disegno di legge che consente ai Comuni sede di insediamenti o bacini termali di aggiungere la parola «terme » alla loro denominazione. Adesso è sufficiente una delibera del consiglio comunale che può essere, però, «cancellata» da una eventuale petizione popolare entro 60 giorni. L'approvazione è arrivata quando le principali strutture termali della Sicilia - Sciacca, Acireale e Termini Imerese - sono chiuse. Aperte, invece, ed operano regolarmente le Terme di Montevago, gestite da una società privata. Ma quando l'onorevole Matteo Mangiacavallo, saccense, e il gruppo del Movimento Cinque Stelle, avevano presentato il disegno di legge, le stazioni termali siciliane erano aperte. «Il cambio di denominazione - ha dichiarato Mangiacavallo - non risolve certamente una questione decennale quale quella della ancora mancata riattivazione degli stabilimenti termali, ma torna a porre l'accento su una vertenza che il governo di questa regione non può continuare a derogare così come hanno fatto i precedenti inquilini di Palazzo d'Orleans. Auspico, quindi, che prima di cambiare denominazione nei Comuni di Sciacca e Acireale si provveda alla riapertura degli impianti termali». A Sciacca,nel 2009, su iniziativa dell'allora sindaco Ignazio Cucchiara, si è svolto un referendum per il cambio del nome in Sciacca Terme, ma non si è raggiunto il quorum e l'iniziativa è sfumata. Qualche mese fa parte dei beni, uno degli stabilimenti, il Grand Hotel e le piscine, sono stati ceduti in concessione dalla Regione al Comune che dovrà pubblicare un bando per l'affidamento in gestione a un privato. Il Comune, però, attende il resto dei beni, i due alberghi di San Calogero e lo stabilimento delle stufe vaporose naturali, il cui trasferimento è atteso a breve. Intanto, Montevago, dove le terme funzionano, è già intervenuto e con delibera del consiglio comunale ha aggiunto Terme al nome della città. Si attende che procedano in tal senso anche gli altri, ma Sciacca potrebbe attendere prima la definizione dell'iter almeno con il bando per la gestione delle strutture prima di cambiare nome. Quando l'ex sindaco Ignazio Cucchiara hapuntato sul referendum la città ha risposto freddezza, la stessa che ha mostrato, successivamente, quando si è organizzato, addirittura, un corteo per chiedere un rilancio delle strutture termali che adesso sono chiuse da tre anni. E l'attesa continua, mentre i 40 stagionali che prima operavano alle Terme hanno cercato sistemazione altrove. (*GP-FGR*)