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Rassegna stampa dal 17 al 19 marzo 2018

 

Livesicilia.it

Province, la storia infinita 
Senza risorse, servizi in tilt
Aquasi quattro anni dalla soppressione delle province siciliane iliberi consorzi sono amministrati da commissari regionali e le cittàmetropolitane da vertici provvisori, i nuovi enti esercitare lestesse competenze dei loro "antenati" con meno risorse, non hannofondi sufficienti per pagare le utenze, la manutenzione ordinaria discuole e strade, i servizi per gli alunni con handicap, gli stipendidei dipendenti, le spese per il rimborso di mutui e fitti passivi, laquota di cofinanziamento di importanti progetti per lo sviluppolocale assistiti da contribuzione dell'Ue.
Alcunienti non sono stati in grado di predisporre il bilancio previsionalee diversi commissari dei liberi consorzi hanno sospeso l'erogazionedi servizi fondamentali e segnalato l'imminente dissestofinanziario, i cittadini, privati di prestazioni e servizifondamentali, sono spesso "costretti" ad agire in giudizio perottenere la continuità dell'attività istituzionale.
IlTar Palermo ha rilevato che l'incompleta attuazione della riformaimpedisce ai liberi consorzi di esercitare le proprie funzioni, e la Corte dei conti ha evidenziato che durante la "perdurante epericolosa fase di stallo nel processo di attuazione del disegno diriforma" gli "squilibri strutturali tra entrate e spese ......rischiano di degenerare, già nel breve periodo, in situazioni diparalisi funzionale", dato che le risorse disponibili sono "insufficienti alla messa in sicurezza di beni primari per lacollettività amministrata (in primis, strade e scuole)" e"l'endemica insufficienza delle entrate" ha comportato lariduzione "al minimo dell'attività istituzionale svolta dailiberi Consorzi", pregiudicando la funzionalità dei servizi edelle prestazioni erogate, talvolta aventi a oggetto diritti fondamentali". Di questa drammatica situazione "hanno risentito particolarmente i servizi per i disabili e quelli di supporto alle scuole di secondo grado, e, nei casi più gravi, si segnalanosituazioni di notevole arretrato nel pagamento degli stipendi".
Ledeliberazioni della Corte dei conti consentono anche di individuarele responsabilità di questa impasse: da una parte la Regione haattribuito a liberi consorzi e città metropolitane più funzionirispetto alle vecchie province senza preoccuparsi di garantire chepotessero disporre di maggiori risorse, e poi ha più voltemodificato la riforma senza mai attuarla; dall'altra il rischio diparalisi funzionale è in larga misura dovuto "ai consistenti tagliai trasferimenti statali", che "nel triennio 2012/2014, si sonoridotti di quasi il 92 per cento (da 90 a 7 milioni di euro)", edal continuo incremento del contributo alla finanza pubblica richiestoagli enti di area vasta siciliani, cioè delle risorse che devonoversare allo Stato, "passato, tra il 2014 e il 2017, da 22 a 230milioni".
Ilnotevole impegno finanziario della Regione si è rivelato "inalcuni casi decisivo al fine di scongiurare situazioni di paralisifunzionale", ma non è bastato ad arginare il disavanzo strutturaledi circa 200 milioni. La situazione, infatti, richiede rimedi dinatura strutturale, ma chi deve farsene carico?
Unarecente sentenza del Tar Palermo ha imposto alla Regione diattribuire al libero consorzio di Enna le nuove funzioni assegnatedalla legge e le risorse necessarie per consentirne il normaleesercizio, e tale onere potrebbe in futuro essere esteso a favore ditutti gli altri enti di area vasta, molti dei quali hanno propostoazioni giudiziarie per rivendicare importi particolarmenteconsistenti (sino a 550 milioni di euro).
Tuttaviala legge regionale prevede espressamente che l'attuazione dellariforma non può comportare "ulteriori oneri per la finanzapubblica regionale" e la Costituzione impone allo Stato il doveredi attribuire a Regioni ed enti locali risorse che consentono "difinanziare integralmente le funzioni loro attribuite", pergarantire la corretta erogazione dei servizi e delle prestazionipubbliche. Lo Stato, inoltre, sarebbe tenuto ad intervenire in aiutodegli enti siciliani per porre rimedio agli effetti del propriodisimpegno finanziario degli ultimi anni, dato che la Cortecostituzionale ha chiarito che la drastica riduzione di risorse e ilcontinuo incremento di oneri a carico dei bilanci locali devonoritenersi illegittimi se determinano l'impossibilità di erogareregolarmente prestazioni e servizi pubblici.
Inogni caso la soluzione del problema non può prescindere dal riordino delle competenze delle "nuove province", nell'ambito di unariforma che interessi l'intero sistema dei poteri locali, lastruttura periferica regionale e la vasta galassia di societàpartecipate, enti ed organismi strumentali, agenzie, soggettid'ambito, unioni, gal, convezioni, distretti, consorzi, e altrevarie forme di esercizio associato o condiviso di attivitàpubbliche. Ciò consentirebbe di razionalizzare un vasto apparato chela Corte dei conti ha definito "fuori controllo" e di eliminareduplicazioni e sovrapposizioni di competenze, moltiplicazione dellestrutture e degli apparati burocratici, in modo da offrire ai cittadini e alle imprese un livello adeguato di servizi e prestazionisenza gravare troppo sulle tasche dei contribuenti.
Sitratta certamente di una operazione di riordino particolarmente complessa, più volte annunciata ed espressamente prevista dallalegge di riforma ma sinora mai concretamente realizzata, che adesso però risulta agevolata dalla recente disciplina statale che impone aregioni ed enti locali di valutare attentamente l'effettiva utilitàe l'efficienza dell'attività svolta dagli enti strumentali edalle società controllate e partecipate, di individuare le funzioniche potrebbero essere più efficacemente svolte da enti istituzionalie di dismettere le partecipazioni non strategiche e redditizie.

La Sicilia

Sabato 17 marzo

LIBERO CONSORZIO FRA COMUNI
Blitz degli agenti della Digos nel settore "forniture"
Blitz degli agenti della Digos del capoluogo negli uffici del Libero Consorzio provinciale. Personale coordinato dalla dirigente Patrizia Pagano hanno acquisito una cospicua documentazione relativa ad appalti di forniture dell'ente, nell'ambito di un procedimento penale già avviato da alcune settimane. La "visita" dei poliziotti è di alcuni giorni orsono e nulla è trapelato sul contenuto della documentazione prelevata dalle forze dell'ordine, grazie alla collaborazione del personale dell'ente. Si tratta comunque di atti prettamente economici, relativi verosimilmente ai rapporti di fornitura con soggetti estranei all'ex Provincia regionale. A cosa sia riconducibile questa attività di acquisizione di atti non è dato saperlo, anche alla luce dello stretto riserbo degli inquirenti. Non passa giorno dunque in cui le forze dell'ordine, su delega della procura della Repubblica o rnotu proprio non visitino municipi o sedi di istituzioni locali, per fare luce su vicende di vario genere. Solo alcuni giorni fa i militari della Guardia di Finanza si recarono al Comune di Canicattì per acquisire documentazione relativa all'indagine in corso su Girgenti Acque e la presunta rete affaristica che vi gira intorno. O la visita sempre dei finanzieri al comune di Porto Empedocle, verosimilmente alla luce delle indagini sul disastro finanziario in cui versa la cittadina marinara. Insomma, l'attenzione degli inquirenti sull'amministrazione della cosa pubblica è altissima, con gli inquirenti assai concentrati sulla caccia al malaffare in ambito finanziario e amministrativo. Non resta che attendere a cosa porterà il blitz dei giorni scorsi dalla Digos al Libero Consorzio. FRANCESCO DI MARE

Giornale di Sicilia


Sabato 17 marzo 2018

Doppio handicap. Un prof di sostegno ogni 2 alunni
Barriere architettoniche nelle scuole
L'Istat: «Si è ancora troppo indietro»

Ancora troppe barriere architettoniche e poche gite con pernottamento per gli alunni disabili che nell'anno scolastico 2016-2017, secondo l'ultimo report dell'Istat, sono quasi 160 mila nelle scuole italiane (il 3,5% del totale degli alunni), di cui più di 90 mila nella scuola primaria (3,2%) e circa 69 mila nella scuola secondaria di primo grado (4%). Un prof sostegno ogni due alunni disabili. Gli insegnanti per il sostegno rilevati dal Miur sono più di 88 mila, 6 mila in più rispetto allo scorso anno, con un rapporto leggermente inferiore a 1 insegnante ogni 2 alunni con disabilità. Sia alle Elementari sia alle Medie svolgono prevalentemente attività di tipo didattico con l'alunno, mentre è residuale la quota di insegnanti per il sostegno impegnati prioritariamente in una attività di tipo assistenziale (intorno al 3% in entrambi gli ordini scolastici). Al sud ricorsi da parte famiglie sono il doppio. Il garante regionale per l'Infanzia della Puglia, Ludovico Abbaticchio, ha deciso di inviare una lettera a tutti Garanti regionali d'Italia ed  all'Autorità Garante, avv. Filomena Albano, per sostenere la denuncia di Luigi Bordonaro, primo Garante per l'infanzia e l'Adolescenza nominato dalla Regione Sicilia: «Di fatto, lavora da più di un anno e mezzo 'in assoluta solitudine».

LIBERO CONSORZIO COMUNALE
Si elegge l'undici aprile il rappresentante delleassociazioni volontariato

Fissata per il 11 aprile, nell'Aula Silvia Pellegrino delLibero Consorzio Provinciale di Agrigento, la data per l'elezione delrappresentante delle Associazioni di volontariato, individuato tra leassociazioni di Protezione Civile, iscritte al registro regionale e firmatariedi apposito contratto con il Libero Consorzio Comunale di Agrigento. La data è stata decisa durante l'incontro tra il CommissarioStraordinario del Libero Consorzio di Agrigento Girolamo Alberto Di Pisa e leAssociazioni del volontariato che si è svolto nell'Aula Giglia del LiberoConsorzio. I presidenti delle associazioni che vogliono parteciparealla nomina dovranno far pervenire la propria candidatura, mediantecomunicazione al Commissario straordinario del Libero Consorzio, quindicigiorni dalla data di svolgimento dell'elezione. Ogni Organizzazione ha dirittodi voto attraverso il proprio rappresentante legale o un suo delegatoappartenente all'Organizzazione stessa, munito di delega formale. Il diritto divoto non può essere delegato ad altra Organizzazione. Come previsto dalregolamento la nomina del rappresentante delle Associazioni di volontariatoservirà per la regolare costituzione e il funzionamento del ComitatoProvinciale per la Protezione Civile. Il Comitato Provinciale di ProtezioneCivile è presieduto dal Presidente del Libero Consorzio Comunale di Agrigento.Ne fanno parte il Prefetto, il comandante dei Vigili del Fuoco, il dg delDipartimento Regionale di Protezione Civile, il dirigente dell'IspettoratoRipartimentale delle Foreste, l'ingegnere capo del Genio Civile, il direttoregenerale Asp, il direttore Arpa, il presidente provinciale della Croce Rossa,il direttore Settore Ambiente e Prot. Civile Libero Consorzio, il responsabiledell'Ufficio di Protezione Civile del Libero Consorzio, il comandante dellaPolizia Provinciale.


Domenica 18 marzo 2018

Archeologia, il corso è stato trasferito a Palermo
Lagalla: «Nessuna responsabilità, sul ridimensionamento del Polo agrigentino, può essere addebitata alla Regione»

Roberto Chifari
Università e Regione ai ferri corti. Il motivo è la gestione dei poli decentrati dell'ateneo palermitano, e in particolare, la riduzione dei corsi di laurea attivati dall'ateneo nella sede distaccata di Agrigento. L'Università ha deciso dal prossimo settembre di chiudere nella città dei Templi l'unico corso di laurea in archeologia e di trasferirlo a Palermo. Una decisione sofferta che segue anche altre chiusure, a causa anche dello stato di morosità in cui versa il Consorzio Universitario di Agrigento, ma anche dall'incertezza da parte della Regione del sistema di contribuzione al sostentamento dei corsi universitari. Mentre su Agrigento si va verso una rimodulazione di tutto il polo a Trapani invece, nascono nuovi corsi di laurea. Segno che se ci fossero le condizioni anche ad Agrigento, il corso in Beni culturali sarebbe un fiore all'occhiello. «La mia intenzione è quella di puntare su una nuova regolamentazione dei consorzi - spiega il rettore Fabrizio Micari -. C'è un contenzioso economico con Agrigento da almeno dieci anni. Vogliamo puntare sui poli decentrati ma il contributo da parte della Regione deve essere stabile, sicuro e sul lungo periodo per una serena progettazione. Il decreto Baccei aveva tracciato la strada, adesso speriamo che con il nuovo governo si prosegui sulla strada della riforma dei consorzi». Appena un anno fa, il governo Crocetta aveva riformato il sistema di finanziamento dei Consorzi Universitari ed era stata garantita la certezza dei finanziamenti regionali per «il sostentamento dell'offerta formativa erogata dagli Atenei in sede decentrata». Il sistema introdotto era finalizzato a porre fine al modello fallimentare che in passato aveva caratterizzato i rapporti economico-finanziari con i Consorzi universitari, questi ultimi generalmente contraddistinti da uno stato di morosità cronica. E arriviamo ai nostri giorni, l'assessore all'Economia, Gaetano Armao, lo scorso dicembre ha sospeso l'efficacia del decreto. E così, l'ateneo si trova in una situazione sospesa, da un lato la necessità di tagliare corsi che non rendono, dall'altro la situazione di morosità dei consorzi. Lo stesso Armao ha dato la propria disponibilità a collaborare con gli atenei per superare lo stallo che costringe gli studenti agrigentini ad andare a Palermo o a Catania. Sull'argomento è intervenuto direttamente l'assessore regionale alla formazione, Roberto Lagalla. «La Regione destina regolarmente al Polo di Agrigento le risorse previste dal bilancio regionale, così come avviene per gli altri consorzi universitari della Regione, presso i quali non risulta contratta l'attività didattica - spiega Lagalla in una nota -. La programmazione di quest'ultima resta, a tutt'oggi, nella competenza delle Università  convenzionate. Nessuna responsabilità, relativa al ridimensionamento del Polo di Agrigento, può essere addebitata agli assessorati regionali all'Economia e alla Pubblica Istruzione, per l'intuibile ragione, normativamente fissata, che le scelte in materia  di pianificazione didattica ricadono tutte nella piena discrezionalità dello stesso rettore e degli organi di governo universitari». Il Consiglio di amministrazione di ateneo nel 2015, quando lo stesso Lagalla era il rettore dell'Università, aveva stabilito di avviare una procedura di recupero dei crediti vantati proprio nei confronti del Consorzio Universitario di Agrigento. Crediti che ad oggi però, non sono arrivati. Ma in tutto questo resta la posizione del Consorzio Universitario di Agrigento che ha espresso a più riprese la volontà di proseguire il dialogo con gli uffici di piazza Marina per rilanciare la sede di Agrigento. Intanto il polo ha raggiunto l'accordo per l'avvio di due nuovissimi corsi di laurea, in partnership con l'Università rumena, il corso in Ingegneria agroalimentare e il corso triennale per mediatori linguistici. (*RCH)

Lunedì 19 marzo

Finanziaria, oggi in giunta arriva il testo

Luci accese anche di sera ieri all'assessorato regionale all'Economia. L'assessore Gaetano Armao e il suo staff hanno completato la scrittura della Finanziaria e del bilancio, che la giunta dovrebbe approvare stasera. Il rush finale sui documenti contabili è frutto del lungo ritiro di Musumeci con i suoi assessori a Castelbuono, sulle Madonie. La riunione è andata avanti per tutta la giornata di sabato e fino all'ora di pranzo di ieri. Era assente Vittorio Sgarbi, ormai in rotta di collisione con Musumeci: l'assessore ai Beni Culturali oggi terrà una conferenza stampa in cui potrebbe di nuovo attaccare il presidente della Regione. Musumeci a sua volta riunirà la giunta in serata per mettere l'ultimo timbro del governo sulla manovra. Poi toccherà al Parlamento approvare in tutta fretta Finanziaria e bilancio: il termine scade il 31 marzo, se verrà fallito sarà necessario ricorrere a un altro mese di esercizio provvisorio. Ipotesi che Musumeci vorrebbe scongiurare. Una decisione in questo senso verrà presa fra una settimana,  quando la conferenza dei capigruppo dell'Ars valuterà se ci sono i tempi tecnici per tentare la maratona all'Ars. Gia. Pi.

Università. Il vice presidente: «Abbiamo problemi di liquidità, recupereremo dei crediti e andremo avanti»
Di Maida: «Il Cua non chiuderà»
Paolo Picone

Nessun requiem. L'università di Agrigento è viva e vegeta. Parola di Giovanni Di Maida, il vice presidente del Consiglio d'amministrazione del Cua, il consorzio universitario agrigentino che non si reputa preoccupato per le sorti della struttura culturale. «Se l'Università di Palermo ha deciso di disimpegnarsi dal Polo di Agrigento -dice Di Maida -è solo un scelta di cui prendiamo atto. Del resto è da tempo che assistiamo a questa scena. Sono state chiuse facoltà importanti e si pensa ad accentare a Palermo altri corsi, ma sono state decisioni prese in autonomia dal rettore e dall'Ateneo. Con Palermo c'è un contenzioso che va avanti da tempo e loro hanno fatto le scelte che hanno ritenuto opportuno fare. A noi del Polo di Agrigento - aggiunge Di Maida - dispiace assistere a questo depauperamento, ma dall'altra parte non possiamo stare fermi ed assistere alla morte dell'università nella nostra città. Università che non chiuderà». Quindi, per capirci meglio, i componenti del Cda, prima con il presidente Gaetano Armao e adesso con Pietro Busetta, si sono rimboccati le maniche ed hanno iniziato a lavorare a spron battuto, senza escludere nulla, per inventarsi qualcosa che possa far sopravvivere e rilanciare l'azione del consorzio e rafforzare l'offerta formativa. Attualmente il Cua ospita un corso di laurea autonomo, quello di mediatore linguistico e culturale, che è iniziato da poco ed ha 21 iscritti su un totale di 70 autorizzati. «Purtroppo siamo partiti in ritardo - ha aggiunto il vice presidente Di Maida - ma questo corso ci sta dando la spinta per andare avanti. Il prossimo anno, a settembre, quando si riapriranno le iscrizioni, avremo il corso completo. Si tratta di un corso attivato in autonomia dal Cua, triennale di studi superiori in mediazione linguistica - curriculum mediazione culturale (laurea della classe L-12). Il corso si svolge ad Agrigento presso la prestigiosa sede di Palazzo Tommasi. «Il progetto - spiega il presidente del consorzio universitario Pietro Busetta - è stato avviato durante la precedente gestione dell'avvocato Gaetano Armao ed oggi finalmente trova la sua concretizzazione in una operazione di rilancio e di ripresa del nostro consorzio». Il direttore della scuola di alta formazione «Agorà mundi», Marcello Saija, aggiunge: «Il progetto si inserisce perfettamente nel nostro territorio e mira a formare una classe di esperti nelle lingue e nelle culture di Paesi, martoriati da conflitti, dittature e conseguente povertà, che sfociano poi in migrazioni non controllate e per questo bisognose di estrema assistenza oltre che calorosa accoglienza». Oltre al corso triennale sarà attivata la specialistica «Relazioni internazionali». Ma non ci si ferma qui. È in cantiere inoltre, ed è ormai prossima alla conclusione, la stipula di un protocollo d'intesa con una Università Statale della Romania per l'avvio ad Agrigento di altri corsi di laurea. Si tratta, nel dettaglio, della stessa Università Statale Romena che ha avviato con successo la facoltà di Medicina in Sicilia, all'Università Kore di Enna. Uno di questi sarà ingegneria agroalimentare. Nessun passo avanti invece per la Kore di Enna che inizialmente sembrava essere un partner privilegiato di Agrigento. «Il problema del Consorzio universitario - spiega ancora Giovanni Di Maida  - è stata ed è la mancanza di liquidità». A parte il contenzioso con Palermo (che deve essere definito in sedegiudiziaria), il Cua non ha debiti, anzi ha dei crediti da esigere. Per esempio è stato chiesto al Libero consorzio comunale di versare la quota dell'anno del 2016. Ma l'ex Provincia ha risposto «picche» e ne è nato un contenzioso, che si trascinerà per anni per recuperare la somma di 650 mila euro. «Nei prossimi giorni saranno versate le quote dai soci - aggiunge il vice presidente - cioè il Comune di Agrigento, la Camera di commercio ed altri 12 Comuni, quindi avremo della liquidità. Ma la nostra speranza maggiore è riposta nella riforma che si sta varando a livello regionale che darà maggiore stabilità ai Consorzi. Ci stanno lavorando l'assessore Armao e l'assessore Lagalla , entrambi sono stati presidenti del "Cupa"e Lagalla è stato anche rettore di Palermo, quindi siamo in una botte di ferro». (*PAPI*)

Arriverà il capo della polizia. La cerimonia nel corso della «Giornata nazionale delle vittime di mafia». Saranno presenti i familiari del commissario ucciso
Intitolazione della questura a Montana, ci sarà Gabrielli

Ci sarà anche il capo della polizia, direttore generale di pubblica sicurezza, il prefetto Franco Gabrielli, mercoledì, all'intitolazione della Questura di Agrigento al commissario capo Beppe Montana. L'agrigentino, capo della sezione «Catturandi» della Squadra Mobile di Palermo, medaglia d'oro al valor civile, venne ucciso a Porticello, nel Palermitano, il 28 luglio del 1985, in un vile agguato mafioso. Mercoledì è la «Giornata nazionale delle vittime di mafia». E quindi la cerimonia di intitolazione della Questura, alla presenza appunto del capo della polizia Franco Gabrielli, avrà un fortissimo valore per l'intero Agrigentino. Alla giornata commemorativa parteciperanno, oltre ai familiari del funzionario scomparso, numerose autorità civili, militari, religiose e gli studenti degli istituti superiori di Agrigento e di alcuni Comuni della provincia. Mercoledì, si comincia con un momento di ricordo di Beppe Montana che si terrà allo spazio "Temenos". Interverranno il questore Maurizio Auriemma, il sindaco Lillo Firetto, Gigi Montana che è il fratello di Beppe, il procuratore della Repubblica
Luigi Patronaggio, il presidente della consulta provinciale studentesca e due studenti che leggeranno dei brani sul tema. In conclusione, interverrà il capo della polizia, il prefetto Franco Gabrielli. Poi, ci si sposterà in Questura dove ci sarà il momento più significativo: la cerimonia di scopertura della targa di intitolazione del palazzo che è sede della Questura a Beppe Montana. Targa che verrà anche benedetta. Nell'atrio della Questura ci sarà anche l'annullo filatelico, da parte di Poste italiane, di un francobollo dedicato a Beppe Montana. La cerimonia si concluderà in piazza Vittorio Emanuele, ai piedi di una magnolia piantata dal Comune di Agrigento in ricordo delle vittime di mafia. La magnolia, idealmente, è legata all' «albero Falcone». Verrà scoperto, da due studenti, un cippo dove è stata collocata una targa con la famosa e significativa frase di Peppino Impastato: «La mafia uccide, il silenzio pure». «La giornata è stata resa possibile - hanno reso noto, ieri, dalla Questura - grazie alla preziosa collaborazione del prefetto di Agrigento, alla Questura di Palermo, al commissario straordinario del Libero consorzio comunale, proprietario dell'edificio che è la sede della Questura, al Comune di Agrigento, alla cooperativa sociale Temenos e all'Accademia di Belle Arti di Agrigento che ha realizzato la targa marmorea a ricordo del commissario capo Beppe Montana e quella apposta sul cippo commemorativo delle vittime di Franco Gabrielli mafia. (*CR*)

Denuncia degli studenti. Pubblicate su facebook le foto delle crepe e dei detriti. Nessun ferito. La consulta: «Gli edifici scolastici agrigentini sono in pessimo stato»
Liceo scientifico «Politi», è crollato parte del tetto dei bagni

Crolla il tetto dei bagni degli alunni al Liceo scientifico e delle scienze umane «Politi» di Agrigento. Tragedia evitata, per fortuna non si sono registrati feriti. Ma la notizia, che è stata diffusa, ieri, sulla pagina facebook dell'Unione degli studenti, ha destato scalpore e  preoccupazione. «Giorno 16 marzo - scrivono i ragazzi dell'Uds - abbiamo assistito all'ennesima crepa del sistema scolastico italiano. Il crollo del tetto dei bagni destinati agli studenti che frequentano l'istituto scolastico. Fortunatamente non c'è stato alcun ferito ma non è la prima volta che accadono eventi di questo tipo ad Agrigento: basti pensare al crollo che si è verificato al liceo classico Empedocle l'anno scorso o quelli del Liceo Scientifico e Linguistico Statale Leonardo che  si sono registrati più volte nel corso degliultimi quattro anni». Oltre a questo episodio, che seppur grave non ha per fortuna avuto conseguenze peggiori, l'Unione degli studenti denuncia la situazione di pericolo nelle scuole della provincia. «Le condizioni degli edifici scolastici agrigentini -dicono i rappresentanti della Consulta - sono in pessimo stato e mettono in evidente rischio la vita degli studenti». Recentemente il ministero dell'istruzione ha stanziato delle somme per l'edilizia scolastica. Nell'Agrigentino è in arrivo una pioggia di milioni di euro per mettere in sicurezza gli edifici, in tutto arriveranno quasi 17 milioni di euro che andranno a finanziare 16 progetti presentati dalle amministrazioni comunali. Da questa ripartizione sono rimasti fuori il comune di Agrigento, Licata e Canicattì. Gli interventi finanziati invece sono  questi: a Siculiana due progetti per un totale di 2 milioni e 671 euro (scuola elementare Don Bosco per un milione e 680 mila euro e scuola elementare plesso Capuana per 991 mila 608 euro). Mentre a Ravanusa arriveranno 1.690.000 euro per la messa in sicurezza antisismica della scuola secondaria di primo grado Alessandro Manzoni. Il progetto di Villafranca Sicula per la scuola elementare Luigi Pirandello è stato finanziato con 1.500.000 euro), Menfi (complesso scolastico - scuola elementare statale primaria Lombardo Radice - 1.499.825 euro), Camastra (istituto di via Rombò - 1.400.000 euro), e poi ancora Sambuca di Sicilia (scuola media statale "Fra Felice da Sambuca, primo e secondo plesso - 1.368.000 euro), San Giovanni Gemini (plesso nuovo di via Giulio Cesare - 1.350.000 euro), Ribera (scuola primaria  e infanzia Imbornone - 1.172.000 euro), Campobello di Licata (palestra della scuola secondaria di primo grado "Giuseppe Mazzini - 1.100.000 euro),due scuole a Montevago (scuola dell'infanzia "Marino" - 980 mila euro e scuola primaria "Emanuela Gravina" I detriti ammucchiati nei bagni dopo il cedimento del soffitto - 681.300 euro). (*PAPI*)

17 marzo - sabato
Agrigentooggi

AL LICEO POLITI CROLLA IL TETTO DEI BAGNI: UNA TRAGEDIA SFIORATA

AGRIGENTO.
L'unione degli studenti di Agrigento denuncia: "Giorno 16 marzo 2018, abbiamo assistito all'ennesima crepa del sistema scolastico italiano. Nel Liceo scientifico e delle scienze umane "R.Politi" è crollata parte del tetto di uno dei bagni destinati agli alunni. Fortunatamente non c'è stato alcun ferito ma non è la prima volta che accadono eventi di questo tipo ad Agrigento: basti pensare al crollo verificatosi al liceo classico Empedocle l'anno scorso o quelli del Liceo Scientifico e Linguistico Statale Leonardo verificatisi più volte nel corso degli ultimi quattro anni. Le condizioni degli edifici scolastici agrigentini, e siciliani più in generale, sono in pessimo stato e mettono in evidente rischio la vita degli studenti. Appare evidente che a questi ultimi non sia fornita la minima sicurezza, costretti a stare in classi non a norma sia per il sovraffollamento delle aule che per la mancanza di una costante manutenzione delle strutture. Una situazione di questo tipo è inammissibile! Riteniamo, dunque, fondamentale l'approvazione immediata della proposta di legge regionale "I diritti non si isolano" dell'Unione degli Studenti Sicilia, che prevede lo stanziamento di fondi a livello regionale per la gratuità dell'istruzione, a partire dall'istituzione di una misura di reddito di formazione che consenta a tutti di poter studiare indipendentemente dalle condizioni socio-economiche di partenza, dal comodato d'uso dei libri di testo, dalla gratuità dei trasporti, dall'accesso ai canali extrascolastici ( cinema, libri, teatro, film etc.) e ovviamente dallo stanziamento di fondi per l'edilizia scolastica, volti a rendere possibili opere di ristrutturazione nelle scuole siciliane così da poterle rendere realmente sicure e non sicure da morire".

18 marzo - domenica

Agrigentooggi
Archeologia,il corso è stato trasferito a Palermo. Lagalla: "Nessuna responsabilità,sul ridimensionamento del Polo agrigentino, può essere addebitataalla Regione"  Università di Agrigento come una scatola vuota. C'è un Cda (nominato), dipendenti, uffici, strutture, ma non ci sono i corsi, quelli che contano.  Da settembre il corso di Laurea in Archeologia sarà trasferito ufficialmente a Palermo.  Mentre su Agrigento si va verso una rimodulazione di tutto il polo a Trapani invece, nascono nuovi corsi di laurea. Segno che se ci fossero le condizioni anche ad Agrigento, il corso in Beni culturali sarebbe un fiore all'occhiello. Se il rettore Fabrizio Micari ha deciso di tagliare i Poli, l'assessore regionale alla formazione, Roberto Lagalla, che del polo è stato anche direttore, assolve la Regione Siciliana.
"La Regione destina regolarmente al Polo di Agrigento le risorsepreviste dal bilancio regionale, così come avviene per gli altriconsorzi universitari della Regione, presso i quali non risultacontratta l'attività didattica - spiega Lagalla in una nota -.La programmazione di quest'ultima resta, a tutt'oggi, nellacompetenza delle Università convenzionate. Nessuna responsabilità,relativa al ridimensionamento del Polo di Agrigento, può essereaddebitata agli assessorati regionali all'Economia e alla PubblicaIstruzione, per l'intuibile ragione, normativamente fissata, che lescelte in materia di pianificazione didattica ricadono tutte nellapiena discrezionalità dello stesso rettore e degli organi di governouniversitari".Peccato, che come si legge sul Giornale di Sicilia, il Consigliodi amministrazione di ateneo nel 2015, quando lo stesso Lagalla erail rettore dell'Università, aveva stabilito di avviare unaprocedura di recupero dei crediti vantati proprio nei confronti delConsorzio Universitario di Agrigento. Crediti che ad oggi però, nonsono arrivati.Sulla vicenda è intervento con una nota stampa ilresponsabile di "Mani Libere" ex consigliere comunale diAgrigento, Giuseppe Di Rosa :Alfano, Firetto, Fontana, Di Mauro, Capodicasa, Panepinto, Cascio,Bosco, La Rocca Ruvolo, Cusumano, Gentile, Moscat, Lo Bello, Iacono,Zambuto, dove siete ?Si chiede Di Rosa, che aggiunge :Non avete un sussulto al cuore a vedere morire la culturaagrigentina mentre il vostro sindaco si pavoneggia sui socialincontrando ambasciatori e valorizzando le iniziative di protagonismocivico realizzate con soldi ed energie dei cittadini.Di Rosa chiama in causa anche il Professore Armao, chedall'università di Agrigento avrebbe beneficiato in termini tivisibilità. Poi si rivolge al Sindaco Firetto : versate un annodi proventi dalla politica nelle casse del Cua-Cupa dove ancoratenete i vostri uomini al comando. "Salvate l'università dei "nostri" figli anzichècontinuare a fare politica per i "vostri" figli". Ha conclusoDi Rosa. 

Agrigento, sul Polo Universitario un "silenzio colpevole" Sono passati almeno tre anni dalle manifestazioni di piazza degli studenti che protestavano contro la paventata chiusura del Polo Universitario di Agrigento. Ed oggi eccoci qui, a ricomporre pezzi di una triste storia che mai avremmo voluto sentire.

E' notizia di pochi giorni fa quella della volontà dell'Università degli Studi di Palermo di trasferire dal prossimo settembre anche il Corso di Laurea in Archeologia nel capoluogo siciliano. Le motivazioni sono sempre le stesse: mancano i soldi. Ma ad aggravare il tutto anche il famoso "contenzioso" economico tra l'ateneo palermitano ed il consorzio universitario di Agrigento, oltre che l'incertezza sullo stanziamento dei fondi regionali a favore dei poli decentrati. Tutte motivazioni che ormai conosciamo e che, almeno oggi, ci risparmiamo di approfondire considerate le ampie trattazioni del problema da parte del nostro giornale come da parte della stampa locale. Eppure una breve riflessione è sicuramente giusto farla, se consideriamo che proprio qualche settimana fa la nostra Agrigento si trovava proprio in lizza tra le dieci città che si contendevano il titolo di Capitale della Cultura 2020. Cosa sarebbe accaduto se avessimo vinto? Certo, ci speravamo davvero tutti: i problemi di vivibilità condivisi con moltissime altre città d'Italia non possono precluderci di gioire per quelli che invece possono essere successi enormi per la nostra città. Ma, oltre alle consuete dichiarazioni di soddisfazione per il risultato ottenuto, qualcuno si sarebbe preoccupato di sottolineare come, al di là della cultura "ereditata", una città che aspira a quel titolo debba anzitutto tenersi stretta quella "vivente"? E l'università è la principale cultura vivente di un territorio. Ma si sa, i successi sono di tutti, le responsabilità di nessuno. Da un lato, abbiamo letto le dichiarazioni di chi, come il rettore Fabrizio Micari, giustifica la chiusura degli ultimi corsi di laurea attivi presso il polo agrigentino chiedendo agli assessorati all'Economia e alla Formazione di dare "risposte certe sul futuro e sulle risorse da investire sul polo decentrato di Agrigento"; dall'altro, quelle di Roberto Lagalla che invece respinge puntualmente al mittente le accuse dato che le scelte "in materia di pianificazione didattica ricadono tutte nella piena discrezionalità dello stesso rettore e degli organi di governo universitari". Silenzio assordante invece, quello della politica agrigentina, forse ancora impegnata a fare i conti coi risultati dell'ultima tornata elettorale. Sono passati almeno tre anni dalle manifestazioni di piazza degli studenti che protestavano contro la paventata chiusura del Polo Universitario di Agrigento. Ne sono passati molti di più invece (fino a perderne ormai memoria) da quando timide "voci da corridoio" cominciavano a farsi strada tra la mura dell'università agrigentina annunciando prospettive cupe ed incerte per il futuro suo e di tutti gli studenti iscritti presso le principali facoltà ancora attive. Ed oggi eccoci qui, a ricomporre pezzi di una triste storia che mai avremmo voluto sentire, assistendo nuovamente a balletti e teatrini di responsabilità inneggiate da tutti ma assunte da nessuno. L'Università di Agrigento è una "palla avvelenata" ormai passata allo stadio ultimo del gioco: quello dello "scarica barile". E forse, in fin dei conti, sarebbe anche sbagliato prescindere dai rapporti causa-effetto di un "fallimento colpevole" diffuso tra chi, soprattuto in precedenza, avrebbe potuto fare e non ha fatto, attribuendo oggi l'intera responsabilità a chi, per ultimo, rimarrà con la palla in mano. Forse una cosa però, da questa esperienza, possiamo averla imparata. E cioè che il silenzio, soprattutto in politica, è dolo. E che per dimostrare agli elettori i "propri" risultati non è più sufficiente mostrare ciò che si è fatto, ma ciò che non si è potuto (o non si è voluto) fare.


19 marzo - lunedì
Scrivolibero
Università ad Agrigento: si cercano intese all'estero
Dopo la "batosta" per gli studenti agrigentini a seguito dell'annunciata decisione di chiudere il corso di laurea in Archeologia e trasferirlo nella sede di Palermo, arrivano rassicurazioni da parte del vice presidente del Cua, Giovanni Di Maida. Secondo Di Maida il consorzio non chiuderà i battenti dopo la decisione dell'Università degli Studi di Palermo di "disimpegnarsi da Agrigento". Molte infatti al momento i colloqui con altre sedi universitarie per investire sulla formazione nella città dei Templi. In particolare, sarebbe già stata avviata una intesa con una Università della Romania per l'avvio di alcuni corsi di laurea. 



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