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Rassegna stampa del 23 agosto 2018

Giornale di sicilia

In tutta la provincia 25 opere bloccate

   A Racalmuto la piscina è pronta ma chiusa Resta una chimera anche il completamento della Sp 14 Alan David Scifo Racalmuto
La Sp14 che potrebbe unire Racalmuto con i paesi della provincia di Caltanissetta, la piscina mai aperta e le altre opere che potrebbero avere vita migliore ma che oggi sono abbandonate. Il tour delle incompiute promosso dai deputati regionali del Movimento 5 Stelle, continua nelle terre agrigentine, dove sono 25 le opere mai completate segnate nella lista che comprende 162 elementi in tutta la regione. Durante il tour i deputati regionali Nuccio Di Paola e Giovanni Di Caro hanno riscontrato molte più opere che, pur non essendo segnate nella lista ufficiale dei beni mai completati stilata dal ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, risultano con i cancelli chiusi. Uno di questi casi è rappresentato dalla piscina comunale di Racalmuto, un impianto modificato più volte ma mai aperto. Se prima infatti il centro polivalente che poi ha lasciato il posto alla piscina, funzionava benissimo (vennero fatte anche delle cresime all'interno della struttura) adesso la nuova struttura completata nel 2015 non ha mai accolto un bagnante. Se prima infatti mancava di una variante per uno scivolo che consentisse ai disabili di poter accedere, con gli anni le continue modifiche, ultima la costruzione di un muretto, hanno reso l'opera un eterno cantiere che ha portato a chiudere anche la villetta attigua alla piscina all'aperto mai aperta. Eppure quella vasca è stata anche riempita, nonostante i cancelli siano rimasti chiusi e quella che doveva essere una piscina è diventato un ricettacolo di zanzare. Insieme al sindaco di Racalmuto, i deputati Ars hanno visitato la struttura, spostandosi poi nella disastrata strada provinciale 14, la strada che collega Racalmuto a Montedoro e agli altri paesi della provincia nissena, mai completata e chiusa al traffico. Per completarla, stando all'ultimo progetto, servirebbero 4 milioni e proprio per l'ottenimento di questo finanziamento sta lavorando l'amministra - zione del sindaco Messana. «L'in - compiuta risulta incompiuta per 350mila euro, ma questi servirebbero solo per una riparazione di un solo tratto - spiega Nuccio Di Paola - mentre per realizzare tutta l'ope - ra servono 4 milioni. La strada provinciale porta ad abitazioni dei cittadini di Racalmuto, è stato già presentato un progetto che nel 2016 aveva le coperture finanziarie ma la legge impone che le somme impegnate devono essere spese entro l'anno. Per questo motivo questi soldi sono andati in economia e devono essere riconfermati». Oggi la strada è piena di buche ed è impossibile da percorrere con le automobili, soprattutto dopo le piogge dei giorni scorsi che hanno trasformato la via provinciale in un vero e proprio pantano che ha bloccato le auto. Poi avvallamenti, buche profonde, smottamenti e altro ancora, rappresentano il biglietto da visita per una strada che invece potrebbe permettere in pochi km di raggiungere Racalmuto dai territori della provincia nissena, unendo così le due province. «È una strada abbandonata mentre alla Regione si parla di ponti sullo Stretto - continua ancora Nuccio Di Paola in visita alla strada dissestata - bisogna che si diano delle priorità per le strade dove i progetti ci sono. Le strade dell'entroterra siciliano sono ridotte ad un colabrodo, questa strada ha già un progetto esecutivo ed è un'arteria importantissima per le cittadine del vallone nisseno». «Queste strade erano abbandonate da 20 anni e noi abbiamo presentato il progetto esecutivo - spie - ga il sindaco Messana - c'è molto da fare, le risorse ci sono e se venissero investite darebbero una spinta all'economia siciliana. Ben vengano questi interventi che mirano a migliorare la viabilità». Il tour che tocca le tappe agrigentine è poi continuato a Sambuca di Sicilia, mentre la visita alla cittadina di Grotte è stata rimandata a causa del lutto cittadino. (*ADS*)

L'acqua è una chimera Maglia Nera alla Sicilia A cqua pubblica o acqua privata?
Nel dubbio la Sicilia resta la peggiore regione in Italia per qualità complessiva del servizio. Il rapporto dei Siciliani con l'acqua non è mai stato dei più facili; che si parli d'irregolarità nelle forniture idriche, di depurazione o di qualità, il rapporto con il prezioso elemento si mantiene stabilmente su livelli critici. Nell'occasione della giornata mondiale dell'ac - qua, il 22 marzo scorso, l'Istat ha diffuso un report sulla situazione del comparto idrico italiano che, per andare alla sintesi, restituisce una fotografia della Sicilia tra le peggiori, spesso anche rispetto allo stesso Mezzogiorno. Entrando nello specifico, la quota di famiglie che lamentano irregolarità nell'erogazione dell'acqua si attesta in media al 10%. Il disservizio investe, in percentuali molto diverse, tutte le regioni e interessa 2,6 milioni di famiglie. Le regioni più esposte ai problemi di erogazione dell'acqua sono Sicilia e Calabria. Particolarmente gravosa è la situazione in Sicilia, dove si registra la quota più elevata di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio (36%) ed anche un peggioramento considerevole rispetto all'anno precedente. A confronto con la Sicilia, le famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell'acqua si riducono a quasi un decimo nelle regioni del Nord-est (3,5%) e del Nordovest (3,7%). Gli Italiani che dichiarano di non fidarsi dell'ac - qua di rubinetto rappresentano ancora una quota considerevole. Si tratta, infatti, di oltre sette milioni di famiglie. Le percentuali più elevate si hanno in Sardegna (55%) e Sicilia (53%), quelle più basse, invece, nel Nord-est (19%). Tutto questo ha un costo; le famiglie italiane spendono, infatti, ogni mese poco meno di 11 euro solo per acquistare acqua minerale, quando per tutti gli altri consumi idrici si superano di poco i 13 euro mensili. Il 96% dei comuni italiani si avvale del servizio di depurazione delle acque reflue urbane. Le situazioni di maggior criticità si registrano ancora una volta in Sicilia, dove i comuni senza depurazione accolgono il 13% della popolazione regionale, quando la Calabria si ferma al 7% della popolazione e la Campania al 4%. Con riferimento alle ripartizioni territoriali, il maggior tasso di depurazione si ha nel Nord Ovest, dove è trattato il 68% di tutto il carico inquinante. In particolare, nella provincia di Bolzano si sfiora il 100%, mentre la Sicilia si ferma al 48%, lasciando intendere che più della metà dei reflui urbani trovi sbocco nel mare! Il nostro Paese è rimasto invischiato per decenni in un fuorviante dibattito: è preferibile la gestione privata o quella pubblica del servizio idrico? L'inter - rogativo si accompagna spesso a toni esasperati, fino al punto da indurre molti a confondere la «titolarità» delle fonti idriche - che è pubblica per definizione - con la gestione che, invece, può essere sia pubblica che privata. Da qualche anno, rileva una recente indagine del Laboratrio REF Ricerche, il settore idrico ha avviato un percorso aggregativo, per realizzare la gestione unica d'ambito e la razionalizzazione delle società locali partecipate dal comparto pubblico. Le operazioni di fusione e acquisizione, sino a oggi, hanno interessato principalmente il Nord del Paese. Da questo punto di vista, il territorio più dinamico è stato certamente il Nord Est. Nel solo Veneto, infatti, vi sono state quattro operazioni di fusione o aggregazione tra gestioni idriche; in altri territori si sono affermati indirizzi strategici degli Enti di governo per giungere al gestore unico d'ambito. Il completamento di questo percorso condurrà alla scomparsa di almeno 130 soggetti gestori. Niente di tutto questo riguarda la Sicilia, dove la moltiplicazione e la polverizzazione dei gestori idrici (ma vale lo stesso per i rifiuti) restano un obiettivo privilegiato. Il 2017 è stato il primo anno in cui si è superata la soglia del miliardo di euro di finanziamenti al servizio idrico. Si segnalano importanti novità, come il ricorso al mercato obbligazionario con l'emis - sione di bond e mini-bond e l'impegno della banca europea per gli investimenti, BEI, nel finanziamento di progetti in campo idrico; rilevante in questo senso è il prestito di 20 milioni di euro concesso dalla BEI alla «palermitana» Amap, per la realizzazione d'investimenti nel settore idrico e di trattamento delle acque reflue nella provincia capoluogo. Il quesito pubblico-privato resta sempre sullo sfondo, ma il più delle volte risulta un semplice escamotage per sottrarsi al confronto sul vero nocciolo del problema: efficienza o inefficienza? Nessuno dirà mai che sceglie la seconda, ma nessuno si adopera realmente per evitare tal esito.

Ipia, gli studenti resteranno a lezione nell'area industriale

Nuova stagione vecchio copione per l'Ipia Fermi di Agrigento. Quella che doveva essere una soluzione temporanea si ripete ormai per la sesta stagione consecutiva: le lezioni si terranno nella sede della zona industriale, tra fabbriche con forni accesi notte e giorno e centri di stoccaggio rifiuti, non esenti da incendi, come accaduto in diversi episodi. La sede principale era stata dichiarata inagibile all'inizio della stagione scolastica 2012-2013, quando nell'istituto di via Piersanti Mattarella, costruito negli anni Settanta, venne riscontrato cemento depotenziato dopo le verifiche strutturali. Da allora, dopo diversi disagi, l'allora Provincia individuò in un capannone della zona industriale, la sede opportuna per trasferire più di mille alunni e centinaia tra docenti e personale scolastico. Quella scelta che doveva essere temporanea sta però preoccupando: in molti tra i genitori infatti temono che gli effetti della scarsa salubrità dell'aria della zona industriale possano avere effetti dannosi per i propri figli. Da tempo si cerca un'altra sede che possa accogliere gli studenti dell'istituto professionale, mentre la vecchia sede è usata in maniera illecita da rom che occupano le stanze di una struttura pericolante che potrebbe crollare da un momento all'altro. Dopo aver subito atti vandalici, furti e un incendio che nel 2016 distrusse gran parte dell'ormai ex scuola, adesso quella che era la sede dell'Ipia Enrico Fermi è diventata la «casa» di gente senza dimora che occupa in maniera illegittima la struttura. In passato si era parlato anche di demolizione e ricostruzione per il vecchio istituto, ormai sempre più deteriorato dopo l'ab - bandono: l'incendio del dicembre 2016, oltre ad arrecare danni alla già fragile struttura, bruciò anche documenti e materiale scolastico che era stato lasciato nella vecchia sede nonostante il trasferimento di tutto l'occor - rente. Dei cinque padiglioni che un tempo ospitavano una delle scuole più frequentate della provincia agrigentina adesso rimane ben poco: dopo aver subito il furto di cavi elettrici e rame, anche i sanitari sono stati rubati o comunque divelti dai diversi raid vandalici che la scuola ha subito negli anni. Del caso rimane solo un'inchiesta aperta subito dopo l'accertamento degli uffici provinciali della presenza di cemento depotenziato nella struttura. A coloro che invece, zaino in spalla, a settembre entreranno ancora una volta nell'istituto della zona industriale Asi di Agrigento, rimane il dubbio che quella della zona industriale non è la sede opportuna per una scuola e che, come certificò l'Arpa dopo l'incendio che distrusse un centro di stoccaggio rifiuti a pochi metri dall'Ipia nell'agosto del 2017, tracce di materiali dannosi per la salute rimangono nell'aria per giorni. Un altro incendio, sempre di rifiuti, causò l'evacuazione dell'intera scuola nell'ottobre dello stesso anno, a confermare il pericolo che corrono gli studenti. (*ADS*)

Università, calo netto delle iscrizioni ai corsi del capoluogo

È fuga dal Consorzio universitario agrigentino. Calano le iscrizioni visto che il Polo è rimasto quasi senza corsi accademici. Ma il trend negativo si evince dall'analisi dei dati ricavabili dall'anagrafe studentesca del Ministero per l'istruzione e l'università e la ricerca. «Tra l'anno accademico 2006 e quello 2016 complessivamente, si sono immatricolati nelle università sia pubbliche che parificate 300 persone in meno tra quelle residenti ad Agrigento. Se 10 anni fa gli immatricolati, quindi gli iscritti per il primo anno, erano stati 2.648, lo scorso anno accademico si è chiuso a quota 2.348. I dati sono ancora più evidenti se guardiamo al complessivo degli iscritti all'università intesi nella loro totalità: nel 2006 erano 9.836 contro i soli 7.713 che risultano iscritti nel 2016. La stragrande maggioranza sono ovviamente tutti agrigentini che frequentavano i corsi palermitani. Se in termini di immatricolazioni si è passati dai 1595 del 2006/2007 ai 795 del 2016/2017, in termini di iscritti il calo è stato di oltre 2100 unità: da 9.836 a 7.713. Una vera e propria emorragia». In crescita, invece, sono università più vicine ad Agrigento, come ad esempio Kore, che ha visto aumentare gli iscritti dai 60 de 2006 ai 795 del 2016. Proprio con l'università ennese il Cua sembra interessato a stringere accordi per il futuro, che agevolano però soprattutto Kore, la quale intercetterebbe direttamente alla fonte uno dei flussi di iscritti più importanti. Intanto il Ministero dell'istruzione e della ricerca ha autorizzato ufficialmente il nuovo corso di Laurea di Scienze della Mediazione Linguistica istituito presso il Consorzio universitario di Agrigento. Con il decreto ministeriale è stato definitivamente approvato il corso di Laurea Classe L12 che partiràdal prossimo mese di settembre e per il quale sono già aperte le iscrizioni per l'anno accademico 2018/2019. Presso il Consorzio universitario, il cui ruolo in questo caso si limita però alla concessione di alcuni locali della sede di via Quartararo è in dirittura di arrivo l'attivazione di aule remote dell'Università statale Rumena Dunarea de Jos con tre corsi di laurea nel campo dell' ingegneria agroalimentare. Saranno corsi autogestiti ed autofinanziati direttamente dall'Università Dunarea. I primi sopralluoghi tecnici per rendere operative le aule e i laboratori dovrebbero iniziare tra qualche giorno e la sede dei corsi sarà quella attuale di viaQuartararo, a Calcarelle. Obiettivo sarebbe l'avvio di un corso in Ingegneria Agroalimentare triennale, con tre specializzazioni biennali . Ma il progetto dell'università l'università romena è ancor più radicato nel territorio. L'obiettivo è quello di creare una partnership con le aziende locali, provinciali: imprese che si occupano diolio, vino, ma anche della raccolta e trasformazione degli agrumi ed anche con imprese ittico-conserviere. (*PAPI*) 

LA SICILIA
RACALMUTO. Si tratta delle infrastrutture che si trovano alla Guardia e contrada Malati Verifica condizioni cavalcavia chiesto sopralluogo congiunto.
. "Abbiamo inoltrato al Libero Consorzio di Agrigento, al Genio Civile, all'Assessorato Infrastrutture e alla Protezione Civile Regionale una richiesta di sopralluogo congiunto per verificare le condizioni di sicurezza dei due cavalcavia che si trovano alla Guardia e in contrada Malati". L'annuncio è stato dato dal Sindaco di Racalmuto Emilio Messana, dopo le richieste di questi giorni da parte di consiglieri e cittadini che lamentavano la scarsa sicurezza delle due strutture dopo i fatti di Genova. La carreggiata del cavalcavia di contrada Malati e stata ristretta nel 2015, - aggiunge Messana- perché alcuni ferri del calcestruzzo armato risultavano scoperti all'altezza del punto d'appoggio della sede stradale. Il Libero Consorzio di Agrigento, proprietario dell'infrastruttura, ha inoltrato un progetto esecutivo per la messa in sicurezza e l'importo di 200 mila euro che nel 2017 e stato inserito tra le opere da finanziare. L' Assessorato alle Infrastrutture ha richiesto alcuni chiarimenti e integrazioni progettuali, che il Libero Consorzio ha già fornito. Diverse volte - aggiunge il Sindaco - ci siamo recati in Assessorato per sostenere l'urgenza dell'intervento e abbiamo sollecitato il Libero Consorzio, il quale ha risposto, appunto, di essere in attesa del decreto di finanziamento. Il sopralluogo congiunto servirà a valutare se il restringimento della carreggiata è una cautela idonea a garantire la sicurezza del transito e ad esaminare le condizioni del ponte di contrada Guardia. Questo progetto è stato presentato alla Protezione Civile per essere inserito tra le opere da finanziare. Riepilogando, conclude Emilio Messana - il cavalcavia è in attesa di decreto di finanziamento, i lavori per la strada di Milena saranno aggiudicati tra poco, il progetto esecutivo per la strada di Montedoro e per la strada che conduce al centro commerciale le Vigne è all'attenzione della Protezione Civile e dell'Assessorato Infrastrutture. La nostra amministrazione si è impegnata per ripristinare queste arterie viarie fondamentali per lo sviluppo economico e sociale, preoccupandosi di avere i progetto esecutivi, condizione necessaria e indispensabile per ottenere i finanziamenti.


GIRGENTI ACQUE
Licenziamenti ieri il primo incontro all 'Ati Idrico g.s.) Licenziamenti Girgenti Acque e Hydortecne, primo incontro all'Assemblea territoriale idrica ieri mattina tra i vertici dell'Ati e i sindacati di categoria. Un confronto durato alcune ore e al quale non è stata invitata in questa fase il gestore né i rappresentanti della società controllata, che, semmai, potranno essere controparte in un eventuale tavolo di raffreddamento da convocare in Prefettura. Durante i lavori di ieri mattina, ai quali era presente anche il presidente dell' Ati, il sindaco di Sciacca Patrizia Valenti, si sono analizzati alcuni aspetti della gestione del servizio idrico in provincia, valutando sia le criticità rilevate dai sindacati a carico dell'ex Ato (in primis l'aver consentito la gestione dei sindaci "ribelli") che le accuse che la stessa Girgenti Acque ha rivolto all'Ati: proprio ieri, in una lettera inviata alla Prefettura di Agrigento, infatti, la società di Marco Campione aveva indicato la delibera di approvazione della nuova tariffa, votata nel 2017, come la principale causa degli attuali 26 licenziamenti, dato che questa avrebbe eliminato i fondi per investimenti. Accuse che l'Ati ha respinto con forza: ad essere stati ridotte sono infatti le somme che la società avrebbe potuto caricare in bolletta per far fronte alle somme necessarie per i cantieri (di opere finora non partite) alla luce, dicono, di un ridotto utilizzo reale delle risorse negli anni passati. Cioè, in sintesi, si è caricato in bolletta un tot per garantire investimenti che solo in minima parte sono stàti davvero realizzati (sulle colpe, poi, si apre un altro filone).


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