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Ex
province, torna la Delrio
Voto a novembre, anche se...
Le
provincie andranno al voto. La data non è ancora definita ma stando
al disegno di legge deliberato dalla giunta regionale l'elezione
degli organi dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane sarà
nel mese di novembre.
Gli elettori delle ex province saranno i sindaci e i consiglieri.
Dopo anni di braccio di ferro fra la Regione e lo Stato, in Sicilia
si applicheranno delle regole identiche a quelle fissate dalla legge
Delrio. Il governo regionale, infatti, ha deciso di adeguare le norme
siciliane alla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato
illegittima la previsione di elezioni dirette. La
giunta ha approvato il ddl che regola l'elezione delle province
dopo anni di commissariamento e tentativi di elezioni. Adesso
il testo passa all'Ars dove i tempi sono stretti. L'Assemblea
regionale siciliana, infatti, presto sarà chiamata ad approvare
l'assestamento di bilancio. Entro il mese di novembre poi, il
governo prevede di presentare il ddl per la manovra finanziaria.
Così, perché si possano celebrare le elezioni degli enti di area
vasta l'approvazione dovrà arrivare entro il primi di ottobre. Il
progetto di legge infatti fissa altri due limiti temporali: le
elezioni vanno convocate almeno 45 giorni prima e si devono celebrare
di domenica. L'ultima domenica di novembre cade il 25. Quindi,
entro il 10 ottobre la legge dovrebbe essere in vigore e il decreto
per l'indizione delle elezioni emanato. Insomma, i tempi per
rispettare la data fissata dalla delibera adesso sono strettissimi e
non si può escludere che il voto slitti ancora, rendendo necessaria
una nuova proroga dei commissariamenti.
Ma
per cosa si voterà nello specifico? Attraverso
un sistema elettorale ponderato i sindaci di ogni comune voteranno i
presidenti dei Liberi consorzi. Non potranno essere eletti i sindaci
a cui il mandato scadrà a un anno e mezzo dal momento delle
votazioni. Le elezioni, poi, non riguarderanno i sindaci delle città
metropolitane e quindi di Palermo, Catania e Messina. In questi tre
casi il sindaco dell'ente di secondo livello è il sindaco del
Comune capoluogo.
Le
elezioni per le ex province riguardano poi gli organi collegiali, i
consigli. In
questo caso gli elettori sono i consiglieri comunali e i sindaci.
Loro stessi possono essere eletti fino a quando sono in carica. Nei
liberi consorzi con popolazione sotto i 300mila abitanti e quindi
nelle ex province di Enna e Caltanissetta i consiglieri sono dieci.
Il numero dei componenti del Consiglio dei liberi consorzi sale a
dodici negli enti di area vasta con popolazione fra i 300mila e i
700mila abitanti e quindi ad Agrigento, Trapani Ragusa e Siracusa. Il
consiglio metropolitano di Messina sarà composto da 14 componenti,
dato che la provincia messinese conta meno di 800mila abitanti. I
Consigli metropolitani di Palermo e Catania infine avranno 18
consiglieri.
Adesso
i movimenti politici e civici possono riscaldare i motori per le
elezioni.Infatti,
il disegno di legge disegna anche il sistema con il quale si andrà a
voto. Per candidarsi a presidente del libero consorzio occorre che le
candidature siano firmate da almeno il 15 per cento degli aventi
diritto al voto. Poi si devono formare le liste dei candidati al
Consiglio. Le liste possono essere composte da un numero pari a
quello dei consiglieri da eleggere e nessuno dei due sessi può
superare il 60 per cento dei componenti. Per presentare una lista
occorre avere un numero di firme pari al 5 per cento dei votanti. Si
potrà dare il voto sia alla lista sia al candidato. I seggi saranno
attribuiti con il metodo proporzionale ai candidati che avranno preso
più voti. I voti, come detto saranno ponderati rispetto alla
popolazione di ciascun Comune e così le città più grosse la
faranno da padrone. Certamente però, per la politica, l'occasione
è ghiotta e c'è ragione di credere che sia già partita la corsa
ai posizionamenti.
Giornale di sicilia
Fauna da salvare, il centro potrà
riaprire
L'ex Provincia accelera l'iter per
la riapertura del Centro di Recupero della Fauna Selvatica di
Cattolica Eraclea, chiuso da oltre un anno e nel quale sono stati
curati centinaia di animali feriti, in particolare uccelli e
tartarughe marine. Con determinazione del direttore del settore
Ambiente, Achille Contino è stato approvato, infatti, lo schema di
comodato d'uso dei locali e delle attrezzature dell'ex casello (più
noto come Casa Cantoniera) di proprietà del Libero Consorzio di
Agrigento lungo la Strada Provinciale 29 Raffadali - Cattolica
Eraclea che per oltre un decennio è stato sede del centro di
recupero. La struttura sarà affidata in comodato d'uso gratuito (con
le spese di manutenzione ordinaria a carico dell'affidatario),
all'associazione "Carett a Carett a" dopo la firma del contratto
di comodato. La determinazione fa seguito alla direttiva del
commissario straordinario, Girolamo Alberto Di Pisa. Un passo in
avanti notevole, dunque, per garantire la riapertura di una struttura
importante sia per prestare soccorso agli animali feriti in seguito a
vari eventi traumatici (colpi di arma a fuoco, investimenti, catture
occasionali, come nel caso delle tartarughe marine), sia nell'ottica
più generale del potenziamento del Tartalife e di tutte le
iniziative di promozione e valorizzazione del territorio. Già nei
giorni scorsi il dirigente della Ripartizione Faunistico Venatoria
della Regione Sicilia aveva espresso parere favorevole per
l'affidamento del Centro all'associazione "C a re t - ta
Caretta". Una volta confermata la riapertura, sarà così colmato
un vuoto enorme creato a livello provinciale (e non solo) dalla
chiusura del Centro, punto di riferimento in tutta la Sicilia centro
meridionale per volontari, funzionari, semplici cittadini e quanti
altri a vario titolo hanno avuto a cuore in tutti questi anni la
sorte degli animali selvatici, e in particolare delle tartarughe
marine, per il cui soccorso erano state acquistate grazie a fondi
comunitari attrezzature all'avanguardia per la cura e la
riabilitazione degli esemplari catturati accidentalmente con reti o
palangari o feriti dalle eliche di imbarcazioni. L'attenzione della
Provincia su questo argomento è massima.
Buco al Comune, Firetto risponde
L'ex
sindaco di Porto Empedocle è stato ascoltato dai pm per due ore Poi
è stata la volta di Alesci che ha chiesto un rinvio
dell'interrogatorio
Oltre due ore davanti ai magistrati. Il
sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, è arrivato in Procura
attorno alle 16,45, un quarto d'ora prima dell'orario fissato per il
suo interrogatorio davanti ai pubblici ministeri Simona Faga e Chiara
Bisso che gli contestano tre ipotesi di falso relative alla stesura
del bilancio del Comune di Porto Empedocle che ha amministrato per
due mandati. Firetto si è presentato all'a ppuntamento in Procura
insieme al suo difensore di fiducia, l'avvocato Angelo Farruggia, e
ha risposto per oltre due ore alle domande che gli sono state
formulate dai pubblici ministeri, fornendo la sua versione e tentando
di giustificare le contestazioni che gli vengono mosse. «Ha risposto
serenamente ai chiarimenti chiesti dai magistrati - ha detto
Farruggia - e confidiamo in un esito positivo del procedimento».
Nessuna dichiarazione da parte di Firetto che aveva commentato la
vicenda dopo avere ricevuto l'avviso di garanzia, dando per primo
la notizia e dicendosi «sereno e certo della correttezza e
trasparenza del mio operato». Il verbale di interrogatorio, al quale
ha partecipato anche il tenente colonnello della Guardia di Finanza,
Fabio Sava, è stato secretato. A Firetto, all'ex dirigente dei
servizi finanziari del Comune, Salvatore Alesci, e a sei revisori dei
conti che si sono alternati dal 2012 al 2014, viene contestato di
avere alterato i bilanci, facendo risultare che le misure
compensative dell'Enel per il rigassificatore, peraltro mai
realizzato, fossero superiori a quelle effettivamente erogate. In
questo modo, sostiene l'accusa, avrebbero occultato un buco di 3
milioni di euro ed evitato le sanzioni previste per i Comuni che non
rispettano il Patto di stabilità. Attorno alle 19,15, in un palazzo
di giustizia ormai deserto, il sindaco è uscito ed è andato via.
Dopo Firetto, è toccato ad Alesci comparire davanti ai pm. Il suo
difensore, l'avvocato Antonino Gaziano, ha però chiesto un rinvio d
e l l ' i n t e r rog a t o r i o. Pare che dietro la scelta
difensiva di non rispondere subito alle domande dei pm, vi sarebbe
l'e s igenza di consultare un'informat iva depositata agli atti
del processo contabile che potrebbe essere in qualche modo connessa
con l'i ndagine penale. Nelle scorse settimane Firetto e Alesci
sono stati assolti dall'a cc usa di avere procurato un danno
erariale utilizzando in maniera impropria delle somme erogate dalla
Cassa depositi e prestiti. I fondi versati dalla multinazionale, a
titolo di compensazione, sarebbero stati di gran lunga inferiori a
quelli inseriti nell'a pposito capitolo delle entrate, con la
conseguenza che sarebbe stato occultato un «buco» di bilancio di
circa 3 milioni di euro che, qualora dichiarato, avrebbe fatto
scattare le sanzioni previste dai Comuni per il mancato rispetto del
Patto di stabilità che impone, in sostanza, che lo strumento
finanziario degli enti venga chiuso con una parità fra entrate e
uscite. In caso di violazione di questa norma scatta una «mannaia»
per gli enti che si vedono bloccare assunzioni, stabilizzazione,
spese corrente e persino la possibilità di contrarre mutui e
accedere al credito. Insomma, una sostanziale frenata nell'attività
amministrativa che spinge tutti i sindaci a fare il possibile e
l'impossibile per rientrare nei limiti. In questo caso, secondo
l'accusa, si sarebbe andati oltre perché era impossibile rientrare
e sarebbe stata gonfiata la voce relativa all'erogazione delle
misure compensat ive. Otto, in tutto, gli indagati. Oltre a Firetto e
Alesci sono finiti sotto inchiesta i componenti dei collegi dei
revisori dei conti degli anni 2012, 2013 e 2014. Si tratta di
Francesco Maria Coppa, Rosetta Prato, Carmelo Presti, Enrico
Fiannaca, Ezio Veneziano ed Ennio Saeva. I pm li hanno convocati per
oggi. ( *G ECA* )
le vie dei tesori. Agrigento ultima in
Sicilia
Sono circa duemila le visite ai beni
Agrigento aperti in occasione della manifestazione «Le vie dei
tesori», inaugurata la scorsa settimana, quando la Città dei Templi
ha raggiunto lo stesso risultato. Se da un lato questi numeri
dimostrano che Agrigento ha tanto da offrire, oltre al Parco
archeologico della Valle dei templi, dall'altro lato la città si
stabilisce all'ultimo posto nella classifica dei visitatori tra i
capoluoghi siciliani che hanno partecipato a questa iniziativa, la
quale permette di visitare a poco prezzo i luoghi meno conosciuti,
fuori dai soliti itinerari turistici. Per la seconda settimana
infatti Agrigento non riesce a superare le duemila visite nonostante
i beni visitabili siano ben 17, superata da Caltanissetta che invece,
seppur con un numero inferiore di luoghi aperti, ha raccolto 2500
visite circa. I turisti e i cittadini di Agrigento hanno però potuto
ammirare le bellezze nascoste di una città che ha appunto da offrire
ben altro oltre alla Valle dei templi, luogo che fa da traino al
turismo della provincia agrigentina e che negli ultimi anni ha
battuto ogni record. Il Parco archeologico, in generale, però è
protagonista anche di questo risultato, in quanto ad essere aperti
con l'offerta turistica de «Le vie dei tesori» sono anche gli
scavi dell'area romana, da poco scoperta e ancora tutta da
esplorare anche dagli stessi agrigentini che vogliono conoscere le
bellezze nascoste sottoterra e il famoso teatro ellenistico, una
delle maggiori scoperte nazionali degli ultimi anni, dove sono in
corso i lavori che mirano a scavare in profondità per portare alla
luce un teatro storico. Negli anni sono stati già ritrovati reperti
e maschere che hanno arricchito l'esposizione visitabile a pochi
passi dal teatro, divenuto, oltre che luogo di scavi, anche luogo di
attrazione turistica, secondo un progetto che mira ad informare i
cittadini sullo stato dei lavori della grande scoperta avvenuta due
anni, che adesso vede la luce. A ricevere più visite ad Agrigento è
stata però la Cattedrale di San Gerlando, il simbolo del centro
storico che rinasce anche grazie a don Giuseppe Pontillo direttore
dei beni ecclesiastici, oggi visitabile solo in parte ma
probabilmente aperta definitivamente nel prossimo febbraio. ( *A DS*
)
Libero Consorzio L'ente è a rischio
di default Tributi al massimo consentito
Rischiano il default le ex Province. E
questo per la mancanza di risorse e di trasferimenti certi da parte
della Regione che impediscono a commissari e funzionari di varare i
Bilanci di previsione. Ed a farne le spese sono i cittadini che
devono subire una sempre crescente pressione fiscale. Il Libero
consorzio di Agrigento, infatti, anche per il 2019 ha stabilito di
mantenere al massimo le imposte. La decisione è stata presa nei
giorni scorsi dal commissario Girolamo Alberto Di Pisa, confermando
quanto in realtà già fatto negli anni passati dai suoi
predecessori. Le delibere firmate prevedono il mantenimento del +30%
sulla tariffa dell'imposta provinciale di trascrizione, il +16%
sull'aliquota sulle assicurazioni contro la responsabilità civile
derivante dalla circolazione di veicoli a motore (esclusi i
ciclomotori) e il +5% rispetto al tributo per l'esercizio delle
funzioni di tutela, prevenzione ed igiene dell'ambien - te. Per
parlare di numeri, tra il 2014 e il 2017 l'ente ha previsto di
percepire 14.051.175 euro dalla Rca e 7.457.889 euro dal gettito
derivante dall'impo - sta di trascrizione. Somme importanti, ma non
bastevoli per tenere «in piedi» il bilancio. ( * PA P I * )
Report di Legambiente Abusivismo in
provincia Richieste di condono record
Legambiente Sicilia «punta» i
riflettori sull'abusivismo edilizio e realizza un dossier per
spiegare, provincia per provincia, cosa è successo negli anni. Il
report è stato chiamato «Abbatti l'abuso» ed è dedicato alle
demolizioni delle costruzioni abusive. Un ampio capitolo è rivolto
alla Provincia di Agrigento dove, oltre all'abusivismo della Valle,
vengono riportati i casi di Realmonte, Licata, Lampedusa e Palma di
Montechiaro. Il passaggio su Agrigento è rapido: le demolizioni
nella Valle dei Templi degli anni '90 come inizio di un percorso
virtuoso, poi interrotto, il «caso Licata» ma soprattutto lo stop
alle ruspe a Palma di Montechiaro, dove il sindaco «pur di non
abbattere gli abusi, ha preferito farsi indagare dalla magistratura -
scrive Legambiente nel report». L'incipit è dato da una relazione
del Procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, che durante una
giornata dedicata agli eco-reati aveva rivelato che attualmente in
provincia pendono dentro i cassetti dei Comuni oltre 36mila istanze
di condono. Di queste - dice lo studio - 9.998 sono nel comune di
Palma di Montechiaro, con una media di
1,2 per famiglia. Stessa cosa a Licata, dove le case realizzate senza
licenza sono 17mila, anche qui 1,2 a famiglia, su un territorio di
180 chilometri quadrati. Di queste, 400 sorgono entro la fascia
d'inedificabilit à assoluta dei 150 metri dal mare e la gran parte
risale agli anni ottanta e novanta, quando a fronte di 150 - 200
concessioni edilizie, contestualmente si rilevavano 100-130 abusi. Le
domande di condono sono state 10.500, quasi tutte evase dal comune
con esito negativo e quindi relative a case che devono essere
demolite senza alcuna via di scampo. «Un contesto di illegalità
diffusa e tangibile - dice Legambiente. Nulla, infatti, è più
tangibile di una casa. Eppure gli abbattimenti, previsti dalla legge
come un obbligo, non certo come una facoltà, per i Comuni restano al
palo». Il riferimento è al Comune di Palma di Montechiaro indicato,
come uno dei «casi limite di una Italia abusiva che resiste alle
ruspe, dove un sindaco, pur di non abbattere gli abusi, ha preferito
farsi indagare dalla magistratura, con riferimento chiaro a quanto
accaduto a Stefano Castellino». Il sindaco della città del
Gattopardo si è sempre difeso e chiede di essere sentito anche dopo
la formulazione di nuovi capi di imputazione. L'amministratore è
accusato di falso ideologico, abuso di ufficio e rifiuto di atti di
ufficio. Secondo i Pm imporre lo stop alle ruspe sarebbe stato un
gesto illegittimo, in violazione di legge e dettato da esclusive
finalità elettorali. Castellino, invece, rivendica la sua autonomia
nel decidere i criteri di demolizione e le priorità nell'utilizzo
delle somme in bilancio. I difensori del sindaco Castellino
sostengono l'assoluta inesistenza dei capi d'imputazione. Tra le
altre cose, la gara per le demolizioni di immobili abusivi nel Comune
di Palma è stata espletata dall'ex Provincia nella qualità di
stazione unica appaltante. Ed è stata aggiudicata alla società
«Conpar Srl» di Roma che presto potrebbe iniziare l'opera di
abbattimento dei manufatti non in regola. ( * PA P I *)
agrigentonotizie.it
Affittasi i locali sfitti del Consorzio universitario di Agrigento
„Troppe aule vuote, poche prospettive nell'immediato di far ripartire le lezioni in tutti i locali a disposizione, il Cua decide di cercare un affittuario per nove aule di sua proprietà.L'avviso è stato pubblicato ieri sul sito on line dell'Ente. Le offerte dovranno essere migliorative partendo da un affitto di 30mila euro - si suppone annui - e soprattutto l'attività svolta dentro i locali di via Quartararo dovrà essere destinata unicamente alla didattica. Non una novità, in realtà, dato che la parte della struttura oggi inutilizzata a causa della chiusura o del trasferimento di numerosi corsi di laurea, aveva già concesso degli spazi a delle scuole di formazione professionale, non individuate, però, attraverso un bando. In cerca di "padrone", almeno fino al luglio del 2019, sono in totale nove aule e una sala che può essere adibita a segreteria.Un modo per incassare delle somme ma anche sgravarsi dai costi di funzionamento di una struttura tanto grande quanto vuota. Almeno, per il momento. Il 2019, infatti, potrebbe essere finalmente l'anno del rilancio. Questo anche grazie al ristabilito dialogo con l'Università di Palermo, che, forte delle nuove regole sulla governance e dello ristabilito equilibrio rispetto al "dare-avere" con il Consorzio potrebbe riportare in città i corsi di Giurisprudenza e Architettura."Affittasi i locali sfitti del Consorzio universitario di Agrigento„Intanto il Cua non sembra effettuerà alcun trasloco a breve termine all'interno di Palazzo Tomasi, nel centro storico, struttura concessa dal Comune di Agrigento in cambio di una pesante riduzione della quota societaria annua, scesa a quota 50mila euro. Per trasferire lì segreteria e alcune aule per i master, infatti, sono necessarie delle piccole somme che però al momento non è possibile stanziare per assenza di un bilancio approvato. Lo strumento al momento attende che sia ricostituito il plenum dei revisori dei conti, poi starà all'assemblea dei soci, monca della Camera di commercio, ancora commissariata, approvare."
LA SICILIA
VIABILITA'
Strade chiuse alle 2 ruote
Commissione chiede atti
g.s.)
Strade chiuse alle due ruote o
con traffico pesantemente rallentato, la commissione comunale Lavori
pubblici vuole vederci chiaro.
Nei giorni scorsi la II commissione ha
infatti chiesto alla Polizia locale di Agrigento copia, di tutte le
ordinanze di interdizione emesse negli ultimi mesi e anni. Un elenco
lunghissimo, dato che ad essere coinvolte sono numerose strade della
città: viale Falcone e Borsellino, via del Papavero, via Lombardia,
via Salvatore Campo, via Boris Giuliano, via dei Giacinti,
intersezione tra via Luigi Sturzo e via La Malfa, viale Concordia,
via e piazza San Basilio, via Farag, via Sirio e via Agena, A questi
atti sono stati allegati le richieste specifiche firmate dal settore
Lavori pubblici, che, in larga parte, dicono tutte la stessa medesima
cosa: non esistono le risorse economiche in bilancio, o, almeno, non
ci sono state trasferite. Quindi si chiude. Approccio che 'non nasce
unicamente dalle vicende scaturite dal processo per la morte della
giovane Chiara La Mendola (che ha portato alla condanna di un
dirigente e un funzionario del Comune) ma che certamente risente di
quel clima lì.
Così la commissione nei prossimi
giorni convocherà i vertici del settore Lavori pubblici e Viabilità
per avere risposte e valutare se, davvero, non vi fossero altre
alternative. I consiglieri, inoltre, predisporranno probabilmente un
atto d'indirizzo per impegnare l'amministrazione a stanziare una
somma "congrua perla manutenzione e la messa in sicurezza del
tessuto viario cittadino al fine di evitare provvedimenti drastici e
limitativi a danno della comunità".
Se le ordinanze momentaneamente
sembrano essersi fermate, altre sembrano sul punto di partire, anche
perché il problema resta eccome: oggi il Settore viabilità
necessiterebbe di diversi milioni di euro per gli interventi di
manutenzione (sicuramente più di 4) e lo stanziamento dell'Ente è
in realtà di poche centinaia di migliaia di euro. Nel frattempo le
casse dell'Ente sono letteralmente assediate dai cittadini che
tentano di ottenere risarcimenti danni. Cinque le citazioni in
giudizio firmate solo ieri dal sindaco per difendersi sia dinnanzi al
tribunale civile che davanti al Giudice di Pace.
RICORSO SINDACI TAR SI PRONUNCI DOPO
SEI ANNI
Un commissario per restituire le reti e
gli impianti all'Ambito territoriale ottimale, dopo 6 anni il Tar si
pronuncia, ma non c'è più niente di cui discutere. Quando la
giustizia amministrativa non è al passo con il lineare svolgimento
del tempo.
Il Tribunale amministrativo regionale,
pochi giorni fa, ha infatti dichiarato perento il ricorso presentato
nel 2012 dai comuni di Alessandria della Rocca, Aragona, Bivona,
Burgio, Camastra, Cammarata, Cianciana, Joppolo Giancaxio, Lampedusa
e Linosa, Menfi, Montevago, Palma di Montechiaro, Sambuca di Sicilia,
Biagio Platani, Santa Elisabetta, Santa Margherita Belice, S. Angelo
Muxaro, S. Stefano Quisquina e Villafranca Sicula, i quali
contestavano la nomina di un commissario ad acta da parte della
Regione Siciliana "alfine di procedere alla consegna dei
relativi acquedotti, e impianti afferenti al S.l.l alla società di
gestione, Girgenti Acque". Eravamo negli anni del clou d ella
"guerra" con i Comuni ribelli, i quali, nel 2008, avevano
rifiutato di consegnare non le risorse idriche (che sono utilizzabili
con concessione Regionali) ma tutta l'impiantistica intorno ad esse
al gestore privato.
Una "resistenza" eroica,
secondo chi l'ha attuata, che la Regione tentò senza particolare
convinzione di reprimere, nominando diversi commissari che però non
riuscirono a portare a termine il risultato di far applicare
pedissequamente la norma. Così inutile è, guardandolo oggi il
ricorso per impugnare quella nomina, perché se, come dicevamo i
commissari alla fine non servirono quasi a nulla, contestualmente
anche ricorrere al Tar non ha portate alcun vantaggio, considerato
che ci sono voluti 6 anni per sentirsi dire "abbiamo scherzato".
Tutto è rimasto alla fine uguale a sé stesso, con i comuni
"ribelli" che hanno continuato ad autogestirsi, e gli altri
che speravano di ottenere l'acqua necessaria per i propri cittadini.
Così forse sono proprio questi ultimi ad aver pagato il conto più
salato, come del resto spiegava una commissione nominata proprio
dalla Regione, la quale ha scritto che la mancata consegna delle
"fonti di approvvigionamento esistenti nel territorio al
soggetto gestore ... contribuisce alla necessità di un maggiore
bisogno di risorse che devono essere acquistate da Siciliacque Spa".
Il 40,1%, contro il 6% degli altri gestori su scala nazionale.
GIOACCHINO SCHICCHI
PUBBLICATO UN AVVISO PER 9 STANZE
DEDICATE ALLA DIDATTICA E UNA PER SEGRETERIA
Il Cua cerca inquilini per
aule...deserte.
g.s.) A.A.A. cercansi enti interessati
per locali del Consorzio universitario. Suona più o meno così
ravviso diffuso nei giorni scorsi dal Polo universitario che sta
appunto cercando enti pubblici o associazioni interessate alla
concessione in uso e alla gestione di 9 aule didattiche più una
adibita a segreteria nella sede di via Quartararo. Le condizioni sono
chiare: i locali devono essere utilizzati solo per attività
didattica, e la durata del contratto potrà essere fino a luglio del
2019. Tutto sarà a carico dell'affittuario, il quale dovrà
garantire i costi di manutenzione ordinaria, il mantenimento de
locali in una condizione di decoro eccetera, mentre, come in
qualunque contratto di affitto, gli altri costi sono a carico del
polo. Una necessità quella di mettere m affitto i locali
inutilizzati (una parte erano già stati occupati percorsi di
formazione, la restante sono stati restituiti al Libero consorzio per
ospitare un liceo musicale) che nasce probabilmente anche per una
questione economica (la base per offerte migliorative sul canone e di
30mila euro) e che si inserisce in un momento di perenne
trasferimento (mai avviato) nel nuovi locali di Piano Sanzo,
all'interno di Palazzo Tomasi.
Uno spostamento di una parte delle aule
che attualmente è bloccato per questioni economiche e organizzative:
il Cua dovrebbe stanziare comunque delle risorse per effettuare
l'operazione, ma attualmente non riesce ad approvare il bilancio per
assenza del plenum dei revisori dei conti, che sono stati individuati
solo recentemente e devono ancora insediarsi.
Sempre in tema di questioni
finanziarie, qualche buona notizia potrebbe arrivare per il futuro.
Spirerebbero infatti venti di pace tra il Cua e Unipa, dopo gli anni
burrascosi già trascorsi. Come più volte annunciato Palermo sarebbe
infatti pronto a riaprire qui i corsi di Architettura e
Giurisprudenza quando le questioni finanziarie in sospeso dovessero
ritenersi definitivamente risolte.