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rassegna stampa del 25 settembre 2018

Livesicilia.it

Ex province, torna la Delrio 

Voto a novembre, anche se...

 Le provincie andranno al voto. La data non è ancora definita ma stando al disegno di legge deliberato dalla giunta regionale l'elezione degli organi dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane sarà nel mese di novembre. Gli elettori delle ex province saranno i sindaci e i consiglieri. Dopo anni di braccio di ferro fra la Regione e lo Stato, in Sicilia si applicheranno delle regole identiche a quelle fissate dalla legge Delrio. Il governo regionale, infatti, ha deciso di adeguare le norme siciliane alla sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittima la previsione di elezioni dirette. La giunta ha approvato il ddl che regola l'elezione delle province dopo anni di commissariamento e tentativi di elezioni. Adesso il testo passa all'Ars dove i tempi sono stretti. L'Assemblea regionale siciliana, infatti, presto sarà chiamata ad approvare l'assestamento di bilancio. Entro il mese di novembre poi, il governo prevede di presentare il ddl per la manovra finanziaria. Così, perché si possano celebrare le elezioni degli enti di area vasta l'approvazione dovrà arrivare entro il primi di ottobre. Il progetto di legge infatti fissa altri due limiti temporali: le elezioni vanno convocate almeno 45 giorni prima e si devono celebrare di domenica. L'ultima domenica di novembre cade il 25. Quindi, entro il 10 ottobre la legge dovrebbe essere in vigore e il decreto per l'indizione delle elezioni emanato. Insomma, i tempi per rispettare la data fissata dalla delibera adesso sono strettissimi e non si può escludere che il voto slitti ancora, rendendo necessaria una nuova proroga dei commissariamenti.
Ma per cosa si voterà nello specifico? Attraverso un sistema elettorale ponderato i sindaci di ogni comune voteranno i presidenti dei Liberi consorzi. Non potranno essere eletti i sindaci a cui il mandato scadrà a un anno e mezzo dal momento delle votazioni. Le elezioni, poi, non riguarderanno i sindaci delle città metropolitane e quindi di Palermo, Catania e Messina. In questi tre casi il sindaco dell'ente di secondo livello è il sindaco del Comune capoluogo.
Le elezioni per le ex province riguardano poi gli organi collegiali, i consigli. In questo caso gli elettori sono i consiglieri comunali e i sindaci. Loro stessi possono essere eletti fino a quando sono in carica. Nei liberi consorzi con popolazione sotto i 300mila abitanti e quindi nelle ex province di Enna e Caltanissetta i consiglieri sono dieci. Il numero dei componenti del Consiglio dei liberi consorzi sale a dodici negli enti di area vasta con popolazione fra i 300mila e i 700mila abitanti e quindi ad Agrigento, Trapani Ragusa e Siracusa. Il consiglio metropolitano di Messina sarà composto da 14 componenti, dato che la provincia messinese conta meno di 800mila abitanti. I Consigli metropolitani di Palermo e Catania infine avranno 18 consiglieri.
Adesso i movimenti politici e civici possono riscaldare i motori per le elezioni.Infatti, il disegno di legge disegna anche il sistema con il quale si andrà a voto. Per candidarsi a presidente del libero consorzio occorre che le candidature siano firmate da almeno il 15 per cento degli aventi diritto al voto. Poi si devono formare le liste dei candidati al Consiglio. Le liste possono essere composte da un numero pari a quello dei consiglieri da eleggere e nessuno dei due sessi può superare il 60 per cento dei componenti. Per presentare una lista occorre avere un numero di firme pari al 5 per cento dei votanti. Si potrà dare il voto sia alla lista sia al candidato. I seggi saranno attribuiti con il metodo proporzionale ai candidati che avranno preso più voti. I voti, come detto saranno ponderati rispetto alla popolazione di ciascun Comune e così le città più grosse la faranno da padrone. Certamente però, per la politica, l'occasione è ghiotta e c'è ragione di credere che sia già partita la corsa ai posizionamenti.

Giornale di sicilia

Fauna da salvare, il centro potrà riaprire

L'ex Provincia accelera l'iter per la riapertura del Centro di Recupero della Fauna Selvatica di Cattolica Eraclea, chiuso da oltre un anno e nel quale sono stati curati centinaia di animali feriti, in particolare uccelli e tartarughe marine. Con determinazione del direttore del settore Ambiente, Achille Contino è stato approvato, infatti, lo schema di comodato d'uso dei locali e delle attrezzature dell'ex casello (più noto come Casa Cantoniera) di proprietà del Libero Consorzio di Agrigento lungo la Strada Provinciale 29 Raffadali - Cattolica Eraclea che per oltre un decennio è stato sede del centro di recupero. La struttura sarà affidata in comodato d'uso gratuito (con le spese di manutenzione ordinaria a carico dell'affidatario), all'associazione "Carett a Carett a" dopo la firma del contratto di comodato. La determinazione fa seguito alla direttiva del commissario straordinario, Girolamo Alberto Di Pisa. Un passo in avanti notevole, dunque, per garantire la riapertura di una struttura importante sia per prestare soccorso agli animali feriti in seguito a vari eventi traumatici (colpi di arma a fuoco, investimenti, catture occasionali, come nel caso delle tartarughe marine), sia nell'ottica più generale del potenziamento del Tartalife e di tutte le iniziative di promozione e valorizzazione del territorio. Già nei giorni scorsi il dirigente della Ripartizione Faunistico Venatoria della Regione Sicilia aveva espresso parere favorevole per l'affidamento del Centro all'associazione "C a re t - ta Caretta". Una volta confermata la riapertura, sarà così colmato un vuoto enorme creato a livello provinciale (e non solo) dalla chiusura del Centro, punto di riferimento in tutta la Sicilia centro meridionale per volontari, funzionari, semplici cittadini e quanti altri a vario titolo hanno avuto a cuore in tutti questi anni la sorte degli animali selvatici, e in particolare delle tartarughe marine, per il cui soccorso erano state acquistate grazie a fondi comunitari attrezzature all'avanguardia per la cura e la riabilitazione degli esemplari catturati accidentalmente con reti o palangari o feriti dalle eliche di imbarcazioni. L'attenzione della Provincia su questo argomento è massima.

Buco al Comune, Firetto risponde
L'ex sindaco di Porto Empedocle è stato ascoltato dai pm per due ore Poi è stata la volta di Alesci che ha chiesto un rinvio dell'interrogatorio

Oltre due ore davanti ai magistrati. Il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, è arrivato in Procura attorno alle 16,45, un quarto d'ora prima dell'orario fissato per il suo interrogatorio davanti ai pubblici ministeri Simona Faga e Chiara Bisso che gli contestano tre ipotesi di falso relative alla stesura del bilancio del Comune di Porto Empedocle che ha amministrato per due mandati. Firetto si è presentato all'a ppuntamento in Procura insieme al suo difensore di fiducia, l'avvocato Angelo Farruggia, e ha risposto per oltre due ore alle domande che gli sono state formulate dai pubblici ministeri, fornendo la sua versione e tentando di giustificare le contestazioni che gli vengono mosse. «Ha risposto serenamente ai chiarimenti chiesti dai magistrati - ha detto Farruggia - e confidiamo in un esito positivo del procedimento». Nessuna dichiarazione da parte di Firetto che aveva commentato la vicenda dopo avere ricevuto l'avviso di garanzia, dando per primo la notizia e dicendosi «sereno e certo della correttezza e trasparenza del mio operato». Il verbale di interrogatorio, al quale ha partecipato anche il tenente colonnello della Guardia di Finanza, Fabio Sava, è stato secretato. A Firetto, all'ex dirigente dei servizi finanziari del Comune, Salvatore Alesci, e a sei revisori dei conti che si sono alternati dal 2012 al 2014, viene contestato di avere alterato i bilanci, facendo risultare che le misure compensative dell'Enel per il rigassificatore, peraltro mai realizzato, fossero superiori a quelle effettivamente erogate. In questo modo, sostiene l'accusa, avrebbero occultato un buco di 3 milioni di euro ed evitato le sanzioni previste per i Comuni che non rispettano il Patto di stabilità. Attorno alle 19,15, in un palazzo di giustizia ormai deserto, il sindaco è uscito ed è andato via. Dopo Firetto, è toccato ad Alesci comparire davanti ai pm. Il suo difensore, l'avvocato Antonino Gaziano, ha però chiesto un rinvio d e l l ' i n t e r rog a t o r i o. Pare che dietro la scelta difensiva di non rispondere subito alle domande dei pm, vi sarebbe l'e s igenza di consultare un'informat iva depositata agli atti del processo contabile che potrebbe essere in qualche modo connessa con l'i ndagine penale. Nelle scorse settimane Firetto e Alesci sono stati assolti dall'a cc usa di avere procurato un danno erariale utilizzando in maniera impropria delle somme erogate dalla Cassa depositi e prestiti. I fondi versati dalla multinazionale, a titolo di compensazione, sarebbero stati di gran lunga inferiori a quelli inseriti nell'a pposito capitolo delle entrate, con la conseguenza che sarebbe stato occultato un «buco» di bilancio di circa 3 milioni di euro che, qualora dichiarato, avrebbe fatto scattare le sanzioni previste dai Comuni per il mancato rispetto del Patto di stabilità che impone, in sostanza, che lo strumento finanziario degli enti venga chiuso con una parità fra entrate e uscite. In caso di violazione di questa norma scatta una «mannaia» per gli enti che si vedono bloccare assunzioni, stabilizzazione, spese corrente e persino la possibilità di contrarre mutui e accedere al credito. Insomma, una sostanziale frenata nell'attività amministrativa che spinge tutti i sindaci a fare il possibile e l'impossibile per rientrare nei limiti. In questo caso, secondo l'accusa, si sarebbe andati oltre perché era impossibile rientrare e sarebbe stata gonfiata la voce relativa all'erogazione delle misure compensat ive. Otto, in tutto, gli indagati. Oltre a Firetto e Alesci sono finiti sotto inchiesta i componenti dei collegi dei revisori dei conti degli anni 2012, 2013 e 2014. Si tratta di Francesco Maria Coppa, Rosetta Prato, Carmelo Presti, Enrico Fiannaca, Ezio Veneziano ed Ennio Saeva. I pm li hanno convocati per oggi. ( *G ECA* )

le vie dei tesori. Agrigento ultima in Sicilia

Sono circa duemila le visite ai beni Agrigento aperti in occasione della manifestazione «Le vie dei tesori», inaugurata la scorsa settimana, quando la Città dei Templi ha raggiunto lo stesso risultato. Se da un lato questi numeri dimostrano che Agrigento ha tanto da offrire, oltre al Parco archeologico della Valle dei templi, dall'altro lato la città si stabilisce all'ultimo posto nella classifica dei visitatori tra i capoluoghi siciliani che hanno partecipato a questa iniziativa, la quale permette di visitare a poco prezzo i luoghi meno conosciuti, fuori dai soliti itinerari turistici. Per la seconda settimana infatti Agrigento non riesce a superare le duemila visite nonostante i beni visitabili siano ben 17, superata da Caltanissetta che invece, seppur con un numero inferiore di luoghi aperti, ha raccolto 2500 visite circa. I turisti e i cittadini di Agrigento hanno però potuto ammirare le bellezze nascoste di una città che ha appunto da offrire ben altro oltre alla Valle dei templi, luogo che fa da traino al turismo della provincia agrigentina e che negli ultimi anni ha battuto ogni record. Il Parco archeologico, in generale, però è protagonista anche di questo risultato, in quanto ad essere aperti con l'offerta turistica de «Le vie dei tesori» sono anche gli scavi dell'area romana, da poco scoperta e ancora tutta da esplorare anche dagli stessi agrigentini che vogliono conoscere le bellezze nascoste sottoterra e il famoso teatro ellenistico, una delle maggiori scoperte nazionali degli ultimi anni, dove sono in corso i lavori che mirano a scavare in profondità per portare alla luce un teatro storico. Negli anni sono stati già ritrovati reperti e maschere che hanno arricchito l'esposizione visitabile a pochi passi dal teatro, divenuto, oltre che luogo di scavi, anche luogo di attrazione turistica, secondo un progetto che mira ad informare i cittadini sullo stato dei lavori della grande scoperta avvenuta due anni, che adesso vede la luce. A ricevere più visite ad Agrigento è stata però la Cattedrale di San Gerlando, il simbolo del centro storico che rinasce anche grazie a don Giuseppe Pontillo direttore dei beni ecclesiastici, oggi visitabile solo in parte ma probabilmente aperta definitivamente nel prossimo febbraio. ( *A DS* )

Libero Consorzio L'ente è a rischio di default Tributi al massimo consentito

Rischiano il default le ex Province. E questo per la mancanza di risorse e di trasferimenti certi da parte della Regione che impediscono a commissari e funzionari di varare i Bilanci di previsione. Ed a farne le spese sono i cittadini che devono subire una sempre crescente pressione fiscale. Il Libero consorzio di Agrigento, infatti, anche per il 2019 ha stabilito di mantenere al massimo le imposte. La decisione è stata presa nei giorni scorsi dal commissario Girolamo Alberto Di Pisa, confermando quanto in realtà già fatto negli anni passati dai suoi predecessori. Le delibere firmate prevedono il mantenimento del +30% sulla tariffa dell'imposta provinciale di trascrizione, il +16% sull'aliquota sulle assicurazioni contro la responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli a motore (esclusi i ciclomotori) e il +5% rispetto al tributo per l'esercizio delle funzioni di tutela, prevenzione ed igiene dell'ambien - te. Per parlare di numeri, tra il 2014 e il 2017 l'ente ha previsto di percepire 14.051.175 euro dalla Rca e 7.457.889 euro dal gettito derivante dall'impo - sta di trascrizione. Somme importanti, ma non bastevoli per tenere «in piedi» il bilancio. ( * PA P I * )


Report di Legambiente Abusivismo in provincia Richieste di condono record

Legambiente Sicilia «punta» i riflettori sull'abusivismo edilizio e realizza un dossier per spiegare, provincia per provincia, cosa è successo negli anni. Il report è stato chiamato «Abbatti l'abuso» ed è dedicato alle demolizioni delle costruzioni abusive. Un ampio capitolo è rivolto alla Provincia di Agrigento dove, oltre all'abusivismo della Valle, vengono riportati i casi di Realmonte, Licata, Lampedusa e Palma di Montechiaro. Il passaggio su Agrigento è rapido: le demolizioni nella Valle dei Templi degli anni '90 come inizio di un percorso virtuoso, poi interrotto, il «caso Licata» ma soprattutto lo stop alle ruspe a Palma di Montechiaro, dove il sindaco «pur di non abbattere gli abusi, ha preferito farsi indagare dalla magistratura - scrive Legambiente nel report». L'incipit è dato da una relazione del Procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, che durante una giornata dedicata agli eco-reati aveva rivelato che attualmente in provincia pendono dentro i cassetti dei Comuni oltre 36mila istanze di condono. Di queste - dice lo studio - 9.998 sono nel comune di Palma di Montechiaro, con una media di 1,2 per famiglia. Stessa cosa a Licata, dove le case realizzate senza licenza sono 17mila, anche qui 1,2 a famiglia, su un territorio di 180 chilometri quadrati. Di queste, 400 sorgono entro la fascia d'inedificabilit à assoluta dei 150 metri dal mare e la gran parte risale agli anni ottanta e novanta, quando a fronte di 150 - 200 concessioni edilizie, contestualmente si rilevavano 100-130 abusi. Le domande di condono sono state 10.500, quasi tutte evase dal comune con esito negativo e quindi relative a case che devono essere demolite senza alcuna via di scampo. «Un contesto di illegalità diffusa e tangibile - dice Legambiente. Nulla, infatti, è più tangibile di una casa. Eppure gli abbattimenti, previsti dalla legge come un obbligo, non certo come una facoltà, per i Comuni restano al palo». Il riferimento è al Comune di Palma di Montechiaro indicato, come uno dei «casi limite di una Italia abusiva che resiste alle ruspe, dove un sindaco, pur di non abbattere gli abusi, ha preferito farsi indagare dalla magistratura, con riferimento chiaro a quanto accaduto a Stefano Castellino». Il sindaco della città del Gattopardo si è sempre difeso e chiede di essere sentito anche dopo la formulazione di nuovi capi di imputazione. L'amministratore è accusato di falso ideologico, abuso di ufficio e rifiuto di atti di ufficio. Secondo i Pm imporre lo stop alle ruspe sarebbe stato un gesto illegittimo, in violazione di legge e dettato da esclusive finalità elettorali. Castellino, invece, rivendica la sua autonomia nel decidere i criteri di demolizione e le priorità nell'utilizzo delle somme in bilancio. I difensori del sindaco Castellino sostengono l'assoluta inesistenza dei capi d'imputazione. Tra le altre cose, la gara per le demolizioni di immobili abusivi nel Comune di Palma è stata espletata dall'ex Provincia nella qualità di stazione unica appaltante. Ed è stata aggiudicata alla società «Conpar Srl» di Roma che presto potrebbe iniziare l'opera di abbattimento dei manufatti non in regola. ( * PA P I *)

agrigentonotizie.it
Affittasi i locali sfitti del Consorzio universitario di Agrigento
„Troppe aule vuote, poche prospettive nell'immediato di far ripartire le lezioni in tutti i locali a disposizione, il Cua decide di cercare un affittuario per nove aule di sua proprietà.L'avviso è stato pubblicato ieri sul sito on line dell'Ente. Le offerte dovranno essere migliorative partendo da un affitto di 30mila euro - si suppone annui - e soprattutto l'attività svolta dentro i locali di via Quartararo dovrà essere destinata unicamente alla didattica. Non una novità, in realtà, dato che la parte della struttura oggi inutilizzata a causa della chiusura o del trasferimento di numerosi corsi di laurea, aveva già concesso degli spazi a delle scuole di formazione professionale, non individuate, però, attraverso un bando. In cerca di "padrone", almeno fino al luglio del 2019, sono in totale nove aule e una sala che può essere adibita a segreteria.Un modo per incassare delle somme ma anche sgravarsi dai costi di funzionamento di una struttura tanto grande quanto vuota. Almeno, per il momento. Il 2019, infatti, potrebbe essere finalmente l'anno del rilancio. Questo anche grazie al ristabilito dialogo con l'Università di Palermo, che, forte delle nuove regole sulla governance e dello ristabilito equilibrio rispetto al "dare-avere" con il Consorzio potrebbe riportare in città i corsi di Giurisprudenza e Architettura."Affittasi i locali sfitti del Consorzio universitario di Agrigento„Intanto il Cua non sembra effettuerà alcun trasloco a breve termine all'interno di Palazzo Tomasi, nel centro storico, struttura concessa dal Comune di Agrigento in cambio di una pesante riduzione della quota societaria annua, scesa a quota 50mila euro. Per trasferire lì segreteria e alcune aule per i master, infatti, sono necessarie delle piccole somme che però al momento non è possibile stanziare per assenza di un bilancio approvato. Lo strumento al momento attende che sia ricostituito il plenum dei revisori dei conti, poi starà all'assemblea dei soci, monca della Camera di commercio, ancora commissariata, approvare."


LA SICILIA
VIABILITA' Strade chiuse alle 2 ruote Commissione chiede atti g.s.)
Strade chiuse alle due ruote o con traffico pesantemente rallentato, la commissione comunale Lavori pubblici vuole vederci chiaro. Nei giorni scorsi la II commissione ha infatti chiesto alla Polizia locale di Agrigento copia, di tutte le ordinanze di interdizione emesse negli ultimi mesi e anni. Un elenco lunghissimo, dato che ad essere coinvolte sono numerose strade della città: viale Falcone e Borsellino, via del Papavero, via Lombardia, via Salvatore Campo, via Boris Giuliano, via dei Giacinti, intersezione tra via Luigi Sturzo e via La Malfa, viale Concordia, via e piazza San Basilio, via Farag, via Sirio e via Agena, A questi atti sono stati allegati le richieste specifiche firmate dal settore Lavori pubblici, che, in larga parte, dicono tutte la stessa medesima cosa: non esistono le risorse economiche in bilancio, o, almeno, non ci sono state trasferite. Quindi si chiude. Approccio che 'non nasce unicamente dalle vicende scaturite dal processo per la morte della giovane Chiara La Mendola (che ha portato alla condanna di un dirigente e un funzionario del Comune) ma che certamente risente di quel clima lì. Così la commissione nei prossimi giorni convocherà i vertici del settore Lavori pubblici e Viabilità per avere risposte e valutare se, davvero, non vi fossero altre alternative. I consiglieri, inoltre, predisporranno probabilmente un atto d'indirizzo per impegnare l'amministrazione a stanziare una somma "congrua perla manutenzione e la messa in sicurezza del tessuto viario cittadino al fine di evitare provvedimenti drastici e limitativi a danno della comunità". Se le ordinanze momentaneamente sembrano essersi fermate, altre sembrano sul punto di partire, anche perché il problema resta eccome: oggi il Settore viabilità necessiterebbe di diversi milioni di euro per gli interventi di manutenzione (sicuramente più di 4) e lo stanziamento dell'Ente è in realtà di poche centinaia di migliaia di euro. Nel frattempo le casse dell'Ente sono letteralmente assediate dai cittadini che tentano di ottenere risarcimenti danni. Cinque le citazioni in giudizio firmate solo ieri dal sindaco per difendersi sia dinnanzi al tribunale civile che davanti al Giudice di Pace.

RICORSO SINDACI TAR SI PRONUNCI DOPO SEI ANNI
   Un commissario per restituire le reti e gli impianti all'Ambito territoriale ottimale, dopo 6 anni il Tar si pronuncia, ma non c'è più niente di cui discutere. Quando la giustizia amministrativa non è al passo con il lineare svolgimento del tempo. Il Tribunale amministrativo regionale, pochi giorni fa, ha infatti dichiarato perento il ricorso presentato nel 2012 dai comuni di Alessandria della Rocca, Aragona, Bivona, Burgio, Camastra, Cammarata, Cianciana, Joppolo Giancaxio, Lampedusa e Linosa, Menfi, Montevago, Palma di Montechiaro, Sambuca di Sicilia, Biagio Platani, Santa Elisabetta, Santa Margherita Belice, S. Angelo Muxaro, S. Stefano Quisquina e Villafranca Sicula, i quali contestavano la nomina di un commissario ad acta da parte della Regione Siciliana "alfine di procedere alla consegna dei relativi acquedotti, e impianti afferenti al S.l.l alla società di gestione, Girgenti Acque". Eravamo negli anni del clou d ella "guerra" con i Comuni ribelli, i quali, nel 2008, avevano rifiutato di consegnare non le risorse idriche (che sono utilizzabili con concessione Regionali) ma tutta l'impiantistica intorno ad esse al gestore privato. Una "resistenza" eroica, secondo chi l'ha attuata, che la Regione tentò senza particolare convinzione di reprimere, nominando diversi commissari che però non riuscirono a portare a termine il risultato di far applicare pedissequamente la norma. Così inutile è, guardandolo oggi il ricorso per impugnare quella nomina, perché se, come dicevamo i commissari alla fine non servirono quasi a nulla, contestualmente anche ricorrere al Tar non ha portate alcun vantaggio, considerato che ci sono voluti 6 anni per sentirsi dire "abbiamo scherzato". Tutto è rimasto alla fine uguale a sé stesso, con i comuni "ribelli" che hanno continuato ad autogestirsi, e gli altri che speravano di ottenere l'acqua necessaria per i propri cittadini. Così forse sono proprio questi ultimi ad aver pagato il conto più salato, come del resto spiegava una commissione nominata proprio dalla Regione, la quale ha scritto che la mancata consegna delle "fonti di approvvigionamento esistenti nel territorio al soggetto gestore ... contribuisce alla necessità di un maggiore bisogno di risorse che devono essere acquistate da Siciliacque Spa". Il 40,1%, contro il 6% degli altri gestori su scala nazionale. GIOACCHINO SCHICCHI

PUBBLICATO UN AVVISO PER 9 STANZE DEDICATE ALLA DIDATTICA E UNA PER SEGRETERIA
Il Cua cerca inquilini per aule...deserte. g.s.) A.A.A. cercansi enti interessati per locali del Consorzio universitario. Suona più o meno così ravviso diffuso nei giorni scorsi dal Polo universitario che sta appunto cercando enti pubblici o associazioni interessate alla concessione in uso e alla gestione di 9 aule didattiche più una adibita a segreteria nella sede di via Quartararo. Le condizioni sono chiare: i locali devono essere utilizzati solo per attività didattica, e la durata del contratto potrà essere fino a luglio del 2019. Tutto sarà a carico dell'affittuario, il quale dovrà garantire i costi di manutenzione ordinaria, il mantenimento de locali in una condizione di decoro eccetera, mentre, come in qualunque contratto di affitto, gli altri costi sono a carico del polo. Una necessità quella di mettere m affitto i locali inutilizzati (una parte erano già stati occupati percorsi di formazione, la restante sono stati restituiti al Libero consorzio per ospitare un liceo musicale) che nasce probabilmente anche per una questione economica (la base per offerte migliorative sul canone e di 30mila euro) e che si inserisce in un momento di perenne trasferimento (mai avviato) nel nuovi locali di Piano Sanzo, all'interno di Palazzo Tomasi. Uno spostamento di una parte delle aule che attualmente è bloccato per questioni economiche e organizzative: il Cua dovrebbe stanziare comunque delle risorse per effettuare l'operazione, ma attualmente non riesce ad approvare il bilancio per assenza del plenum dei revisori dei conti, che sono stati individuati solo recentemente e devono ancora insediarsi. Sempre in tema di questioni finanziarie, qualche buona notizia potrebbe arrivare per il futuro. Spirerebbero infatti venti di pace tra il Cua e Unipa, dopo gli anni burrascosi già trascorsi. Come più volte annunciato Palermo sarebbe infatti pronto a riaprire qui i corsi di Architettura e Giurisprudenza quando le questioni finanziarie in sospeso dovessero ritenersi definitivamente risolte.

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