Ilfattoquotidiano.it
Ponti e Gallerie, le Province mappano le urgenze:
"Su 2mila opere necessari interventi immediati. Ma non abbiamo
soldi"
Ci sono 1.918 ponti, viadotti e gallerie gestiti
da 76 Province italiane che necessitano
di interventi urgenti in quanto già
soggetti a limitazione del traffico o
della portata, se non chiusi. E servono"almeno
730 milioni" per rimetterli a nuovo, cioè l'intero
ammontare degli investimenti a disposizione lo scorso anno degli enti
intermediari cancellati, sulla carta, dalla legge
Delrio ma che continuano a gestire anche 5.200
scuole di secondo grado con 2,5 milioni di studenti
ospitati ogni giorno nelle aule. E come se non bastassero le
quasi 2000 opere sulle quali è necessario intervenire nel breve
periodo, ce ne sono altre 14.089 da
sottoporre a indagini tecnico-diagnostiche: un
monitoraggio per il quale sono necessari altri 566
milioni di euro.
I dati e le situazioni più complicate, regione per
regione
I numeri allarmanti sono contenuti nella
mappatura effettuata dall'Unione delle Province italiane in
seguito all'input arrivato dal ministero delle
Infrastrutture in seguito al crollo del Ponte
Morandi di Genova. Il monitoraggio richiesto
dai Provveditori regionali alle Opere pubbliche sulle 30mila
opere infrastrutturali in gestione a 76 Province -
sono escluse quelle autonome e le Città metropolitane - ha
restituito una fotografia limpida della situazione che vede
la Lombardia e il Piemonte in
cima alle zone con il maggior numero di "priorità
1" negli interventi, rispettivamente
con 334 e 328 ponti
e gallerie che richiedono interventi urgenti. Situazione complicata,
in termini assoluti, anche in Calabria (174
opere), Campania (171) e Puglia (153).
Mentre va meglio nel Lazio (47) e in Veneto,
dove sono solo 23. A questi dati, si legge
nelle tabelle aggregate su base regionale, bisogna aggiungere altre
4.013 opere già sottoposte all'attenzione delle
Province oltre alle "priorità 1", con un quadro chiaro
dei lavori necessari e anche il loro
ammontare: poco più di 1,7 miliardi di euro.
La lunga lista di interventi riguarda in particolare Lombardia e
Puglia che raggruppano circa il 25 per cento di
questi ponti, viadotti e gallerie. A seguire Toscana (632)
ed Emilia-Romagna, che è la regione al primo
posto nella tabella delle opere da sottoporre a monitoraggio
con 2.095 infrastrutture in attesa di
accertamenti.
Servono oltre 3 miliardi. Upi: "Pronti a collaborare con
il governo"
Ammontare totale del costo tra "priorità
1", altre opere già sottoposte e quelle in attesa di monitoraggio
da parte dell'ente intermedio tra Regioni e Comuni? Tre
miliardi e 20 milioni di euro. Soldi che le Province non
hanno. "Il governo ha recentemente detto che bisogna partire con
gli investimenti, con particolare attenzione alla manutenzione delle
opere. Non il Tav né le altri Grandi
opere ma quelle dei territori - spiega
a Ilfattoquotidiano.it Achille Variati,
presidente dell'Upi - Noi siamo pronti a
collaborare e lo abbiamo dimostrato prendendo sul serio
il monitoraggio voluto dal ministero delle Infrastrutture dopo la
tragedia del viadotto Polcevera". Che lancia la proposta: "Il
veicolo legislativo nel quale stanziare i fondi,
almeno per gli interventi di "priorità 1", potrebbe essere lo
stesso Decreto Genova quando approderà in
Parlamento". Anche perché, sottolinea Variati, una certa
urgenza ce l'hanno anche le 14mila opere per le quali sono
necessarie indagini tecnico-diagnostiche: "Su quei ponti, gallerie
e viadotti le conoscenze sono scarse,
servono perizie. Parliamo di infrastrutture che
hanno mediamente 40-50 anni e, diciamolo
chiaramente, possono nascondere insidie gravissime per
i cittadini".
Le richieste dell'Upi: "Aumentare fondo per
manutenzione straordinaria"
Poi, l'attenzione si
sposterà sulla legge di Bilancio. L'Upi si
augura che nella manovra ci sia uno "stanziamento a regime di 280
milioni di euro per superare lo squilibrio di parte
corrente", consentendo così il ripristino della ordinaria capacità
di programmazione finanziaria "annullata
dalle manovre finanziarie degli ultimi anni". Ma non solo: le
Province chiedono anche "l'incremento di 1,5
miliardi del fondo di investimenti per opere
di straordinaria manutenzione viaria".
Attualmente, tramite la legge di Bilancio 2015, sono stati
stanziati 300 milioni annui per il periodo
2019-23: "Considerato il patrimonio viario di 130mila
chilometri cui si riferisce, si tratta di una media di
appena 2mila euro a chilometro l'anno". Una
cifra "del tutto insufficiente" e "assolutamente non
paragonabile", denuncia l'Upi, agli "oltre 22mila euro a
chilometro di cui dispone l'Anas per la rete
stradale o ai 120mila euro al chilometro per larete
autostradale".Variati: "Rivedere la legge Delrio
e semplificare"
Un cul-de-sac dal
quale "se ne viene fuori con ragionevolezza",
dice Variati. "Nell'attesa di prendere una decisione definitiva
sulla la legge Delrio, perché questo mi pare necessario, il governo
deve assicurare diritti fondamentali per i
cittadini, c'è di mezzo la sicurezza",
spiega l'ex sindaco di Vicenza. "Vorrei ricordare che non noi, ma
la Corte dei Conti definì i tagli
previsti dalla riforma delle Province "irragionevoli" -
ricorda il presidente dell'Upi - Allora si proceda applicando un
duplice criterio: rivedere la suddivisione seguendo un criterio
geografico ragionevole e allo stesso tempo
semplificare, disboscando le decine di autorità
d'ambito. Intanto, a noi servono soldi perché le strade e
oltre 5mila scuole che ospitano 2,5 milioni di studenti restano sotto
la nostra gestione. E la nostra responsabilità".
Giornale di Sicilia
Emergenza in centro e in periferia
Discariche abusive senza fine
Le bonifiche diventano inutili
L'allarme dell'amministratore dell'Iseda: «Il giorno dopo il nostro intervento le aree vengono invase ancora dai rifiuti»
Concetta Rizzo
Gli operatori ecologici non si fermano e continuano giornalmente, e sistematicamente, a ripulire tutti gli immondezzai che spuntano - praticamente come i funghi - in ogni angolo di strada del centro e della periferia di Agrigento. Non si fermano, però, purtroppo, neanche gli incivili che abbandonano qualunque cosa: non soltanto acchetti ricolmi di immondizia non differenziata, ma anche materassi e vecchi elettrodomestici. I netturbini di Iseda e Sea, solo negli ultimi giorni, hanno ripulito - da cima a fondo - piazza Ugo La Malfa, via Toniolo, via Gioeni, via Esseneto, via Crispi, via Callicratide, via degli Imperatori e tutta la frazione di Villaseta. E per strada, gli operatori ecologici trovano di tutto: dai materassi a vecchi elettrodomestici, sanitari inutilizzabili, rubinetteria, copertoni di auto e camion a spazzatura domestica. «Siamo al punto che alcune zone, anche centrali della città, devono essere bonificate solo il giorno dopo essere state ripulite - ha spiegato, ieri, l'amministratore delegato di Iseda: Giancarlo Alongi - perché i soliti maleducati che, evidentemente, non pagano neanche la Tari, continuano ad operare quanto e come vogliono. Noi continuiamo ad essere fiduciosi -aggiunge Alongi -che il positivo fenomeno della segnalazione degli abusi continui a prendere piede. La parte sana della collettività deve aspirare a questo». Se da un lato dunque, le squadre della polizia municipale continuano - e da qualche giorno lo stanno facendo anche con attrezzature tecnologicamente avanzate -a controllare il territorio e a sanzionare tutti gli sporcaccioni, dall'altro lato dalle aziende - Iseda e Sea - viene, e anche esplicitamente, chiesto alla collettività di collaborare segnalando la presenza di eventuali incivili. Quello che si vuole, di fatto, realizzare è una battaglia completa portata avanti su molteplici fronti. E questo naturalmente con l'unico obiettivo di riuscire ad avere la meglio - arginando i depositi illegali di spazzatura - contro chi sporca e crea degrado sia nel centro cittadino che nelle periferie. I vigili urbani si sono dotati, prendendoli a noleggio e acquistandoli, di nuovi mezzi e attrezzature speciali. Agenti e ispettori hanno, adesso, a disposizione un motociclo conimpianto di registrazione, una telecamera digitale, e un'altra potente ad alta risoluzione con uno zoomtale da consentire di individuare con certezza targhe e volti. (*CR*)
Università, futuro da decifrare
I Cinque Stelle chiedono, in tempi rapidi, la nomina del presidente
del Cda del consorzio. La Cgil: «Bisogna rilanciare l'offerta formativa»
Paolo Picone
Un cambio alla guida del Consorzio universitario agrigentino si potrebbe concretizzare entro fine anno. Attualmente il Consiglio di amministrazione del Cua è presieduto da Pietro Busetta che potrebbe «cedere il posto ad altri» o potrebbe essere confermato a causa di una nuova normativa che ha stravolto lo statuto dei Consorzi universitari in Sicilia. La nuova governance del consorzio universitario di Agrigento è stata sollecitata dal Movimento 5 stelle. Con un'interpellanza urgente, i deputati regionali Matteo Mangiacavallo e Giovanni Di Caro, chiedono al Governo guidato da Nello Musumeci quali provvedimenti intende adottare per garantire in tempi rapidi la nomina del presidente del Cda del consorzio universitario di Agrigento e rilanciare l'offerta formativa sul territorio agrigent ino. «A maggio 2017 - dicono Mangiacavallo e Di Caro - è stato approvato un protocollo di intesa, che ridefiniva le modalità di concessione dei contributi ai consorzi universitari, i criteri di riparto e i rapporti economico-finanziari tra università e consorzi, stabilendone la governance e gli obiettivi dell'offerta formativa. L'intesa è stata siglata dall'allora assessore regionale per l'istruzione e la formazione professionale, dall'assessore regionale per l'economia e dai rettori delle università di Catania, Palermo e Messina». «A maggio di quest'anno - proseguono i portavoce - quel protocollo è stato modificato da un decreto dell'assessore all'Istruzione Roberto Lagalla che attribuiva espressamente le unzioni di presidente del consiglio di amministrazione dei medesimi consorzi ad un componente di nomina della Regione». «Con le modifiche avvenute, dunque, le università non decidono più la governance dei consorzi, a deve farlo il Governo, che però non lo ha ancora fatto. Chiediamo - concludono Di Caro e Mangiacavallo - all'assessore Lagalla di procedere in tempi rapidi alla nomina, perché i consorzi universitari non possono restare senza una guida». L'accordo era stato accolto con grande entusiasmo - anzi, il Cua fu tra i promotori della «resistenza» contro il decreto Baccei - ma porterà adesso l'Assessorato regionale a poter scegliere se mantenere l'attuale presidente o sceglierne uno nuovo. Stesso discorso, ovviamente, anche per altri componenti del Cda. Una prospettiva non immediata, dato che comunque sarà necessaria una modifica allo statuto che dovrà essere fatta da tutti i soci «sopravvissuti», compresa la Camera di Commercio, ente commissariato da tempo. Mentre la Cgil di Agrigento, con il suo segretario Massimo Raso ed il segretario aziendale, Matteo Lo Raso, chiedono chiarezza. «Bisogna ridefinire i rapporti tra Cua e Unipa - scrivo - no in una nota congiunta Raso e Lo Raso - per rilanciare definitivamente l'offerta formativa per l'Anno accademico 2019/2020. Il tempo non è una variabile indipendente. Ora basta siamo stanchi di questo teatrino. Chiediamo con forza la nomina del Presidente del Consorzio universitario da parte della Regione, la nomina degli altri due componenti, uno in rappresentanza l'Università di Palermo e l'altro componente in rappresentanza dei soci, il rientro dell'Ex Provincia nella compagine associativa. Sappiamo (dal presidente Busetta) che è stata raggiunta un'intesa di massima tra l'Università di Palermo e gli assessori Lagalla e Armao per la riapertura dei corsi di laurea ad Agrigento. Il riavvicinamento serve se si risolvono definitivamente le annose e storiche questioni del contenzioso - conclude la Cgil - e se si riesce a restituire una "offerta formativa" degna di questo nome agli Studenti della nostra provincia e che serve all'apparato produttivo di questa terra con cui occorre rinforzare il legame». Di fatto il numero degli studenti si assottiglia sempre più. (* PAPI*)
Oggi l'inaugurazione
Mostra su Crispi
Arriva Musumeci
L'evento organizzato dal Libero Consorzio
Appuntamento alle 16 Ci sarà anche il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ad inaugurare oggi, alle 16, insieme al commissario straordinario del Libero Consorzio, Alberto Di Pisa, la mostra di «Ricostruzione storica di vita e di lavoro di Francesco Crispi». All'evento, che si terrà nella Scala Reale dell'Ottocentesco Palazzo della Provincia, parteciperà anche il pronipote di Crispi, Guido Palamenghi. La mostra, che ha il patrocinio gratuito dell'Assemblea Regionale Siciliana e della Presidenza della Regione Siciliana, è stata allestita in occasione dei 200 anni dalla nascita del grande statista siciliano. Si tratta, quindi, di una «vetrina » che ricostruisce gli ambienti di vita e di lavoro del più volte primo ministro del Regno d'Italia, con documenti originali dell'epoca ed effetti personali del dibattuto politico italiano, come ad esempio un elegante orologio da taschino ed una medaglia in bronzo che i siciliani donarono a Crispi in occasione del suo «ottantesimo anno». L'iniziativa del Libero Consorzio, ha lo scopo di rileggere la complessa e controversa parabola crispina e celebrare, così, uno dei personaggi storici, tra i principali protagonisti del Risorgimento italiano, che hanno segnato la nascita dall'Unità d'Italia. Alla manifestazione hanno già aderito diverse associazioni d'Arma e di Corpi; ci saranno, infatti, i bersaglieri della sezione di Agrigento, mentre il servizio di picchetto d'onore sarà curato dai soci della ANPS (Associazione Nazionale Polizia di Stato).
Consorzio universitario
Scienze della mediazione
Si inaugura il corso
Domani mattina, al Consorzio universitario di Agrigento in via Quartararo, nell'aula magna «Luca Crescente», è prevista una cerimonia dedicata all'inizio del corso di laurea in scienze della mediazione linguistica e culturale. Interverranno il Cardinale Francesco Montenegro (vescovo metropolita di Agrigento), il rettore della Lumsa Francesco Bonini, e il professor Delio Miotti dello Svimez. Bonini, in particolare, annuncerà l'avvio di una collaborazione con il Consorzio Universitario di Agrigento per attivare un corso di laurea in scienze della formazione. I lavori avranno inizio alle 9 circa. La partecipazione è aperta a tutti. (*ACAS*)
AGRIGENTOWEB
Università: Governo nomini
presidente Cda consorzio universitario Agrigento
Di Redazione
Da due anni il consorzio universitario
di Agrigento è senza guida. E per questo il M5S con un'interpellanza
urgente, a firma dei deputati regionali Matteo Mangiacavallo e
Giovanni Di Caro, chiede al Governo Musumeci quali provvedimenti
intende adottare per garantire in tempi rapidi la nomina del
presidente del Cda del consorzio universitario di Agrigento e
rilanciare l'offerta formativa sul territorio agrigentino.
"A maggio 2017 - dicono
Mangiacavallo e Di Caro - è stato approvato un protocollo di
intesa, che ridefiniva le modalità di concessione dei contributi ai
consorzi universitari, i criteri di riparto e i rapporti
economico-finanziari tra università e consorzi, stabilendone la
governance e gli obiettivi dell'offerta formativa.
L'intesa è stata siglata dall'allora
assessore regionale per l'istruzione e la formazione professionale,
dall'assessore regionale per l'economia e dai rettori delle
università di Catania, Palermo e Messina". "A maggio di
quest'anno - proseguono - quel protocollo è stato modificato
da un decreto dell'assessore all'Istruzione Roberto Lagalla che
attribuiva espressamente le funzioni di presidente del consiglio di
amministrazione dei medesimi consorzi ad un componente di nomina
della Regione".
"Con le modifiche avvenute, dunque,
le università non decidono più la governance dei consorzi, ma deve
farlo il Governo, che però non lo ha ancora fatto. Chiediamo -
concludono - a Lagalla di procedere in tempi rapidi alla nomina,
perché i consorzi universitari non possono restare senza una guida".
SCRIVOLIBERO
Università Agrigento, M5s: "da
due anni Consorzio senza guida"
By Redazione Scrivo Libero
"Da due anni il consorzio
universitario di Agrigento è senza guida. E per questo il M5S con
un'interpellanza urgente, a firma dei deputati regionali Matteo
Mangiacavallo e Giovanni Di Caro, chiede al Governo Musumeci quali
provvedimenti intenda adottare per garantire in tempi brevi la nomina
del presidente del Cda del consorzio universitario di Agrigento e
rilanciare l'offerta formativa sul territorio agrigentino". A
darne notizia è il M5S.
"A maggio 2017 - dicono
Mangiacavallo e Di Caro - è stato approvato un protocollo di
intesa, che ridefiniva le modalità di concessione dei contributi ai
consorzi universitari, i criteri di riparto e i rapporti
economico-finanziari tra università e consorzi, stabilendone la
governance e gli obiettivi dell'offerta formativa. L'intesa è
stata siglata dall'allora assessore regionale per l'istruzione e
la formazione professionale, dall'assessore regionale per
l'economia e dai rettori delle università di Catania, Palermo e
Messina".
"A maggio di quest'anno -
proseguono - quel protocollo è stato modificato da un decreto
dell'assessore all'Istruzione Roberto Lagalla che attribuiva
espressamente le funzioni di presidente del consiglio di
amministrazione dei medesimi consorzi ad un componente di nomina
della Regione".
"Con le modifiche avvenute, dunque,
le università non decidono più la governance dei consorzi, ma deve
farlo il Governo, che però non lo ha fatto. Chiediamo - concludono
- a Lagalla di procedere in tempi rapidi alla nomina, perché i
consorzi universitari non possono restare senza una guida".
LA SICILIA
CAMPAGNA REGIONALE
Comunicazione pesca, ammesse aziende
agrigentine.
Sciacca. g.re.) Ci sono anche alcune
aziende editoriali agrigentine tra le sessanta facenti parti della
graduatoria definitiva diffusa dall'Assessorato Regionale
dell'Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e
della Pesca Mediterranea, in ordine ad
una campagna di comunicazione per la divulgazione delle attività
previste nel PO FEAMP 2014-2020. La manifestazione di interesse è
dello scorso gennaio, ma solo adesso, dopo una proroga dei tempi di
presentazione delle istanze, l'assessorato ha redatto la graduatoria
definitiva, con la possibilità per strutture editoriali di vario
genere di accedere ad una parte della dotazione finanziaria prevista,
che ammonta a 250 mila euro. Ed è proprio un'azienda agrigentina,
Tele Video Agrigento, a guidare la graduatoria regionale, prima tra
quelle ammesse con il punteggio di nove, a pari merito con agenzie
pubblicitarie e strutture regionali di Palermo e Trapani. Seconda tra
le agrigentine, a133° posto della graduatoria, Arca Srl di Sciacca,
con sei punti, seguita da altre due aziende saccensi, con cinque
punti, Melkart, quarantaduesima, Media Comunication,
quarantaseiesima. Ammesse anche Tele Monte Kronio Sciacca (48°),
Tele Radio Sciacca (54°), Sicilia On Press e Tele Video Sicilia,
entrambe di Favara, rispettivamente alle posizioni 58 e 60. La
dotazione finanziaria prevista potrebbe tenere fuori alcune delle
aziende ammesse, ma non è escluso uno scorrimento che permetterebbe
a tutte le 60 ammesse di potere realizzare i progetti previsti.
L'assessorato regionale agricoltura e pesca vuole realizzare azioni
di informazione del pubblico e dei portatori d'interesse e
condivisione di bestpractice, campagne di sensibilizzazione e
divulgazione quali campagne pubblicitarie ed eventi, sviluppo e
aggiornamento di siti web, piattaforme di parti interessate
nell'intero settore della pesca.
LA DIRIGENTE REGIONALE E STATA
TRASFERITA A CATANIA
Lamagna lascia il Polo museale
g.s) Gioconda Lamagna non è più a
capo del Polo museale di Agrigento. La dirigente regionale è stata
trasferita al Polo regionale di Catania per i siti culturali - parchi
archeologici di Catania e della Valle dell'Aci. A chiedere di essere
spostata ad altro incarico rispetto alla direzione del Polo di
Agrigento è stata la stessa Lamagna, stando a quanto si apprende dal
decreto, firmato nei giorni scorsi dall'Assessorato regionale ai Beni
culturali, che ha annullato l'atto precedente, risalente al 2016.
Perché Lamagna abbia chiesto di andare ad altra sede, ovviamente,
non può saperlo nessuno se non la diretta interessata. Certo è che
i rapporti soprattutto con il personale del museo "Griffo"
erano peggiorati in modo verticale negli ultimi mesi, con la
dirigente al centro di uno scontro frontale con i sindacati autonomi
del personale Regionale come il Sadirs, che tra le altre cose aveva
chiesto la rimozione del dirigente. Nei giorni scorsi si era
consumata l'ultima puntata della guerra in questione, con i custodi
del museo che avevano chiesto di essere trasferiti in massa alla
vicina Valle dei Templi.
VENERDI SEMINARIO AL LIBERO
CONSORZIO
Fondi di rotazione per progettazione
di opere
r.b.) Si intitola "Strumento per
la progettualità: i fondi di progettazione" il seminario in
programma venerdì prossimo, alle 9, nella sala Pellegrino del Libero
consorzio comunale, organizzato dall'Ordine degli Ingegneri di
Agrigento.
Enti pubblici con casse sempre più a
secco e con il carnet di opere pubbliche sempre più scarno. Gli
strumenti per invertire la tendenza ci sono: si tratta dei fondi di
rotazione per la progettazione, concesse alle amministrazioni
centrali, regionali e altre istituzioni. Risorse che usano in pochi.
Per agevolare gli enti in questo percorso, l'Ordine degli Ingegneri
ha organizzato il seminario al quale parteciperanno anche l'assessore
regionale delle Infrastrutture Marco Falcone, il vicepresidente
dell'Ars Roberto Di Mauro, il commissario per il dissesto
idrogeologico in Sicilia Maurizio Croce, il dirigente generale del
Diparti- mento tecnico regionale Salvatore Lizzio e i sindaci di
Aragona Giuseppe Pendolino, di Cammarata, Vincenzo Giambrone, di
Santa Elisabetta, Domenico Gueli. L'incontro si aprirà con i saluti
di Alberto Avenia, presidente dell'Ordine degli Ingegneri di
Agrigento, e di Angela Rizzo, componente del Consiglio dell'Ordine e
coordinatrice della commissione Fondi di progettazione. Di "fondo
rotativo per la progettualità" parlerà Antonio Mancini,
account manager di Cassa depositi e prestiti mentre sarà Maurizio
Croce a sviluppare il tema dei fondi messi a disposizione dalla
Regione Sicilia. Un caso di concreto utilizzo delle risorse in
questione sarà portato all'attenzione della platea da Francesco
Quartana, responsabile dell'area tecnica del Comune di Campofiorito.
Il seminario si concluderà con gli interventi di Marco Falcone e
Roberto Di Mauro.
EMERGENZA RIFIUTI.
Dall'Iseda
lanciano l'allarme: "Le pulizie non durano più di un giorno"
LA BONIFICA DELLE DISCARICHE E UNA
LOTTA CONTRO IL TEMPO.
Discariche abusive, le multe non stanno
svolgendo la dovuta azione di dissuasione nei confronti di chi
inquina.
A dirlo, nero su bianco, sono coloro
che si trovano poi a dover bonificare quanto abbandonato: le ditte
che svolgono il servizio di igiene ambientale, Solo negli ultimi
giorni, gli operai Iseda e Sea sono intervenuti in piazza Ugo La
Malfa, in via Toniolo, via Gioeni, via Esseneto, via Crispi, via
Callicratide, via degli Imperatori e in tutta la frazione di
Villaseta riscontrando l'esistenza di vere e proprie distese
indiscriminate di rifiuti: materassi, vecchi elettrodomestici,
sanitari inutilizzabili, rubinetteria, copertoni di auto e camion a
spazzatura domestica.
Se da un punto di vista della
composizione di queste discariche, tutto sommato, siamo in linea con
quanto avveniva anche in passato, a cambiare sarebbe soprattutto la
frequenza con cui queste si riformano.
"Siamo al punto che alcune zone,
anche centrali della città, devono essere bonificate solo il giorno
dopo essere state ripulite - spiega l' amministratore delegato di
Iseda Giancarlo AIongi -' perché i soliti maleducati che
evidentemente, non pagano neanche la Tari, continua ad operare quanto
e come vogliono. Noi continuiamo ad essere fiduciosi - aggiunge
Alongi che il positivo fenomeno della segnalazione degli abusi,
continui a prendere piede. In questo modo, magari si innescherà un
circuito virtuoso che permetterà a tutti di vivere in un ambiente
migliore. La parte sana della collettività deve aspirare a questo.
Noi facciamo il nostro lavoro ogni giorno e questo la gente lo vede (
i propri occhi ma possiamo ben poco con l'inciviltà di pochi a danno
di molti",
Insomma, il sistema di repressione fin
qui attivato evidentemente non sta funzionando stante che anche in
aree non periferiche gli civili sono liberi di scorrazzare. Che vada
cambiata, una volta per tutte, l'impostazione delle attività di
controllo, andando ad incidere più a monte di come non si sia fatto
finora? La domanda, con la situazione attuale, ci sebra quasi
retorica.