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Ex Province, manca il voto finale
Elezioni fra metà aprile e giugno
La Sicilia si adegua alla normativa nazionale.
PALERMO - L'Assemblea regionale siciliana ha votato tutti gli articoli del ddl sul Liberi consorzi ma non ha approvato definitivamente il testo di legge. L'approvazione finale della legge arriverà martedì, data in cui i deputati si rincontreranno. Passa quasi per intero il testo della legge, così come proposto dal governo e fatto proprio dalla commissione. Slitta ancora il tempo in cui sarà possibile convocare le elezioni. Il disegno originario è stato modificato. Il presidente della Regione potrà convocare le elezioni di secondo grado fra il 15 aprile e il 30 giugno e non nel mese di febbraio come inizialmente previsto.
Il disegno di legge che è stato discusso a Sala d'Ercole prevede l'elezione di secondo livello, da parte dei sindaci e dei consiglieri comunali, degli organi dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane. Il sistema di voto sarà basato su una ponderazione dei voti sulla base della popolazione rappresentata dagli elettori. La discussione è stata blindata. Ogni riformulazione sostanziale che avesse indotto ad un scostamento dalla legge Delrio avrebbe riportato la scure dell'impugnativa sulla legge per le ex Province siciliane. Meglio rispettare la tregua firmata con Roma. Le modifiche al progetto di legge originario, così, sono state poche. Anzitutto non è passato il tentativo governativo previsto di tenere in vita il nome 'province regionali'. Poi sono state modificate le date in cui sarà possibile tenere le elezioni e i poteri dei commissari straordinari sono stati prorogati fino al 31 luglio. Ultima modifica è il tempo entro il quale sarà possibile candidarsi per un sindaco in scadenza: il termine per l'incandidabilità passa da 18 a 12 mesi. In aula si è ricorso più volte al voto segreto e così il Movimento cinque stelle accusa il Partito democratico. "Torna il soccorso rosso per sostenere l'inesistente maggioranza di Musumeci. - afferma la capogruppo del M5S all'Ars, Valentina Zafarana - I voti del Pd hanno evitato che la legge sulle elezioni di secondo livello per le ex Province naufragasse clamorosamente. E questa è tutt'altro che una novità. Il Pd è ormai la stampella cui si appoggia questo governo più che claudicante per tirare a campare. Senza i voti del Pd - sottolinea Zafarana - la legge non avrebbe superato lo scoglio dell'articolo 2. È più che ovvio che Pd e Forza italia si stanno facendo uno scambio di favori in vista delle prossime elezioni europee e comunali di maggio e giugno".
Blogsicilia
Soccorso rosso all'Ars per la legge sulle ex Province, affondo 5 stelle contro il Pd
Via libera all'Ars alla nuova legge, l'ennesima, sulle elezioni di seondo livelo nelle ex Province. la norma si è resa necessaria per sbloccare una situazione di stallo dopo l'impugnativa da parte di Roma sulla precedente norma regionale e per portare al voto dopo oltre cinque anni gli organismi che restano commissariati. Un voto che arriver comunque solo dopo quello nazionale in svolgimento. Ma l'approvazione di una norma 'ponte' scatena lo scontro fra le opposizioni all'Ars. "Torna il soccorso rosso per sostenere l'inesistente maggioranza di Musumeci. I voti del Pd hanno evitato che la legge sulle elezioni di secondo livello per le ex Province naufragasse clamorosamente. E questa è tutt'altro che una novità. Il Pd è ormai la stampella cui si appoggia questo governo più che claudicante per tirare a campare" afferma la capogruppo del M5S all'Ars, Valentina Zafarana, a commento della legge praticamente varata oggi dall'aula (manca solo il voto finale). "Senza i voti del Pd - sottolinea Zafarana - la legge non avrebbe superato lo scoglio dell'articolo 2. È più che ovvio che Pd e Forza italia si stanno facendo uno scambio di favori in vista delle prossime elezioni europee e comunali di maggio e giugno".
Giornale di Sicilia
Provvedimento della Regione
Salgono i compensi per i commissari
Erano bloccati dal 2009, quando con un decreto furono ridotti del 10%
Via libera ad aumenti che vanno da 200 a circa mille euro al mese, a seconda del peso del Comune loro assegnato. Il governo ha aumentato i compensi ai commissari straordinari. Figure a cui sempre più spesso la Regione fa ricorso in questa fase di crisi del sistema degli enti locali. I compensi erano bloccati dal 2009, quando per la verità un decreto dell'allora presidente Lombardo furono ridotti di circa il 10% rispetto a quanto era stato previsto nel 2003. Ora il governo Musumeci, su proposta dell'assessore agli Enti Locali Bernadette Grasso, ha deciso un aumento medio del 20%. Nebeneficeranno i commissari dei Comuni e quelli delle città metropolitane e dei liberi consorzi che hanno sostituito le Province. Il commissario di un Comune con meno di mille abitanti finora ha incassato 840 euro al mese e arriverà 1.008. Il commissario di un Comune con popolazione fra 3 mila e 5 mila abitanti cresce da 1.620 euro a 1.944, quello di un paese fra 5 mila e 10 mila abitanti passa da 2.420 euro a 2.904. Poi ci sono i commissari dei grandi centri: quelli che amministrano cittadine fra 10 mila e 40 mila abitanti crescono da 2.600 a 3.120 euro al mese, quelli che guidano centri fra 40 mila e 100 mila abitanti. Erano bloccati dal 2009, quando con un decreto furono ridotti del 10% vanno da 2.980 a 3.576 euro. Chi amministra città con popolazione compresa fra 100 mila e 250 mila abitanti guadagna oggi 3.350 euro al mese e passa a 4.020. Chi è in città fra i 250 mila e i 500 mila abitanti passa da 3.720 euro a 4.464. E i commissari di città con più di 500 mila abitanti passano da 4.960 euro al mese a 5.952. I commissari dei liberi consorzi più piccoli (fino a 250 mila abitanti) guadagnano oggi 3.350 euro e passano a 4.020. Quelli di enti medi (fino a 500 mila abitanti) passano da 3.720 euro a 4.464. E quelli dei consorzi maggiori crescono da 4.960 euro a 5.952. Gli aumenti sono già stati deliberati dalla giunta e saranno operativi non appena saranno completati gli ultimi passaggi burocratici interni all'assessorato Enti locali. Ogni anno la giunta nomina varie decine di commissari straordinari.
Musica e talenti
Ribera, allievi del Toscanini sui palchi di Roma e New York
Una giovane pianista del Toscanini di Ribera ieri sera in concerto alla Sala Baldini di Roma e il 2 novembre alla Carnegie Hall di New York. La pianista Giuliana Arcidiacono, studentessa laureanda dell'Istituto Toscanini di Ribera al corso accademico di secondo livello tenuto dalla professoressa Mariangela Longo, già vincitrice di diversi premi internazionali (Primo Premio al Marlow Competitive International Festival of Music and Drama di Londra 2017 e al'Al migdala International Musica Competition di Catania 2018) , si è esibita ieri presso la Sala Baldini di Roma insieme al maestro Franco Gaiezza e al maestro Giusy Ines Tuttolomondo, per un evento della stagione concertistica itinerante dell'Istituto in collaborazione con le associazioni Schweitzer di Palermo e La Cantoria di Roma. Il 2 novembre debutterà nella prestigiosa Weill Recital Hall della Carnegie Hall di New York in qualità di vincitrice del Primo Premio al Golden Classical Music Award 2018. Ancora un risultato di prestigio per il Toscanini che negli ultimi anni, con i propri allievi, si è imposto in diverse manifestazioni a carattere nazionale e internazionale. (*GP *)
Polo universitario
La mediazione familiare: convegno nazionale
"La mediazione familiare quale garanzia di effettivita del diritto del minore alla bigenitorialità" è il tema di un convegno nazionale che si svolgerà oggi al Polo Universitario di Agrigento in via Quartararo. Il dibattito, che sarà aperto dai saluti istituzionali del Rettore dell'Universit a+di Palermo, prof. Fabrizio Micari (nella foto), vedra+la partecipazione di autorevoli docenti delle piu+prest igiose universit a+italiane, di mediatori familiari, assistenti sociali, psicologi e avvocati. Seguira una tavola rotonda dal titolo "Focus sul disegno di legge n. 735 - Senato della Repubblica - in materia di "affido condiviso, mantenimento e garanzia di bigenitorialit a+". Promuovono Pierluigi Mazzamuto e Mario Ferrante docenti del corso di studio in Giurisprudenza (sede di Agrigento) dell'Università degli Studi di Palermo. (*ACAS*)
SICILIA24H
Ex Province, 4 anni per recepire la
Delrio
Anche la Sicilia si adegua al resto d'Italia
Approvato questo pomeriggio a Sala
d'Ercole l'intero articolato della legge, che recepisce la
riforma che è già in vigore da tempo in tutto il Paese. Inutili,
perché dichiarati incostituzionali, i tentativi di dotarsi di una
norma regionale
Sono stati necessari quattro anni e
mezzo. Eppure, alla fine, si è tornati al punto di partenza,
esattamente a quel 8 aprile 2014, data in cui è entrata in vigore la
riforma in materia di «città metropolitane, province, unioni e
fusioni di Comuni» targata Graziano Delrio. Quattro anni e mezzo
passati dietro a lunghissimi dibattiti d'Aula e rimandi in
commissione affinché la Sicilia mantenesse la propria autonomia e
avesse una propria riforma delle province.
Tre le norme approvate dal governo
Crocetta e pubblicate in Gazzetta Ufficiale, quando già non esisteva
più l'ombrello della revisione preventiva da parte del Commissario
dello Stato, per poi essere irrimediabilmente impugnate - perché
costantemente incostituzionali - dal governo guidato da Matteo
Renzi. È cronaca dell'altro ieri, ma sembra una vita fa. Nel
frattempo, un referendum costituzionale ha sancito chenulla
cambiasse, affinché tutto potesse cambiare, parafrasando il
capolavoro di Tomasi di Lampedusa, la fine della Seconda Repubblica e
il burrascoso inizio della Terza, all'ombra della quale muoveva i
suoi primi passi anche un nuovo governo dalle parti di Palazzo
d'Orleans.
E poi l'atteso ricorso alla Consulta.
E la bocciatura, definita senza mezzi termini da Musumeci «un'offesa
all'autonomia dei siciliani». È svanito così uno dei più
ambiziosi disegni del governatore, quello a cui aveva puntato per
l'intera campagna elettorale: il ritorno all'elezione diretta per
il presidente della Provincia e il consiglio provinciale. Così ecco
che, in sordina e a testa bassa, l'Assemblea Regionale Sicilia ha
recepito questo pomeriggio la riforma Delrio. Con quattro anni e
mezzo di ritardo e diversi tentativi di riforma ridotti puntualmente
a carta straccia.
Musumeci non demorde. Al contrario, lo
scorso settembre il primo inquilino di Palazzo d'Orleans invitava i
giovani amministratori locali siciliani a scrivere loro stessi il
nuovo volto delle Province siciliane («per amor del cielo - aveva
chiosato in quell'occasione - non chiamatele ex Province!»),
sotto la supervisione del suo fedelissimo, Gino Ippolo.
Intanto martedì prossimo, quando l'Ars
darà il voto definitivo (ma l'articolato è stato ormai totalmente
approvato, ad eccezione dell'articolo 1, appunto, che definisce il
nome da dare alle ex Province, un punto - almeno quello - su cui
Musumeci non molla) anche in Sicilia vigerà, finalmente, la riforma
Delrio. Tutto il resto è ancora una sfida. Una delle più grandi che
Musumeci vuole affrontare.
LA SICILIA
ARS, DENTRO LO GIUDICE AL POSTO DI
DE LUCA RITORNO ALLE EX PROVINCE MANCA SOLO VOTO FINALE
Nel nome di Cateno. Danilo Lo
Giudice è subentrato ieri all'Ars a Cateno De Luca, eletto sindaco
di Messina che ha esercitato l'opzione lasciando il parlamento
siciliano dopo avere scelto di restare alla guida della città
peloritana. «Tutti a Palazzo dei Normanni per Danilo Lo Giudice»,
postava ieri sul suo profilo di Fb l'effervescente deputato messinese
in uscita da Sala d'Ercole, situandosi a favore di selfie con tanto
di supporter al seguito. De Luca ha seguito poi i lavori dall'aula
dalla postazione riservata al pubblico.
Il neo deputato messinese ha esordito
ieri in aula con un breve intervento: «Careno De Luca ha acceso
dentro di me una passione importante, cercherò di fare del mio
meglio per essere all'altezza del ruolo». Poi però, ma messo subito
le cose in chiaro e ha aggiunto: «La Sicilia ha tanto bisogno di
risposte, sono sincero, entrando qui ho avuto delle brutte
sensazioni, le stesse di quando il tempo passa e non si capisce
perché e cosa si sta facendo, mi auguro che riusciremo a essere più
concreti possibili». Una continuità, quella che si configura con il
deputato subentrante, anche di assetto all'interno dei gruppi
dell'Ars che non sposta l'asse dei numeri a favore del centrodestra
dal momento che Lo Giudice ha optato per l'iscrizione al gruppo
parlamentare misto, stessa postazione occupata da De Luca. Lo Giudice
si era piazzato alle spalle di De Luca come primo dei non eletti alle
elezioni regionali del 2017, nella lista dell'Unione di
Centro-Sicilia Vera in provincia di Messina, con 4.300 voti di
preferenza. Era stato eletto prima consigliere comunale di Santa
Teresa Riva poi presidente del Consiglio comunale e, da giugno dello
scorso anno, sindaco di una amministrazione civica.
Manca invece solo il voto finale
dell'aula per la legge "Norme in materia di area vasta, che
sancisce il ritorno al voto nella prossima primavera per le ex
Province. Nella seduta di ieri, presieduta dall'autonomista Roberto
Di Mauro, il parlamento siciliano ha votato tutti gli articoli e solo
per un fatto tecnico si completerà l'iter di approvazione in
un'altra giornata. L'ultima parola dovrebbe arrivare comunque martedì
prossimo. Bernardette Grasso, assessore alle Autonomie locali e alla
Funzione pubblica ha così commentato: «Rimane da fare un
adeguamento tecnico dal momento che è stata spostata la data delle
elezioni che si potranno celebrare in un periodo di tempo compreso
tra il 15 aprile e il 30 giugno». L'esponente del governo regionale
inoltre ha aggiunto: «C'è la necessità di tornare a dare una
governance agli enti di area vasta. La linea del governo era
un'altra. In questo modo comunque daremo una guida alle ex Province,
avendo adeguato la norma alla Delrio e alla sentenza del-la Corte
Costituzionale».
Polemico il commento del capogruppo del
M5S Valentina Zafarana che ha evidenziato la rappresentanza non
proprio folta dei parlamentari di centrodestra ieri in aula: «Torna
il soccorso rosso per sostenere l'inesistente maggioranza di Musumeci
- sottolinea Zafarana, che aggiunge - i voti del Pd hanno evitato che
la legge sulle elezioni di secondo livello per le ex Province
naufragasse clamorosamente. E questa è tutt'altro che una novità.
II Pd è ormai la stampella cui si appoggia questo governo più che
claudicante per tirare a campare» .
. Intanto ieri la commissione Bilancio
ha cominciato l'esame del Rendiconto del 2017. Il documento dovrebbe
essere approvato oggi dalla seconda commissione al termine
dell'approfondimento che si è reso necessario. All'interno dello
stesso devono infatti trovare posto le prescrizioni che la Corte dei
conti ha messo nero su bianco in occasione del giudizio di parifica
di luglio. A seguire, dopo l'approvazione del rendiconto, lo stesso
organo, presieduto dal forzista Riccardo Savona, dovrebbe affrontare
poi l'assestamento di bilancio che dovrebbe arrivare comunque ormai
in aula non prima della prossima settimana.
RIBERA
Siragusa: «Territorio a rischio
esondazioni».
RIBERA. Il vasto territorio di Ribera,
in buona parte coltivato ad agrumeto, compreso tra le valli dei fiumi
Verdura, Magazzolo e Platani, potrebbe essere a rischio inondazione
se dovesse capitare, come è successo negli anni recenti, l'arrivo di
qualche forte nubifragio che ha messo in ginocchio nei giorni scorsi
diverse province della Sicilia orientale.
"I tre fiumi sono stati in questi
anni senza manutenzione alcuna - afferma Emanuele Siragusa, geologo,
già presidente dell'ordine regionale, già sindaco di Ribera e
presidente dell'ex Provincia Regionale di Agrigento - per cui il
Platani, il Verdura ed il Magazzolo periodicamente producono
esondazioni ed allagamenti con danni enormi alle colture agrumicole e
frutticole e perfino alle aziende e al sistema viario. Il nostro è
un comprensorio che merita una particolare attenzione, perché di per
sé fragile, così tanto da diventare ancor più precario e
vulnerabile in mancanza di interventi improcrastinabili di
prevenzione idraulica e di recupero ambientale, interventi che devono
ricadere sul territorio in maniera mirata e puntuale così da evitare
che, in caso di forti piovosità, si possano pagare tributi dolorosi
e pesanti in termini di vite umane e di danni economici così come si
verifica un po' dovunque nella nostra Sicilia, allorquando, in poche
ore,cadono centinaia di millimetri di pioggia ",
L'allarme-denuncia di Emanuele Siragusa
cozza violentemente contro politica e burocrazia che vedono in
Sicilia, dal 2010 al 2016, ben 800 milioni di euro di fondi che,
messi a disposizione per pulizia dei letti dei fiumi e dei torrenti,
alluvioni, frane, ed erosioni costiere, non vengono per niente spesi.
EMANUELA MINIO
PORTO EMPEDOCLE
Carabinieri bloccano maxideposito di
rifiuti
PORTO EMPEDOCLE. f.d.m.) Blitz dei
carabinieri della locale stazione contro un gruppo di tre agrigentini
dediti al deposito di rifiuti. Non qualche sacchetto, ma addirittura
circa 500 quintali di pattume che costoro erano sul punto di
abbandonare ieri a ridosso dell'area Moncada, la zona nota come ex
Montedison, all'ingresso della cittadina marinara. Il blitz dei
militari dell'Arma è stato fulmineo, con tanto di intervento in
borghese e con auto non di ordinanza, riuscendo a stroncare sul
nascere il momento dell'abbandono della montagna di rifiuti,
ammassata nel camion. Roba da professionisti quella che i tre di
Villaseta erano sul punto di eseguire, prima che i carabinieri
riuscissero nel contropiede. I tre sono stati immediatamente bloccati
e denunciati per abbandono di rifiuti in zona vietata e in orario
vietato, con la montagna di pattume conseguentemente destinata ai
siti competenti. L'intervento dei carabinieri empedoclini è
l'ennesimo su questo fronte della guerra agli incivili. Incivili non
tanto empedoclini, quanto di comuni limitrofi, su gli tutti
agrigentini in trasferta. Basta transitare ad esempio nella zona
adiacente alla galleria Caos per notare piccoli cumuli di ogni tipo
di schifezza, abbandonati come se nulla fosse da "pendolari"
del sacchetto indifferenziato. L'attività dei carabinieri di Porto
Empedocle, coordinati dal comando provinciale di Agrigento negli
ultimi giorni ha prodotto straordinari risultati nell'ottica della
repressione del fenomeno, con una decina di denunciati e decine e
decine di quintali di immondizia bloccata, prima che potesse essere
abbandonata sul ciglio delle strade all'ingresso della cittadina
marinara. Ovviamente l'attività di controllo e vigilanza non ammette
tregua .
SUBITO
LE RIFORME PER SPENDERE LE RISORSE
Sicilia è povera, ma dignitosa. La sua
maggiore istituzione regionale, per quanto sia piena di debiti,
rispetta gli impegni con i creditori. Questo è il significato di
rading moody che con il Lazio in Italia ha risparmiato la nostra
Regione dal declassamento finanziario benché il suo debito di 7,4
miliardi pesi sul bilancio come un macigno. Come un padre di famiglia
che spende male, ma taglia qualche voce del proprio bilancio e pur
tra stenti mantiene gli impegni con le banche, paga le cambiali, vive
alla giornata, non investe, produce sempre meno, ma paga le banche.
Alla lunga i nodi arrivano al pettine. Con quali prospettive al netto
dei debiti da onorare?
Le casse della Regione piangono e per
quanto sforzi possa fare l'assessore Armao, mettendoci tutta la sua
sapienza, i fondi disponibili sono pochi. I miracoli con i numeri non
si fanno. Tuttavia, il governo ha buone carte da giocare a condizioni
che sappia spendere con oculatezza. Per il prossimo esercizio
finanziario è immediatamente successivi la coperta è corta, le
spese correnti e quelle assistenziali assorbono quasi per intero le
disponibilità di bilancio. Le risorse per investimenti portano il
marchio dello Stato e dell'Europa. Ovviamente, con una sua pur minima
compartecipazione della Regione.
Stando a quanto si profila con la nuova
manovra finanziaria, sarebbero disponibili investimenti di circa 9
miliardi per lo sviluppo e la crescita, divisi in tre esercizi. Non
sono molti a fronte della profonda crisi economica e sociale della
Sicilia. Sono tuttavia più di un brodino se spesi bene ed a tempo
utile. Qui, come si suole dire, casca l'asino. Alla luce dei
consuntivi di spesa dei fondi di provenienza europea e alle frequenti
corse ad ostacoli per raggiungere il traguardo, il problema riguarda
direttamente l'organo esecutivo della spesa. Cioè la burocrazia.
Spesso o quasi mai la Regione rientra nei tempi della scadenza per
evitare la restituzione dei fondi extra. Che fare? Domanda di
difficile risposta e tuttavia non impossibile se finalmente ci si
decide a dare consistenza alle riforme strutturali. Prima fra tutte
quella burocratica. In vero, politica e burocrazia sono due facce
della stessa medaglia. Se non si mette ordine nella struttura
portante a tutti i livelli, la celerità e la razionalità della
programmazione nonché la qualità della spesa, tutti gli sforzi e le
promesse resteranno soltanto espressioni retoriche, bassa demagogia e
volgare populismo. Prigionieri della cultura imperante ereditata da
anni di disordine amministrativo e di confusione di ruoli tra
politica
e burocrazia, tra chi produce le norme
e chi le esegue. Tra poteri sanciti dalla Costituzione e dallo
Statuto. Regolarmente disattesi. Ad esempio, del sopraggiunto sistema
digitale che ancora non decolla in Sicilia, sebbene il governo
Musumeci abbia varato un apposito disegno di legge. .
Quannu tu vidi ca lu è malu, piglialo
per per la retina lu mulo. Cioè, quando ti accorgi che il passo è
pericoloso, piglialo per la redina il mulo.