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rassegna stampa del 31 ottobre 2018

Live Sicilia

ARS
Ex Province, manca il voto finale
Elezioni fra metà aprile e giugno


La Sicilia si adegua alla normativa nazionale.
PALERMO - L'Assemblea regionale siciliana ha votato tutti gli articoli del ddl sul Liberi consorzi ma non ha approvato definitivamente il testo di legge. L'approvazione finale della legge arriverà martedì, data in cui i deputati si rincontreranno. Passa quasi per intero il testo della legge, così come proposto dal governo e fatto proprio dalla commissione. Slitta ancora il tempo in cui sarà possibile convocare le elezioni. Il disegno originario è stato modificato. Il presidente della Regione potrà convocare le elezioni di secondo grado fra il 15 aprile e il 30 giugno e non nel mese di febbraio come inizialmente previsto.
Il disegno di legge che è stato discusso a Sala d'Ercole prevede l'elezione di secondo livello, da parte dei sindaci e dei consiglieri comunali, degli organi dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane. Il sistema di voto sarà basato su una ponderazione dei voti sulla base della popolazione rappresentata dagli elettori. La discussione è stata blindata. Ogni riformulazione sostanziale che avesse indotto ad un scostamento dalla legge Delrio avrebbe riportato la scure dell'impugnativa sulla legge per le ex Province siciliane. Meglio rispettare la tregua firmata con Roma. Le modifiche al progetto di legge originario, così, sono state poche. Anzitutto non è passato il tentativo governativo previsto di tenere in vita il nome 'province regionali'. Poi sono state modificate le date in cui sarà possibile tenere le elezioni e i poteri dei commissari straordinari sono stati prorogati fino al 31 luglio. Ultima modifica è il tempo entro il quale sarà possibile candidarsi per un sindaco in scadenza: il termine per l'incandidabilità passa da 18 a 12 mesi. In aula si è ricorso più volte al voto segreto e così il Movimento cinque stelle accusa il Partito democratico. "Torna il soccorso rosso per sostenere l'inesistente maggioranza di Musumeci. - afferma la capogruppo del M5S all'Ars, Valentina Zafarana - I voti del Pd hanno evitato che la legge sulle elezioni di secondo livello per le ex Province naufragasse clamorosamente. E questa è tutt'altro che una novità. Il Pd è ormai la stampella cui si appoggia questo governo più che claudicante per tirare a campare. Senza i voti del Pd - sottolinea Zafarana - la legge non avrebbe superato lo scoglio dell'articolo 2. È più che ovvio che Pd e Forza italia si stanno facendo uno scambio di favori in vista delle prossime elezioni europee e comunali di maggio e giugno".

Blogsicilia

Soccorso rosso all'Ars per la legge sulle ex Province, affondo 5 stelle contro il Pd

Via libera all'Ars alla nuova legge, l'ennesima, sulle elezioni di seondo livelo nelle ex Province. la norma si è resa necessaria per sbloccare una situazione di stallo dopo l'impugnativa da parte di Roma sulla precedente norma regionale e per portare al voto dopo oltre cinque anni gli organismi che restano commissariati. Un voto che arriver comunque solo dopo quello nazionale in svolgimento. Ma l'approvazione di una norma 'ponte' scatena lo scontro fra le opposizioni all'Ars. "Torna il soccorso rosso per sostenere l'inesistente maggioranza di Musumeci. I voti del Pd hanno evitato che la legge sulle elezioni di secondo livello per le ex Province naufragasse clamorosamente. E questa è tutt'altro che una novità. Il Pd è ormai la stampella cui si appoggia questo governo più che claudicante per tirare a campare" afferma la capogruppo del M5S all'Ars, Valentina Zafarana, a commento della legge praticamente varata oggi dall'aula (manca solo il voto finale). "Senza i voti del Pd - sottolinea Zafarana - la legge non avrebbe superato lo scoglio dell'articolo 2. È più che ovvio che Pd e Forza italia si stanno facendo uno scambio di favori in vista delle prossime elezioni europee e comunali di maggio e giugno".

Giornale di Sicilia

Provvedimento della Regione
Salgono i compensi per i commissari
Erano bloccati dal 2009, quando con un decreto furono ridotti del 10%


Via libera ad aumenti che vanno da 200 a circa mille euro al mese, a seconda del peso del Comune loro assegnato. Il governo ha aumentato i compensi ai commissari straordinari. Figure a cui sempre più spesso la Regione fa ricorso in questa fase di crisi del sistema degli enti locali. I compensi erano bloccati dal 2009, quando per la verità un decreto dell'allora presidente Lombardo furono ridotti di circa il 10% rispetto a quanto era stato previsto nel 2003. Ora il governo Musumeci, su proposta dell'assessore agli Enti Locali Bernadette Grasso, ha deciso un aumento medio del 20%. Nebeneficeranno i commissari dei Comuni e quelli delle città metropolitane e dei liberi consorzi che hanno sostituito le Province. Il commissario di un Comune con meno di mille abitanti finora ha incassato 840 euro al mese e arriverà 1.008. Il commissario di un Comune con popolazione fra 3 mila e 5 mila abitanti cresce da 1.620 euro a 1.944, quello di un paese fra 5 mila e 10 mila abitanti passa da 2.420 euro a 2.904. Poi ci  sono i commissari dei grandi centri: quelli che amministrano cittadine fra 10 mila e 40 mila abitanti crescono da 2.600 a 3.120 euro al mese, quelli che guidano centri fra 40 mila e 100 mila abitanti. Erano bloccati dal 2009, quando con un decreto furono ridotti del 10% vanno da 2.980 a 3.576 euro. Chi amministra città con popolazione compresa fra 100 mila e 250 mila abitanti guadagna oggi 3.350 euro al mese e passa a 4.020. Chi è in città fra i 250 mila e i 500 mila abitanti passa da 3.720 euro a 4.464. E i commissari di città con più di 500 mila abitanti passano da 4.960 euro al mese a 5.952. I commissari dei liberi consorzi più piccoli (fino a 250 mila abitanti) guadagnano oggi 3.350 euro e passano a 4.020. Quelli di enti medi (fino a 500 mila abitanti) passano da 3.720 euro a 4.464. E quelli dei consorzi maggiori crescono da 4.960 euro a 5.952. Gli aumenti sono già stati deliberati dalla giunta e saranno operativi non appena saranno completati gli ultimi passaggi burocratici interni all'assessorato Enti locali. Ogni anno la giunta nomina varie decine di commissari straordinari.

Musica e talenti
Ribera, allievi del Toscanini sui palchi di Roma e New York

Una giovane pianista del Toscanini di Ribera ieri sera in concerto alla Sala Baldini di Roma e il 2 novembre alla Carnegie Hall di New York. La pianista Giuliana Arcidiacono, studentessa laureanda dell'Istituto Toscanini di Ribera al corso accademico di secondo livello tenuto dalla professoressa Mariangela Longo, già vincitrice di diversi premi  internazionali (Primo Premio al Marlow Competitive International Festival of Music and Drama di Londra 2017 e al'Al migdala International Musica Competition di Catania 2018) , si è esibita ieri presso la Sala Baldini di Roma insieme al maestro Franco Gaiezza e al maestro Giusy Ines Tuttolomondo, per un evento della stagione concertistica itinerante dell'Istituto in collaborazione con le associazioni Schweitzer di Palermo e La Cantoria di Roma. Il 2 novembre debutterà nella prestigiosa Weill Recital Hall della Carnegie Hall di New York in qualità di vincitrice del Primo Premio al Golden Classical Music Award 2018. Ancora un risultato di prestigio per il Toscanini che negli ultimi anni, con i propri allievi, si è imposto in diverse manifestazioni a carattere nazionale e internazionale. (*GP *)

Polo universitario
La mediazione familiare: convegno nazionale

"La mediazione familiare quale garanzia di effettivita del diritto del minore alla bigenitorialità" è il tema di un convegno nazionale  che si svolgerà oggi al Polo Universitario di Agrigento in via Quartararo. Il dibattito, che sarà  aperto dai saluti istituzionali del Rettore dell'Universit a+di Palermo, prof. Fabrizio Micari (nella foto), vedra+la partecipazione di autorevoli docenti delle piu+prest igiose universit a+italiane, di mediatori familiari, assistenti sociali, psicologi e avvocati. Seguira una tavola rotonda dal titolo "Focus sul disegno di legge n. 735 - Senato della Repubblica - in materia di "affido condiviso, mantenimento e garanzia di bigenitorialit a+". Promuovono Pierluigi Mazzamuto e Mario Ferrante docenti del corso di studio in Giurisprudenza (sede di Agrigento) dell'Università degli Studi di Palermo. (*ACAS*)

SICILIA24H
Ex Province, 4 anni per recepire la Delrio

Anche la Sicilia si adegua al resto d'Italia Approvato questo pomeriggio a Sala d'Ercole l'intero articolato della legge, che recepisce la riforma che è già in vigore da tempo in tutto il Paese. Inutili, perché dichiarati incostituzionali, i tentativi di dotarsi di una norma regionale Sono stati necessari quattro anni e mezzo. Eppure, alla fine, si è tornati al punto di partenza, esattamente a quel 8 aprile 2014, data in cui è entrata in vigore la riforma in materia di «città metropolitane, province, unioni e fusioni di Comuni» targata Graziano Delrio. Quattro anni e mezzo passati dietro a lunghissimi dibattiti d'Aula e rimandi in commissione affinché la Sicilia mantenesse la propria autonomia e avesse una propria riforma delle province. Tre le norme approvate dal governo Crocetta e pubblicate in Gazzetta Ufficiale, quando già non esisteva più l'ombrello della revisione preventiva da parte del Commissario dello Stato, per poi essere irrimediabilmente impugnate - perché costantemente incostituzionali - dal governo guidato da Matteo Renzi. È cronaca dell'altro ieri, ma sembra una vita fa. Nel frattempo, un referendum costituzionale ha sancito chenulla cambiasse, affinché tutto potesse cambiare, parafrasando il capolavoro di Tomasi di Lampedusa, la fine della Seconda Repubblica e il burrascoso inizio della Terza, all'ombra della quale muoveva i suoi primi passi anche un nuovo governo dalle parti di Palazzo d'Orleans. E poi l'atteso ricorso alla Consulta. E la bocciatura, definita senza mezzi termini da Musumeci «un'offesa all'autonomia dei siciliani». È svanito così uno dei più ambiziosi disegni del governatore, quello a cui aveva puntato per l'intera campagna elettorale: il ritorno all'elezione diretta per il presidente della Provincia e il consiglio provinciale. Così ecco che, in sordina e a testa bassa, l'Assemblea Regionale Sicilia ha recepito questo pomeriggio la riforma Delrio. Con quattro anni e mezzo di ritardo e diversi tentativi di riforma ridotti puntualmente a carta straccia. Musumeci non demorde. Al contrario, lo scorso settembre il primo inquilino di Palazzo d'Orleans invitava i giovani amministratori locali siciliani a scrivere loro stessi il nuovo volto delle Province siciliane («per amor del cielo - aveva chiosato in quell'occasione - non chiamatele ex Province!»), sotto la supervisione del suo fedelissimo, Gino Ippolo. Intanto martedì prossimo, quando l'Ars darà il voto definitivo (ma l'articolato è stato ormai totalmente approvato, ad eccezione dell'articolo 1, appunto, che definisce il nome da dare alle ex Province, un punto - almeno quello - su cui Musumeci non molla) anche in Sicilia vigerà, finalmente, la riforma Delrio. Tutto il resto è ancora una sfida. Una delle più grandi che Musumeci vuole affrontare.


LA SICILIA
ARS, DENTRO LO GIUDICE AL POSTO DI DE LUCA RITORNO ALLE EX PROVINCE MANCA SOLO VOTO FINALE
 Nel nome di Cateno. Danilo Lo Giudice è subentrato ieri all'Ars a Cateno De Luca, eletto sindaco di Messina che ha esercitato l'opzione lasciando il parlamento siciliano dopo avere scelto di restare alla guida della città peloritana. «Tutti a Palazzo dei Normanni per Danilo Lo Giudice», postava ieri sul suo profilo di Fb l'effervescente deputato messinese in uscita da Sala d'Ercole, situandosi a favore di selfie con tanto di supporter al seguito. De Luca ha seguito poi i lavori dall'aula dalla postazione riservata al pubblico. Il neo deputato messinese ha esordito ieri in aula con un breve intervento: «Careno De Luca ha acceso dentro di me una passione importante, cercherò di fare del mio meglio per essere all'altezza del ruolo». Poi però, ma messo subito le cose in chiaro e ha aggiunto: «La Sicilia ha tanto bisogno di risposte, sono sincero, entrando qui ho avuto delle brutte sensazioni, le stesse di quando il tempo passa e non si capisce perché e cosa si sta facendo, mi auguro che riusciremo a essere più concreti possibili». Una continuità, quella che si configura con il deputato subentrante, anche di assetto all'interno dei gruppi dell'Ars che non sposta l'asse dei numeri a favore del centrodestra dal momento che Lo Giudice ha optato per l'iscrizione al gruppo parlamentare misto, stessa postazione occupata da De Luca. Lo Giudice si era piazzato alle spalle di De Luca come primo dei non eletti alle elezioni regionali del 2017, nella lista dell'Unione di Centro-Sicilia Vera in provincia di Messina, con 4.300 voti di preferenza. Era stato eletto prima consigliere comunale di Santa Teresa Riva poi presidente del Consiglio comunale e, da giugno dello scorso anno, sindaco di una amministrazione civica. Manca invece solo il voto finale dell'aula per la legge "Norme in materia di area vasta, che sancisce il ritorno al voto nella prossima primavera per le ex Province. Nella seduta di ieri, presieduta dall'autonomista Roberto Di Mauro, il parlamento siciliano ha votato tutti gli articoli e solo per un fatto tecnico si completerà l'iter di approvazione in un'altra giornata. L'ultima parola dovrebbe arrivare comunque martedì prossimo. Bernardette Grasso, assessore alle Autonomie locali e alla Funzione pubblica ha così commentato: «Rimane da fare un adeguamento tecnico dal momento che è stata spostata la data delle elezioni che si potranno celebrare in un periodo di tempo compreso tra il 15 aprile e il 30 giugno». L'esponente del governo regionale inoltre ha aggiunto: «C'è la necessità di tornare a dare una governance agli enti di area vasta. La linea del governo era un'altra. In questo modo comunque daremo una guida alle ex Province, avendo adeguato la norma alla Delrio e alla sentenza del-la Corte Costituzionale». Polemico il commento del capogruppo del M5S Valentina Zafarana che ha evidenziato la rappresentanza non proprio folta dei parlamentari di centrodestra ieri in aula: «Torna il soccorso rosso per sostenere l'inesistente maggioranza di Musumeci - sottolinea Zafarana, che aggiunge - i voti del Pd hanno evitato che la legge sulle elezioni di secondo livello per le ex Province naufragasse clamorosamente. E questa è tutt'altro che una novità. II Pd è ormai la stampella cui si appoggia questo governo più che claudicante per tirare a campare» . . Intanto ieri la commissione Bilancio ha cominciato l'esame del Rendiconto del 2017. Il documento dovrebbe essere approvato oggi dalla seconda commissione al termine dell'approfondimento che si è reso necessario. All'interno dello stesso devono infatti trovare posto le prescrizioni che la Corte dei conti ha messo nero su bianco in occasione del giudizio di parifica di luglio. A seguire, dopo l'approvazione del rendiconto, lo stesso organo, presieduto dal forzista Riccardo Savona, dovrebbe affrontare poi l'assestamento di bilancio che dovrebbe arrivare comunque ormai in aula non prima della prossima settimana.
RIBERA Siragusa: «Territorio a rischio esondazioni». RIBERA. Il vasto territorio di Ribera, in buona parte coltivato ad agrumeto, compreso tra le valli dei fiumi Verdura, Magazzolo e Platani, potrebbe essere a rischio inondazione se dovesse capitare, come è successo negli anni recenti, l'arrivo di qualche forte nubifragio che ha messo in ginocchio nei giorni scorsi diverse province della Sicilia orientale. "I tre fiumi sono stati in questi anni senza manutenzione alcuna - afferma Emanuele Siragusa, geologo, già presidente dell'ordine regionale, già sindaco di Ribera e presidente dell'ex Provincia Regionale di Agrigento - per cui il Platani, il Verdura ed il Magazzolo periodicamente producono esondazioni ed allagamenti con danni enormi alle colture agrumicole e frutticole e perfino alle aziende e al sistema viario. Il nostro è un comprensorio che merita una particolare attenzione, perché di per sé fragile, così tanto da diventare ancor più precario e vulnerabile in mancanza di interventi improcrastinabili di prevenzione idraulica e di recupero ambientale, interventi che devono ricadere sul territorio in maniera mirata e puntuale così da evitare che, in caso di forti piovosità, si possano pagare tributi dolorosi e pesanti in termini di vite umane e di danni economici così come si verifica un po' dovunque nella nostra Sicilia, allorquando, in poche ore,cadono centinaia di millimetri di pioggia ", L'allarme-denuncia di Emanuele Siragusa cozza violentemente contro politica e burocrazia che vedono in Sicilia, dal 2010 al 2016, ben 800 milioni di euro di fondi che, messi a disposizione per pulizia dei letti dei fiumi e dei torrenti, alluvioni, frane, ed erosioni costiere, non vengono per niente spesi. EMANUELA MINIO
PORTO EMPEDOCLE Carabinieri bloccano maxideposito di rifiuti PORTO EMPEDOCLE. f.d.m.) Blitz dei carabinieri della locale stazione contro un gruppo di tre agrigentini dediti al deposito di rifiuti. Non qualche sacchetto, ma addirittura circa 500 quintali di pattume che costoro erano sul punto di abbandonare ieri a ridosso dell'area Moncada, la zona nota come ex Montedison, all'ingresso della cittadina marinara. Il blitz dei militari dell'Arma è stato fulmineo, con tanto di intervento in borghese e con auto non di ordinanza, riuscendo a stroncare sul nascere il momento dell'abbandono della montagna di rifiuti, ammassata nel camion. Roba da professionisti quella che i tre di Villaseta erano sul punto di eseguire, prima che i carabinieri riuscissero nel contropiede. I tre sono stati immediatamente bloccati e denunciati per abbandono di rifiuti in zona vietata e in orario vietato, con la montagna di pattume conseguentemente destinata ai siti competenti. L'intervento dei carabinieri empedoclini è l'ennesimo su questo fronte della guerra agli incivili. Incivili non tanto empedoclini, quanto di comuni limitrofi, su gli tutti agrigentini in trasferta. Basta transitare ad esempio nella zona adiacente alla galleria Caos per notare piccoli cumuli di ogni tipo di schifezza, abbandonati come se nulla fosse da "pendolari" del sacchetto indifferenziato. L'attività dei carabinieri di Porto Empedocle, coordinati dal comando provinciale di Agrigento negli ultimi giorni ha prodotto straordinari risultati nell'ottica della repressione del fenomeno, con una decina di denunciati e decine e decine di quintali di immondizia bloccata, prima che potesse essere abbandonata sul ciglio delle strade all'ingresso della cittadina marinara. Ovviamente l'attività di controllo e vigilanza non ammette tregua .
SUBITO LE RIFORME PER SPENDERE LE RISORSE Sicilia è povera, ma dignitosa. La sua maggiore istituzione regionale, per quanto sia piena di debiti, rispetta gli impegni con i creditori. Questo è il significato di rading moody che con il Lazio in Italia ha risparmiato la nostra Regione dal declassamento finanziario benché il suo debito di 7,4 miliardi pesi sul bilancio come un macigno. Come un padre di famiglia che spende male, ma taglia qualche voce del proprio bilancio e pur tra stenti mantiene gli impegni con le banche, paga le cambiali, vive alla giornata, non investe, produce sempre meno, ma paga le banche. Alla lunga i nodi arrivano al pettine. Con quali prospettive al netto dei debiti da onorare? Le casse della Regione piangono e per quanto sforzi possa fare l'assessore Armao, mettendoci tutta la sua sapienza, i fondi disponibili sono pochi. I miracoli con i numeri non si fanno. Tuttavia, il governo ha buone carte da giocare a condizioni che sappia spendere con oculatezza. Per il prossimo esercizio finanziario è immediatamente successivi la coperta è corta, le spese correnti e quelle assistenziali assorbono quasi per intero le disponibilità di bilancio. Le risorse per investimenti portano il marchio dello Stato e dell'Europa. Ovviamente, con una sua pur minima compartecipazione della Regione. Stando a quanto si profila con la nuova manovra finanziaria, sarebbero disponibili investimenti di circa 9 miliardi per lo sviluppo e la crescita, divisi in tre esercizi. Non sono molti a fronte della profonda crisi economica e sociale della Sicilia. Sono tuttavia più di un brodino se spesi bene ed a tempo utile. Qui, come si suole dire, casca l'asino. Alla luce dei consuntivi di spesa dei fondi di provenienza europea e alle frequenti corse ad ostacoli per raggiungere il traguardo, il problema riguarda direttamente l'organo esecutivo della spesa. Cioè la burocrazia. Spesso o quasi mai la Regione rientra nei tempi della scadenza per evitare la restituzione dei fondi extra. Che fare? Domanda di difficile risposta e tuttavia non impossibile se finalmente ci si decide a dare consistenza alle riforme strutturali. Prima fra tutte quella burocratica. In vero, politica e burocrazia sono due facce della stessa medaglia. Se non si mette ordine nella struttura portante a tutti i livelli, la celerità e la razionalità della programmazione nonché la qualità della spesa, tutti gli sforzi e le promesse resteranno soltanto espressioni retoriche, bassa demagogia e volgare populismo. Prigionieri della cultura imperante ereditata da anni di disordine amministrativo e di confusione di ruoli tra politica e burocrazia, tra chi produce le norme e chi le esegue. Tra poteri sanciti dalla Costituzione e dallo Statuto. Regolarmente disattesi. Ad esempio, del sopraggiunto sistema digitale che ancora non de­colla in Sicilia, sebbene il governo Musumeci abbia varato un apposito disegno di legge. . Quannu tu vidi ca lu è malu, piglialo per per la retina lu mulo. Cioè, quando ti accorgi che il passo è pericoloso, piglialo per la redina il mulo.



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