Giornale di Sicilia
Manutenzione a una ditta di Casteltermini
Favara, strade e buche - Aggiudicato l'appalto
Umberto Re
FAVARA
Spirato il termine per la presentazione di eventuali ricorsi, sono stati aggiudicati in via definitiva alla ditta «Itaca» di Casteltermini ilavori per la manutenzione di numerose strade cittadine, da anni lasciate all'abbandono con buche, dissesti, avvallamenti che attentano alla sicurezza di automobilisti e pedoni. Purtroppo, per mancanza di risorse economiche (il Comune è in stato di dissesto finanziario) gli interventi sono stati sempre procrastinati. A venire in soccorso dell'ente locale è stata l'Anas trasferendogli la somma di 389 mila euro residuata dai ribassi d'asta di precedenti appalti finanziati dalla stessa Anas per un milione e 900 milaeuro a ristoro dei disagi che la popolazione favarese aveva sopportato nella mobilità urbana ed extraurbana in occasione dei lavoridi raddoppio della Agrigento- Caltanissetta. Di questo importo, 300 mila euro sono stati destinati alla manutenzione delle strade urbane e 89 mila euro alla costruzione della casa del custode al cimitero di Fontana degli Angeli. A v ncere la gara, gestita dal Libero consorzio di Agrigento, nello scorso mese di dicembre, era stata la ditta «Itaca» che aveva battuto la concorrenza di altre 89 imprese grazie a un ribasso che ha sfiorato il 38 per cento. Questi i luoghi in cui si interverrà: piazza Cavour, il salotto buono della città, via Castello, tratto di via Arco Cafisi (dove verrà collocata una pavimentazione artistica), via Taruffi, via Ferrari, viale Ambrosini, piazza Lando Conti, via Tenente Colonnello Russo, viale Europa, via Saragat, via Machiavelli, via Alberti, via Crispi, via Soldato Parrino, viale Berlinguer, via Soldato Agliata, via Soldato Scariano, via Aragona, via Mendola, via Compagna, via Aosta, via Avellino, via Ancona, via Bari, via Campania, via Agrigento (zona alta), cortile Arnone, tratti di corso Vittorio Veneto, ex strada 189 (zona industriale, dal bivio per Aragona all'ospedale «San Giovanni di Dio»). Non si prevedono interventi sulla via Che Guevara, che recentemente è stata chiusa al traffico per una frana, in considerazione del fatto che i lavori sarebbero consistenti prosciugando, in pratica, tutta la somma impegnata. Un intervento complicato e oneroso su cui si sarebbe aperto un fronte legato alle competenze. L'amministrazione comunale, infatti, spera che sia la Regione, attraverso il Genio Civile o la Protezione Civile a farsi carico e a portare a termine l'intervento. (*UR*)
Musumeci: senza accordo con Roma piccoli tagli su tutti i capitoli
PALERMO
La trattativa col governo nazionale per spalmare in 30 anni invece che in 3 il maxi disavanzo da 2,1 miliardi ereditato dal governo Crocetta è iniziatadi fatto ieri. L'assessore Gaetano Armao è volato a Roma per incontrare i vertici del ministero dell'Economia e perorare la causa che potrebbe alleggerire di molto la situazione dei conti della Regione. Il presidente Nello Musumeci non ha nascosto tuttavia il suo pessimismo durante l'intervista a Cronache siciliane, l'approfondimento pomeridiano di Tgs : «Armao è ottimista ma io non lo sono perché siamo in campagna elettorale per le Europee e temo che il governo giallo-verde voglia far fare brutta figura alla mia giunta in omaggio al principio "tanto peggio tanto meglio"». In mancanza di un accordo con Armao avvia le trattative Alle Europee «Diventerà Bellissima» non si schiererà Roma, che libererebbe circa 190 milioni di spesa, Musumeci sarebbe costretto a ripristinare altrettanti tagli che la Finanziaria ha per ora congelato. Rischierebbero settori come il trasporto pubblico, i precari di Esa e consorzi di bonifica, i Pip, i teatri e il mondo antimafia. Ma Musumeci ha sveltato il piano B della giunta: «Se l'accordo non arriverà non penalizzeremo i lavoratori. Taglieremo dell'1%tutti i capitoli del bilancio in modo da non penalizzare in modo sensibile nessuno». Una sorta di solidarietà fra i vari settori che orbitano attorno alla Regione. Musumeci ha tuttavia precisato che «il maxi disavanzo è una eredità del bilancio 2015 varato da Crocetta, in cui c'erano entrate gonfiate. La sentenza della Corte dei Conti che obbliga il mio governo a ripianare questo buco è stata una tegola. Paghiamo noi per crimini politici del passato». Palazzo d'Orleans intende scaricare da sé le tensioni degli ultimi giorni. Musumeci è impegnato in una operazione verità che riguarda anche i rapporti con l'Ars. Ha registrato le proteste degli imprenditori edili per la mancata approvazione della riforma che ridisegna il sistema di aggiudicazione degli appalti tagliando le offerte anomale. E ha assicurato che «quella legge verrà approvata con il Collegato. Il mio governo l'ha presentata raccogliendo l'appello delle imprese e il Parlamento finora non ha voluto approvarla. Ma bisogna avere il coraggio di farlo, anche rischiando che venga impugnata». Il presidente ha invece spostato in avanti l'appuntamento col rimpasto: «Se ne parlerà dopo le Europee. Ma si tratterà solo di qualche aggiustamento». Dunque la prima mossa, la sostituzione alla Famiglia di Mariella Ippolito con Antonio Scavone, è stata «dettata dall'infortunio del precedente assessore». Anche se è noto che a pressare sia stato l'Mpa di Lombardo. Su questa staffetta sono piovute le critiche dei grillini: «Il nuovo assessore ha una condanna definitiva dalla Corte dei Conti per 400 mila euro di danno erariale dovuto alla sua esperienza di manager dell'Asp di Catania. La sua nomina è inopportuna e risponde alla logica dell'affidamento di poltrone a nomi suggeriti da amici piuttosto che a reali meriti» ha detto il capogruppo Francesco Cappello. Musumeci non ha replicato. Il presidente domenica a Catania concluderà il primo congresso di Diventerà Bellissima. E scioglierà il dubbio sulla sua collocazione in vista delle Europee del 29 maggio.Musumeci chiederà di non schierarsi evitando candidature dirette e patti con altri partiti e rinviando la strategia delle alleanze al dopo voto, quando potrebbe decollare il progetto annunciato con il governatore della Liguria Toti per formare una terza gamba del centrodestra nell'orbita della Lega. Nell'attesa Musumeci non ostacolerà il sostegno che i suoi uomini vorranno dare singolarmente a candidati di altri partiti, in primis quelli di Fratelli d'It alia. Gia. Pi.
Servizi, l'attesa del pronunciamento dopo il ricorso al Tar Acqua, i sindaci non mollano
Il gruppo dei dissidenti che non aveva ceduto gli impianti alla società: «Si trovi un'intesa per individuare un modello di gestione pubblica»
Mentre cresce l'attesa - appena ieri, davanti al Tar, sono stati discussi i ricorsi della Girgenti Acque sull'interdittiva antimafia -, i sindaci dei Comuni «ribelli», ossia quelli che a suo tempo non hanno consegnato le reti idriche, hanno lanciato una sorta di richiamo: «Confidiamo che i rappresentanti istituzionali acquisiscano consapevolezza che i Comuni non consegnatari hanno sempre rispettato la legge e che eventuali illegalità andrebbero ricercate altrove». La scorsa settimana, durante una riunione in Prefettura, convocata per discutere le criticità della gestione idrica, Giuseppe Massimo Dell'Aira - uno dei due commissari straordinari di Girgenti Acque - aveva affermato che «l'obiettivo è quello di garantire i posti di lavoro e soprattutto utilizzare questo personale che, laddove dovesse verificarsi quello che sollecitiamo: l'apporto delle linee e dell'acqua dei Comuni dissidenti, ci consentirà di utilizzare a pieno tutti i lavoratori visto che il territorio si amplierà». Ieri, dopo una riunione appositamente convocata a Cianciana, i sindaci dei Comuni «ribelli» hanno voluto riaffermare «con convinzione il corretto percorso tecnico-amministrativo seguito, percorso fatto seguendo le varie norme in materia che si sono succedute nel tempo e la bontà delle azioni intraprese a tutela dell'acqua pubblica e delle comunità che rappresentiamo». Per i sindaci «dissidenti», dunque, se Girgenti Acque è in difficoltà economiche non è certamente per colpa dei Comuni «ribelli». Loro, nonostante siano passati anni ed anni, erano e restano convinti d'aver fatto la scelta giusta affinché ci sia una gestione pubblica dell'acqua. A sottoscrivere il documento sono stati i primi cittadini di Aragona, Bivona, Burgio, Camastra, Cianciana, Menfi, Palma di Montechiaro, Santa Elisabetta, Santa Margherita Belice, Sant'Angelo Muxaro, Santo Stefano Quisquina e Joppolo Giancaxio. Di fatto, gli amministratori - con il documento sottoscritto - auspicano «che il dibattito venga riportato nel rispetto dei ruoli istituzionali e che fra i 43 sindaci si trovi l'intesa per individuare un modello di gestione pubblica dell'acqua». Perché è proprio la gestione pubblica dell'acqua che i sindaci dei Comuni «ribelli» hanno sempre perseguito. Intanto, appunto, cresce l'attesa. La sentenza del Tar dovrebbe arrivare nella giornata di lunedì. Il tribunale amministrativo regionale è chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di sospensiva dell'interdittiva antimafia presentata dalla difesa di Campione che, in realtà, ha depositato in queste settimane ben 4 ricorsi. Un'eventuale sospensiva - concessa dal Tar - avrebbe un peso, ovviamente, sul commissariamento. Non dovrebbe invece avere nessuna ricaduta sulla risoluzione del contratto avviata dall'Ati, rispetto alla quale sarà probabilmente la stessa Girgenti Acque a proporre ricorso. Durante il vertice della scorsa settimana, in Prefettura, non sono state prese decisioni sul futuro di Girgenti Acque. Né poteva avvenire diversamente anche perché si attende appunto il pronunciamento del Tar sull'interdittiva antimafia notificata, lo scorso 19 novembre, alla società che si occupa del servizio idrico in quasi tutta la provincia. Durante il vertice, convocato dal prefetto Dario Caputo assieme ai commissari straordinari Gervasio Venuti e Giuseppe Massimo Dell'Aira, con i sindaci dei 43 Comuni Agrigentini s'è discusso, però, delle prospettive gestionali del servizio idrico integrato, ma anche -e sono stati i momenti più concitati dell'incontro - della consegna delle reti da parte degli enti cosiddetti «ribelli» e delle prospettive occupazionali per i lavoratori di Girgenti Acque e della controllata Hydrotecne. L'Ati, dal canto suo, non ha ancora deciso la strada alternativa da percorrere e le criticità, nella gestione del servizio idrico, cominciano a farsi sempre più forti. I commissari hanno messo in luce la possibilità di formulare un nuovo piano di utilizzo delle risorse idriche, idoneo a garantire maggiore autonomia nel reperimento delle fonti e interventi strutturali per migliorare le attuali condizioni delle reti degli impianti. (*CR*)