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rassegna stampa del 10 aprile 2019

LIVESICILIA

Il punto PROVINCE, CORSA CONTRO IL TEMPO POSSONO RESISTERE FINO A LUGLIO

Per il governo nazionale soluzione tampone vicina. Ma fioccano le polemiche. Si corre contro il tempo per scongiurare il fallimento di tutte le ex Province siciliane. I governo nazionale e regionale sono all'opera, si intravede una soluzione tampone all'orizzonte ma non mancano le voci critiche. L'annuncio di questi giorni del sottosegretario Alessio Villarosa riguarda la somma di 100 milioni. Non molto per la verità, assai meno di quanto serve agli enti di area vasta i cui conti sono alla canna del gas. Ma qualcosa. "Finalmente - ha dichiarato Villarosa - grazie all'impegno della nostra ministra Lezzi che ringrazio a nome anche della Regione, siamo riusciti a individuare la somma di 100 milioni di euro nel Fondo Sviluppo e Coesione da destinare, appunto, al risanamento del dissesto. Ormai è questione di poco, la Regione Siciliana dovrà soltanto istituzionalizzare la richiesta, presentandola alla struttura del ministro per il Sud, concretizzando così quello che oggi è stato deciso durante il tavolo tecnico. Superato questo passaggio, verranno assegnati i fondi alla Regione con un emendamento al 'Decreto sblocca cantieri' con il quale verranno anche approvate le famose misure che permetteranno alle ex province di chiudere i bilanci precedenti, di utilizzare gli avanzi di amministrazione". Una pezza che non risolverà il problema ma che potrebbe garantire un po' di fiato a liberi consorzi e città metropolitane. "So benissimo che questa non è la soluzione migliore, ma al momento l'unica percorribile, per risolvere immediatamente l'emergenza, creata da altri", dice il sottosegretario. Solo un primo passo, commenta l'Anci Sicilia con il presidente Leoluca Orlando e il segretario Emanuele Alvano: "E' senza dubbio positivo - dice Orlando - che si vada verso una rapida assegnazione dei fondi alla Regione con un emendamento al "Decreto sblocca cantieri" ma riteniamo anche che l'intervento finanziario prospettato dal governo nazionale e comunicato dal Sottosegretario al Ministero dell'Economia, Alessio Villarosa, possa essere solo un primo passo al quale poi dovranno seguire i necessari provvedimenti finalizzati al risanamento degli enti intermedi. In ogni caso, occorrerà definire, in accordo con la Regione Siciliana e le ex province, una soluzione definitiva e strutturale". L'idea non piace ad alcuni esponenti di Forza Italia. Stefania Prestigiacomo qualche giorno fa si è fatta sentire, con un'uscita in cui ne aveva anche per il governo regionale. La forzista critica la soluzione prospettata dal governo gialloverde, così come Nino Germanà, che ha presentato un ddl con il quale si chiede l'abolizione del prelievo forzoso e che parla di "operazione scellerata": "La realtà è che sta tentando di sottrarre oltre 100 milioni di euro degli investimenti già destinati alla Sicilia per trasformarli in trasferimenti da usare per la spesa corrente delle ex province siciliane". Critici anche i deputati regionali di Sicilia Futura Nicola D'Agostino ed Edy Tamajo: "Queste risorse, di fatto, taglieranno gli investimenti per la Sicilia a vantaggio solamente delle spese correnti delle ex Province, ma con fondi insufficienti. L'impegno a destinare risorse aggiuntive da parte del governo Conte è venuto meno, auspichiamo che il presidente della Regione Nello Musumeci e l'assessore all'Economia Gaetano Armao assumano responsabilmente iniziative affinché non si concretizzi un ulteriore scippo a danno della Sicilia che metterebbe la parole fine alla progettazione di molte opere strategiche ed alla stabilizzazione dei precari". In realtà, la soluzione prospettata dal sottosegretario, si apprende da fonti dell'assessorato all'Economia, è una delle soluzioni allo studio del tavolo aperto tra ministero dell'Economia e Regione siciliana. Ma il confronto è ancora aperto e ci sono altre ipotesi al vaglio. Per Bernadette Grasso, assessore forzista agli Enti locali "quello che affermano Prestigiacomo e Germanà è giusto ma se non c'è la copertura finanziaria per la norma sul prelievo forzoso noi che facciamo? Non possiamo aspettare. Quella norma così com'è è una battaglia di principio. Intanto, va risolta l'emergenza. Poi, certamente, ci batteremo per il pregresso perché l Sicilia abbia lo stesso trattamento degli altri". E sì, perché per cancellare il prelievo forzoso, così come chiede la Regione e come si propone il ddl Germanà, servono tanti soldi, che al momento non ci sono. È quello il punto centrale, è quella la causa dello sfascio dei conti delle ex Province, il combinato disposto tra la drastica riduzione dei trasferimenti e il prelievo forzoso operato dallo Stato attraverso il contributo alla finanza pubblica che per il solo 2018 è stato di 277,1 milioni di euro, pari al 42% delle uscite degli enti siciliani. Ad oggi il disequilibrio finanziario globale delle ex Province in Sicilia, quantificato dal monitoraggio effettuato dal Dipartimento Autonomie Locali della Regione, è pari a 155,4 milioni, quasi il doppio rispetto all'anno precedente quando si assestava a 82,6 milioni. Catania e Siracusa hanno uno squilibrio pari rispettivamente a 35,7 e 35,3 milioni di euro, Palermo 23,4 milioni, Trapani 15,7 milioni, Messina 13,5 milioni, Ragusa 11,9 milioni, Enna 8,4 milioni, Caltanissetta 7,5 milioni e Agrigento 3,7 milioni. Una situazione che ha compromesso l'erogazione di servizi, in particolare la gestione della rete stradale provinciale, l'assistenza ai disabili, il supporto alle scuole di secondo grado, l'edilizia scolastica e, infine, ha messo in discussione la continuità del rapporto di lavoro dei dipendenti. Siracusa ha già dichiarato il default. Tutti gli altri enti, eccetto Trapani e Agrigento, non sono nelle condizioni di approvare i bilanci. La Regione con un decreto degli assessori Armao e Grasso ha sbloccato 101 milioni di fondi propri che hanno dato una boccata d'ossigeno agli enti. "Con queste somme le Province possono sopravvivere fino a luglio", spiega l'assessore Grasso, che sottolinea come le Province siciliane abbiano il 44 per cento di risorse in meno rispetto alle altre, anche per via dei pastrocchi normativi della scorsa legislatura e degli accordi sottoscritti dai governi di Crocetta. "Già oggi stiamo togliendo somme dal bilancio regionale", spiega al riguardo l'assessore Grasso. Leoluca Orlando riassume: "Le Province siciliane in base a un accordo maledetto firmato da Crocetta partecipano al prelievo forzoso ma non vengono ristorate come tutte le altre, anzi, le somme prelevate ai nostri enti vengono distribuite alle province fuori dalla Sicilia". E così si aspetta. Sia la soluzione tampone della discordia (a cui si accompagnerebbe una modifica normativa che permetta di adottare bilanci annuali e non triennali e di utilizzare avanzi di amministrazione, come chiesto dall'Anci, su questo c'è già un accordo di massima), sia l'auspicato superamento del prelievo forzoso, per il quale si deve attendere la fine dell'estate con il negoziato sulle finanze pubbliche tra Stato e Regione. Sullo sfondo resta il problema dei problemi: la fine della fase transitoria, la ridefinizione delle competenze e il transito del personale in eccesso (altrove in Italia sono andati nei Comuni, ma qui in Sicilia i Comuni hanno i precari). La quadra non sarà semplice Intanto, le ex Province boccheggiano. E i servizi per i cittadini latitano.


LA SICILIA
REALMONTE: PER LA RECIONE E' UNA TESTIMONIANZA DI ARCHEOLOCIA DELLA NAVIGAZIONE

   Il faro di Capo Rossello sarà un bene vincolato. REALMONTE. Il faro di Capo Rossello, a Realmonte, sarà un bene vincolato. Il decreto è stato firmato nei giorni scorsi dal dirigente generale del settore Beni culturali della Regione Siciliana, il quale ha ritenuto che la struttura fosse da sottoporre a tutela così come previsto dal decreto legislativo 22 gennaio 2004 che, all'articolo 10 comma uno prevede che "Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico". A sostenere questo processo c'è ovviamente una specifica relazione realizzata dalla Soprintendenza ai beni culturali di Agrigento che lo ha ritenuto "testimonianza di archeologia industriale della navigazione nonché segno distintivo e qualificante del paesaggio costiero", La struttura, di proprietà del Demanio dello Stato è classificata come "faro d'altura" o venne attivato nel 1859. Il suo punto più alto, che è la lanterna, si trova a 95 metri sul mare in una zona a strapiombo sulla costa realmontina da cui è possibile godere di una vista assolutamente mozzafiato, dato che, proprio dinnanzi si erge la Scala dei Turchi. E' collocato tra Punta Grande e la torre di guardia di Monterosso, antica struttura medievale (anch'essa vincolata, anche se di proprietà oggi di un privato). La presenza di questa torre è la conferma per certi versi che quel tratto di mare ha sempre avuto una sua importanza strategica. L'edificio del faro è tinteggiato di bianco e presenta alcuni elementi decorativi in tufo, come la cornice del terrazzo di copertura, la cornice del parapetto e le cornici attorno alle quattro aperture. Il lampo del faro di Capo Rossello può essere avvistato fin da Puntabianca.


B&B chiuso per "troppo degrado" L'Abba: «Solidarietà al collega» g.s. l

Dopo la vicenda raccontata dal nostro giornale di un bed and breakfast nel centro storico che è stato costretto a non riaprire a causa del degrado In cui versa l'area di via Vallicaldi arrivano le prime reazioni. Innanzitutto quella del Comune, che ha annunciato una bonifica nei prossimi giorni nonché specifiche e concrete attività di controllo e repressione. Vedremo quanto servirà e soprattutto quanto rimarrà tutto pulito. Altra reazione è quella del presidente dell'associazione Abba, che rappresenta i b&b. Il presidente Carmelo Cantone ha espresso infatti amarezza e grande preoccupazione per l'attuale condizione in cui versano alcune parti del centro storico" e per i relativi danni che derivano alle strutture. "Conoscevamo perfettamente la situazione raccontata dal giornale - dichiara Cantone - in quanto, la titolare della struttura in causa, unitamente ad altri B&b limitrofi, ci avevano più volte mostrato le terribili recensioni ricevute dagli ospiti che interrompevano bruscamente la vacanza, sia per la paura di frequentarlo che per l'insostenibilità del luogo a pochi metri dalla via Atenea (spazzatura, case cadenti e spaccio di stupefacenti in pieno giorno) . Nonostante abbiamo più volte segnalato e richiesto interventi particolari per la 'bonifica' di quel luogo, dopo quanto accaduto, non ci resta che constatare tristemente che i bisogni dei cittadini non vengono tenuti nella giusta considerazione. E' sotto gli occhi di tutti che l'Amministrazione, in centro storico non riesce ad organizzare un servizio di raccolta proporzionato alle esigenze della città, che ricordiamo, paga un servizio in misura esagerata". Un costo elevato per condizioni generali di decoro urbano abbastanza scarse. "Esprimiamo solidarietà - conclude quindi Cantone - al colleghi di quella zona che hanno investito sulla propria pelle, cercando Invano di riqualificarla, per garantire ai propri figli un futuro decoroso nella nostra terra".


POLITICA IN LUTTO. Morto Errore fu sindaco e deputato regionale

E' morto all'età di 81 anni Angelo Errore. Laureato in scienze politiche e dipendente della Provincia, svolse la sua attività politica con la Democrazia Cristiana della quale dal '76 al'79 fu vicesegretario provinciale. Eletto consigliere comunale il 22 novembre 1964, dopo una pausa tornò nell'aula dei Giganti il 15 giugno 1975. Il 19 settembre 1977, divenne sindaco alla testa di un bicolore Dc-Psi. Restò al timone dell'Amministrazione fino all'8 agosto 1979. La sua sindacatura rimane legata all'adozione del Prg, avvenuta il 30 maggio 1978. Confermato a Palazzo dei Giganti il 19 giugno 1980, l'anno successivo, il 21 giugno, fu eletto all'Ars con 38.535 preferenze. In quella veste continuò a seguire il Prg nel tentativo di renderlo esecutivo. Fu confermato all'Ars il 22 giugno 1986, riportando 41.474 voti. Nel corso della legislatura fu vicepresidente vicario del gruppo parlamentare. Il 16 giugno 1991 fu eletto per la terza volta con 37.811 preferenze. Fu componente della Commissione Attività produttive, assessore regionale al Lavoro, previdenza sociale, formazione professionale ed emigrazione, componente della Commissione Bilancio e assessore al Turismo, comunicazioni e trasporti. In quest'ultima veste portò ad Agrigento il Campionato Mondiale di Ciclismo su strada, realizzò il Premio Regia Televisiva nella Valle dei Templi e, a Palermo, le Universiadi. Fu primo firmatario del Disegno di Legge per il recupero dei centri storici di Agrigento e Ortigia. Nel 1996 per pochi voti non fu eletto alle politiche. il 28 giugno 2014 divenne, con voto plebiscitario, presidente dell'Unione Ex allievi Don Bosco di Agrigento per il 2014-2018. In giovane età praticò con buon successo calcio e basket.



SVIMEZ: "TEMPI LUNGHI E POCHI PROGETTI, SI TRATTA DI 2 PUNTI DI PIL" «Al Sud non spesi 20 mld del Fsc». ROMA. «Le risorse ferme sul Fondo Sviluppo e Coesione rappresentano un pezzo della mancata crescita del Sud: 20 mld che non si riesce a spendere. Ciò conferma l'incapacità di spesa complessiva del Paese, i tempi di attuazione delle opere pubbliche sono in media 5 anni, fino a 15 per le opere di importo oltre i 100 mln, ciò rallenta il processo di crescita». Così Luca Bianchi, direttore Svimez. «Quando parliamo di politiche di coesione - rileva Bianchi - ci confrontiamo con un problema nella capacità di progettazione e attuazione delle opere pubbliche, in particolare al Sud. Esiste anche un problema di contesto normativa molto difficile e farraginoso nell'attuazione, La riforma del Codice degli appalti ha inciso negativamente e ha rallentato ulteriormente i processi. Però, l'elemento di fondo è rappresentato da un'incapacità di progettazione. Questo è il punto più debole che riguarda sia le Regioni del Sud sia le amministrazioni centrali e che risulta decisivo nel basso tasso di attuazione degli investimenti e, a sua volta, nel basso tasso di crescita del Mezzogiorno». Nei governi, evidenzia Bianchi, «spesso non c'è stata un'adeguata attenzione allivello di spesa. I vari esecutivi si sono accontentati di annunciare gli stanziamenti, senza poi seguirne l'attuazione. La conseguenza è che la spesa in conto capitale del 2018 è di oltre 10 mld meno della fase pre-crisi: 2 punti in meno di Pil al Sud».

PER IL RILANCIO DEL TURISMO SERVE MIXER CON IL PUBBLICO-PRIVATO
Secondo gli operatori la formula migliore sarebbe quella sinergica. DANIELE DITTA PALERMO. Isole con sopra il cartello "vendesi", aeroporti messi sul mercato in cerca di partner privati, "pezzi" di Sicilia da valorizzare. Attorno al turismo, settore che per antonomasia genera valore aggiunto, è riesplosa la diatriba tra chi considera i capitali privati necessari per lo sviluppo e chi invece considera le gestioni pubbliche uno scudo contro speculazioni che possano fare l'interesse di pochi. Il dibattito è quanto mai attuale dopo la decisione della Sac di accelerare sul percorso di privatizzazione di Fontanarossa. E si arricchisce di nuovi spunti con le proposte di vendita di Isola delle Femmine e dell'isola di Santa Maria (di fronte Marsala), perla incastonata nell'arcipelago dello Stagnone. Tra pubblico e privato c'è chi sceglie per una via di mezzo: è il caso di Toti Piscopo, ideatore di Travelexpo, la "borsa globale dei turismi", ed esperto del settore. «Queste operazioni possono funzionare con un mix di pubblico e privato. Vendere l'Isola delle Femmine significa anche vendere il brand e l'identità dell'intero territorio che si trova lungo la costa davanti l'isolotto. Con l'acquisizione da parte di un privato si creerebbe una concorrenza sleale destinata a penalizzare gli altri operatori economi­ci». Uno scenario «impensabile» per Piscopo, convinto invece che ci possa essere una «pacifica convivenza» tra il pubblico che gestisce beni o servizi e i privati che fanno impresa. Per restare in tema, il modello - da Isola delle Femmine a Marzamemi - è quello del borgo marino avanzato. Un'idea "partorita" nel corso di Travelexpo, che Piscopo sintetizza così: «Mettere a sistema le attività le attività legate al mare con le specificità del borgo. Isola delle Femmine potrebbe diventare un borgo pilota per testare questo modello». Un borgo che diventa brand e punta dritto ad entrare nei pacchetti venduti ai turisti, con tutto ciò che ci gravita attorno: spiaggia, tonnara, strutture ricettive, aree naturalistiche. «Per fare questo però - spiega Piscopo - bisogna trasformare gli oneri economici passivi in risorse. Da turismo bisogna generare economia». Che è un po' la sfida a medio-lungo termine. Dalle case ad un euro ai Comuni che si fanno "procacciatori" di clienti per abitazioni private in disuso, qualcosa si muove. I riconoscimenti nazionali fioccano - su tutti il filotto di successi nella classifica de "I Borghi più belli d'Italia" - ma in Sicilia le presenze turistiche sono ancora al di sotto delle potenzialità. Nel nostro contesto, i problemi infrastrutturali continuano ancora a rappresentare un grande ostacolo. È qui che si apre un altro grande tema: la mobilità. «Il vero problema della Sicilia» sottolinea Piscopo, che in materia di trasporti tira le orecchie al pubblico: «Se ad esempio un viaggiatore dovesse affidarsi esclusivamente al treno per coprire la tratta Palermo-Catania, allora ci sarebbe poco da fare. Nei collegamenti interni, da tanti anni i privati hanno sopperito alle carenze del pubblico». Che tante ancora sono e in alcuni casi per nulla risolte: da Castellammare del Golfo a Scopello, la "porta" della Riserva dello zingaro", non c'è nessun mezzo pubblico che copra una distanza inferiore a dieci chilometri. Una falla che riduce il potenziale turistico, anche fuori stagione, di una delle zone più belle della nostra Isola. Se nei trasporti interni c'è una Sicilia che arranca, ce n'è un'altra che eccelle nell'ambito dei collegamenti col resto del mondo. Eccelle a tal punto che suscita l'interesse dei privati. Stiamo parlando delle infrastrutture aeroportuali. La Gesap, che ha nel Comune di Palermo e nell'ex Provincia i soci di maggioranza, ha fatto una scelta di campo: la gestione pubblica dell'aeroporto "Falcone-Borsellino". Che pubblico rimarrà fino a quando alla testa degli azionisti di maggioranza ci sarà il sindaco cittadino e metropolitano Leoluca Orlando. A Catania invece la governance di Sac ha imboccato per "Fontanarossa" la strada della privatizzazione: in assemblea dei soci ha ottenuto un certo consenso l'ipotesi del trade sale, la cessione cioè a un partner privato selezionato con procedura ad evidenza pubblica. L'obiettivo è rompere il "guscio pubblico" per immettere capitali e favorire gli investimenti. «E se poi il privato che ac­quisisce la gestione decide di non reinvestire gli utili?» domanda Piscopo. La risposta, proprio qualche giorno fa a Travelexpo, è arrivata dall'ex presidente dell'Enac Vito Riggio: «Privatizzare gli aeroporti non significa solo gestirli da soli. Il tema non è vendere, è attuare un partenariato pubblico-privato. La soluzione è affidare la gestione ai privati lasciando la vigilanza al pubblico».

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