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rassegna stampa del 29 maggio 2019

Quotidianodisicilia.it

Dissesto idrogeologico, in provincia la viabilità ormai è al collasso

La SPC n. 39 Soria-Casalicchio, chiusa al transito da tempo a causa di una frana molto estesa, è stata recentemente interessata da un'altra frana che ha ulteriormente peggiorato la situazione del tracciato.
Da vari sopralluoghi effettuati dai tecnici del Libero Consorzio Comunale di Agrigento, del Comune di Cammarata, del Genio Civile e della Protezione Civile Regionale, è stato evidenziato che la zona è interessata da eventi franosi a scala territoriale che coinvolgono molte centinaia di ettari di territorio. Questo imponente dissesto idrogeologico necessita di interventi sull'intera area con corposi investimenti di risorse finanziarie. Nessun intervento risolutivo è possibile sulla SPC 39 senza l'intervento preventivo della Regione, che ha esclusiva competenza su questi interventi così complessi, e del Commissario di Governo, iniziative che potranno essere attivate dall'ente competente per territorio.Su questa ed altre strade attualmente chiuse al transito per le stesse ragioni il Libero Consorzio è intervenuto esclusivamente a tutela dei tracciati, ma ovviamente non ha né le risorse finanziare né le competenze di legge per risolvere la situazione di dissesto, problema segnalato e ben conosciuto dagli uffici regionali competenti. La vera alternativa sarebbe un nuovo tracciato, ma solo dopo il consolidamento del dissesto. Il disagio dei cittadini e dei titolari delle aziende agrozootecniche e agrituristiche della zona è comprensibile, ma non è imputabile in alcun modo al Libero Consorzio, che si è segnalato invece per gli interventi di ripristino di vari tracciati dell'area montana anche in caso di eccezionali eventi atmosferici (come le nevicate degli scorsi anni) che rischiavano di isolare l'intera zona.

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NUMEROSI I COMUNI BENEFICIARI
Lotta all'erosione e al dissesto accolti progetti per decine di milioni.

g.s.) Consolidamento delle città e lotta all'erosione costiera, ritenuti ammissibili progetti per decine di milioni di euro in provincia di Agrigento. Se nei giorni scorsi vi avevamo raccontato della copertura delle attività di consolidamento del costone di via Favignana a Villaseta e il "rimpallo" di quello per la zona dei palazzi Crea ad Agrigento, adesso completiamo il quadro inserendo tutti i centri della provincia che sono entrati, o sono stati respinti, dalle selezioni operate dalla Regione.
Procediamo in ordine di inserimento: ammesso a Menfi il progetto di difesa dall'erosione costiera nel tratto litorale compreso tra le località Cipollazzo e Torrenova per un totale di 1.393.849 euro e il progetto per il consolidamento del costone roccioso nel tratto compreso tra il fiume Alcantara e via Domenico Tempio, per un valore di 1.100.000 euro; a Ribera ritenuti ammissibili a finanziamento degli interventi di consolidamento e mitigazione del rischio idrogeologico nella frazione di "Secca Grande" dopo le piogge del 25 novembre 2016: stanziati 2.915.000 euro; a Bivona ammesso progetto da 1.515.000 per i lavori di costruzione della rete fognante e per opere di salvaguardia del centro abitato per il bacino del fiume Magazzolo.
Due progetti a Racalmuto: lavori di consolidamento della piazza Barona (1.100.000 euro) e la realizzazione di opere di sistemazione idraulica e regimentazione delle acque per la salvaguardia e la protezione della scuola "P. D'Asaro" (anche questo 1.100.000). A Lampedusa è stato ritenuto ammissibile il progetto di consolidamento urgente dei versanti rocciosi sovrastanti gli arenili di Cala Pozzolana di Levante e Cala pozzolana di Ponente (1.230.000 euro), mentre a Palma di Montechiaro il progetto di consolidamento e rinaturalizzazione delle pendici dell'abitato del centro storico di contrada orti e della villa comunale (1.800.0000). Quattro i progetti ritenuti ammissibili a Ravanusa: completamento dei lavori di consolidamento della zona Est (1.934.519 euro), il completamento del canale di gronda a protezione dell'abitato, (2.548.000 euro), il consolidamento del Lotto C della zona sud/est dell'abitato per (4949.000 euro) e il consolidamento del lotti E e D (10 milioni in totale).
Lunga la lista dei progetti ritenuti irricevibili e presentati dai comuni di Favara (2), Siculiana, Realmonte, Sambuca di Sicilia e Burgio oltre che, come avevamo detto, Agrigento. Le contestazioni mosse sono in larga parte di errori di natura burocratica (mancato rispetto delle prescrizioni del bando, presentazione oltre il termine previsto eccetera).

IN PARTENZA IL TRENO DEI PRODOTTI DELLE AREE INTERNE. r.b.)artirà domenica prossima, alle 8:35, dalla stazione di Porto Empedocle succursale, il Treno dei prodotti delle aree interne diretto a Racalmuto e Caltanissetta. Si tratta di un convoglio composto da antiche vetture centoporte che fermerà anche nelle stazioni di Porto Empedocle Centrale, Tempio di Vulcano, Agrigento Bassa, Aragona Caldare per arrivare a Racalmuto alle 9:46 dove sono in programma escursioni nel centro storico della "città della ragione" con possibilità di pranzare nelle trattorie del luogo. Alle 14:30 il Treno ripartirà diretto a Canicattì e Caltanissetta dove si svolgerà, alle 16: 15, il laboratorio del gusto nell'area espositiva dell'associazione Giovedì Santo. Il museo raccoglie le cosiddette Vare, o Misteri, i 16 gruppi statuari tardo ottocenteschi in cartapesta, a grandezza naturale, che riproducono i momenti della Passione di Cristo e che il Giovedì Santo sfilano nella più imponente delle processioni della Settimana Santa nissena. La stessa associazione curerà la visita guidata e la descrizione dei gruppi scultorei realizzati dal Biangiardi. Dopo una breve descrizione dei prodotti tipici e presidi dei territori attraversati dal treno (cipolla paglierina di Castrofilippo, capra Girgentana e i formaggi legati al suo latte, cuddrireddra di Delia), si parlerà delle tradizioni delle aree interessate legate ai prodotti della terra.

"CONNETTERE LA SICILIA", TUTTI I NUMERI DELLA CISL SUI TRASPORTI
bloccare dodici miliardi nel giro di due anni o le risorse svaniranno» L'allarme. «Si tratta di opere per lo più di competenza di Anas e Rfi che hanno accumulato enormi ritardi». Priorità per strade, ferrovie e aeroporti. PALERMO. Sulla rete siciliana dei trasporti pende una spada di Damocle: sono i dodici miliardi di opere da sbloccare che, se non affidate mediante gare nel giro di due anni, svaniranno nel nulla. Con la revoca, per inadempienza o noncuranza, degli stanziamenti di Bruxelles. «Per lo più - segnalano Cisl, Fit e Filca siciliane - buona parte di queste opere sono di competenza di Anas e Rete Ferroviaria Italiana, che hanno fin qui accumulato ritardi che la Sicilia non si può permettere». Questi temi sono il cuore del libro bianco «Connettere la Sicilia» elaborato dal sindacato guidato nell'Isola da Sebastiano Cappuccio che ha introdotto ieri il dibattito organizzato dal sindacato a Palermo. Il libro bianco. Relativamente ai collegamenti viari, segnala la «situazione di stallo di molti cantieri, con 268 opere bloccate o in difficoltà a vario titolo, per un valore di 4,7 miliardi». E fa l'elenco di una serie di opere per la cui realizzazione sarebbe «necessario e non più derogabile» un colpo d'acceleratore: dall'anello autostradale Gela-Agrigento-Castelvetrano ad alcuni assi fondamentali come la Agrigento-Caltanissetta e la Palermo-Agrigento e la superstrada Ragusa-Catania che dovrebbe già essere in attività, in teoria, grazie a un project financing tra Sarc srl (55%), Anas (18%) e Regione (27%). La telenovela lunga un paio di decenni e che avrebbe potuto far leva su risorse per più di 800 milioni, non è però ancora arrivata al capolinea. L'anomalia del Cas. E a proposito di Cas, per Cisl, Fit e Filca regionali, la vicenda del Cas è assai singolare, per dirla così. Perché il Cas è un ente pubblico non economico che produce ricchezza grazie agli incassi dei pedaggi che riscuote per i 222 chilometri di autostrade che tiene in portafoglio. Ma chiude da sempre in passivo i propri bilanci né riesce a destinare risorse alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle arterie autostradali che formalmente cura. Così quegli assi «versano in condizione di abbandono con evidente pregiudizio per la sicurezza degli utenti». Le strade provinciali. Complessivamente, nelle nove province dell'Isola si estendono per 14.717 chilometri. In gran parte di percorsi precari e dissestati. Sulla carta esiste un piano d'interventi straordinario per rimettere in sesto 70 strade, che può giovarsi di 100 milioni messi a disposizione da patto per il Sud e accordo di programma quadro. Ma il dato è che la viabilità secondaria resta uno dei talloni d'Achille della regione. Ed è, al momento, un freno a mano tirato sullo sviluppo e sulle prospettive dell'Isola che già è in uno stato di enorme sofferenza. La rete ferroviaria. In Sicilia è composta da 1369 chilometri di linee i cui tracciati «sono, di massima, rimasti quelli originari e tortuosi». Così come «molto limitate sono state nel corso del ventesimo secolo le opere di ammodernamento». Nel dossier si legge che nonostante gli ingenti stanziamenti finanziari e gli obiettivi fissati nel decreto Sblocca Italia (164/2014), «non è stato ancora avviato alcun progetto. riguardo alla velocizzazione e al raddoppio del binario della ferrovia Palermo-Catania, «ad eccezione del tratto Bicocca-Catenanuova». Ma si precisa anche che lo stallo non è peculiarità unicamente della linea ferrata Palermo-Catania. «Occorre sbloccare - si legge - il raddoppio della tratta Messina-Catania e ripristinare il collegamento ferroviario interrotto, dal 2011, tra Palermo e Trapani via Milo». E a mezz'aria restano pure le vexate quaestio dell'anello ferroviario di Palermo e del passante ferroviario di Palermo e Catania: «chiudere queste storie una volta per tutte è indispensabile», insistono alla Cis!. Il trasporto aereo. Perché possa liberare le potenzialità di cui è naturalmente portatore nella regione i cui principali aeroporti (Palermo e Catania) si piazzano tra i primi dieci d'Italia, sarebbe opportuna, sottolinea il libro bianco Cisl, «la creazione di due grandi hub nell'Isola» che abbiano in Palermo a ovest e Catania a est, i due poli del sistema aeroportuale regionale. Due hub che consentano di superare le criticità emerse nella gestione degli aeroporti minori. Vedi i casi di Trapani e Comiso. E che siano in grado di dare una decisiva spinta allo sviluppo attraverso un'offerta più adeguata di voli. L'outlook degli scenari di crescita stima del resto che entro i prossimi dieci anni il traffico totale degli aeroporti dell'Isola tocchi quota 28 milioni di passeggeri, dieci in più degli attuali. E sarà un incremento tra i più alti nel Paese con la quota maggiore prevista per Fontanarossa e a seguire per il Falcone-Borsellino. Due grandi hub, dunque, sarebbero «opportuni. Anzi necessari», puntualizza il dossier Cisl,. I porti. Dal 2016 la governance del settore è affidata a due Autorità di sistema: per la Sicilia occidentale (Palermo, Trapani, Porto Empedocle e Termini Imerese) e per la Sicilia orientale (scali di Augusta e Catania). Da qualche mese, anche all'Autorità di sistema dello Stretto di Messina a cui fanno capo i porti di Messina e Milazzo per la Sici ia e Reggio e Villa San Giovanni per la calabria. Ma l'economia siciliana degli scambi via mare passa anche, si legge nel dossier Cisl, «per lo sviluppo dei due interporti dell'Isola: Termini Imerese da realizzare, Catania Bicocca da completare. Inoltre, restano aperte alcune questioni. A cominciare dal fatto che i porti minori, di Mazara, Marsala, Castellammare, Gela, Pozzallo, Siracusa e i porti turistici e delle isole minori, sono fuori dal sistema delle Authority. Pertanto «va ampliata la competenza delle Autorità e va istituita una Conferenza delle Autorità con funzioni di cabina di regia. Ma va anche, insiste il libro bianco, data attuazione alle Zone economiche speciali (Zes) concepite dalle vigenti disposizioni normative e regolamentari con l'obiettivo di attrarre investimenti nelle aree dei porti, degli aeroporti, nei retro porti e nelle piattaforme interportuali. Il ponte sullo Stretto. Per Cisl, Fit e Filca siciliane, è un'infrastruttura ferroviaria e stradale «la cui realizzazione sarebbe utile e necessaria». Oltretutto, darebbe un senso anche alle politiche di continuità territoriale. «E stato inopportuno e sconsiderato nel 2013 - puntualizza il libro bianco - far decadere il contratto con l'Ati Eurolink aggiudicatrice dell'appalto per la realizzazione dell'opera, a fronte di una ingente penale». Una scelta con strascichi onerosissimi, che arrivano fino a noi. È recente infatti la notizia del ricorso contro la decisione del Tribunale, per un maxi-indennizzo di 700 milioni. Una montagna di soldi che rischiano di finire letteralmente a mare. Buttati via «a dispetto della fame della regione, di collegamenti e sviluppo, che meriterebbe ben altra sorte.

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