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rassegna stampa del 5 giugno 2019

Giornaledi sicilia
Inalto mare il voto per le Province
 E Musumeci ritira il suoemendamento

Ilpresidente Musumeci decide di non forzare la mano e ritiral'emendamen - to che avrebbe dovuto fissare a breve termine unanuova data per le elezioni nelle ex Province. Finisce così unagiornata di altissima tensione all'Ars e resta però aperto ilproblema del governo dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane. Di fronte al muro creato da Pd e grillini, Musumeci ha scelto lavia del dialogo. La necessità di una legge urgente è scaturita daun voto trasversale che la scorsa settimana ha rovinato i piani delgoverno: su ispirazione di una fronda interna al centrodestra erastato approvato un emendamento che cancella in extremis le elezionigià fissate per il 30 giugno. Si tratta di elezioni di secondolivello: a votare sarebbero stati i consiglieri comunali di tutti iterritori coinvolti. Musumeci e il suo movimento, DiventeràBellissima, non hanno gradito il blitz di Udc, Mpa e pezzi di ForzaItalia e hanno proposto ieri stesso un altro emendamento che abrogaquello appena approvato e fissa le elezioni a ottobre. Procedurairrituale, di fronte alla quale è insorto il Pd. Antonello Cracoliciha sottolineato che, pur condividendo la proposta del presidente, nonsi può abrogare una norma prima ancora che venga pubblicata inGazzetta. In realtà un precedente ci sarebbe - lo fece il governoCrocetta nel 2014 - ma l'opposizione ha alzato ugualmente il muroper mettere in evidenza le crepe nella maggioranza. Per il capogruppodel Pd, Giuseppe Lupo, «invece di proseguire il balletto sulla datadelle elezioni il presidente dovrebbe convocare una seduta d'au -la per discutere di asssetto finanziario, gestione del personale,assistenza ai disabili, servizi per la manutenzione di strade escuole nei Liberi consorzi». Lupo ha anche sfidato Musumeci: «Sevuole andare avanti sul suo emendamento, ponga la fiducia». Ma ilpresidente ha sottolineato nel suo intervento che «l'aula èsovrana e non c'è alcuna sfida in corso». Musumeci ha peròricordato che «per volere del governo Crocetta da sette anni sirinviano le elezioni nelle ex Province. E l'Ars ha impiegato daallora ben 39 sedute per distruggere questi enti e dar vita a Libericonsorzi che non sono mai formalmente nati: un disegno cinico».Musumeci ha ringraziato il governo nazionale «per aver accolto inparte le nostre richieste di aiuto»: il riferimento è a uncentinaio di milioni che sono in arrivo per tamponare le falle neibilanci e garantire gli stipendi. Ma poi Musumeci ha accettato diritirare la sua proposta di votare subito una nuova norma. Decideràoggi pomeriggio la conferenza dei capigruppo come procedere: verràscritto un autonomo disegno di legge che fisserà una data concordatafra i partiti per le elezioni e che verrà votato la prossimasettimana. Intanto a Roma non sono stati approvati gli emendamenti aldecreto Crescita con cui i parlamentari nazionali di Forza Italiachiedevano nuove risorse. E a Messina il sindaco Cateno De Luca si èbarricato all'inter - no della Provincia per protesta.

L'intervistaa Cristiano Celone
«Burocraziaassoggettata ai voleri della politica»
Ildocente: «I funzionari non devono essere al servizio del potente diturno ma di tutti»

  «Laburocrazia è l'ossatura che fa funzionare l'Italia ma dev'e ss e re ben formata e non assoggettata al potere politico, come difatto è oggi». A dare un'immagine diversa e più articolata dellabistrattata burocrazia italiana è il professor Cristiano Celone,docente di diritto amministrativo all'Università di Palermo, chene discuterà nel convegno internazionale da lui organizzato ildomani e 7 giugno nel Complesso monumentale dello Steri, nel qualepresenterà il suo libro La responsabilità dirigenziale tra dirittoe eco no m i a . Professore, ha chiamato a Palermo autorità di primopiano italiane e straniere per discutere del ruolo dei dirigentidella PA: ma in Italia alla burocrazia si danno molte colpe... «L'alta burocrazia è l'anello di snodo fondamentale tra gliindirizzi politici e i servizi effettivamente resi ai cittadini. Essadunque costituisce l'ossatura fondamentale dello Stato. Un problemaserio è però che l'alta burocrazia pubblica non gode di quellaautonomia che sulla carta il legislatore le riconosce. A fronte di ungrande potere decisionale sulla carta che è stato acquisito apartire dagli anni Novanta, in realtà questa autonomia nella realtànon c'è perché il legislatore ha fatto rientrare dalla finestrail predominio della politica». In che modo? «Con una serie didecisioni che spettano alle autorità politiche. Sono queste ad avereil potere di dare l'incarico a un dirigente, e si tratta diincarico a termine, di 3-5 anni. Che per di più è revocabile inanticipo se il dirigente non raggiunge gli obiettivi che il politicoha posto. Inoltre è esplicitamente previsto lo spoil system, con ladecadenza automatica dei dirigenti apicali ogni volta che cambiaun'amministrazione o un ministero. Così come è fatto è unsistema che finisce per rendere precario il dirigente in balia delpolitico. Il quale ha anche un'u l t e r i o re strumento: lapossibilità di revocare l'incarico al dirigente per esigenzeorganizzative (ad esempio modifiche nelle strutture degli uffici)senza neppure dover valutare il rendimento. E poi alla scadenza, cheabbiamo visto essere breve, l'incarico può non essere rinnovato amera discrezione del politico, senza dover dare ulteriorispiegazioni. Ma tutto questo non serve per limitare un potereeccessivo dei burocrati e rispettare gli indirizzi politici? «Inteoria sì, ma si è passati da un eccesso all'altro. Potrei farel'esempio delle rotazioni. È giusto farne, è giusto prevenire lacreazione di feudi, ma la rotazione fine a se stessa e ad ogni costoaumenta la precarietà dei funzionari e il potere discrezionale deidecisori, con il rischio di togliere la persona giusta dal postogiusto magari per metterlo in quello sbagliato. Ci sono dellestorture: per esempio il politico che nomina i dirigenti è lo stessoche nomina la commissione che deve valutare i risultati di queidirigenti. È chiaro che qualcosa non va». Le soluzioni per unaburocrazia m i g l i o r e? «Prima di tutto voglio dire che serveuna buona e adeguata formazione dei dirigenti pubblici. E poi bisognarenderli davvero autonomi dai politici. La politica ha il dovere diindicare gli indirizzi, ma i pubblici impiegati sono al serviziodella nazione, non delle maggioranze di turno. A loro dunque spettail compito di attuare quegli indirizzi in modo imparziale, efficienteed economico » . Qualche idea concreta? «Perché i dirigenti nonpossono essere nominati da una commissione della Pa invece chedall'autorità politica? E comunque perché il politico devenominare lui i valutatori? E poi perché il mandato del dirigentedeve essere così breve, spesso 3 anni o meno? Non potrebbe durarepiù del mandato del politico, in modo da essere messi nellecondizioni di dire di no, se serve? Con quali effetti? «Unaburocrazia meno sotto schiaffo della politica sarebbe più efficientee si trasformerebbe in servizi più efficienti per i cittadini, eanche in sviluppo economico, perché certo gli imprenditori italianie stranieri vanno dove la burocrazia è più affidabile e i tempi piùcerti. ( O BA )

GdS online

REGIONE
Ex Province, tutto da rifare:Musumeci ritira l'emendamento su data del voto

Il governatore Nello Musumeci ha decisodi ritirare l'emendamento che fissava a ottobre le elezioni disecondo grado per le ex Province. Lo ha comunicato stasera ilpresidente dell'Ars, Gianfranco Micciché, dopo un breve confrontocon il presidente della Regione. Il tema era stato al centro, oggipomeriggio, di un aspro dibattito in Aula dopo che nella sedutaprecedente i deputati di centrodestra avevano approvato una norma chestoppava l'imminente voto di giugno per rinviarlo alla primavera del2020. Domani una conferenza dei capigruppo deciderà come procedere:Micciché ha proposto un ddl ad hoc.Era stato lo stesso Musumeci a dirsidisponibile a un ritiro, forse annusando a Sala d'Ercole l'aria nonfavorevole. Di "osceno teatrino", parla il M5S, "confughe in avanti e penose marce indietro di cui i siciliani avrebberofatto volentieri a meno. Alla fine l'emendamento della maggioranza,che sanciva lo slittamento delle elezioni degli organi delle exProvince alla primavera del 2020, e' stato ritirato dal governo, comeauspicato dal Movimento. L'esecutivo, non fidandosi della suamaggioranza, ha preferito non rischiare una nuova figuraccia inaula".

CITTÀ METROPOLITANE
  Ex province, a Messina nuovaprotesta del sindaco De Luca: si barrica dentro Palazzo dei Leon

iIl sindaco metropolitano di Messina,Cateno De Luca, chiude Palazzo dei Leoni, sede della ex Provincia, esi barrica all'interno.La decisione, che arriva dopo una seriedi proteste, è determinata «dall'insufficienza dei fondidestinati alle ex Province siciliane», insufficienti «a salvare inove enti di area vasta dell'isola» ormai al default. Ciò emerge,spiega, «dalla discussione, in atto in queste ore in CommissioneBilancio della Camera, dove è stata prevista la somma di 140 milionisu FSC a fronte dei 350 milioni necessari ad evitare il dissestofinanziario delle ex Province siciliane».Alle ore 11.30 De Luca ha convocato unaconferenza stampa presso la presidenza della Città metropolitana.

LIVESICILIA


IL COMMENTO Smemorati e "supercazzole" Province, seduta surreale
 di Accursio Sabella

Chi attacca inconsapevolmente ilproprio partito, chi fa marcia indietro. Dopo 4 ore, si fa finta dinulla.Su una cosa il presidente Musumeci hacertamente ragione. La seduta di oggi all'Ars è stata surreale. Atratti persino comica. Eppure, era stata annunciata con fiato ditrombe: sarebbe piombato, tra gli scranni di Sala d'Ercole,l'emendamento col quale il governo avrebbe messo tutto a posto, dopoil voto di pochi giorni fa che spostava al 2020 il voto per le exProvince, prolungandone fino a sette anni il commissariamento.Surreale. Ha ragione Musumeci. Che èintervenuto in chiusura di seduta, affermando molte cose sacrosante ealtre discutibili. E alla fine non ha nemmeno posto all'esame delvoto l'emendamento annunciato con vigore pochi giorni fa. Primoparadosso, a guardar bene, di un pomeriggio in cui sembra - e anchequi il governatore aveva ragione - mancare un qualsiasi filologico.A cominciare dalla marcia indietrodella capogruppo dell'Udc Eleonora Lo Curto che ha candidamenteammesso - e per carità, succede - di non aver compreso, difatto, cosa fosse avvenuto davvero la scorsa settimana. E fin qui,passi pure. Peccato che poi la deputata moderata abbia provato acontrattaccare ricordando che la colpa del caos Province è daattribuire ai "partiti che hanno voluto questo sfacelo". Cioè aipartiti che hanno governato in quegli anni. Dove sta il paradosso? Inun elenco: Patrizia Valenti, Marcella Maria Concetta Castronovo,Ettore Leotta, Giovanni Pistorio. Sono cinque dei sei assessori alleAutonomie locali del governo Crocetta. Qualcuno ricorda da qualipartiti furono indicati in giunta? Sì, proprio dall'Udc...Amnesia momentanea e contagiosa. Vistoche anche Edy Tamajo ha ricordato come il "danno" sia iniziatonel 2012-2013. Ma che fu mantenuto, mai riparato, aggravato neglianni successivi. Quelli in suo partito Sicilia Futura era saldamentein giunta e saldamente (sebbene attraverso i vari nomi utilizzatinegli anni) nella maggioranza di Crocetta.Ma del resto, oggi in Aula è saltatoproprio tutto. Giusy Savarino ha lamentato l'uso, in occasione deiquella seduta, del voto segreto. Uno strumento che "non aiutacertamente la trasparenza" (e sarebbe un controsenso nelparadosso, in effetti, che un voto 'segreto' sia anche trasparente).Ma la "notizia" è che a chiederlo, quel voto segreto, sono statiproprio gli alleati di governo. Non certo l'opposizione che si èritirata, in quell'occasione, nella metaforica posa dei "pop corn".Paradossi e nonsense. Che tornano anchenella dotta definizione che la deputata del Movimento cinque stelleAngela Foti dà della "supercazzola": "Un neologismo (entratonell'uso comune dal cinema) metasemantico, che indica un nonsense,una frase priva di senso logico composta da un insieme casuale diparole reali e inesistenti, esposta in modo ingannevolmente forbito esicuro a interlocutori che, pur non capendo, alla fine la accettanocome corretta. Il termine è utilizzato per indicare chi parla senzadire nulla". Fonte wikipedia. E non è uno scherzo.Intanto, tra un intervento e l'altro, ètutto uno "svolazzare" di "territori". La parola piùamata di Sala d'Ercole. Ecco i territori in attesa di Pellegrino, iterritori della Caronia che segnalano i rischi di quell'emendamentoapprovato, i territori della Foti in cui era tutto pronto per leelezioni, i territori che "ci ridono in faccia" di Cafeo.Nel frattempo, tutti ci hannoripensato. E sembra quasi che quell'emendamento che aveva spostato al2020 il voto, fosse rimasto lì in Aula da qualche legislaturaprecedente. "Di chi è? È tuo? È mio?". Ci ripensa la Lo Curto,ci ripensa Tamajo (l'emendamento fu firmato dal suo compagno digruppo D'Agostino), ci ripensa persino il battagliero Figuccia. "Nonè successo niente, prendiamoci un caffè" è il tono deldibattito.Surreale. Aveva ragione il presidenteMusumeci. Intervenuto con decisione e forza, con un discorsoconvincente. Fino, almeno, alla contaminazione. Quando, cioè, anchele sue parole hanno finito per assumere un tono surreale. E non è iltrito e ritrito discorso della "maggioranza che non c'è, e chesemmai va chiamata coalizione". E' nel finale di una seduta in cuialla fine, il tanto atteso emendamento, non verrà nemmeno discusso.Ed è semmai nella sottovalutazione - apparente, si immagina,politicamente troppo esperto è il governatore - della spaccaturadella sua maggioranza (si perdoni, coalizione), in occasione di quelvoto: "Due sensibilità diverse" ha minimizzato Musumeci.Come se in questo anno e mezzo le due,tre, dieci sensibilità della coalizione non abbiano affossato unaserie assai lunga di riforme e proposte legislative. Fatti che alpresidente della Regione però non sembrano suscitare un grandefastidio. Le cose importanti, spiega, le cose che interessano al suogoverno, precisa, sono altre: sono ad esempio il "consolidamentodel costone a Caltabellotta", o il "milione a Salemi per il Montedelle Rose". Come se - per restare in tema - si stesseamministrando una Provincia. Come se il governo regionale non fossel'unico responsabile dell'indirizzo politico, cosa assai diversadalla produzione di atti amministrativi che sono soltanto la base dipartenza di ogni ente. Come se si pensasse di curare una Siciliazoppa e malata, con un'aspirina ogni tanto. E questo sì, questosarebbe surreale.


Ars
  PROVINCE, RETROMARCE E PENTIMENTI E IL GOVERNO EVITA IL VOTO IN AULA
 di Andrea Cannizzaro

     L'emendamento annunciato da Musumeciper 'correggere' l'incidente di percorso di pochi giorni fa alla finenon viene votatoColpo di scena a Sala d'Ercole. Dopooltre due ore di confronto il presidente della Regione Nello Musumeciha deciso di non sottoporre al voto il nuovo rinvio delle elezioniprovinciali. Tutto sembrava pronto per il voto ma, alla fine, votonon c'è stato. Al termine del suo intervento Musumeci ha disposto ildietrofront rispetto a una posizione che sembrava consolidata: lapalla passa ora alla conferenza dei capigruppo, dove il governo contadi trovare l'intesa.Lo stesso Gianfranco Miccichè ha avutoun momento di spaesamento quando il governatore si è rimessoall'aula. Così la seduta è stata sospesa e solo dopo un veloceconfronto, il presidente dell'Ars ha dato notizia che il governofaceva un passo indietro. Poi Miccichè ha comunicato quale sarà ilcalendario dei lavori. Domani l'Ars completerà l'esame deldisegno di legge sulla pesca e poi in conferenza dei capi gruppo saràdeciso come inserire all'ordine del giorno un ddl che "sistemi"la confusione creata sul voto degli enti intermediIl governo aveva presentato unemendamento a firma dell'assessore agli Enti locali Bernadette Grassoper rinviare le votazioni per le ex Province in una domenica diottobre 2019. Per rispettare il regolamento e la volontà delParlamento, dopo un lungo dibattito, il presidente della Regione hadeciso di ritirare l'emendamento che, come promesso, aveva invecefatto presentare. In questo modo, l'esecutivo regionale pensava dirimediare, sebbene parzialmente, al voto, assunto la scorsasettimana, dalla maggioranza. Nell'ultima seduta, infatti, l'Arsaveva approvato una norma con cui si rinviavano le elezione degliorgani dei Liberi Consorzi e delle Città Metropolitane dal prossimo30 giugno ad aprile 2020.Musumeci ha così chiesto che l'Arstratti della questione secondo un calendario che decideràautonomamente. D'altronde "il governo - così ha spiegatol'inquilino di Palazzo d'Orleans durante il suo intervento - hasolo fatto una proposta. Vi assicuro - ha poi proseguito - che congrande disincanto il governo accetterà qualsiasi decisione dovesseessere assunta"."Al voto delle ex province - ha dettoil governatore - noi non diamo nessun peso politico. Queste sonoquestioni per cui ciascuno di noi politici risponde al territorio, aisindaci e ai consiglieri comunali che conosce". Musumeci ha quindifatto un lungo elenco di opere appaltate e interventi che iniziano aessere realizzati per rivendicare quali siano per lui i risultatidella sua azione politicaIl governatore, come detto, non havoluto che si votasse sull'emendamento presentato dal suo assessoree non ha accettato che si parlasse di "sfida all'aula". "Noi- ha affermato - abbiamo fatto questo emendamento sulla base dellaproposta dell'Anci. Dietro questo emendamento c'è solo iltentativo di fare rispettare la partecipazione democratica anche sele elezioni saranno di secondo grado. Questo - ha proseguito Musumeci- è importante al di là della questione finanziaria che questogoverno sta portando avanti con un dibattito serrato. Utilizzare lacrisi finanziaria per bloccare la partecipazione democratica è unsubdolo".Musumeci, però non ha accettato,anche, che si parlasse anche di caso politico. "Questo emendamentoè un ripensamento rispetto alle due posizioni diverse nellacoalizione che si è tradotto in un voto immediato e senzal'opportuna riflessione. Non c'è stata nessuna spaccatura. Se cifosse spaccatura allora io avrei azzerato subito la giunta".In aula la discussione è stata fitta eha affrontato in gran parte la possibilità che la strada che sipensava di seguire non fosse corretta. Il governo proponeva diapprovare una norma che modificasse "la delibera legislativa" suimarina resort piuttosto che il testo normativo. Questa era, infatti,l'unica strada per annullare il voto di mercoledì scorso senza chela legge sui marina resort fosse pubblicata.Così Antonello Cracolici (Pd) haevocato il regolamento per mettere in discussione la proceduraproposta. "Nel merito non ho nessuna contrarietà sul contenuto -ha affermato il dem - ma ho dei dubbi sulle procedure: modifichiamouna legge che ancora non è legge. Per questo - ha conclusorivolgendosi a Miccichè - sarebbe opportuno approvare questa normasecondo le regole ". A Cracolici ha risposto il presidente dell'ArsGianfranco Miccichè (Fi): "Nella scorsa legislatura, nel 2014, fuabrogata una deliberazione legislativa e questo precedente miconsente di mettere ai voti l'emendamento presentato". Insomma lasoluzione era in bilico e in aula c'è stato chi ha commentato:"Qui una doppia violazione delle regole diventa regola".Anche Francesco Cappello (M5s) hacriticato i metodi proposti dal governo. "In questa sessione lei -ha detto il capogruppo del M5s riferendosi al presidente dellaRegione Nello Musumeci presente in aula - ha altre due opzioni dipresentare un emendamento per cambiare. La questione però è che avoi manca il quadro politico di cosa fare". Tra gli ultimiinterventi poi Giancarlo Cancelleri ha messo in guardia l'esecutivoregionale. "Alcune parti della maggioranza - ha commentato -provano a buttare la palla dalla parte dell'opposizione ma la voltascorsa noi tutti ci siamo astenuti. Ora però entriamo in giocoperché di fronte a questo teatrino non possiamo stare in silenzio.Io sono sicuro che se richiediamo il voto segreto questa norma da voiproposta non passa".Anche Giuseppe Lupo (Pd) poco primaaveva chiesto al capo del governo di ritirare l'emendamento."Invece di proseguire il balletto sulla data delle elezioni - ha dettoil capogruppo del Pd all'Ars -, il presidente della Regione dovrebbededicare una seduta dell'Ars a temi come l'assetto finanziario, lagestione del personale, l'assistenza ai disabili, i servizi per lamanutenzione di strade e scuole". Insomma, sembrerebbe che gliinviti dell'opposizione abbiano convinto Musumeci al passoindietro, domani si scoprirà come i deputati decideranno dimuoversi.


STRETTOWEB.COM
ELEZIONI EX PROVINCE IN SICILIA, M5SALL'ARS: "EMENDAMENTO RITIRATO COME VOLEVAMO. MA ANCORA UNA VOLTAÈ STATO UN PENOSO TEATRINO"

Sicilia, il Govenrno Musumeci ritiral'emendamento che prevedeva lo slittamento del voto nelle exprovince. M5S all'Ars: "È stato un penoso teatrino, con Musumeciche non si fida della sua maggioranza"Serena Guzzone Il Governo Musumeci ha ritirato asorpresa l'emendamento che prevedeva la modifica della data delleelezioni di secondo livello per le città metropolitane e i libericonsorzi. Il presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè ha chiestoal governo di "presentare al più presto un apposito disegno dilegge, anche di un solo articolo, per prendere nuove decisioni sullamateria". Attesa per domani la conferenza dei capigruppo, a partiredalle 15,30, mentre l'aula è stata convocata alle 16."Un osceno teatrino, con fughe inavanti e penose marce indietro di cui i siciliani avrebbero fattovolentieri a meno. Alla fine l'emendamento della maggioranza, chesanciva lo slittamento delle elezioni degli organi delle ex Provincealla primavera del 2020, è stato ritirato dal governo, comeauspicato dal M5S. L'esecutivo, non fidandosi della suamaggioranza, ha preferito non rischiare una nuova figuraccia inaula".Lo afferma il capogruppo del M5Sall'Ars Francesco Cappello. "Il voto dell'emendamento -afferma Cappello - sarebbe stato un oltraggio al regolamento, anchese la cosa non ci avrebbe meravigliato più di tanto, visto che inquesta legislatura l'applicazione quantomeno allegra di questo èstata frequente. Resta comunque - conclude Cappello - l'immagineplastica di una maggioranza inesistente e rissosa, pronta asgambettare in qualsiasi momento il governo e la Sicilia per curare ipropri interessi di bottega, magari per conquistare qualchestrapuntino in giunta dopo i nuovi equilibri venuti fuori dalleelezioni Europee".



LA SICILIAonline
MOSSA A SORPRESA DI MUSUMECI SU DATAVOTO PER LIBERI CONSORZI E CITTÀ METROPOLITANE

 Il presidente della Regione ha ritiratol'emendamento che prevedeva la modifica della data delle elezioniPALERMO - Con una mossa a sorpresa, altermine del suo intervento all'Ars dopo una seduta di oltre dueore, il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha ritiratol'emendamento presentato dal governo che prevedeva la modifica delladata delle elezioni di secondo livello per Liberi Consorzi e CittàMetropolitane.«Ho assistito a un dibattito a trattisurreale, l'emendamento è stato richiesto anche dall'Anci»aveva detto Musumeci a proposito della scelta di anticipare la datadel voto dall'aprile 2020 al prossimo ottobre. Scelta che ha vistola protesta delle opposizioni, contrati non sul merito ma sul metodoscelto dal governo, cioè un altro emendamento da agganciare ad unddl di materia estranea agli enti locali. Alla fine il «colpo discena": Musumeci ha ritirato l'emendamento. Il presidentedell'Ars, Gianfranco Miccichè, ha chiesto al governo di«presentare al più presto un apposito disegno di legge, anche di unsolo articolo, per prendere nuove decisioni sulla materia». Domanila capigruppo si riunirà alle 15,30, l'aula è convocata alle 16.

LA SICILIA
VOTO EX PROVINCE ALL'ARS È ANCORAFUMATA GRIGIAGIUSEPPE BIANCA PALERMO. A

lla fine «nella telenoveladi ardite decisioni e cocenti pentimenti», come ha definito nel suointervento in Aula ieri il presidente della Regione Nello Musumeci,la vicenda delle ex Province, la fumata bianca dal parlamentosiciliano non è arrivata. Proprio quando era pronto un emendamentoper svolgere le elezioni a ottobre il governo ha optato per unasoluzione condivisa con l'Aula che passerà dalla conferenza deicapigruppo in programma per oggi. Dopo il blitz di Vincenzo Figuccia concui, con emendamento, si era cancellato il voto previsto per il 30giugno, il centrodestra era chiamato a ricomporsi. A spostarel'asticella è stato il governatore siciliano che al termine deldibattito ha annunciato che «con grande disincanto il governoaccetterà qualunque proposta dovesse venire fuori dall'aula. Cisembrava giusto restituire alla politica gli enti di area vasta»,aggiungendo come dal governo non arrivi «nessuna sfida all'aula». È toccato così, a fine seduta, alpresidente dell'Ars Gianfranco Miccichè chiedere la scrittura di ununico articolo di legge da porre in votazione possibilmente ancheoggi, per tornare a votare - dopo sette anni di commissariamento -negli enti di area vasta. Al capogruppo del Pd Giuseppe Lupo che hachiesto una seduta per discutere dei mali che affliggono gli entialle prese con la crisi finanziaria Musumeci ha ricordato che «39sedute da parte di questo Parlamento destinate alla distruzione delleProvince dopo 162 anni, difficilmente possano essere compensate dauna sola per poterle ricostruire». Sulla crisi finanziaria degli enti esul dialogo con Roma Musumeci ha invece aggiunto: «Possiamo anchefare i braccio di ferro, ma ognuno di noi de ve obbedire all'eticadella responsabilità». Dal dibattito sulla data in cui votareinvece era emersa con chiarezza da parte delle opposizioni larichiesta di assunzione di responsabilità ne confronti delcentrodestra per la norma approvata che ha fatto saltare il banco conil voto del 30 giugno. Giancarlo Cancelleri, vicepresidentedell' Ars e leader del M5S in Sicilia, ha invece ribadito che a suoavviso «qualcuno sta provando a buttare la palla nella metà campodell'opposizione sul voto della scorsa settimana, ma oggi dobbiamocominciare a dare risposta». E ha aggiunto: «Se chiediamo il votosegreto questa norma non passa di nuovo. C'è qualcosa che nonfunziona in questa maggioranza sul tema». E sugli enti ha proposto:«Facciamoli diventare dei dipartimenti regionali sul territorio». Si chiedeva di cambiare alla fine unanorma non ancora pubblicata, ha evidenziato Antonello Cracolici delPd, mentre Baldo Gucciardi ha chiesto con una punta di polemica di«convocare commissione regolamento e modificare norma che vieta ciòche ci accingiamo a rifare. Due violazioni non costituiscono uncomportamento legittimo. Coerente invece sino in fondo VincenzoFiguccia: «La maschera dell'ipocrisia è sgradevole da vedere.Difendo la scelta dell'emendamento presentato nei giorni scorsi». Prosegue dunque all'Ars la sessione dileggi da approvare. Come ha anticipato ieri in Aula Musumeci arriveràin aula la prossima settimana il disegno di legge sull'urbanistica,insieme a quelli già pronti sulla pesca, il diritto allo studio e irifiuti. Nella seduta di ieri non è mancatoinfine lo spazio perii "siparietto". Dalla «supercazzola,neologismo meta semantico» con cui Angela Foti ha stigmatizzato comela coalizione del centrodestra in occasione dell'emendamento Figuccia«aveva detto cose senza senso» a Miccichè che all'ingresso diGiuseppe Milazzo, primo dietro Berlusconi alle Europee, lo hascherzosamente apostrofato: «Lei intende baciare tutti i deputati?»con Milazzo pronto a rispondere: «No solo quelli della prima fila».A conferma del fatto che anche nella politica siciliana come direbbePietrangelo Buttafuoco, "i baci sono definitivi".

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