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rassegna stampa dal 10 al 12 agosto 2019

AGRIGENTONOTIZIE

È il Tartaday, si festeggiano le caretta caretta Porte aperte ai centri di recupero TartaLife,

 in 5 anni hanno salvato 1500 tartarughe marine Il 9 agosto si celebra il Tartaday, la giornata dedicata alla salvaguardia delle tartarughe marine e del loro habitat organizzata dai partner e dai Centri di recupero e cura delle tartarughe marine del progetto Ue TartaLife che da 5 anni lavorano ininterrottamente, 365 giorni l'anno, per contribuire alla conservazione della tartaruga marina. Specie protetta a livello internazionale e inserita nella lista rossa delle specie in pericolo dell'Iucn, la tartaruga marina ha rischiato di estinguersi soprattutto a causa del crescente impatto delle attività antropiche. E sebbene la situazione sia ora in lieve miglioramento, grazie all'aumento della sensibilità e della consapevolezza nei confronti di questa specie, c'è ancora molto da fare. Troppe tartarughe ancora muoiono nel Mediterraneo perché soffocate dalle plastiche, intrappolate nelle reti, intossicate dai rifiuti, ferite dalle eliche. Per questo, il progetto TartaLife ha puntato proprio sui pescatori "sviluppando e diffondendo attrezzi da pesca a basso impatto, potenziando i centri di recupero, formando i pescatori su cosa fare in caso di catture accidentali - spiega Alessandro Lucchetti del Cnr-Irbim di Ancona, capofila del progetto - Dopo 5 anni possiamo dire di avere pescatori più consapevoli, responsabili e collaborativi e questo è senza dubbio il risultato più confortante, anche se tanto resta da fare e tanto continueremo a fare". Grazie al progetto europeo sono complessivamente 18 le strutture che a vario titolo fanno parte della rete TartaLife, dai nuovi presidi di primo soccorso ai punti di raccolta e monitoraggio. Dall'inizio del progetto sono state recuperate oltre 1500 tartarughe: curate e rimesse in libertà dopo aver subito traumi o incidenti di vario tipo, come l'ingestione di plastica o ami, imbrigliamento in corpi estranei che ostacolano il movimento (dalle reti abbandonate alle lenze o i sacchi di plastica), traumi da collisioni con imbarcazioni. In occasione del Tartaday, queste strutture aprono le porte ai visitatori organizzano iniziative in tutta Italia per illustrare il loro lavoro e far conoscere da vicino il mondo delle tartarughe marine. Si potrà sperare nella schiusa di un nido a Stromboli o assistere alla liberazione di una tartaruga curata nel centro di recupero dell'Area marina Protetta delle Egadi; partecipare a un'escursione in barca a vela sulle tracce delle tartarughe a Volano, alla foce del Po, oppure visite guidate al Museo del Mare a Pioppi nel Cilento.

SICILIA24H

A San Leone il "Tartaday" 2019 Ad Agrigento, a San Leone, si è svolta l'annuale giornata nazionale "Tartaday", sulla tartaruga marina Caretta caretta, specie prioritaria a livello mondiale e inserita da tempo nella Lista Rossa delle specie a rischio di estinzione. Si tratta di una giornata di informazione e sensibilizzazione sui rischi che corre tale specie a causa di numerose minacce, tutte di origine antropica, dall'inquinamento all'aumento esponenziale del traffico marittimo e, sopratutto, alle attività di pesca professionale che con le catture accidentali ogni anno causano la morte di almeno 130.000 esemplari nel solo bacino del Mediterraneo. La giornata nazionale è organizzata da tutti gli enti che partecipano al progetto "Tartalife", finanziato dall'Unione Europea. In occasione del "Tartaday", la Provincia di Agrigento, partner del progetto comunitario, ha organizzato a San Leone la liberazione di un esemplare di tartaruga marina, soccorsa nei mesi scorsi proprio a San Leone e successivamente curata e riabilitata dallo staff del Centro di recupero della Fauna Selvatica di Cattolica Eraclea. Alla manifestazione hanno partecipato direttore e funzionari del Settore Ambiente della Provincia di Agrigento e della Ripartizione Faunistico-Venatoria di Agrigento. Il rilascio è avvenuto dalla spiaggia antistante il locale "Aquaselz" a San Leone, accanto al porticciolo, con il supporto logistico del Mediterraneo Yachting Club che ha gentilmente offerto un gommone per il rilascio dell'esemplare di tartaruga marina.



LIVESICILIA

L'analisi Dovrebbe essere un vero paradiso Ma la Sicilia è il nostro inferno di Roberto Puglisi La Sicilia è un inferno e dovrebbe essere il nostro Paradiso. Tutto avremmo per vivere in una terra ricca e piena di bellezza. Ma il presente è tragico e il futuro rischia di essere l'iperbole del peggio. Se, per esempio, si consumerà, prossimamente, magari dopo nuove elezioni, lo strappo autonomista-leghista, che ha il nome cortese di una secessione mascherata, perfino la nostra tremenda attualità rischierebbe di trasfigurarsi in decadenza non più affrontabile. E saremmo noi siciliani i migranti con la mano tesa a cui nessuno darebbe risposta. E la nostra terra si trasformerebbe nel campo di concentramento della maggioranza dei poveri, nel resort inaccessibile della minoranza dei ricchi, con vista sulla fame. La Sicilia è un deserto di lacrime e dovrebbe essere la nostra carezza. Chi conosce la sventura di avere subito, in questi giorni afosi, un incendio davanti alla porta di casa, sa di cosa si tratta. Non c'è purtroppo una metafora più esplicita per indicare il Paradiso che non c'è e l'inferno che regna. Non soltanto per la cronaca dei momenti concitati: per la devastazione che riempie il dopo con certe distese lunari e bruciacchiate che rispecchiano l'emblema della rassegnazione. Questo è la Sicilia: un'occasione mancata, una trama smagliata di disastri intervallata da qualche sparuto rammendo di buona volontà. E coloro che, con ragione, se la prendono con i politici di ieri, di oggi e di domani, dovrebbero prima, metaforicamente, lapidare se stessi. Non sono stati i blindati o gli eserciti di una potenza straniera, nel corso degli anni, a permettere l'insediamento, salvo poche eccezioni, di una classe dirigente sciatta, privilegiata e inconcludente. Siamo stati noi, col segno di una matita su una scheda. Pare che si chiami democrazia. Viviamo nell'epoca della sfortuna. Le nostre sicurezze stanno crollando adesso. Tutti i nodi intricati, contemporaneamente, stanno venendo al pettine, nella strozzatura di un male che non può essere redento: il peccato mortale di dirsi siciliani nel momento più truce. Avanzano eserciti corazzati di insensibilità che vogliono schiacciare la bellezza, nella preparazione di un'età 'del ferro e del silenzio, piena di individui anatra-lepre' (Valerio Magrelli). E noi siciliani, portatori spesso inconsapevoli di una quantità non piccola di tutta la meraviglia del mondo, noi che siamo nati con il fiore dei miti tra le labbra, saremo le vittime sacrificali. Dovrebbe essere il nostro Paradiso terrestre, ma è un inferno la Sicilia in cui ci è toccato in sorte di vivere, l'isola che non ha un domani. E forse sono purissimi inganni, miraggi del nostro cuore terrone, le corde che ci trattengono. Il mare che luccica. La fragranza di gelsomino. Il bagno a ottobre. Bastano per farci dimenticare l'assenza di pane e lavoro, le attese disumane negli ospedali, il nonsenso di una regione struggente e dannata. Ma siamo stati noi, specialmente noi, a volerla così. Noi, il serpente dell'Eden che, infine, dopo lunghissimi banchetti apparecchiati da un'indecenza che si credeva furba, ha divorato se stesso. 

LA SICILIA
FENOMENO DILAGANTE Strade provinciali invase dai rifiuti e dall'amianto. Mentre le percentuali della raccolta differenziata dei singoli comuni continuano ad innalzarsi - più o meno - c'è una sorta di terra di nessuno dove invece la quantità di spazzatura abbandonata, soprattutto rifiuti speciali e molto inquinanti. Stiamo parlando delle Strade Provinciali, dove, ormai sistematicamente, vengono lasciati decine e decine di sacchi di "munizza" di ignoti che continuano a sfruttare l'anonimato per dar sfogo alla propria inciviltà. Una vera "terra di nessuno", perchè si tratta di una rete vastissima e impossibile da controllare in modo puntuale da parte della Polizia provinciale, che pure periodicamente somministrano verbali grazie alle telecamere nascoste. Per citare un paio di esempi, è ormai sistematicamente un immondezzaio la Sp1, tra Agrigento e Raffadali, ma anche le bretelle tra Porto Empedocle e il Quadrivio Spinasanta e le strade di accesso tra Agrigento e Favara. Tonnellate di spazzatura cui si mischia qualcos'altro, tanto da rendere la situazione potenzialmente emergenziale. Stiamo parlando dei rifiuti contenenti amianto (il cosiddetto Eternit) che viene smaltito illegalmente in grosse quantità. Questo portando ad un doppio problema: se da un lato ne sussiste una di igiene pubblica e di possibile inquinamento da parte delle fibre di amianto - che sono cancerose -, dall'altro c'è una seria questione economica. Smaltire questi rifiuti costa, e costa parecchio. Ed è per questo che,irresponsabilmente,c'è chi abbandona il rifiuto per strada. La bonifica quindi drena rapidamente le risorse impegnate dal Libero Consorzio, impedendogli di tenere sotto controllo la situazione: negli ultimi 2 anni sono stati stanziati circa 80mila euro, e le somme appaiono sempre troppo esigue rispetto alle esigenze. GIOACCHINO SCHICCHI.

MASSIMA SICUREZZA E RISPETTO PER L'AMBIENTE FERRAGOSTO: Stesse regole del 2018: no ai falò e alle tende in spiaggia e piano del traffico per San Leone. Rispetto per l'ambiente e sicurezza dei fruitori nella località balneare con uno sguardo attento alle esigenze degli esercenti commerciali. Sono questi i punti cardine del Ferragosto 2019 e, a tal proposito, in questi giorni si sono svolte diverse riunioni a Palazzo dei Giganti, dove l'Amministrazione comunale e la Capitaneria di porto di Porto Empedocle hanno incontrato, tra gli altri, i gestori degli esercizi commerciali di viale delle Dune e zone limitrofe, le associazioni di volontariato e ambientaliste e i rappresentanti della ditta di igiene ambientale Iseda con i quali si è concordato l'intervento di pulizia straordinaria del litorale per la mattina del 15 agosto. Ieri mattina, invece, in Prefettura, si sono riuniti i sindaci dei comuni rivieraschi dell'agrigentino, la Protezione civile, l'Asp, per concordare le linee del Piano di sicurezza che entrerà in vigore mercoledì 14 agosto, mentre questa mattina è in programma la riunione tecnica in Questura dopo la quale il Comune emetterà l'ordinanza per la regolamentazione del traffico a San Leone che sarà supportata, comunque, dall'ordinanza del 7 luglio scorso. Tutto sommato si ripercorre la traccia del Ferragosto 2018, quindi no ai falò e agli accampamenti in spiaggia, no alle bevande servite in contenitori di vetro o in altri materiali pericolosi e no al transito in viale delle Dune, soprattutto con i mezzi carichi di legna da ardere o tende da campeggio. E in nome della sicurezza e del rispetto per l'ambiente è stata chiesta la collaborazione delle associazioni ambientaliste che però ... "Possiamo fare campagna di sensibilizzazione nei giorni precedenti il Ferragosto - afferma Daniele Gucciardo di Legambiente - ma di certo non attività di vigilanza, prerogativa delle forze dell'ordine" mentre per Claudio Lombardo di Mareamico "Non ci sono i margini per collaborare, il Feragosto non si organizza una settimana prima. Si prenda come esempio il Ferragosto 2015 quando la macchina organizzatrice si accese con largo anticipo". Nessun evento pubblico in programma, mentre i ragazzi andranno a trascorrere la notte più attesa dell'estate in altre zone balneari. "Si sarebbe potuto organizzare - dice Franco Picarella di Confcommercio - un pubblico evento magari in piazzale Giglia la sera di mercoledì, in modo da coinvolgere i cittadini e i visitatori". "Abbiamo ascoltato la voce dei commercianti e dei gestori degli stabilimenti balneari di viale delle Dune e zone limitrofe:" dichiara Gabriella Battaglia, assessore comunale alla Sicurezza - ai quali abbiamo chiesto se vi fossero delle particolari esigenze. Per il resto, insieme con le forze dell'ordine, la Protezione civile, l'Asp, l'Iseda, le associazioni, ... stiamo lavorando affinché il Ferragosto possa essere vissuto all'insegna della sicurezza e dell'ordine pubblico".


LA SICILIA
STRADA STATALE 640 DA COMPLETARE Chiesti interventi della deputazione anche perla Corte d'Appello e la stabilizzazione dei servizi sanitari. LINO LACAGNINA Il gruppo "Unione Professioni" (che aggrega tutti gli Ordini professionali del Nisseno) non si ferma nemmeno ad agosto. Dopo il colloquio con il sindaco Roberto Gambino, una delegazione ristretta ha prima incontrato l' ono Dedalo Pignatore (deputato M5S) e l'ono Alessandro Pagano (pure lui deputato nazionale della Lega) per sottoporre alla loro attenzione quelle che vengono considerate le "emergenze" principali che affliggono la città: la viabilità carente che "isola" il capoluogo, l'esigenza di stabilizzare sempre di più la Corte d'Appello, il potenziamento dei servizi sanitari nel comprensorio. «Siamo incalzati da un gruppo di giovani professionisti che vuole restare in questa città e vuole battersi affinché il territorio nisseno non resti schiacciato dalle grandi aree metropolitane dell'Isola - afferma il presidente dell'Unione, avv. Francesco Panepinto - Mettendo da parte l'apatia che contraddistingue purtroppo gran parte dei nisseni, il nostro gruppo ha deciso di impegnarsi seriamente per affrontare e superare tutte le emergenze di cui la comunità nissena soffre oggi, allo scopo di riconquistare l'importante ruolo che un tempo non lontano Caltanissetta vantava grazie anche alla sua centralità geografica. Con l'ono Pagano, che ha dato la sua disponibilità ad occuparsi del problemi per i quali noi ci battiamo, abbiamo concordato di elaborare una proposta operativa riguardante la viabilità che si preoccuperà di fare avere al suo leader Matteo Salvini, che sarà in Sicilia nei prossimi giorni». Adesso c'è la crisi di Governo e potrebbero esserci conseguenze sugli impegni che il Governo gialloverde aveva preso proprio per la viabilità e altre problematiche del Nisseno. Tuttavia il gruppo "Unione Professioni" ha elaborato una "lettera aperta" a Salvini in cui si rileva che da 4 anni Caltanissetta «è vittima di un isolamento geografico in conseguenza dei lavori in corso per il raddoppio della Ss 640 (Agrigento/autostrada A19) e soprattutto per il mancato utilizzo del viadotto San Giuliano che ha rappresentato negli ultimi decenni la "porta di accesso" principale a Caltanissetta». Oggi infatti chi, arrivando dall'autostrada Palermo-Catania, deve raggiungere Caltanissetta, è costretto a percorrere la ex strada statale 122 bis che presenta un asfalto sconnesso, con molte buche e con barriere di sicurezza obsolete o addirittura inesistenti. I professionisti nisseni, nell'auspicare che i lavori della Ss 640 possano essere presto ripresi e completati, evidenziano il problema del viadotto San Giuliano (lungo circa. 1 km) che è intransitabile dal gennaio 2016 quando venne riscontrata l'instabilità di tre piloni. In occasione della sua recente visita a Caltanissetta per incontrare i creditori della Cmc e rassicurarli che presto arriverà anche per loro il ristoro per i servizi resi al contraente generale che sta realizzando il raddoppio della Agrigento-Caltanissetta, il ministro Danilo Tonineli ha fatto sapere che l'Anas è intenzionata ad abbattere la parte pericolante del viadotto e di sostituirla con una struttura in ferro. È anche previsto che i lavori avranno inizio nel 2020 per concludersi dopo 18 mesi (si parla anche di un costo enorme: 40 milioni) e che per il restyling della ex strada statale 1.22 bis (unico collegamento con Caltanissetta per chi arriva dalla A/l9) la spesa prevista è di 3 milioni. «Stando così le cose - hanno scritto i professionisti nisseni al ministro Salvini - sia per il completamento del raddoppio della Ss 640 che per il ripristino dei viadotto San Giuliano i tempi sono lunghi, sebbene il pericolo di crollo riguardi non più di 150 metri del cavalcavia. Nel frattempo però Caltanissetta (città dove hanno sede la Corte d'Appello e i Comandi provinciali di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza) continuerà a restare "isolata" e raggiungibile soltanto attraverso i tortuosi e rischiosi percorsi stradali oggi esistenti». L'Unione Professioni indica anche due validi motivi perché il viadotto San Giuliano debba essere restituito alla fruizione degli automobilisti.


LA SICILIA
Cua, le immatricolazioni ai corsi vanno a gonfie vele Consorzio universitario di Agrigento, le nuvole nere del recente passato fatto di incertezze, rischi concreti di chiusura e, a volte, una campagna denigratoria dell'università della città sembrano definitivamente passate. Pare stiano infatti andando a gonfie vele le Iscrizioni ai nuovi corsi di laurea triennale proposti da Unipa per l'anno accademico che avrà inizio ad ottobre, sebbene, ci dicono dal Cua "Empedocle", al momento non sia possibile avere i dati poiché questi sono al momento ancora in fase di validazione. Certo è che tra tutte le proposte per il 2019/2020 il primo corso è Scienze dell'educazione per la prima infanzia, che è anche l'unico non a numero programmato e senza preesame. Il trend registrato, tuttavia, vorrebbe un'ormai prossimo raggiungimento del tetto di iscritti massimo per quest'anno. In ordine troviamo poi Economia e amministrazione aziendale e Architettura e ambiente costruito, mentre stabili sono i numeri per quanto riguarda Servizio Sociale, l'unico corso "sopravvissuto" agli anni della "carestia". Ottimi risultati ha già portato a casa invece il corso in Mediazione linguistico interculturale, realizzato dal Cua con Trisform-Agorà Mundi, che, nonostante il costo di iscrizione avrebbe già fatto registrare 45 adesioni. Si tratta di primi risultati che hanno però un loro valore m prospettiva - spiega l'attuale presidente del Consorzio, Giovanni Di Maida - perché ci consentono oggi di poter affermare che finalmente la crisi può dirsi alle spalle. Il Cua si apre ad un nuovo futuro Intanto, però, c'è da fare i conti con il passato. E se sono avviate le procedure di riscossione dai soci morosi delle quote annuali non versate (un lavoro avviato a dicembre 2018) a fine mese, il prossimo 26 agosto, l'Assemblea dei soci è stata convocata per ratificare l'attuale formazione del Cda: Stante l'immobilismo della Regione a nominare il nuovo presidente, infatti il Consorzio provvederà a "formalizzare" l'attuale consiglio di amministrazione, per quanto si tartti di una formazione "provvisoria".












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