AGRIGENTONOTIZIE
È il Tartaday, si festeggiano le
caretta caretta
Porte aperte ai centri di recupero
TartaLife,
in 5 anni hanno salvato 1500 tartarughe marine
Il 9 agosto si celebra il Tartaday, la
giornata dedicata alla salvaguardia delle tartarughe marine e del
loro habitat organizzata dai partner e dai Centri di recupero e cura
delle tartarughe marine del progetto Ue TartaLife che da 5 anni
lavorano ininterrottamente, 365 giorni l'anno, per contribuire alla
conservazione della tartaruga marina. Specie protetta a livello
internazionale e inserita nella lista rossa delle specie in pericolo
dell'Iucn, la tartaruga marina ha rischiato di estinguersi
soprattutto a causa del crescente impatto delle attività antropiche.
E sebbene la situazione sia ora in lieve miglioramento, grazie
all'aumento della sensibilità e della consapevolezza nei confronti
di questa specie, c'è ancora molto da fare.
Troppe tartarughe ancora muoiono nel
Mediterraneo perché soffocate dalle plastiche, intrappolate nelle
reti, intossicate dai rifiuti, ferite dalle eliche. Per questo, il
progetto TartaLife ha puntato proprio sui pescatori "sviluppando
e diffondendo attrezzi da pesca a basso impatto, potenziando i centri
di recupero, formando i pescatori su cosa fare in caso di catture
accidentali - spiega Alessandro Lucchetti del Cnr-Irbim di Ancona,
capofila del progetto - Dopo 5 anni possiamo dire di avere pescatori
più consapevoli, responsabili e collaborativi e questo è senza
dubbio il risultato più confortante, anche se tanto resta da fare e
tanto continueremo a fare". Grazie al progetto europeo sono
complessivamente 18 le strutture che a vario titolo fanno parte della
rete TartaLife, dai nuovi presidi di primo soccorso ai punti di
raccolta e monitoraggio.
Dall'inizio del progetto sono state
recuperate oltre 1500 tartarughe: curate e rimesse in libertà dopo
aver subito traumi o incidenti di vario tipo, come l'ingestione di
plastica o ami, imbrigliamento in corpi estranei che ostacolano il
movimento (dalle reti abbandonate alle lenze o i sacchi di plastica),
traumi da collisioni con imbarcazioni. In occasione del Tartaday,
queste strutture aprono le porte ai visitatori organizzano iniziative
in tutta Italia per illustrare il loro lavoro e far conoscere da
vicino il mondo delle tartarughe marine. Si potrà sperare nella
schiusa di un nido a Stromboli o assistere alla liberazione di una
tartaruga curata nel centro di recupero dell'Area marina Protetta
delle Egadi; partecipare a un'escursione in barca a vela sulle tracce
delle tartarughe a Volano, alla foce del Po, oppure visite guidate al
Museo del Mare a Pioppi nel Cilento.
SICILIA24H
A San Leone il "Tartaday" 2019
Ad Agrigento, a San Leone, si è svolta
l'annuale giornata nazionale "Tartaday", sulla tartaruga marina
Caretta caretta, specie prioritaria a livello mondiale e inserita da
tempo nella Lista Rossa delle specie a rischio di estinzione. Si
tratta di una giornata di informazione e sensibilizzazione sui rischi
che corre tale specie a causa di numerose minacce, tutte di origine
antropica, dall'inquinamento all'aumento esponenziale del
traffico marittimo e, sopratutto, alle attività di pesca
professionale che con le catture accidentali ogni anno causano la
morte di almeno 130.000 esemplari nel solo bacino del Mediterraneo.
La giornata nazionale è organizzata da tutti gli enti che
partecipano al progetto "Tartalife", finanziato dall'Unione
Europea. In occasione del "Tartaday", la Provincia di Agrigento,
partner del progetto comunitario, ha organizzato a San Leone la
liberazione di un esemplare di tartaruga marina, soccorsa nei mesi
scorsi proprio a San Leone e successivamente curata e riabilitata
dallo staff del Centro di recupero della Fauna Selvatica di Cattolica
Eraclea. Alla manifestazione hanno partecipato direttore e funzionari
del Settore Ambiente della Provincia di Agrigento e della
Ripartizione Faunistico-Venatoria di Agrigento. Il rilascio è
avvenuto dalla spiaggia antistante il locale "Aquaselz" a San
Leone, accanto al porticciolo, con il supporto logistico del
Mediterraneo Yachting Club che ha gentilmente offerto un gommone per
il rilascio dell'esemplare di tartaruga marina.
LIVESICILIA
L'analisi
Dovrebbe essere un vero paradiso
Ma la Sicilia è il nostro inferno
di Roberto Puglisi
La Sicilia è un inferno e dovrebbe
essere il nostro Paradiso. Tutto avremmo per vivere in una terra
ricca e piena di bellezza. Ma il presente è tragico e il futuro
rischia di essere l'iperbole del peggio. Se, per esempio, si
consumerà, prossimamente, magari dopo nuove elezioni, lo strappo
autonomista-leghista, che ha il nome cortese di una secessione
mascherata, perfino la nostra tremenda attualità rischierebbe di
trasfigurarsi in decadenza non più affrontabile. E saremmo noi
siciliani i migranti con la mano tesa a cui nessuno darebbe risposta.
E la nostra terra si trasformerebbe nel campo di concentramento della
maggioranza dei poveri, nel resort inaccessibile della minoranza dei
ricchi, con vista sulla fame.
La Sicilia è un deserto di lacrime e
dovrebbe essere la nostra carezza. Chi conosce la sventura di avere
subito, in questi giorni afosi, un incendio davanti alla porta di
casa, sa di cosa si tratta. Non c'è purtroppo una metafora più
esplicita per indicare il Paradiso che non c'è e l'inferno che
regna. Non soltanto per la cronaca dei momenti concitati: per la
devastazione che riempie il dopo con certe distese lunari e
bruciacchiate che rispecchiano l'emblema della rassegnazione.
Questo è la Sicilia: un'occasione
mancata, una trama smagliata di disastri intervallata da qualche
sparuto rammendo di buona volontà. E coloro che, con ragione, se la
prendono con i politici di ieri, di oggi e di domani, dovrebbero
prima, metaforicamente, lapidare se stessi. Non sono stati i blindati
o gli eserciti di una potenza straniera, nel corso degli anni, a
permettere l'insediamento, salvo poche eccezioni, di una classe
dirigente sciatta, privilegiata e inconcludente. Siamo stati noi, col
segno di una matita su una scheda. Pare che si chiami democrazia.
Viviamo nell'epoca della sfortuna. Le
nostre sicurezze stanno crollando adesso. Tutti i nodi intricati,
contemporaneamente, stanno venendo al pettine, nella strozzatura di
un male che non può essere redento: il peccato mortale di dirsi
siciliani nel momento più truce. Avanzano eserciti corazzati di
insensibilità che vogliono schiacciare la bellezza, nella
preparazione di un'età 'del ferro e del silenzio, piena di individui
anatra-lepre' (Valerio Magrelli). E noi siciliani, portatori spesso
inconsapevoli di una quantità non piccola di tutta la meraviglia del
mondo, noi che siamo nati con il fiore dei miti tra le labbra, saremo
le vittime sacrificali.
Dovrebbe essere il nostro Paradiso
terrestre, ma è un inferno la Sicilia in cui ci è toccato in sorte
di vivere, l'isola che non ha un domani. E forse sono purissimi
inganni, miraggi del nostro cuore terrone, le corde che ci
trattengono. Il mare che luccica. La fragranza di gelsomino. Il bagno
a ottobre. Bastano per farci dimenticare l'assenza di pane e lavoro,
le attese disumane negli ospedali, il nonsenso di una regione
struggente e dannata. Ma siamo stati noi, specialmente noi, a volerla
così. Noi, il serpente dell'Eden che, infine, dopo lunghissimi
banchetti apparecchiati da un'indecenza che si credeva furba, ha
divorato se stesso.
LA SICILIA
FENOMENO DILAGANTE
Strade provinciali invase dai
rifiuti e dall'amianto.
Mentre le percentuali della raccolta
differenziata dei singoli comuni continuano ad innalzarsi - più o
meno - c'è una sorta di terra di nessuno dove invece la quantità
di spazzatura abbandonata, soprattutto rifiuti speciali e molto
inquinanti.
Stiamo parlando delle Strade
Provinciali, dove, ormai sistematicamente, vengono lasciati decine e
decine di sacchi di "munizza" di ignoti che continuano a
sfruttare l'anonimato per dar sfogo alla propria inciviltà. Una vera
"terra di nessuno", perchè si tratta di una rete vastissima e
impossibile da controllare in modo puntuale da parte della Polizia
provinciale, che pure periodicamente somministrano verbali grazie
alle telecamere nascoste. Per citare un paio di esempi, è ormai
sistematicamente un immondezzaio la Sp1, tra Agrigento e Raffadali,
ma anche le bretelle tra Porto Empedocle e il Quadrivio Spinasanta e
le strade di accesso tra Agrigento e Favara.
Tonnellate di spazzatura cui si mischia
qualcos'altro, tanto da rendere la situazione potenzialmente
emergenziale. Stiamo parlando dei rifiuti contenenti amianto (il
cosiddetto Eternit) che viene smaltito illegalmente in grosse
quantità. Questo portando ad un doppio problema: se da un lato ne
sussiste una di igiene pubblica e di possibile inquinamento da parte
delle fibre di amianto - che sono cancerose -, dall'altro c'è una
seria questione economica. Smaltire questi rifiuti costa, e costa
parecchio. Ed è per questo che,irresponsabilmente,c'è chi abbandona
il rifiuto per strada.
La bonifica quindi drena rapidamente le
risorse impegnate dal Libero Consorzio, impedendogli di tenere sotto
controllo la situazione: negli ultimi 2 anni sono stati stanziati
circa 80mila euro, e le somme appaiono sempre troppo esigue rispetto
alle esigenze.
GIOACCHINO SCHICCHI.
MASSIMA SICUREZZA E RISPETTO PER
L'AMBIENTE
FERRAGOSTO: Stesse regole del 2018:
no ai falò e alle tende in spiaggia e piano del traffico per San
Leone.
Rispetto per l'ambiente e sicurezza dei
fruitori nella località balneare con uno sguardo attento alle
esigenze degli esercenti commerciali. Sono questi i punti cardine del
Ferragosto 2019 e, a tal proposito, in questi giorni si sono svolte
diverse riunioni a Palazzo dei Giganti, dove l'Amministrazione
comunale e la Capitaneria di porto di Porto Empedocle hanno
incontrato, tra gli altri, i gestori degli esercizi commerciali di
viale delle Dune e zone limitrofe, le associazioni di volontariato e
ambientaliste e i rappresentanti della ditta di igiene ambientale
Iseda con i quali si è concordato l'intervento di pulizia
straordinaria del litorale per la mattina del 15 agosto. Ieri
mattina, invece, in Prefettura, si sono riuniti i sindaci dei comuni
rivieraschi dell'agrigentino, la Protezione civile, l'Asp, per
concordare le linee del Piano di sicurezza che entrerà in vigore
mercoledì 14 agosto, mentre questa mattina è in programma la
riunione tecnica in Questura dopo la quale il Comune emetterà
l'ordinanza per la regolamentazione del traffico a San Leone che sarà
supportata, comunque, dall'ordinanza del 7 luglio scorso.
Tutto sommato si ripercorre la traccia
del Ferragosto 2018, quindi no ai falò e agli accampamenti in
spiaggia, no alle bevande servite in contenitori di vetro o in altri
materiali pericolosi e no al transito in viale delle Dune,
soprattutto con i mezzi carichi di legna da ardere o tende da
campeggio. E in nome della sicurezza e del rispetto per l'ambiente è
stata chiesta la collaborazione delle associazioni ambientaliste che
però ... "Possiamo fare campagna di sensibilizzazione nei
giorni precedenti il Ferragosto - afferma Daniele Gucciardo di
Legambiente - ma di certo non attività di vigilanza, prerogativa
delle forze dell'ordine" mentre per Claudio Lombardo di
Mareamico "Non ci sono i margini per collaborare, il Feragosto
non si organizza una settimana prima. Si prenda come esempio il
Ferragosto 2015 quando la macchina organizzatrice si accese con largo
anticipo".
Nessun evento pubblico in programma,
mentre i ragazzi andranno a trascorrere la notte più attesa
dell'estate in altre zone balneari. "Si sarebbe potuto
organizzare - dice Franco Picarella di Confcommercio - un pubblico
evento magari in piazzale Giglia la sera di mercoledì, in modo da
coinvolgere i cittadini e i visitatori".
"Abbiamo ascoltato la voce dei
commercianti e dei gestori degli stabilimenti balneari di viale delle
Dune e zone limitrofe:" dichiara Gabriella Battaglia, assessore
comunale alla Sicurezza - ai quali abbiamo chiesto se vi fossero
delle particolari esigenze. Per il resto, insieme con le forze
dell'ordine, la Protezione civile, l'Asp, l'Iseda, le associazioni,
... stiamo lavorando affinché il Ferragosto possa essere vissuto
all'insegna della sicurezza e dell'ordine pubblico".
LA SICILIA
STRADA STATALE 640 DA COMPLETARE
Chiesti interventi della deputazione
anche perla Corte d'Appello e la stabilizzazione dei servizi
sanitari.
LINO LACAGNINA
Il gruppo "Unione Professioni"
(che aggrega tutti gli Ordini professionali del Nisseno) non si ferma
nemmeno ad agosto. Dopo il colloquio con il sindaco Roberto Gambino,
una delegazione ristretta ha prima incontrato l' ono Dedalo Pignatore
(deputato M5S) e l'ono Alessandro Pagano (pure lui deputato nazionale
della Lega) per sottoporre alla loro attenzione quelle che vengono
considerate le "emergenze" principali che affliggono la
città: la viabilità carente che "isola" il capoluogo,
l'esigenza di stabilizzare sempre di più la Corte d'Appello, il
potenziamento dei servizi sanitari nel comprensorio.
«Siamo incalzati da un gruppo di
giovani professionisti che vuole restare in questa città e vuole
battersi affinché il territorio nisseno non resti schiacciato dalle
grandi aree metropolitane dell'Isola - afferma il presidente
dell'Unione, avv. Francesco Panepinto - Mettendo da parte l'apatia
che contraddistingue purtroppo gran parte dei nisseni, il nostro
gruppo ha deciso di impegnarsi seriamente per affrontare e superare
tutte le emergenze di cui la comunità nissena soffre oggi, allo
scopo di riconquistare l'importante ruolo che un tempo non lontano
Caltanissetta vantava grazie anche alla sua centralità geografica.
Con l'ono Pagano, che ha dato la sua disponibilità ad occuparsi del
problemi per i quali noi ci battiamo, abbiamo concordato di elaborare
una proposta operativa riguardante la viabilità che si preoccuperà
di fare avere al suo leader Matteo Salvini, che sarà in Sicilia nei
prossimi giorni».
Adesso c'è la crisi di Governo e
potrebbero esserci conseguenze sugli impegni che il Governo
gialloverde aveva preso proprio per la viabilità e altre
problematiche del Nisseno. Tuttavia il gruppo "Unione
Professioni" ha elaborato una "lettera aperta" a
Salvini in cui si rileva che da 4 anni Caltanissetta «è vittima di
un isolamento geografico in conseguenza dei lavori in corso per il
raddoppio della Ss 640 (Agrigento/autostrada A19) e soprattutto per
il mancato utilizzo del viadotto San Giuliano che ha rappresentato
negli ultimi decenni la "porta di accesso" principale a
Caltanissetta». Oggi infatti chi, arrivando dall'autostrada
Palermo-Catania, deve raggiungere Caltanissetta, è costretto a
percorrere la ex strada statale 122 bis che presenta un asfalto
sconnesso, con molte buche e con barriere di sicurezza obsolete o
addirittura inesistenti. I professionisti nisseni, nell'auspicare che
i lavori della Ss 640 possano essere presto ripresi e completati,
evidenziano il problema del viadotto San Giuliano (lungo circa. 1 km)
che è intransitabile dal gennaio 2016 quando venne riscontrata
l'instabilità di tre piloni. In occasione della sua recente visita a
Caltanissetta per incontrare i creditori della Cmc e rassicurarli che
presto arriverà anche per loro il ristoro per i servizi resi al
contraente generale che sta realizzando il raddoppio della
Agrigento-Caltanissetta, il ministro Danilo Tonineli ha fatto sapere
che l'Anas è intenzionata ad abbattere la parte pericolante del
viadotto e di sostituirla con una struttura in ferro. È anche
previsto che i lavori avranno inizio nel 2020 per concludersi dopo 18
mesi (si parla anche di un costo enorme: 40 milioni) e che per il
restyling della ex strada statale 1.22 bis (unico collegamento con
Caltanissetta per chi arriva dalla A/l9) la spesa prevista è di 3
milioni.
«Stando così le cose - hanno scritto
i professionisti nisseni al ministro Salvini - sia per il
completamento del raddoppio della Ss 640 che per il ripristino dei
viadotto San Giuliano i tempi sono lunghi, sebbene il pericolo di
crollo riguardi non più di 150 metri del cavalcavia. Nel frattempo
però Caltanissetta (città dove hanno sede la Corte d'Appello e i
Comandi provinciali di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza)
continuerà a restare "isolata" e raggiungibile soltanto
attraverso i tortuosi e rischiosi percorsi stradali oggi esistenti».
L'Unione Professioni indica anche due
validi motivi perché il viadotto San Giuliano debba essere
restituito alla fruizione degli automobilisti.
LA SICILIA
Cua, le immatricolazioni ai corsi
vanno a gonfie vele
Consorzio universitario di Agrigento,
le nuvole nere del recente passato fatto di incertezze, rischi
concreti di chiusura e, a volte, una campagna denigratoria
dell'università della città sembrano definitivamente passate.
Pare stiano infatti andando a gonfie
vele le Iscrizioni ai nuovi corsi di laurea triennale proposti da
Unipa per l'anno accademico che avrà inizio ad ottobre, sebbene, ci
dicono dal Cua "Empedocle", al momento non sia possibile
avere i dati poiché questi sono al momento ancora in fase di
validazione. Certo è che tra tutte le proposte per il 2019/2020 il
primo corso è Scienze dell'educazione per la prima infanzia, che è
anche l'unico non a numero programmato e senza preesame. Il trend
registrato, tuttavia, vorrebbe un'ormai prossimo raggiungimento del
tetto di iscritti massimo per quest'anno. In
ordine troviamo poi Economia e
amministrazione aziendale e Architettura e ambiente costruito, mentre
stabili sono i numeri per quanto riguarda Servizio Sociale, l'unico
corso "sopravvissuto" agli anni della "carestia".
Ottimi risultati ha già portato a casa invece il corso in Mediazione
linguistico interculturale, realizzato dal Cua con Trisform-Agorà
Mundi, che, nonostante il costo di iscrizione avrebbe già fatto
registrare 45 adesioni. Si tratta di primi risultati che hanno però
un loro valore m prospettiva - spiega l'attuale presidente del
Consorzio, Giovanni Di Maida - perché ci consentono oggi di poter
affermare che finalmente la crisi può dirsi alle spalle. Il Cua si
apre ad un nuovo futuro
Intanto, però, c'è da fare i conti
con il passato. E se sono avviate le procedure di riscossione dai
soci morosi delle quote annuali non versate (un lavoro avviato a
dicembre 2018) a fine mese, il prossimo 26 agosto, l'Assemblea dei
soci è stata convocata per ratificare l'attuale formazione del Cda:
Stante l'immobilismo della Regione a nominare il nuovo presidente,
infatti il Consorzio provvederà a "formalizzare" l'attuale
consiglio di amministrazione, per quanto si tartti di una formazione
"provvisoria".