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Alberi fioriti al Giardino Botanico del Libero Consorzio comunale di Agrigento. Si rinnova anche quest'anno, il Mito di Proserpina

 Al Giardino Botanico di Agrigento, si rinnova anche quest'anno, il Mito di Proserpina. Da qualche giorno, infatti, un velo bianco ricopre le decine di alberi di mandorlo che vegetano nell'antico giardino del Libero Consorzio Comunale. Un rituale che ogni anno annuncia il precoce arrivo della primavera che ad Agrigento culmina con la festa del Mandorlo in Fiore e che anche quest'anno, per quanto un po' in anticipo, si sta ripetendo. Il mandorlo fiorito, però, che oggi rimanda alla festa ed al folklore, in passato era soprattutto sinonimo di economia. La coltivazione del mandorlo, infatti, ha rivestito un ruolo economico di primo piano nella provincia di Agrigentino. La sua coltivazione ricopriva diversi ettari di territorio rappresentando, come nel caso di Agrigento, un vero e proprio presidio di tutela ambientale e del paesaggio in aree non destinabili ad altre coltivazioni. Per parlare della coltivazione del mandorlo all'interno del Giardino Botanico bisogna fare un passo indietro fino alle origini di quello che oggi è un vero e proprio "polmone verde" della città. Nell'area, originariamente adibita a colonia agricola degli ospiti dell'Ospedale Psichiatrico, vennero, infatti, piantumati decine di alberi di mandorlo. Oggi la coltivazione è stata implementata con la messa a dimora di specie autoctone di grande varietà (con qualche rarità, per esempio una varietà di "Cercis siliquastrum" o Albero di Giuda a fiori bianchi, e diversi esemplari ultra secolari di essenze mediterranee), secondo un progetto coerente di sistemazione di un'area. La naturale scenografia del costone in calcarenite, che delimita l'area del giardino, la sua particolare posizione orografica e la sua vicinanza alla Valle dei Templi, ne determinano un particolare microclima e ne fanno un luogo magico che rimanda al mito di Proserpina, la dea rapita che torna in primavera.
Secondo la mitologia classica greco - latina Plutone, dio degli Inferi, vide la bella Proserpina, figlia della dea dell'abbondanza, Cerere, mentre passeggiava in un prato della Sicilia che raccoglieva fiori. Subito se ne innamorò e decise di rapirla. La portò con se nell'Ade e la sposò. Gli uomini si rivolsero a Giove chiedendogli di far tornare Proserpina. Ma Plutone le aveva fatto mangiare il melograno, simbolo d'amore, e Proserpina non poteva più tornare dalla madre.
Giove, commosso dal dolore di Cerere, risolse il problema decidendo che Proserpina sarebbe rimasta per otto mesi, da gennaio ad agosto, sulla terra assieme alla madre. Quando Proserpina è sulla terra, Cerere è felice e cosparge la terra di fiori e di frutti.

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