Giornale di sicilia
Scuola, la protesta dei sindacati in Sicilia: siamo in
emergenza, un errore riaprire l'8
A pochi giorni dalla riapertura delle scuole, i nodi da
sciogliere sono ancora tanti e le certezze poche. Doveva essere un rientro in
presenza al 50 per cento, con graduale aumento al 75, per tutti gli studenti
italiani delle scuole superiori e invece le Regioni procedono in ordine sparso,
come nel caso di Veneto, Friuli, Campania. La Sicilia tiene fede al proposito
iniziale e conferma l'apertura delle scuole per tutti, compreso per i liceali,
l'8 giugno. Alcuni istituti hanno preferito prendersi un weekend ancora per
organizzarsi e riaprire lunedì 11 ma la prossima settimana il 50 per cento
degli studenti delle superiori tornerà a scuola. L'altra metà altri rimarrà in
didattica a distanza e di settimana in settimana si alterneranno. Nonostante
l'assessore regionale all'Istruzione, Roberto Lagalla, e il direttore
dell'Ufficio scolastico regionale per la Sicilia, Stefano Suraniti, confermino
la riapertura di tutte le scuole di ogni ordine e grado per l'8 gennaio, i
sindacati manifestano però forti perplessità. Le organizzazioni sindacali
siciliane di Flc Cgil, Cisl scuola e Uil scuola, amareggiate per essere state
escluse dalla quasi totalità dei tavoli prefettizi che si sono riuniti per
decidere e valutare la situazione in cui si trovano le scuole in vista dell'imminente
avvio delle lezioni, continuano a chiedere un confronto con le istituzioni.
«Chiediamo di parlare con il presidente Musumeci - dicono - co n gli assessori
all'istruzione, ai trasporti e alla sanità e con il direttore generale dell'Usr
Sicilia, per approfondire le reali condizioni delle scuole, alla luce di un'e m
e rge n z a sanitaria che è ancora altissima, considerato il numero elevato di
decessi e di contagiati delle ultime giornate. In Sicilia gli studenti sono più
di 700.000, di cui più di 240.386 delle scuole secondarie di secondo grado
mentre 831 sono invece le istituzioni scolastiche articolate in 4.102 sedi.
Sono tutte sedi sicure? Il sistema dei trasporti, le cui criticità son ben note
a tutti, è in grado di garantire quei parametri minimi di sicurezza che
riguarderanno decine di migliaia di studenti?». Di contro il Movimento 5 Stelle
in commissione Istruzione al Senato, più di tutti, si batte per la riapertura
delle scuole. "I dati dell'Ist it uto Superiore di Sanità ci dicono che frequentare
gli ambienti scolastici non rappresenta un amplificatore dei contagi -
dichiarano i senatori guidati da Vittoria Casa- e che se si seguono regole
rigorose come da mesi la comunità scolastica sta facendo, la riapertura non
solo è possibile ma è doverosa». Anche per il ministro all'Ist ruzione, Lucia
Azzolina, la scuola deve ripartire. «Avremmo voluto riaprire a dicembre ma
abbiamo rimandato su richiesta delle Regioni. Avremmo voluto tornare al 75 per
cento e invece abbiamo accolto il suggerimento del 50 per cento. Abbiamo
collaborato: ora è arrivato il tempo di tornare in classe. La scuola è un
servizio pubblico essenziale, non si può continuare a sacrificare i ragazzi né
pensare che la didattica a distanza possa sostituire quella in p re s e n z a »
. Il governatore del Veneto, Luca Zaia ha intanto annunciato che le scuole
superiori resteranno chiuse fino al 31 gennaio. «Non ci sembra prudente - ha
dichiarato Zaia - in una situazione epidemiologica in Italia riaprire le
scuole. Questo è ciò che dobbiamo fare per il bene della comunità oggi». Anche
il Friuli Venezia Giulia sta discutendo sul possibile slittamento delle
riaperture al 31 gennaio. Stessa situazione in Puglia, dove il presidente
Michele Emiliano dovrebbe decidere nelle prossime ore se firmare un'ordinanza
che, come quella di Zaia, proroga la didattica a distanza per le prossime
settimane. Anche le Marche stanno valutando di far slittare la riapertura in
presenza. La Valle d'Aosta, al contrario, usando le parole dell'assessore
regionale all'istruzione, Luciano Caveri, «è pronta ad aprire le scuole
superiori il 7 gennaio: la decisione di un rinvio sarebbe molto grave». In
Toscana, il presidente, Eugenio Giani, annuncia: «Saremo minoritari, ma nella
nostra Regione le scuole secondarie superiori, complici alcuni dati che
indicano che ce lo possiamo permettere, il 7 gennaio ripartiranno al 50% in
presenza secondo le indicazioni del ministro Speranza, e dal 15 gennaio al 75%
in presenza». In Campania, invece, le scuole riapriranno l'11 genn a i o. Nel
periodo 31 agosto-27 dicembre 2020, intanto, sono stati rilevati 3.173 focolai
in ambito scolastico, pari al 2% del totale dei focolai segnalati a livello
nazionale: lo si legge in un Rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità che
analizza l'andamento epidemiologico nazionale e regionale dei casi di Covid-19
in età scolare (3-18 anni). ( *ACA N *)
L'intervista. Il
direttore dell'Ufficio scolastico regionale: «Gli alunni positivi rappresentano
lo 0,22 della popolazione studentesca»
Suraniti: «Le attività didattiche
ripartiranno in sicurezza»
Mentre alcune regioni decidono di slittare l'apertura delle
scuole superiori dopo gennaio, la Sicilia rimane ferma sul proposito di far
tornare gli studenti in presenza, almeno per il 50 per cento inizialmente con
un progressivo aumento fino al 75 per cento. «Il Ministero dell'Istruzione ha
investito importanti risorse finanziarie, materiali e in termini di organico al
fine di garantire lo svolgimento in presenza e in sicurezza dell'attività
didattica quotidiana. La scuola deve riaprire». Queste le parole di Stefano
Suraniti, direttore dell'U f f icio scolastico regionale per la Sicilia, in
vista della ripresa delle lezioni. A differenza di altre regioni, in Sicilia è
confermata la riapertura delle scuole per l'8 gennaio. Anche gli studenti delle
scuole superiori, allora, con un primo 50 per cento e poi un graduale 75 per
cento torneranno in presenza? «Allo stato attuale è confermata la riapertura
delle scuole siciliane di ogni ordine e grado dall'8 gennaio. È evidente che la
scuola in presenza permette di creare e rafforzare l'aspetto relazionale che è
determinante nel percorso di crescita dei giovani. Proprio le competenze
relazionali sono fondamentali nel percorso di apprendimento permanente e nel
progetto di vita di ciascuno di noi, soprattutto in una società sempre più
complessa e liquida. Il Ministero dell'Ist ruzione ha investito importanti
risorse finanziarie, materiali e in termini di organico docenti e Ata e i
dirigenti scolastici, il personale docente e Ata hanno implementato le misure
organizzative derivanti dall'applicazione dei protocolli nazionali, al fine di
garantire lo svolgimento in presenza e in sicurezza dell'attività didattica
quot idiana». Il ritorno in classe per gli studenti delle scuole superiori è
certo o nei prossimi giorni potranno esserci dei cambiamenti, considerato
ancora l'alto numero dei positivi? «Nei tavoli provinciali coordinati dai
Prefetti abbiamo lavorato con l'obiettivo del rientro in presenza a partire
dall'8 gennaio delle studentesse e degli studenti delle scuole secondarie di II
grado, fatte salve eventuali e ulteriori decisioni assunte a livello nazionale.
Il confronto tra i colleghi dell'Ufficio scolastico, e degli Ambiti
territoriali in particolare, l'assessorato alle Infrastrutture e alla Mobilità,
i rappresentanti delle linee del trasporto pubblico locale hanno consentito di
elaborare dei documenti operativi che in molte le province sono stati anche
oggetto di confronto con i dirigenti scolastici e gli studenti». L'assessore
regionale Lagalla rassicura dicendo che saranno effettuati migliaia di tamponi
in classe. Basterà questo a rassicurare gli animi? «Al fine di rassicurare il
personale della scuola e le famiglie l'U fficio scolastico regionale per la
Sicilia ha effettuato con cadenza settimanale un monitoraggio sugli alunni
positivi al Covid-19. Hanno risposto oltre il 95% delle scuole dell'infanzia e
del I ciclo. Gli alunni positivi al Covid-19 alla data del 23 dicembre 2020
rappresentavano lo 0,22% della popolazione scolastica». ( *ACA N * )
Regione, una manovra
da 360 milioni La giunta Musumeci ha deciso di assegnare gran parte dei budget
annuali a Prov i n c e, precari di varie categorie, dipendenti forestali, enti,
teatri e mondo della cultura
Doveva essere una leggina di un paio di articoli per
rinviare a marzo il varo di bilancio e Finanziaria ed evitare di tenere la
cassa regionale bloccata. Si è trasformata in una manovra da 360 milioni e 906
mila euro che finisce per assegnare gran parte dei budget annuali a Province,
precari di varie categorie, forestali, enti regionali, teatri e mondo della
cultura. Eccolo l'esercizio provvisorio che la giunta ha spedito all'Ars il 31
dicembre e che la commissione Bilancio esaminerà giovedì. Le risorse
disponibili Il testo mette sul piatto 135 milioni che la Regione aveva
accantonato per versare allo Stato il contributo alla finanza pubblica, un
onere che l'emergenza Covid ha permesso di risparmiare. In più il testo messo a
punto dall'assessore all'E co n o m i a , Gaetano Armao, colma alcune lacune
del bilancio 2020: lì sono previsti normalmente i budget anche per l'anno
successivo, cifre indicative che però in attesa del bilancio 2021 sono il punto
di riferimento per calcolare quanto può essere speso nei primi due mesi di
esercizio provvisorio. In molti casi era previsto zero e quindi con questa
manovra si assegna a quasi tutta la galassia regionale il budget annuale o una
parte di esso da integrare poi con la Finanziaria in primavera. I fondi per i
precari Per le ex province sono stati stanziati 16,8 milioni. E in particolare
175 mila euro vanno ai precari della città metropolitana di Catania. Ai
forestali vanno per ora 32 milioni. Ai consorzi di bonifica due stanziamenti: 8
milioni per le spese standard e 2,1 per i precari. Per i trattoristi dell'Ente
sviluppo agricolo ecco un milione e 465 mila euro ma allo stesso Esa vanno
anche 2,6 milioni per l'attività ordinaria. Un milione e 97 mila euro va
all'Eas e altri 401 mila euro per le pensioni integrative. Il capitolo dei
precari resta fra i più ricchi di stanziamenti: 318 mila euro per quelli dei
parchi, 202 mila euro per gli ex dipendenti della Fiera del Mediterraneo di
Palermo. Per finanziare la fuoriuscita volontaria dei Pip dal bacino pubblico
assistito ecco 474 mila euro. Ai parchi destinati anche 6 milioni e mezzo la
gestione delle aree e altri 2 milioni vanno alle riserve. Pioggia di soldi
sugli enti Pioggia di fondi sugli enti regionali. Al Vite e olio 1,2 milioni,
all'Ist it uto per l'incremento ippico 381 mila euro, all'Istituto zootecnico
470 mila, agli Ersu (gli enti per il diritto allo studio) un milione e 914 mila
euro, all'Irsap un milione e mezzo, al Ciapi 633 mila euro, alla Sas (la più
grande partecipata) vanno due «assegni»: il primo da 498 mila euro per la
«valorizzazione degli immobili regionali», il secondo da 7,4 milioni per
finanziare le attività svolte. E ci sono anche 250 mila euro per un'altra
partecipata, la Società interporti siciliani. La Regione finanzia i concorsi La
Regione si prepara anche a bandire i concorsi e così la manovrina stanzia 2
milioni per le spese di organizzazione. Per la manutenzione straordinaria delle
scuole 150 mila euro, capitolo da rimpinguare in primavera. E per l'assistenza
agli alunni disabili pronti 5 milioni e 333 mila euro. La parte più corposa
della manovra messa a punto da Armao, antipasto della Finanziaria che a questo
punto verrà scritta solo a marzo, riguarda il finanziamento dei teatri e del
mondo della cultura in genere. Si tratta anche in questo caso di somme che
possono essere integrate in primavera. Allo Stabile di Catania vanno subito 750
mila euro e al Bellini 6,7 milioni, al teatro di Messina 2 milioni e 283 mila
euro, all'Inda di Siracusa 400 mila euro, al Pirandello di Agrigento 25 mila
euro. Per quanto riguarda i teatri di Palermo, al Biondo vanno in questa prima
fase un milione e 250 mila euro, all'Orchestra sinfonica siciliana 4 milioni e
50 mila euro, al Massimo 3 milioni e 350 mila euro e al Brass Group 125 mila
euro. Per Taoarte stanziati 650 mila euro e per le Orestiadi di Gibellina 135
mila euro. Finanziato anche in Furs, il bando che mette a disposizione altre
somme per i teatri: sono due i capitoli in cui il governo verserà somme, nel
primo vanno 3 milioni e 250 mila euro e nel secondo un milione e 250 mila. Bus
e traghetti L'ultimo capitolo della manovrina riguarda i trasporti. Per i bus
del trasporto pubblico locali pronti in questa prima fase 63 milioni e 363 mila
euro. Mentre per assicurare i collegamenti con le Isole minori sono pronti 32
milioni e mezzo. I finanziamenti ai Comuni L'ultima norma del disegno di legge
approvato dalla giunta sblocca la quarta tranche di finanziamenti per i Comuni,
precisando che non sarà soggetta alla divisione in dodicesimi della spesa. I
tempi di approvazione Giovedì il corposo carteggio della manovra verrà
esaminato dalla commissione Bilancio. Se verrà fronteggiata la pioggia di
emendamenti che ogni deputato è pronto a depositare per allargare i cordoni
della spesa, la legge potrebbe andare in aula già martedì 12 per essere
approvata entro la fine della settimana. Da quel momento la spesa della Regione
sarà sbloccata.
ipsoa.it
Milleproroghe 2021: slittano i termini per smart working, lotteria scontrini e assemblee
Smart working fino al 31 marzo 2021. Proroga delle misure straordinarie e semplificate per lo svolgimento delle assemblee societarie. Blocco degli sfratti per morosità fino a giugno 2021. Differimento della lotteria degli scontrini e al 2022 dell'obbligo di adeguare i registratori telematici per la trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri esclusivamente al Sistema tessera sanitaria. Sono questi i principali contenuti del decreto Milleproroghe, pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il decreto dispone anche la proroga di alcune norme del Codice degli appalti e differisce al 31 dicembre 2022 l'obbligo formativo relativo al 2020 e al 2021 per i revisori legali.È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 323 del 31 dicembre 2020 il decreto Milleproroghe 2021 (D.L. n. 183 del 31 dicembre 2020).
Diverse le novità di interesse per imprese e professionisti.
Smart working
L'art. 19 proroga i termini previsti dalle disposizioni legislative richiamate nell'Allegato 1 fino alla data di cessazione dello stato di emergenza e in ogni caso non oltre il 31 marzo 2021.
Tra varie voci dell'allegato si segnalano le norme in materia di lavoro agile ex articolo 90, commi 3 e 4, del decreto Rilancio (D.L. 34/2020).
Nel dettaglio, la suddetta proroga concerne:
- la possibilità per i datori di lavoro privati di applicare la modalità di lavoro agile ad ogni rapporto di lavoro subordinato anche in assenza degli accordi individuali previsti dalla normativa vigente;
- l'obbligo per i datori di lavoro privati di comunicare, in via telematica, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali i nominativi dei lavoratori e la data di cessazione della prestazione di lavoro in modalità agile, ricorrendo alla documentazione resa disponibile nel sito internet del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Semplificazioni in materia di organi collegialiIl punto n. 10 dell'allegato 1 richiama l'art. 73 del decreto Cura Italia (D.L. n. 18/2020) che consente lo svolgimento in videoconferenza delle sedute, tra gli altri, degli organi di associazioni private, delle fondazioni nonché delle società (comprese quelle cooperative e i consorzi). Per effetto della proroga disposta dall'articolo 19, lo svolgimento delle sedute in videoconferenza da parte di tali soggetti che non si siano già dotati di una regolamentazione che consenta loro il ricorso a tale modalità in via ordinaria, potrà proseguire fino alla data di cessazione dello stato di emergenza e in ogni caso non oltre il 31 marzo 2021.
fanpage.it
Smart working, spunta un bonus spese per chi lavora da casa: coprirà bollette e buoni pasto
Anche al termine dell'emergenza sanitaria legata al Coronavirus, lo smart working potrebbe essere una modalità di lavoro a cui sempre più aziende e dipendenti ricorreranno. Proprio per questo motivo si sta pensando di introdurre un bonus spese che vada a sostituire i buoni pasto, gli straordinari e anche le spese per le utenze per chi aderisce al lavoro agile.
A febbraio potrebbe finire lo stato d'emergenza per il Coronavirus, anche se un'ulteriore proroga è tutt'altro che esclusa. Di conseguenza potrebbero cambiare anche le regole per lo smart working. Non più automatico con accordi tra imprese e sindacati, ma con la necessità di un accordo obbligatorio con il dipendente. La questione da risolvere riguarda il trattamento economico di chi lavora da casa e chi da ufficio o comunque sul posto di lavoro, considerando che deve essere identico per entrambi. Ma con il ricorso al lavoro agile si va inevitabilmente incontro a delle decurtazioni, come la perdita dei buoni pasto e degli straordinari e anche le maggiori spese per le utenze, che però potrebbero essere compensati dalle minori uscite per trasporti e spostamenti. Così ciò a cui si sta pensando, secondo quanto spiega la Repubblica, è un bonus spese per chi lavora da casa. I buoni pasto e gli straordinari sono previsti per un lavoro che prevede un orario rigido, diverso dal lavoro agile. Che, in teoria, dovrebbe essere incentrato soprattutto sugli obiettivi, quantomeno alla fine della fase di emergenza sanitaria. Motivo per cui l'idea che sta prendendo piede è quella di un rimborso forfettizzato delle utenze o un pacchetto di welfare che consideri i guadagni e le perdite valutandoli insieme a benefici di altro tipo.
La decurtazione dei buoni pasto in smart working
L'erogazione dei buoni pasto in smart working è difficile da valutare, in quanto si tratta di un beneficio legato all'orario di lavoro e alla pausa pranzo. Il discorso cambierebbe completamente di fronte a un'organizzazione autonoma del lavoro. Florindo Oliverio, segretario Fp Cgil, spiega che "i buoni pasto valgono circa 160 euro al mese. Se si considerano anche gli straordinari si capisce perché ci sono stati lavoratori che avrebbero avuto diritto a continuare a lavorare in smart working da settembre e che hanno chiesto una certificazione speciale di buona salute pur di tornare in ufficio: non si potevano permettere uno stipendio decurtato".
Il problema degli straordinari nella Pa
Altra questione ritenuta critica è quella degli straordinari: nella pubblica amministrazione sono ritenuti difficili da calcolare con lo smart working, quindi si pagano solamente in caso di lavoro in una giornata non lavorativa, come domenica e festivi. Nel privato, infatti, esistono i forfait, ma nel pubblico serve l'effettivo svolgimento della prestazione, il che rende difficile introdurre questo meccanismo nel lavoro agile, più votato agli obiettivi. A questo si aggiunge un altro problema, quello dell'indennità di turno, che nella Pa vale in media 200 euro. Per tutte queste ragioni l'ipotesi ritenuta più facilmente percorribile dai sindacati è quella di un rimborso forfettario delle spese, che possa scavalcare questi ostacoli garantendo comunque un rimborso aggiuntivo ai lavoratori.
AGRIGENTONOTIZIE
DOPO LE FESTE IN LOCKDOWN SOFT: IL CALENDARIO DEI DIVIETI FINO AL 15 GENNAIO
Il Cdm ha approvato il Dl che prevede la zona gialla rafforzata nei giorni feriali e quella arancione nei festivi. Cosa si può fare e non fare dal 7 e il rischio zona rossa dopo l'11. Il testo della bozza
Redazione
Il consiglio dei ministri convocato per il 4 gennaio ha dato l'ok al decreto legge che introduce nuove restrizioni dal 7 al 15 gennaio e cambia i parametri che portano le regioni in zona gialla, arancione e rossa. Nel decreto si prevede che il week end del 9-10 sarà "arancione" per tutta l'Italia mentre negli altri giorni vigerà una fascia "gialla rafforzata" con lo stop agli spostamenti tra le Regioni. Queste norme varranno fino all'arrivo di un nuovo decreto legge e/o di un nuovo Dpcm, previsto per la metà del mese. Intanto crescono le vaccinazioni. E c'è chi scrive che la stretta verrà prorogata fino al 31 gennaio.
Il decreto che porta l'Italia in lockdown soft dopo le feste: il calendario dei divieti fino al 15 gennaio
In attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è disponibile una bozza del decreto legge 4 gennaio. La riunione del CdM, in agenda per le 21, è cominciata con la solita ora di ritardo. Nel pomeriggio era circolata l'ipotesi che fosse un'ordinanza del ministero della Salute a stabilire le nuove regole per il periodo dal 7 al 15 gennaio. Il testo del decreto legge stabilisce:
*per il periodo compreso tra il 7 e il 15 gennaio 2021 il divieto di spostarsi tra regioni o province autonome diverse su tutto il territorio nazionale tranne che per comprovate esigenze lavorative, situazioni di estrema urgenza e necessità o motivi di salute;
*è comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, con esclusione degli spostamenti verso le seconde case ubicate in altra regione o provincia autonoma;
*nei giorni 9 e 10 gennaio 2021 la norma stabilisce l'applicazione, su tutto il territorio nazionale, delle misure previste per la cosiddetta "zona arancione" (articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2020);
*saranno comunque consentiti, negli stessi giorni, gli spostamenti dai Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, entro 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia.
Il testo conferma sino al 15 gennaio, nei territori inseriti nella cosiddetta "zona rossa", la possibilità, già prevista dal decreto legge 18 dicembre 2020, n. 172, di spostarsi, una sola volta al giorno, in un massimo di due persone, verso una sola abitazione privata della propria regione rispettando il coprifuoco. Alla persona o alle due persone che si spostano potranno accompagnarsi i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali le stesse persone esercitino la potestà genitoriale) e le persone disabili o non autosufficienti che con queste persone convivono. Resta ferma, per tutto il periodo compreso tra il 7 e il 15 gennaio 2021, l'applicazione delle altre misure previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2020 e dalle successive ordinanze.
Il testo rivede i criteri per l'individuazione degli scenari di rischio sulla base dei quali saranno applicate le misure previste per le zone "arancioni" e "rosse". Nel dettaglio, l'articolo 2 del Dl stabilisce che se una regione è in scenario 2 - dunque con un Rt da 1 a 1,25 - finisce in zona arancione; se è in uno scenario 3 con Rt da 1,25 a 1,50 finisce in zona rossa, ma soltanto se "nel territorio si manifesta un'incidenza dei contagi superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti". Questo parametro è stato introdotto per evitare che regioni con una circolazione virale bassa possano invece finire in arancione a causa di singolo episodio di aumento dell'Rt. Il nuovo sistema delle fasce scatterà però da lunedì 11: venerdì arriverà il monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità e sulla base dei dati aggiornati scatteranno le ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza per l'attribuzione dei colori alle regioni.
Cosa si può fare e non fare dal 7 al 15 gennaio
In base alle disposizioni del decreto legge è possibile cominciare a compilare il calendario delle restrizioni valide dal 7 al 15 gennaio. Con un'avvertenza: l'8 gennaio è previsto il report dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute che, sulla base del cambio di parametri come l'indice di contagio Rt, potrebbe portare alcune regioni in zona arancione o (con meno probabilità) rossa: tutto dipenderà dall'ordinanza di Roberto Speranza che verrà pubblicata successivamente. Detto ciò, questo è il calendario delle restrizioni:
*il 7 e l'8 gennaio è prevista la zona gialla rafforzata in tutta Italia: spostamenti liberi ma soltanto nei confini della propria regione, la mascherina rimane obbligatoria così come il distanziamento. I bar e i ristoranti saranno aperti fino alle 18. Dopo quell'orario si potranno solo acquistare cibo e bevande da asporto - con il divieto di consumarli nelle adiacenze del locale - oppure chiedere la consegna a domicilio. Sono aperti anche i negozi e i centri commerciali. Gli spostamenti saranno liberi fino alle 22, quando entrerà in vigore il coprifuoco, fino alle 5 del mattino;
*il 9 e il 10 gennaio tutta Italia sarà in zona arancione: gli spostamenti sono permessi dalle 5 alle 22 ma con autocertificazione; sarà vietato uscire dal proprio comune. I bar e ristoranti sono chiusi tutto il giorno, aperti invece i negozi, i parrucchieri e i centri estetici;
*dall'11 al 15 gennaio in teoria tornerà la zona gialla rafforzata ma per quella data - in cui è prevista anche la riapertura delle scuole superiori al 50% in tutta Italia - alcune regioni si troveranno in zona arancione e quindi in quei territori saranno in vigore le restrizioni del 9 e del 10 gennaio.
Anche con il nuovo decreto sarà consentito dal 7 al 15 gennaio lo spostamento verso una sola abitazione privata una volta al giorno, in un arco temporale compreso fra le 5 e le 22, e nei limiti di due persone, "ulteriori rispetto a quelle già conviventi, oltre ai minori di anni 14 sui quali tali persone esercitino la potestà genitoriale" e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi. Restano consentiti anche gli spostamenti dai comuni "con popolazione non superiore a 5.000 abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini", senza poter raggiungere i capoluoghi di provincia. Il governo potrebbe inoltre istituire una "zona bianca" con il nuovo Dpcm e il decreto legge che entreranno in vigore a partire dal 15 gennaio 2021. In questa nuova zona sarebbero aperti bar, ristoranti, palestre, cinema, teatri, musei ma rimarrebbero comunque l'obbligo di mascherina all'aperto e al chiuso, il distanziamento di almeno un metro tra le persone, il divieto di assembramento e l'obbligo di disinfettare le mani prima di entrare nei locali. Gli spostamenti sarebbero liberi e potrebbe anche essere rinviato l'orario del coprifuoco.
Il testo della bozza del decreto legge 4 gennaio
In attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, questo è il testo dell'ultima bozza del decreto legge approvato dal consiglio dei ministri:
Art. 1. Ulteriori disposizioni urgenti per il contenimento della diffusione del COVID-19
1. Dal 7 al 15 gennaio 2021 è vietato, nell'ambito del territorio nazionale, ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse regioni o province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. E' comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, con esclusione degli spostamenti verso le seconde case ubicate in altra regione o provincia autonoma.
2. È consentito lo spostamento verso una sola abitazione privata una volta al giorno, in un arco temporale compreso fra le ore 05,00 e le ore 22,00, e nei limiti di due persone, ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni 14 sui quali tali persone esercitino la potestà genitoriale e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi.
3. Nei giorni festivi e prefestivi compresi tra il 7 e il 15 gennaio 2021 sull'intero territorio nazionale si applicano le misure di cui all'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2020, ma sono consentiti gli spostamenti dai comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia.
4. Nell'intero periodo di cui al comma 1 restano ferme, per quanto non previsto nel presente decreto, le misure adottate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ai sensi dell'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35.
Art. 2. Modificazioni urgenti alla legislazione emergenziale
1. All'articolo 1 del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n. 74, dopo il comma 16-ter, è aggiunto il seguente:
"16-quater. Il Ministro della salute con propria ordinanza, secondo le procedure di cui ai commi 16-bis e 16-ter, applica ad una o più regioni nel cui territorio si manifesta un'incidenza dei contagi superiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti:
a) le misure di cui all'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2020, se lo scenario è "di tipo 2" e il livello di rischio è "moderato" o "alto" ;
b) le misure di cui all'articolo 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2020, se lo scenario è "di tipo 3" e il livello di rischio è "moderato" o "alto" ;
Art. 3. Entrata in vigore
1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.
E non finisce qui. Il Messaggero infatti oggi fa sapere che gli spostamenti potrebbero essere in ogni caso vietati fino al 31 gennaio. La stretta verrà introdotta a tappe, con due diversi provvedimenti. Il primo è quello varato ieri notte dal Consiglio dei ministri di cui si parla in questo articolo e che avrà validità fino al 15 gennaio: giorno in cui perderà efficacia l'attuale Dpcm. Il secondo verrà approvato lo stesso giorno di scadenza del "decreto ponte" appena varato e prorogherà le restrizioni al 31 gennaio: "questo è almeno il patto raggiunto in Consiglio dei ministri sotto pressione del ministro della Salute, Roberto Speranza", sostiene il quotidiano romano.
A differenza di quanto filtrato lunedì dopo la riunione tra i capi delegazione della maggioranza, il divieto di varcare i confini della propria Regione non si fermerà il 15 gennaio (quando scadrà l'attuale Dpcm): la "zona gialla rafforzata" verrà poi prorogata - questo è l'impegno, come si diceva - fino 31 gennaio. La nuova stretta serve a impedire, come spiegano gli esperti del Cts, la «migrazione del virus» tra le diverse zone del Paese. E dunque a «limitarne la diffusione».
Sarà comunque sempre possibile superare i confini regionali per «comprovate esigenze» di salute, urgenza, lavoro e per tornare alla propria residenza, domicilio o abitazione. Sarà invece vietato andare nelle seconde case fuori Regione. E nel frattempo il ritmo delle vaccinazioni è in crescita. Alle 21 di ieri, secondo il sito del Commissario straordinario, erano state somministrate 150.245 dosi, pari al 31,3 per cento delle 479.700 distribuite alle Regioni. Il Lazio è al 61,4 per cento, la Toscana al 56 e il Veneto al 55,5, mentre la Lombardia arranca al 7,9 per cento e Calabria, Molise, Valle d'Aosta e Sardegna vanno ancora peggio. Ma per il momento sono limitate agli operatori sanitari e alle Residenze per anziani
AGRIGENTOOGGI
TORNA LA ZONA ROSSA: COSA SI PUÒ FARE (E COSA NO) IL 5 E 6 GENNAIO
Tutta Italia torna in zona "rossa" per altri due giorni: oggi, martedì 5 gennaio perché prefestivo, e domani, mercoledì 6 gennaio, perché festivo, giorno dell'Epifania. Rientrano in vigore, pertanto, i divieti previsti dal cosiddetto "decreto Natale". Per quanto riguarda gli spostamenti, questi sono vietati, se non per comprovate esigenze di lavoro, necessità o salute. È comunque permesso raggiungere una sola abitazione al giorno, all'interno della propria regione, per visita a parenti o amici per un massimo di due persone con al seguito figli minori di 14 anni o disabili conviventi. Necessaria però l'Autocertificazione.
Va indicato che lo spostamento è determinato da: comprovate esigenze lavorative; motivi di salute; o altri motivi ammessi dalle vigenti normative ovvero dai predetti decreti, ordinanze e altri provvedimenti che definiscono le misure di prevenzione della diffusione del contagio. Proprio quest'ultimo punto è quello da barrare nell'autocertificazione, aggiungendo nelle righe successive l'indirizzo di partenza e quello di destinazione ma, per motivi di privacy, non il nome della persona che si va a visitare. Ma il rientro a casa "dopo essere andati a trovare amici o parenti deve sempre avvenire tra le 5 e le 22". In zona "rossa" è confermato il "coprifuoco", con il divieto di uscita dalle 22 alle 5.
SICILIA24H
SCUOLA, AVANTI TUTTA, ANZI NO
La Regione conferma: a scuola in Sicilia tra il 7 o l'8 gennaio. I sindacati di Cgil, Cisl e Uil frenano: "Nostro dovere tutelare la salute di chi rappresentiamo" In Sicilia la scuola si prepara per la riapertura il 7 o l'8 gennaio, ovvero le date stabilite nel calendario regionale a inizio anno, con le superiori eventualmente al 50% in presenza fino al 18 gennaio, quando, se la curva epidemiologica lo permetterà, la percentuale salirà al 75%. Così ha annunciato l'assessore all'Istruzione della Regione Siciliana, Roberto Lagalla, che conferma la decisione presa dalla giunta Musumeci il 31 dicembre. La Regione dunque va avanti ma i sindacati frenano. "Esprimiamo forti perplessità sulle condizioni di sicurezza delle 831 istituzioni scolastiche siciliane in vista dell'imminente riapertura" - dichiarano congiuntamente i sindacati della categoria scuola di Cgil, Cisl e Uil, tra l'altro esclusi dalla quasi totalità dei tavoli prefettizi che si sono riuniti per decidere e valutare la situazione in cui si trovano le scuole in vista dell'imminente avvio delle lezioni previsto per l'8 gennaio. I sindacati aggiungono: "Chiediamo un immediato confronto con le istituzioni, col presidente Musumeci, con gli assessori all'istruzione, ai trasporti e alla sanità e con il direttore dell'Ufficio scolastico regionale, per approfondire le reali condizioni delle scuole, alla luce di un'emergenza sanitaria che è ancora altissima, considerato il numero elevato di decessi e di contagiati delle ultime giornate. In Sicilia gli studenti sono più di 700.000 mentre 831 sono le istituzioni scolastiche articolate in 4.102 sedi. A tal proposito tante sono le domande alle quali bisogna dare una risposta: le 4.102 sedi sono tutte sicure? Il sistema dei trasporti, le cui criticità sono ben note a tutti, è in grado di garantire quei parametri minimi di sicurezza che riguarderanno decine di migliaia di studenti? Siamo sicuri che l'articolazione dell'avvio e della fine delle attività in diversi turni, utilizzando tra l'altro gli stessi mezzi, sia la soluzione ottimale? Abbiamo il timore che si possa riproporre la stessa situazione dell'ottobre scorso, quando l'avvio del nuovo anno scolastico, dopo la lunga pausa estiva, ha contribuito a generare la seconda ondata ancora oggi in corso. Molti esperti e addetti ai lavori prevedono, dopo il 15 gennaio, una terza ondata che pare possa essere ancora più aggressiva delle prime due. Riteniamo pertanto che, per tutti gli ordini della scuola, non ci siano le condizioni per il rientro in classe. La didattica a distanza è un pessimo modo di fare scuola - concludono Cgil, Cisl e Uil - ma, nonostante ciò, al momento resta l'unica modalità perseguibile. Abbiamo il dovere di tutelare la salute di chi rappresentiamo, ci opponiamo al rientro in presenza".