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rassegna stampa del 4 novembre 2021

ilsicilia.it
Crisi enti locali, oltre cento sindaci siciliani a Roma: "Comuni non in grado di chiudere bilanci, Governo intervenga"
Sono stati oltre cento i sindaci siciliani che, questa mattina, hanno preso parte, a Roma, alla manifestazione di protesta organizzata dall'Anci Sicilia per denunciare le gravi criticità finanziarie e organizzative degli enti locali siciliani."Centinai di sindaci siciliani non riescono a chiudere i bilanci del 2021 e sono venuti qui a Roma per chiedere al parlamento nazionale di emanare provvedimenti che li mettano in grado di chiudere i bilanci entro i termini previsti. - ha detto il presidente dell'Associazione dei comuni dell'isola Leoluca Orlando - Questa condizione surreale deriva dalla mancata attuazione del federalismo fiscale e dalla speciale autonomia. Noi vogliamo rompere questo incantesimo e chiediamo ai governi nazionale e regionale di assumersi le loro responsabilità e di intervenire tempestivamente per risolvere i problemi che, da troppo tempo, intralciano le attività e la crescita degli enti locali dell'Isola".Orlando ha incontrato il ministro per gli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, il vice presidente della Camera, Fabio Rampelli, e il vice ministro dell'Economia, Laura Castelli. "Se non si riuscirà ad avviare un concreto cambiamento per uscire da questa situazione di stallo - ha detto a margine - in Sicilia avremo 250 Comuni commissariati con a capo dei commissari che non saranno in grado, nemmeno loro, di chiudere i bilanci in assenza di elementi contabili. Infine, è bene sottolineare che le norme previste dalla Legge di Stabilità nazionale non risolvono in alcun modo le criticità oggetto della nostra manifestazione"."Richieste al Governo e al Parlamento misure straordinarie per superare le criticità dei bilanci degli enti locali siciliani - ha dichiarato uno dei sindaci - e per consentire ingressi di tecnici e figure apicali nei nostri enti, per fare in modo che il PNRR possa davvero essere una grande occasione e non l'ennesimo rimpianto".

agrigentonotizie.it
libero consorzio
La palma davanti alla Prefettura rischia di abbattersi al suolo: accorrono i vigili del fuoco
I pompieri, grazie all'autoscala, sono riusciti a raggiungere e a mettere in sicurezza, ancorandolo al prospetto del palazzo, l'arbusto
Sono dovuti intervenire i vigili del fuoco del comando provinciale di Agrigento per mettere in sicurezza, ancorandola al prospetto del palazzo, la palma che sorge in piazzale Vittorio Emanuele. L'arbusto, a causa del forte vento, anche dei passati giorni, rischiava di abbattersi al suolo da un momento all'altro. E nello stesso identico punto dove si sono già registrati cedimenti di calcinacci proprio dal prospetto del palazzo che ospita anche la Prefettura oltre al Libero consorzio comunale. 


scrivolibero.it
Giardino botanico, al via la raccolta di olive e frutti
L'iniziativa sarà portata avanti dai volontari delle associazioni che hanno aderito all'invito del Libero consorzio
Inizierà sabato prossimo la campagna di raccolta delle olive e dei frutti prodotti all'interno del Giardino Botanico.La raccolta sarà effettuata dai volontari delle associazioni di volontariato che hanno aderito alla direzione della struttura di proprietà del Libero consorzio comunale di Agrigento, che ha programmato le prime due giornate per sabato 6 e domenica 7 novembre."Tutti i prodotti, olive e altri frutti - fa sapere il Libero consorzio - sono biologici, non avendo subito alcun trattamento nelle varie fasi del ciclo produttivo, e saranno destinati in beneficienza a favore delle famiglie bisognose"."Siamo soddisfatti per avere contribuito - commenta il commissario straordinario Vincenzo Raffo - ad una concreta azione di solidarietà che conferma l'impegno nel sociale da parte del Libero consorzio di Agrigento".

openonline.it
In pensione quando si vuole ma prendendo quanto versato: l'anticipo per tutti nella riforma di Draghi
Dopo quota 102 il piano dell'esecutivo è quello di estendere le uscite flessibili dal lavoro a tutti. Ma con il contributivo che permetterebbe di mantenere in ordine i conti
Uscita dal lavoro anticipata per tutti ma assegno con il contributivo. È questa l'ipotesi di riforma della legge Fornero che il governo Draghi vuole proporre ai sindacati. Dopo quota 102 quindi il piano dell'esecutivo è quello di estendere le uscite flessibili dal lavoro a tutti. Ma con il contributivo che permetterebbe di mantenere in ordine i conti dell'Inps. Il paragone più calzante è quello che fa oggi Repubblica, spiegando che la nuova norma somiglierebbe a Opzione Donna. Che in questi anni ha permesso il pensionamento con 58 o 59 anni di età e 35 di contributi. Ma con un taglio del 33% dell'assegno. Tanto che il governo l'ha rinnovata per un anno alzando l'età a 60 anni per le dipendenti e 61 per le autonome. E che potrebbe cambiare durante l'iter parlamentare della Legge di Bilancio.L'idea del governo, spiega il quotidiano, parte da un presupposto: gli scenari rispetto alla Fornero sono mutati. Nel 2022 l'85% dei pensionati si troverà in quello che viene chiamato il sistema misto. Che paga una quota retributiva sempre più piccola maturata fino al 1995 e poi tutto contributivo. Per un assegno che viene calcolato per il 65% con il metodo contributivo. Ovvero in base ai contributi versati e non agli stipendi presi. Per questo il taglio sarebbe sempre più modesto. Secondo l'Inps sono quasi 300 mila i lavoratori nel retributivo al 31 dicembre 2020: hanno tra 57 e 67 anni e almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, prima della riforma Dini. I sindacati puntano ad altre ipotesi. Che però somigliano a quella del governo. Per esempio l'uscita a 64 anni di età con 20 di contributi ma con ricalcolo contributivo dell'assegno. Con quella che Repubblica chiama "Opzione Tutti" si concede libertà di scelta - "esco quando voglio, ma prendo quanto versato" - e si pesa sui conti solo come anticipo di cassa. Per questo la proposta avrebbe un senso. E non sarebbe dispendiosa più di tanto. Era stata chiamata "Ape contributiva" dall'Inps e prevedeva la possibilità per un lavoratore di «63 o 64 anni» di prendere la sua pensione (a patto che sia 1,2 volte sopra il minimo, cioè almeno 618 euro al mese) in due tempi: una parte subito e un'altra parte dopo 3-4 anni. Ovvero al compimento dell'età della pensione di vecchiaia (67 anni). Nell'ipotesi dell'istituto guidato da Pasquale Tridico il primo pezzo corrispondeva alla quota contributiva, per cui la spesa per lo Stato è zero: il lavoratore la incassava subito in base ai contributi versati. Il secondo pezzo equivaleva alla quota retributiva, parametrata agli ultimi stipendi: sarebbe arrivato a 67 anni. Nel frattempo il prepensionato avrebbe potuto continuare a lavorare.

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