AGRIGENTONOTIZIE
OPERAZIONE WATERLOO
La maxi inchiesta sulla "rete" di Marco Campione: ministeri e associazioni pronti a costituirsiIl Viminale e il dicastero della Difesa chiedono di entrare nel processo insieme a diversi enti: presente in aula, fra gli imputati, l'ex prefetto Nicola Diomede accusato di avere "salvato" Girgenti Acque da un'interdittiva antimafia
I ministeri di Difesa e Interni, l'associazione "A testa alta", l'Arpa, l'Ati, l'Aica, la curatela fallimentare di Girgenti Acque, l'Ato, il Comune di Sciacca, l'Acogest e l'ex sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto: tutti in fila per costituirsi parte civile all'udienza preliminare scaturita dalla maxi inchiesta Waterloo, che avrebbe disarticolato un complesso intreccio affaristico e corruttivo attorno a Girgenti Acque, la società che gestiva il servizio idrico.
Associazioni, enti pubblici e varie persone fisiche che sarebbero stati danneggiati dal presunto "sistema" che avrebbe avuto diramazioni a tutti i livelli, chiedono di entrare nel processo.
Professionisti, politici, uomini delle istituzioni e forze dell'ordine sarebbero stati a disposizione della società e, in particolare del suo presidente Marco Campione, in cambio di favori e posti di lavoro per familiari, amici e amanti.
Quarantasette gli imputati nei cui confronti il pool di pm coordinati dal procuratore facente funzioni Salvatore Vella hanno chiesto il rinvio a giudizio. L'inchiesta "Waterloo" ruota attorno alla figura dell'imprenditore Marco Campione, ex presidente e "dominus" di Girgenti Acque, al quale si contesta di avere messo in piedi un sistema di corruzione a tutti livelli.
Oltre al sessantenne imprenditore, titolare di una catena di aziende che operano nel commercio di diversi settori, erano finiti in carcere altri 7 collaboratori, poi rimessi tutti in libertà dal tribunale del riesame con diverse motivazioni. Nella lista degli imputati ci sono i vertici di Girgenti Acque prima del commissariamento, politici, professionisti, forze dell'ordine, l'ex prefetto Nicola Diomede, accusato di avere "salvato" Girgenti Acque da un'interdittiva antimafia, e il presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè al quale si contesta l'accusa di finanziamento illecito al partito. Fra i reati contestati: l'associazione a delinquere, il concorso esterno, l'abuso di ufficio e la truffa.
In aula, fra gli imputati, lo stesso Diomede, seduto fra i banchi dell'aula Livatino. Il pubblico ministero Paola Vetro ha preannunciato che depositerà un'attività integrativa di indagine. Il gup Micaela Raimondo ha aggiornato l'udienza all'8 settembre.
Piccolo siparietto durante l'udienza, fissata nell'aula Livatino, larga diverse centinaia di metri quadrati, senza alcun microfono. Gli avvocati Giuseppe Scozzari e Salvatore Pennica hanno chiesto, ottenendolo, di sospenderla facendo notare che non si sentiva alcun intervento con particolare polemica di quest'ultimo: "Non si capisce perchè per i convegni e le passerelle ci sono e per le udienze con oltre 150 parti processuali no. Non si sente una parola degli interventi - ha aggiunto Pennica -, così non si rispettano le regole processuali".
QDS.IT
Rischio corruzione, il triste primato siciliano
ROMA - "La corruzione è un fenomeno sfuggente e in larga parte nascosto, pertanto è difficile prevedere dove possa manifestarsi. Possiamo paragonare la corruzione a un iceberg, del quale si vede solo la punta pur essendo la parte sommersa di dimensioni molto maggiori di quello che appare. Nonostante questo, la corruzione non è tuttavia esente da una elevata incidenza statistica, soprattutto in determinati contesti, e da fattispecie ricorrenti che, messe a sistema, possono aiutare sia la prevenzione che il contrasto". Con queste parole, Giuseppe Busia, presidente dell'Autorità nazionale Anticorruzione, ha commentato l'assenza di dati scientifici sul fenomeno corruttivo e la carenza di informazioni territoriali rilevate in modo sistematico che possano fungere da "ingredienti" per la costruzione di un sistema di misurazione validato scientificamente.
Da questi presupposti è nato il Progetto "Misurazione territoriale del rischio di corruzione e promozione della trasparenza", finanziato dal Programma Operativo Nazionale "Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020".
Si potrà verificare il rischio di corruzione di ogni città o provincia italiana
Il progetto è stato presentato ieri e vede coinvolta l'Anac con un ruolo centrale e di coordinamento. In soldoni, a partire da oggi, sarà disponibile sul sito dell'Anac un'apposita sezione all'interno della quale, in maniera molto facile e partecipativa, si potrà verificare il rischio di corruzione di ogni città o provincia italiana. Accedendovi, chiunque potrà visionare il proprio territorio d'interesse e, sulla base di indicatori scientifici, suddivisi in tre filoni tematici (di contesto, di appalto e comunali), stabilire quanto sia alto il rischio che si possano verificare fatti di corruzione.
70 indicatori, 3 macro-aree
Sono stati identificati 70 indicatori di rischio corruttivo. Gli indicatori sono distinti in 3 macro aree tematiche: indicatori di contesto (48 indicatori), sugli appalti (17 indicatori) e comunali (5 indicatori).
Gli indicatori sono navigabili per macro area, all'interno delle dashboard realizzate da Anac. Gli indicatori possono essere considerati come dei campanelli d'allarme, visualizzati come cruscotti dinamici, mappe territoriali e tabelle, segnalano situazioni potenzialmente problematiche. In questo modo permettono, ad esempio, di avere il quadro di contesti territoriali più o meno esposti a fenomeni corruttivi sui quali investire in termini di prevenzione e/o di indagine, e di incentivare l'uso dei dati, ma anche di orientare l'attenzione dei watchdog della società civile e di sollecitare la partecipazione civica.
Definizione degli indicatori
La definizione degli indicatori è stata promossa attraverso un percorso partecipato e strutturato, coinvolgendo diversi attori istituzionali, accademici, del mondo della ricerca. L'Autorità ha lavorato per integrare quante più fonti dati possibili e utili al calcolo di indicatori - tra cui la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici, che è gestita da Anac e che rappresenta la principale fonte informativa sugli appalti pubblici - e per progettare metodologie di calcolo e di contestualizzazione degli indicatori. Il modello potrà essere un punto di riferimento internazionale, dal momento che nessun Paese è ancora riuscito nella non facile "impresa" di fornire in maniera strutturata e al più ampio pubblico possibile indicatori di rischio corruzione.
Va premesso che le analisi che possono essere fatte attraverso gli indicatori, non indicano necessariamente la presenza di fenomeni corruttivi ma che un rischio di corruzione più elevato li rende, appunto, più probabili.
Finalmente dati scientifici, gli obiettivi del Progetto
La corruzione, in Italia e nel mondo, è sempre stata quantificata fino ad oggi in base a percezioni soggettive, condizionate spesso dal clamore di inchieste giudiziarie e di cronache giornalistiche contingenti, più che su dati oggettivi. Le classifiche annuali che vengono stilate a livello internazionale parlano infatti tutte di "percezione della corruzione".
Proprio per questo motivo, tra gli obiettivi del Progetto, c'è quello di fornire strumenti alle amministrazioni e alla politica per operare con maggiore precisione nei territori per prevenire e combattere la corruzione, ma anche quello di fornire un'immagine corretta del nostro Paese nel mondo, e permettere agli investitori stranieri o di altre regioni d'Italia di valutare le caratteristiche del territorio d'insediamento di nuove attività produttive.
Il progetto di misurazione del rischio corruttivo è uno strumento utile anche per definire le scelte del territorio e per aprire un dibattito pubblico, avvicinando sempre più cittadini alla vita politica attiva.
Tali obiettivi rientrano nella più ampia finalità di sostenere la prevenzione e il contrasto all'illegalità e promuovere la trasparenza nell'azione della pubblica amministrazione.
Busia: "Una piccola rivoluzione per prevedere e contrastare rischio"
"Utilizzando le informazioni contenute in varie banche dati, l'Anac ha voluto individuare una serie di 'indicatori di rischio corruzione', in coerenza con quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per il miglioramento dell'efficacia della lotta contro la corruzione", ha spiegato Busia sottolineando che il progetto "è stato sviluppato assieme all'Istat e a università importanti, come La Sapienza e la Cattolica del Sacro Cuore, Università di Siena e altre ed è finanziato dall'Unione Europea, con l'obiettivo di costruire e rendere disponibile un set di indicatori in grado di quantificare il rischio che si verifichino eventi corruttivi a livello territoriale. Il modello potrà essere un punto di riferimento internazionale, dal momento che nessun Paese è riuscito fornire in maniera strutturata e al più ampio pubblico possibile indicatori di rischio corruzione".Se guardiamo agli indicatori di contesto (istruzione, economia, capitale sociale, criminalità), le province che hanno un valore più alto di rischio corruttivo sono Enna, Crotone e Palermo, le più virtuose Milano, Bologna e Modena.
Il risultato della elaborazione dei vari indicatori, tuttavia, non va inteso come un giudizio, o come una condanna. Indicano il quadro di contesti territoriali più o meno esposti a fenomeni corruttivi sui quali investire in termini di prevenzione e/o di indagine, ma anche di orientare l'attenzione dei watchdog della società civile, di attirare l'attenzione e la partecipazione civica.
Fino ad ora la corruzione, in Italia e nel mondo, è sempre stata quantificata in base alla percezione soggettiva, l'Anac "ha messo a punto dei criteri oggettivi di valutazione dei rischi di corruzione di un territorio, con un lungo lavoro di ricerca, condotto a livello europeo. Il risultato è un progetto interattivo che individua gli indicatori del rischio di corruzione in ogni area del Paese".
COMUNICALO.IT
Ambiente, Wwf: giornata ecologica a Borgo Bonsignore il 23 luglio
"La spiaggia di Borgo Bonsignore - Ribera sarà oggetto di una missione spiagge pulite che il WWF sta compiendo in tutta Italia.
Non si tratta soltanto di "pulire" un tratto di arenile. È una battaglia di civiltà che la nostra comunità deve affrontare con coraggio, testimoniando con la propria presenza la volontà di offrire un modello ai bambini. A sollecitare l'iniziativa è stata la struttura Rotary di Ribera, che con i tanti suoi iscritti saprà rendere vivace l'iniziativa. Il Comitato Pro Borgo Bonsignore non poteva mancare, confermando di essere una splendida realtà sociale, distintasi sempre per la concretezza del suo agire. RiberAmbiente garantirà il ritiro del materiale raccolto per il suo corretto smaltimento. Sabato 23 luglio dalle ore 8:30 e per qualche ora, venite alla spiaggia di Borgo Bonsignore a Ribera. Civiltà non è solo un modo di dire". Lo scrive in una nota Giuseppe Mazzotta, presidente WWF o.a. Sicilia Area Mediterranea.