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Covid: le nuove regole per la quarantena a settembre anche negli uffici pubblici.
Nuove norme sull'isolamento domiciliare dei positivi che non sviluppano sintomi potrebbero essere introdotte già tra oggi e domani. Ieri si è riunito il Consiglio superiore della Sanità per dare il suo parere, poi il dicastero della Salute guidato dal ministro Roberto Speranza dovrebbe emanare una circolareEntro la fine della settimana l'Ema, l'Agenzia Ue del farmaco, dopo gli enti regolatori di Regno Unito e Svizzera concederà un'ampia autorizzazione, a partire dagli adolescenti, per i due nuovi medicinali realizzati da Moderna e Pfizer e aggiornati ad alcune varianti del Covid. Il 5 settembre l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, dovrebbe dare l'ok per l'utilizzo dei farmaci in Italia. Da Ema ed Ecdc (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) dovrebbero arrivare anche indicazioni sulle categorie prioritarie che potranno avere accesso ai nuovi vaccini: probabilmente si partirà con over 60 e vulnerabili. Non è chiaro al momento se se si punterà di meno rispetto agli anno scorsi sugli hub a favore di somministrazioni in studi medici e farmacie.Nuove regole sull'isolamento domiciliare dei positivi al Covid che non sviluppano sintomi potrebbero essere introdotte già tra oggi e domani. Lunedì infatti si è riunito il Consiglio superiore della Sanità per dare il suo parere sulla nuova quarantena "light" e dopo questo parere il dicastero della Salute guidato dal ministro Roberto Speranza dovrebbe emanare una circolare. L'Italia imiterà altri Paesi, secondo varie indiscrezioni: ovvero ci dovrebbe essere una riduzione a 5 giorni (dai 7 attuali) se si risulta senza sintomi da almeno 48 ore e si risulta negativi a un tampone rapido in farmacia. Qualcuno spinge per chiedere direttamente anche l'abolizione del test di usicta dall'isolamento come accade in altri Paesi a partire dagli Stati Uniti dove, in pratica, se non si hanno sintomi si esce di casa dopo 5 giorni magari con l'accortezza di indossare la Ffp2. Per i casi di positività lunga invece si punterebbe a concludere l'isolamento al massimo dopo 10 o 15 giorni rispetto alle tre settimane attuali. C'è attesa per la circolare, che potrebbe essere emanata da un momento all'atro, anche se già a inizio mese sembrava imminente e invece non se ne fece nulla. Staremo a vedere.Da mesi giungono da più parti ripetute richieste di rivedere quanto prima l'obbligo di isolamento, almeno per chi non ha sintomi e lavora nei servizi essenziali, o comunque prevedendo mini quarantene. All'estero quasi ovunque le regole sono già adesso parecchio più soft. In Spagna e Inghilterra per i positivi non è più previsto l'isolamento. In Usa, Germania (con autotest finale), Svezia e Austria i giorni di quarantena sono invece ridotti a cinque. Le regole attuali sulla quarantena in Italia sono le seguenti: dopo un tampone positivo, devono trascorrere minimo sette giorni prima di poter tornare in libertà, sempre che un altro test accerti che ci si è negativizzati. Ma con le ultime varianti in anti o sono stati asintomatici oppure hanno riscontrato sintomi lievi, scoprendo di essere positivi dopo diversi giorni. C'è anche poi chi risulta positivo al tampone solo giorni dopo la comparsa dei sintomi. Spesso questa "tipologia" di contagiati si negativizza in molto meno di una settimana.
Un ripensamento generale dell'isolamento domiciliare dei contagiati è considerato da tempo inevitabile, perché la maggiore contagiosità delle nuove varianti e la loro minore patogenicità saranno probabilmente caratteristiche dell'evoluzione del Covid verso la futura endemizzazione. Per qualcuno si è atteso già fin troppo. Tra i promotori di una quarantena più breve e per regole meno stringenti nei confronti dei positivi c'è da settimane Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova: "Sulla mancata riduzione della quarantena per i positivi al Covid asintomatici c'è il rischio di essere in ritardo, perché non si può pensare di arrivare in autunno, quando ci sarà una possibile ripresa dei contagi, con queste misure di isolamento. Finiamo per paralizzare il Paese - diceva prima di Ferragosto - Sono passate ormai 3-4 settimane da quando avevo detto che sarebbe stato il caso di fare una quarantena 'light'. L'immobilismo del ministero della Salute su questo fronte danneggia soprattutto gli italiani". Forse, adesso, ci siamo davvero.
bitmat.it
Affidare i dati alla Pubblica Amministrazione: persistono i dubbi
Matthew O'Neill di VMware analizza quanto possa essere fondamentale affidare i dati alle PA per il cambiamento e la modernizzazione. La loro gestione però deve essere riprogettata.Se si chiedesse ai consumatori quali sono le organizzazioni sulle quali avrebbero dei dubbi ad affidare i propri dati, le Pubbliche Amministrazioni sarebbero in testa alla classifica. Si tratta di un problema di scetticismo piuttosto consolidato dovuto al fatto che i cittadini tendono a vedere e sentire solo le notizie negative che appaiono nei titoli dei giornali (violazioni dei dati, cattivi investimenti, ecc.) e vengono lasciate in secondo piano le cose incredibili che potremmo fare con i dati in medicina, i veicoli autonomi, nell'intrattenimento mobile, nello shopping e nella società in generale.Questo crea un ostacolo al progresso. Come cittadini sperimentiamo quotidianamente innovazioni in ambito retail, nell'assistenza sanitaria, nei servizi finanziari e in molti altri settori, ma puntiamo spesso il dito contro la Pubblica Amministrazione perché non segue lo stesso esempio. Allo stesso tempo, però, siamo riluttanti ad affidare loro i nostri dati affinché possano dare il via a un vero cambiamento: è un paradosso che le PA cercano disperatamente di risolvere.
I dati interoperabili e connessi sono una priorità assoluta
Molti governi europei hanno fatto dell'interoperabilità e della connessione dei dati una priorità assoluta. Recentemente, la Commissione Europea ha aperto la seconda serie di call per la sottomissione delle proposte Europa Digitale. Un Programma che prevede un investimento di oltre 249 milioni di euro in diversi settori: data space, infrastruttura blockchain europea, corsi di formazione per competenze digitali avanzate, soluzioni digitali per migliorare i servizi governativi, progetti che sperimentano l'uso dell'intelligenza artificiale per combattere il crimine e strutture per la sperimentazione di questa tecnologia. Tutto questo è tuttavia mitigato dal desiderio dei Governi di mantenere i dati all'interno del Paese, o al massimo in Europa, e di non farli circolare al di fuori dei confini. Una posizione, questa, che potenzia ulteriormente la percezione dei cittadini alle conseguenze inaccettabili legate all'uso e all'abuso dei nostri dati.Nel 2020, il Regno Unito ha pubblicato la sua strategia nazionale sui dati, con l'obiettivo di rendere più efficiente l'utilizzo dei dati da parte del governo e di migliorare i servizi pubblici sulla base di un'infrastruttura di dati adeguatamente protetta, integrata e interoperabile. In Germania, il governo federale ha lanciato un programma nazionale per modernizzare il panorama dei dati del settore pubblico. Se guardiamo allo scenario nazionale, sono arrivati i risultati della consultazione pubblica relativa alle Linee Guida sull'apertura dei dati e il riutilizzo dell'informazione del settore pubblico. L'obiettivo delle Linee Guida è fornire a tutte le amministrazioni chiare e necessarie indicazioni per gestire in modo adeguato, dalla loro entrata in vigore in avanti, la pubblicazione di Open Data. Tuttavia, nonostante gli investimenti, l'interesse e la volontà del settore pubblico, la realizzazione di adattamenti reali a tutti i livelli della società si sta rivelando un processo molto lento.
Dimostrare fiducia con i dati
Secondo la ricerca Digital Frontiers di VMware, ciò è dovuto al fatto che il prezzo del progresso è percepito ancora come troppo alto: i consumatori non sono del tutto d'accordo nell'affidare e condividere i dati necessari per alimentare il cambiamento. Il 61% dei consumatori (il 49 % in Italia) ha paura o non si sente a proprio agio nel condividere i propri dati personali quotidiani per aiutare il settore pubblico e le aziende a progettare infrastrutture più intelligenti ed ecologiche, anche se questi dati vengono anonimizzati e aggregati. E solo il 13% (il 18% degli italiani) è entusiasta della prospettiva di un'ombra digitale ("digital shadow") della città in cui vive, che potrebbe migliorare l'efficienza dell'ambiente che lo circonda. Ad esempio, un quinto delle persone è nervoso all'idea che i comuni introducano i cassonetti intelligenti. Anche la biometria divide.È emerso inoltre che più della metà (55%, stessa percentuale dell'Italia) dei consumatori ritiene che le Istituzioni non siano chiare nell'utilizzo della tecnologia e dei servizi digitali per i cittadini. Tanto che meno di uno su cinque (19%) si sente tranquillo ad affidare i dati alle Istituzioni per migliorare il "livello personale di alfabetizzazione digitale". In Italia la percentuale addirittura diminuisce, toccando solo il 10%. Nonostante sia stato ampiamente adottato per la verifica dell'identità digitale, non c'è un chiaro consenso quando si tratta di fiducia dei consumatori nell'uso dei dati della PA: un terzo si sente a proprio agio ad affidare i propri dati alle Pubbliche Amministrazioni, un terzo no e un terzo semplicemente non lo sa ancora.Per andare avanti, qualcosa deve cambiare. Le Istituzioni devono dimostrare non solo di essere affidabili con i dati dei consumatori, ma anche che li useranno per scopi positivi, non solo per imporre più tasse o restrizioni, mentre i consumatori devono sapere cosa succede ai loro dati - la maggior parte dei quali non sono personalmente riconducibili a loro - e sentirsi sicuri che vengano gestiti in modo sicuro e sensibile.
Lo stimolo al cambiamento
Questo ci porta alla domanda cruciale: come? A differenza del settore privato, il settore pubblico non ha "concorrenti" altrettanto dirompenti che possano fornire lo stimolo per il cambiamento. L'impulso deve quindi venire dall'interno, rispondendo alle richieste dei cittadini. La ricerca ha rivelato i passi significativi che la PA e l'industria devono compiere per garantire che i consumatori siano pienamente d'accordo con il loro ruolo nella condivisione dei dati, per favorire le possibilità di un mondo digital-first. La maggioranza (59%) dei consumatori è sempre più preoccupata per la sicurezza delle proprie tracce digitali online, dato che in Italia è decisamente più basso, con il 44% che esprime preoccupazione. Tre quarti (71%) sono preoccupati per il ruolo che la tecnologia svolge nella diffusione della disinformazione - un risultato allineato anche al dato italiano pari al 69% - e solo il 10% (il 12% in Italia) dei consumatori ritiene che le aziende e le Pubbliche Amministrazioni siano sufficientemente chiari sulle tecnologie che utilizzano e su come le utilizzano.È essenziale che la popolazione comprenda l'uso dei dati e delle nuove tecnologie per aumentare la fiducia, e le due cose non possono essere separate: la costruzione della fiducia si basa sull'aumento della comprensione per consentire alle persone di giudicare da sole ciò che è o non è degno di tale fiducia, realizzando al contempo progetti di valore con risultati tangibili. Un buon esempio di come il progresso digitale nel settore pubblico stia funzionando è la connettività nelle aree rurali, una questione divenuta sempre più cruciale da quando la mobilità sociale è diventata un barometro economico importantissimo. Nel Regno Unito, la campagna governativa "Leveling Up" si basa proprio sulla capacità di connettere le persone lontano dai grandi centri urbani, mentre in Italia il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) destina 6,7 miliardi di euro per i progetti che costituiscono la Strategia per la Banda Ultralarga. Dalla nostra ricerca è emerso che il 70% dei consumatori (il 73% in Italia) concorda sul fatto che la connettività nelle aree rurali deve migliorare perché un Paese possa considerarsi veramente digitale.
Riprogettazione delle organizzazioni del settore pubblico
Affidare i propri dati porta un cambiamento dirompente alla società: dal miglioramento dell'assistenza sanitaria alla creazione di reti energetiche più efficaci, dalla riduzione dei costi dei servizi pubblici allo sviluppo di un ambiente più sostenibile per tutti. I dati utilizzati in modo appropriato possono essere una forza immensamente potente. Tuttavia, se confrontati con l'agenda delle notizie sui tempi di attesa record dei pazienti, i prezzi dell'energia alle stelle, la pressione sul costo della vita e i progetti governativi fermi, è facile capire dove sia la discrepanza.Allo stato attuale, la sfiducia nei confronti dei dati ha raggiunto un punto tale da ostacolare il sostegno al potenziale della tecnologia di agire come forza per il bene e questo deve cambiare. Per creare un ciclo perpetuo di cambiamento e miglioramento attraverso i dati dei cittadini, il settore pubblico deve almeno iniziare a immettersi e muoversi nella giusta direzione. Non si tratta di piccoli cambiamenti, ma di riprogettare il modo in cui il settore pubblico gestisce i dati.
ilsalvagente.it
Accessibilità dei disabili: gli obblighi (spesso disattesi) della pubblica amministrazione
In Italia 2 scuole su 3 sono ancora prive di postazioni informatiche accessibili agli alunni disabili, solo l'1 per cento ha disponibilità di ausili per studenti con cecità o ipovedenti. Eppure le pubbliche amministrazioni dovrebbero attenersi alle Linee Guida sull'accessibilità degli strumenti informatici in nome della transizione digitale.
In Italia, l'accessibilità dei disabili nell'uso degli strumenti informatici è garantita dall'articolo 11 della Legge numero 4 del 2004. Grazie a questo impianto normativo l'Agenzia per l'Italia Digitale (Agid) ha emanato le Linee Guida sull'accessibilità degli strumenti informatici.Questo vademecum stabilisce i requisiti tecnici per l'accessibilità degli strumenti informatici, ivi inclusi i siti web e le applicazioni mobili. Non solo. Le linee guida dovrebbero essere il vangelo anche nell'ambito del lavoro e della fruizione dei servizi erogati dalla Pubblica Amministrazione (PA). Come deve essere uno strumento informatico accessibile?Un contenuto, un documento digitale, una app o un sito web, si possono ritenere accessibili quando si adattano anche alle esigenze di lettura di persone con disabilità, come ciechi, ipovedenti e tutti coloro che abbiano difficoltà nella lettura a stampa. Detti anche diversamente abili o diversabili.Accessibilità, dunque, è la capacità dei sistemi informatici di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari. Le PA devono attenersi alle Linee Guida per garantire l'accessibilità degli utenti e lavoratori disabili. Più precisamente, devono svolgere i seguenti compiti di monitoraggio:Possono effettuare le verifiche dell'accessibilità degli strumenti informatici (siti web e app), al fine di valutare lo stato di conformità;Possono effettuare una "verifica soggettiva" per contratti di fornitura sopra soglia comunitaria;Possono compilare e pubblicare una "Dichiarazione di Accessibilità" (sotto la responsabilità del Responsabile per la transizione al digitale - RTD) tramite la form.agid.it. Nella dichiarazione potranno essere previste eventuali deroghe all'accessibilità;Possono predisporre un "Meccanismo di Feedback" per consentire ai cittadini di inviare una segnalazione (prima istanza).L'Agenzia Agid ha il compito di effettuare il monitoraggio dei siti web e delle app su un campione rappresentativo, relazionando ogni 3 anni alla Commissione europea sui risultati del monitoraggio. Chi deve compilare la dichiarazione di accessibilità?Sono tenute alla compilazione della Dichiarazione di Accessibilità tutte le amministrazioni pubbliche, come stabilito dall'articolo 2 comma 2 del Codice dell'Amministrazione Digitale (CAD). Il nuovo CAD dell'amministrazione digitale è entrato in vigore il 14 settembre 2016, con l'obiettivo di rendere vera ed effettiva la digitalizzazione della pubblica amministrazione e la semplificazione dei rapporti con cittadini ed imprese. Chi è il responsabile dell'accessibilità?L'articolo 9 del decreto del presidente della Repubblica datato primo marzo 2005, individua la figura del responsabile dell'accessibilità informatica tra il personale appartenente alla qualifica dirigenziale già in servizio presso un ufficio pubblico. In assenza di specifica designazione, questo compito è designato al responsabile dei sistemi informativi. Dove pubblicare la dichiarazione di accessibilità?La dichiarazione deve essere redatta e pubblicata utilizzando esclusivamente l'applicazione online https://form.agid.gov.it . La conformità al modello di Dichiarazione di Accessibilità è garantita esclusivamente dalla compilazione del modello online fornito appunto da Agid.
agrigentonotizie.it
Scuola
RIBERA
Assistenza agli studenti disabili, aumentate le ore di lavoro per il personale Asacom: ecco tutte le novità
Un risultato raggiunto grazie all'approvazione e assegnazione di oltre 160 mila euro per garantire il servizio agli alunni con disabilità grave per il nuovo anno scolastico ormai alle porte
Si passa da 10 a 12 ore e mezzo a settimana: aumentate così le opre di lavoro degli operatori Asacom a Ribera. A comunicarlo è stato l'assessore ai servizi sociali Davide Caico. "Un risultato - ha detto - raggiunto grazie all'approvazione e all'assegnazione della giunta comunale di oltre 160.000euro per garantire il servizio di assistenza all'autonomia ed alla comunicazione per l'anno scolastico 2022/2023 ormai alle porte. Con questa deliberazione abbiamo fatto sì che venga garantito il servizio di assistenza alla comunicazione e all'autonomia per gli alunni con disabilità grave che frequentano le scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado. Abbiamo recepito le richieste emerse dagli operatori e famiglie degli alunni disabili nel tavolo di discussione, ma anche quelle arrivate dal segretario cittadino della CGIL Matteo Lo Raso". La migliore offerta per internet casa ultraveloce. Naviga senza linea fissa ad un prezzo incredibile!Passa a LinkemContenuto SponsorIl sindaco Matteo Ruvolo ha espresso soddisfazione per l'impegno mantenuto dall'Assessore Caico, dopo il tavolo di discussione che si è svolto a fine giugno con genitori ed operatori del settore. "Possiamo affermare - ha detto il sindaco - di avere individuato le risorse per garantire l'inclusione scolastica per l'intero anno."