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rassegna stampa del 28 settembre 2022

livesicilia.it
Regionali, ad Agrigento molte riconferme e grandi esclusi all'ArsE non mancano le sorprese
Tante riconferme, qualche volto nuovo e grandi esclusioni.
Sono otto gli agrigentini eletti all'Assemblea Regionale Siciliana e, ad ormai una manciata di sezioni da scrutinare per avere il dato definitivo, non mancano le sorprese. Certi dello scranno a Sala d'Ercole, blindati dall'inserimento nel listino del presidente Schifani, sono il forzista Riccardo Gallo e Serafina Marchetta, moglie del leader Udc Decio Terrana.Le riconfermeA questi si aggiungono le riconferme dei deputati uscenti Margherita La Rocca Ruvolo (Forza Italia), Giusi Savarino (Fratelli d'Italia), Michele Catanzaro (Partito Democratico) e Roberto Di Mauro (Autonomisti). Tra le new entry ci sono invece Angelo Cambiano e Carmelo Pace: il primo, ex sindaco di Licata, è stato eletto con il Movimento Cinque Stelle; il secondo, ex primo cittadino di Ribera, con la nuova Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro.A fare "rumore" sono però anche le esclusioni eccellenti. Il caso più eclatante è quello di Carmelo Pullara. Il deputato uscente, pur risultando il più votato in provincia di Agrigento con quasi novemila preferenze, non riesce ad ottenere il seggio con la Lega, partito a cui ha aderito durante l'ultima legislatura dopo l'esperienza con gli autonomisti.
Tra gli esclusi anche Vincenzo FontanaUn altro "grande escluso" è Vincenzo Fontana. L'ex presidente della provincia di Agrigento, candidato con Forza Italia, raccoglie sicuramente meno di quanto ipotizzato alla vigilia. Nella sua lista arriva alle spalle di Gallo, La Rocca Ruvolo e del consigliere comunale di Canicattì, Luigi Salvaggio. Non bastano le quasi seimila preferenze al consigliere comunale di Favara, Salvatore Fanara. Nonostante l'ottimo risultato elettorale, alla prima candidatura alle Regionali, il giovane favarese deve "arrendersi" al compagno di lista ed ex sindaco di Ribera, Carmelo Pace, eletto con la Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro. Manca la rielezione per un soffio anche l'ex capogruppo del Movimento Cinque Stelle Giovanni Di Caro. Il deputato uscente paga il magro bottino elettorale nella "sua Favara" dove ha ottenuto poco più di mille preferenze. Al suo posto, con meno di cento voti di differenza, ci sarà l'ex sindaco di Licata, Angelo Cambiano. Esce di scena anche Matteo Mangiacavallo: eletto cinque anni fa con il Movimento Cinque Stelle si era presentato a questa tornata elettorale con Fratelli d'Italia raccogliendo davvero poco. Così come l'ex sindaco di Lampedusa Totò Martello, candidato con la lista del Partito Democratico.Quando mancano pochissime sezioni al dato definitivo si può tracciare un bilancio anche sulle preferenze alle liste in provincia di Agrigento. Il partito più votato dagli agrigentini è Forza Italia. Subito dopo troviamo un vero testa a testa tra la Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro e il Movimento Cinque Stelle. Oltre il 10% Fratelli d'Italia, Partito Democratico e Popolari e Autonomisti. Poco sotto la Lega.

AGRIGENTOOGGI
Schifani governatore della Sicilia: "Si al ritorno delle Provice e al ponte sullo Stretto"

Il candidato di centrodestra Renato Schifani festeggia l'elezione a governatore della Sicilia, con il quasi 42% dei voti. Al secondo posto l'autonomista Cateno De Luca con il 24,5%. La candidata del centrosinistra Caterina Chinnici è solo terza con il 16%, al quarto posto Nuccio Di Paola (M5s), 15%.
"Reintrodurremo le province, la riforma Delrio è fallita. Bisogna dirlo. Non ha dato risposte, proveremo con un ddl a istituirle in maniera compiuta, poi deciderà l'Assemblea regionale siciliana", ha annunciato Schifani, che si è detto certo della realizzazione del Ponte sullo Stretto. "Lo vuole il centrodestra nazionale così come il centrodestra regionale, sarà una realtà ovvia. Voglio dare lavoro ai nostri giovani, e questo si crea attraendo investimenti privati guardando all'interesse economico e all'ambiente".
"Sui rifiuti la differenziata è apprezzabile ma non decolla - ha aggiunto -. Le discariche sono stracolme, lo sappiamo, a partire da Bellolampo. E' evidente che la soluzione non può che passate dalla realizzazione di due termovalorizzatori per dare ossigeno a due aree geografiche Palermo e Catania".

LIVESICILIA
Ars, sfida all'ultimo voto: chi vince e chi perdePallottoliere alla mano, si cerca di fare il punto sui risultati e di definire la nuova geografia dell'aula (e insieme i nuovi equilibri interni ai partiti).REGIONALIdi Roberta Fuschi
 La tornata elettorale delle regionali si chiude con il responso definitivo (spoglio siracusano permettendo) delle urne. Otto liste su diciannove superano lo scoglio dello sbarramento e sbarcano all'Ars: Forza Italia, Fratelli d'Italia, Nuova Dc, Prima l'Italia, Popolari e autonomisti, Partito Democratico, M5S e De Luca Sindaco di Sicilia. Il primo partito siciliano si riconferma, come prevedibile, quello dell'astensione: al voto si è recato il 48,62% degli aventi diritto (nonostante i due punti percentuale in più rispetto a 5 anni fa, legati in parte alla concomitanza con le politiche). Ma il numero di elettori è risibile e il problema non trascurabile. Le formazioni politiche siciliane nel frattempo sono in ben altre faccende affaccendate. Chi resta fuori dal Palazzo
Pallottoliere alla mano, si cerca di fare il punto sui risultati e di definire la nuova geografia dell'aula (e insieme i nuovi equilibri interni ai partiti). Un primo elemento salta all'occhio: le liste tagliate fuori dalla mannaia della soglia di sbarramento. In terra sicula si registra il flop del tandem Italia Viva-Azione che rimane fuori da Sala d'Ercole con una evidente discrepanza tra voti incassati alle politiche e le preferenze totalizzate alle regionali (con la scelta di un candidato alla presidenza che evidentemente non ha aiutato: Gaetano Armao già alfiere del governo uscente di centrodestra). Stessa storia per la lista capitanata da Claudio Fava (che dopo trent'anni dice il suo addio all'attività politica), "I Cento Passi": asticella sotto il 5%, la strada sbarrata all'Ars. E per la serie, corsi e ricorsi storici, c'è un gruppo di deputati che non occuperà nessuno scranno all'Ars nemmeno con i suoi volti storici.  Si estingue infatti la truppa di Attiva Sicilia, gli ex grillini poi convertiti sulla via di Musumeci e candidati infine alle regionali sotto l'egida della fiamma di Giorgia Meloni: due i casi più eclatanti sono quelli di Angela Foti ed Elena Pagana (moglie dell'assessore Ruggero Razza).  
La geografia della maggioranza
Superano agevolmente lo scoglio dello sbarramento le cinque liste che compongono la corazzata del centrodestra a supporto del neo presidente Renato Schifani che potrà contare su una solida maggioranza in aula. Il derby tra meloniani e azzurri lo vince per un soffio Fratelli d'Italia (che beneficia degli innesti dei furono bellissimi che eleggono Intravaglia, Aricò, Galluzzo, Savarino, Zitelli e del vento favorevole delle politiche) con il 15,1%. Forza Italia tallona i patrioti con il 14,7 (risultati parziali quando ancora mancano all'appello 54 sezioni), un risultato in netta controtendenza con il dato nazionale (che certifica l'ottimo stato di salute del partito siculo retto da Gianfranco Miccichè). La premiata ditta Cuffaro-Lombardo supera agevolmente lo scoglio del 5%: il responso delle urne smentisce i sondaggi della vigilia.  La formazione centrista dell'ex presidente della Regione è una delle new entry della nuova legislatura e incassa il 6,5%. Raffaele Lombardo con il suo 6,8% dovrebbe piazzare una pattuglia di circa 4 deputati (più uno del listino 5). C'è poi il capitolo dei salviniani di Sicilia. Prima l'Italia totalizza il 6,8% su base regionale e dovrebbe, calcoli alla mano, eleggere 4 deputati (più uno del listino) a Sala D'Ercole. Tra i risultati più significativi ottenuti nell'isola si registrano il risultato agrigentino (10%), la roccaforte catanese (9%) di Luca Sammartino e quella trapanese di Mimmo Turano (11%). Vedremo quanto peseranno questi voti in termini di assessorati. Un discorso che vale ovviamente per tutti i partiti della coalizione che, come ha tenuto a precisare Schifani, saranno trattati con pari dignità. 
Il punto sull'opposizione
C'è poi il tridente che condurrà l'opposizione: la lista De Luca sindaco di Sicilia, il Partito Democratico e il Movimento Cinquestelle. De Luca sindaco di Sicilia, l'unica lista del Masaniello, Cateno De Luca che elegge dovrebbe ottenere sei consiglieri regionali (più uno cioè lo stesso De Luca, secondo migliore classificato nella corsa alla presidenza) e le percentuali sono a due cifre: 13,6%. Un dato che gli vale il terzo gradino del podio a pari merito con il M5S (uguale è la percentuale totalizzata "dai bimbi di Giuseppe Conte").  Il Movimento in Sicilia, forte della remuntada su scala nazionale centrata dall'avvocato del popolo, non bissano certo i fasti del 2017 ma tengono botta (dimezzando però il bottino rispetto al dato siciliano delle politiche). Last but not least: il Pd. Il Partito Democratico tiene, si mantiene stabile in termini di percentuale (toccando quota 12,7% pari a 237.080) senza troppe scosse ma paga semmai il conto salato degli errori legate alle alleanze che non fanno decollare il progetto complessivo costruito attorno a Caterina Chinnici. Alla fine dovrebbero essere nove o dieci gli eletti a sala d'Ercole a fronte degli 11 della scorsa tornata quando i dem totalizzarono il 13% pari a 250.633 preferenze. 

Sicilia, gli eletti all'Ars nelle nove province L'elenco dei nuovi deputati
Lo scrutinio dei voti per le Regionali è ancora in corso e procede a rilento soprattutto nella provincia di Siracusa. Alcuni eletti sono comunque già certi, ecco i nomi:
PALERMO: Adriano Varrica e Luigi Sunseri (M5s); Ismaele La Vardera e Salvatore Geraci (De Luca sindaco di Sicilia); Edy Tamajo, Gianfranco Miccichè e Gaspare Vitrano (FI); Valentina Chinnici e Antonello Cracolici (Pd); Nuccia Albano (Dc); Vincenzo Figuccia (Lega); Alessandro Aricò, Fabrizio Ferrara e Marco Intravaia (FdI);
CATANIA: Ludovico Balsamo (De Luca sindaco di Sicilia); Luca Sammartino (Lega); Jose Marano (M5s); Anthony Barbagallo (Pd); Giuseppe Castiglione (Popolari autonomisti); Gaetano Galvagno (FdI); Marco Falcone e Nicola D'Agostino (FI); Andrea Messina (Dc); Giuseppe Lombardo (Popolari e autonomisti)
TRAPANI: Stefano Pellegrino (FI); Dario Safina (Pd); Mimmo Turano (Lega); Nicola Catania (FdI);
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ENNA: Sebastiano Venezia (Pd); Luisa Lantieri (FI).
RAGUSA: Nello Dipasquale (Pd); Stefania Campo (M5s);
MESSINA: Tommaso Calderone (FI); Cateno De Luca (De Luca sindaco di Sicilia); Luigi Genovese (Popolari autonomisti);
AGRIGENTO: Carmelo Pace (Dc); Angelo Cambiano (M5s);
CALTANISSETTA: Michele Mancuso (Forza Italia); Nuccio Di Paola (M5S); Giuseppe Catania (FdI).

CANICATTIWEB
Regionali, i grandi esclusi dell'agrigentino: ecco chi rimane fuori dall'Ars 

Tante riconferme, qualche volto nuovo ed esclusioni eccellenti. Quando ormai mancano poche sezioni da scrutinare per avere il dato definitivo di questa tornata elettorale, che ha incoronato Renato Schifani nuovo presidente della Regione, si può tracciare un bilancio in provincia di Agrigento. Saranno otto (a meno di clamorosi avvenimenti) i deputati agrigentini che occuperanno uno scranno a Sala d'Ercole. Si tratta di Riccardo Gallo e Margherita La Rocca Ruvolo (Forza Italia); Serafina Marchetta (inserita nel listino); Angelo Cambiano (Movimento Cinque Stelle); Carmelo Pace (Democrazia Cristiana); Roberto Di Mauro (Autonomisti); Michele Catanzaro (Partito Democratico) e Giusi Savarino (Fratelli d'Italia).
A fare "rumore" sono anche le grandi esclusioni, candidati che nonostante i pronostici favorevoli alla vigilia resteranno fuori dall'Assemblea Regionale Siciliana. Il caso più eclatante, qualora arrivasse la conferma dal dato ufficiale, è certamente quello di Carmelo Pullara. Il deputato licatese uscente, pur essendo il primo per preferenze in provincia con oltre 8 mila voti, non riuscirebbe ad ottenere il seggio con la Lega, partito a cui ha aderito durante l'ultima legislatura dopo l'esperienza con gli autonomisti. Un altro "grande escluso" è Vincenzo Fontana. L'ex presidente della provincia di Agrigento, candidato con Forza Italia, raccoglie sicuramente meno di quanto ipotizzato alla vigilia venendo superato da Gallo, La Rocca Ruvolo e anche dal consigliere comunale di Canicattì, Luigi Salvaggio. Non bastano le oltre cinquemila preferenze al consigliere comunale di Favara, Salvatore Fanara. Nonostante l'ottimo risultato elettorale, alla prima candidatura alle Regionali, il giovane favarese deve "arrendersi" al compagno di lista ed ex sindaco di Ribera, Carmelo Pace, eletto con la Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro. Mancherebbe la rielezione anche l'ex capogruppo del Movimento Cinque Stelle Giovanni Di Caro. Il deputato uscente paga il magro bottino elettorale nella "sua Favara" dove ha ottenuto poco più di mille preferenze. Al suo posto ci sarebbe l'ex sindaco di Licata, Angelo Cambiano.





































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