SCRIVOLIBERO
Il Libero Consorzio Comunale Di Agrigento non deve 675 mila euro: erronea la richiesta formulata dal Consorzio Universitario
Su ricorso del Consorzio Universitario della Provincia di Agrigento, in persona del suo presidente pro - tempore prof. avv. Gaetano Armao, il Tribunale di Agrigento aveva ingiunto al Libero Consorzio Comunale di Agrigento di pagare più di .675.000,00 a titolo di contributo annuale per l'adesione al CUPA per l'anno 2016.
Il Libero Consorzio Comunale di Agrigento, ritenendo non dovuto il pagamento richiesto dal CUPA, conferiva incarico all'Avv. Girolamo Rubino al fine di proporre opposizione avverso il decreto ingiuntivo reso in favore del CUPA.
L'avv. Rubino, proponeva dunque opposizione al decreto ingiuntivo del Consorzio universitario, rilevando che il Libero Consorzio comunale nell'anno 2014 aveva esercitato il diritto di recesso dalla compagine consortile e per l'effetto lo stesso non doveva alcunché al CUPA per l'anno 2016.
Inoltre, l'Avv. Rubino evidenziava che sebbene il Libero Consorzio con una successiva deliberazione avesse revocato la delibera di recesso, quest'ultima era stata adottata a condizione che nella legge finanziaria regionale per l'esercizio finanziario 2015 fossero stati approvati gli stanziamenti triennali previsti dal Presidente della Regione Sicilia.
Ebbene, l'Avv. Girolamo Rubino evidenziava che la suddetta condizione non si era avverata e, pertanto, il CUPA in persona del presidente Armao non avrebbe avuto nulla a che pretendere dal Libero Consorzio.
Il Tribunale di Agrigento, accogliendo le argomentazioni difensive dell'avv. Rubino, con sentenza del 29 ottobre 2022 ha revocato il decreto ingiuntivo emesso in favore del CUPA ed ha condannato il CUPA a rifondere le spese di lite.
In particolare, il Tribunale di Agrigento ha affermato, così come prospettato dall'avv. Rubino, che, non essendosi avverata la condizione prevista dalla delibera di reingresso nella compagine sociale del consorzio universitario, il Libero Consorzio comunale di Agrigento dal 2015 non era più socio del CUPA e "non era, pertanto, tenuto alla corresponsione della quota associativa per l'anno 2016".
Pertanto, per effetto della sentenza resa dal Tribunale di Agrigento, nessuna somma sarà dovuta dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento in favore del CUPA mentre quest'ultimo dovrà corrispondere le spese giudiziali.
AGRIGENTONOTIZIE"
Fuori dal Cupa dal 2014": il Libero consorzio vince il ricorso e non dovrà pagare 675mila euro
L'ente aveva effettuato il recesso e non si erano verificate le condizioni per un reingresso: il giudice annulla il decreto ingiuntivo Il Libero consorzio comunale di Agrigento vince il ricorso e non dovrà pagare 675mila euro al Consorzio universitario come gli era stato ingiunto a titolo di contributo annuale per l'adesione al Cupa per l'anno 2016.
L'ente, in particolare, assistito dall'avvocato Girolamo Rubino, aveva presentato un'opposizione al decreto ingiuntivo rilevando che il Libero consorzio comunale nel 2014 aveva esercitato il diritto di recesso dalla compagine consortile e, di conseguenza, non avrebbe dovuto pagare nulla.
Inoltre, il legale evidenziava che "sebbene il Libero consorzio, con una successiva deliberazione, avesse revocato la delibera di recesso, quest'ultima era stata adottata a condizione che nella legge finanziaria regionale per l'esercizio finanziario 2015 fossero stati approvati gli stanziamenti triennali previsti dal presidente della Regione Sicilia". Circostanza che, in seguito, non si è avverata.
Il tribunale di Agrigento, accogliendo le argomentazioni difensive dell'avvocato Rubino, con sentenza del 29 ottobre scorso, ha revocato il decreto ingiuntivo emesso in favore del Cupa condannandolo a pagare le spese di lite.
In particolare, il giudice ha affermato, così come prospettato dal legale del Libero consorzio, che, "non essendosi avverata la condizione prevista dalla delibera di reingresso nella compagine sociale del consorzio universitario, il Libero consorzio comunale di Agrigento dal 2015 non era più socio del Cupa e non era, pertanto, tenuto alla corresponsione della quota associativa per l'anno 2016".
CANICATTIWEB
Adesione al CUPA, il Libero consorzio di Agrigento non deve pagare 675mila euro
Su ricorso del Consorzio Universitario della Provincia di Agrigento, in persona del suo presidente pro - tempore prof. avv. Gaetano Armao, il Tribunale di Agrigento aveva ingiunto al Libero Consorzio Comunale di Agrigento di pagare più di .675.000,00 a titolo di contributo annuale per l'adesione al CUPA per l'anno 2016.
Il Libero Consorzio Comunale di Agrigento, ritenendo non dovuto il pagamento richiesto dal CUPA, conferiva incarico all'Avv. Girolamo Rubino al fine di proporre opposizione avverso il decreto ingiuntivo reso in favore del CUPA.
L'avv. Rubino, proponeva dunque opposizione al decreto ingiuntivo del Consorzio universitario, rilevando che il Libero Consorzio comunale nell'anno 2014 aveva esercitato il diritto di recesso dalla compagine consortile e per l'effetto lo stesso non doveva alcunché al CUPA per l'anno 2016.
Inoltre, l'Avv. Rubino evidenziava che sebbene il Libero Consorzio con una successiva deliberazione avesse revocato la delibera di recesso, quest'ultima era stata adottata a condizione che nella legge finanziaria regionale per l'esercizio finanziario 2015 fossero stati approvati gli stanziamenti triennali previsti dal Presidente della Regione Sicilia.
Ebbene, l'Avv. Girolamo Rubino evidenziava che la suddetta condizione non si era avverata e, pertanto, il CUPA in persona del presidente Armao non avrebbe avuto nulla a che pretendere dal Libero Consorzio.
Il Tribunale di Agrigento, accogliendo le argomentazioni difensive dell'avv. Rubino, con sentenza del 29 ottobre 2022 ha revocato il decreto ingiuntivo emesso in favore del CUPA ed ha condannato il CUPA a rifondere le spese di lite.
In particolare, il Tribunale di Agrigento ha affermato, così come prospettato dall'avv. Rubino, che, non essendosi avverata la condizione prevista dalla delibera di reingresso nella compagine sociale del consorzio universitario, il Libero Consorzio comunale di Agrigento dal 2015 non era più socio del CUPA e "non era, pertanto, tenuto alla corresponsione della quota associativa per l'anno 2016".
Pertanto, per effetto della sentenza resa dal Tribunale di Agrigento, nessuna somma sarà dovuta dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento in favore del CUPA mentre quest'ultimo dovrà corrispondere le spese giudiziali.
SICILIAONPRESS
Il Libero Consorzio Comunale di Agrigento non deve pagare .675.000 al CUPA
Su ricorso del Consorzio Universitario della Provincia di Agrigento, in persona del suo presidente pro - tempore prof. avv. Gaetano Armao, il Tribunale di Agrigento aveva ingiunto al Libero Consorzio Comunale di Agrigento di pagare più di .675.000,00 a titolo di contributo annuale per l'adesione al CUPA per l'anno 2016.
Il Libero Consorzio Comunale di Agrigento, ritenendo non dovuto il pagamento richiesto dal CUPA, conferiva incarico all'Avv. Girolamo Rubino al fine di proporre opposizione avverso il decreto ingiuntivo reso in favore del CUPA.
L'avv. Rubino, proponeva dunque opposizione al decreto ingiuntivo del Consorzio universitario, rilevando che il Libero Consorzio comunale nell'anno 2014 aveva esercitato il diritto di recesso dalla compagine consortile e per l'effetto lo stesso non doveva alcunché al CUPA per l'anno 2016.
Inoltre, l'Avv. Rubino evidenziava che sebbene il Libero Consorzio con una successiva deliberazione avesse revocato la delibera di recesso, quest'ultima era stata adottata a condizione che nella legge finanziaria regionale per l'esercizio finanziario 2015 fossero stati approvati gli stanziamenti triennali previsti dal Presidente della Regione Sicilia.
L'Avv. Girolamo Rubino evidenziava che la suddetta condizione non si era avverata e, pertanto, il CUPA in persona del presidente Armao non avrebbe avuto nulla a che pretendere dal Libero Consorzio.
Il Tribunale di Agrigento, accogliendo le argomentazioni difensive dell'avv. Rubino, con sentenza del 29 ottobre 2022 ha revocato il decreto ingiuntivo emesso in favore del CUPA ed ha condannato il CUPA a rifondere le spese di lite.
In particolare, il Tribunale di Agrigento ha affermato, così come prospettato dall'avv. Rubino, che, non essendosi avverata la condizione prevista dalla delibera di reingresso nella compagine sociale del consorzio universitario, il Libero Consorzio comunale di Agrigento dal 2015 non era più socio del CUPA e "non era, pertanto, tenuto alla corresponsione della quota associativa per l'anno 2016".
Pertanto, per effetto della sentenza resa dal Tribunale di Agrigento, nessuna somma sarà dovuta dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento in favore del CUPA mentre quest'ultimo dovrà corrispondere le spese giudiziali.
AGRIGENTOOGGI
Il Libero Consorzio di Agrigento interverrà su alcune strade della zona centro nord
Saranno presto interessati da lavori di manutenzione straordinaria tre strade provinciali della zona centro nord. Si tratta delle Strade Provinciali n. 26-C "S. Stefano Quisquina - Confine provincia di Palermo", n. 26-D Borgo "Pasquale - Valledolmo" e n. 75 "Siculiana - Montallegro", per la cui messa in sicurezza è stato firmato il contratto d'appalto tra il Libero Consorzio Comunale di Agrigento e l'impresa SEG srls di Agrigento, aggiudicataria della relativa gara effettuata in modalità telematica tramite procedura negoziata (Legge 120/2020), e aggiudicata con un ribasso del 33,518% (importo contrattuale complessivo di 371.181,47 euro più Iva, compresi 16.500,00 euro per oneri di sicurezza). I lavori sono stati progettati dallo Staff tecnico del Settore Infrastrutture Stradali del Libero Consorzio e finanziati dal Ministero delle Infrastrutture con D.M. n.49/2018 "Finanziamenti degli interventi relativi a programmi straordinari di manutenzione della rete viaria di Province e Città metropolitane", e dovranno essere eseguiti entro 365 giorni dalla consegna. Previsti diversi interventi, tra cui la risagomatura dei tracciati, il ripristino di opere di presidio stradale e la costruzione di nuove cunette, posa di gabbionate per contenere lo scivolamento di terreni e detriti da monte sul piano viabile, rimozione di detriti e fanghiglia, manutenzione della segnaletica stradale e delle barriere di protezione incidentate.
AGRIGENTOOGGI
Il libero consorzio comunale di Agrigento non deve 675mila euro al Cupa
Il libero consorzio comunale di Agrigento non deve 675mila euro, erronea la richiesta formulata dal consorzio universitario. Lo ha deciso il tribunale di Agrigento, accogliendo le tesi difensive dell'avvocato Gigi Rubino, con sentenza del 29 ottobre scorso revocando il decreto ingiuntivo emesso in favore del CUPA condannando l'università anche alle spese processuali.Su ricorso del Consorzio Universitario di Agrigento, nella persona del suo presidente pro - tempore Gaetano Armao, il Tribunale di Agrigento aveva ingiunto all'ex provincia il pagamento di 675mila euro a titolo di contributo annuale per l'adesione al consorzio universitario per l'anno 2016. Il Libero Consorzio Comunale di Agrigento, ritenendo non dovuto il pagamento richiesto dal CUPA, si è opposto al decreto ingiuntivo perché "nell'anno 2014 - così come precisa il legale- aveva esercitato il diritto di recesso dalla compagine consortile e per l'effetto lo stesso non doveva nulla al CUPA per l'anno 2016." Inoltre, "sebbene il Libero Consorzio con una successiva deliberazione avesse revocato la delibera di recesso- si legge nella tesi difensiva- quest'ultima era stata adottata a condizione che nella legge finanziaria regionale per l'esercizio finanziario 2015 fossero stati approvati gli stanziamenti triennali previsti dal Presidente della Regione Sicilia." Cosa che non è successa e, pertanto, il CUPA non avrebbe avuto nulla a che pretendere dal Libero Consorzio. Il Tribunale di Agrigento ha affermato che "non essendosi avverata la condizione prevista dalla delibera di reingresso nella compagine sociale del consorzio universitario, il Libero Consorzio comunale dal 2015 non era più socio del CUPA e non era, pertanto, tenuto alla corresponsione della quota associativa per l'anno 2016".
GDS online
Qualità della vita, Ragusa prima in Sicilia ma in classifica è all'84simo posto su 107 comuni
Città siciliane fanalino di coda: nell'isola si vive male. Palermo si piazza tredicesima solo per il sistema saluteLa prima provincia siciliana per qualità della vita è Ragusa che però è all'84simo posto precedendo Trapani al 93simo, Messina al 96simo, Enna e Palermo al 97simo e 98simo, Catania è 102sima e Agrigento la segue, Caltanissetta è terzultima, penultima è Siracusa peggio solo Crotone in Calabria che è ultima al 107simo posto.
Lo sostiene la classifica annuale sulla qualità della vita stilata da ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni. In Sicilia quindi, secondo lo studio, la qualità della vita è pessima rispetto al resto d'Italia.
«Si fa più netta la separazione tra province del centro-nord - dice la ricerca -, dove migliorano le condizioni a vantaggio dei cittadini, e quelle di sud e isole, dove, complice anche la pandemia, sono esplose aree di forte disagio sociale e personale; mentre sono soprattutto le province che fanno parte del cluster Metropoli a trainare la ripresa».
Le province siciliane sono in coda alle classifiche di quasi tutti i settori: affari e lavoro, sicurezza sociale, istruzione e formazione, tempo libero, reddito e ricchezza (Agrigento è penultima).
Siciliane non ultimissime per ambiente (Agrigento e Enna sono a metà classifica), reati e sicurezza (qui Ragusa e trentesima e le altre siciliane non sono alla fine della classifica) sistema salute (Palermo è tredicesima, Agrigento è 92sima).
RISOLUTO
Disastro per le province siciliane nella classifica sulla qualità della vita, Agrigento 103sima
La classifica annuale sulla qualità della vita stilata da ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni attesta l'ennesimo disastro per le province siciliane.
Per trovare la prima in classifica, Ragusa, bisogna scorrere all'84simo posto della classifica italiana che tiene conto di diversi parametri e settori come affari e lavoro, sicurezza sociale, istruzione e formazione, tempo libero, reddito e ricchezza, reati e sicurezza e salute.
Dopo Ragus, Trapani al 93simo posto e Messina al 96simo, Enna e Palermo al 97simo e 98simo, Catania è 102sima e Agrigento alla 103esima posizione mentre Caltanissetta è terzultima, penultima Siracusa, fa peggio solo Crotone in Calabria che è ultima al 107simo posto.
In Sicilia quindi, secondo lo studio, la qualità della vita è pessima rispetto al resto d'Italia ed evidenzia una netta spaccatura tra Centro-Nord, da un lato, Sud e Isole, dall'altro: nessuna provincia meridionale o insulare, infatti, è nel gruppo delle 32 di testa.
Vince la classica Trento che è in testa per qualità della vita, grazie agli eccellenti piazzamenti, otto su nove degli ambiti considerati.
SOLE24ORE
A Nord Est le città più verdi, manca lo sprint post pandemia Sul podio Bolzano, Trento e Belluno, nella top 10 anche Treviso e Pordenone. Più rifiuti prodotti e troppe auto, differenziata oltre il 60%
È il profondo Nord-Est il protagonista dell'edizione 29 di Ecosistema urbano. L'indagine - condotta in tandem da Legambiente e Ambiente Italia sulle performance "verdi" dei capoluoghi di provincia - vede l'affermazione di Bolzano, che scala cinque posizioni e rimpiazza in testa Trento, questa volta seconda. Al terzo posto un'altra provincia alpina, Belluno, che era ottava, mentre si mantengono nelle prime dieci sia Treviso (sesta) che Pordenone (settima).
Nel caso di quest'ultima si può ipotizzare che un aiuto sia venuto dalla collocazione in una Regione a statuto speciale, così come lo status di Province autonome attribuito a Bolzano e Trento ha portato indubbi benefìci ai rispettivi capoluoghi. Ma non è non è questo l'unico fattore a determinare prestazioni di alto livello, peraltro riscontrabili anche in altre parti d'Italia.
Lo dimostrano, oltre alle due venete già citate, le altre componenti della top ten: le due emiliano-romagnole (Reggio Emilia, quarta, e Forlì, ottava), la ligure La Spezia (nona, che con Forlì costituisce la coppia di new entry tra le prime 10) e la lombarda Mantova (scesa dalla terza alla decima posizione).
Rispetto a un punteggio del 100% teoricamente conseguibile con performance eccellenti, la capofila Bolzano si afferma con il 79 per cento, inferiore al quasi 85% ottenuto da Trento lo scorso anno. Peraltro, la media tra i 105 capoluoghi si alza leggermente, da 53,05 a 53,41 per cento.
Posto che i dati dell'edizione precedente si riferivano in grande maggioranza al 2020, l'anno più segnato dalla pandemia, mentre ora si analizzano in prevalenza i dati del 2021, ci si poteva probabilmente attendere uno scostamento maggiore e di conseguenza un miglioramento un po' più marcato. In realtà qualche progresso c'è e - vista la grave crisi energetica che stiamo attraversando - rappresenta innanzitutto un piccolo segnale il netto aumento di solare termico e fotovoltaico sugli edifici pubblici, salito come media nazionale a 5,41 kW ogni mille abitanti (da 4,77), con Padova che si conferma in testa. Ma per il resto, dopo avere segnalato un modesto miglioramento della qualità dell'aria, non si modificano le tendenze generali.
A fare qualche passo avanti sono i parametri che già godevano di un "abbrivio" favorevole. Su tutti, la raccolta differenziata dei rifiuti: il dato medio nazionale progredisce di due punti percentuali e si porta oltre il 60% (esattamente al 61,5, con Treviso capolista all'87,6%). In compenso, però, aumenta la produzione media annua, che si attesta a 526 chilogrammi di immondizia per abitante, contro i 514 dell'anno precedente.
Salgono i "metri equivalenti" di percorsi a disposizione dei ciclisti (sfiorando su scala generale quota 10 ogni 100 abitanti, e qui Reggio Emilia si conferma regina) e aumenta pure il conto degli alberi, che vede sempre Cuneo in testa. Ma il trasporto pubblico non riesce sostanzialmente a riprendersi, dopo il tracollo legato ai lockdown del 2020, e si mantengono praticamente inalterate voci critiche come quelle dell'alto tasso di automobili circolanti e della dispersione della rete idrica.
Anche in coda alla classifica generale le novità sono limitate. Dalle ultime dieci escono Brindisi e Ragusa, rimpiazzate da Salerno e Crotone. La Sicilia rimane la regione con più problemi, a partire dalle due città più grandi - Palermo e Catania - che finiscono penultima e ultima, scambiandosi le posizioni. Ma anche il Nord (con Alessandria, addirittura terzultima) e il Centro (con Massa e Latina) hanno le loro rappresentanti in crisi costante.
Al contrario, c'è anche un Meridione che spicca: onore a Cosenza, che deve la quinta posizione all'assenza di piazzamenti fortemente deficitari e a una serie di presenze nelle prime dieci, con una citazione particolare per il tris isole pedonali-piste ciclabili-alberi.
REPUBBLICA
Qualità della vita, in Sicilia la prima è Ragusa, ma è 87esima su 107Le province siciliane sono in coda alle classifiche di quasi tutti i settori: affari e lavoro, sicurezza sociale, istruzione e formazione, tempo libero, reddito e ricchezza
La prima provincia siciliana per qualità della vita è Ragusa che però è all'84simo posto precedendo Trapani al 93simo, Messina al 96simo, Enna e Palermo al 97simo e 98simo, Catania è 102sima e Agrigento la segue, Caltanissetta è terzultima, penultima è Siracusa peggio solo Crotone in Calabria che è ultima al 107simo posto. Lo sostiene la classifica annuale sulla qualità della vita stilata da ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni.
In Sicilia quindi, secondo lo studio, la qualità della vita è pessima rispetto al resto d'Italia. "Si fa più netta la separazione tra province del centro-nord - dice la ricerca -, dove migliorano le condizioni a vantaggio dei cittadini, e quelle di sud e isole, dove, complice anche la pandemia, sono esplose aree di forte disagio sociale e personale; mentre sono soprattutto le province che fanno parte del cluster Metropoli a trainare la ripresa".
Le province siciliane sono in coda alle classifiche di quasi tutti i settori: affari e lavoro, sicurezza sociale, istruzione e formazione, tempo libero, reddito e ricchezza (Agrigento è penultima). Siciliane non ultimissime per ambiente (Agrigento e Enna sono a metà classifica), reati e sicurezza (qui Ragusa e trentesima e le altre siciliane non sono alla fine della classifica) sistema salute (Palermo è tredicesima, Agrigento è 92sima).