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Rassegna stampa dal 12 al 14 novembre 2022

agrigentonotizie.it

Sicurezza e viabilità, la "radiografia" delle strade provinciali: "Pessimo stato, servono segnali di pericolo"
Ecco cosa scrive il dirigente della Stradale, il vice questore Andrea Morreale, nella relazione consegnata al prefetto Maria Rita Cocciufa.

Sono tutte, o quasi, in pessimo stato di manutenzione. Molte risultano chiuse al transito o con forte limitazioni: di velocità e di massa. Il vice questore Andrea Morreale, dirigente della polizia Stradale di Agrigento, ha fatto una "radiografia" - che è stata consegnata al prefetto Maria Rita Cocciufa - non soltanto alle statali, ma anche alle strade provinciali che si snodano su 1.200 chilometri. "Tutte le strade provinciali necessiterebbero di un rifacimento della segnaletica e cartellonistica stradale, nella gran parte dei casi fortemente deficitarie - ha scritto - . Le uniche arterie provinciali strategiche per la viabilità della provincia sono: la Sp 1A, la 3A, la 4, la Sp 68 e la 1A. Questa provinciale costituisce una sorta di piccola tangenziale di Agrigento: mette in collegamento, infatti, da un lato la statale 118, la 189, la 122 (e attraverso quest'ultima la statale 640) con la 115, senza l'attraversamento del centro abitato del capoluogo. La sua importanza strategica purtroppo è limitata dall'impossibilità della sua percorrenza ai mezzi superiori alle 3,5 tonnellate. Opportuni interventi per superare questa limitazione, non essendo legata a problemi alle infrastrutture ma al piano viabile". Sulla provinciale 4, che collega la parte alta di Agrigento e la parte bassa (commerciale e balneare) ed è di accesso alla Valle dei Templi, la Stradale si è così pronunciata: "Il manto stradale è in buone condizioni di manutenzione. Necessario il rifacimento e potenziamento delle bande rumorose nella corsia di marcia direzione tempio di Giunone, in discesa e troppo spesso percorsa a forte velocità, nonché l'installazione di segnaletica di pericolo a luce intermittente in entrambi i sensi di marcia". Poi c'è la Sp 68, che collega i lidi di Porto Empedocle con Lido Rossello di Realmonte e lungo il suo itinerario c'è la Scala dei Turchi. "Sarebbe opportuno un netto miglioramento della segnaletica e cartellonistica stradale. Stretto e angusto, certamente non adatto agli aumentati volumi di traffico, risulta l'incrocio con la via Crispi di Porto Empedocle - è stato scritto nella relazione consegnata in Prefettura - .
Attenzione particolare, tornando alle strade statali, è stata data alla 118 che collega Agrigento con la 121, all'altezza dell'abitato di Bolognetta. Traffico elevato nel tratto che va da Raffadali ad Agrigento. "Vi è una curva pericolosa, teatro di incidenti molto gravi, dal km 141+500 al km 141+800, dove è opportuno installare dissuasori con display indicante la velocità rilevata o segnaletica di pericolo con luci intermittenti, bande rumorose e occhi di gatto ai margini nonché all'interno della doppia striscia continua di mezzeria. La statale si presenta intersezioni pericolose dove è opportuno installare luci intermittenti, bande rumorose e occhi di gatto. Al km 145+850 è opportuno installare occhi di gatto tra le due linee di mezzeria continue che delimitano i due sensi di marcia, a causa della presenza di un'intersezione con uscita vietata, troppo spesso violata. Vi è la galleria Spinasanta, a doppia canna, una per senso di marcia: opportuno il rifacimento delle arcate della canna direzione Agrigento, con contestuale rifacimento della segnaletica rifrangente all'interno". 

gds.it

Pensioni, allo studio l'ipotesi di potere lasciare il servizio a 62 o 63 anni: ecco costi e proposteFinestre per l'uscita anticipata, per esempio a 62 o 63 anni con un «congruo» numero minimo di anni di contributi, ma anche incentivi per chi decide di restare con un aumento in busta paga che potrebbe essere anche del 10 per cento. È questo il doppio binario al quale starebbe lavorando il Tesoro sul fronte delle pensioni.

Il tema è caldissimo ed i tempi sono molto stretti: perché se il governo non trovasse una soluzione entro dicembre, quando scadranno quota 102, Ape sociale e Opzione donna tornerebbe in vigore il regime previsto dalla legge Fornero da sempre visto come fumo negli occhi da molta parte della maggioranza, Lega in primis. E se per le prime due misure si prevede un proroga, bisognerà trovare una soluzione per tutto il resto. Ma la questione pensionistica rappresenta anche un elefante nella fragile cristalleria delle finanze pubbliche, perché qualsiasi intervento costerà caro, abbastanza caro.Basti pensare che solo per l'adeguamento degli assegni all'inflazione da qui al 2025, appena decretato, serviranno 50 miliardi e gli spazi di manovra sono molto ristretti viste tutte le altre emergenze da tamponare, in primis il caro energia. E tra i dossier urgenti che il governo si appresta ad affrontare sul fronte economico non ci sono solo quelli strettamente inerenti alla legge di Bilancio: da tutti gli strascichi ancora aperti riguardo alla cessione dei crediti per il superbonus, alla stretta decisa sul monitoraggio sugli investimenti del Pnrr, di fronte alla necessità di accelerare sul Piano.Il segretario generale della Fabi Lando Sileoni denuncia la situazione di caos legata allo stop della cessione dei crediti sul superbonus con aggressioni ai dipendenti bancari e chiede con Ance e Abi un aumento della capienza del credito degli istituti. Diversi emendamenti si annunciano al dl aiuti quater, con Fi che chiede uno slittamento dei tempi.Per quanto riguarda il Pnrr, cominceranno dall'inizio della settimana gli incontri del ministro per il Piano nazionale di ripresa e resilienza Raffaele Fitto con i singoli ministeri sui diversi progetti, per verificarne lo stato dell'arte mentre è stato annunciato uno snellimento delle procedure per i Comuni per l'affidamento di gare e lavori.Sul fronte delle pensioni l'idea sulla quale starebbe lavorando il Tesoro, secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera, prevede che un lavoratore che abbia maturato i requisiti possa restare al lavoro; in questo caso smetterebbe, come anche il datore di lavoro, di versare i contributi ed una parte di questa cifra entrerebbe in busta paga con un aumento pulito del 10%. La misura avrebbe lo scopo di non privare il sistema Italia di competenze acquisite e specializzazioni. Per tutto il resto della platea da tempo si discute sulla possibilità di arrivare alla cosiddetta Quota 41: ovvero in pensione con 41 anni di contributi. Il nodo è se vincolarla o meno ad una determinata età del lavoratore. Sul tavolo c'è anche la possibilità di un esperimento di un anno per valutare il peso reale della misura che, senza prevedere un limite minimo di età costerebbe circa 4,5-5 miliardi l'anno. È la soluzione appoggiata dai sindacati che attendono una convocazione dal governo: «Riteniamo che 41 anni di contribuzione debbano bastare senza penalizzazioni», dice Domenico Proietti, segretario confederale Uil. Il pensionamento con 41 anni di contributi, spiegano i sindacati, permetterebbe di andare in pensione intorno ai 62-23 anni, in linea con la media europea.Difficile immaginare, però vista l'attuale situazione, formule di pensionamento anticipato senza una qualche penalizzazione rispetto all'assegno pieno. Basti pensare alla formula di Opzione donna: nei primi nove mesi del 2022 ne hanno usufruito quasi in 18 mila ma con un taglio severo degli assegni che oscilla tra il 20 il 25%. Garantire anche in futuro pensioni adeguate e dignitose insieme alla sostenibilità del sistema, resta quindi il nodo principale anche se secondo il sindacato, scindendo l'assistenza dalla previdenza la spesa si collocherebbe intorno al 13,5% del Pil, nella media Ue. E non a caso anche su un'altra richiesta la linea di Cgil, Cisl e Uil è compatta: quella di una pensione di garanzia per i più giovani, che possa garantire un futuro previdenziale anche a chi è appena entrato nel mondo del lavoro.


agrigentonotizie.it
Segnaletica assente, manto stradale impraticabile, incrocio pericoloso, la Stradale: "La strada di contrada Mosella va rifatta"La relazione del vice questore Andrea Morreale s'è soffermata anche sulla via d'accesso, ex 189, alla città: "I cavalcavia necessiterebbero di un intervento tecnico urgente per permettere il rapido deflusso delle acque dal manto stradale in caso di pioggia, in particolare sui due viadotti in entrata e in uscita da piazzale Rosselli"
Segnaletica e cartellonistica stradale praticamente inesistente. Manto stradale ai limiti della praticabilità, tanto da richiedere in alcuni punti bassi limiti di velocità e innesto con la statale 640, teatro di decine e decine di incidenti stradali, molto pericoloso. Necessario un sostanziale rifacimento dell'arteria stradale di contrada Mosella. La polizia Stradale di Agrigento, con a capo il vice questore Andrea Morreale, oltre che sulle statali e strade provinciali ha focalizzato l'attenzione anche su alcune vie comunali. E anche questo report è finito nella relazione che è stata consegnata al prefetto Maria Rita Cocciufa che, nei giorni scorsi, aveva convocato un vertice su viabilità e sicurezza.
La strada comunale collega la statale 115 con la 640. Essendo interdetta la circolazione del Villaggio Mosè ai mezzi pesanti superiori alle 3,5 tonnellate, la strada di contrada Mosella viene percorsa giornalmente da numerosi mezzi pesanti. Uno dei tratti ceduti dall'Anas al Comune di Agrigento è la parte terminale della statale 189, a partire dal km 65+780. "Sarebbe opportuno un rifacimento della segnaletica sia orizzontale che verticale - scrive Morreale - e il sistema di viadotti presenti, che costituisce porta di accesso ad Agrigento, necessiterebbe di un intervento tecnico urgente per permettere il rapido deflusso delle acque dal manto stradale in caso di pioggia, in particolare sui due viadotti in entrata e in uscita da piazzale Rosselli". 

pamagazine.it
Contratto statali, il Mef apre ai rinnovi 2022-2024
Ieri in audizione alla Camera il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha aperto ai nuovi contratti del pubblico impiego per il triennio 2022-2024. Un'operazione che peserà sulle casse dello Stato per almeno 10 miliardi di euro.
Attenzione però perché come rivelato da PaMagazine, nella Nadef, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, non vi è traccia del conto della Pubblica amministrazione "programmatico", quello che recepisce nei numeri le politiche che il governo ha intenzione di portare avanti. I numeri
Inflazione e caro energia si stanno mangiando le retribuzioni dei dipendenti pubblici. Ecco perché il tema del rinnovo dei contratti del pubblico impiego oggi è prioritario. I numeri contenuti nella Nadef parlano chiaro. Dopo il picco di 188 miliardi di euro di redditi da lavoro dipendente nella Pa, registrato quest'anno per effetto degli aumenti contrattuali (e degli arretrati) già pagati alle funzioni centrali e degli incrementi di stipendio che a breve verranno corrisposti agli operatori della sanità e ai dipendenti degli enti locali, l'asticella il prossimo anno dovrebbe scendere a quota 187 miliardi per poi toccare nel 2024 la soglia dei 185 miliardi di euro.
La svalutazione
Il rinnovo dei contratti del Pubblico impiego per il triennio 2019-2021, costato complessivamente 7 miliardi di euro, ha portato aumenti di poco superiori al 4%, a fronte di un'inflazione praticamente azzerata. L'inflazione acquisita per il 2022 è pari invece a +7,1% per l'indice generale e a +3,6% per la componente di fondo. Il governo, sempre nella Nadef, prevede che a fine anno l'inflazione sia del 7%, per poi scendere al 5,5% il prossimo anno. Insomma, senza il rinnovo dei contratti le retribuzioni degli statali rischiano una svalutazione monstre. Ancora al palo poi il rinnovo del Ccnl 2019-2021 per il comparto istruzione e ricerca. Come fatto notare dal presidente dell'Aran, Antonio Naddeo, c'è un problema di risorse. Sui prossimi rinnovi contrattuali Naddeo invece ha detto: «Si tratta di un campo ancora tutto da verificare, per adesso sono stanziate solo le risorse per il pagamento dell'indennità di vacanza contrattuale».
Il ministroDurante la sua audizione alla Camera il ministro Giorgetti ha anche fatto il punto sulla legge di Bilancio che verrà. Il governo è intenzionato a destinare le risorse disponibili per il 2023 (circa 21 miliardi) al contrasto della crisi energetica, favorendo nel contempo politiche di contenimento dei consumi e di risparmio energetico. Previsto il rinnovo delle misure relative ai crediti di imposta in favore delle imprese per l'acquisto di energia e gas, al contenimento degli oneri generali di sistema per le utenze di energia elettrica e gas, al taglio del 5% dell'Iva sui consumi di gas e alla proroga delle agevolazioni tariffarie per i consumi elettrici e di gas in favore degli utenti domestici svantaggiati. Fari puntati anche sulla nuova flat tax e sul superbonus 90%. Per quanto riguarda la spesa pensionistica, il ministro ha annunciato che nel periodo 2022-2025 costerà 50 miliardi in più per effetto del meccanismo di indicizzazione all'inflazione.





















































































































































































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