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Rassegna stampa del 28 dicembre 2022

ilsole24ore.it

Cuneo fiscale, pensioni e flat tax. Chi guadagna e chi perde dalla manovra
Mentre la legge di Bilancio si appresta a ottenere il via libera definitivo del Senato, è possibile fare il punto sugli effetti di alcune misure previste su famiglie e contribuenti

La manovra si appresta ha ottenere il via libera definitivo del Senato, in tempo per scongiurare lo spettro dell'esercizio provvisorio di bilancio. Dal taglio del cuneo fiscale alle pensioni, dalla flat tax alle misure per la famiglia, è possibile fare un primissimo bilancio e capire chi ci guadagna e chi ci perde dalle soluzioni previste.Taglio al cuneo al 3% per redditi fino a 25mila euro
Con la manovra si alza il tetto retributivo per poter beneficiare del taglio del 3% del cuneo contributivo - operazione tutta a vantaggio dei lavoratori - che passa da 20 a 25mila euro, mentre viene confermato l'attuale taglio del 2% per le retribuzioni fino a 35mila euro. Il testo della manovra prevede infatti che per il 2023 si incrementa di un punto, al 3%, il taglio della quota dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti pubblici e privati (esclusi i lavoratori domestici), con una retribuzione imponibile mensile fino a 1.923 euro - rispetto alla versione originaria del Ddl manovra licenziato dal consiglio dei ministri che prevedeva la soglia di 1.538 euro -, mentre resta confermato l'attuale taglio del 2% per la retribuzione imponibile appartenente alla fascia superiore, entro l'importo mensile di 2.692 euro, già previsto per il 2022. In entrambi i casi la retribuzione imponibile è parametrata su base mensile per tredici mensilità e i limiti di importo mensile sono maggiorati del rateo di tredicesima per la competenza del mese di dicembre, resta ferma l'aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.Si delinea pertanto un risparmio mensile di 41,15 euro, e annuo di 493,85 euro dal taglio del cuneo contributivo del 3% per le retribuzioni lorde di 25mila euro. Per la fascia di retribuzioni di 22.500 euro il vantaggio mensile è di 37 euro, quello annuale di 444,46 euro. Guardando alla soglia di retribuzione mensile, dunque, beneficiano della sforbiciata del 3% del cuneo contributivo le retribuzioni imponibili fino a 1.923 euro (rispetto alla soglia di 1.538 euro contenuta nel testo originario del Ddl manovra), mentre si conferma l'attuale taglio del 2% per le retribuzioni che non eccedono l'importo mensile di 2.692 euro.Pensioni, aumentano le "minime"
Con la (quasi) legge di Bilancio le "minime" (525,38 euro) degli "over 75" salgono nel 2023 a circa 600 euro al mese. Tutte le altre il prossimo anno lieviteranno a circa 570 euro grazie a una rivalutazione maggiorata.Famiglia, rafforzamento assegno unico per i nuclei numerosi
Vengono rafforzati l'assegno unico e i congedi parentali. Aumenta da 7 a 9 milioni l'incremento dello stanziamento a favore dell'assegno unico e universale per i figli a carico previsto per il 2023. Dal 1° gennaio la maggiorazione forfettaria già prevista per i nuclei familiari con 4 o più figli pari a 100 euro mensili per nucleo sarà incrementata del 50% per cento, quindi a 150 euro. È poi esteso a entrambi i genitori, in via alternativa, l'incremento previsto dal Ddl di bilancio dal 30 all'80% dell'indennità per congedo parentale, nel limite massimo di un mese e da usufruire entro il sesto anno di vita del figlio.La flat tax al 15%
Viene prevista per il solo 2023 una flat tax incrementale, ovvero una imposta sostitutiva dell'Irpef e delle relative addizionali con aliquota proporzionale del 15 per cento, a valere sui redditi di impresa e di lavoro autonomo incrementali rispetto a quelli conseguiti nel triennio precedente. Ne potranno beneficiare imprenditori e professionisti che nel 2023 conseguiranno un reddito di impresa o di lavoro autonomo superiore al reddito della stessa natura realizzato sia nel 2020, che nel 2021, che nel 2022. Secondo l'Osservatorio sui conti pubblici dell'università Cattolica di Milano, «il regime forfettario, con la sua aliquota agevolata al 15%, offre invece un chiaro vantaggio sul lato dell'imposta sui redditi». Più nel dettaglio, «un elettricista forfettario pagherebbe oltre 6.500 euro di imposte in meno rispetto ad un elettricista identico assunto da un'impresa, con un reddito al netto di tutte le imposte e i contributi maggiore di quasi 10.000 euro per l'elettricista forfettario rispetto all'elettricista dipendente. Un consulente informatico forfettario risparmierebbe oltre 3.600 euro di imposte rispetto al suo clone assunto nell'impresa, conseguendo un reddito al netto di tutte le imposte e contributi di circa 5.500 euro maggiore».

lentepubblica.it
Cosa si rischia in caso di concorso truccato?
In caso di concorso truccato, cosa rischia il candidato? Vediamo insieme le ipotesi possibili e cosa prevede la legge.

Concorso truccato: i concorsi pubblici, sia per la Pubblica Amministrazione che per il privato, rimangono una notevole opportunità di lavoro.
Per poter partecipare, occorre studiare e prepararsi molto, ma a volte possono esserci delle ingiustizie, a causa di un concorso truccato.
Ma cosa si rischia in questi casi?Vediamolo insieme.Concorso truccato: cosa denunciare le irregolaritàLe procedure concorsuali, così come le prove d'esame, sono spesso controllate da enti esterni. Le commissioni vengono nominate secondo regole ben precise e le prove sono corrette da sistemi informatici.Nonostante ciò, può accadere che ci siano delle irregolarità durante la procedura. Cosa fare, quindi, in questi casi?Se, durante la procedura concorsuale, non sono state rispettate le regole di perfetta imparzialità o si è a conoscenza di motivi fondati che il concorso sia stato truccato, il candidato potrà rivolgersi ad un avvocato esperto in materia, il quale presenterà un ricorso al Tar competente.I giudici amministrativi dovranno decidere circa l'ammissibilità del ricorso e valutare la riammissione del candidato nelle fasi successive del concorso.
L'accesso agli atti deve essere sempre garantito.Concorso truccato: quand'è che un candidato commette un reatoSecondo la legge, in caso di raccomandazione o corruzione, i candidati che ne beneficiano non commettono reato in prima persona. La responsabilità, infatti, è dei pubblici ufficiali o degli incaricati di pubblico servizio, che dovranno rispondere alle irregolarità commesse.Nel 2019, la Cassazione si è pronunciata rispetto ad alcuni concorsi truccati, nell'ambito della sanità, con la sentenza 14380/2019.Nella sentenza, è stato stabilito che il cittadino privato può essere punito per un concorso, solo quando istiga o rafforza il convincimento dei pubblici ufficiali a commettere abuso di ufficio e/o rivelazione di segreti d'ufficio (come le prove d'esame).Poiché alcuni reati, come l'abuso d'ufficio, possono essere commessi solo da alcuni soggetti, diminuisce la responsabilità dei candidati, che possono, però, essere puniti con altre sanzioni, come l'esclusione dai concorsi futuri.Ma il candidato può anche rispondere di reati e illeciti diversi, rispetto al pubblico ufficiale, come la violazione della pubblica fede (in caso di copiature) e falsa attestazione (se si dichiara lo svolgimento di una prova mai effettuata).

giornale di sicilia
Stretta sui dirigenti, turn over bloccato Slitta la manovra, sì all'assestamento Schifani mette in sicurezza i conti.

Sulla intesa con Roma, fuoco di fila incrociato Giacinto Pipitonepalermo Da qui al 2029 nessun dirigente della Regione che andrà in pensione potrà essere sostituito. E solo un quarto dei semplici impiegati potrà lasciare il posto a un neo assunto, le altre scrivanie resteranno vuote anche se poi la stretta di allenterà. Mentre all'Ars andava in scena il processo al governo per l'accordo siglato con Roma sulla salvaguardia dei conti pubblici, dietro le quinte all'assessorato al Personale avevano già fatto i primi calcoli sugli effetti collaterali dell'intesa. E sono calcoli un po' diversi da quelli circolati a caldo, che hanno ispirato il fuoco incrociato delle opposizioni su Schifani. Il primo miglio della maratona che porterà all'approvazione di bilancio e Finanziaria a fine gennaio ha acceso tutte le micce che si intravedevano da giorni. In aula ieri doveva arrivare un disegno di legge che recepisce l'accordo che Schifani ha siglato con il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, un paio di settimane fa: un patto che permette alla Regione di incassare 200 milioni e di spalmare in 10 anni invece che in 3 il maxi disavanzo contestato dalla Corte dei Conti a inizio dicembre. Grazie a questo patto Schifani è in grado di portare all'Ars la manovra in tempi relativamente stretti. Ma il patto ha un costo politico che le opposizioni hanno evidenziato a più voci. In primis il Pd con Antonello Cracolici ha sottolineato che l'accordo porta con sé un blocco delle assunzioni fino al 2029. È l'effetto di una clausola che prolunga di due anni una stretta già in vigore e prevista da un precedente accordo siglato da Musumeci e Armao con il governo Conte. Ma quanto vale questa clausola? In realtà - spiegano all'assessorato al Personale - non si tratta di uno stop secco. O almeno, non per tutti. Sarà così per i dirigenti per cui il vecchio accordo del 2021 prevede il blocco totale del turn over. E ciò significa che - se non interverranno modifiche nei prossimi anni - ben 420 degli attuali 807 dirigenti andranno via senza possibilità di essere sostituiti. In particolare, secondo dati ufficiali, nel 2023 andranno in pensione 54 dirigenti, nel 2024 saranno 69, l'anno dopo 65 e nel 2026 si registrerà un esodo di ben 114 dirigenti. Per quanto riguarda il comparto la valutazione degli effetti dell'accordo è più complicata e deve tenere conto di varie clausole: il patto impone che solo una parte dei costi risparmiati sugli stipendi dei pensionandi possa essere reimpiegata in nuove assunzioni. E in particolare nessuno dei dipendenti più anziani, quelli del cosiddetto contratto 1 (assunti prima del 1986) potrà essere sostituito. La traduzione dell'assessorato è che mediamente solo un quarto dei funzionari che andrà in pensione nei prossimi 3 anni (665 in totale) potrà essere sostituita. Dal quarto anno in poi invece la quasi totalità dei pensionandi potrà essere oggetto del turn over. Ma quanti sono, in base all'anzianità e alle regole attuali, i regionali non dirigenti che andranno in pensione? Secondo un primo calcolo 2.118 (sugli attuali 10.800) entro il 2027. Nei due anni successivi, in cui la stretta è stata prolungata dall'accordo fra Schifani e Giorgetti, andranno via altri 1.962 funzionari. Schifani ha già annunciato che, messi al sicuro i conti della Regione, nei prossimi mesi cercherà di modificare queste clausole. Ma nell'attesa l'opposizione è andata all'attacco a testa bassa: per Cracolici quello col governo Meloni è un accordo devastante, che mette in liquidazione la Regione e impedisce qualsiasi rilancio»


agrigentonotizie.it
Mare monti, porticciolo di San Leone e riapertura del teatro Samonà: il bilancio del 2022 del Genio Civile
Il responsabile Rino La Mendola: "Anno molto intenso nel quale abbiamo eseguito lavori per 16 milioni di euro"

"Anche il 2022 è stato un anno molto intenso, in cui abbiamo eseguito lavori per un importo complessivo di 16 milioni di euro ed avviato la progettazione esecutiva di opere importanti come la "Mare-Monti", che impegnerà risorse per un importo complessivo di circa 123 milioni di euro".Lo ha detto il capo del Genio Civile di Agrigento, Rino La Mendola, tracciando un bilancio dell'attività dell'anno ormai in dirittura di arrivo."Otto interventi per la pulizia ed il ripristino della sezione idraulica dei corsi d'acqua, undici lavori di manutenzione su altrettante strade provinciali e comunali, la riparazione della scogliera e del muro paraonde del molo di ponente del porticciolo di San Leone ed i lavori necessari per la prossima riapertura del teatro Samonà di Sciacca. Sono questi - aggiunge La Mendola - i più importanti lavori eseguiti dal Genio Civile durante 2022, unitamente all'avvio della progettazione esecutiva della "Mare Monti", arteria importante per collegare alla viabilità principale i Comuni dell'entroterra del versante dei Monte Sicani, per la realizzazione della quale saranno investite risorse per un importo complessivo di circa 123 milioni di euro".Il capo del Genio Civile aggiunge: "Per quanto riguarda la manutenzione del reticolo idrografico provinciale, gli interventi eseguiti per ridurre i rischi di esondazioni ed alluvioni hanno interessato il fiume Ipsas (tratto di Agrigento e tratto di Grotte), il fiume Imera meridionale (Licata) e i torrenti Cansalamone - tratto di monte (Sciacca), Cannatello (Agrigento), Finocchio (Menfi), Fiumevecchio, Della Palma e Mollarella (Licata)".Nell'ambito delle infrastrutture, nel corso dell'anno, il Genio Civile ha eseguito 11 interventi di manutenzione della rete stradale provinciale, abbandonata da diversi anni, soprattutto a causa dell'eliminazione delle province, che sono state trasformate in liberi consorzi, con risorse molto limitate.Sempre nell'ambito delle infrastrutture, durante il 2022, è stato affidato il servizio di progettazione esecutiva della strada "Mare Monti" ad un raggruppamento di professionisti, che avranno 300 giorni di tempo per consegnare il progetto esecutivo, a decorrere dallo scorso 13 dicembre.
Inoltre, sono stati realizzati i lavori, progettati dal Genio Civile ed eseguiti dal Dipartimento Regionale delle Infrastrutture per la riparazione della scogliera e del muro paraonde del molo di ponente del porticciolo di San Leone. 

ilmessaggero.it
Crosetto: «Pubblica amministrazione, via i burocrati capaci soltanto di dire no. Oppure l'Italia non riparte»


Ministro Crosetto, partiamo dalla legge di bilancio appena sbarcata in Senato. L'opposizione sostiene che è priva di visione e contiene tante mance. Cosa risponde?
«Che le risorse erano poche. Se non avessimo un'inflazione mai così alta dagli anni '80, se avessimo avuto i soldi che hanno avuto Conte e Draghi, se il prezzo del gas non fosse stato così alto, tutto sarebbe stato più facile. E avremmo avuto più possibilità di investire. Ma a quelli che sostengono che abbiamo elargito mance e che si sono inventati i banchi a rotelle, rispondo che al contrario di loro non abbiamo sprecato un solo euro. Noi abbiamo lavorato per la crescita».
Il percorso della manovra è stato a ostacoli. Ciò è dovuto all'inesperienza o come ha detto Mollicone alla latitanza dei tecnici di Ragioneria e Mef nei momenti cruciali?
«Il primo problema è stata la tempistica: Giorgetti ha avuto appena tre giorni per mettere su la manovra. Il secondo è quello di una classe dirigente nei ministeri e in ogni settore della macchina burocratica che va cambiata in profondità. Non si può pensare di fare politiche nuove e diverse, se nei posti chiave tieni funzionari che hanno mentalità vecchie o servono ideologie di cui noi rappresentiamo l'alternativa. E poi c'è un problema di classe parlamentare: come è avvenuto nel 2018 per i 5Stelle, si è pagata un po' di inesperienza».Sembra di capire che procederete a uno spoil system massiccio. È così?
«Il termine scade a fine gennaio. Di certo non è facile sostituire le burocrazie esistenti. Perché alcune persone sono di grande valore. E perché la macchina amministrativa deve andare avanti e non puoi fermarti mandando subito via funzionari di cui non ti fidi o hanno idee diverse dalle tue. Ci vuole un po' di tempo. Ma bisogna avere il coraggio di fare queste scelte, mentre in alcuni ministeri c'è il timore di prendere decisioni che invece vanno prese per rimettere in moto il Paese. Serve coraggio. Bisogna tagliare con il machete alcune catene che bloccano lo sviluppo dell'Italia: ora ci vogliono 17 anni per realizzare un'opera pubblica, dovranno diventare quattro o cinque al massimo».
Contro chi vuole usare il machete?
«Contro chi nelle amministrazioni pubbliche si è contraddistinto per la capacità di dire no e di perdere tempo. Se non mandiamo via queste persone, facciamo un danno al Paese. E noi non abbiamo vinto le elezioni per danneggiare l'Italia. In più, al contrario degli altri, potremmo cambiare in quanto non abbiamo fatto nulla perché qualcuno possa ricattarci. Noi non abbiamo mai fatto affari e non gli abbiamo promesso nulla. Insomma, non abbiamo un passato che ci rende difficile intervenire: coloro che vogliono salvare l'Italia da un declino mortale andranno tenuti, per gli altri bisogna avere il coraggio di cambiare. Punto. Sono certo che Giorgia Meloni la pensa come me».






































































































































































































































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